Viaggio di nozze a Zanzibar… Gemma dell’Est

La partenza è fissata per le 22.50 di martedì 30 settembre, terminal 1 dell'aeroporto della Malpensa. Siamo entrambi ancora stravolti per il matrimonio avvenuto nemmeno due giorni prima ma ansiosi di iniziare il nostro viaggio di nozze in un luogo che sognavamo da anni. La partenza è ritardata di circa 40 minuti ma il viaggio è stato...
Scritto da: BulaBula
viaggio di nozze a zanzibar... gemma dell'est
Partenza il: 30/09/2008
Ritorno il: 08/10/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
La partenza è fissata per le 22.50 di martedì 30 settembre, terminal 1 dell’aeroporto della Malpensa. Siamo entrambi ancora stravolti per il matrimonio avvenuto nemmeno due giorni prima ma ansiosi di iniziare il nostro viaggio di nozze in un luogo che sognavamo da anni.

La partenza è ritardata di circa 40 minuti ma il viaggio è stato fantastico e rilassante; l’arrivo a Zanzibar è avvenuto in orario secondo la tabella di marcia.

L’aeroporto di Zanzibar è alquanto lontano dagli standard abituali europei… Si attraversa a piedi un piccolo piazzale di sosta e si entra nell’aerostazione dove vieni avvolto (letteralmente) da un’orda di poliziotti e funzionari di dogana (o presunti tali) che ti chiedono, nemmeno troppo velatamente, di allungar loro una piccola mancia al fine di evitare il controllo bagagli. Messo in guardia anticipatamente, nego decisamente ogni “bustarella” anche se alla fine un paio di cinque dollari partono, vista la martellante insistenza di un pittoresco doganiere.

All’uscita sul piazzale veniamo accolti da un impatto alquanto fulminante; decine di persone che “puntano” le valige dei turisti al solo scopo di aiutarli a caricarle sui pulmini in partenza per i villaggi e di rimediare un dollaro di mancia; noi però veniamo direttamente intercettati da un funzionario locale della Columbus (Ventaglio) che ci prende le valige e molto gentilmente ci carica su un pulmino e ci spiega che, essendo gli unici ad andare alla Gemma dell’Est, avremmo fatto il viaggio con un mezzo tutto per noi. Devo ammettere che inizialmente ero particolarmente allarmato: mi chiedevo come mai di quasi trecento turisti sbarcati contemporaneamente solo noi due eravamo diretti in un posto mentre gli altri si sparpagliavano allegramente per gli altri resort presente sull’isola. Al rientro in Italia, incontrando altre coppie viste alla partenza, abbiamo capito… Eravamo gli unici ad aver pagato una cifra folle per una sola settimana di mare ma siamo stati in compenso gli unici a rientrare felici, abbronzati e con la pancia piena (e, soprattutto, non in disordine…) Il viaggio verso il resort è stata quasi un’esperienza mistica, per due profani dell’Africa. Per 55 chilometri (escluso qualche tratto interno con una fitta vegetazione tropicale) abbiamo visto un continuo e incessante brulicare di gente indaffarata nelle più svariate attività; la decadenza e la povertà di un popolo e di un’isola che fino ad un secolo fa vantava ricchezze incredibili, grazie ai commerci delle spezie e alla centralità dei suoi porti negli scambi commerciali, fa veramente impressione. Capanne costruite con fango essiccato, costruzioni dall’architettura improbabile e fortunosa, vacche e capre libere al pascolo lungo il ciglio della strada, poveri carretti trainati da somari in stato fisico non certo eccezionale, piccoli pulmini (autobus di linea?!?!?) con gente in piedi sui paraurti o appollaiata sul tetto… Incredibile! L’impressione è ancor maggiormente acuita non appena si prende contatto con il resort che abbiamo scelto per la nostra breve ma intensa luna di miele; La Gemma dell’Est. Credo di non aver visto un posto del genere nemmeno in televisione; personale cortesissimo, un benvenuto da re, un giardino tropicale con centinaia di piante e fiori (talmente bello, vario e grande che ogni pomeriggio venivano organizzate internamente alla struttura veri e propri tour con guida alla scoperta della flora presente) e una cura maniacale di tutto ciò che va a contatto con l’ospite. Le camere sono grandi, pulitissime e dotate di ogni confort; il punto forte è il piccolo giardino di cui è dotata ogni camera, con un prato curatissimo ed una vista eccezionale sull’oceano indiano e sui tramonti incredibili di cui si gode alla sera.

La ristorazione è curatissima (capo chef italiano, off course…) e si può contare su tre ristoranti: uno direttamente sulla spiaggia dove si può mangiare pizza a cena o hamburger e insalatoni a pranzo e dove alla sera è anche possibile cenare a base di crostacei direttamente sulla sabbia della spiaggia (escluso dalla formula all-inclusive). Un altro ristorante a la carte è direttamente sul mare (a pagamento) mentre il principale, da cui si gode di un fantastico panorama sul giardino sottostante e sul mare, è un tripudio di buona cucina. Tutto è ottimamente curato, la scelta è estremamente vasta e la maggior parte dei piatti è cucinata al momento, velocemente e con cortesia. Solo per il cibo varrebbe la pena di affrontare il viaggio, veramente! La spiaggia, di sabbia corallina bianca e abbastanza fine, è curatissima e veramente bella. Decine di inservienti girano continuamente, con estrema discrezione, cercando di mantenere il massimo livello di pulizia e ordine possibile; guardie inflessibili e molto gentili tengono a debita distanza le decine di beach-boys che cercano di avvicinarti per proporti tour o per venderti prodotti di artigianato locale e altre amenità varie.

Il mare è limpidissimo e cristallino, specie a riva, per poi scoprire una barriera corallina che in quest’angolo dell’isola (siamo quasi all’estremo nord) è piuttosto compromessa e lontana da riva; nonostante sia difficile trovare tratti di barriera non rovinati, stupisce alquanto la varietà di fauna acquatica presente. Premettiamo di esseri alla primissime armi con lo snorkeling ma, grazie all’aiuto di due simpaticissimi amici fiorentini conosciuti là ed esperti in questo campo, abbiamo potuto apprezzare l’incredibile varietà di pesci, molluschi e conchiglie. Dal resort è poi possibile organizzare diversi tipi di tour dell’isola (cosa possibile anche affidandosi ai numerosi e simpatici beach-boys ma che ho preferito evitare visto che non volevo correre nessun rischio trattandosi del nostro viaggio di nozze) e di cui abbiamo approfittato: abbiamo optato per uno spice-tour (consigliatissimo) nelle profumatissime piantagioni di spezie e dove è possibile acquistare direttamente ogni tipo di spezie conosciuta, a cui abbiamo unito un giro su Prison Island dove a parte una visita alle enormi tartarughe giganti (a cui è possibile dar da mangiare) il viaggio non è valso la pena; bella isoletta a mezz’ora di barca da Stone Town ma niente più. Consiglio: per lo Spice Tour, oltre a qualche dollaro di mancia per i pittoreschi intrattenitori (raccoglitori di noci di cocco, gente che offre frutta fresca e ragazzini che intrecciano cappellini e borsette con le foglie delle palme di cocco), portate merendine, caramelle o panini per i bambini che vi seguiranno da vicino regalandovi tutto ciò che hanno a portata di mano pur di rimediare qualcosa da mangiare.

Abbiamo poi optato per il tour da tutti conosciuto come Safari Blue; partendo dal villaggio di Fumba in barca a motore si viene portati su una lingua di sabbia affiorante dall’oceano dove è possibile fare snorkeling (qui c’è ancora una discreta formazione corallina quasi intatta); a seconda delle condizioni della marea questo isolotto di sola sabbia bianca diventa enorme per poi restringersi di nuovo al rialzo delle acque. Si viene poi portati sull’isola di Kwale dove, dopo un pranzo a base di aragosta e pesce alla griglia, è possibile vedere alcuni baobab giganti ed una stranissima ed affascinante laguna di mangrovie. Al rientro, esclusivamente a vela, sarebbe possibile avvistare da vicino i delfini, che poi è lo scopo principale del tour. Diciamo “sarebbe” poichè, manco a dirlo, non si è visto un delfino ma il resto è talmente bello e abbagliante che nessuno è rimasto deluso… anche le guide che ci hanno accompagnato erano eccezionali, specie il loro capo che assomiglia ad Arnold Jackson (e infatti si fa chiamare Arnold…) e che, simpaticissimo, sorride sempre e parla un ottimo italiano. Il resto del soggiorno lo abbiamo passato a farci coccolare dal lusso del resort e dalla bellezza dell’oceano indiano, concedendoci anche un rilassante massaggio nella lussuosissima Spa del resort.

La gente di Zanzibar è allegra e solare e, a differenza di altre culture africane toccate con mano, non è eccessivamente insistente; vi sentirete spesso dire hakuna matata che in swahili vuol dire “nessun problema” quando rifiuterete un oggetto o un servizio. In generale questo popolo, o per lo meno coloro che sono a contatto con i turisti è allegro, disponibile ed estremamente ospitale.

Per cui, anche quando tornerete in Italia, per qualche giorno vi verrà spontaneo, quando incrocerete qualcuno, sorridergli in viso dicendogli “jambo” ad abitudine e memoria di una fantastica cultura e di gente eccezionale che abita un’isola magica e carica di un fascino indescrivibile.

PICCOLI CONSIGLI DI VIAGGIO: all’arrivo in aeroporto non fatevi impressionare dai funzionari in divisa che vi chiedono 10 o 20 dollari per evitare il controllo bagagli: ditegli pure che non avete problemi e porgetegli la valigia per un controllo… Non hanno nessuna intenzione di farlo né tantomeno alcuna voglia di lavorare per cui… hakuna matata e uscite dall “aeroporto”.

Date sempre la mancia al termine di un servizio ma non esagerate: massimo un dollaro, saranno comunque felicissimi e vi risponderanno “asante sana” Ai bambini date (se lo avete) sempre qualcosa da mangiare e mai soldi: hanno fame e dei soldi non sanno che farsene. I beach-boys sono simpatici ma fate sempre attenzione soprattutto ai tour che vi propongono: nessuno vi deruberà o userà violenza contro di voi ma potreste avere problemi logistici o tecnici (visti i mezzi di trasporto non propriamente moderni che usano, a differenza delle guide sponsorizzate dai resort che possono contare su pulmini nuovi, con aria condizionata e assicurati contro ogni evenienza). Se vi piacciono comprate gli oggetti di artigianato locale ma non fatevi impressionare: il vero ebano, il vero corallo e il vero avorio che vi propongono sono costosissimi (oltre che illegali per l’esportazione) e pertanto, anche se belli e ben fatti, non crediate di aver acquistato una giraffa di vero ebano scuro per 5 dollari. E’ soltanto legno di mangrovia… Ben lavorato ma solo legno di mangrovia o cocco; inoltre contrattate sempre tenendo presente che dal prezzo richiesto il valore reale che i locali vogliono realizzare è di circa la metà. Gli altri consigli sui paesi tropicali (acqua imbottigliata, pesce sempre ben cotto etc.) ve li risparmiamo, sono noti a tutti! Per cui, se volete visitare un pezzo di vera africa, decadente e povera ma estremamente affascinante e irresistibile, andate a Zanzibar e… JAMBO a tutti.



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