Dal Kruger a Cape Town

7-19 ottobre 2009, Margherita&Simone ROMA – PHALABORWA (5 GIORNI) Partiamo il 7 ottobre da Roma Fiumicino con la British Airways alle 17, scalo a London Heathrow e poi volo per Johannesburg con arrivo la mattina seguente. A Johannesburg ci tocca attendere un bel pò prima di poter prendere l’ultimo volo del viaggio di andata per Phalaborwa....
Scritto da: simocre79
dal kruger a cape town
Partenza il: 07/10/2009
Ritorno il: 19/10/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
7-19 ottobre 2009, Margherita&Simone ROMA – PHALABORWA (5 GIORNI) Partiamo il 7 ottobre da Roma Fiumicino con la British Airways alle 17, scalo a London Heathrow e poi volo per Johannesburg con arrivo la mattina seguente. A Johannesburg ci tocca attendere un bel pò prima di poter prendere l’ultimo volo del viaggio di andata per Phalaborwa. Quando arriviamo a destinazione, è passato un giorno esatto dalla nostra partenza da Roma e da subito capiamo che ci attende un mondo che nemmeno possiamo immaginare. L’aeroporto è minuscolo, architettonicamente replica la figura di una capanna con sculture che raffigurano i diversi animali della savana. D’altra parte anche il volo da Johannesburg a Phalaborwa viene fatto su un piccolo velivolo della South African Airlines. Ad attenderci c’è Daniela, che insieme al marito Alberto e al figlio 15enne, si è trasferita qui definitivamente 4 anni fa: nei primi giorni del nostro viaggio sarà la gesthouse da loro gestita ad ospitarci, il Kaia Tani, un posto davvero speciale. Non date retta a chi sostiene che siano necessarie strutture lussuosissime e costosissime per avere un ottimo soggiorno in Sudafrica. Il Kaia Tani è un piccolo gioiello, per noi è stato facile sentirci subito a casa. La struttura incantevole, la stanza molto carina ed accogliente, i sorrisi ed il buonumore dei padroni di casa e del loro aiutante-manager Malcolm hanno reso la nostra permanenza indimenticabile. La sera abbiamo cenato al Kaia Tani, sono gli stessi padroni di casa che si mettono in cucina con risultati davvero ottimi. Poi a letto presto, la mattina dopo ci attende il nostro primo safari nel parco Kruger. Alberto ci fa da guida, ci porta nel trail, ci insegna a cogliere gli ‘indizi’ della presenza di animali. Appena entrati avvistiamo un leopardo; dopo poche ore, oltre ad elefanti, zebre e giraffe, il primo contatto con una leonessa a pochi metri di distanza dalla nostra auto. Dopo la colazione nella savana, con tutto il necessario portato da Alberto, ripartiamo alla scoperta del Kruger e alla fine della giornata abbiamo già avvistato gran parte degli animali presenti, compresi ippopotami, bufali e licaoni. Chiudiamo il primo giorno di safari davanti ad uno spettacolo indescrivibile, ossia due leonesse con tre cuccioli che banchettano con il cadavere di una giraffa appena uccisa proprio sul bordo della strada: davvero difficile descrivere a parole l’emozione di vedere a pochi metri di distanza da noi una scena del genere. Entusiasti, la sveglia prima dell’alba non rappresenta più un problema, le 14 ore e più in macchina, tra chiacchierate e perlustrazioni alla ricerca degli animali del parco, praticamente volano. La nostra fortuna è stata proprio Alberto, innamorato del parco e della sua nuova vita: è davvero difficile non rimanere impressionati dalla sua passione e dalla sua bravura come guida. E’ lui a spiegarci tante cose del Sudafrica, informazioni che si riveleranno preziose anche nei giorni seguenti del nostro viaggio e che ci hanno fatto capire quanto poco si sappia di questa parte del mondo e quante potenzialità essa nasconde. E soprattutto senza di lui mai saremmo riusciti a vedere i leopardi, così difficili da individuare: proprio il terzo giorno riusciamo a seguirne uno da vicino muoversi sugli alberi. Inoltre assistiamo ad un’altra scena indimenticabile: per caso, in un momento di sosta su un ponte, abbiamo avvistato un’elefantessa che aveva appena partorito, col cucciolo che stentava a tenersi in piedi e il branco che cercava di tenere lontani gli avvoltoi dalla placenta. Abbiamo provato anche l’esperienza del safari serale con i rangers del parco: anche in questa occasione siamo stati molto fortunati e abbiamo visto molti animali. I tre giorni di safari ci hanno preso così tanto che il giorno della nostra partenza verso la nuova tappa del nostro viaggio ci siamo svegliati presto e siamo andati da soli con la nostra macchina a fare tre ore di safari nel parco. Alle 11, dopo la colazione al Kaia Tani, siamo partiti, con molta malinconia, ma allo stesso tempo con la certezza che torneremo al più presto. Info pratiche per il safari: noi non abbiamo fatto la profilassi antimalarica, essendo la probabilità di contagio rara in Sudafrica. In realtà non abbiamo subito nemmeno una puntura di zanzara, con due soli accorgimenti: repellente spray e ledum palustre (si tratta un prodotto omeopatico consigliatoci dalla nostra amica farmacista, sono dei granuli da mettere sotto la lingua ogni 8 ore ca.). Per quanto riguarda l’abbigliamento, come detto da tutti, confermiamo la necessità di vestirsi ‘a cipolla’ per la notevole escursione termica che si ha dalla mattina presto alle ore centrali della giornata. BLYDE RIVER CANYON E PANORAMA ROUTE (6° GIORNO) Presa l’auto e superato il primo impatto con la guida a sinistra, siamo partiti alla volta del Blyde River Canyon e della Panorama Route. E’ impressionante come il paesaggio cambi in maniera così radicale, dalla savana alle montagne rocciose prima, al dirompente verde poi, durante la nostra ‘traversata’: dopo pochi chilometri sembra già di essere in un altro mondo. Al di là del Blyde River Canyon in sè, che abbiamo trovato molto suggestivo, quello che ci ha maggiormente colpiti sono state le varie townships che abbiamo avuto modo di vedere attraversando questa zona. Fatte tutte le tappe d’obbligo (Pinnacle, God’s Window, Wonder View), ci fermiamo a Graskop per assaggiare i famosi pancakes dell’Harrie’s Pancakes. Poi ci dirigiamo verso White River, la nostra tappa intermedia in attesa di partire il giorno seguente per Cape Town. Abbiamo alloggiato alla Lavender Guesthouse, molto accogliente e gestita da una famiglia gentilissima e disponibile.

CAPE TOWN (ULTIMI 6 GIORNI): Arriviamo a Cape Town dal Kruger Mpumalanga Airport, poco distante da White River. All’aeroporto ci attende l’addetto dell’All About Cars, presso cui avevamo noleggiato un’auto a prezzi molto convenienti. Anche a Cape Town siamo ospiti di una struttura molto carina, il Cedric’s Lodge: in particolare, nel nostro caso, essendo al completo la struttura centrale, veniamo sistemati presso uno degli appartamenti che il Cedric’s possiede presso il complesso The Rockwell, a pochi metri di distanza. Ebbene, ci ritroviamo in un vero e proprio appartamento moderno, ben curato e con tutti i comfort. La zona è una delle più vivaci di Cape Town, ovvero il Waterkant. Siamo infatti molto vicini al Cape Quarter, una sorta di ‘piazzetta’ con ristorantini e negozi, e nelle stradine intorno ci sono locali e ristoranti, oltre a qualche negozio di arredamento/design. Lo staff del Cedric’s è molto disponibile, sempre sorridente, come tutti qui in Sudafrica. In particolare Sonja si è presa cura di noi, prenotandoci ristoranti quando necessario e dandoci dritte su itinerari ‘alternativi’. Cape Town è una città molto particolare, caratterizzata da una natura dirompente e da un evidente sforzo di allinearsi ai modelli occidentali. Di certo si tratta di un contesto profondamente diverso da quello che abbiamo vissuto finora.Vi consigliamo di non perdere troppo tempo al Waterfront, una struttura che funge da attrazione turistica e comprende un enorme centro commerciale con tantissimi ristoranti e negozi. L’unica vera sorpresa del Waterfront è vedere le foche che gironzolano nel porto e magari partire da lì, come abbiamo fatto noi, per un aperitivo al tramonto in catamarano, circondati da foche e delfini. Il primo giorno pieno a Cape Town approfittiamo del bel tempo per andare sulla Table Mountain, ove il pericolo che la ‘tovaglia’ di nuvole che generalmente si addensa su di essa è sempre in agguato. Ed in effetti quando arriviamo lì le nuvole ci sono, ma non sono così estese da condizionare la nostra escursione. Scesi dalla Table Mountain, percorriamo la costa in auto passando per le spiagge di Clifton e Camps Bay. Tornati in città, partiamo dal Waterfront per un giro in catamarano al tramonto. Per chiudere la giornata, ceniamo al Tank al Cape Quarter e andiamo a dormire in previsione della sveglia presto per lo shark cage diving. Infatti dedichiamo tutta la giornata seguente alla “ricerca” dello squalo bianco: partiamo la mattina presto verso Gansbaai, fermandoci lungo la strada ad Hermanius per vedere le balene, e poi prendiamo il largo con il team di Brian McFarlane e, vicino alla famosa isola delle foche, abbiamo il nostro incontro con tre squali bianchi. Il ritorno è stato molto burrascoso, il mare era in tempesta: consigliamo a chiunque voglia fare questa esperienza di considerare che non sempre è possible uscire in mare, quindi conviene organizzarsi in modo da avere un altro giorno disponibile come seconda scelta. Tornati a Cape Town, stremati, decidiamo di mangiare ‘africano’ e andiamo su Long Street da Mama Africa, dove avevamo prenotato. Anche in questa occasione abbiamo notato come spesso venga fatta una sorta di ‘terrorismo psicologico’ sulla pericolosità dello girare da soli la sera: non abbiamo incontrato infatti nessun problema nè situazioni spiacevoli. Il giorno successivo andiamo a Muizenberg, sulla spiaggia con le famose cabine colorate, e poi a Kalk Bay a vedere i pinguini. Prendiamo poi la Chapman’s Peak Drive, che per fortuna è stata aperta da pochi giorni: è un percorso di una bellezza fulminante, a strapiombo sul mare, pieno di punti panoramici mozzafiato. Proseguiamo per Cape Point e per Cape of Good Hope: uno spettacolo davvero notevole trovarsi al punto estremo del contintente africano, tra rocce imponenti, onde impetuose, vegetazione e diversi animali, tra cui in particolare gli struzzi. Ci avevano avvertiti della talvolta pericolosa presenza di babbuini, diversi cartelli tra l’altro ricordano ai visitatori di fare attenzione: noi in realtà non ne abbiamo incontrati, ma sarà stato senza dubbio un caso. Preparatevi però ad un abbassamento della temperatura, in particolare a Cape Point c’è spesso una pioggerellina e un vento che contribuiscono a ‘rinfrescare’ l’aria! Ceniamo ancora una volta al Cape Quarter, da Chenin. Dedichiamo l’ultimo giorno al giro della città di Cape Town, dalla City Bowl al caratteristico Bo-kaap, il tutto a piedi e da soli: visitiamo il District Six Museum e lungo la strada per ricordo compriamo qualche t-shirt al negozio Loud on Long (appunto su Long Street) e al mercatino del centro. Da menzionare il pranzo al Wakame a Mouille’s Point, dove si può gustare dell’ottimo sushi o sorseggiare un drink sulla terrazza con una splendida vista sul mare. Info pratiche per la prenotazione: generalmente siamo soliti organizzare tutto da soli, ma stavolta è risultato più conveniente appoggiarci ad un’agenzia locale già utilizzata da alcuni nostri amici, Giraffrica, un’agenzia di italiani con base a Cape Town.



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