Tra New York e New England di prima parte

Sono le ore 9:30 di giovedì 12 Settembre, il cielo è cupo, sono al terminal 3 dell'aeroporto di Roma Leonardo da Vinci, il mitico FCO, aspetto il volo per Parigi da dove prenderò la coincidenza per il JFK, New York City. Dalla "Terrrazza Roma" c'è una vista che spazia sul mondo intero. E' il 12 settembre, un giorno dopo di un anno fa', i...
Scritto da: Mario B
tra new york e new england di prima parte
Partenza il: 12/09/2002
Ritorno il: 26/09/2002
Viaggiatori: da solo
Sono le ore 9:30 di giovedì 12 Settembre, il cielo è cupo, sono al terminal 3 dell’aeroporto di Roma Leonardo da Vinci, il mitico FCO, aspetto il volo per Parigi da dove prenderò la coincidenza per il JFK, New York City.

Dalla “Terrrazza Roma” c’è una vista che spazia sul mondo intero. E’ il 12 settembre, un giorno dopo di un anno fa’, i controlli sono al massimo e la paura è tanta. E’ la prima volta che parto da solo, la seconda che attraverso l’Atlantico. Quanti sogni dietro questo viaggio, sono circa quattro mesi che ci penso, che lo ho immagginato e l’idea di partire da solo non mi spaventa affatto, sono tranquillo, la povera guida Routard non ne può più, la sfoglio continuamente, la so’ quasi a memoria.

Eppure qua’ davanti all’aereo, dove il viaggio spicca il volo, l’unica cosa a cui riesco a pensare è:” ma chi me lo ha fatto fare!!!!!”. E’ come se tutto fosse già finito, il viaggio, il mito e soprattutto il sogno, eppure non è neanche iniziato…

Il volo sembra non passare mai, gli ultimi 30 minuti di volo, prima di atterrare al JFK non ci possiamo assolutamenta muovere dal nostro posto, chissa’ perchè???, altrimenti “dirotteranno” l’aereo su un’altro aeroporto. Su questo aereo della Delta Airlines l’America mostra gia’ la sua grandezza, la sua imponenza, la sua forza, e a me non piace affatto.

Sono le 16:00 circa, l’orologio ha spostato le lancette sei ore indietro, e atterriamo. Sbrigo le varie formalità e dopo i vari controlli, il mitico timbro sul passaporto, aver ritirato i bagagli che, chissa’ perchè i mie arrivano sempre per ultimi, ed aver telefonato a casa per tranquillizzare i miei cari, mi diriggo verso l’uscita. Per risparmiare avrei voluto prendere uno dei tanti Bus che partono alla volta del Port Authority o della Grand Central Station ma vedo un taxi e mi ci ficco subito dentro, “Manhattan please” chiedo all’autista cortesemente. Rimbomba dentro di me ancora quella frase, “ma chi me lo ha fatto fare”!!, ma in poco tempo lascia spazio allo stupore, alle novità, al “Nuovo Mondo”.

In taxi attraversiamo il Queens e Brooklyn. C’è un traffico pazzesco e la mia attenzione cade su di una macchina della NYPD, i poliziotti, che per evitare il traffico accendendono la sirena e tagliano passando in mezzo ad un parco, è l’America…

Scendo al 160 della East 25th, all’incrocio con la Third Avenue. La’ c’è il Carlton Arms Hotel che avevo prenotato telefonicamente io dall’Italia. E’ un piccolo hotel con una cinquantina di stanze interamente dipinte da svariati artisti, cose mai viste, ambientazione psichedelica ma il tutto è così rilassante, la Routard ha sempre ragione. Vedo le varie stanze libere e poi decido di prendere la 8D all’ultimo piano, il 5th floor of Building. Prendo questa perchè ha la vista sulla 3rd Avenue e perchè la finestra da’ proprio sulla scala anti inendio, è un posto magico, ok sara’ un po’ rumoroso di sera ma…, il tutto per 60$ a notte, bagno in comune. Pago le prime four nigths, come da programma, sistemo le mie cose, rapida shower e poi scendo, sono a Manhattan, new York, ancora forse non me ne rendo conto, il jat lag non si è fatto minimamante sentire e mi diriggo a piedi verso l’Empire State Building, “the Empire State”, la frase che sta scritta su quasi tutte le targhe automobilistiche dello stato di New York, sono circa le otto di sera, stà calando la notte a New York, è comparsa la luna e le mille luci di Manhattan si preparano ad affrontare la notte.

Dall’86° piano dell’Empire c’è una vista unica che spazia tra i grattacieli, tanti luccichini ed un vuoto in lontananza, quello delle “Twin Towers”.

Sono stanco, mangio qualcosa e torno in hotel. Prima di andare a dormire però mi fumo una sigaretta seduto alla finestra, sulla scala anti incendio, sara’ solo la prima di tante sigarette fumate guardando il traffico della 3rd. Vado a nanna, domani sarà una giornata ricca di visite.

Alle 3:00am mi sveglio, non so perchè, in strada c’è un traffico pazzesco, gente che continua a camminare, è una cosa nuova per me, come New York, come l’America, presto mi ci abituerò e mi mancherà una volta tornato a casa.

Sono le 8:00 di venerdì, mi cambio,faccio colazione in un grazioso locale, il “Sunset Flower”, il girasole, all’incrocio con la 26th, pancake con abbondante maple syrup ed un bicchirone di latte freddo, chiamo “mamma” in Italia e dopo aver aquistato il “one day unlimited ride” per 4$, con la metro mi diriggo al MET, ovvero il Metropolitan Museum of Art, stazione 86th, linea verde. Sono solo ma non mi ci sento. Il MET è sulla mitica Fifth, dentro Central Park, l’edificio è bellissimo. L’entrata al museo è a offerta e con Spyrus, ragazzo greco conosciuto fuori dal museo, paghiamo 5$ ed iniziamo a visitarlo. E’ bellissimo e le opere contenute uniche, c’è una mostra temporanea su Gauguin. Mi stupisco quamdo nella sezione Etrusca vedo scritto il nome della piccola cittadina in cui vivo, Tarquinia. Dopo circa due ore e mezzo passate in piedi dentro il Museo andiamo a sedrci nel Roof Garden del MET, la vista su Central Parck e dintorni mi da’ sollievo. Saluto Spyrus, ma stasera ci vediamo, andiamo a bere qualcosa (anche se negli States se non hai più di 21 anni non puoi assolutamente bere alcolici, io, diciannovenne, mi limiterò a del succo d’arancia che non mi abbandonerà per tutto il resto del viaggio), l’appuntamento e a Times Square.

Mi allontano dal MET e mi immergo in Central Park, è una bellissima gioranata, il sole brilla alto nel cielo, mangio un hot dog comprato da uno dei tanti venditori sparsi per tutta Manhattan e scendo lungo la Fifth.I prezzi dei negozi che vi si affacciano sono a dir poco proibitivi e l’unica cosa che compro, oltre ad uno dei buonissimi Donut dei quali non saprò più farne a meno, sono due cd di Gospel all’interno della Trump Tower.Torno al Carlton Arms, rapida doccia, mi riposo cinque minuti e poi ancora via, vado alla Liberty Island.

Con la metro arrivo a City Hall. Una cosa mi ha colpito della Subway, ed è il fatto che nessuno sà dove sta’ andando, o per lo meno non precisamente. Ho provato a chiedere a molte persone sulla metro alcune informazioni sulle fermate del treno e nessuno ha saputo darmi delle risposte…

Mi incammino verso il Battery Park dove a Castle Clinton si comprano i biglietti per il Ferry. Purtroppo l’ultimo ferry della giornata è gia’ partito e rimando la visita’ della Statua a domani. Sul molo la vedo in lontananza e da Manhattan sembra piccolissima. Faccio un giro per downtown, cammino per Wall Street e poi torno al Carlton Arms.Camminando per New York da pertutto si trovano scritte riguardanti Bush del tipo:”stop bush”, “stop bush now”, “bush nazist”. Gli americani non è che lo possano vedere molto e poi non ne possono piu’ di queste guerre, e la prospettiva di una imminente contro l’Iraq li spaventa molto, hanno paura, come del resto, comprensibilmente.

Non è che New York sia come la immaginavo, non mi sento bene, non mi piace la gente la citta’, è tutto trappo grande, e va tutto troppo in fretta per me, abituato alla piccola cittadina di provincia nella quale vivo.

L’appuntamanto con Spyrus era alle 11:30pm, dico era perchè nel traffico, nella frenesia e nelle mille luci sfavillanti di Times Square non ci siamo visti, peccato! Aspetto fino a mezzanotte e poi in metro torno in albergo. Se c’è una cosa che posso dire è che New York è abbastanza sicura. Tutti quelli con cui ho parlato prima di partire mi dissero di stare attento perchè di notte, e non solo, la città è molto pericolosa.Io non lo posso dire.

Oggi è Saturday e moralmente continuo a non sentirmi bene, vado come da programma a visitare la Statua della Libertà, “Liberty Enlightening the World”, questo è il suop nome. Dopo aver passato mille controlli prima di salire sul Ferry arrivo sull’isoletta che la ospita.In cima alla corona della Statua non si può salire, era prevedibile. Faccio un po’ di foto e ritorno sul ferry, che, prima di tornare al molo del Battery Park, si ferma alla Ellis Island. New York continua a non piacermi e c’è solo una cosa alla quale stò pensando:”tornare a casa”!! Dopo aver passato circa un’ora al telefono, cercando di poter contattare tutte le compagnie aeree, vado all’aeroporto, sempre più convinto nel tornare a casa.Spendo 40$ ed in taxi arrivo al JFK, voglio sentire se è possibile tornare a casa prima del previsto utilizzando il biglietto che ho.Niente da fere, sono bloccato in America, comprare un nuovo biglietto costa più di 700$.

Con il bus, per 13$ torno a Manhattan, vado in albergo, chiamo i miei in Italia ma non faccio altro che preoccuparli. Stò impazzendo piango ma sono deciso, domani torno a casa…..

(continua)…



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