Come in un film

Tanto per capirci subito questo è un diario di viaggio, come da titolo suddiviso in capitoli cinematografici e musicalfumettistici, di 3 pazzi che si sono sciroppati 4500 km in 8 giorni sulle strade degli stati di CALIFORNIA ARIZONA e NEVADA ( ci sarebbe anche una puntatine nello UTAH, ma soprassediamo), quindi chi stà pensando ad una vacanza...
Scritto da: 63xpot
come in un film
Partenza il: 23/05/2008
Ritorno il: 02/06/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Tanto per capirci subito questo è un diario di viaggio, come da titolo suddiviso in capitoli cinematografici e musicalfumettistici, di 3 pazzi che si sono sciroppati 4500 km in 8 giorni sulle strade degli stati di CALIFORNIA ARIZONA e NEVADA ( ci sarebbe anche una puntatine nello UTAH, ma soprassediamo), quindi chi stà pensando ad una vacanza in Oregon e Nebraska, cambi racconto e amici come prima.

CAPITOLO 1 LOS ANGELES L. A. CONFIDENTIAL Arriviamo al Lax Airport di Los Angeles e al noleggiatore dell’ Alamo, pensando all’indirizzo del nostro albergo, rivolgiamo la prima domanda da provincialotti, “ The road for Sunset Boulevard ??”, ecco il problemino è che il Sunset Boulevard come molte vie di L.A. , tipo Canyon Road, Mulholland Drive, ci mettono un attimo ad essere lunghe una ottantina di km, cioè è come se da noi chiedeste una indicazione dando il nome di una via che è lunga da Rimini ad Ancona!!!! Comunque la planimetria delle metropoli statunitensi è davvero facile, e poi noi abbiamo Tony Att, che è una specie di Tom Tom umano per cui no problem.

L.A. È una città che vive e si alimenta del mito del cinema,ogni zona, strada , quartiere o palazzo, è cinema, basta pensare a Beverly Hilss, Bel Air, West Holliwood, Mulholland drive, o Malibù e Santa Monica. Forse è una città più da vivere che da vedere, ci siamo stati poco, non mi sono fatto un’ opinione definitiva. Una tappa quasi obbligatoria sono gli Studios Universal, una sorta di Disneyland del cinema, dove si visitano location famose, tipo la piazza del paesino del west, il Bates Motel, le casine perfette di Disperate Housewive… E dove si propongono spettacoli su temi di film famosi come Jurassic Park, La Mummia, Terminator e Waterworld, quest’ ultimo è molto più bello del film stesso, che era una autentica puttanata, tanto che rischiò di affossare la casa produttrice. Insomma gli Studios devono risvegliare il bambino che c’è in voi, … E se non lo risvegliano finirete inevitabilmente per rompervi un po’ le palle e magari comincerete a pensare che forse era meglio andare agli Studios qualche miglio più avanti, quelli a luci rosse, dove si ricostruiscono classici di genere come – A piedi nudi sul porco- o Harry Fotter – o il corale – La caricano in 101-.

CAPITOLO 2 ARIZONA SULLE TRACCE DI TEX WILLER Ci sono 3 cowboys a bordo di una confortevole diligenza (jeep Toyota), i loro nomi che vengono sussurrati con autentico timore in tutti i saloon dello stato, sono Arizona Pox, Tony Nevada e California Ri(n)go, qualcuno li chiama anche Il Bello (sarei io!?!? ah ah ah) il Buono (infatti Tony è attualmente il criminale + ricercato del Nevada e alla fine saprete perché) e Lo Smilzo (nonostante sia il più vorace divoratore di Chicken Mc Nuggets dello stato) , hanno uno scopo ben chiaro, 3 giorni per battere lo stato palmo a palmo per ritrovare un mito dell’adolescenza il caro, vecchio Tex Willer .

Si lanciano attraverso il deserto del Mojave in direzione delle riserve Navajo, sulle tracce del vecchio TEX, attraverso interminabili strade di polvere e nulla. La prima tappa la fanno in un paese che è diventato un mito PRESCOTT ARIZONA, … EHH VECCHIO TEX QUANTI NE AVRAI MANDATI AL CREATORE NELLA PIAZZA DI PRESCOTT ARIZONA!! Sosta al Motel e serata indimenticabile al Matt’s Saloon (cioè Pub), musica country, birra, Rhum, gente a divertirsi da 20 a 80 anni,tutti allegri e rigorosamente con stivali e cappello da cowboy, si fa anche avanti una Calamity Jane di 50 anni con velleità di conquista, è più appiccicosa del pongo, ci pensa California Ri(n)go detto lo Smilzo a seccarla con uno dei suoi migliori sguardi indifferenti. Gran posto Prescott, peccato che nessuno ha mai sentito parlare di TEX WILLER !!!! Proseguiamo la nostra caccia e dirigiamo la diligenza Toyota verso il Montezuma Castle, monumento nazionale!! Alt fermi tutti …Se questo è un monumento nazionale…, per favore nascondete i sassi di Matera agli americani che potrebbero veramente rimanerci male !!! Vista la delusione del Montezuma Castle, che però potrebbe essere un ottimo rifugio per Mephisto, l’acerrimo nemico di Tex, in quattro e quattr’otto lo ribattezziamo Montezuppa Castle o Montezemolo Castle! Ma poi scusate la leggenda dice che i nativi scambiarano il sito in questione per un rifugio segreto di Montezuma … Ca22o, quello era un imperatore viveva in una enorme reggia a Tenhoticlan, circondato da ogni lusso immaginabile,da decine di servi, da due mogli e decine di concubine, vi pare che si va a fare un rifugio così sfigato di 4 case tra la rocce che al confronto le Meteore in Grecia sembrano un centro benessere ??? Lasciamo Montezuppa e ci inoltriamo nel cuore della riserva Navajo, direzione Monument Valley, attraversiamo il Beaver Creek, (…EHH VECCHIO TEX QUANTE VOLTE AVRAI ATTRAVERSATO IL BEAVER CREEK INSIEME AL VECCHIO CARSON E IL FIDO TIGER JACK…).

L’unico paese segnato sulla cartina per 200 miglia è Tuba City, ovvero 5 roulotte e un benzinaio, ci fermiamo per fare il pieno alla diligenza, all’indiano del rifornimento chiedo subito “do you know Tiger Jack? The mythic friend of Tex Willer ??” Scuote la testa, nega il bastardo. Vigliacco, come si fa a vivere a Tuba City e non conoscere Tiger Jack … è come vivere a Correggio e non conoscere Ligabue!!! Arriviamo alla Monument Valley, il paesaggio è commovente, non ho altre parole per esprimere il sentimento del momento, percorrere l’interminabile tratta della highway 163 in leggera discesa con le mesas in lontananza, dopo averla vista e sognata in mille fotografie, è semplicemente commovente. Ci spingiamo all’interno della valle grazie al nostro gippone, tra le formazioni rocciose di un colore sempre più rosso man mano che il tramonto avanza, sembra veramente di essere sul set di Ombre Rosse, raggiungiamo il mitico Jhon Ford point, dove il famoso regista veniva spesso a meditare. Nella mia città avevamo il Jhon Wayne point, che era un angolo del bancone del bar Carambola…Ma questo è un’altra storia.

Continuiamo a vagare per la Valley, NESSUNA TRACCIA DI TEX, DOVE TI SEI NASCOSTO VECCHIO PARD? Scende la notte è tempo di una nuova sosta, scegliamo Flagstaff, incrocio della Route 66, un altro pezzo di storia americana, è un freddo della Madonna, altro che Arizona, sembra di essere in Alaska, è tardi rimediamo a fatica una scodella di picos de gallo e si fila a letto, domani ci attende il Grand Canyon.

Ed eccoci nel Grand Canyon …EHH VECCHIO TEX QUANTI AGGUATI NEL GRAND CANYON !!!!! Ad ogni view point una bella fila di bancarella di nativi con oggetti di artigianato Navajo, diciamo che non è esattamente il trionfo della fantasia, tutte uguali e tutte con gli stessi prezzi, tutti con gli stessi sconti, ci vorrebbe il vecchio Catricalà Garante della Concorrenza!!!! Anche qui lo spettacolo è oltre le parole, bellissimo e impressionante decisamente non bastano.

Addio Grand Canyon, addio Arizona, ADDIO VECCHIO TEX (mi son rotto le balle di cercarti), è tempo di Nevada, tempo di Casinò, E’ tempo di LAS VEGAS.

CAPITOLO 3 LAS VEGAS SIN CITY Ci siamo, scendiamo dalle colline desertiche e in lontananza brillano le prime avvisaglie di Las Vegas, la mitica Sin City, mai un nome fu più azzeccato, la Città del Peccato.

Vegas è il parto folle di una mente disturbata, è una di quelle cose …Che basta un giorno, ma un giorno nella vita devi concederglielo. Il lunghissimo Strip, cuore di Vegas, è un susseguirsi di mega hotel a tema, dai famosi Caesar Palace al Bellagio attraverso, le Sfingi, Parigi e l’Isola del Tesoro, ma il vero top è The Venatian un’ albergo con tanto di Piazza San Marco, Ponte di Rialto e laguna, dove i gondolieri traghettano i clienti dell’hotel in gondola, con perfette divisa da gondolieri CANTANDO IN VENEZIANO!!!!!! E’ a questo punto che cade ogni dubbio, il mondo reale, quello che tutti conosciamo è stato chiuso fuori da Las Vegas.

Lasciato il doveroso contributo al benessere dei Casinò, ci inoltriamo per lo strip, interminabili file di botoli messicani, ti offrono figurine, tipo calciatori Panini, di stratosferiche zoccole del circuito “in twenty minuts in your room”…EHH VECCHIO TEX CHE TE NE FREGHEREBBE A TE, che in 600 numeri ti hanno fatto fare una trombata veloce veloce e 599 volte a nanna con quel vecchio cammello di Kit Carson.

Cena in un locale “tipico” ovvero la perfetta copia della birreria Hofbrahaus di Monaco di Baviera- Lasciamo Sin City, non prima di avere “rapinato” il Las Vegas Outlet Center, è tempo di rientrare in CALIFORNIA!! CAPITOLO 4 CALIFORNIA CALIFORNIA DREAMIN’ Qualcuno la ricorda quella canzone degli anni 60, “Cielo grigio su Foglie gialle giù Cerco un po’ di blu Dove il blu non c’è Ti sogno California E un giorno io verrò” Diciamo pure che il testo non era tra i più profondi, ma quel -un giorno io verrò-, fa parte della storia della musica italiana, e soprattutto il mio giorno, il nostro giorno di andare in California è arrivato.

E’ tempo di spararsi altri due pezzi grossi, la Death Valley e lo Yosemite Park (si dice Yosemiti non fate gli ignoranti), in mezzo sosta notturna nella città di Bishop e soprattutto al favoloso Rusty Saloon,… io me lo ricordo IL VECCHIO TEX QUANDO PASSAVA A BISHOP, IMMANCABILMENTE C’ERA UNA RAPINA IN CORSO ALLA WELLS FARGO DI BISHOP !!! Death Valley , terra degli indiani Shoshoni, che già da questo si capisce che non devono avere avuto una vita facile, per forza poi si sognavano sempre le verdi praterie di Manitù!!! Altro passaggio dell’anima, deserto, 13.000 kmq di deserto, lo traversiamo longitudinalemente passando attraverso deserti di sabbia, di roccia e infine di sale, uno scenario tanto desolato quanto affascinante, raggiungiamo il Bad Water Basin, 88 metri sotto il livello del mare, il punto più basso del mondo e poi dritti fino Furnace Creek dove la temperatura può raggiungere i 57° e infine il mitico Zabriskye Point celebrato in un famoso film dei Antonioni. In cima allo Zabriskye point c’è una panchina solitaria, ti siedi a guardare i calanchi in uno spettacolo che nessuna macchina fotografica renderà a pieno.Bellissimo. Dalla fornace della Death Valley, alla neve dello Yosemite Park ci passano appena una cinquantina di miglia, il parco è sicuramente bello, ma sarà perché è un paesaggio per noi tutto sommato più usuale, rispetto alle meraviglie degli ultimi giorni, non riesce ad affascinarmi più di tanto. Assolutamente da raggiungere il Grizzly Giant, l’essere vivente più vecchio del mondo, ovvero una sequoia che continua a crescere da più di mille anni .

Ultima tappa, San Francisco, la guida la definisce come la più europea delle città americane, io di europeo non ci ho visto una mazza, sarebbe un po’ come dire che nel 2054 quando avremo ultimato il ponte sullo stretto, Messina sarà la più californiana delle città siciliane!! San Francisco è bella e meriterebbe almeno un paio di giorni in più dei due che gli possiamo dedicare, il Golden Gate, Lombard Street, Twin Peaks, la Fortezza di Alcatraz ,l’immancabile Financial District con i suoi grattacieli, a proposito entrando in città dal Bay Bridge, ci si passa in mezzo, ed è davvero spettacolare.

Da non farsi mancare una visita al Pier 39 (molo 39), per un incontro incongruo e inaspettato con una colonia di otarie che è diventata stanziale.

Siamo all’ultimo giorno, si ritorna a Los Angeles, attraverso la pubblicizzatisimma strada panoramica chiamata Big Sur, bella, ma sopravvalutata, la nostra panoramica fino a Gabicce ha poco da invidiare. Volo di ritorno L.A. – Londra – Roma e poi 350 km di macchina fino a casa, non ci passa più. Dopo 2 aeroporti silenziosi e ordinati, quasi asettici, eccoci a Fiumicino tra calca, vociare, gente chiassosa che non contenta di tenere in mano un cartello da 40 pollici al plasma con scritto Mr. Smith, urla a squarciagola.. Mmmrrrr sssssmmmmiiiiittttthhhhh. Per un attimo veramente pensi di avere sbagliato qualcosa e di essere atterato a Tunisi, poi vedi lo Spizzico e capisci che è tutto a posto. (diciamo così!!) .

ULTIMO CAPITOLO IL MOMENTO CULT Highway 95, abbiamo appena lasciato Las Vegas, 4 corsie per ogni senso di marcia, un deserto di nulla intorno a noi, Tony Nevada, Il Buono, alla guida, vede nello specchietto dei puntini luminosi e furbo come un alce ci dice – eh eh eh rallento che vedo lontanissima una macchina della polizia- , California Ringo, Lo Smilzo, che fiuta la puzza dei guai a 100 miglia di distanza, si rimette i pantaloni, la Polizia ci raggiunge, ci ferma scende un poliziotto di nome Diego Rivera (un po’ come Paolo Rossi da queste parti), è incazzato come un ape, sono 10 miglia che ci insegue e ci urla – the speed limit is seventy (70), you go at onehundredseven (107)!!!! You are an ignorant!!!! Tony tenta una maccheronica spiegazione – the speed limit is 75 no 70- Diego Rivera a questo punto diventa peggio di un toro in una corrida e URLA Seventyyyyyyy- Seventyyyyyyyyy.

Vanno avanti così un paio di minuti,… Allora dico io se vai, a 107 miglia che equivale quasi a 180 che cacchio te ne frega se il limite è 70 o 75 !!! stai zitto!!! Tony capisce la mala parata e ricorre all’arma segreta, una sequenza piagnucolante di 3 minuti di SORRY, a questo punto temiamo seriamente la galera, Diego Rivera furibondo gli prende la patente, temo gliela metta in un tagliacarte da ufficio e gliela restituisca a strisce,, invece torna dopo 5 minuti di controlli, con un verbale lungo come lo scontrino dell’Ipercoop quando fai la spesa per un mese. Morale Tony deve telefonare entro il 4 settembre alla corte di Giustizia del Nevada che gli comunicherà la sentenza. Praticamente un criminale ormai !!!



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