USA: West Coast in pratica

Consigli utili per organizzare il viaggio e vivere al meglio parchi e città
Scritto da: zambein
usa: west coast in pratica
Partenza il: 16/09/2017
Ritorno il: 04/10/2017
Viaggiatori: 2

Consigli utili prima della lettura e dell’eventuale viaggio

Le macchine americane non sono come quelle italiane, quindi attenti al cambio automatico e date un’occhiata a acqua e olio prima di partire soprattutto se avete intenzione di fare un tot. di km, non sapete quanto farà al litro, non sapete quanto farà con un pieno, il consiglio è quello di fare benzina al primo distributore disponibile se avete intenzione di affrontare deserti o altro. Appena scende di due tacche fate benza, non ve ne pentirete, soprattutto da Joshua Tree a Las Vegas NON c’è un niente, quindi state attenti. Se fate i deserti portatevi l’acqua” consiglio più che azzeccato. Non so perché, ho visitato tanti deserti nella mia vita ma questi americani, dopo 5 minuti ti disidratavano, quindi prendete una cassa di bottigliette e portatevela sempre con voi. Per quanto riguarda la velocità… ecco io ho preso una multa per eccesso di velocità, ho notato che nei parchi non ci sono controlli di questo genere, ma non voglio generalizzare, quindi state attenti, perché vi prendono alla sprovvista, vi seguono e accendono i lampeggianti senza sirene. Fermatevi sulla strada, non uscite dall’auto e non fate movimenti bruschi. Con me è stato gentile, non so se generalizzare.

Le strade di Los Angeles sono a 5 corsie e sorpassano da destra e da sinistra, quindi se siete insicuri mettetevi su una corsia e andate sulla vostra strada, verso i 3 km dalla vostra deviazione mettetevi sulla parte destra.

Per quanto riguarda San Francisco la macchina potete lasciarla, non si trova parcheggio ed è estremamente caotica, quindi evitate rotture e affidatevi a Uber o Lift (anche quello condiviso, anzi soprattutto) che sono le soluzioni migliori e assolutamente economiche.

Abbiamo preso una scheda telefonica americana, ma francamente ci è servita poco. Nei deserti non prende sempre quindi a volte sono meglio le mappe scaricate con maps, il gps non dà problemi. Consiglio di prenderla solo se serve chiamare per eventuali prenotazioni.

Il wifi è molto comune, ma non crediate di trovarlo in ogni dove, quindi le mappe scaricatele in albergo (dove c’è sempre). Mentre programmate fatevi un planning serio e severo delle ore da passare in macchina. Abbiamo fatto più di 5000 km e su 18 giorni posso quasi affermare di averne passati 5-6 in auto, e non è proprio rilassante, per quanto bello. Non prendetela a cuor leggero. Gli alloggi li abbiamo prenotati tutti dall’Italia e con cancellazione gratuita, e francamente penso sia l’idea migliore perché si rischia di non trovarne e perché le città sono così enormi che sarebbe una perdita di tempo pazzesca per un risparmio pari a zero. Abbiamo prenotato con Booking (estremamente consigliata) anche e soprattutto per i cambi di prenotazione, mentre l’unico alloggio prenotato con Trip Advisor ci ha dato problemi a non finire, con chiamate lunghissime dall’Italia e dall’America per svariati giorni, oltre al fatto che quasi non trovavano la prenotazione, quindi TRIP ADVISOR ASSOLUTAMENTE NO!

POSTI E CITTÀ VISITATE

LOS ANGELES grande troppo grande. Si passano ore in macchina senza accorgersene. Dispersiva, senza punti di riferimento. Cara. Santa Monica e Venice beach molto belle e sicuramente delle mete certe in caso di soggiorno nella città. Beverly Hills, Rodeo Drive, Silver Lake, Hollywood, Walk of fame niente di che, evitabili. Universal Studios: per quanto sia bello, anzi bellissimo, la spesa di 110$ di ingresso, 25$ di parcheggio auto, e gli shopping che ti fanno spendere soldi in maniera disumana, potrebbero inficiare sulla importanza e bellezza di questo posto. Non me la sento di consigliarlo. Certo per un bambino potrebbe essere la gita della vita, ma per un adulto una spesa che alla fine si aggira intorno ai 200$ (compreso eventuali birre e panini) a mio parere non è accettabile.

JOSHUA TREE Stupendo, da vedere soprattutto se sulla strada verso Las Vegas. Evitare troppe tappe iniziali poi il parco si apre e ti sorprende sempre più. La roccia a forma di teschio la si trova sulla strada quindi evitate scarpinate inutili. Consigliato

MOJAVE Lo attraversi se vai da Joshua Tree verso Las Vegas. Non ci vai apposta.

LAS VEGAS AAA. Straconsigliato sia se hai vizi sia se non ce li hai. E’ un parco giochi gigante. Quello che ha creato l’uomo in questa città ha dell’incredibile. Se vai al casinò ricorda che ti offrono da bere gratis se stai giocando (devi lasciare una piccola mancia di 1-2$ minimo alla cameriera), quindi puoi evitare di prendere al banco. Le fontane del Bellagio assolutamente da vedere. Per gli uomini straconsigliato il Planet Hollywood con croupier in lingerie. Il negozio di affari di famiglia, niente di che, ma perché no. Alloggi:Circus Circus (non in centro, camera un po’ vecchiotta, ma grande con wifi, letto comodo e piscina con scivolo alto 20 mt.); Ellis Island Hotel (camera più moderna con colazione wifi e in centro, piscina no good, comunque ok).

GRAND CANYON – SOUTH RIMS Molto bello, sicuramente da vedere. E’ enorme e non abbiamo fatto nessuna escursione né a piedi (per l’orario e anche perché sembri comunque molto lontano da una visuale differente) né con altri mezzi, perché prezzi eccessivamente proibitivi. Conosco gente che lo ha fatto in elicottero alla modica cifra di 200$ a testa per 25 minuti.

FLAGSTAFF Delle cittadine a ridosso dei parchi è la più carina, ma comunque il confronto è fra niente (le altre) e niente+1. Quindi non aspettatevi niente, ma è un’altra faccia dell’America e va sicuramente vista. Nella downtown ci sta un piccolo centro commerciale con negozietti molto belli. È lontana un’ora e mezza dal Grand Canyon, quindi se si riesce a trovare qualcosa più vicino sarebbe meglio ma i prezzi dovrebbero essere più alti, in ogni caso non la boccio. Alloggio: Travelodge Kings House, un motel molto carino, pulito con stanza nella norma colazione non ricca ma ok.

MONUMET VALLEY Una delle esperienze più belle di tutte. Non vi consiglio di portarvi musica in America se girate in auto, perché le radio sono stupende, ma se andate a Monumet Valley, dovete assolutamente mettere come sottofondo Morricone. Vi cambierà la vita. Noi abbiamo fatto tante soste per vedere il paesaggio e fare foto, ci si avvicina tanto alle montagne quindi fate voi, andate a sentimento. A Kayenta non ci siamo fermati ma sembra il nulla, se non centri commerciali. Non abbiamo fatto l’escursione a cavallo. Costa tanto e francamente mi sembrava inutile, tanto ci passi, molto vicino e il paesaggio ti assale comunque per tanti chilometri…poi fate vobis.

PAGE Ristoranti e pub, musica dal vivo al Big John Barbecue. Durante il giorno il nulla. Non chiedete della downtown, ci sarete già. Alloggio con airbnb.

HORSESHOE BEND Stop alle telefonate da casa. Pareti a strapiombo, paesaggio pazzesco andateci quando volete forse meglio il tramonto dove si possono osservare i cambiamenti di colore dell’acqua in dipendenza della luce solare.

GLEN CANYON – LAKE POWEL – LONE ROCK Molto bello. Consigliato soprattutto la gita a Lone Rock dove si ha la possibilità di farsi il bagno. Ovviamente non vi aspettate i caraibi, anzi, ma il paesaggio sarà unico. Non abbiamo fatto escursioni, la meno cara di 50$ a testa prevedeva 1h – 1h e mezza nel tragitto che fai in macchina. Se vuoi andare sotto l’Horseshoe costa più di 150$, potrebbe essere carino, ma penso che la cifra sia spropositata.

ANTELOPE UPPER CANYON Un posto a dir poco allucinante. Prenotate dall’Italia perché rischiate di non poterlo visitare. Le cifre sono praticamente uguali per tutti i tour operator. Noi siamo andati alle 12.30 (costa una 10$ in più, quindi 60 a testa) per vedere il fascio di luce, c’è ma non è così marcato come si pensa, comunque vale la pena farlo. Abbiamo prenotato con l’Antelope Canyon photo tours. Non vi aspettate grosse spiegazioni ma belle foto. L’unico handicap è che è molto affollato, perché tutti i tour operator fanno lo stesso percorso, quindi non è manco facile fare e farsi foto da soli, ma è così bello, che è impossibile sconsigliarlo.

BRYCE CANYON AAA. Non potete non andarci. Meraviglioso, bellissimo, e anche il percorso a piedi facilmente percorribile te lo rende ancor più affascinante. Con la macchina si arriva direttamente all’ “anfiteatro” e da lì si può cominciare il percorso a piedi. La gita a cavallo, non la abbiamo fatta e francamente anche in questo caso spendere più di 100$ a testa per fare una cosa che non ti fa vedere niente di diverso, mi sembrerebbe una cagata.

PENGUITCH Città di obbligo per vedere Bryce. Attenti agli sceriffi che devono fare cassa (abbiamo lasciato 200$), la città non ha niente e come le altre muore alle 22-23. Andate a mangiare alla Cowboys Smoke house, non ve ne pentirete. Alloggio: Adobe Sands Motel, un vero motel americano, la stanza piccolina non estremamente accogliente, ma neanche sporca, diciamo che è un’esperienza fare. Non mi sento di sconsigliarlo, ma neanche di privilegiarlo, colazione inclusa non eccessivamente ricca.

DEATH VALLEY Allora non mi sento di denigrarla. L’abbiamo fatta da Las Vegas a Los Angeles e dopo tutti i parchi fatti, per quanto bella e affascinante, posso affermare che non vale la pena passare una mezza giornata in macchina. La sconsiglio per questo. Troppo scomoda.

CARMEL-BY-THE-SEA La città più affascinante di tutte, in tutto e per tutto. Potrebbe risultare un po’ cara, ma francamente vale la pena andarci anche un paio di giorni e passarli al mare. Non vi aspettate movida o altro, ma vi innamorerete. Alloggio: Best Western Plus Carmel Bay View Inn (forse il migliore degli alberghi in cui abbiamo alloggiato, a ridosso della main st. e con piscina (unico neo della struttura, visto che è all’ombra), camera pulita e grande, bagno enorme e servizio di colazione ad alti livelli, ma purtroppo per noi letto non comodissimo.

MARIPOSA La solita stradina, ma snodo strategico per visitare lo Yosemite. Alloggio: American Best Value Inn Mariposa Lodge, non male, pulito, camera enorme, un po’ caro ma nella norma rispetto agli alloggi nei parchi. Consigliato.

MONO LAKE – YOSEMITE PARK NO NO NO! Mono Lake è una cagata pazzesca, soprattutto per dove è posizionato. Ore e ore di macchina per vedere un lago. NO! Dello Yosemite purtroppo abbiamo visto solo questo, ma il percorso fatto ha saziato la nostra voglia di natura, è meraviglioso e anche dai racconti di chi ha visto le cascate pare sia memorabile…MONO LAKE NO!

SAN FRANCISCO È la città. Bella, affascinante, percorribile quasi a piedi. Funziona benissimo, i quartieri sono supercool, e la gente è super solare come quella di tutta la west coast. China town è bellissima, una città nella città, pare si apra una porta spazio/tempo e ti trovi catapultato a Pechino. Top. Castro ti apre tutte le vedute e ti fa capire quanto siamo ancora arretrati nel nostro bel paese. Straconsigliata!

 

SABATO 16 SETTEMBRE

Dopo un estenuante viaggio cominciato alle 7:30 di sera da Bari siamo arrivati dopo due giorni di viaggio a Los Angeles ore locali 17 dopodiché abbiamo fatto un’ora e un quarto di fila per i passaporti e abbiamo aspettato lo shuttle per l’avis. Dopo fatto un’ora di fila all’Avis alle ore 9:30 e preso la nostra macchina Jeep Renegade con un chilometraggio iniziale pari a 14693 miglia siamo partiti alla volta di Covina. Alle 22:00 siamo arrivati nel nostro alloggio e siamo andati a mangiare al In e Out Burger. Tornati a casa alle 23:30 ci siamo completamente svenuti per il viaggio veramente troppo lungo.

 

DOMENICA 17 SETTEMBRE

Siamo andati a un supermercato a comprare acqua e panini allo Stater Bros. Market. Entrare in un supermercato USA fa sempre un certo effetto. E’ tutto enorme, frigoriferi, confezioni, corridoi e ovviamente carrelli, ti sembra di stare proprio a fare la spese con Drugo Lebowski. Dopodiché siamo partiti alla volta di Joshua Tree. Joshua Tree è un’esperienza da fare a tratti surreale e si capisce come mai si stata fonte di ispirazione e pensiero per molti artisti.

Usciti da Joshua Tree ci dirigiamo attraverso il deserto del Mojave verso Las Vegas unico neo è che durante il viaggio non abbiamo calcolato che la benzina potesse finire… Lungo la strada ci accorgiamo che la benzina è verso la fine ma fortunatamente incrociamo un cartello che ci dice che ha 12 miglia in un’altra direzione ci stava benzina prendiamo quel cartello che arriviamo praticamente quando la macchina si ferma. Quindi la prossima volta è meglio partire con un super pieno o perlomeno una volta usciti da Joshua Tree alla prima benzina che si incrocia e la si incrocia dopo qualche chilometro è il caso di fare il pieno perché altrimenti rischi di rimanere senza. Il problema è che le macchine americane bevono veramente tanto. In ogni caso anche il deserto del Mojave ha dei paesaggi spettacolari, di guidare non ti annoi mai, sempre diverso e sempre con immagini e scorci da cartolina.

Arrivati alle porte di Las Vegas rimaniamo senza fiato, come dei bambini guardiamo questa città che sembra praticamente un enorme Luna Park, una roba pazzesca. Dopo aver fatto il check-in e non senza problemi visto che non si sapeva dove parcheggiare l’auto, ci dirigiamo verso la stanza. Alloggiamo nel Circus hotel e la stanza è in uno degli edifici che probabilmente conta un migliaio di stanze ed è uno dei più remoti (neanche tanto 15 min dalla strip) e più piccoli di Las Vegas N.B. Il check-in viene fatto una sola persona anche se le camere sono quasi tutte con due letti matrimoniali quindi una prossima volta si potrebbe fare un viaggio in quattro per lo meno qui risparmiare un bel po’. Ci fermiamo a mangiare da Denny’s una della catene americane storiche di hamburger. Non è proprio il posto più buono del mondo (anzi, col senno di poi, l’unico in cui si è mangiato male) e da lì ci dirigiamo verso il centro verso il mito verso la storia… verso il peccato. Come due bambini al parco giochi ci dirigiamo verso il centro e cominciamo a visitare i vari hotel; era tutto fuori dalla norma, niente di quello che avevamo visto in vita nostra, sembrava essere particolarmente simile a quello che stavamo guardando. In ognuno c’erano dai migliori negozi ai bar più lussureggianti e ovviamente ai casinò con tutti i tipi di mangia soldi possibili dalle slot machine ai tavoli verdi. Donne seminude che guardano con aria maliziosa il numero che prima o poi per loro dovrebbe fuori. Alla fine ci dirigiamo verso il Caesar Palace dove ci giochiamo tutti i nostri averi su dei numeri che ovviamente non usciranno mai, ma è impossibile non farlo.

 

LUNEDÌ 18 OTTOBRE

Ci svegliamo presto e verso le 9:30 andiamo a fare colazione al Coffee Pub, un posto un po’ lontano dal nostro albergo, ma avendo letto essere uno dei migliori in città, ci è parsa una buona idea andarci, e in effetti non siamo rimasti per niente delusi. Cameriere estremamente gentili – sia americana che spagnola (che non parlava americano) – e una colazione veramente abbondante e buona. Ritorniamo in hotel, effettuiamo il check out, dopodiché facciamo una visita alla piscina che era di nostra competenza in cui c’è semplicemente uno scivolo alto 25 m. Lasciamo malincuore la Vegas sapendo di doverci tornare e ci dirigiamo verso il Gran Canyon.

Facciamo benzina onde evitare di passare la stessa esperienza del Joshua Tree e verso le 17:00 entriamo nel Grand Canyon National Park pagando 30$. Facciamo un po’ di strada e ci fermiamo allo chalet di riferimento dove chiediamo come poter fare per arrivare al south Rims, il tipo ci guarda esterrefatto non capendo il senso della nostra domanda, ma quando capisce il fraintendimento, ci accompagna lui stesso alla terrazza che si affaccia direttamente sul canyon. La sensazione nell’osservarlo ci lascia a bocca aperta. Una delle 7 meraviglie del mondo è sotto i nostri occhi. Con la navetta ci facciamo tutto il perimetro consentito per vederlo nella sua interezza (per quanto ovviamente consentiva quell’ingresso, visto che prende 3 stati) e la sensazione è indescrivibile. I colori e le ombre del tramonto fanno il resto. Ci mettiamo in macchina solo dopo esserci fermati allo shop; quando oramai il buio è avanzato e ci dirigiamo alla volta di Flagstaff che non è proprio vicinissimo (1h30min) a sud ma era la cittadina più viva delle vicinanze. Facciamo il check in, paghiamo e ci dirigiamo verso una steak house per rimetterci in forze prima di andare a letto. La cucina chiudeva alle 21.30 e noi siamo arrivati alle 21.15, siamo stati fortunati sia come tempistica che come luogo perché i ribs erano veramente buoni. Torniamo a casa e andiamo a letto più o meno distrutti. Camera pulita e comoda.

MARTEDÌ 19 SETTEMBRE

Ci svegliamo di prima mattina e facciamo colazione nel motel e poi un giro nella downtown dove facciamo un po’ di shopping e una seconda colazione che non si sa mai. Lasciamo Flagstaff e partiamo alla volta dalla Monumet Valley.

La strada che facciamo è molto bella anche questa molto eterogenra e piena di montagne di qualunque colore, ma quando giriamo per Kayenta, e fortunatamente lo facciamo con la musica di Ennio Morricone, lo scenario che si apre è uno dei più belli mai visti finora. Sembra di essere in un film di Sergio Leone, manca solo Clint Eastwood all’orizzonte ed è fatta. Si arriva praticamente fin sotto le montagne quindi fermarsi prima a volte potrebbe risultare inutile ma comunque è un godersi panorama. Arrivati sotto le montagne ci fermiamo e ci godiamo il buon vecchio west, dopodiché ci giriamo alla volta di Page. Da notare che a Monument Valley il fuso orario e un’ora indietro rispetto a quello di Los Angeles quindi è probabile che i telefoni non funzionino se non si aggiornano o comunque è utile tenere in considerazione questa notizia per muoversi sia all’andata che al ritorno.

Anche la strada per Page è una strada che non ti lascia indifferente, ci impieghiamo circa due ore per arrivare e una volta arrivati preferiamo deviare per l’Horseshoe Bend, una delle meraviglie della natura, il canyon a forma di ferro di cavallo, dove i turisti sono a strapiombo sul paesaggio e il Colorado che circumnaviga il canyon cambia colore a seconda della posizione del sole. Puoi fermarti ore guardarlo e non stancarti mai. Quando oramai non c’è più luce ci rendiamo conto che forse è il caso di tornare a casa e ci dirigiamo verso il nosstro (airbnb). La stanza è molto bella, il bagno in condivisione ma non sembra neanche esserlo vista la discrezione sia della proprietaria che degli altri ospiti. Andiamo a cena a El Tapatio, un posto carino MA con birra non all’ultimo grido (anche perché loro non capiscono un cazzo) e cibo, per quanto accettabilmente buono, riscaldato. Dopo il messicano ci dirigiamo verso il Big John Barbecue dove ci facciamo una birra e ascoltiamo musica dal vivo fino alle 22 dopodiché tutti a letto (per quanto non ci abbiam mangiato mi sento di consigliarlo).

MERCOLEDÌ 20 SETTEMBRE

Dopo aver fatto colazione in un bar di Page ci siamo diretti alla volta di Lake Powell. Per arrivare al lago bisogna entrare nel Glen Canyon un altro Parco Nazionale il cui costo è di 25 dollari. Grazie alla disponibilità delle persone del posto e dei Ranger (nel centro informazione) abbiamo capito che avremmo potuto fare la tessera di 80$ che comprendeva l’ingresso per tutti parchi nazionali degli Stati Uniti, in qualunque momento anche se già avessimo pagato per l’ingresso in alcuni parchi (ovviamente conservando gli scontrini) nei giorni precedenti; quindi con i 25 di Joshua Tree e i 30 del Grand Canyon abbiamo raggiunto la soglia e di conseguenza i parchi di Bryce, Death Valley (anche se nessuno ci ha chiesto niente) e Yosemite sono poi stati gratis. Arrivati al Powell anzi alla diga (Dam) cerchiamo delle informazioni per poter fare una gita con la barca ma i costi anche qui sono veramente proibitivi, il più economico di 50 dollari per un’ora e mezzo ci avrebbe fatto fare la strada che abbiamo fatto in macchina e francamente non era veramente un granché, per gli altri ci volevano almeno 130 dollari. Ci siamo quindi diretti al Lone Rock per una giornata al lago, con abbronzatura annessa. Appena arrivati siamo stati attirati da un grossissimo camper/house e lì abbiamo fatto la conoscenza di una coppia di ultrasessantenni ovviamente ultra disponibili che non solo ha scambiato due chiacchiere con noi spiegandoci la loro vita on the road, lontani da tutto e da tutti e sempre alla ricerca di posti nuovi dove fermarsi e godersi il “diverso”, ma ci ha mostrato la loro casa mobile, veramente fantastica, dalla cucina al salotto alla Camera da letto (170.000$). Dopo ci siamo diretti verso il lago e lì ci siamo appollaiati sui nostri asciugamani e ci siamo fatti un bagno di fronte al faraglione statunitense. Finita la nostra giornata di mare ci siamo diretti nuovamente verso Page dove ci siamo fermati a bere una birra in un pub di parvenza inglese, lo State Tavern, le birre erano ottime e anche il cibo non si faceva lamentare, quindi abbiamo esagerato e mezzi ubriachelli siamo tornati a casa finendo lì la nostra giornata.

 

GIOVEDÌ 21 SETTEMBRE

Dopo la nostra tipica colazione anglo americana al River’s End Cafè (ottima e abbondante, a detta di molti la migliore della città) che è il posto dove si prenotano le escursioni in barca per il canyon, ci siamo diretti verso l’ Upper Antelope canyon… il nostro tour prenotato in Italia (va fatto assolutamente, il rischio di rimanere a terra è altissimo) con Antelope Photo tour. Non è stato facile da rintracciare la loro sede, e alla fine, una volta arrivati abbiamo aspettato una mezz’ora prima di cominciare questa fantastica gitarella in uno dei posti più belli del nostro tour americano.

La giornata era molto ventilata quindi precauzioni sia per viso (cappelli sciarpe occhiali ecc) che per macchine fotografiche. Saliamo su un furgone militare e facciamo mezz’ora di strada prima di raggiungere il canyon. Purtroppo la visita era in comunione con altri tour operator di conseguenza sarà tutto il tempo un cercare di rubare attimi e tempo su zone sgombre di persone. Malgrado tutto la vista è mozzafiato e la nostra guida molto brava nel farci cogliere scorci che non avremmo potuto mai cogliere da soli; un posto a dir poco stupendo colori e forme da lasciare senza fiato. Il tour dura in tutto un’ora e mezza circa, una volta finito ci dirigiamo verso Penguitch e prima ancora Bryce Canyon, per la serie solo altre 4 ore di macchina. Anche questa strada è molto bella con panorami che si aprono e chiudono di una intensità pazzesca. E proprio mentre ci godiamo queste meraviglie della natura con la nostra bellissima Jeep Renagade che avviene l’irreparabile… ossia si schiaccia un po’ di più sull’acceleratore per la strada finalmente sgombra (per un lungo tratto mono corsia a senso di marcia) a qualche miglio dalla deviazione per il Bryce Canyon, e una pattuglia dello sceriffo della contea di Penguitch, furbamente e meschinamente nascosto dall’altro senso di marcia, si accorge della nostra violazione e si lancia all’inseguimento dei nostri due eroi assolutamente ignari dell’accaduto. Ci fermano (si resta in macchina senza fare movimenti bruschi) e dopo i loro dovuti controlli ritorna con la sentenza di una multa di soli 200$ anziché 400$ per il limite superato (era 65 mph andavamo a 91, ma ce lo ha ridotto a 85 per farci rientrare nell’altra fascia di multa). Un signore…! Un po’ in paranoia per l’accaduto ma comunque pensandola come facente parte del viaggio, ci siamo diretti verso il Bryce Canyon. Arrivati all'”anfiteatro” con la macchina, non potevamo credere ai nostri occhi. Bellissimo, stupendo, meraviglioso. Se non lo vedi di persona non puoi capire. Ci siamo fatti una piccola scarpinata verso il basso, visto che siamo giunti al tramonto, dove si sono potuti osservare alberi alti quanto quei grossi monoliti. Mostruoso. Forse il parco più bello visto finora. Ci siamo goduti il paesaggio fino al buio e poi ci siamo diretti verso Penguitch per il nostro nuovo alloggio. Dopo aver preso la stanza ci siamo diretti verso la Cowboy Smoke House (carne ottima malgrado una presentazione non proprio da stella Michelin). Finito di mangiare avremmo avuto voglia di un’altra birra altrove, ma in questi paesi alle 23 tutto chiude e quindi a nanna pensando a come e se pagare la multa il giorno dopo… ziocantante!

VENERDÌ 22 SETTEMBRE

Sveglia di buon mattino e dopo la colazione e il check out ci siamo fatti un giro sulla via principale fermandoci in due shop caratteristici, con all’interno i negozianti vestiti in stile far west e sono convinto non lo facessero per questioni di marketing. Nel secondo shop c’è stato un curioso incontro col proprietario che ha esordito dicendo di essere cresciuto con una canzone italiana (tradotta in inglese) di cui non ricordava nulla se non il titolo tipo Fascinating o roba del genere. Ci mettiamo d’impegno su youtube e dopo vari tentativi riusciamo a scovarla. Era Fascination di Achillle Togliani, dopo averla fatta ascoltare con uno sguardo ovviamente trasognante, ci ha rivelato esser stato un sindaco della città per non ricordo quanti anni, quindi un personaggio importante a cui ci è (ovviamente) venuto di chiedere lumi sulla multa e sul come e se pagarla. Anche lui ci ha detto che il non pagarla avrebbe potuto funzionare solo se non si sarebbe più tornato in America, quindi si è propeso di pagarla e dopo averci dato le indicazioni ci siamo recati alla Corte del giudice di pace di Penguitch dove abbiamo assolto ai nostri doveri da bravi cittadini del mondo. Niente sconti e niente soprusi. Just Justice.

Fatto questo ci siamo diretti verso Las Vegas e dopo 4 ore di auto siamo arrivati al Gold and Silver Pawn, ossia i negozio del programma “Affari di Famiglia”. Carino con all’interno il mondo, anche se me lo aspettavo più grande; molti gadget legati alla trasmissione, non del tutto a buon mercato, ma si sa nella terra del peccato tutto è lecito tutto è regolato. Di loro ovviamente nessuna traccia se non un cartonato di Rick, vabbè si sapeva ma va bene uguale, comunque per gli smanettoni una tappa da effettuare. Usciti dal negozio abbiamo fatto un giro sulla stessa strada dove c’erano altri banchi dei pegni e negozi delle pulci oltre alla White Chappel per un matrimonio lampo, che proprio lampo non è, visto che ci vogliono 4-5 ore fra autorizzazioni e preparativi alla modica (e parlo seriamente) cifra di 200 dollari. Optiamo per desistere e finalmente ci dirigiamo verso l’Ellis Island Hotel, dove dopo aver effettuato il check in ci viene fatto notare che dietro di noi ci fossero delle pillole per terra (credendo fossero nostre) in una bustina di plastica e divise in quartini… Paura e delirio e Las Vegas. Propendiamo per farci prima un bagno in piscina ma era completamente in ombra e comunque molto più piccola rispetto a quella del Circus Circus, quindi un mezzo pacco, allora ci vestiamo di tutto punto e ci dirigiamo verso lo strip, verso nuove e incredibili avventure. Shopping, hamburger, donne vogliose e altro ancora. Questa è Las Vegas. Ci fermiamo al Virgil’s Real Barbeque, vicino la ruota panoramica, dove ci viene offerto un hamburger emozionante e una volta in forza visitiamo il Flamingo, il Venetian e vediamo lo spettacolo delle fontane del Bellagio (meraviglioso), tutto è superlativo. Tranne la descrizione avuta finora da guide e forum sulle cameriere che venivano descritte come giovani aitanti e provocanti… ecco forse lo erano state una ventina di anni fa, ma quando alla fine ci siamo diretti al Planet Hollywood la descrizione delle croupier in guepierre era tutt’altro che errata; delle veneri bendate per traghettarti verso l’oblio del gioco d’azzardo… e noi ci siamo obliterati (almeno io)! Dopo aver recuperato i soldi investiti e aver terminato la serata con lo score pari a zero abbiamo optato per tornare in albergo e porre fine alla nostra notte di giubilo.

SABATO 23 SETTEMBRE

Facciamo colazione in albergo. Questa è bella perché bisogna uscire dalla struttura e passare attraverso il casinò dove ovviamente c’era gente che forse non si era mai mossa di lì dalla sera prima. Facciamo i bagagli e ci prepariamo ad affrontare la Death Valley come punto di passaggio per arrivare a Los Angeles. Prima di uscire dalla città Las Vegas continua a regalarci emozioni facendoci passare prima da New York e poi dal Cairo, che posto spettacolare. Un’ora e mezza per raggiungere lo Zabriskie Point. Tutto è bellissimo, un’altra esperienza da brividi, ma francamente non mi sento di consigliarla per la strada che si fa. Troppa per andare a Los Angeles serviranno altre 5-6 ore e non ne vale la pena soprattutto dopo aver visto la quantità di parchi vista finora. La strada più breve è quella che porta a Shoshone (probabilmente la location che ha ispirato Morricone in una delle sue più famose colonne sonore), noi ovviamente facciamo un’altra, ma comunque il tempo è tanto e per quanto bella e eterogenea (attraversi anche un deserto di sabbia), a mio pare non ne vale la pena. Arriviamo a Covina (Los Angeles County) alle 21 dopo 10 ore di macchina stremati. Lo stare a casa dei nostri amici e il chiacchierare con loro ci fa riprendere e dà la forza per affrontare un’altra ora di auto per andare sul Sunset Blv. a ballare all’Echos. Posto troppo figo e underground con gente di tutti i tipi. Torniamo a casa veramente stanchi alle 3 di notte con un’altra ora di auto, ma contenti per la serata appena passata.

DOMENICA 24 SETTEMBRE

Sveglia tarda, colazione da Mollie’s (posto troppo figo, americano 100% dove si mangia veramente bene) e mare, d’altronde è domenica e le buone tradizioni le si devono esportare anche all’estero. Peccato che probabilmente erano già state esportate decenni prima perché ci ritroviamo imbottigliati nel traffico manco fossimo il 15 agosto a Riccione. Arrivati a Santa Monica parcheggiamo e paghiamo tramite carta di credito a un parchimetro (ogni posto ha il proprio parchimetro fateci caso, noi non lo sapevamo) a una cifra di due dollari l’ora, e ci dirigiamo verso il Pier 54 (Pier indica il Molo) con Luna Park annesso e connesso. Ci facciamo un giro sulla spiaggia, assaggiamo il mare ma senza farci il bagno, l’acqua non è proprio caldissima, prendiamo un po’ di sole e ci spostiamo dall’altra parte del molo dove finalmente vediamo quello che abbiamo sempre visto nei film. Palestre vere e proprie sulla spiaggia, esercizi pirotecnici e palestrati di tutto il mondo alle prese con i loro esercizi. Si respira un’atmosfera magica, bella! Ovviamente in tutta la città (figurarsi nelle vicinanze della spiaggia) ci sono le piste ciclabili, ma questa è un’altra storia. Da Santa Monica ci spostiamo di 4 km e ci dirigiamo verso Venice Beach da molti considerata la meta marittima della trasgressione per antonomasia. Arrivati, ancora in macchina, veniamo avvolti da un profumo di marjuana (ormai legale in California) e dal suono morbido e solare della musica reggae. Cerchiamo un posto e dopo vari giri, essendo domenica, lo troviamo ad un paio di isolati nel parcheggio privato di una palestra completamente gratuito. Andiamo verso la dance hall che era una festa pro-marjuana (grass party) con un ingresso di 5$ a testa compreso di birra. Ottimo, finora un prezzo così non si era mai visto. Passiamo un po’ di tempo nel party; è troppo bello e l’atmosfera è estremamente familiare e rilassante, con la polizia a sorvegliare che pareva facesse parte della festa. Usciti da lì ci dirigiamo verso la spiaggia dove ci ritroviamo nel bel mezzo del ritmo più tribale mai sentito. È cominciato il saluto al sole che tramonta. Anche qui ce ne abbiamo di tutti i tipi. Donne serpente, santoni Aztechi e freak d’altri tempi. Facciamo poi un giro sul lungomare dove ci sono negozi di vario genere soprattutto souvenir di magliette dedicate a Venice Beach con Arnold Schwarzenegger a fare da sfondo. Da Venice beach ci dirigiamo verso le 10 alla Viper Room sul Sunset Blv. Dove per la serata è previsto un concerto hard rock con una formazione tutta al femminile. Concerto carino, non troppa gente ma acustica da urlo. Birre un po’ care e cocktail… pure… circa 10$ cadauno. Verso mezzanotte ci dirigiamo verso Covina, la festa per oggi è finita.

LUNEDÌ 25 SETTEMBRE

Verso le 12 partiamo per Hollywood e la Walk of fame. Sia una cosa che l’altra sono carine ma veramente niente di che. Soprattutto la seconda pare una cosa fatta giusto per fare, potrebbe essere una strada qualunque nel mondo. 0 sfarzi, 0 importanza. Una delusione, da lì ci dirigiamo verso l’Abeaba Music, e qui la delusione va via soprattutto per un appassionato di musica. Enorme, fornitissimo bellissimo, unica pecca, purtroppo non ci sono molti dischi rari da collezione il che un po’ mi urta, ma riesco comunque a spendere soldi.

Torniamo verso la macchina che avevamo parcheggiato vicino ad un set cinematografico in strada, e partiamo alla volta di Beverly Hills e della mitica Rodeo Drive. Le ville si fanno fatica a vedere dall’esterno, ovviamente quindi anche questa cosa è bocciata, e arrivati sulla Rodeo Dr. parcheggiamo comodamente a 2$ l’ora e facciamo un giro giusto per capire di che si parla. Effettivamente è l’unica strada che ha un senso camminare a Los Angeles, ma ovviamente è per pochi eletti, o comunque per gente che fa della grandi marche il proprio credo e non è il nostro caso. Si parte quindi alla volta del quartiere di Silver Lake, per quello che qualcuno ha definito erroneamente e anche offensivamente la Willensbourg (quartiere hippy di New York) di Los Angeles. Un’altra mezza delusione, c’è un negozio ogni morto di papa e vari pub/ristoranti in uno dei quali decidiamo di sederci, il Mixed co., per mangiarci una pizza. Oltre al costo esoso della pizza che già sapevamo (perlomeno non era brutta ed è l’unica cosa che ci manca quando andiamo all’estero) ci viene voglia di un bicchiere di vino locale. 15$, ecco traete voi le vostre conclusioni, soprattutto perché non si parlava di un Sassicaia del ‘93.

 

MARTEDÌ 26 SETTEMBRE

Non sapendo che pesci prendere e avendo capito (proprio come si sospettava) che Los Angeles è una città eccessivamente dispendiosa, grande e dispersiva, optiamo per un giro agli Universal Studios. Non volevamo andarci, ma entrando siamo tornati indietro di 20 anni. Solo che: l’ingresso costa 120$ a testa, se prenoti su internet paghi 105 (e noi lo abbiamo fatto direttamente dal parcheggio), e il parcheggio costa 25$ (a prescindere dal biglietto). Una volta entrati ti godi la giornata e siamo stati fortunati, visto che non c’era praticamente gente per fare la fila. Le code di esaurivano al max in 15 minuti, ma qualunque cosa si volesse compare negli shop dedicati costava un tot. Dalle birre da Moe’s (Simpson) a 10$ ai gadget delle loro scenografie a tema con prezzi variabili ma comunque cari. Per la serie si rischia di spendere 200$ a testa e francamente per quanto sia tutto una figata pazzesca (anche il giro per gli Studios è molto interessante) francamente non mi sento di consigliarla, però è un puro gusto personale, i parchi gioco mi piacciono, ma anche no. Le giostre sono superlative, ma alla fine farai fatica a farle tutte e per una questione di tempo e di ozio che ovviamente vuoi concederti. Usciamo da qui verso le 20 e ci dirigiamo verso il Sunset per cenare e finalmente passare una serata al Wiskey a go go (che non avevamo notato essere praticamente di fronte alla Viper room). Solo entrare in questo posto dà i brividi e quando ti avvicini al bancone e vedi le foto originali scattate a Jim Morrison, Alice Cooper e Slash (che praticamente pare un habitué), ti mette di fronte alla leggenda. Quella sera, un noioso martedì sera si alterneranno una trentina di musicisti, tutti tournisti o facenti parte di band di altissimo livello. La serata è entusiasmante soprattutto la carica che vedi sul palco. Che bello. Straconsigliato. Torniamo verso casa con un bagaglio musicale straordinario e con le nostre orecchie appagate per quanto ascoltato.

 

MERCOLEDÌ 27 SETTEMBRE

Sveglia con comodo e si parte verso Carmel-by-the-sea. Avevamo intenzione di prendere la Highway 1 quella che passa sulla costa, ma francamente avremmo allungato di un bel po’(l’avremmo fatta una volta arrivati a Carmel, per andare a visitare Pfiffer beach, non fosse stato per una inibizione della strada dovuta a lavori di ristrutturazione, ma alla fine meglio perché comunque ci sarebbe voluta un’ora di auto) quindi si è propesi di fare la strada interna che ti fa fare un pezzo nel Big Sur e un pezzo nella campagna vinicola californiana. Dopo 5 ore e mezza arriviamo a Carmel. Che dire…Unica! Praticamente una città in una foresta a ridosso del mare. Se conoscete un altro posto del genere fatemi sapere. Lasciamo le valigie nel nostro albergo, molto bello con piscina a ridosso della main street, e ci spostiamo verso il mare; nello sbagliare strada, ci ritroviamo in intere vie immerse nel verde, con alberi che rasentano le abitazioni, quasi come se le case fossero state costruite senza voler intaccare il corso della natura, ad incastro negli alberi. Troppo, troppo bello. Arrivati in spiaggia ci troviamo di fronte uno spettacolo straordinario abbellito dal tramonto; meravigliosa, larga con sabbia dorata e un profumo che ti entra in testa. Straconsigliato. Ci godiamo il tramonto, facciamo un giretto e torniamo in albergo per poi uscire per cena. Una volta usciti col buio ci rendiamo conto che non ci sono luci per strada né tantomeno i semafori. La città è illuminata dalle luci delle case ed è di una bellezza disarmante. Ci fermiamo a mangiare al A.W. Shucks Cocktail & Oyster Bar dove si credeva di dover essere spennati (visti i prezzi degli altri ristornati) invece ha prezzi nella norma se non fosse per i cicchetti, che in Italia (almeno del sud) di solito li omaggiano, qui invece un normale mezcal è costato 12$, comunque straconsigliato, bella atmosfera e ovviamente cibo e birra artigianale da urlo.

 

GIOVEDÌ 28 SETTEMBRE

Dopo una lauta colazione gentilmente offerta dall’albergo facciamo un giro per la città e notiamo che le strade hanno solamente ristoranti e gallerie d’arte in una delle quali entriamo incuriositi e la proprietaria, soltanto per la nostra curiosità stava quasi per incartare il quadro a cui eravamo interessati. Salutiamo Carmel lasciandola con un pizzico di rammarico visto che avrebbe meritato un soggiorno più lungo, e prendiamo la macchina dirigendoci verso Mariposa per visitare lo Yosemite Park. Arriviamo nella ridente cittadina dopo 3 ore di auto quindi alle 15 circa, ma francamente abbiamo fatto così tanti km e farne altrettanti per visitare la nostra meta, che sarebbe stata Mono Lake, avrebbe significato tornare in albergo verso le 22 circa, non ci è proprio parso il caso, anche perché la stanchezza comincia a farsi sentire. Ci svegliamo forzatamente verso le 19 ci informiamo sulla strada e il percorso per andare verso la nostra meta e ci viene riferito che il giorno precedente e quello stesso giorno c’erano stati dei crolli lungo la strada in cui erano morte delle persone, quindi per quella giornata il passaggio era stato interdetto, ma il l’indomani sarebbe stato riaperto. Un po’ pensierosi ci facciamo un giro sulla main street (10 min) dopodiché decidiamo di fermarci a mangiare al Gold coin Bar & Tavern, (ottimo anche questo) e di andare a letto presto visto che la giornata che ci aspettava sarebbe stata interamente in auto (3 ore per il Mono Lake, più 5 dal Mono Lake a San Francisco senza considerare le soste).

 

VENERDÌ 29 SETTEMBRE

Sveglia alle 6.30 naturalmente e dopo una colazione al bar di fronte il motel, ci dirigiamo con il nostro fantastico pass verso lo Yosemite Park direzione Mono Lake. Anche in questo caso lo scenario è disarmante, completamente diverso da quelli visti finora. Lo Yosemite nasconde delle preziosità paesaggistiche che solo attraversandolo e fermandosi si possono scoprire e godere in pieno. A metà percorso ci fermiamo per una sosta strategica e una scarpinata in un bosco di sequoie giganti. Una mezz’ora di percorso a tratta per vedere queste meraviglie della natura (e non è il Sequoia National park). Anche gli alberi che ci sembravano enormi, al loro confronto sembrano dei ramoscelli. I loro rami sembrano alberi in bilico ma ben saldi nel loro planare. Ritorniamo alla macchina e dopo un’ora e mezza con soste varie ed eventuali raggiungiamo la nostra meta che a giudicare dalle foto e racconti presenti sul web pare esser messa lì dai marziani. Purtroppo la delusione è palpabile. È un lago come un altro con solo alcune concrezioni di tufo (che sono quelle che tutti fotografano) solo su un lato e su un determinato piccolo spazio. Ci aspettavamo la luna, ci siamo trovati di fronte ad un semplice bel lago. SCONSIGLIATISSIMO! Per la strada che si fa e per le aspettative create, (non voglio essere volgare potrei offendere tutti i cretini i presenti sul web, ma non è nel mio stile) lo eviterei.

Prendiamo direzione San Francisco e anche qui le bestemmie potrebbero farsi sentire anche in Cina, perché ci consigliano un’altra strada, la famigerata 108 (diversa da quella dell’andata), che in effetti sarebbe la cosa più logica da fare se non fosse che pare di stare sulle montagne russe. Quasi 150km di curve dossi e zig zag. Diciamo che se si soffre il mal d’auto non è il percorso migliore ecco. Finalmente usciamo da questo dedalo, preso di mira dai Marines per le loro esercitazioni. Arriviamo alle porte di San Francisco verso le 19. La città si presenta bellissima, con i suoi ponti e i suoi grattacieli, ma al contrario di Los Angeles pare congestionata dal traffico, e in effetti lo è. Conta 700 mila persone e durante il giorno quadruplica la popolazione, quindi potete immaginare cosa succede negli orari lavorativi. Arriviamo al nostro alloggio scelto su airbnb, camera pulita, non molto spaziosa e la proprietaria ci suggerisce di parcheggiare la macchina e di utilizzare Uber per gli spostamenti cittadini. Consiglio opportuno e giustissimo visto che non ci sono praticamente parcheggi liberi in tutta la città. Altro accorgimento quello di togliere tutto quello che c’è in auto, visto che sono frequenti (e purtroppo visti da vicino – non noi) atti vandalici per rubare anche minuterie senza valore. Usciamo e ci dirigiamo verso il quartiere gay di Castro. Ci facciamo lasciare al castro theatre e da lì cominciamo la nostra prima serata san franciscana. Cena in un ottimo ristorante, il cafè Mystique cucina iraniana, chiacchiere con un artista di strada da cui cerchiamo di comprare un quadro (la trattativa non va a buon fine) e poi in giro per locali spostandoci fino al Mission District. finalmente a piedi e in una città molto alla portata, sia per dimensioni che per estetica. La prima impressione è fantastica. La serata la chiudiamo con sepolcri di vari locali e la consapevolezza che il meglio dovrà ancora venire.

SABATO 30 SETTEMBRE

Ci dirigiamo verso Lombard Street, per affrontare la discesa più ripida e a zig zag dell’intero pianeta. È sabato e quindi la zona non è off limits, una volta arrivati è troppo figo, anche se non essendo così scoscesa, non riesci a vedere il percorso tracciato dalle aiuole di fiori più famosa al mondo, né tantomeno a fotografarla in maniera adeguata. Parcheggiamo e facciamo colazione a base di pizza dopodiché ci dirigiamo verso il Museo di scienze naturali. Immerso in un parco che sarà grande quando la mia città, ma essendo le 17 non ce lo permettono perché stanno chiudendo, quindi da lì ci spostiamo sulla Haight dove il navigatore ci indica un tot. di negozi di dischi. La Haight street è probabilmente la strada più importante di San Francisco, l’incrocio con Ashbury segna il punto esatto da cui è nato il movimento hippy che ha stravolto l’idea e l’immagine della musica dagli anni ’60 in poi. Nel mezzo del cammin di nostra strada, facciamo un happy hour al Club Deluxe, uno dei più rinomati jazz club della città. Musica tutti i giorni con gruppi fissi di altissima qualità. Non si mangia ma si beve di qualità. La musica c’è durante l’happy hour e le birre costano la metà (5$), qui facciamo la nostra prima conoscenza con un tizio di nome Stanislao che ci traghetterà verso la prima vera serata da conoscitore della città. Lui e la compagna due persone stupende allegre e spensierate, malgrado non più giovanissime, il che ti fa pensare a come si vive male nel nostro paese. Passiamo la serata con loro, e dopo aver cenato al Magnolia Gastropub and Brewery con degli ottimi hamburger e birre prodotte da loro stessi medesimi, ci hanno invitato prima a casa loro e poi ci siamo diretti a Castro per andare a ballare al Q Bar, un locale gay (più lesbo) dove abbiamo passato una “eccessiva” serata.

DOMENICA 01 OTTOBRE

Ci dirigiamo verso l’aeroporto per lasciare la macchina con un chilometraggio di 17920 miglia (17920-14693=3227 pari a 5195,47 km) – (è stata una cazzata, perché ci si è persa una mezza giornata, quindi se proprio la lasciate prima di partire cercate un autonoleggio in città), dopo di che prendiamo il Bart (il treno/metro cittadino) e scendiamo a Mission st. e da lì ci dirigiamo verso Castro (ci siamo affezionati) dove c’è una festa di quartiere. Arrivati a Castro l’atmosfera è fenomenale, colorata, amichevole trasgressiva. Uomini vestiti in ogni modo (quando si è fortunati) che vivono la loro festa, bancarelle di ogni tipo e spettacoli di danza dal sapore transgender. Verso le 17 ci dirigiamo verso la Haight st. e poi sentiamo i nostri amici per andare a mangiare italiano (loro richiesta) Il Delfina Restaurant, uno dei ristoranti italiani più buoni anche d’Italia. Assolutamente consigliato. Il prezzo è ovviamente alto ma la qualità è veramente superiore. Dopo ci facciamo una birretta in locale vicino e poi prendiamo un Uber tutti insieme per un ritorno a casa.

 

LUNEDÌ 02 OTTOBRE

È la giornata dedicata a Chinatown, posto per me importantissimo e pregno di significato legato al film di John Carpenter. Ci andiamo con un bus cittadino, lento ma estremamente piacevole che già ci traspone in una atmosfera che nulla ha a che vedere col la west coast californiana. Arrivati ci fermiamo per fare colazione in un ristorante tipico ed è talmente tipico che quasi facciamo fatica a parlare inglese. È tutto scritto in cinese, la clientela è solo cinese, che parla cinese, legge giornali cinesi e si comporta da cinese nella madre patria. Semplicemente pazzesco.

Facciamo un giro per la via della Dragon Gate, con shopping annesso e connesso (per la cronaca è la zona migliore dove fare acquisti sotto il profilo economico), e da lì ci spostiamo verso Fisherman Wharf; nel tragitto andiamo verso 101 music (un negozio di dischi) e trovandolo chiuso non facciamo in tempo a lamentarci che proprio di fronte ne troviamo un altro con all’interno il mondo… da rullanti a giradischi, da lampade a giocattoli, fino nella stanza sotterranea dove pare ci siano circa 50.000 LP… Ovviamente quasi tutto alla rinfusa, per fortuna il proprietario mi dice che di rock c’è poco, consigliandomi 101 music per l’indomani. Ci spostiamo quindi verso la nostra meta, che non è proprio alla portata, ma visti i migliaia di km fatti in auto, una passeggiata ci fa solo bene. Una volta arrivati ci avviamo verso Pier 39 per vedere le foche monache che si spiaggiano sui trabiccoli. È uno spettacolo grandioso. Da lì torniamo verso China Town e chiedendo in giro ci fermiamo a Tuperlo per una fantastica serata live con una jam session R’n’b da far paura (anche cibo e birre ottimo ed a prezzi concorrenziali). Poi con Uber torniamo a casa soddisfatti.

MARTEDÌ 03 OTTOBRE

Ci facciamo accompagnare dal solito Uber al Palace of Fine Arts Theatre (Palazzo delle belle arti) una costruzione in stile neo romano con tanto di piscina abitata da pesci e anatre. Da qui ci muoviamo in direzione Fisherman Wharf per poter prendere finalmente la Cable Car. Arrivati alla fermata principale aspettiamo circa ¾ d’ora per poter salire ed effettuare il nostro giro a soli 7$ a testa. Devo dire che ne vale la pena; ovviamente scegliamo di fermarci sulla parte esterna (altrimenti che ebrezza sarebbe) e scendiamo al capolinea della corsa singola ossia Union Square. Finalmente vediamo il cuore finanziario della città con grattacieli annessi. Ci fermiamo a mangiare al Tad’s Steakhouse, solo a vederla la carne si tagliava da sola, ottima 100%. Ci spostiamo alla ricerca di alcune gallerie d’arte presenti da quelle parti, ma non ci va bene sia per chiusure momentanee sia per sold out imprevisti; ci spostiamo verso 101 music ripassando per China Town. 101 è un altro posto da vedere a prescindere. Memorabilia e cianfrusaglia manco fossimo in un museo d’arte musicale andiamo poi a mangiare a Delfina pizzeria. Anche in questo caso la qualità è molto alta, ma non ai livelli del ristorante. Usciti di lì ci dirigiamo a piedi su Fillmore st., verso la Boom Boom Room uno dei locali più quotati per quanto riguarda i live in S.F., dove in serata c’è una jam session rock che incomincia con un pezzo dalle venature zappiane. Anche qui acustica e scenografia da fare invidia ai teatri, con i musicisti con un livello professionale estremamente elevato. L’ultima serata non poteva che chiudersi nel migliore dei modi.

MERCOLEDÌ 04 OTTOBRE

Prendiamo un Uber fino a Haight st. direzione Ameaba Music. Il negozio è qualcosa di straordinario. Tutto questo spazio legato alla musica non si è mai visto. Mi perdo nella mia passione. Raggiungo poi la mia metà e ci godiamo la strada che ha fatto nascere il movimento Hippy, la stagione dell’amore (che quest’anno compie 50 anni) la psichedelia, il garage. Tutto è nato qui, in questa strada dove fra l’altro c’era il quartier generale del Gratefull Dead. Mangiamo al Martin Macks (ottima birra e hamburger). Torniamo a casa facciamo i bagagli e prendiamo un Uber per l’aeroporto, ovviamente l’ultimo aneddoto ce lo regala il primo autista che viene con una simil smart e che pensa anche di farci entrare con comodo… Ne chiamiamo un altro e alle 18 siamo in aeroporto giusto due ore prima della partenza del nostro. Senza problemi effettuiamo check in e controlli e ci dirigiamo verso il nostro volo. Ovviamente essendo la Airberlin in fallimento la parte audio/video non funziona, ma affronteremo la notte e il film che ci girerà in testa sarà quello passato negli ultimi 18 giorni, con il nostro sogno americano finalmente avverato e ripagato in ogni sua aspettativa. Arriveremo alle 20 del giorno 05 ottobre a mezzanotte a Roma e prenderemo un bus per la nostra città. Totale 25 ore di viaggio. Non proprio una passeggiata di salute, ma va bene, se non fosse per il fuso orario che ci è durato per più di una settimana.

Un altro viaggio è stato archiviato e ci prepariamo al prossimo, sempre verso nuove e incredibili avventure.



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