Cinque giorni a Nuova York

L’idea della Grande Mela ci girava per la testa da un po’… Così, quando a Natale ho regalato una guida su New York al mio ragazzo la decisione è stata presa: dal 7 al 13 Marzo saremmo stati laggiù! A fine Gennaio abbiamo trovato un volo Lufthansa/United piuttosto conveniente (circa 390 € a testa, incluse le spese) con scalo a...
Scritto da: clapsy
cinque giorni a nuova york
Partenza il: 07/03/2008
Ritorno il: 13/03/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
L’idea della Grande Mela ci girava per la testa da un po’… Così, quando a Natale ho regalato una guida su New York al mio ragazzo la decisione è stata presa: dal 7 al 13 Marzo saremmo stati laggiù! A fine Gennaio abbiamo trovato un volo Lufthansa/United piuttosto conveniente (circa 390 € a testa, incluse le spese) con scalo a Francoforte e praticamente lo stesso giorno abbiamo anche prenotato l’albergo, Hotel 17 vicino a Union Square, che si è rivelato comodo, pulito e molto carino: l’arredamento un po’ retrò ha fatto sì che fosse scelto da Woody Allen come set per uno dei suoi film. Il prezzo era buono: circa 175 $ a notte per una doppia con il bagno. Pur essendo in bassa stagione abbiamo deciso di prenotare su internet il taxi collettivo che ci avrebbe portato dall’aeroporto all’Hotel e viceversa. La nostra scelta (su consiglio di un turista per caso) è caduta su Supershuttle (www.Supershuttle.Com): abbiamo speso 44 dollari (compresa la gratuity) in due e ha funzionato tutto bene. All’arrivo in aeroporto, infatti, si trovano degli appositi telefoni con i quali è possibile chiamare il taxi già prenotato e al ritorno si chiama il giorno prima della partenza per confermare l’orario e il luogo del picking up. Piccolo dettaglio: chiamate dal cellulare verso Supershuttle costano 4 € indipendentemente dalla durata… Se non volete usare un mezzo collettivo potete comunque trovare facilmente un taxi (a New York costano davvero poco). Noi non ne abbiamo mai presi, perché ci siamo mossi in metropolitana e autobus (entrambi comodissimi e la Metrocard valida per una settimana costa solo 25 $) ma soprattutto a piedi… Perché a New York si cammina davvero tantissimo! Ma ora veniamo al racconto del nostro viaggio… Come dicevo prima, siamo partiti la mattina del 7 Marzo e dopo avere fatto scalo a Francoforte, siamo atterrati a Newark, New Jersey, nel tardo pomeriggio ora locale. Dopo avere sbrigato le pratiche per l’immigrazione (tutt’altro che rapide!) abbiamo preso il Supershuttle che sotto una pioggia battente ci ha portato in Hotel dopo un tragitto di un’ora e mezza (il traffico di Manhattan è intensissimo).

Una volta arrivati al mitico Hotel 17 abbiamo avuto un “problemino” con la carta di credito, cosa che si è rivelata essere il leitmotiv del nostro soggiorno newyorchese… Se avete una carta Visaelectron dovete sapere che in moltissimi posti non viene accettata. A noi è capitato all’Apple Store e in un ristorante; da Starbuck’s sono riusciti a farla funzionare solo dopo una decina di tentativi! Abbiamo risolto pagando la prima notte con i pochi dollari che ci eravamo portati dall’Italia, con il proposito di uscire poco dopo per andare a prelevare altri contanti ad un bancomat.

Dopo avere disfatto rapidamente la valigia siamo usciti alla ricerca di un bancomat, ma agli ATM nei negozi era possibile prelevare solo piccole somme e la pioggia non ci dava tregua, così abbiamo deciso di rimandare all’indomani mattina e cenare velocemente in un ristorante a peso in Union Square, gestito da un simpatico sudamericano che ci ha salutato dicendoci “Ciao bambini”.

Una volta rientrati in Hotel siamo letteralmente svenuti per la stanchezza! Il nostro secondo giorno a New York è cominciato con la soluzione dell’”emergenza prelievo”e la colazione da Starbuck’s: la mia mania! Il cappuccino e il Raspberry Scone erano eccezionali! Un po’ meno il Caramel Macchiato e il Moka che ho provato nei giorni seguenti… hanno scatenato nel mio stomaco delle tempeste digestive inimmaginabili! Rientrati in hotel abbiamo saldato il conto e, dopo avere acquistato la Metrocard siamo partiti alla volta di Battery Park, accompagnati dalla pioggia e dal vento, per raggiungere le nostre prime mete: Ellis e Liberty Island. Dopo i vari metal detector siamo saliti sul battello e… che emozione quando abbiamo visto Miss Liberty apparire nella nebbia e ci siamo avvicinati a lei sotto la pioggia! Date le condizioni meteo la scarsa visibilità abbiamo scelto di non salire e, dopo avere scattato qualche foto, abbiamo ripreso il traghetto per dirigerci verso Ellis Island. Il museo, che si trova all’interno di quello che fu un centro di permanenza temporanea per gli immigrati, è davvero interessante e vale la pena di essere visitato: oltre a documentare l’iter a cui venivano sottoposi i “nuovi arrivati” (il viaggio, la permanenza a Ellis Island, le difficoltà d’inserimento…) racconta, attraverso le testimonianze e gli oggetti di coloro che hanno vissuto quest’esperienza, le realtà delle diverse etnie (tra cui, ovviamente, gli italiani). I visitatori hanno inoltre la possibilità di verificare se i loro antenati emigrati negli Usa sono passati da Ellis Island utilizzando i terminali del museo. Terminata la visita abbiamo ripreso il battello e dopo varie peripezie (scarsa visibilità e hot dog a bordo) siamo tornati a Battery Park. Da lì e partita la nostra passeggiata “bagnata” attraverso Lower Manthattan: siamo passati vicino al Toro di Wall Street, poi abbiamo visitato la Trinity Church e abbiamo proseguito lungo la Broadway. Siamo giunti a Ground Zero e alla St. Paul’s Chapel… Davvero impressionante.

A quel punto, sfiniti dalla pioggia, abbiamo deciso di raggiungere il Whitney Museum. Abbiamo visitato la collezione permanente e la biennale in corso, entrambe favolose! Nonostante la stanchezza, usciti dal museo abbiamo deciso di fare una passeggiata lungo Central Park per andare… all’Apple Store sulla 5th Avenue! Il cubo di vetro sulla strada fa un certo effetto, ma niente in confronto all’interno: una folla in delirio! Dopo quest’esperienza “metafisica”, siamo tornati in hotel provati dalla giornata sotto la pioggia e abbiamo dormito fino alla mattina dopo! Il terzo giorno a New York è cominciato prestissimo con… crampi allo stomaco (non avevamo cenato e praticamente nemmeno pranzato), bel tempo (per fortuna!) e i soliti problemi con il bancomat! Colazione da Starbuck’s e poi alla ricerca di una banca. Risolto definitivamente il problema dei contanti, siamo partiti alla volta dell’Empire State Building. Come per Liberty Island mi ero preparata psicologicamente ad una coda tremenda, invece, essendo bassa stagione e mattina presto, siamo saliti senza problemi. La vista da lassù è davvero mozzafiato! Ancora estasiati abbiamo proseguito nell’esplorazione della Midtown: l’elegantissima Central Station (sembra di essere in un foyer di un grande teatro), la Chrysler Building, la St. Patrick’s Cathedral, la Public Library (imponente), e infine il palazzo delle Nazioni Unite… il tutto intervallato da un po’ di shopping! Colti dalla fame, abbiamo pranzato in un ristorante pseudo-danese (di cui non ricordo il nome, ma era buonissimo) e abbiamo ripreso il cammino verso il Rockfeller Center…Ma abbiamo deciso di continuare lo shopping altrove: da Macy’s! Si tratta di un bel grande magazzino (simile alla Rinascente di Milano) che fa uno sconto dell’11% a tutti gli stranieri muniti di passaporto ;-)… Dopo le spese folli siamo rientrati in Hotel, fermandoci prima ad ammirare Union Square, e la sera abbiamo raggiunto Times Square: un circo!!! I neon dei tabelloni pubblicitari e degli edifici, i taxi, le luci dei teatri… Tutta la zona, iper-caotica e super affollata, è illuminata a giorno! Ci siamo lasciati trascinare dalla folla e ci siamo ritrovati all’M&M’s store, il regno della cioccolata… Siamo rimasti là dentro per un tempo indefinito e quando siamo usciti era troppo tardi per cenare, così abbiamo mangiato al volo una pessima fetta di pizza e siamo tornati alla base.

Il quarto giorno abbiamo deciso di affrontare una sfida per veri duri: la colazione americana! Siamo andati in un bar aperto 24 ore vicino all’hotel e abbiamo ordinato caffè, un pasticcio di patate e una specie di tortilla ripiena di formaggio, salsiccia e credo bacon. Dopo avere superato la prova siamo partiti alla volta di Brooklyn: abbiamo fatto un giro nella parte del quartiere vicina al ponte (dove ho comprato il mio secondo paio di scarpe in un negozio della catena “Rainbow”) e poi abbiamo proseguito fino a Dumbo… Mi è sembrato un po’ diverso da Manhattan, dove tutto è molto glamour e tirato a lucido. Dopo avere percorso il ponte (che freddo, ma che vista favolosa su Manhattan!) ci siamo addentrati sempre a piedi in Chinatown, Little Italy e Soho. Sono rimasta molto colpita da quanto la gente e lo scenario cambino in modo così radicale in zone praticamente attaccate tra loro. Abbiamo proseguito attraverso Noho e Nolita, e ci siamo fermati in un Aroma Bar per mangiare un panino. Terminata la pausa-spuntino siamo andati da B&H, il tempio di macchine fotografiche e telecamere, dove siamo rimasti quasi due ore. Anche il negozio in sé è molto particolare: gli acquisti vengono trasferiti alle casse da nastri trasportatori sopraelevati e i dipendenti del negozio si muovono in modo frenetico, come formichine! Erano quasi le 6, così abbiamo preso la strada di Harlem, dove avremmo dovuto assistere alle prove di un coro gospel… ma non ce l’abbiamo fatta: eravamo così stanchi che abbiamo sbagliato per tre volte la linea della metropolitana e, una volta raggiunta la Abissinian Baptist Church, abbiamo scoperto che quel giorno non ci sarebbero stati cori! Un po’ delusi e, dopo avere fatto un breve giro, abbiamo ripreso la Metropolitana per Union Square, dove abbiamo cenato al “Republic” (ristorante dove si mangia pasta di riso) e siamo andati a nanna.

Il nostro penultimo giorno a New York è iniziato con una colazione pantagruelica a base di cioccolata e dolci eccezionali al “Max Brenner – Chocolate by the bald man” vicino a Union Square… Anche qui, come accaduto il giorno precedente, abbiamo fatto il pieno di zuccheri per affrontare Central Park! Siamo entrati dall’ingresso vicino allo Zoo e abbiamo passeggiato fino agli Strawberry Fields e alla Bethesda Terrace, per proseguire fino al Meadow e arrivare al Reservoir. Central Park è il regno degli scoiattoli e della tranquillità, immerso in una metropoli iperattiva… Un posto da favola.

Abbandonato quest’angolo di verde abbiamo preso un autobus e abbiamo raggiunto, attraversando a piedi il Washington Square Park, il Greenwich Village e abbiamo proseguito verso l’East Village dove abbiamo pranzato in un piccolo pub. Ci siamo diretti quindi a Madison Square dove siamo rimasti affascinati dal Flatiron Building… E poi via verso Chelsea, dove, superato l’omonimo Hotel, ci siamo diretti alla Galleria Gagosian, che avremmo dovuto visitare… ma era chiusa! Ci siamo così intrufolati in altre piccole gallerie davvero stravaganti.

Siamo rientrati in hotel semi-distrutti come i giorni precedenti, ma la sera siamo tornati a Times Square per cenare in un ristorante cubano (l’Havana), davvero buono, e fare un ultimo giro in mezzo a quelle luci assurde.

La vacanza stava per volgere al termine… L’ultimo giorno non ho resistito e sono andata in un piccolo Nail Shop di Union Square per farmi una manicure americana!!! Dopo questo momento di pura vanità, ci siamo incamminati lungo la Broadway e abbiamo raggiunto di nuovo Noho. Il tempo si stava guastando, così abbiamo deciso di visitare il Guggenheim Museum: ora, oltre alla permanente sul movimento Blaue Reiter, c’è un’esposizione di un artista, chiamato Cai, che ha fatto esperimenti con la polvere da sparo. Il museo mi è piaciuto moltissimo… nonostante la sua stupenda facciata fosse “impacchettata” per i restauri! Dopo un panino al Bistrot del Museo, abbiamo deciso di camminare fino a Central Park dove abbiamo ripreso la Metropolitana verso l’Hotel. Un ultimo giro a Union Square e l’ultimo caffè da Starbuck’s… ed è arrivato il momento di partire. Dal Supershuttle verso l’aeroporto JFK abbiamo salutato con un po’ di malinconia la meravigliosa Grande Mela dal fascino moderno!



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