Sawubona sudafrica

"Sawubona" è un saluto zulu che letteralmente significa “ti vedo”. Ed effettivamente di Sudafrica ne abbiamo visto tanto, anche se tanto è rimasto ancora da vedere. Credo che sia quasi impossibile riuscire a trasmettere le emozioni che si sono vissute in un viaggio come questo. Forse bisognerebbe scrivere un libro, ma questo è un semplice...
Scritto da: Elena Cattaneo 3
sawubona sudafrica
Partenza il: 07/08/2005
Ritorno il: 28/08/2005
Viaggiatori: in coppia
“Sawubona” è un saluto zulu che letteralmente significa “ti vedo”. Ed effettivamente di Sudafrica ne abbiamo visto tanto, anche se tanto è rimasto ancora da vedere.

Credo che sia quasi impossibile riuscire a trasmettere le emozioni che si sono vissute in un viaggio come questo. Forse bisognerebbe scrivere un libro, ma questo è un semplice racconto di viaggio. Cercherò quindi di impostarlo in maniera piuttosto pratica, cercando di non dilungarmi troppo (impresa assai ardua!) e di fornire quei consigli e quelle indicazioni che potrebbero essere utili a chi deve organizzare il proprio viaggio.

Intanto la nota dolente: i costi. Eravamo in 2 e abbiamo speso circa 2.700 euro a testa (souvenir compresi!), contando però che solo il volo ci è costato 1.100 euro a testa. Per la macchina (di categoria B) abbiamo speso 5.831 rand per 19 giorni.

Ecco poi alcune indicazioni di carattere generale: – se pensate di pernottare nei parchi nazionali (soprattutto nel Kruger), è quasi d’obbligo prenotarli dall’Italia con un certo anticipo, altrimenti si rischia di non trovare posto (prenotazioni sul sito www.Sanparks.Org, pagamento anticipato con carta di credito).

– alcuni siti utili per trovare/prenotare i B&B: www.Portfoliocollection.Com, www.Roomsforafrica.Com, www.Wheretostay.Co.Za, www.Sa-venues.Com – se non avete tutti i pernottamenti prenotati dall’Italia, ma avete intenzione di trovarli da un giorno con l’altro, vi consiglio di procurarvi una SIM sudafricana da mettere nel vostro cellulare.

– il prefisso telefonico per chiamare in Italia è 0939. Il modo più economico per chiamare l’Italia è procurarsi una scheda prepagata della World Call: si trovano un po’ ovunque (uffici postali, supermercati, macchinette automatiche, etc.) e ci sono tagli da R50, R100 e R200. Da un telefono fisso (cabina telefonica o telefono del B&B) si chiama il numero verde indicato, si inserisce il codice riportato sulla carta e poi si compone il numero. Chiamare in Italia costa davvero poco (circa 2 rand al minuto)! Per maggiori informazioni, guardate sul sito: www.Telkom.Co.Za/athome/services/worldcall/prepaid/index.Html – quasi tutti i B&B e i ristoranti dove siamo stati accettavano le carte di credito. Abbiamo invece trovato parecchie difficoltà a pagare la benzina con carta di credito (sono pochissimi i distributori che l’accettano). Non mi risulta neppure che esistano distributori self-service.

– nei ristoranti calcolate una mancia di circa il 10% (sulla ricevuta che vi portano c’è uno spazio apposta per scrivere l’importo della mancia!).

– lasciate 1 o 2 rand di mancia ai ragazzi che vi fanno il pieno al distributore o a quelli che si offrono di “guardarvi la macchina” quando la parcheggiate da qualche parte.

– la benzina costava tra i 5,5 e i 5,8 rand al litro; nello Swaziland un po’ meno.

– si legge spesso che ci sono problemi di criminalità, e sicuramente non lo nego, però credo che sia sufficiente stare un po’ attenti e usare il buon senso per evitare la maggior parte dei problemi: non lasciare cose in vista in macchina; chiudere la sicura delle portiere della macchina anche quando si viaggia; non tenere i finestrini abbassati (meglio accendere l’aria condizionata); non girare da soli per le zone evidentemente più povere; non girare di notte, soprattutto a piedi; non raccogliere autostoppisti; non andare in giro mostrando oggetti di valore; tenere i soldi in luoghi diversi e tenere nel portafogli solo il minimo indispensabile.

– in agosto in Sudafrica è inverno, quindi anche le giornate sono più corte: il sole tramonta verso le 17.30-18 e bisogna tenerne conto quando si programmano gli spostamenti. In questo periodo dell’anno non c’è differenza di fuso orario rispetto all’Italia.

E adesso passo a raccontarvi il nostro viaggio: 1° giorno – domenica 7 agosto 2005 Milano Malpensa – Francoforte Volo Milano-Francoforte con Lufthansa e poi Francoforte-Johannesburg con South African Airways: è un’eccellente compagnia, forse la migliore con cui ho volato negli ultimi 5 anni.

2° giorno – lunedì 8 agosto 2005 Johannesburg – Pretoria – Johannesburg Atterriamo a Johannesburg con 20 minuti di anticipo, ma perdiamo parecchio tempo al controllo passaporti. Ho un amico a Johannesburg, Michele, che si è offerto di ospitarci la prima sera. Ci viene a prendere Alida, la mamma di Michele, perché Michele è in università, dato che è periodo di esami. Cambiamo subito metà degli euro che ci siamo portati, ma il cambio che ci fanno non ci sembra molto favorevole, per cui decidiamo di cercare di farci bastare i rand che abbiamo appena cambiato e usare la carta di credito ogni volta che sia possibile. Carichiamo i bagagli in macchina nel parcheggio sotterraneo e accade una cosa curiosa: prima di uscire, una guardia ci chiede di spegnere e riaccendere il motore, e quando l’abbiamo fatto ci sposta una catena piena di spuntoni aguzzi “a prova di sfondamento”. Incuriositi chiediamo spiegazioni, e Alida ci spiega che lo fanno per controllare che il guidatore abbia effettivamente le chiavi della macchina, e che non la stia rubando! Alida si è gentilmente offerta di portarci in giro a vedere le cose più importanti, almeno fino a quando riusciamo a non crollare dalla stanchezza, considerata la notte quasi insonne in aereo! Ci dirigiamo subito verso Pretoria, dove facciamo un giro del centro in macchina e ci fermiamo giusto il tempo di una foto in Church Square, dove troneggia un’imponente statua di Paul Kruger. Andiamo poi agli Union Buildings, sede del parlamento: non sono più aperti al pubblico, però si gode di una bella vista sulla città di Pretoria perché si trovano in posizione leggermente soprelevata. Il tempo è bello e molto più caldo di quello che ci saremmo aspettati.

Da lì andiamo a visitare il Voortrekker Monument, un monumento dedicato ai pionieri boeri, che si trova in cima a una collina appena fuori Pretoria. Si tratta di una specie di mausoleo piuttosto squadrato, che contiene all’interno bassorilievi in marmo che mostrano gli episodi più importanti della storia dei Voortrekker e un museo.

Quando usciamo facciamo una breve sosta al bar/ristorante per rifocillarci con un caffé e dei sandwich: qui si sta veramente bene, è tutto molto calmo e tranquillo.

Bisogna decidere il programma del pomeriggio. Alcune opzioni vengono scartate perché è lunedì e sono chiuse (Apartheid Museum, Gold Reef City, Lion’s Park). Ci piacerebbe vedere Soweto, ma Alida non si fida molto ad andarci con la sua macchina. Prova a contattare un tour operator che organizza visite organizzate: una visita di 3 ore costa R355 a persona, ma c’è la possibilità di “affittare” una guida e di andare con la propria macchina. In questo caso chiedono 585R. Ci sembra eccessivo, anche perché non abbiamo tre ore intere da dedicare a Soweto, quindi rinunciamo. Dopo un po’ l’agenzia ci richiama e inizia a tirare sul prezzo. Incredibile! Alla fine ci accordiamo per 350R per un giro di un’ora (che alla fine diventerà di quasi 2!).

Nell’attesa che arrivi l’ora stabilita per l’appuntamento con la guida, Alida ci porta a Johannesburg a visitare Constitution Hill con il Vecchio Forte, utilizzato in passato anche come carcere, dove ha soggiornato anche Mandela per alcuni brevi periodi. Ora è diventato un museo e un ala dell’edificio è stata trasformata nel Constitutional Court, il tribunale che si occupa di questioni costituzionali.

Alla fine arriviamo all’appuntamento con Freddie, che sarà la nostra guida per Soweto. Giriamo in auto per le strade della township, che si rivela molto diversa da come ce l’eravamo aspettata: ci sono sì zone di baracche (i cosiddetti informal settlement, ossia zone dove le case non sono state costruite dal governo) e casette che loro chiamano match boxes, scatole di fiammiferi, ma ci sono anche zone residenziali con villette niente male e addirittura ville di lusso: una ad esempio ha la piscina in giardino, un’altra invece è di un elettricista e ha la forma di un trasformatore! Facciamo un giro di alcune strade, poi la zona del mercato ambulante, la Vilakazi Street, famosa perché è l’unica strada al mondo dove ci sono le case di due premi Nobel: Nelson Mandela e l’arcivescovo Desmond Tutu. In realtà non c’è molto da vedere, sono case come tutte le altre. Andiamo invece a vedere l’Hector Pieterson Museum, costruito per ricordare le vittime dei disordini del 1976 tra la polizia e gli studenti, che protestavano contro l’obbligo di insegnamento dell’afrikaans nelle scuole. E’ fatto molto bene ed è decisamente interessante, anche se molto crudo.

Quello che colpisce è che a visitare Soweto sono quasi unicamente i turisti stranieri: Alida ci conferma che probabilmente la maggior parte delle sue amiche non ci ha mai messo piede! Come prima giornata ci sembra più che sufficiente, quindi andiamo a casa e ci concediamo una meritata doccia. Finalmente vedo Michele, dopo quasi 2 anni di email e sms! E poi per cena, lasagne …Cosa si può volere di più?!? Una serata di chiacchiere davanti al camino, e poi finalmente a letto.

Ingresso Voortrekker Monument: R22 Visita guidata Constitution Hill: R30 Visita guidata Soweto: Gauteng Tourism – tel. +27 (0)11-4961400: R350 (totali) Ingresso Hector Pieterson Museum: R15 a testa 3° giorno – martedì 9 agosto 2005 Johannesburg – Sabie (430km) La mattina dopo Nadir, il papà di Michele, ci accompagna all’aeroporto a ritirare la macchina prenotata via internet con la Tempest (Sixt), che da una nostra ricerca è risultata la più economica. Ci danno una Hyundai Getz abbastanza nuova. Il consiglio è di controllare bene la macchina per rilevare eventuali piccoli danni già presenti, per evitare che facciano storie alla riconsegna. A noi stava per sfuggire un segno sul parabrezza, ma per fortuna ce ne siamo accorti e l’abbiamo fatto segnare sul foglio che va consegnato quando si riconsegna l’auto.

Si parte, muniti di un nutrito numero di cartine dell’AA (l’ACI locale) che ci ha procurato Alida. Arriviamo finalmente a prendere la N4. Lasciamo la provincia del Gauteng ed entriamo nel Mpumalanga; usciamo dalla N4 e prendiamo la R36; attraversiamo Lyndenburg e percorriamo la strada molto panoramica del Long Tom Pass, fino a Sabie, dove abbiamo prenotato un B&B dall’Italia attraverso il sito www.Portfoliocollection.Com. Si tratta del Wayfarers Guest House di Sergio e Lynette: molto grazioso e dotato di tutti i comfort. I proprietari sono molto gentili e si prodigano in informazioni sulla zona. Prima di cena abbiamo il tempo di fare una corsa a vedere le Lone Creek Falls, a pochi km da Sabie. Il sole è già tramontato e non c’è in giro nessuno, però sono carine.

Cena al Wild Fig Tree: assaggiamo il coccodrillo fritto! Mi sembra una via di mezzo tra pollo e pesce. Il posto è carino e si mangia bene.

Autostrada: R70 Wayfarers Guest House (www.Wayfarers.Co.Za/wayframe.Htm) – 92 Malieveld Road – Sabie (tel. +27 (0)13-7641500 – e-mail: stayover@wayfarers.Co.Za): R470 la doppia Cena al Wild Fig Tree: R100 a persona 4° giorno – mercoledì 10 agosto 2005 Sabie – Phalaborwa (250km) Ci svegliamo con un tempo pessimo: peccato perché con il programma di oggi non ci voleva proprio! Dopo una bella colazione ci mettiamo in moto. La delusione aumenta quando ci accorgiamo che salendo ci infiliamo dritti dritti nelle nuvole e non si vede più niente. Prima sosta: Mac Mac Falls, che riusciamo appena a intravedere nella nebbia. Saltiamo le Mac Mac Pools, visto che ci hanno detto che è soprattutto un posto da pic-nic. Ci dirigiamo direttamente verso Pilgrim’s Rest, che per fortuna è fuori dalle nuvole e ha anche smesso di piovere. Andiamo subito al centro informazioni e facciamo i biglietti per la visita al Pilgrim’s Rest Diggers’, un po’ fuori dal paese, dove hanno ricostruito il villaggio dei primi cercatori d’oro: si scende fino al ruscello e la guida ci dà una dimostrazione di come i cercatori “setacciavano” la sabbia: credeteci o no alla fine sul piatto ci sono un paio di pagliuzze d’oro! Torniamo al villaggio, facciamo due passi sulla strada principale (che è anche l’unica) e poi ci rimettiamo in macchina. Attraversiamo Graskop e imbocchiamo la strada del Blyde River Canyon: altro che nebbia in Val Padana! I primi punti panoramici “dovrebbero essere” The Pinnacle e God’s Window …Potremmo essere ovunque visto che non si vede più in là di 10 metri! Facciamo una deviazione fino alle Lisbon Falls: niente di che. Più avanti ci fermiamo alle Bourke’s Luck Potholes: qui per fortuna la nebbia non c’è! Si tratta della confluenza di due fiumi che ha scavato profonde gole, levigando le rocce in modo molto suggestivo. Proseguiamo verso nord, fino al punto panoramico chiamato Three Rondavels: qualcosa si intravede. Con il bel tempo il panorama deve essere davvero mozzafiato. Un po’ delusi dal tempo inclemente, ci dirigiamo direttamente a Phalaborwa, nella provincia del Limpopo, sul confine con il Kruger, dove abbiamo prenotato via internet il Daan & Zena’s B&B. La stanzetta è molto piccola, arredata in stile etnico. Comunque c’è tutto, frigo e TV compresi. I gestori sono molto gentili e ci consigliano per la cena il Buffalo Pub & Grill. La scelta è azzeccata e la carne molto buona. Quando torniamo al B&B controlliamo la posta su un computer a disposizione degli ospiti.

Pilgrim’s Rest: visita al Pilgrim’s Rest Diggers’: R10 a persona Ingresso alle Bourke’s Luck Potholes: R20 a persona Daan & Zena’s B&B (www.Daanzena.Co.Za) – 15 Birkenhead St – Phalaborwa (tel. +27 (0)15-7816049 – e-mail: daanzena@lantic.Net): R290 la doppia Cena al Buffalo Pub & Grill: R85 a persona 5° giorno – giovedì 11 agosto 2005 Phalaborwa – Olifants Rest Camp (84km diretti, noi ne facciamo 150) Sveglia presto e colazione alle 6.30 …Il Kruger ci aspetta! (I cancelli del Parco in questa stagione sono aperti dalle 6 alle 18). La sala della colazione è davvero da vedere! Alle 7 siamo al Phalaborwa Gate, che dista ben 1km dal B&B! Sbrighiamo alcune brevi formalità e siamo finalmente dentro. Il tempo per fortuna va velocemente migliorando e la pioggia del giorno prima è solo un ricordo, resta solo il rimpianto per quello che non siamo riusciti a vedere, ma la tabella di marcia non ci permette grosse modifiche al programma. Cartina alla mano (acquistata al Gate per R20, decisamente consigliata), gironzoliamo all’interno del Parco su strade sia asfaltate che sterrate, aguzzando la vista per vedere qualcosa. In questa zona c’è una vegetazione composta in gran parte da alberi di mopani, con le caratteristiche foglie a forma di ali di farfalla. È inverno e quindi le foglie sono molto rade, ma è lo stesso difficile vedere qualcosa che non sia molto vicino alla strada. Comunque gli animali non mancano di certo …Non starò a elencare tutti quelli che abbiamo visto, basta dire che è sempre una grande emozione. Verso l’ora di pranzo facciamo una piccola sosta al campo Letaba, dove c’è una specie di museo che espone i teschi dei più grandi elefanti morti in passato nel Kruger: sono davvero impressionanti. Ripartiamo verso il nostro campo, l’Olifants, dove abbiamo prenotato dall’Italia un “sunset drive” con le guide del parco, che parte alle 16 (fino alle 19). In questa zona del parco gli elefanti sono davvero tanti, e ci spiegheranno che è dovuto al fatto che sono molto golosi delle foglie di mopani. Prendiamo possesso del nostro cottage e siamo pronti per il safari. Nonostante siamo solo in 4, ci mettono su un grosso “camion” 4×4 (una specie di pullman scoperto). Partiamo e la nostra guida inizia a darci un po’ di notizie sul Kruger. Siamo appena partiti e poco dopo succede una cosa incredibile: a meno di 2 km dal campo, sulla strada principale asfaltata troviamo un branco di ben 14 leoni! Sono femmine e maschi giovani, ancora senza criniera ma solo un po’ di peluria. Non sembrano affatto disturbati dalla nostra presenza e si sdraiano tranquillamente in mezzo alla strada! Persino la nostra guida dice che non hai mai visto una cosa del genere! Spegniamo subito il motore e ce ne stiamo lì almeno un quarto d’ora, con i leoni che ci gironzolano intorno. Naturalmente arrivano altre macchine e pian piano i leoni se ne vanno nella boscaglia, davvero stupendo! A parte questo inizio coi botti, nel resto del giro non vediamo molto, nonostante ci infiliamo in alcune strade riservate ai ranger. Il tramonto è suggestivo e il ritorno lo facciamo con il buio, illuminando i lati della strada con i fari per cercare “occhi luminosi” che tradiscano la presenza di qualche animale. Il giro è stato bello, i leoni davvero mitici, ma ci convinciamo che anche con i safari organizzati è soprattutto questione di fortuna, non è detto che si veda di più di quello che si vede da soli, perciò decidiamo di non farne altri.

Cena al ristorante del campo: buffet a prezzo fisso. Passabile.

Conservation Fee del Kruger: R120 a persona al giorno Cottage x 2 persone all’Olifants Rest Camp: R420 Sunset Drive di 3 ore: R110 a persona (prenotazioni sul sito www.Sanparks.Org, pagamento anticipato con carta di credito).

Cena a buffet: R100 a persona 6° giorno – venerdì 12 agosto 2005 Olifants Rest Camp – Lower Sabie Rest Camp (147km diretti, noi ne facciamo 250) Mi godo un’alba fantastica dal punto panoramico dietro il ristorante. Il campo si trova in cima a una collina da cui si domina tutta la pianura sottostante e il corso del fiume Olifants che serpeggia nella boscaglia. C’è un silenzio meraviglioso ed è un’emozione incredibile! Partiamo presto e ce ne andiamo in giro, sempre cartina alla mano: è davvero bello e si vede di tutto …Tranne il leopardo: mi è venuto il torcicollo a furia di scrutare tra gli alberi! Breve sosta con caffé e fetta di torta al campo Satara. Il tempo è bello è il sole picchia: fa un bel caldo. Man mano che ci spostiamo a sud anche il paesaggio cambia: scompaiono i mopani e ci sono distese più aperte. Gironzoliamo nel parco tutto il giorno è la giornata vola. Ad un certo punto ci troviamo “imbottigliati”: incontriamo una mandria infinita di bufali coi vitellini (saranno almeno 200!) che ci attraversano la strada davanti e poi risalgono sulla strada dietro di noi. Siamo bloccati, senza poter andare né avanti né indietro e, come se non bastasse, c’è anche un elefante che fa uno spuntino e arriva fino di fianco alla macchina …Che dire? Quando finalmente i bufali sono finiti ci siamo sentiti più sollevati! Arriviamo a Lower Sabie che è praticamente buio …Mancano 2 minuti alle 18 e facciamo una corsa per arrivare …Non c’è più in giro nessuno: colpa del rinoceronte che decide di farsi vedere solo all’ultimo momento! Comunque non siamo gli ultimi. Ci sistemiamo nel cottage e andiamo a cena al ristorante, che si trova su una terrazza panoramica sul fiume: la cena è sempre a buffet, ma con un po’ più di scelta rispetto a ieri.

Cottage x 2 persone al Lower Sabie Rest Camp: R480 Cena a buffet: R100 a persona 7° giorno – sabato 13 agosto 2005 Lower Sabie Rest Camp – Malkerns Valley (Swaziland) (140km nel Kruger + 180Km) Un’altra alba memorabile dalla terrazzo del ristorante, con il sole che si riflette sulle acque del fiume Sabie, mentre un’elefantessa con due elefantini attraversano il fiume. Colazione al volo allo snack bar del campo, e si parte per l’ultimo giro nel Parco. Siamo sempre alla ricerca del leopardo, che ormai sembra ce l’abbia con noi! In compenso a un certo punto ci attraversano la strada almeno 40 elefanti! Diamo una sbirciatina anche al campo principale del Kruger, Skukuza, e mentre ci stiamo ormai dirigendo verso l’uscita, troviamo vicino alla strada la carcassa di un rinoceronte, morto probabilmente per cause naturali, con una leonessa a pochi metri nascosta nell’erba alta che aspetta di riprendere il pasto.

Usciamo dal Malelane Gate e troviamo subito le indicazioni per la R570 che portano alla frontiera con lo Swaziland, a Jeppe’s Reef/Matsamo.

Sbrighiamo prima le formalità in uscita dal Sudafrica e, poco più avanti, quelle di entrata nello Swaziland. Nel complesso non perdiamo molto tempo.

Il primo paese che attraversiamo è Piggs Peak. Il paesaggio è molto particolare: montagne ricoperte di boschi, che vengono regolarmente tagliati per il legname e ripiantati, e diverse segherie lungo la strada. Si sale e si scende, il panorama è molto bello. Arriviamo a Mbabane, la città più grande dello Swaziland, e la attraversiamo: non c’è davvero niente che meriti una sosta. Proseguiamo verso la Ezulwini Valley e infine verso Malkerns, dove abbiamo prenotato (telefonando ieri) un cottage alla Nyanza Farm. Appena arrivati, la proprietaria ci offre un tè sulla veranda e ci rilassiamo un po’ in questa oasi di pace chiacchierando con gli altri ospiti, in mezzo a cavalli, mucche, pavoni e guinea fowls, delle specie di faraone selvatiche che popolano la fattoria.

Ci accompagnano al cottage che è quasi buio. E’ un posto davvero incredibile: il cottage è enorme: 2 camere da letto, due bagni, un soggiorno davvero grande, cucina e veranda sul retro …Tutto per noi! Un ragazza arriva con un cesto pieno di viveri per la colazione, che ci dovremo cucinare noi: uova fresche, bacon, pane, succo di frutta, cerali, burro, marmellata e …Latte appena munto dalle mucche della fattoria! Adesso finalmente capisco cosa vuol dire “breakfast on a DIY basis”: DIY sta per Do-It-Yourself! Cena al Malandela’s (a circa 5 km), visto che sembra quasi un obbligo per chi passa di qui. Il locale è carino e la carne molto buona.

Nyanza Farm (www.Btinternet.Com/~duplessis/nyanza_stable/) – Manzini/Bhunya Rd (MR18) – Malkerns (tel. +268-5283090 – e-mail: nyanza@africaonline.Co.Sz): R440 il cottage Cena al Malandela’s: circa R90 a persona 8° giorno – domenica 14 agosto 2005 Malkerns Valley (Swaziland) – St. Lucia (440km) Ci godiamo una ricca “breakfast on a DIY basis” sulla veranda e poi gironzoliamo un po’ per la fattoria prima di partire. Il tempo è splendido. La prima sosta è circa 500 metri più in là: il negozio Swazi Candles, dove facciamo incetta di candele e, nel mercatino appena fuori, di batik e maschere di legno. Le candele non sono economicissime, però sono molto belle, e comunque le abbiamo viste in vendita in tutto il Sudafrica (proprio dello Swazi Candles) a prezzi più alti. Su suggerimento delle nostre padrone di casa, andiamo a visitare lo Swazi Cultural Village, all’interno della Mantenga Nature Reserve, dove tutti i giorni alle 11 fanno uno spettacolo di danze e la visita guidata del villaggio. Ci dilunghiamo un po’ troppo con lo shopping, e arriviamo che le danze sono finite, ma in tempo per la visita. Interessante. Prima di metterci in viaggio sul serio, ci fermiamo ancora a un mercato artigianale sulla MR103, la strada principale della Ezulwini Valley, per gli ultimi acquisti. Confermo che conviene fare shopping nello Swaziland piuttosto che in Sudafrica: costa un po’ meno e la qualità è buona.

Partiamo verso le 13.30 anche se la strada che ci aspetta è piuttosto lunga. Passiamo per Manzini, la capitale, ma non ci fermiamo (non c’è nulla di interessante, a parte il mercato che però di domenica non c’è). Attraversiamo tutto lo Swaziland verso sud e arriviamo alla frontiera di Lavumisa/Golela. Siamo nel Kwa-Zulu Natal, e poco più avanti ci immettiamo sulla N2, che arriva fino a Cape Town.

Attraversiamo una zona ricca di coltivazioni di canna da zucchero e boschi da legname. Non si arriva mai! Arriviamo a St. Lucia che è quasi buio. Ieri avevamo prenotato un B&B per telefono, ma quando arriviamo hanno già dato via la camera. Il proprietario però ci accompagna a un altro B&B un paio di strade più in là (che ci fa lo stesso prezzo), e devo dire che capitiamo molto bene. Si tratta del Buya Futhi, che in zulu (eh si, siamo arrivati nello Zululand!) significa “come back”. E’ la casa di una simpatica coppia di signori, che hanno deciso di trasformare in B&B quando i due figli sono cresciuti e sono andati all’università. Sono molto gentili e la casa è molto confortevole. Si occupano loro di prenotarci il giro in barca sull’estuario del St. Lucia per domani. Su loro suggerimento ceniamo al St. Pizza, dove invece della pizza mangiamo una “calamari steak” davvero fenomenale! Ingresso allo Swazi Cultural Village/Mantenga Nature Reserve: R45 a persona Buya Futhi B&B (www.Buyafuthi.Satel.Co.Za) – 16 Sandpiper Street – St. Lucia (tel. +27 (0)35-5901138 – e-mail: buyafuthi@satel.Co.Za): R450 la doppia Cena al St. Pizza: circa R90 a persona 9° giorno – lunedì 15 agosto 2005 St. Lucia & dintorni (75km) Finalmente un giorno in cui possiamo prendercela comoda, anche se purtroppo il tempo sta peggiorando. Una bella colazione (continentale, ossia con tutto l’inimmaginabile ma senza piatti cotti: il nostro fegato ringrazia perché a furia di uova a colazione aveva proprio bisogno di una tregua!) e poi ci dirigiamo verso il St. Lucia Wetlands Park, percorso da un’unica strada che arriva fino a Cape Vidal. La prima sosta è a Mission Rocks, che altro non è che un tratto di costa rocciosa. Sulla strada principale incappiamo in un rinoceronte femmina con il piccolo che brucano l’erbetta verde. Arriviamo fino a Cape Vidal, dove c’è una spiaggiona di sabbia bianchissima a perdita d’occhio. C’è parecchio vento e il sole va e viene, ma ci sono lo stesso alcuni coraggiosi che fanno il bagno. Comunque non fa freddo: siamo in maniche corte ed entro in mare fino alle ginocchia. La temperatura dell’acqua è piacevole. Il nostro pensiero corre alle spiagge italiane oggi che è Ferragosto: qui ci sono pochissime persone ed è affollato solo di gabbiani! Al ritorno percorriamo una strada alternativa (a senso unico tornando indietro). Ne vale la pena, anche se di animali in realtà non ne vediamo.

Appena usciti dal parco, facciamo una sosta al Crocodile Center dove tengono un po’ di coccodrilli in cattività. Purtroppo il tempo sta velocemente peggiorando. Abbiamo prenotato l’escursione che parte alle 15 (l’ultima in questa stagione), della durata di 2 ore. E’ sicuramente bello, ma noi che speravamo di vedere il tanto decantato tramonto sull’estuario invece prendiamo anche un po’ di pioggia. La barca è comunque molto grande e coperta e ci si riesce ad avvicinare molto agli ippopotami.

Alla sera ceniamo al Quarterdeck: hanno dei piatti di pesce da leccarsi i baffi, soprattutto i piatti di gamberoni alla griglia.

Conservation Fee St. Lucia Wetlands Park: R30 a persona + R15 per la macchina Ingresso Crocodile Center: R20 a persona Cena al Quarterdeck: R105 a persona 10° giorno – martedì 16 agosto 2005 St. Lucia – Hluhluwe-Imfolozi National Park (90km) Anche stamattina il tempo è bruttino. Partiamo da St. Lucia abbastanza presto e ci dirigiamo verso lo Hluhluwe-Imfolozi National Park (che dista circa una cinquantina di km). Entriamo dal Nyalazi Gate e passiamo la giornata nel parco, girando prima la parte sud-occidentale (Imfolozi) e spostandoci poi a nord-est nell’Hluhluwe, dove abbiamo prenotato dall’Italia un cottage all’Hilltop Camp (www.Kznwildlife.Com). Il parco è bello, però sarà il tempo, sarà che veniamo dal Kruger, il confronto non regge. Comunque gli animali non mancano: ci imbattiamo in un simpatico gruppo di licaoni, e poi rinoceronti ed elefanti molto vicini, per non parlare delle solite antilopi di ogni genere, giraffe e zebre. Quando arriviamo al campo (sul cocuzzolo di una collina) ci sistemiamo nel nostro cottage: essenziale e con i bagni in comune stile campeggio. Cena al ristorante del campo, sempre a buffet, ma decisamente meglio di quello del Kruger.

Conservation Fee Hluhluwe-Imfolozi National Park: R70 a persona Cottage x 2 persone all’Hilltop Camp: R460 Cena a buffet: R120 a persona 11° giorno – mercoledì 17 agosto 2005 Hluhluwe-Imfolozi National Park – Durban (300km) Prima di uscire dal parco facciamo ancora un giro e qualche “memorabile” incontro: un branco di elefanti un po’ nervosi, e poi un’allegra famigliola di rinoceronti bianchi: mamma e due pargoletti abbastanza cresciutelli che giocano a prendersi a cornate …E spingi tu che spingo anch’io, si ritrovano in mezzo alla strada senza preoccuparsi troppo di tutte le macchine che si sono fermate a godesi lo spettacolo, e dobbiamo stare attenti a non farci venire addosso! Usciamo dal Memorial Gate, il cancello principale a nord. Facciamo un’unica tirata fino a Durban, fermandoci solo in una stazione di servizio per un hamburger veloce. A Durban non abbiamo prenotato niente, così ci dirigiamo verso il B&B più vicino tra quelli di cui abbiamo trovato l’indirizzo su internet, il 20 Palm Grove a Berea, un quartiere residenziale abbastanza centrale di Durban. Non è niente di speciale, ma è abbastanza comodo per il centro e c’è la possibilità di parcheggiare la macchina all’interno. Scarichiamo i bagagli e partiamo all’esplorazione di Durban. Inizialmente volevamo fare un giro del quartiere indiano con una guida, ma poi, vista anche l’ora, decidiamo per un programma più “ludico” e andiamo all’uShaka Sea World: costruito l’anno scorso nella zona del porto, comprende un grosso centro commerciale, un parco acquatico, un acquario e vasche dove fanno a orari prestabiliti spettacoli di delfini e foche, a cui assistiamo appena arriviamo. L’acquario merita davvero una visita: è allestito nella carcassa di una nave dismessa ed è fatto molto bene. Le vasche più grandi si trovano all’esterno attorno allo scafo, ed è anche possibile vederle dall’alto da fuori la nave! Nella vasca tropicale, poi, è possibile fare snorkelling con pinne e maschera! Nella nave c’è anche un ristorante, da cui si vedono le vasche dell’acquario. Noi però decidiamo di seguire il consiglio della nostra padrona di casa, confermato da quello che leggiamo sulla Lonely Planet, e andiamo a cena al Butcher Boys, dove la carne alla griglia è davvero un must! Autostrada: R32 Ingresso uShaka Sea World: R85 a persona 20 Palm Grove B&B (www.20palmgrove.Co.Za) – 367 Ridge Road – Berea, Durban (tel. +27 (0)31-2409140 – e-mail: enquiries@20palmgrove.Co.Za): R450 la doppia Cena al Butcher Boys (170 Florida Avenue): R130 a persona 12° giorno – giovedì 18 agosto 2005 Durban – East London (655km) Oggi è il giorno del tappone di trasferimento fino a East London. Scendendo a sud lasciamo il Kwa-Zulu Natal ed entriamo nell’Eastern Cape. Il paesaggio cambia: è una zona montagnosa abbastanza arida, disseminata di villaggetti, con un suo “fascino africano”. Il tempo è splendido e ci godiamo il paesaggio dai finestrini. A parte quello, c’è poco da vedere. Facciamo una sosta a Umtata, dove arriviamo nel primo pomeriggio, per visitare il Nelson Mandela Museum (Mandela è nato da queste parti): la parte che illustra la sua vita è interessante, le ali laterali dove sono raccolti i regali che ha ricevuto (sia da capi di Stato, sia da gente comune) un po’ meno.

Arriviamo a East London nel tardo pomeriggio piuttosto stanchi. In previsione del lungo trasferimento, avevamo prenotato il B&B dall’Italia (www.Portfoliocollection.Com). Si tratta del The Thatch: costa un po’, ma è molto bello ed elegante, e la ragazza che si occupa degli ospiti, Ruth, è molto simpatica ed efficiente. Ci consiglia il ristorante per la cena, si occupa lei di prenotare, e ci presta una cartina della città indicandoci la strada …Cosa vogliamo di più! Il ristorante è lo Strandlooper, specialità pesce. E’ piuttosto piccolo e senza insegne, e quasi non si nota. Senza Ruth non l’avremmo mai trovato! Visto che oggi è il mio onomastico, Sant’Elena, decido di festeggiare con tre ostriche: giuro che in vita mia non ho mai visto ostriche così grandi! Sembrano bistecche …Memorabili! Il servizio è ottimo e si mangia molto bene. Decisamente consigliato.

Autostrada: R7,5 Ingresso al Nelson Mandela Museum di Umtata: gratuito The Thatch B&B (www.Eastlondonsa.Com/bnbs/thatch/) – 37 Flamingo Crescent – East London (tel. +27 (0)43-7483672 – e-mail: thethatch@absamail.Co.Za): R500 la doppia Cena allo Strandlooper (95 Old Transkei Rd. – East London): R130 a persona 13° giorno – venerdì 19 agosto 2005 East London – Addo Elephant National Park (310km + 55km nel parco) Dopo una colazione pantagruelica e un po’ di chiacchiere con la proprietaria del B&B, facciamo un giro veloce in macchina nella zona centrale di East London. Il tempo oggi è super. Seguiamo i consigli che ci hanno dato, e invece di riprendere la N2 verso King William’s Town e poi Grahamstown (ci hanno detto che la strada è in cattive condizioni), seguiamo la R72 lungo la costa fino a Port Alfred. Qui facciamo una breve sosta. È un posto incredibile: un complesso residenziale di mega ville che sia affacciano su una rete di canali, tutte con il proprio attracco per la barca. Decidiamo di ributtarci all’interno per arrivare fino a Grahamstown; attraversiamo una zona dove ci sono campi di ananas a perdita d’occhio. A Bathurst c’è persino un’azienda che ha costruito l’ananas più grande del mondo (è alto circa 16 metri!). Nei campi stanno raccogliendo i frutti e sulla strada troviamo una signora vicino a un rimorchio pieno di ananas che li vende …La tentazione è troppo forte e ci fermiamo, pronti come al solito a contrattare. Quando ci dice che ogni ananas costa 1 rand (circa 13 centesimi di euro!) non crediamo alle nostre orecchie: ne prendiamo 2 e non abbiamo proprio il coraggio di tirare sul prezzo! In macchina si spande subito un profumo che fa venire l’acquolina.

Una volta a Grahamstown, the “Settler’s City”, attraversiamo la città in macchina ammirando i caratteristici edifici storici, ci fermiamo giusto il tempo di una foto e poi ci ri-immettiamo sulla N2.

Per accorciare un po’ la strada decidiamo di fare una scorciatoia e prendiamo la R342 (sterrata) che porta a Paterson, poi seguiamo le indicazioni per Addo Elefant National Park: si risparmiano un bel po’ di km. Arriviamo nel parco, dove dall’Italia abbiamo prenotato (www.Sanparks.Org) una “safari tent”, un alloggio davvero pittoresco ma abbastanza confortevole: è un tendone tipo militare montato su una specie di palafitta, con una veranda che si affaccia sul parco, con tavolo, sedie e l’immancabile barbecue! All’interno ci sono 2 letti, un armadio, il frigorifero, un calorifero elettrico e un ventilatore …In più, di fianco ai servizi in comune con le altre 4 tende, c’è l’angolo cucina dove abbiamo il nostro armadietto (che si chiude a chiave) con dentro tutta l’attrezzatura da cucina, compresi gli immancabili bollitore e tostapane! Scopro che organizzano anche passeggiate a cavallo nel parco e l’idea mi tenta: purtroppo l’escursione per quelli più esperti parte alle 14 e l’abbiamo persa. Alla mattina invece c’è quelle per i principianti ma, per ammissione delle stesse guide, rischia di essere un po’ noiosa e gli animali si vedono da molto lontano, quindi rinunciamo.

Giriamo il parco in macchina: è piuttosto piccolo e basta una mezza giornata per girarlo tutto. C’è una vegetazione particolare, molto diversa da quella del Kruger. Vediamo diversi elefanti, le solite antilopi, bufali, facoceri, struzzi, zebre. Il parco è bello, ma anche in questo caso il confronto con il Kruger non regge.

Alla sera fa freschino, quindi rinunciamo all’idea di cuocerci una bistecca sul barbecue e ceniamo al ristorante del campo.

Conservation Fee Addo Elefant National Park: R80 a persona Safari Tent all’Addo Rest Camp: R250 la tenda Cena al ristorante del parco (menù alla carta): R115 a persona 14° giorno – sabato 20 agosto 2005 Addo Elephant National Park – Tsitsikamma National Park (300km) Colazione veloce e partiamo per Port Elizabeth. Facciamo un giro in città e percorriamo tutto il lungomare. Il tempo è sempre bello. Seguiamo per un tratto la strada panoramica che segue la costa, poi torniamo a prendere la N2. La tappa successiva è Jeffrey’s Bay, cittadina turistica famosa per il surf. Le coste della Garden Route sono molto belle, ma in questa stagione non c’è molta gente (al contrario di quello che accade a dicembre-gennaio) e dà un po’ l’idea del “mare d’inverno” anche se, in confronto al nostro, questo è un inverno per modo di dire! Ad ogni modo qualche coraggioso surfista c’è lo stesso.

Poco prima di arrivare allo Tsitsikamma National Park, ci fermiamo per andare a vedere il Big Tree, un altissimo albero di yellowwood vecchio 800 anni: per arrivarci si camminano un paio di km in una foresta fittissimo.

Nello Tsitsikamma National Park abbiamo prenotato dall’Italia (www.Sanparks.Org) un cottage allo Storms River Rest Camp: è in una posizione fantastica proprio davanti al mare. È tutto di legno con una cucina attrezzatissima. Scarichiamo la macchina e andiamo a fare una camminata di circa 15 min. Che parte dal ristorante e arriva fino al “suspension bridge”, un ponte molto suggestivo sospeso sopra l’estuario del fiume Storms. Purtroppo alle 15 il ponte è già in ombra, ma le foto vengono bene lo stesso. Lo attraversiamo e decidiamo di proseguire verso il “lookout point” …Pensavamo che fosse subito lì, invece si rivela essere un sentiero ripidissimo, prima nel bosco, poi nel “fynbos” (la macchia), fino in cima alla scogliera. Hanno addirittura costruito scale di legno per i punti più ripidi. Alla fine proseguiamo per una questione di orgoglio e arriviamo fino in cima, dove c’è un terrazzino panoramico. La vista è favolosa, ma è stata dura! Ci sono delle bellissime piante di protea fiorite. Dopo esserci goduti il panorama per un po’ riscendiamo fino alla macchina. Prima di concederci una meritata doccia andiamo a fare un paio di foto a un fantastico tramonto tra gli scogli davanti ai cottage.

Ceniamo nel ristorante del campo.

Ingresso Big Tree: R10 a persona Conservation Fee Tsitsikamma National Park: R80 a persona Cottage allo Storms River Rest Camp: R430 Cena al ristorante del parco (menù alla carta): R115 a persona 15° giorno – domenica 21 agosto 2005 Tsitsikamma National Park – Oudtshoorn (250km) Stavolta ci siamo attrezzati e ci prepariamo noi la colazione. Purtroppo il tempo è cambiato, quindi rinunciamo a seguire un pezzo dell’Otter Trail, il sentiero più famoso dello Tsitsikamma, e partiamo direttamente. Prima sosta: Knysna. Arriviamo fino agli “Heads”, ossia l’imboccatura della baia. Il tempo è grigio e piovigginoso. La baia è famosa per gli allevamenti di ostriche, quindi decidiamo di andare a visitare la Knysna Oyster Company, su Thesen Island. È domenica, quindi non c’è nessuno al lavoro, però è possibile fare una specie di tour guidato in cui spiegano il processo di allevamento e lavorazione delle ostriche, che include anche l’assaggio di un’ostrica coltivata e di una “selvatica”. Il giro è breve, ma interessante, le ostriche fantastiche, così decidiamo di fermarci alla The Oyster Tavern, l’annesso pub/ristorante, e di ordinarne altre 2 mezze dozzine …D’altra parte cosa si può fare col brutto tempo?!? Lasciamo Knysna e seguiamo la costa fino a Buffalo Bay, che dovrebbe essere un piccolo gioiellino. Purtroppo il maltempo rovina qualsiasi paesaggio, e per questo motivo decidiamo di saltare la visita in programma per oggi al Wilderness National Park e di dirigerci direttamente verso Oudtshoorn. Seguiamo la N2 fino a George, prendiamo la N9 che si arrampica in maniera spettacolare sull’Oteniqua Pass, e poi con la N12 arriviamo a Oudtshoorn. Stamattina abbiamo telefonato e prenotato un B&B, ma prima di sistemarci decidiamo di andare a visitare uno dei numerosi allevamenti di struzzi intorno alla città. Scegliamo l’Highgate Ostrich Farm, 5km fuori città sulla R328 verso Mossel Bay. Mentre aspettiamo che inizi la visita ci offrono un tè sulla veranda. Quando si raduna un gruppetto di gente (…È pieno di italiani!) si parte: prima si visita la zona dove lavorano le piume (è sempre domenica, quindi anche qui non c’è nessuno al lavoro), poi la zona delle incubatrici. La spiegazione è interessante. A turno diamo da mangiare un po’ di granoturco a un simpatico struzzo, poi ci spostiamo con le macchine in un’altra zona dell’allevamento dove ci sono i recinti con gli animali. Andiamo a rompere le scatole a una coppia che sta covando e la nostra guida ci fa salire in piedi alle uova che stavano covando …Non si rompono! La visita continua in un recinto dove è possibile salire in groppa a uno struzzo per una foto e, volendo, farsi anche una galoppatina in giro …Da provare! Infine 3 dipendenti dell’allevamento si vestono da fantini e improvvisano una gara in groppa agli struzzi! La visita finisce immancabilmente nel negozio di souvenir.

Torniamo in paese e ci sistemiamo nella One-o-One Family Guesthouse. Siamo gli unici ospiti e scambiamo quattro chiacchiere con Miranda e Bart, i proprietari: sono due giovani ragazzi belgi con due bambini piccoli, che si sono trasferiti qui da due anni. Hanno mollato tutto in Belgio e hanno comprato questo B&B, Bart ha anche un’altra attività: con un socio fanno gelati e li vendono ai ristoranti. Gli chiediamo come mai hanno deciso di fare questa scelta e ci rispondono che in Belgio avevano 200 giorni di pioggia all’anno, qui 20! È comprensibile! Alla sera, dietro loro suggerimento, ceniamo al ristorante Paljas: è molto elegante e si mangia davvero bene, anche se le porzioni non sono enormi come al solito. Il filetto di struzzo si scioglie in bocca e Giovanni fa il bis delle caramelised bananas …Ci facciamo anche dare la ricetta!!! Autostrada: R20 Tour alla Knysna Oyster Company: R20 a persona 12 ostriche e 2 birre alla The Oyster Tavern: R130 Tour all’Highgate Ostrich Farm: R40 a persona One-o-One Family Guesthouse (www.One-o-one.Info/guestmain.Htm) – 161 Jan van Riebeeckweg – Oudtshoorn (tel. +27 (0)44-2728723 – e-mail: info@one-o-one.Info): R295 la doppia Cena al Paljas (109 Baron van Reede Street): R150 a persona 16° giorno – lunedì 22 agosto 2005 Oudtshoorn – Swellendam (diretti: circa 220km, noi ne facciamo 335km) Ci svegliamo con un bel sole, facciamo colazione e partiamo. La prima tappa di oggi sono le Cango Caves: c’è la possibilità di scegliere tra il tour standard di 60 minuti o l’Adventure Tour, di 90 minuti. Scegliamo quest’ultimo, anche perché parte subito. La differenza sta nel fatto che l’Adventure Tour prevede la visita di un tratto più lungo e il passaggio in alcuni cunicoli piuttosto stretti. Promette bene, anche perché è presto e siamo un gruppetto di 8 persone …Ma la jella è in agguato: quando siamo già nella grotta, ci raggiunge un gruppo di giapponesi storditi che non capisce un accidente; in più ci sono anche degli anziani che non riescono a passare nei punti più stretti. Morale, il giro invece di 1 ora e mezza dura 2 ore e mezza! Le grotte sono abbastanza belle, ma niente di eclatante, ne ho viste sicuramente di migliori. La parte avventurosa invece è sicuramente divertente e originale: ci si infila in pertugi veramente stretti, arrampicandosi e strisciando. La consiglio, almeno che non soffriate di claustrofobia! Quando usciamo siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma considerando il tempo splendido decidiamo lo stesso di andare a vedere lo Swartberg Pass, che è considerato il passo più spettacolare di tutto il Sudafrica. La strada è sterrata, ma non crea grossi problemi, sono solo un po’ fastidiose le cunette artificiali messe per far rallentare i veicoli. C’è un vento terribile e in cima al passo (Die Top – 1583m slm) quasi non riesco ad aprire la portiera della macchina. Il paesaggio è mozzafiato, e dall’altro versante la strada scende un po’ meno ripida, fino a infilarsi in una gola tra pareti di roccia tutte a strati. Arriviamo fino alla cittadina di Prince Albert, la attraversiamo, giriamo la macchina e torniamo indietro, ripercorrendo tutti i circa 30 km della strada del passo …Merita davvero! Una volta tornati sul versante giusto, dalla parte del Little Karoo, decidiamo di non tornare fino a Oudtshoorn, ma di fare una “scorciatoia”. Imbocchiamo quindi una strada secondaria sulla destra, seguendo le indicazioni per Calitzdorp. Dopo pochi km di asfalto la strada diventa sterrata, ma larga e in ottime condizioni. Il paesaggio è molto bello e selvaggio, interrotto solo dagli immancabili allevamenti di struzzi. Alla fine riusciamo a immetterci sulla Route 62 (davvero bella), e la seguiamo fino a Barrydale. Lì imbocchiamo la R324 e scolliniamo attraverso il Tradouws Pass. Arriviamo a Swellendam dove abbiamo prenotato dall’Italia una stanza all’Elianthe’s Guesthouse tramite il sito www.Roomsforafrica.Com. Sarà solo una coincidenza, ma scopriamo che anche Elianthe è una signora belga che si è trasferita in Sudafrica 8 anni fa …Hai capito questi belgi! Abbiamo prenotato la Lion’s Room, che ha un fantastico king-size bed. Qui bisogna pagare in contanti perché non accettano carte di credito.

Swellendam è un po’ una delusione, non c’è proprio niente. Ceniamo all’unico posto che troviamo aperto sulla strada principale, il The Vagebond. Ne avevamo letto molto bene, ma non ci sembra un granché, sarà che provo ad assaggiare un piatto tipico boero, il “bobotie” (un polpettone dolce con frutta secca) che non riesco davvero a mandare giù (un modo carino per dire che fa davvero schifo!) …A furia di esperimenti stavolta mi è andata male! Cango Caves – Adventure Tour: R60 a persona Elianthe’s Guesthouse (www.Elianthe.Com) – 184 Voortrek Street – Swellendam (tel. +27 (0)28-5141719 – e-mail: elianthe@worldonline.Co.Za): R400 la doppia Cena al The Vagebond (132 Voortrek Street): R120 a persona 17° giorno – martedì 23 agosto 2005 Swellendam – Hermanus (350km) Partiamo da Swellendam di buon ora; seguiamo per un breve tratto la N2 verso ovest e poi svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per la “De Hoop Nature Reserve”. La strada è sterrata e attraversa una bellissima zona collinare dove si alternano campi coltivati ad allevamenti di pecore e bovini. La campagna si estende a perdita d’occhio e non si incontra quasi anima viva. A un certo punto ci fermiamo per fare una foto, e proprio in quel momento passa un fuoristrada: si ferma e il conducente gentile ci chiede se abbiamo problemi con la macchina …Non deve essere piacevole da queste parti! Comunque la strada non è lunga, circa una cinquantina di chilometri. La De Hoop Nature Reserve è divisa in varie aree: una di macchia piuttosto bassa che si attraversa quando si entra, il lago che è vicino agli uffici del parco e, quella indubbiamente più interessante, le fantastiche dune bianche e le lunghe spiagge.

Ci dirigiamo subito verso Koppie Allen, lungo la costa. Lasciamo la macchina e ci avviciniamo al mare scavalcando le dune. È un posto davvero magico e, per completare la magia, guardando bene ci accorgiamo che nel mare davanti a noi ci saranno almeno una ventina di balene che si rilassano in superficie e ogni tanto tirano fuori dall’acqua la testa, la coda o una pinna. Qualcuna addirittura salta fuori e ricade tra mille spruzzi. Ci sediamo sulle dune ed è uno spettacolo così bello che non vorremmo più andarcene. Scendiamo verso le “tidal pools” e, siccome c’è bassa marea, camminiamo tra gli scogli ricoperti da milioni di cozze, ammirando queste pozze e la vita che contengono.

Alla fine è proprio ora di andare. Facciamo una breve deviazione fino agli uffici del parco: è soprattutto in questa zona che si concentrano gli animali, tra cui alcuni che non eravamo ancora riusciti a vedere: i bontebok, gli eland e le zebre di montagna.

Usciti dal parco, prendiamo la strada per Bredasdorp, che attraversa immensi latifondi e campi di grano, incontrando una manciata di fattorie …Fa quasi venire voglia di diventare contadini! A Bredasdorp ci fermiamo per una breve sosta al distributore e al supermercato locale. Tappa successiva: Arniston, un pittoresco villaggio di pescatori: carino, ma anche qui dopo un paio di foto non c’è molto di più da vedere. Ci dirigiamo verso Cape Agulhas e, per non tornare indietro fino a Bredasdorp, tagliamo imboccando una strada sterrata che serve soprattutto le fattorie locali, ma in ottime condizioni (si viaggia tranquillamente anche a 70-80 km/h). Inoltre ci sono molte indicazioni per Struisbaai e L’Agulhas ed è praticamente impossibile sbagliare strada.

A Cape Agulhas, la punta più meridionale del continente africano, visitiamo il faro: è infatti possibile entrare e salire fino in cima …Non consigliato a chi soffre di vertigini, il panorama vale comunque la ripida salita. Andiamo poi dove è stata messa la “targa ufficiale”, per la foto di rito. Oltre a essere il punto più a sud dell’Africa è anche il punto d’incontro tra l’Oceano Indiano e l’Oceano Atlantico.

È proprio ora di andare. Decidiamo di proseguire con le “strade alternative” (rigorosamente sterrate, ma la nostra Getz sta diventando quasi un fuoristrada!) e seguiamo le indicazioni per Die Dam e Gansbaai. Arriviamo a Hermanus che è quasi buio. Dall’Italia abbiamo prenotato il B&B House on Westcliff (www.Portfoliocollection.Com). È piuttosto elegante, ma forse non vale la spesa. Una nota decisamente negativa è che la colazione viene servita dalle 10 in poi …Assurdo! Per cena andiamo all’Harbour Rock Seafood, che si trova al nuovo porto, a circa un km dal nostro B&B. Si mangia un pesce davvero buono, lo consiglio.

Ingresso alla De Hoop Nature Reserve: R20 a persona House on Westcliff B&B (www.Westcliffhouse.Co.Za) – 96 Westcliff Road – Hermanus (tel. +27 (0)28-3132388 – e-mail: mstein@intekom.Co.Za): R500 la doppia Cena all’Harbour Rock Seafood: circa R130 a persona 18° giorno – mercoledì 24 agosto 2005 Hermanus – Cape Town (215km) Ci sarebbe piaciuto fare un’uscita in barca per vedere le balene dal mare, così andiamo subito al porto per informarci. L’escursione però è piuttosto cara (R400 a persona per circa 2 ore) e inoltre dovremmo saltare la colazione, visto che la barca parte alle 9. Le barche poi non sono autorizzate a entrare nella baia e devono rimanere in mare aperto. Alla fine rinunciamo e torniamo a fare colazione al B&B. Il tempo è splendido e andiamo a fare una passeggiata sulla scogliera, sperando di vedere qualche balena da riva, ma non c’è nulla. Allora ci spostiamo verso il vecchio porto, nella zona centrale del paese, e qui capiamo subito dal parapiglia che hanno avvistato qualcosa: infatti, a pochi metri dagli scogli, ci sono tre balene che si sollazzano tranquille, tirando fuori prima la testa, poi la coda, una pinna, o girandosi pancia all’aria. È davvero straordinario! Ci piazziamo sugli scogli e ci godiamo lo spettacolo per un po’. Il tempo vola. Facciamo due passi per il paese e tra le bancarelle del mercatino, ma sempre con un occhio verso il mare. In lontananza infatti di balene ce ne sono diverse, e ogni tanto qualcuna si mette anche a fare dei salti fuori dall’acqua! Alla fine è proprio ora di muoverci, visto che ci aspettano le Winelands e poi Cape Town. Lasciamo la Whale Coast e con una strada davvero panoramica che scollina in cima al Franschhoek Pass arriviamo a Franschhoek, peccato solo che all’interno il tempo sia nuvoloso. È un paesaggio abbastanza montagnoso e i versanti sono tutti ricoperti di vigneti: qui infatti tutto ruota attorno al vino. All’ufficio informazioni ci facciamo dare una cartina con l’elenco di tutte le aziende vinicole della zona, che riporta anche gli orari delle visite guidate (la trovate anche sul sito www.Franschhoek.Org.Za/Vignerons_Map.Gif). Decidiamo di andare alla Haute Cabrière Estate, che abbiamo visto passando. Purtroppo le visite delle cantine sono alle 11 e alle 15, ed è solo possibile fare una degustazione. Non ci fermiamo e decidiamo di provare da un’altra parte. Sulla strada per Stellenbosch ci fermiamo alla tenuta Boschendal, che la Lonely Planet cita come una delle “top 5” della zona. Anche qui non è possibile fare il tour delle cantine, in compenso la degustazione è organizzata molto bene: ci sediamo e ci danno un elenco dei vini disponibili, tra cui se ne possono scegliere 5 segnandoli su un foglietto. Io scelgo 5 bianchi e Giovanni 5 rossi, che ci portano con un altro foglio che illustra tutte le caratteristiche dei vari vini. Alla fine barcolliamo un po’, ma decidiamo di assaggiare anche l’undicesimo, un Sauvignon Blanc, che non era incluso tra quelli disponibili ma che ci incuriosisce perché, stando agli attestati appesi alle pareti, ha vinto diversi premi. Infatti è molto buono e decido di comprarne una bottiglia, assieme a un Cabernet Sauvignon. Per smaltire un po’ gli effetti alcolici, prima di rimetterci in macchina andiamo a vedere l’antica casa padronale che si trova dall’altra parte della tenuta, ora trasformata in museo.

Quando infine arriviamo a Stellenbosch abbiamo solo il tempo di fare un giro in macchina per il paese: un’altra degustazione ci stenderebbe del tutto e le visite delle cantine sono ormai tutte finite.

Alla fine ci dirigiamo verso Cape Town, dove ieri abbiamo prenotato per telefono un B&B, di cui abbiamo avuto l’indirizzo da un gruppo di Avventure nel Mondo che abbiamo incontrato nello Swaziland. Si tratta del Bellevue Manor che si trova a Sea Point, non troppo lontano dal centro in una stradina tranquilla. Riusciamo ad avere una camera al primo piano dell’edificio principale e, a parte un micro-bagno, ci sistemiamo decisamente bene.

Per cena andiamo al Victoria & Alfred Waterfront (www.Waterfront.Co.Za) e mangiamo al Waterfront Ferrymans, che non è male.

Degustazione all’azienda vinicola Boschendal (www.Boschendal.Com): R15 a persona Bellevue Manor B&B (www.Bellevuemanor.Co.Za) – 5 Bellevue Road – Sea Point – Cape Town (tel. +27 (0)21-4340375 – e-mail: info@bellevuemanor.Co.Za): R398 la doppia Cena al Waterfront Ferrymans: R100 a persona 19° giorno – giovedì 25 agosto 2005 Cape Town – Constantia – Cape Town Il tempo è un po’ grigio, ma le previsioni sfortunatamente non sono buone neanche per i prossimi giorni. Dopo colazione andiamo subito a vedere se la funivia della Table Mountain è in funzione, perché spesso capita che la chiudano per il troppo vento o perché la cima è tra le nuvole (la cosiddetta “table cloth”, cioè la tovaglia!). Visto che la funivia va e la visibilità sembra discreta, decidiamo di salire. Giusto il tempo di qualche foto e di una passeggiata sulla cima (un freddo becco!), e la nuvoletta arriva, però in fondo non ci è andata troppo male.

Quando scendiamo andiamo subito al Nelson Mandela Gateway al Waterfront, nei pressi della Clock Tower, per cercare di prenotare l’escursione a Robben Island. Per oggi non c’è più posto, quindi prenotiamo per sabato mattina. Consiglio di prenotare in anticipo, altrimenti si rischia di non trovare posto.

Giriamo un po’ in macchina per il centro: vediamo il Castle of Good Hope, la House of Parliament e Long Street con le sue case pittoresche. Ci spostiamo un po’ più in periferia e andiamo a vedere il Cecil John Rhodes Memorial, immerso in un bel parco e da cui si gode un bel panorama sulla città. Mi piacerebbe anche visitare Groote Schuur, la residenza di Rhodes, ma non è aperta al pubblico e la procedura per prenotare la visita è un po’ complicata.

Visto che ieri non siamo riusciti a visitare nessuna cantina nelle Winelands, decidiamo di andare alla Groot Constantia Estate, l’azienda vinicola più vecchia del Sudafrica (1685) che si trova nella cittadina di Constantia. La tenuta è molto bella, con i vecchi edifici coloniali, anche se si sta un po’ trasformando in attrazione turistica. Siamo in tempo per partecipare alla visita delle cantine che parte alle 15, anche se ci siamo solo noi due. La visita è abbastanza interessante e termina con una degustazione di 5 vini: 2 bianchi, 2 rossi e un Porto. Resta la curiosità di assaggiare il Pinotage, un vino fatto con l’unico vitigno autoctono del Sudafrica, il Pinotage per l’appunto. Lo chiedo alla nostra guida e lei molto gentilmente avvisa per telefono la “reception” all’ingresso della tenuta, dove è possibile degustare i loro vini indipendentemente dal tour della cantina. Uscendo ci fermiamo quindi ad assaggiare il Pinotage, e finisce che me ne compro una bottiglia! Per fortuna la tappa successiva sono i giardini botanici di Kirstenbosch, così abbiamo la possibilità di fare due passi e smaltire anche questa degustazione! I giardini sono molto belli, anche se in questa stagione non sono certo al loro massimo splendore. Per vedere le cose più interessanti bisogna arrivare fino al punto più alto (i giardini si estendono sulle pendici della Table Mountain) per vedere il giardino delle protee.

Usciamo che è quasi buio e decidiamo di andare direttamente al Waterfront, senza passare dal B&B. Facciamo un giro per il centro commerciale e poi ceniamo al Cape Town Fish Market all’interno del Victoria Wharf Shopping Center…Il pesce è fantastico è hanno pure il sushi bar.

Biglietto Funivia Table Mountain A/R: R110 a persona Tour della cantina all’azienda vinicola Groot Constantia (www.Grootconstantia.Co.Za ): R25 a persona Ingresso giardini botanici di Kirstenbosch: R22 a persona Cena al Cape Town Fish Market: R125 a persona 20° giorno – venerdì 26 agosto 2005 Cape Town – Cape Point – Cape Town Il tempo è sempre grigino e in più è montato un vento terribile: meno male che in cima alla Table Mountain ci siamo andati ieri, perché oggi è sicuramente chiusa! Ci mettiamo in macchina e ci dirigiamo verso sud lungo la costa atlantica fino a Hout Bay. Da lì proseguiamo lungo la strada panoramica del Chapmans Peak Drive fino a Noordhoek, e poi tagliamo la penisola fino a Simon’s Town, sulla costa che si affaccia su False Bay. Ci fermiamo a vedere la pinguinera di Boulders: i pinguini sono davvero buffi! Proseguiamo verso sud ed entriamo nella Cape Point Peninsula. La percorriamo tutta fino ad arrivare a Cape Point, dove si lascia la macchina e si sale fino al faro. Si può salire anche con un trenino a cremagliera, ma non ne vale la pena: il sentiero è breve e molto panoramico, quindi decidiamo di andare a piedi. C’è sempre un vento furioso e una forte mareggiata che rendono il paesaggio molto drammatico e selvaggio. Il tempo cambia letteralmente ogni 5 minuti: scrosci d’acqua violenti e subito dopo un bel sole! Non ci fermiamo molto perché con questo vento fa piuttosto freddo. Scendiamo e con la macchina arriviamo fino ai piedi del Cape of Good Hope (il famoso Capo di Buona Speranza) per la foto di rito. Giriamo ancora un po’ per la riserva andando a vedere la Da Gama Cross e la Diaz Cross.

Uscendo prendiamo la M65 e rientriamo costeggiando la costa atlantica, passando da Scarborough e Kommetjie, dove c’è un bel faro. Rientriamo a Cape Town passando da Fishhoek.

Facciamo un salto all’imbarco per Robben Island, e ci dicono che oggi, a causa della mareggiata, i traghetti non sono partiti, ma che per domani sono ottimisti …Speriamo.

È la nostra ultima sera a Cape Town e decidiamo di ritornare al Cape Town Fish Market per consolarci con un memorabile sushi! Pedaggio Chapmans Peak Drive: R22 Ingresso ai pinguini di Boulders: R15 a persona Ingresso Cape Point Peninsula: R35 a persona Cena al Cape Town Fish Market: R120 a persona 21° giorno – sabato 27 agosto 2005 Cape Town – Francoforte Fortunatamente oggi il vento si è un po’ calmato: telefono per controllare e infatti mi dicono che oggi i traghetti partono. Impacchettiamo tutto, carichiamo la macchina e andiamo al Waterfront: l’imbarco per Robben Island si trova al Nelson Mandela Gateway. Ci imbarchiamo su un grosso catamarano e inizia la traversata di 12km per arrivare sull’isola …Giuro che non ho mai visto delle onde così alte in vita mia! Per fortuna dopo circa 30 minuti arriviamo e sbarchiamo. Ci caricano su diversi pullman e iniziamo la prima parte della visita: il giro dell’isola per vedere i vecchi edifici risalenti a diversi periodi storici (l’isola è stata usata dagli inglesi come lazzaretto nell’Ottocento e poi come base militare durante la seconda guerra mondiale) e la famosa “Lime Quarry”, ossia la cava di calcare, dove i detenuti svolgevano i lavori forzati. Alla fine del giro in bus si visita la prigione di massima sicurezza, dove durante il periodo dell’Apartheid venivano incarcerati i prigionieri politici e dove Nelson Mandela ha trascorso 18 anni. Le guide sono ex-detenuti che, oltre a far visitare il carcere, raccontano la loro esperienza. Infine rientriamo con un’altra traversata “movimentata”. La visita dura in tutto (traversata compresa) 3 ore.

Una volta sbarcati abbiamo giusto il tempo per un ultimo giro al Waterfront, dove vediamo anche delle foche che sguazzano in acqua e altre che prendono il sole su terrazzini di cemento tutti per loro.

Adesso è davvero finita. Ci dirigiamo verso l’aeroporto dove riconsegniamo la macchina …In questi 19 giorni abbiamo percorso ben 5.247km! Facciamo il check-in, mangiamo un boccone, e poi al gate …Ci aspetta un lungo viaggio per tornare a casa.

Visita a Robben Island (www.Robben-island.Org.Za): R150 a persona



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche