Il triangolo dell’est

NEW YORK – CASCATE DEL NIAGARA – TORONTO - WASHINGTON – PHILADELPHIA 14 OTTOBRE – 21 OTTOBRE 2000 La partenza è fissata per il giorno 14 Ottobre ore 6 del mattino circa dal nuovo Terminal di Malpensa 2000. Partiamo da casa quando è ancora notte fonda e poiché a quell’ora l’autostrada è deserta arriviamo con un netto anticipo...
Scritto da: uini
il triangolo dell'est
Partenza il: 14/10/2000
Ritorno il: 21/10/2000
Viaggiatori: in coppia
NEW YORK – CASCATE DEL NIAGARA – TORONTO – WASHINGTON – PHILADELPHIA 14 OTTOBRE – 21 OTTOBRE 2000 La partenza è fissata per il giorno 14 Ottobre ore 6 del mattino circa dal nuovo Terminal di Malpensa 2000.

Partiamo da casa quando è ancora notte fonda e poiché a quell’ora l’autostrada è deserta arriviamo con un netto anticipo sulla tabella di marcia.

Classica attesa stressante sui divanetti dell’aeroporto ed ecco che si illumina il terminale della British.

L’imbarco è piuttosto angosciante perché ci capita subito l’operatrice più impedita, ma dopo varie peripezie finalmente voliamo verso Manchester.

Non appena mettiamo piede nel suddetto aeroporto, gli altoparlanti annunciano a gran voce i nostri nomi invitandoci a rivolgerci al Customer Satisfaction.

Con la tachicardia ai massimi livelli (praticamente sull’orlo dell’infarto) raggiungiamo lo sportello indicatoci e, fortunatamente, scopriamo che si tratta di un problema “tecnico” di registrazione dei nomi.

Finalmente ripartiamo : meta finale NEW YORK (circa 7ore di volo).

A parte il freddo polare, il viaggio fila a meraviglia e, tra uno spuntino e l’altro , riusciamo anche ad appisolarci.

Ore 12 (ora locale) : atterriamo al mitico JFK (solo 9 Terminal di aeroporto !).

In men che non si dica le valigie vengono scaricate e ci precipitiamo all’assalto di un taxi giallo che ci condurrà all’Hotel Radisson a Manhattan.

Fa indubbiamente caldo, siamo stanchi e il fuso orario si fa sentire.

Ne approfittano subito il taxista e il portiere dell’albergo: in mezz’ora riusciamo a spendere Lit. 100.000 tra taxi e mance varie.

Benvenuti nella Grande Mela (N.B. Questo è solo l’inizio!) Non ci perdiamo d’animo e, dopo aver depositato i bagagli, usciamo ad esplorare questa meravigliosa metropoli unica al mondo.

Prima tappa in assoluto : ricerca del mitico Hard Rock Cafè.

Dopo l’acquisto di rito, ovvero le classiche t-shirts bianche, decidiamo di sederci ad un tavolo e consumare il nostro primo pranzo (o cena dipende dal fuso) a New York.

Giudizio complessivo piuttosto negativo : la Caesar Salad è assolutamente insapore e il panino è simile ad una mattonella.

Proseguiamo il nostro tour nei dintorni della Fifth Avenue sino a quando la stanchezza ha il sopravvento e decidiamo di rientrare in albergo (sono circa le 7 di sera)..

Ci addormentiamo come sassi ma alle 3 di notte siamo arzilli e pimpanti, pronti per iniziare una nuova giornata.

Chi riesce più a dormire (in Italia sono già le 9 del mattino)? Se solo spegnessero le luci del grattacielo di fronte … che inutile spreco di energia ! Teniamo duro fino alle 6, dopodiché ci prepariamo ed usciamo.

E’ piuttosto presto considerando che si tratta di una domenica mattina. I newyorkesi sono ancora tutti a letto e la città così vuota è ancora più affascinante.

Iniziamo a percorrere la Fifth Avenue in direzione Sud e incontriamo quasi subito l’Empire State Building, la cui punta sembra voler bucare il cielo azzurro e terso.

Per colazione ci fermiamo da Xando e qui ci viene offerto un tè bollente nei tipici bicchieroni di carta con rinforzo anti-ustione per le mani.

Dopo esserci rifocillati con deliziosi muffins ripieni di marmellata riprendiamo il cammino e rimaniamo stupiti dalla stranezza del Flatiron, il famoso palazzo a forma di ferro da stiro che un tempo era il più alto del mondo.

La città si sta svegliando. Le automobili, i taxi e gli autobus cominciano a circolare ed ovunque si sentono clacson arrabbiati . Nonostante i rumori e la confusione gli scoiattoli saltano allegri nei vari angoli verdi, incuranti di ciò che li circonda.

Tutto è così affascinante: i suoni, le dimensioni, i colori … è proprio un mondo a sé ma una volta nella vita vale sicuramente la pena di tuffarcisi in mezzo.

Ciò che comunque non dimenticheremo mai di questa giornata è indubbiamente Chinatown.

E’ difficile riuscire ad esprimere a parole l’atmosfera coinvolgente ed eccitante che caratterizza questo atipico quartiere. E’ come se con il teletrasporto ti trovassi improvvisamente catapultato in un mondo a parte che non ha nulla da spartire con la Grande Mela.

Ad ogni angolo sbucano negozietti sporchissimi che espongono le loro più svariate mercanzie : vegetali stranissimi come topinambur , zenzero ed altri prodotti ricercati, pesci essiccati molto simili a serpenti rigorosamente esposti in bella vista alle vetrine, molluschi disidratati pronti per la preparazione di saporiti brodini, strani polli di colore grigio ammassati in luride ceste, spezie, tuberi e chi più ne ha più ne metta.

La gente (ovviamente solo personaggi dagli occhi rigorosamente a mandorla) si affanna a contrattare e a comprare , indifferente ma allo stesso tempo un poco scocciata dalla presenza dei numerosi turisti che, come noi, non possono evitare di scattare foto e fare riprese con la telecamera.

Accanto a Chinatown si può ammirare Little Italy, una vera delusione al confronto. Nulla è rimasto a parte una gastronomia che vende ricotta e prodotti siciliani e qualche ristorante dal nome tipicamente meridionale.

Sempre diretti a Sud, attraversiamo il quartiere ebraico e non possiamo non fare un salto al famoso ristorante/paninoteca/salumeria nella quale hanno pranzato personaggi famosi tra i quali Bush e Clinton e nella quale è stata girata una famosa scena del film “Harry ti presento Sally”.

Arriviamo finalmente al Ponte di Brooklyn dal quale si gode una bellissima panoramica di New York. Siamo stanchissimi, le nostre gambe ormai non ci reggono più ma vogliamo percorrere il ponte almeno fino a metà per poter dire una volta a casa “ci siamo stati”.

Dopo Brooklyn è d’obbligo la tappa alle Torri Gemelle. Acquistiamo i biglietti per salire ma siamo scoraggiati dalla fila interminabile di turisti che hanno la nostra stessa intenzione e riusciamo a rivenderli ovviamente allo stesso prezzo.

Con le gambe ormai a pezzi percorriamo tutto il lungomare sino ad arrivare quasi di fronte alla Statua della Libertà.Ci accontentiamo di vederla da lontano. Non abbiamo nessuna voglia di prendere il battello anche perché tutti ci dicono che non ne vale la pena.

Ci arrendiamo alla nostra stanchezza e decidiamo di prendere la metropolitana (è sempre una nuova esperienza !).

Primo problema da affrontare : come e dove acquistare i biglietti ? Scendiamo ai binari e ci avviciniamo alle macchinette infernali.

Chiediamo informazioni e riusciamo ad acquistare una Metrocard dal valore di $5.

Secondo problema da affrontare : da che parte dobbiamo dirigerci ? La nostra preziosa guida rossa Thomas Cook ci svela immediatamente i segreti della Subway newyorkese che effettivamente e molto ben costruita ed organizzata.

Scendiamo nella zona del Green Village e, ancora a piedi, ci avventuriamo in questo quartiere frequentato da punk, metallari e nostalgici dei figli dei fiori con piercing in ogni parte del corpo e capelli allegramente colorati.

Ci riavviciniamo gradatamente alla Fifth Avenue.

Sopraffatti dalla fame ci catapultiamo in un McDonald’s e divoriamo panini e patatine.Facciamo un po’ di shopping e siamo attratti da un negozio in stile Body Shop che espone candele stranissime a forma di torte e pasticcini.

Rientriamo in albergo per una doccia e per la cena scegliamo il locale adiacente al Radisson dove la mancia ci verrà a costare più della cena stessa.

16 OTTOBRE Oggi iniziamo il nostro mitico mini tour (5 giorni/4 notti) Cascate del Niagara, Toronto, Washington e Philadelphia.

Mentre attendiamo, nella hall dell’albergo facciamo subito amicizia con una coppia di ultrasettantenni sudafricani di Cape Town. Che aggancio meraviglioso ! Sfodero il mio inglese e cerco di gettare le basi per il nostro tanto sospirato viaggio in Sudafrica ma il destino vuole che i due tipi vengano inseriti nel gruppo dei turisti di lingua inglese. Non li rivedremo più. Ci consoliamo con gli squisiti muffins ai frutti di bosco acquistati per $3 ciascuno (praticamente Lit 7.000 per una colazione a secco !).

Finalmente arriva anche la nostra guida e ci fanno salire sull’autobus della linea Academy Partiamo alla volta delle Cascate dopo aver fatto il giro dei vari alberghi per raccogliere il resto della comitiva.

L’arrivo è previsto in serata. La nostra guida è una colombiana di nome Rugiada mentre l’autista Rob è il classico ragazzone di colore alto 2 metri per 150 Kg di peso.

Dopo averci mostrato su una cartina striminzita il percorso, Rugiada stabilisce le regole fondamentali del tour : 1. sosta per la pipì ogni 2 ore 2. soste per il pranzo in qualche centro commerciale.

La tappa intermedia avviene al Museo del Vetro di Corning, niente da invidiare a Murano ovviamente.

Ne approfittiamo per fare conoscenza con il resto del gruppo.

I più schizzati sono Walter e Beatrice, una coppia di fiorentini in viaggio di nozze ai quali hanno perso anche i bagagli.

Si faranno una settimana con gli stessi vestiti ma non sembrano più di tanto preoccupati.

Ci sono poi la coppia di Catania, Francesco e Maria, con i quali scambieremo anche gli indirizzi, la coppia di Ferrara che ha girato il mondo, la coppia di Napoli in viaggio di nozze (lei è senza voce dalla nascita ma non smette mai di parlare. Verrà soprannominata “la Voce” e così via.

In serata arriviamo all’Holiday Inn di Niagara Falls (versante americano).

Rugiada ci annuncia una cena sulla famosa torre girevole con panoramica sulle cascate (versante canadese). Costo : $42 a cranio. Menu : petto di pollo con insalata.

Ci rifiutiamo categoricamente, ci armiamo di macchina fotografica e videocamera e in meno di 15 minuti arriviamo alla famosa torre dopo aver stoicamente varcato a piedi il confine tra Stati Uniti e Canada.

L’emozione è grande poiché dal ponte che separa i due stati è possibile ammirare le Cascate nel loro splendore notturno.

Saliamo in cima alla torre al prezzo di $6 a cranio, alla faccia di tutti gli altri.

Scopriamo che esistono ben due Hard Rock Cafè a Niagara Falls, uno per ogni versante e , poiché abbiamo solo dollari americani, ci fermiamo a mangiare in quello americano. Come locale non è male ed anche il cibo è passabile.

Andiamo a letto presto : domani sarà una giornata molto piena.

17 OTTOBRE Il ritrovo è fissato alle 7 nella hall dell’albergo.

Scendiamo un po’ prima per ustionarci la bocca e lo stomaco con il classico bicchierone di tè bollente. Partiamo e, ovviamente, piove a dirotto.

La prima fermata è la splendida città di Toronto.

Ha smesso di piovere ma il cielo è coperto dalle nuvole, così Rugiada ci consiglia di non salire sulla torre dello Skydom in quanto sarebbe inutile.

Così ci accontentiamo di fotografarla più in lungo che in largo, dopodiché ci trasferiamo in un posto stranissimo che viene definito dalla guida “la città sotterranea”. Per difendersi dal clima particolarmente rigido, gli abitanti di Toronto hanno pensato di coprire tutto con una cupola di vetro o plastica. Per intenderci : dal posto di lavoro possono tranquillamente raggiungere la Banca, la Posta, la Camera di Commercio, il bar, il ristorante o il supermercato senza dover uscire all’aperto o infilarsi il cappotto.

Davvero ingegnosi questi canadesi ! Addirittura esiste un enorme grattacielo, sede di una Banca, i cui vetri sono stati spruzzati di oro per trattenere meglio il calore.

La città è molto moderna e in ogni angolo puoi trovare un alce di cemento decorato da un artista del posto.

Ovviamente non poteva mancare la sosta di due ore in un enorme centro commerciale il cui piano terra è completamente invaso da piccoli “chiostri”che propongono le più svariate tipologie di cibo, dall’italiano al cinese all’inglese al messicano al tailandese al turco e chi più ne ha più ne metta.

Approfittiamo di questa sosta per andare alla ricerca dei due Hard Rock Cafès della città.

Scambiamo qualche spicciolo in panetteria e ci avventuriamo in metropolitana per raggiungere lo Skydom. Acquistiamo subito la t-shirt bianca e ci facciamo spiegare dalla commessa come raggiungere l’altra sede. Prendiamo di nuovo la metro, scendiamo alla fermata indicata ed acquistiamo l’altra t-shirt.

Missione compiuta ! Possiamo tornare al centro commerciale ed ingurgitare un panino al volo prima dell’arrivo dell’autobus che ci porterà alle Cascate.

Fortunatamente il tempo tiene e riusciamo a prendere il battello Maid of The Mist non prima di esserci infilati l’impermeabile azzurro compreso nel prezzo del biglietto.

Il battello ci porta vicinissimi alle rapide e, ovviamente, ci bagnamo in modo clamoroso dalla testa ai piedi ma ne vale sicuramente la pena. Riusciamo a fare qualche ripresa ma ci consigliano di tenere l’obiettivo riparato dall’acqua.

Consumiamo la vena sempre nel solito Hard Rock Cafè : ormai ci siamo affezionati, peccato che domani ripartiamo.

18 OTTOBRE L’appuntamento nella hall è sempre molto presto.

Classica ustionata con il bicchiere di tè e partenza per Washington DC.

Sarà la giornata più lunga in assoluto perché non scenderemo quasi mai dall’autobus se non per pranzare in un centro commerciale e per visitare uno spaccio Amish.

Dopo un leggero pranzo a base di pizza e macedonia visitiamo un tipico supermercato americano.

Le dimensioni dei prodotti esposti sono assolutamente incredibili : bidoni di pop corn e patatine, bottiglioni di Gatorade e bibite gassate coloratissime, confezioni abnormi di chewing gum e giuggiole e così via.

Acquistiamo qualche bottiglietta strana da esporre in cucina una volta tornati a casa e poi risaliamo sull’autobus.

La sosta nella terra degli Amish è sicuramente più interessante.

Gli Amish sono una sorta di setta che rifiuta apparentemente ogni contatto con il resto del mondo industrializzato e con la moderna tecnologia. Non vogliono l’elettricità, il telefono e la televisione.Vivono lavorando la terra e cibandosi dei prodotti che ne ricavano.

Tali prodotti vengono poi venduti nei tristi negozietti situati ai bordi dei loro villaggi. Acquistiamo un pacchetto di albicocche disidratate (proprio perché ne siamo quasi costretti).

Finalmente nel tardo pomeriggio arriviamo a Washington DC.

Tempo di scaricare i bagagli, mangiare i biscotti buonissimi offerti dall’hotel e fare una doccia ed eccoci di nuovo in autobus per un tour by night della città.

La prima tappa è la Stazione Centrale, un bellissimo edificio ristrutturato il cui intreno pullula di negozietti e ristoranti di ogni genere.

Al piano terra eccoci di nuovo nella “babilonia” dei chiostri che propongono i cibi più svariati (proprio come a Toronto). Da buoni italiani ci fermiamo al chiostro della pasta.

A fine pasto non può ovviamente mancare un gelato Hagen Dazs al tipico gusto argentino “dulce de leche”. Che miscuglio di nazionalità ! Riprendiamo il tour e riusciamo a vedere i monumenti più importanti come l’Obelisco, il Lincoln Memorial, il Campidoglio, la Casa Bianca e così via. Conosciamo meglio anche Rugiada la quale ci confessa di aver visitato Piacenza, la nostra città, e di essere stata colpita dalla statua del Bambino con la forma di Parmigiano tra le mani posta nella chiesa di Santa Maria di Campagna.

Probabilmente ha avuto delle visioni, comunque facciamo finta di niente. Dobbiamo tenercela buona per la faccenda degli Hard Rock Cafès.

19 OTTOBRE Poiché il nostro albergo è in via di ristrutturazione, la sveglia di stamattina è stata un martello pneumatico nelle orecchie alle ore 6. Adesso capiamo perché ieri al nostro arrivo ci hanno fatto trovare succhi di frutta e biscotti.

Usciamo a fare colazione e ci infiliamo in uno dei classici baretti americani con tre tavolini in croce che ti propinano il classico bicchierone di tè bollente oltre ai sempre squisiti muffins.

La giornata è interamente dedicata alla visita della città.

In mattinata visitiamo il Cimitero dei Kennedy, il Lincoln Memorial, The Mall, i monumenti alle varie guerre (Corea, Vietnam ecc.), il Campidoglio e la Casa Bianca. Quest’ultima rigorosamente dal retro e addirittura con una modernissima gru posta nel giardino. Ideale per scattare meravigliose foto.

Ci imbattiamo anche in un gruppo di rivoltosi colombiani o paraguayani veramente arrabbiati che urlano come pazzi sventolando la loro bandiera.

La nostra guida si chiama Annamaria ed è la copia esatta di Mrs Doubtfire.

E’americana sposata con un calabrese ed il suo italiano ha un accento tipicamente meridionale.

E’ simpatica ma, nonostante ciò, non riesce a spillarci neppure mezzo dollaro di mancia.

L’autobus ci “abbandona” davanti ai Musei Smithsoniani poiché il mitico autista Rob ha bucato e deve recarsi nello Stato adiacente ad un centro di assistenza.

Entriamo nel famoso Museo dello Spazio e dopo cinque minuti siamo già stufi di vedere aerei sospesi al soffitto e stanze di simulazione di volo, così proviamo a visitarne un altro, ovvero il mitico Museo della Storia Nazionale Americana. Mai visto niente di più ridicolo ! In esposizione troviamo le scarpe calzate dalla prima First Lady, il letto nel quale ha dormito il primo Presidente degli Stati Uniti, il piatto nel quale ha mangiato e così via.

Tutto ciò assolutamente patetico e privo di senso se paragonato anche al più squallido dei Musei italiani.

Proviamo ad immaginare cosa sarebbe l’Italia in mano agli americani, capaci di esaltare anche le più grandi assurdità.

L’unico aspetto interessante del Museo è l’angolo dello shopping nel quale sono esposti numerosi gadgets della Coca Cola quali vassoi, scatole, presine, asciughini, penne, gomme e così via.

Ci consoliamo con l’acquisto di una t-shirt bianca e di una spilla (rigorosamente con l’Obelisco)nel vicino Hard Rock Cafè , dopodiché , affamatissimi, ci catapultiamo nella paninoteca francese “Au bon pain”.Il panino ha dimensioni sproporzionate ed è impossibile addentarlo senza che verdure e salse schizzino ovunque sui vestiti e sulla faccia.

Il muffin invece … è sempre il muffin ! Il pomeriggio è a nostra completa disposizione, pertanto decidiamo di approfittarne per visitare a piedi e con un po’ di calma tutti gli angoli della città che più ci interessano. La priorità viene data alla Casa Bianca che, vista di fronte, è esattamente come ce la propongono i mass media. Niente di speciale, sinceramente ci aspettavamo qualcosa di più grandioso considerando la mentalità americana, comunque nel complesso non è proprio da scartare.

Sempre rigorosamente “on foot” raggiungiamo Georgetown, il quartiere residenziale di Washington D.C. Con le graziose abitazioni in stile vittoriano.

Tra qualche giorno , esattamente la notte del 31 Ottobre, si festeggerà Hallowen e sui gradini di ogni casa non possono mancare zucche dalle forme e dalle dimensioni più svariate.

Visitiamo anche la famosa Università, dopodiché ci riavviciniamo gradatamente al centro.

All’hotel incontriamo i due fiorentini sempre più abbattuti e disperati per i loro bagagli e insieme a loro ci facciamo un drink e un paio di biscotti offerti dalla Direzione per farsi perdonare l’alzataccia di questa mattina. Rubiamo altri due dolcetti per la colazione di domani. Adesso che la vacanza sta terminando ed i dollari anche cominciamo a capire la lezione : abbiamo risparmiato ben $6 e ne siamo orgogliosi ! La cena è forse la migliore della vacanza. Il locale, se non ricordo male, si chiama “Kitchen House and Pizza”. Leggeremo poi sulla guida che è famoso per la pizza cotta nel forno a legna.

La serata è magnifica e non possiamo rientrare prima di una visita by night alla Casa Bianca.

20 OTTOBRE Ed eccoci all’ultimo giorno del mini tour.

Saliamo in autobus diretti a Philadelphia.

Il viaggio non è per niente monotono. Riconquistiamo le prime file e insieme ai ragazzi di Catania intortiamo per bene Rugiada.

Parliamo soprattutto di viaggi che abbiamo fatto e che abbiamo in previsione di fare. Rugiada ci racconta del suo soggiorno di due mesi in India e poi, finalmente, ci fornisce qualche informazione socialmente utile sugli americani ed in particolare sui newyorkesi.

La difficoltà maggiore per chi decide di trasferirsi a New York è trovare casa. Gli affitti sono improponibili e la maggior parte delle case non ha neppure il bagno all’interno. Tuttavia è sempre meglio una schifezza a Manhattan che una reggia in periferia.

La vita è estremamente cara. Le vecchiette che abitano nel palazzo di Rugiada (vicino all’Hotel Radisson) hanno affibbiato al vicino supermercato il soprannome di “Tiffany”. Lei stessa percorre chilometri per poter acquistare frutta e verdura a prezzi normali.

L’Assistenza Sanitaria inoltre , come ben si sa, è del tutto inesistente e chi si rompe una gamba o deve partorire è costretto ad indebitarsi per pagare le spese mediche. Le assicurazioni private, oltre non essere alla portata di tutti, spesso si rivelano delle vere e proprie truffe.

Rugiada ad esempio al momento non ha un’assicurazione perché rimanendo a New York solo per brevi periodi non le conviene.Se dovesse avere bisogno di un medico dovrebbe tornare dai suoi in Colombia.

Trovare lavoro a New York non è un problema e se si è esperti di software e finanza si può anche diventare miliardari. Anche gli Avvocati tuttavia non scherzano. Per gli altri gli stipendi sono piuttosto bassi e vengono integrati dalle mance. L’italiano non riesce a capire che la mancia fa parte della cultura americana e si sente realizzato e furbo quando riesce a farla franca. Nessuna guida vuole mai le comitive di italiani perché alla fine il guadagno è al metà di quello che dovrebbe essere.

Arriviamo a Philadelphia in tarda mattinata e percorriamo la strada probabilmente centrale sulla quale spicca l’Hard Rock Cafè.

Visitiamo la famosa Campana della Libertà, l’unico “monumento” se così si può chiamare della città, dopodiché siamo liberi per circa un’ora ed ovviamente ne approfittiamo per andare ad acquistare la t-shirt bianca e la spilla che raffigura rigorosamente la Campana.

Non è difficile ritrovare il resto del gruppo, basta entrare nel più vicino centro commerciale per vedere tutti impegnati nello shopping o ne trangugiare schifezze.

Non possiamo smentirci ed acquistiamo subito un panino spacca-fegato con una montagna di funghi annegati in un mare di salsa.

Riprendiamo il cammino verso New York City e nel frattempo lasciamo il nostro indirizzo a Rugiada, la quale ci promette di farci visita se le offriamo fichi e prosciutto.

L’autobus ci scarica all’hotel Milford Plaza. Siamo un po’ prevenuti perché tutti ci hanno parlato male di questo hotel le cui stanze pare siano piccole, buie e sporche. La fortuna ci assiste : la nostra stanza al 25° piano con panorama sulla Broadway non è poi così male.

Sono solo le 3 del pomeriggio, così ne approfittiamo per continuare la visita della città interrotta qualche giorno prima.

Ci incamminiamo verso il Flatiron, l’edificio che forse più di altri ha attirato la nostra attenzione e lo fotografiamo da ogni angolazione possibile.

Ripercorriamo parte della Fifth Avenue, dopodiché decidiamo di salire sull’Empire State Building.

Ci mettiamo in coda e quando arriva il nostro turno ci fanno montare su uno degli 8 ascensori che portano dritti all’86° piano. L’ascensore è velocissimo e sembra di sentire sotto ai piedi la spinta della mano di un gigante. L’edificio al suo interno non è niente di speciale.

Quando fu costruito non riuscirono a vendere né uffici né appartamenti, così decisero di adibirlo a scopi puramente turistici.

Una volta giunti all’osservatorio si rimane letteralmente senza parole.

La vista che si gode da quell’altezza è davvero meravigliosa e ti vengono quasi le lacrime agli occhi se pensi a dove è arrivato l’uomo moderno.

Mentre fotografiamo e filmiamo, due piccioni si avvicinano alla rete di protezione quasi a volerci ricordare che in quell’ammasso di progresso, ingegneria e tecnologia sopravvive anche la natura.

Prima di fare ritorno all’hotel percorriamo la Broadway, la strada dei famosi Teatri. Luci, gente, confusione, cartelloni pubblicitari luminosi dalle dimensioni stratosferiche. C’è addirittura la possibilità di leggere le ultime notizie dal mondo su un pannello luminoso scorrevole.

Tutto ciò è meraviglioso ma allo stesso tempo ti rendi conto di come sia impossibile vivere in un posto simile per tutta la vita.

Dopo la doccia usciamo per la cena.

Dopo aver cercato invano un locale accogliente, sopraffatti dalla fame e dalla stanchezza ci catapultiamo in uno dei “ristoranti” più tristi, squallidi e sporchi di New York. Ordiniamo due Caesar’s salads e delle patatine fritte ma alla fine della cena non ci siamo mai sentiti così gonfi in vita nostra. Non contenti, in una specie di pasticceria lungo la strada acquistiamo due brioches super farcite al cioccolato. Per fortuna l’hotel ed il bagno sono vicini ! Ci soffermiamo a guardare il panorama che ci offre la finestra della nostra stanza e rimaniamo incantati. La Broadway, più luminosa che mai è invasa adi taxi che accompagnano la gente a Teatro. E’ tutto così appariscente e allo stesso tempo così fatiscente che sembra di vivere in un sogno.Alle 4 del mattino c’era ancora tutto questo meraviglioso casino.

21 OTTOBRE Purtroppo siamo arrivati all’ultimo giorno.

Ci alziamo come al solito di buonora e facciamo colazione in un baretto sulla Broadway.Ordiniamo die tè ustionanti e il fedele muffin ai frutti di bosco, dopodiché ci mettiamo in cammino per goderci quest’ultima giornata a New York.

Resta poco da vedere, così ce la prendiamo comoda e cominciamo con la visita alla Stazione Centrale. L’edificio è maestoso e ben ristrutturato. All’interno lo stile è identico alle altre stazioni ferroviarie americane finora visitate : negozi, panetterie, edicole e il solito bazar di chiostri con cibi etnici.

Proseguiamo il tour con la visita a Macy’s, il negozio più grande del mondo.

Rimaniamo delusi poiché la struttura è piuttosto antica e la merce esposta (esclusivamente abbigliamento) non è niente di speciale.

Ci consoliamo con la visita ai mega stores della Quinta Strada, primo fra tutti quello della Walt Disney. Torniamo anche alla Warner Bross, al Nike Town ed entriamo nella Triumph Tower che sfortunatamente è in ristrutturazione.

La nostra visita a New York non può dirsi conclusa senza una visita al Central Park.

La giornata è magnifica e il parco si presenta in tutto il suo splendore. Sembra quasi impossibile possa esistere un’oasi verde così grande in mezzo a tanti grattacieli.

Ci fermiamo ad osservare la gente che pattina sul ghiaccio, dopodiché ci stendiamo nell’erba a riposare.

Decidiamo di consumare l’ultimo pranzo in uno dei tanti Mc Donald’s e qui incontriamo i due ragazzi di Catania.

Gironzoliamo ancora un po’ senza una meta precisa e casualmente capitiamo al Sony Center dove possiamo ammirare un sacco di novità ultra tecnologiche.

Accanto al palazzo della Sony scattiamo qualche foto ai famosi giardini interni , ovvero giardini situati all’interno di cupole di vetro.

Torniamo all’hotel a recuperare le valigie ed attendiamo pazientemente l’arrivo del bus privato che ci condurrà al JFK.

Grazie a Rugiada abbiamo scoperto che i taxista newyorkesi sono degli imbroglioni.

La tariffa del tragitto JFK-Manhattan è fissa a $30 solo per l’andata mentre per il ritorno è libera e potrebbe addirittura raddoppiare (i turisti sono protetti solo quando arrivano nella Grande Mela ma quando escono sono completamente allo sbaraglio).

Per questo abbiamo deciso di prenotare un bus privato. Siamo nostro malgrado costretti a lasciare una lauta mancia all’autista poiché non abbiamo il cambio. E’ la giusta punizione per tutte le mance che non abbiamo lasciato durante la settimana ! L’attesa in aeroporto e, come al solito, piuttosto snervante. Finalmente ci imbarcano e quando saliamo sull’aereo della British che ci condurrà sino a Londra rimaniamo a bocca aperta.

L’aereo è nuovissimo, le poltrone sono comode e spaziose, dotate addirittura di cuscinetto poggiatesta laterale, ma ciò che più ci colpisce è che ognuno ha di fronte a sé un mini-schermo sul quale vengono proiettati 8 differenti films.

Le 7 ore di viaggio volano nel vero senso della parola Dopo una deliziosa cena a base di pollo, purea di patate e dolce ci trastulliamo con i films.

Ci addormentiamo e quando ci risvegliamo è già ora di colazione.

A Londra ovviamente piove e fa piuttosto freddo. Passeggiamo a zonzo nell’aeroporto in attesa del volo per Milano.

Ci imbarcano in ritardo e una volta a bordo ci avvisano che l’aereo ha bucato e la partenza slitterà di circa 1 ora.

Era andato tutto troppo bene sino ad ora ! Atterriamo a Malpensa con 1 ora circa di ritardo e qui si conclude la nostra avventura.

Arrivederci alla prossima ! Laura e Stefano



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