Patrizio presenta “On the move. Nel paesaggio di Autogrill”

In occasione del compimento del trentesimo anno dell’azienda, Autogrill ha realizzato il libro “On the move - nel paesaggio di Autogrill”. Il volume  si caratterizza per l'alternanza di diversi registri, de quello fotografico a quello scientifico e divulgativo, e mira a restituire le declinazioni del business di Autogrill in una prospettiva...
Turisti Per Caso.it, 18 Set 2008
patrizio presenta on the move. nel paesaggio di autogrill
In occasione del compimento del trentesimo anno dell’azienda, Autogrill ha realizzato il libro “On the move – nel paesaggio di Autogrill”. Il volume si caratterizza per l’alternanza di diversi registri, de quello fotografico a quello scientifico e divulgativo, e mira a restituire le declinazioni del business di Autogrill in una prospettiva internazionale. Il libro si compone di quattro sezioni (Culture del viaggio, Nei desideri, Luoghi e Tempi d’impresa) completate dalla ricostruzione delle tappe fondamentali dell’evoluzione della Società, a partire dalla nascita dell’autogrill quale luogo di consumo (1947) fino alla dimensione multinazionale di oggi. All’interno è presente un ampio repertorio iconografico di circa 200 immagini, sul passato e sul presente del Gruppo, con alcune significative testimonianze di personaggi di fama internazionale: da Al Gore a Steven Spielberg, da Lanfranco Senn a Francesco Giavazzi, Enrico Ghezzi, Marc Augé. Patrizio, testimonial alla presentazione del libro, ci racconta cosa lo ha colpito del volume e quali sono i possibili spunti di riflessione che da esso emergono. “On the move” è un libro interessantissimo, potrebbe essere sicuramente un testo universitario! Prima di tutto bisogna ricordare che Autogrill è una società che non si occupa soltanto della ristorazione lungo le autostrade italiane, ma si trova in tutto il mondo: solo ¼ del suo mostruoso fatturato deriva dall’Italia! Autogrill, infatti, cura la ristorazione di aeroporti, ristori e stazioni in qualsiasi parte del mondo, dagli Stati Uniti all’India. La politica che adotta è molto interessante perché è sempre più permeabile al prodotto tipico locale; ciò significa che declina i suoi prodotti al territorio. In Italia (come sappiamo e abbiamo sperimentato un po’ tutti) c’è il classico percorso attraverso i più classici prodotti locali; questo succede anche in Francia, ovviamente con le specialità francesi. Negli Stati Uniti, invece, al posto dei prodotti tipici locali ci sono i “marchi locali”… Aspetto sintomatico dell’affezione del consumatore americano (e in parte anche britannico) al brand, piuttosto che al prodotto in sé.

Un altro aspetto molto interessante riguarda i cosiddetti “food court”: dei luoghi di cucina internazionale in cui si concentrano tutti i ristoranti tipici del mondo. Autogrill gestisce uno di questi luoghi di aggregazione culinaria persino dentro il Louvre! Qui si trova la cosiddetta “cucina internazionale”, che non è una sintesi unica di vari piatti, ma la declinazione locale di tante cucine diverse. Praticamente è possibile mangiare il cibo cinese piuttosto che quello giapponese o italiano. Inoltre nei “food court” tutto è organizzato secondo il tempo: se una persona tra un aereo e l’altro ha dieci minuti liberi potrà mangiare in un certo modo, se invece ha un’ora a disposizione mangerà diversamente. Questi aspetti possono certo scandalizzare il gourmet, ma è importante coglierne anche gli aspetti positivi… Il libro tratta poi un tema che tutti noi in quanto turisti dovremmo analizzare: il dibattito tra luoghi e non luoghi, sviluppato in un’intervista a Marc Augé. Vi siete mai chiesti cos’è un luogo e cosa un non luogo? Praticamente un luogo è uno spazio che ha una storia e un’identità ben connotate, all’interno del quale si instaurano delle relazioni sociali. Io ad esempio abito in un luogo, il centro di Bologna. Un non luogo, al contrario, è uno spazio privo di storia e di identità, all’interno del quale non avviene nessun tipo di relazione significativa. Qual è il problema? Il problema è che questo non è più vero. Facciamo un esempio: un non luogo che esula dall’ambito di Autogrill è il centro commerciale. Ma questo non luogo, però, diventa un luogo per chi ci lavora: i dipendenti che ci vivono tutti i giorni hanno relazioni tra di loro; per non parlare delle relazioni tra i dipendenti e la clientela… La stessa cosa vale per i non luoghi relativi ad Autogrill. Diverso tempo fa ho scritto con Davide Parenti una guida degli Autogrill presenti sul tratto autostradale da Milano a Roma; durante questo lavoro si sono create delle relazioni che mi hanno portato a conoscere per nome tutti i benzinai lungo il tragitto! Mi viene da pensare che le relazioni ci sono eccome e che si possono creare anche abbastanza facilmente… Molti Autogrill risalgono a trenta, quaranta anni fa… Perciò possiedono anche una storia! Sono le creazioni degli architetti degli anni ’60, che rappresentano l’archeologia industriale.

Insomma, neanche pensando a luoghi e non luoghi possiamo tagliare la realtà in modo netto. I non luoghi come gli aeroporti, gli Autogrill, le stazioni e i centri commerciali sono come il sistema cardiovascolare, la nervatura della globalizzazione! Sono i percorsi che obbligatoriamente una persona è costretta a fare per spostarsi. Ormai per andare da un luogo a un altro bisogna per forza passare da un non luogo! Invece di continuare a demonizzarli sarebbe bello che gli architetti si occupassero di renderli umani, di renderli luoghi. Questa considerazione è per me estremamente stimolante perché ci porta a capire qualcosa in più sulla globalizzazione culturale e, perché no, gastronomica.

Certo, dopo aver approfondito il concetto di non luogo evidenziandone le sfumature, emerge ancora più forte il concetto di luogo. Proprio per questo stiamo cercando di organizzare una sorta di giro d’Italia a piedi, senza benzina, per raccontare i luoghi per eccellenza… Resta estremamente importante valorizzarli per quello che sono: spazi dove ci sono rapporti con la storia, identità forti, ben definite e relazioni umane.

Patrizio



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