America bianca e nera

E’ la quarta volta che vengo negli Stati Uniti, ma siccome sono passati diversi anni dall’ultimo viaggio, ho proprio nostalgia di respirare aria americana. In un momento anche importante per questo paese; Obama ha appena vinto le elezioni, una grande crisi economica lo sta mettendo in ginocchio, una guerra che non avrà vincitori lo sta...
Scritto da: csanti
america bianca e nera
Partenza il: 15/11/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
E’ la quarta volta che vengo negli Stati Uniti, ma siccome sono passati diversi anni dall’ultimo viaggio, ho proprio nostalgia di respirare aria americana.

In un momento anche importante per questo paese; Obama ha appena vinto le elezioni, una grande crisi economica lo sta mettendo in ginocchio, una guerra che non avrà vincitori lo sta scuotendo e decimando.

E’ un viaggio in una zona particolare, quel profondo sud non ai primi posti nelle mete turistiche, ma che rappresenta allo stesso momento sia la parte più che la parte meno americana. La parte più nera, Georgia, Mississipi e Lousiana e quella bianca più conservatrice e militarizzata che è la Florida del nord, al confine con l’Alabama.

Alcuni luoghi che sembrano dimenticati e deserti, altri che sono il trionfo del cemento e del turismo balneare. Dal silenzio di Clarksville, del delta del Mississipi, all’euforia di New Orleans dove tutto sembra essere permesso. Dalle distese a perdita d’occhio di campi di cotone dove aleggiano ancora i canti degli schiavi, alla musica che si riesce ad ascoltare nei piccoli locali o per la strada, suonata da uomini le cui rughe hanno visto un solo mondo, quello cattivo e spietato del razzismo, dello sradicamento dalle proprio origini.

Niente lascia indifferente in questa parte di America, anche quello che non si vede. Impossibile non rabbrividire, percorrendo le strade di Birmingham, al ricordo del Ku klux Klan o commuoversi di fronte alla tomba del grande Martin Luther King, eroe forse non sempre ricordato a dovere.

Mentre un altro eroe, Elvis Presley con la sua dimora, continua a rappresentare una delle attrazioni maggiormente visitate dello stato. Ci ho trovato un po’ della mia Africa in questo pezzo di America. Ma ecco il viaggio nel dettaglio.

15/11/2008 Sabato. L’appuntamento è alle 5.30 con Alessio, mio nipote. Lui è appena rientrato dalla serata con gli amici e si è offerto di accompagnarci all’aeroporto di Firenze.

Da qui partono e atterrano solo aerei piccoli. La pista è corta, limitata da una parte dalla collina di Sesto Fiorentino, e dall’altro lato dall’autostrada. Gira voce che i piloti che vi transitano si divertono molto, perché è una delle poche piste dove effettivamente possono svolgere il loro lavoro in maniera tradizionale, “manualmente”come una volta.

Il nostro aereo parte, nonostante un selvaggio sciopero dei piloti Air France. A Parigi, con una navetta raggiungiamo il terminal da dove decolliamo in perfetto orario con un volo Delta.

Dopo 20 ore mettiamo piede in hotel. Le pratiche doganali all’aeroporto di Atlanta sono state interminabili. Abbiamo lasciato le nostre impronte digitali e dopo aver ritirato il bagaglio lo abbiamo dovuto riconsegnare per un ulteriore controllo. Lo abbiamo ritirato nuovamente a qualche chilometro da dove siamo arrivati, prendendo un treno interno all’aeroporto.

E’ già sera tardi e quindi, raggiunto l’Hotel Wingate by Whindam andiamo subito a dormire.

16/11 Con la nostra Pt cruiser color vaniglia e il GPS, ci dirigiamo fuori città, passando per il bellissimo quartiere periferico di Decatur ( a nord est della città), verso le Stone Mountains. Si tratta di un parco costruito intorno a questa roccia granitica, dicono la più grande al mondo, dove sono scolpiti gli eroi della Confederazione. In questo periodo c’è una bellissima vegetazione dai rossi colori autunnali, in tutte le loro sfumature. Peccato che alla fine per attirare visitatori, vi abbiamo costruito giostre ,bar e negozi di souvenirs. La temperatura, nonostante un sole splendente, è particolarmente rigida.

Rientriamo ad Atlanta e ci dirigiamo verso il centro, parcheggiando vicino Underground, ma essendo Domenica è tutto chiuso e le strade sono piuttosto deserte.

Visitiamo il primo dei simboli americani, nonché una delle maggiori attrazioni della città: World of Coca Cola. L’ingresso costa Usd 15 e oltre alla visita del museo, alla visione di video che ripercorrono la storia di questa bevanda, è possibile assaggiarla in tutte le sue versioni, molte delle quali sconosciute a noi. Si va dalla Coca alla vaniglia, al lime, alla carota, ai frutti di bosco alle varie Fanta e a tante altre marche correlate. Sicuramente spaventoso il potere di un marchio. Non esiste paese al mondo dove non sia possibile bere coca cola.

Uscendo dal museo, percorriamo il Centennial Park dove si svolgono dei giochi d’acqua, dedicato alle Olimpiadi del 1996.

Altro simbolo ‘mericano: la Cnn. Tour guidato degli studi televisivi, con assoluto divieto di fotografare.(usd 15) Per la cena ci affidiamo alla Lonely Planet.

Al Fat Matt’s Rib Shack mangiamo costolette di maiale alla griglia, con insalata di cavolo ascoltando un gruppo che suona musica blues.

17/11 Apriamo le danze con le schifezze alimentari a colazione con un waffle con sciroppo d’acero e del formaggio Philadelphia alla fragola.

Prima di lasciare Atlanta, visitiamo un luogo a cui io tenevo particolarmente, il Martin Luther King historic district, nel desolato quartiere di Sweet Auburn. Visitiamo la casa natale, la tomba, il quartiere, la chiesa dove ha iniziato a predicare (solo esternamente perché in restauro) e l’esposizione dove è conservato il carro che ha trasportato la sua bara durante il corteo funebre.

Partiamo per Memphis, Tennessee, dove arriviamo dopo circa 7 ore di auto. Durante il tragitto, la strada è piuttosto monotona. L’Alabama si presenta come una terra infinita e desolata, dove si incrociano molti campi di cotone. Passiamo senza fermarci da Birmingham, tristemente nota come città più segregazionista d’America e a lungo dominata dal potere del Ku Klux Klan.

A Memphis dobbiamo tirare indietro gli orologi di un’ora. Passeremo due notti nell’abbastanza centrale Comfort Inn downtown .

Raggiungiamo a piedi la zona definita centrale che però è deserta come tipico delle città americane, anche considerando la temperatura molto rigida. Ceniamo in un ristorante molto carino che serve piatti della cucina caraibica vicino a Union Avenue, Automatic Slim’s Tonga club. (usd 76) 18/11 Siamo pronti per quella che è una delle attrazioni turistiche più visitate e famose, Graceland, il regno dello scomparso Elvis Presley. La pubblicità recita: “where Elvis live” ed effettivamente è quello che si percepisce. Sembra che da un momento all’altro possa sbucare da una delle stanze, con una chitarra, pronto ad intonare uno dei suoi tanti successi.

Acquistiamo il biglietto intermedio (usd 32) che ci permette di visitare oltre alla villa, anche il giardino, il museo delle auto, la sua esposizione di vestiti, l’aereo e i cimeli del suo periodo durante l’arruolamento nell’esercito.

Pur non essendo un’appassionata del genere, trovo che sia stata una visita molto interessante e soprattutto incredibile come un cantante sia riuscito a diventare un mito ed un punto di riferimento per questa città e per i suoi sempre tanti fans. Torniamo nel centro di Memphis e facciamo una passeggiata per Beale Street che nonostante sia ora di pranzo, è sempre deserta. Sembra di essere in una città fantasma. Ci chiediamo dove i locali vivono, dove lavorano, dove fanno la spesa o lo shopping. Pranziamo in un’ istituzione , il Rendez Vous , un enorme ristorante a conduzione familiare che continua a servire quantità industriali di costolette alla griglia. Si mangiano con le mani e sono superlative.

Continuiamo il giro, visitando il famoso Sun Studio, dove negli anno 50 hanno iniziato a registrare B.B.King, Ike Turner, Johnny Cash e Elvis Presley, fino ai giorni nostri con Ringo Starr, U2 e tanti altri. Dal 2003 è diventato sito storico. La visita è molto breve ma si ha occasione di ascoltare i nastri originali di alcune registrazioni, Elvis compreso.

Torniamo in hotel per una veloce doccia e ci prepariamo per la serata al Fedex Forum. Abbiamo i biglietti per un’altra istituzione americana, una partita di basket tra la squadra di casa, i Grizzlies e i Sacramento Kings. Lo stadio è bellissimo, nuovo ed enorme. Purtroppo Memphis non deve avere troppi abitanti, perché è pieno a metà. Lo spettacolo è comunque interessante anche per chi non sa niente di basket come me.

Ci fermiamo in Beale Street dove da ogni locale esce musica rock, blues o jazz. Noi ceniamo al Blues city cafè con dei gamberi cucinati nello stile del Sud.

Concludiamo la serata con una multa per biglietto del parcheggio non esposto (lo abbiamo perso), fortunatamente di soli Usd 27.

19/11 Prima di abbandonare Memphis , facciamo un giro in macchina lungo la strada che costeggia il fiume Mississipi.

Partiamo poi verso sud in direzione Clarksdale, lungo il delta del Mississipi. Molto probabilmente questa zona meriterebbe più tempo che non un veloce passaggio. Si dovrebbe avere modo di stare con i locali, di parlare con loro, di farsi raccontare le tante storie di coloro che sono passati di qua in cerca di fortuna, strimpellando qualche nota su una vecchia chitarra. E’ qui che è nato il blues, e non può essere altrimenti. Una regione poverissima, quasi abbandonata come i cipressi che spuntano qua e là nell’acqua stagnante. Sembra di sentire in sottofondo i canti degli schiavi afroamericani, che parlavano della loro vita desolata, fatta di stenti , di lavoro e prigionia.

Omaggiamo la musica di questa zona, visitando il Delta Blues Museam, allestito in una vecchia stazione ferroviaria.

Passiamo la notte nella città all’estremità Sud del Delta, Vicksburg una piccola cittadina sul fiume, ricca di bellissime case d’epoca trasformate in eleganti Bed and Breakfast, dai prezzi non proprio accessibili. Dormiamo all’hotel Horizon, e facciamo un salto anche al suo casinò che si trova sul fiume su una tipica nave con la grande ruota.

20/11 Percorriamo in parte la Natchez Trace Parkway una bellissima strada panoramica che attraversa boschi e pascoli, molto popolare anche tra i cicloturisti. Si tratta in un antico sentiero indiano che collega Nashville a Natchez.

Raggiungiamo Natchez, che vanta un bel patrimonio di case storiche concentrate nel centro della cittadina.

Verso le 18.00 arriviamo a New Orleans e dopo varie ricerche, troviamo uno splendido posto dove dormire, l’Ashton b&b, che visto l’arrivo last minute, ci concede anche uno sconto sulla camera. Ci incamminiamo a piedi verso il French Quarter, che dista quasi mezz’ora oltretutto passando per una zona non propria sicura. Nelle sere successive, infatti, ci muoveremo solo in auto o taxi. Ceniamo in un ristorante consigliato dal titolare del b&b, il Red Fish Grill dove assaggiamo un sacco di specialità della cucina del sud, pesce con pecan, gumbo, ostriche fritte. I camerieri sono di una gentilezza inaudita, ma questa è una costante di ogni posto dove ci siamo fermati, dal più squallido al più elegante, fast food compresi.

Ci mischiamo alla folla scatenata del French Quarter, in particolare in Bourbon Street. Un luogo che è un mondo a sé, diverso da ogni altra città degli Stati Uniti. Qui si passeggia, si fa festa, si beve per strada, i locali sono aperti a tutti e tutti offrono musica dal vivo di ogni genere e per ogni gusto.

21/11 La colazione preparata da Patrick è alquanto artistica e particolare. Stamattina siamo gli unici ospiti e ci presenta un piatto di French Toast con crema di patate dolci in salsa di miele e pecan, con contorno di more. Oltre ad una scelta infinità di caffè e the.

Dedichiamo la giornata interamente al French quarter, seguendo l’itinerario a piedi della Lonely Planet, che ne fa visitare ogni angolo. Pranziamo da Johnny’s po-boys, con un panino con le aragostine e uno con il granchio ripieno. I po’boy sono dei panini farciti con ogni ben di Dio, e derivano da Poor Boy (povero ragazzo) perché costavano poco e saziavano molto.

Decidiamo di prendere un caffè e dei beignet al tanto declamato Cafè du Monde, ma che per noi italiani dal palato fino, si rivela una delusione. Il caffè è quello americano, quindi acqua calda o poco più e i beignet sono pasta fritta, assolutamente non digeribile cosparsa di chili di zucchero a velo. Le cameriere sono tutte orientali, forse perché sono le uniche disponibili a turni massacranti, visto che rimane aperto 24 h su 24.

Facciamo una passeggiata lungo il fiume, il riverwalk e poi in macchina raggiungiamo le sponde del lago Ponchartrain , passando anche per una delle zone più colpite dall’uragano Katrina. Molte case belle sono intatte, altre, quelle più povere sono ancora distrutte e abbandonate.

Per la sera torniamo chiaramente nel French Quarter e ceniamo da Acme, dove svariati camerieri passano la serata ad aprire ostriche freschissime. Noi optiamo per il Gumbo, tipica zuppa molto speziata con pesce, salsiccia e riso.

22/11 La colazione di questa mattina è una fetta di torta al cioccolato con pecan e un’insalata di frutta fresca. Poi dei toast con uova benedette e prosciutto affumicato. Ci sono degli altri ospiti, degli americani del New Jersey che sono in città per festeggiare il compleanno di uno di loro.

Oggi visitiamo le piantagioni fuori da New Orleans. La prima, spettacolare, è Oak Valley. La seconda è Laura Plantation. Pranziamo con alligatore fritto e il sempre buono Gumbo. Ceniamo al rinomato Nola, sempre nel French quarter.Ostriche gratinate, gamberi con polentina tipica, dolce pecan al cioccolato e gelato allo zenzero. Peccato per il topolino che si è affacciato sotto i tavoli a cena conclusa. Ed è uno dei migliori ristoranti di New Orleans.

23/11 Ultima colazione spettacolare al b&b, waffles con banane flambè e salsicce con salsa di sciroppo d’acero.

Facciamo un’ ultima passeggiata nel French Quarter e poi ci dirigiamo verso il quartiere Garden, che ha bellissime case storiche, con giardini dominati da grandi querce, e Uptown, per raggiungere una festa che si svolge proprio questa domenica: il po’boy festival. Una sagra paesana dove il protagonista principale è il panino, che viene servito in tanti stand allestiti dai vari ristoranti/bar della città.

Mangiamo un panino con i gamberi piccanti, uno con le salsicce di alligatore, uno con i gamberi e i pomodori verdi fritti e 8 ostriche grigliate (che costano 6 Usd).

Sazi ma contenti, prendiamo la macchina, direzione costa verso est. Ci fermiamo all’outlet di Gulfport e poi raggiungiamo Biloxi e l’hotel che scegliamo per la serata, il Beau Rivage. Questo pezzo di costa, spazzata spesso dai vari uragani noti anche ai nostri Tg, è caratterizzata soprattutto dai casino’, che richiamano i vacanzieri della “attaccata” Florida , nonché gli scatenati giocatori mordi e fuggi 24/11 Partiamo da Biloxi e con calma ci dirigiamo verso Panama city, dove arriviamo dopo 6 ore di macchina.

Entriamo nella zona chiamata Panhandle, fatta di corsi d’acqua impetuosi, lussureggianti foreste e splendide spiagge bianche ma deserte, patria dei red necks che cavalcano fieri i lori mastodontici pick up e si sentono sceriffi fuori e dentro l’anima, pronti ad impugnare la pistola sempre a disposizione nel loro cruscotto. I giardini delle case, quelle ancora non in vendita per insolvenza nel pagamento dei mutui, qui hanno ancora esposti i manifesti elettorali con l’effige di McCain forse nella speranza che giustizia venga fatta e i bianchi tornino al potere. Ma Panama city beach è anche nota per le vacanze primaverili degli studenti universitari che vi trascorrono week ends scatenati all’insegna dell’alcool e di chissà cos’altro.

Arriviamo poco prima del tramonto che riusciamo ad ammirare dalla meravigliosa e deserta spiaggia. La nostra cara amica Sylvia ci accoglie con la solita cortesia e ospitalità e ci mette a disposizione un piano della sua grande casa.

Aspettiamo Andrè di ritorno dal lavoro e ceniamo insieme a casa. Inizia il tour de force gastronomico 25/11 Sylvia oggi è libera e quindi ci illustra tutta la zona e i dintorni. Perlustriamo Panama city e la sua baia e ci fermiamo a salutare Andrè nella base militare aeronautica di Tyndall. Dopo una visita degli uffici, lasciamo Andrè ai suoi compiti internazionali e ci dirigiamo costeggiando il mare, verso Appalachicola, patria delle ostriche. E’ora di pranzo e quindi ordiniamo 4 dozzine di ostriche, crude, grigliate, con spinaci, con polpa di granchio. Le divoriamo da quanto squisite sono. Facciamo un giretto per il paese che è molto carino ed è pieno di negozietti interessanti.

La sera ceniamo tutti e quattro da Bon fish con dell’ottimo pesce anche se dopo la scorpacciata di ostriche, potevamo anche saltarla la cena. Sia mai… 26/11 Con la nostra fidata Sylvia oggi ci dirigiamo verso Seaside, un paese molto particolare famoso soprattutto perché ha fatto da scenario al film “The truman show”. Il paese è esattamente così come si vede nel film. Tutto è così perfetto da sembrare finto. Pulito ed ordinato in modo quasi maniacale. Tutti sorridono, sono belli e ben vestiti. Le famigliole vanno in giro in bici. Le spiagge sono accoglienti e tranquille. Le case sembrano appena dipinte e hanno giardini estremamente curati. Un mondo perfetto, proprio come quello di un film americano .

Ci spostiamo di alcuni chilometri e andiamo a Sandestin dove si trova un enorme outlet, il Silver Sands, pieno di ogni tipo di negozio dove non possiamo non trovare qualcosa da comprare. Ed i prezzi, confrontati ai nostri, sono convenienti.

Per la sera Sylvia ci ha preparato una deliziosa e calorica cena francese dove conosciamo Francesca, una vicentina che vive da molti anni negli Usa per aver sposato un militare americano. Serata piacevole in ottima compagnia.

27/11 THANKSGIVING- Sylvia oggi è di turno in aeroporto quindi Andrè ci omaggia del battesimo del mare della loro nuova barca. Anche se lui sicuramente si trova piu’ a suo agio a guidare un aereo. L’inizio è un po’ fantozziano ma poi il capitano, con tanto di cappello very professional, ci stupisce con un bellissimo giro nella baia. Oggi è una giornata di festa quindi incontriamo molte altre barche, che approfittano anche del sole e della bella temperatura. Dopo pranzo recuperiamo Sylvia e continuiamo a girovagare accompagnati da una bellissima luce che anticipa un colorato tramonto. Rientriamo a casa dove ci aspetta il pennuto, il tradizionale tacchino ripieno di riso, funghi, verdura, condito con salsa gravy, salsa ai mirtilli e al pompelmo rosa (gli squisiti pompelmi della Florida). Come contorno Sylvia ci ha preparato purè di patate gialle e di patate dolci, fagioli in salsa chilly e insalata verde. Per dessert, torta di zucca.

Una cena pantagruelica seguita da una partita di Machiavelli.

28/11 Oggi torniamo all’outlet Silversands per gli ultimi acquisti ma è molto affollato perchè tutti sono in ferie, ed è il famoso black friday. Dalle 00.00 infatti a turno i negozi per 24 ore , applicano strepitosi sconti sulla merce. E gli americani, a causa forse anche della crisi economica, non si lasciano scappare i buoni affari.

Nel pomeriggio facciamo una passeggiata in centro a Panama city, poi giretto da Tj Max e Wall-mart due grandi supermercati molto frequentati. Ceniamo ad un ristorante aperto da poco, lo Shrimp Boat.

29/11 Bye Bye Florida. Partiamo alla volta dell’aeroporto di Atlanta dove arriviamo dopo 5 ore di macchina. Siamo in anticipo e quindi ci scappa un altro giretto da Wall-Mart. All’arrivo a Firenze purtroppo scopriamo che i nostri bagagli a Parigi non sono stati imbarcati. Li recupereremo fortunatamente il giorno dopo.

Siti utili: www.Airfrance.It (volo aereo) www.Tui.It ( noleggio auto) http://www.Wingateatlanta.Com (hotel atlanta) http://www.Ashtonsbb.Com/ ( b&b a new Orleans) www.Horizonvicksburg.Com (hotel a vicksburg) www.Beaurivage.Com (hotel a biloxi) www.Silversandsoutlet.Com/ (outlet a sandestin)



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