Il Sudamerica, un viaggio-viaggio!

Fervore, ispirazione letteraria, storie umane e natura. Qui si fa sul serio!
Patrizio Roversi, 09 Mar 2011
il sudamerica, un viaggio-viaggio!
Per me il viaggio iniziatico per eccellenza è l’India, il viaggio da sogno è la Polinesia, ma il viaggio-viaggio, quello in cui si fa sul serio in tutti i sensi, è certamente il Sudamerica.

Sarà dovuto al fatto che in centro-sud-america ho potuto stare più a lungo che altrove, sarà che la barriera della lingua è molto più relativa che altrove, sarà che ho ritrovato (molto lontano da casa) tracce di casa mia, gente anche molto simile a me che condivideva spesso una parte della mia storia. Sarà che il Sudamerica ti coinvolge profondamente, sarà che la letteratura ti condiziona.

Sarà che il centro-sud-america è un super-luogo culturale e linguistico più che geografico (dalla Terra del Fuoco al Venezuela, ma anche i Carabi fino al Messico, che sarebbe nord-america ma non lo è). Cile e Ecuador, Argentina e Venezuela sono luoghi diversissimi per storia-geografia-antropologia-economia, eppure mi hanno lasciato qualche cosa di unitario (e unico). Innanzitutto la forza del paesaggio, anzi, dei paesaggi: diversissimi tra loro (dalle foreste pietrificate alle isole vulcaniche, dal vuoto patagonico ai boschi di Ushuaia) eppure accomunati sempre da una grande forza, da un impatto potente.

Poi la storia, che naturalmente è molto diversa da nazione a nazione, ma “le storie” hanno sempre la stessa forza iperrealistica e roboante, eroica e straordinaria: dal maestro che non sapeva andare a cavallo e che per scommessa è partito dalla Patagonia ed è arrivato a New York, fino alla nobildonna che è morta tentando di impiantare una Comune alle Galapagos con i suoi tre amanti.

E qui interviene appunto la letteratura: Chatwin e poi Coloane e il suo allievo Sepulveda, e poi Garcia Marquez ma anche lo stesso Darwin nel suo diario di un naturalista e molti altri, hanno contribuito a definire i contorni di un mondo a forti tinte, splendidamente sopra le righe.

Ma se devo dire l’aspetto che più mi coinvolge di questa parte di mondo è quello ideologico. Mi hanno colpito le storie degli Indios Ona che vivevano nudi in terra del Fuoco spalmati di grasso, e che poi sono morti quando i missionari li hanno lavati e vestiti; le storie dei gauchos che scioperavano 100 anni fa contro i latifondisti e che sono stati decimati dagli eserciti; le storie umane che stanno dietro oggi al fenomeno del Microcredito in Ecuador o del mercato equo e solidale; fino alle storie personali agghiaccianti dei desaparecidos cileni e argentini e alle loro madri e nonne che ancora si trovano al giovedì in Plaza de Mayo a Buenos Aires, fino alle storie dei giorni nostri, ai minatori imprigionati per mesi sottoterra.

E’ un mondo in lotta da sempre, che sa ancora lottare per il futuro (a differenza di noi), e che in questo senso ha un sacco di cose da insegnarci.