In Tanzania tra safari e relax di a Zanzibar

Safari nei parchi (Serengeti e Ngorongoro) e poi relax sulla spiaggia di Nungwi e visita della capitale Stone Town
Scritto da: holaroby
in tanzania tra safari e relax di a zanzibar
Partenza il: 29/12/2014
Ritorno il: 08/01/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
L’idea è partita dalla voglia, mia e del mio ragazzo Matteo, di passare le feste invernali, (almeno) una volta nella vita, in un posto caldo. Dunque, mappamondo alla mano, iniziamo a vagliare ipotesi al di sotto dell’equatore, dove le stagioni sono invertite rispetto alle nostre. La proposta viene fuori immediatamente: Zanzibar. Ben presto ci accorgiamo che la Tanzania, lo stato in cui si trova Zanzibar, è ricca di meravigliosi parchi ed è un’ottima meta per un safari fotografico. È un peccato non approfittare dell’occasione, quindi decidiamo di unire le due cose. Il safari è un’esperienza che non abbiamo mai provato, quindi non sappiamo come muoverci, iniziamo a fare ricerche ed è così che ci imbattiamo nel sito di Savannah Explorers e compiliamo alla leggera un form per la richiesta di informazioni. Roberto, il co-fondatore dell’agenzia italo-tanzaniana, ci risponde immediatamente ed è così che, attraverso un fitto scambio di mail e telefonate, la nostra vacanza inizia a prendere forma. Savannah si occuperà di tutto, noi dobbiamo pensare solo al volo Italia – Tanzania e ritorno. Partiamo la sera del 29 dicembre 2014 intorno alle 21.00 da Milano Malpensa, viaggiamo con Ethiopian Airlines con scalo ad Addis Abeba, ed arriviamo al Kilimanjaro Airport il giorno successivo alle 13.00 circa, ora locale (+2 rispetto all’Italia).

30 Dicembre

Al nostro arrivo c’è Yuda, la nostra guida, ad attenderci. Il sole è forte e fa molto caldo, saliamo sulla jeep che ci accompagnerà per le avventure dei prossimi giorni e tra una chiacchera e l’altra (la guida parla benissimo l’italiano), dopo circa un’ora arriviamo ad Arusha, dove incontriamo Greyson, il socio tanzaniano di Roberto, per il briefing della vacanza. Da Arusha ripartiamo verso Karatu, durante il viaggio possiamo osservare la popolazione locale vendere banane ai lati della strada e piccoli masai portare al pascolo le mucche. Raggiungiamo il bellissimo Country Lodge intorno alle 17.30, la guida ci propone una visita al villaggio e ai mercatini di Karatu, ma siamo davvero sfiniti, e scegliamo la doccia ed il relax. La cena al Country Lodge è meravigliosa, come del resto l’intera struttura, mangiamo benissimo serviti da personale eccellente, poi andiamo a riposare.

31 Dicembre

La guida ci viene a prendere alle 8.00 e, freschi e rigenerati, finalmente partiamo per il nostro safari fotografico. Dopo circa un’ora raggiungiamo il gate della Ngorongoro conservation area, che però attraversiamo senza visitare (ci ritorneremo l’ultimo giorno) alla volta del Serengeti. Ci fermiamo a scattare una foto panoramica sull’affascinante cratere di Ngorongoro e a visitare un autentico villaggio masai (50$ a jeep), dove il figlio del capo tribù ci mostra le danze tipiche, le abitazioni e la scuola e risponde alle nostre domande sulla tipologia di vita che conduce il suo popolo. Lungo la strada iniziamo già ad avvistare i primi animali: scimmie, zebre, giraffe, gazzelle, antilopi, gnu in migrazione. Arriviamo al Serengeti all’ora di pranzo, consumiamo la nostra lunch box e, mentre la nostra guida sbriga le formalità di ingresso, raggiungiamo un altro punto panoramico sulla savana circostante. Finalmente inizia il vero e proprio game drive: Yuda è collegato via radio con i colleghi sulle altre jeep, per comunicarsi a vicenda gli avvistamenti fatti. Ci imbattiamo in un gruppo di avvoltoi che si avventa sul cadavere di un’antilope e, poco dopo, vediamo un leone dare una lezione ad una iena per aver invaso il suo territorio. Inoltre incontriamo ippopotami, coccodrillo, facoceri e, con mia grande soddisfazione, anche una bella famiglia di elefanti. Raggiungiamo il Kisura Serengeti camp, al cui ingresso troviamo un dolcissimo dik dik. Il personale ci spiega le regole del campo tendato, prima fra tutte quella di non muoversi da soli la sera, dopotutto siamo in mezzo alla savana e il ruggito dei leoni non molto lontani ce lo ricorda. A cena brindiamo il capodanno più insolito della nostra vita.

1 Gennaio

Iniziamo l’anno nuovo con la sveglia alle 6.00, la guida vuole partire presto per vedere i grandi carnivori all’opera, e infatti ci viene regalata una bellissima scena di coccole tra alcuni piccoli leoncini e le loro mamme leonesse appena rientrate dalla caccia mattutina. Durante la giornata vediamo tantissimi nuovi animali: babbuini, aquile, ma soprattutto leopardi e ghepardi ed uno strano animale chiamato serval (gattopardo).

2 Gennaio

Anche oggi sveglia presto: è tempo di lasciare il Serengeti e di dirigersi verso il cratere Ngorongoro. In uscita abbiamo la fortuna di osservare tre iene molto da vicino, secondo la guida “sono in viaggio di nozze” (da cosa l’avrà capito?). Iniziamo la discesa verso il cratere, a lato della strada strettissima un terrificante precipizio ci regala una vista meravigliosa. Il paesaggio qui è molto diverso dalla “pianura senza fine” del Serengeti: infatti le montagne circondano il cratere come un recinto. Nonostante abbiamo già visto quasi tutti gli animali, anche Ngorongoro ci regala qualche novità: numerosi bufali, un rinoceronte e degli sciacalli a caccia di piccoli roditori. Inoltre incontriamo una famigliola di struzzi e l’uccello simbolo dell’Uganda: il grey crown crane, oltre ad altri numerosi volatili di cui l’esperto Yuda conosce tutti i nomi. Al termine del game drive torniamo con piacere al Country Lodge di Karatu.

3 Gennaio

È il giorno del trasferimento a Zanzibar, il nostro safari è purtroppo finito, ma siamo elettrizzati all’idea del meritato relax che ci aspetta. Sulla strada per l’aeroporto di Arusha ci fermiamo in un negozio masai e successivamente incontriamo Greyson per un confronto finale sull’andamento del safari, in quest’occasione abbiamo il piacere di ascoltare il suo racconto sull’amicizia con Roberto e sulla nascita dell’agenzia. Salutiamo la nostra guida e ci addentriamo nel fatiscente aeroporto di Arusha, fortunatamente il nostro aereo è meglio di quanto ci aspettassimo e ci porta senza problemi a Zanzibar, dove ad aspettarci c’è Mohamed (anche lui parla un ottimo italiano). Arriviamo allo Smiles Beach Hotel di Nungwi, dove però non sembrano aspettarsi il nostro arrivo, ci danno comunque la deliziosa stanza e si riservano di verificare la prenotazione. Siamo al settimo cielo: dalla finestra della camera vediamo il mare, il piccolo hotel sulla spiaggia è proprio quello che volevamo. In pochi passi siamo al mare, la vista è un piacere per gli occhi: mare azzurrissimo, sabbia bianca, sole prossimo al tramonto e temperatura perfetta. Il primo bagno è d’obbligo. Il nostro idillio è interrotto dal manager della struttura che mortificato ci comunica esserci stato un problema di prenotazione, non esiste una camera riservata per noi, dunque domattina dovremo trasferirci nell’hotel della porta accanto: il Double Tree by Hilton. Siamo un po’ dispiaciuti perché il clima intimo dello Smiles ci piaceva, mentre il Double Tree ha tutto l’aspetto di un enorme e caotico villaggio, ma il ragazzo ci rassicura che se vorremo potremo comunque frequentare il ristorante e la spiaggia dello Smiles.

4 Gennaio

Fin dalle prime ore del mattino soffia ininterrottamente un vento fortissimo, e anche il sole sembra timido. Il mare, ritiratosi a causa della bassa marea, consente a noi una bella passeggiata, e agli abitanti di Zanzibar la raccolta di alghe e la ricerca di piccoli pesci, alcuni bambini giocano con aquiloni fatti con buste di plastica e macchinine ricavate da bottiglie vuote, con dei tappi a fare da ruote. L’immagine parla da sé. Proprio quando ci stavamo crogiolando beatamente al sole arriva il momento del trasferimento nel nuovo hotel, non ce la faccio ad alzarmi e mando Matteo da solo in avanscoperta, che al suo ritorno sembra molto soddisfatto. Pranziamo al Baraka (a Zanzibar abbiamo la mezza pensione, perciò a pranzo siamo liberi), cibo buono, tempi lunghissimi (come in ogni locale dell’isola, lo scopriremo presto) e tante, troppe mosche. Scappiamo dalle piccole impertinenti e andiamo a vedere la stanza del Double Tree, che è davvero molto bella. Nel pomeriggio il sole continua a giocare a nascondino, mentre pian piano il mare ricompare, fino a diventare talmente mosso da non consentirci di fare il bagno, rimediamo con un tuffo in piscina (perché non approfittare dei benefits del nuovo alloggio?). Proviamo la cena del Double Tree, un self service che ci delude abbastanza.

5 Gennaio

Anche questa mattina il vento ci fa compagnia, mentre il sole no. Ne approfittiamo per scattare foto alla popolazione locale intenta nelle sue attività e per visitare la scuola di Nungwi, a cui portiamo quaderni e penne che siamo costretti a consegnare alla maestra, in quanto non basterebbero per tutti i bambini. Siamo un po’ delusi perché non abbiamo potuto osservare la reazione dei bambini al dono, ma siamo comunque sicuri che quello che a noi non serviva più sia andato a qualcuno che invece ne ha bisogno. Pranziamo allo Smiles, dato che la prima cena ci era piaciuta, e continuiamo il pomeriggio in compagnia del vento e in assenza del sole, cosa che ci amareggia non poco, ma siamo comunque felici di trovarci in costume in un posto bellissimo mentre in Italia è inverno. Decidiamo di dare una seconda chance al ristorante del Double Tree, dato che per stasera è prevista la cena africana, che in effetti va meglio della precedente (assaggiamo un dolce buonissimo di cui ahimè non ricordiamo il nome). Seguirà uno spettacolo di danza masai che però non ci pare autentico come quello di cui siamo stati spettatori nel villaggio alle porte di Ngorongoro.

6 Gennaio

Durante la romantica passeggiata mattutina ci accorgiamo di essere seguiti da alcune scolarette ridacchianti, con cui facciamo amicizia. Col senno di poi pensiamo che i quaderni e le penne avremmo potuto regalarli a loro, ma pazienza. Poco più avanti un piccoletto mi lancia una palla fatta di sacchetti della spazzatura, rispondo al tiro e ben presto mi trovo a giocare a calcio insieme ad altri bambini tra i 4 e i 6 anni, mentre Matteo gioca coi più grandicelli e con un pallone vero. Finita la “partita” ci accorgiamo che è spuntato un bel sole e ne approfittiamo con un bel tuffo in piscina. Pranziamo al Wave’s e ne rimaniamo molto soddisfatti. Proseguiamo il resto del pomeriggio a crogiolarci (finalmente) al sole. Al tramonto ci godiamo un bel cocco al Wave’s, raccolto direttamente dalla pianta e aperto sotto i nostri occhi, cena questa volta al preferito Smiles.

7 Gennaio

È il nostro ultimo giorno di vacanza e passiamo la mattinata sdraiati come delle lucertoline. Dopo il check out torniamo all’ormai caro Wave’s e pranziamo velocemente per goderci il più possibile il sole. Camminiamo in una lingua di terra formatasi con la bassa marea, l’acqua (che ci arriva alle caviglie) è caldissima e di un azzurro meraviglioso. Arriviamo fino alla fine della lingua di terra, dove i due lembi di mare si uniscono nuovamente, vorremmo poterci godere di più lo spettacolo ma la nostra guida ci aspetta per la gita a Stone Town. Arriviamo in città e lasciamo le valigie al Rumaisa Hotel, prenotato in autonomia a causa dello spostamento del nostro volo di rientro, che ha reso necessaria una notte in più. Mohamed ci accompagna all’interno del caotico mercato, che un po’ ci intimidisce, poi ci porta nella vecchia piazza del commercio degli schiavi con annesse prigioni, che visitiamo per 5 $. Continuiamo la passeggiata per gli stretti vicoli pedonali ed arriviamo alla House of Wonders, palazzo di sultani così chiamato perché fu il primo ad avere l’elettricità, passiamo per il porto e raggiungiamo una vecchia fortezza e l’adiacente anfiteatro. Osserviamo le famose porte indiane e arabe della città e raggiungiamo una piazza in cui alcuni uomini giocano a domino discutendo di politica. Tra le tante case, raggiungiamo quella che diede i natali a Freddie Mercury, ora trasformata in un hotel e negozio di souvenir, dove ci fermiamo per qualche acquisto. La visita è finita e Mohamed ci riaccompagna nello spartano ma pulito Rumaisa Hotel, dove ci accordiamo col gentile proprietario sia per il transfer all’aeroporto della mattina successiva, sia per essere accompagnati a cena in città, in quanto non ci fidiamo ad andare da soli. Il ristorante prescelto è The House of Spices, mangiamo bene in un suggestivo terrazzo all’ultimo piano, poi veniamo riaccompagnati in hotel come da accordi.

La mattina successiva la sveglia suona alle 4.00, ripartiamo alle 6.00 con Oman Air (aerei fantastici), con scalo a Muscat e arriviamo a Malpensa alle 19.30 leggermente in ritardo. La nostra avventura è purtroppo già finita, ma ci lascerà dei ricordi indelebili.



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