No credit card? No America

Il nostro viaggio parte da San Francisco per terminare 20 giorni dopo a San Diego, attraverso i grandi parchi, Las Vegas e un tratto della mitica Route 66. E’ un viaggio che consiglio a tutti quelli che amano prendere la macchina e perdersi lungo strade infinite e paesaggi seducenti… sappiate però che buona parte del viaggio sarà questo:...
Scritto da: Laura&Fabri
no credit card? no america
Partenza il: 14/08/2007
Ritorno il: 02/09/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Il nostro viaggio parte da San Francisco per terminare 20 giorni dopo a San Diego, attraverso i grandi parchi, Las Vegas e un tratto della mitica Route 66. E’ un viaggio che consiglio a tutti quelli che amano prendere la macchina e perdersi lungo strade infinite e paesaggi seducenti… sappiate però che buona parte del viaggio sarà questo: miglia e miglia percorse in auto seguendo un’interminabile linea retta.

Eravamo in due: io (Laura) e mio marito Fabrizio. E’ un viaggio che si può fare tranquillamente solo in due, anche se è capitato spesso di ritrovarsi completamente spersi in mezzo al nulla e riconosco che a volte c’era un po’ di preoccupazione.

Ci sono luoghi talmente magici che vederli si rivelerà una vera e propria emozione: come l’immensità del Gran Canyon, o gli archi mozzafiato di Arches o ancora il paesaggio incredibile della Death Valley. Ci si può divertire a Las Vegas, e poi appassionarsi della Route 66 e dei suoi cimeli e passeggiare in mezzo alla natura e agli animali. E’ consigliabile prenotare nelle grandi città, a Las Vegas e poi se si ha intenzione di dormire all’interno di un parco (esperienza che consiglio vivamente), per il resto, anche ad Agosto, non c’è alcun problema a trovare un pernottamento (la disponibilità è chiaramente indicata con la scritta “vacancy” nell’insegna del Motel). Abbiamo fatto tutte le nostre prenotazioni tramite Internet direttamente sul sito del Motel e, arrivati sul posto col nostro foglietto in mano, c’è sempre stata una camera pronta per noi.

Avevamo un navigatore satellitare, utile più che altro per sbrigarsi nell’entrata e uscita dalle grandi città ma per il resto è sufficiente avere una cartina dettagliata.

Non bisogna andare alla ricerca di quello che non c’è: i paesi che si attraversano sono per la maggior parte desolati e senza vita; San Francisco ha indubbiamente un suo fascino ma è ben lontana dalla bellezza delle capitali europee.

Noi non conoscevamo bene la lingua e questo è stato di sicuro un limite: penso che una buona conoscenza dell’inglese possa contribuire a migliorare la vacanza.

E’ un viaggio splendido ma voglio sottolineare anche alcuni aspetti che ci hanno sorpresi negativamente: non mi è piaciuto il sistema per il quale, quando vai al ristorante, sai che dal prezzo esposto finirai per spendere quasi doppio (tra tasse, servizio, mance obbligatorie e mance facoltative…). Non ho apprezzato il loro sistema di accreditarti subito come cauzione provvisoria sulla carta di credito una cifra esagerata che non riusciresti a spendere neanche impegnandoti.

Gli Americani sono un popolo molto vario, alcuni davvero gentili, altri ben poco disponibili a darti una mano; non si sforzano molto a capire quello che gli stai domandano ma c’è una parola che tutti afferreranno al volo: credit card! 14 AGOSTO 2007 – NIZZA / SAN FRANCISCO Dopo mesi di organizzazione è finalmente giunta l’ora della partenza.

Prendiamo il primo volo da Nizza con scalo a New York dove abbiamo soltanto 2 ore per sbrigare le pratiche di dogana, ritirare e reimbarcare i bagagli e poi salire sul secondo volo per San Francisco: è davvero una corsa contro il tempo ma alla fine ce la facciamo, però: che angoscia! Credevo fosse tutto informatizzato e invece c’è un tipo allo sportello che trascrive i numeri del passaporto a mano e code chilometriche che continuano ad allungarsi. Altre 7 ore di volo e giungiamo a destinazione dove prendiamo un taxi che ci porterà all’Hotel e ce ne andiamo a letto sfiniti.

15 AGOSTO 2007 – SAN FRANCISCO Alle 8,30 l’aria gelida di San Francisco ci sorprende però è una giornata bella, limpidissima. Passeggiamo nei paraggi del Civic Center che è la zona dove soggiorniamo e abbiamo modo di vedere i primi grattaceli. Passiamo per il variopinto quartiere di Chinatown e poi attraverso i quartieri di North Beach e Telegrap Hill dove ci sono belle casette variopinte, molto piccole (ma in America non era tutto grande?). Dalla Coit Tower afferriamo il concetto delle strade in pendenza di San Francisco che, secondo me, sono la vera essenza della città, e raggiungiamo la baia. Dopo poco ci troviamo nel turistico molo Pier 39, pieno di negozietti e locali per mangiare e ci soffermiamo a lungo ad osservare i leoni marini che dormono placidamente sulle loro piattaforme: è un vero spettacolo! Proseguiamo e siamo in Fishermans Wharf, mi riprometto di assaggiare a tutti i costi il granchio che qui vedo ovunque (anche sulla nota insegna). Dopo una lunga attesa saliamo per un giro sul Cable Car, il vecchio tram su rotaie che percorre le ripidissime strade della città, un giro che, secondo me, vale la pena di fare. Arriviamo a Union Square, centro dello shopping ma noi siamo ancora presi dalla smania di guardarci intorno per cui, niente acquisti. Prendiamo un bus che ci porta nei pressi di Alamo Square, ci sediamo su una panchina nel parco della piazza, proprio di fronte alle 7 case vittoriane disposte in fila, ognuna di un colore differente e diverse l’una dall’altra anche in tanti piccoli particolari. Poi un salto nel quartiere di Pacific Heights dove si possono osservare altre belle case (tra cui la casa – museo Octagon House). Torniamo alla baia per cenare e poi rientriamo in Hotel.

Un consiglio: per pernottare il Civic Center è abbastanza comodo alle varie attrazioni ma non è propriamente una zona in cui si esce volentieri la sera perché è piena (ma veramente piena!) di barboni. 16 AGOSTO 2007 – SAN FRANCISCO Sveglia presto e subito prendiamo un tram che ci porta a vedere Lombard Street, la famosa strada tortuosa: molto carina. Poi andiamo al Pier 39, vorremmo visitare Alcatraz ma in giornata non è più possibile (un consiglio, se ci tenete a vederla, prenotate con anticipo), allora affittiamo un tandem con cui attraverseremo il Golden Gate. La strada che porta al ponte è suggestiva, costeggia a tratti la spiaggia e ci sono belle abitazioni, in più c’è la possibilità di scattare ottime foto al ponte. Una salita faticosa e poi, ci siamo! Dall’altra parte si gode una splendida vista sulla città, immagino anche grazie alla giornata che è davvero bella. Proseguiamo perché vogliamo arrivare a Sausalito (uno dei paesini che s’incontrano dopo il ponte), ho letto sulla guida che ne vale la pena ma in verità restiamo piuttosto delusi. Torniamo col battello perché abbiamo le gambe a pezzi! (Il giro in bici è piacevole ma è un vero salasso, 62 dollari per poche ore.) Siamo stanchi e così giriamo ancora un po’ per Fishermans Warf e poi facciamo una tappa in Hotel. La sera andiamo a Union Square per cenare, passeggiamo un po’ tra i negozi, c’è anche un concerto sulla piazza ma poi, ahimè, tocca rientrare a piedi all’albergo e la passeggiata di rientro è affatto piacevole (siamo gli unici due non barboni).

17 AGOSTO 2007 – SAN FRANCISCO / MORRO BAY Ritiriamo l’auto che ci porterà in giro per i prossimi giorni, una Saturn verde piuttosto bruttina ma confortevole. Ci sono problemi nella prenotazione e viviamo qualche attimo di puro terrore, sperimentando subito la scarsa propensione di certi americani nel darti una mano. Poi, non si sa come, il problema che pareva irrisolvibile, si risolve.

Usciamo da San Francisco con facilità (ok, ammettiamolo, grazie al navigatore satellitare dato che il Bay Bridge, il ponte che dovremmo attraversare per uscire, è chiuso per lavori) e partiamo per percorrere un tratto di costa.

Giunti nei pressi di Monterey imbocchiamo la 17 Mile Drive, la strada costiera che è un vero spettacolo. Qui, tra ville e verdissimi campi da golf, ci godiamo la vista dell’oceano seguendo i punti indicati nella mappa (N.B. L’ingresso alla strada è a pagamento), e questo è un percorso che consiglio vivamente a tutti perché è splendido.

Proseguiamo verso la nostra destinazione sulla Higway 1 che è sempre molto bella e panoramica e arriviamo in serata a Morro Bay dove avevamo prenotato il nostro Motel. Nonostante sia un posto di villeggiatura degli americani il paese è desolato, tristissimo. Ceniamo in un ristorante che sembra stia già per chiudere, i gamberetti sono buoni, la coca è ghiacciata, le salse dolci e immangiabili, il conto un po’ salato. Di una passeggiata non se ne parla, in giro non c’è un cane. Così torniamo nella nostra camera e selezioniamo le foto della giornata che è stata comunque molto ricca.

18 AGOSTO 2007 – MORRO BAY / BAKERFIELD Partenza da Morro Bay, direzione Visalia dove, poco più avanti facciamo ingresso al Sequoia National Park. Ci sono le sequoie giganti, una ogni tanto…, le più grandi hanno una circonferenza impressionante e sembrano bucare il cielo. Un consiglio: il parco non è male ma, nel corso del viaggio, si vedranno cose molto più affascinanti per cui se si è un po’ stretti con i tempi a parer mio si può anche tralasciare.

Usciamo e ci dirigiamo a Bakerfield, meta del nostro pernottamento; il nostro Motel è mediocre, la zona (periferia di Bakerfield) è desolante. Usciamo per cercare qualcosa per cena e con un cheese-burger e un “frappuccino” ci riempiamo la pancia. Poi a letto presto, come al solito, siamo distrutti.

19 AGOSTO 2007 – BAKERFIELD / PAHRUMP Sveglia prestissimo anche se saremo alla Death Valley comunque verso l’ora di pranzo. Percorriamo una strada in cui non si vede un’altra macchina a pagarla e il percorso è… inquietante. Siamo soli in mezzo al deserto, fuori c’è una temperatura che ti può sciogliere nel giro di 10 minuti, il cellulare non prende e per completare il tutto si accende una spia del motore dell’auto che, scopriamo in quel momento, non avere né libretto d’istruzioni né documenti. (Non siamo propriamente rilassati…). Entriamo nella Death Valley verso le 11,30 e finalmente, a Furnace Creek (luogo di accesso alla valle con punto di ristoro, servizi, ecc…) ci sono forme di vita umana. La prima tappa è Badwater, l’immensa distesa di un lago salato. Scendiamo dalla macchina e proviamo a fare due passi su questa singolare superficie, sembra di essere su un altro pianeta! Il luogo è indubbiamente accattivante ma il caldo terribile ci fa subito desistere. C’è un’aria bollente che ti impedisce di respirare, come sparasi il phon direttamente nelle narici. Percorriamo la Artist Drive, un percorso tra rocce dai colori molto vivi e poi andiamo al famoso punto di osservazione Zabriskie Point ma anche qui il tratto da percorrere a piedi, sotto il sole, è un’impresa ardua. Infine vediamo l’ultimo punto panoramico, il Dantes View. Posso constatare che il caldo infernale della Death Valley non è una leggenda ma è un luogo che, secondo me, bisogna vedere. Usciti dalla valle raggiungiamo il nostro Best Western a Pahrump. Non molliamo e proviamo a fare un giro serale per il paese ma anche qui, a parte qualche insegna luminosa, non c’è nulla. Cerchiamo invano un ristorante e poi ripieghiamo su un fast food messicano… se non altro il costo della cena è di 6 dollari! 20 AGOSTO 2007 – PAHRUMP / LAS VEGAS Diretti a Las Vegas, prima di raggiungere il nostro hotel proviamo uno dei rinomati outlet presenti nei paraggi. I prezzi effettivamente sono convenienti, se cercate polo firmate e scarpe Timberland qui le trovate, ma poco altro. Arriviamo poi al Luxor dove pernotteremo per 2 notti. Temevo code al ceck-in che invece è abbastanza rapido e ben organizzato, l’ampiezza dell’albergo però ci crea non pochi problemi di orientamento. Ceniamo al buffet dove con pochi dollari siamo finalmente riusciti a mangiare ciò che finora c’era mancato (verdure, carne che sa di carne e non di marmellata e addirittura la frutta!). Ci abbuffiamo come due che non mangiano da giorni (il che non è molto lontano dalla realtà), siamo anche tentati di imboscarci un po’ di verdura nelle tasche. Poi, finalmente, la Strip, che sarà soltanto un susseguirsi di hotel sfavillanti di luci e un po’ pacchiani ma è un vero spettacolo! Un consiglio: a Las Vegas è indispensabile pernottare sulla Strip! (La lunghezza complessiva di questa via è di ben 7 km, meglio non aggiungere ulteriori spostamenti a quelli già di per sé molto lunghi che vanno da un albergo all’altro).

21 AGOSTO 2007 – LAS VEGAS Oggi ci concediamo un po’ di riposo nella piscina dell’Hotel.

La sera prendiamo un bus che ci porta all’Hotel Strathosphere per la salita sulla torre, ci spazientiamo un po’ nell’attesa ma arrivati in cima la vista delle mille luci di Las Vegas è davvero impareggiabile. Assolutamente da non perdere! C’è anche chi ha il coraggio di andare su una giostra che ti fa ciondolare nel vuoto a quell’altezza pazzesca (a me tremano le gambe soltanto a vederla). 22 AGOSTO 2007 – LAS VEGAS / BRYCE CANYON Si riprende a viaggiare e la meta è il Bryce Canyon.

La strada che percorriamo da Hurrican piega verso lo Zion Park che così abbiamo modo di assaporare, anche se solo di passaggio.

Ci sono anche dei paesi molto caratteristici da queste parti.

Perdiamo un’ora in seguito al fuso e verso le 16 arriviamo al Bryce View Lodge dove dormiremo che è proprio a pochi metri dal parco. Partiamo subito alla volta del Bryce che si riesce a vedere bene fin dai primi punti panoramici; il giro è piacevole e veloce, vedere dal vivo un paesaggio così noto è entusiasmante. La sera dentro il parco l’ambiente è un po’ più vivace, facciamo un giro e ci compriamo pure la nutella (che andiamo a mangiarci in camera con grande soddisfazione).

23 AGOSTO 2007 – BRYCE CANYON / MOAB Tanto per cambiare, sveglia presto: oggi ci aspettano parecchie ore di macchina.

Lungo la strada che ci porterà a Moab facciamo una deviazione per visitare il parco del Capitol Reef. Ci sono enormi rocce rosse, distese infinite di pietra: questo parco mi sorprende piacevolmente, vale la pena di farci un salto. Proseguiamo per Moab e ci sistemiamo al Motel 6 dove trascorreremo 2 notti. Per cena sono affamata e divoro una bistecca gigante (la notte poi mi servirà l’esorcista), riusciamo anche a fare una passeggiata per Moab che è finalmente un paese carino.

P.S. Siamo a metà del nostro viaggio! 24 AGOSTO 2007 – MOAB Ci svegliamo dopo una notte quasi insonne. Questo Motel 6 è rumorosissimo (penso abbia pareti di cartone) e anche le bistecche hanno contribuito… Ci dirigiamo all’Arches National ParK che dista 5 minuti di macchina da qui. Visitiamo subito dei punti panoramici e il Double Arch al quale andiamo proprio sotto: bellissimo. Proseguiamo per il Devils Garden dov’è concentrato il maggior numero di archi. Nel tragitto vediamo anche il Sand Dune arch, carino soprattutto per la strada composta di finissima sabbia rosa. Arrivati al Devils Garden facciamo il percorso che porta al Landscape arch: molto bello anche questo ma il caldo è micidiale. Decidiamo di vedere il Delicate arch domattina, quando la temperatura sarà più clemente.

In Motel facciamo un bagno in piscina e poi usciamo per la sera; per strada sfrecciano un sacco di vistosi “ciopper” per un raduno previsto per il giorno successivo. Fabrizio (da buon motociclista) è già in fibrillazione ma, purtroppo per lui, dovremo rinunciare a frange di pelle e marmittoni perché domattina ci aspetta il Delicate arch. 25 AGOSTO 2007 – MOAB / PAGE Sveglia prestissimo: alle 8 stiamo già salendo lungo il percorso che ci porterà al Delicate arch. La strada non è molto lunga ma abbastanza faticosa perché il dislivello da superare è notevole. Non voglio rovinarvi la sorpresa per cui vi dico solo che, giunti in cima, sarete ripagati di tutti gli sforzi! Un consiglio: Arches è un parco che si può visitare totalmente anche in macchina ma secondo me vale davvero la pena di fare almeno qualcuno dei sentieri che portano proprio fin sotto l’arco (e quello del Delicat a parer mio li batte tutti).

Poi riprendiamo il nostro percorso che ci porta verso mezzogiorno sulla strada da cui s’intravede all’orizzonte, la Monument Valley. Scendiamo dall’auto, quasi increduli di trovarci in un luogo tanto celebre. All’interno facciamo il percorso sterrato che conduce nella valle con la nostra macchina (è fattibile anche se non si ha un fuoristrada) e ci soffermiamo ad osservare questi enormi blocchi di pietra da tanti scorci differenti. Non so perché ma entrambi ci aspettavamo questa Monument più… monumentale, però non fraintendetemi, è comunque un posto da non perdere. Il caldo è nuovamente insopportabile, usciamo dalla Monument e ci dirigiamo verso Page, meta del nostro pernottamento. Non si attraversa alcun paese, ci sono poche auto, la strada è una linea retta infinita. Rimaniamo delusi da Page che pur essendo una località turistica in riva al lago Powell, si rivela il solito paese desolato.

26 AGOSTO 2007 – PAGE / GRAN CANYON Prima tappa della mattina è la visita al Dead Horse Shoe Band (subito fuori Page) che è un punto panoramico dove un affluente del Lago Powell contorna un gigantesco ammasso roccioso: molto bello! Torniamo in paese perché alle 11,30 abbiamo la visita all’Antelope Canyon (visitabile esclusivamente con i tour organizzati dai Navajo) che abbiamo prenotato il giorno prima. Il Canyon è suggestivo, la roccia levigata assume mille sfumature diverse, a quest’ora c’è pure il sole che filtra dall’alto formando cilindri di luce all’interno. Riusciamo a fare delle fotografie favolose.

Conclusa la vista partiamo con destinazione Gran Canyon. Quando arriviamo il tempo è brutto, comincia anche a piovere ma il primo punto da cui riusciamo ad osservarlo, il Desert View ci colpisce immediatamente. Una vastità che è difficile descrivere a parole, assolutamente da non perdere! Vediamo qualche altro punto panoramico ma poi, data l’ora decidiamo di proseguire per il Bright Angel Lodge, dove pernotteremo. Il posto è davvero carino, molto semplice ma curato nei particolari, immerso nel verde del parco. La passeggiata notturna sulla sponda del Gran Canyon è sicuramente l’apice della mia vacanza! Vi consiglio vivamente di soggiornare all’interno di questo parco meraviglioso, per goderne appieno. 27 AGOSTO 2007 – GRAN CANYON / LAS VEGAS Dedichiamo ancora la mattina alla visita del Gran Canyon. Ci sveglia un forte temporale ma poi fortunatamente la giornata volge al meglio. Decidiamo di prendere il bus gratuito che porta al tratto di strada non accessibile con la propria auto. Ci sono bus gratuiti e bus a pagamento che fanno il medesimo percorso così mi domando cosa spinga la gente a scegliere di pagare. (La signora che guida il nostro bus parla e gesticola per tutto il viaggio, non molla un secondo, continua a rivolgersi a noi che evidentemente non capiamo nulla, non ci lascia scendere finché non finisce il suo discorso sconclusionato e allora realizzo che nel bus a pagamento forse c’era un conducente silenzioso).

Anche questa parte ha viste mozzafiato, c’è un senso di quiete e allo stesso tempo di maestosità che avvolge tutto, posso confermare che il Gran Canyon resta uno dei luoghi più straordinari che abbia mai visitato.

Lasciamo definitivamente il Gran Canyon con la speranza di riuscire a vedere ancora lo skywalk e perciò decidiamo di avvicinarci nuovamente a Las Vegas in quanto il nuovo ponte è stato realizzato sulla riva ovest del Canyon.

Durante il tragitto deviamo finalmente per la Route 66 che avevo una gran voglia di vedere. Il primo paese che incontriamo, Seligman, è davvero caratteristico. Proseguendo, nei pressi di Hackberry ci s’imbatte in un altro locale molto tipico, fuori c’è il cartello di latta della Route 66 che cigola mosso dal vento… qui tutto ha veramente un sapore speciale! Non è molto quello che rimane di questa mitica strada, insegne di Motel, qualche locale pieno zeppo di cimeli di vario genere, pompe di benzina e auto d’epoca ma è un luogo talmente leggendario e carismatico che sarebbe un vero peccato perderselo.

Torniamo a dormire a Las Vegas, dedichiamo la serata alla visita della collezione d’auto d’epoca dell’Imperial Palace che Fabrizio non voleva perdersi e della quale resta decisamente soddisfatto e poi ai vari spettacoli degli alberghi che avevamo tralasciato l’altra volta (da vedere le fontane del Bellagio e lo spettacolo dei pirati del Treasaure Island). 28 AGOSTO 2007 – LAS VEGAS / KINGMAN Stamattina si parte alla ricerca dello Skywalk. Raggiungerlo è una vera impresa e, (non so se è soltanto un’impressione) mi sembrano tutti un po’ restii nel dare indicazioni in merito. Il ponte, infatti, è situato sulla riva ovest del Canyon, all’interno della riserva indiana degli Hualapai, raggiungibile dopo un percorso di circa 30 km di strada sterrata che sono un vero delirio. Giunti sul luogo abbiamo avuto quella che si è poi rivelata la più grossa delusione della vacanza… Leggiamo che l’ingresso al ponte costa 25 dollari, peccato che la cifra reale che si deve spendere in due compresa tutta una serie di spese accessorie obbligatorie (pass per l’ingresso al canyon, pass per l’ingresso alla riserva, guida, spettacolo degli indiani e tasse varie) ammonta a più di 300 dollari. Quando sono in viaggio cerco sempre di non risparmiarmi nulla ma in questo caso mi è sembrata una vera e propria presa in giro. Amareggiati, rinunciamo e torniamo indietro ripercorrendo la medesima strada sterrata persa in mezzo al deserto sotto un sole torrido.

Riprendiamo la direzione della Route 66 che, dopo miglia e miglia percorsi in piena solitudine, ci porta a Oatman, una cittadina davvero molto caratteristica, e ancora dopo in mezzo al nulla assoluto di Goffs. Torniamo indietro nei pressi di Kingman per cercare un pernottamento; qui il caldo non molla mai e trascorriamo la serata nella piscina del Motel.

29 AGOSTO 2007 – KINGMAN / SAN DIEGO Alle 8 di mattina il caldo è già micidiale.

Il pezzo della Route 66 che avevamo in programma oggi è un po’ deludente e allora facciamo ancora una puntatina alla gosth town Calico, nei pressi di Barstow, che non è male anche se un po’ troppo artificiosa per i miei gusti.

Infine ci dirigiamo verso San Diego dove trascorreremo gli ultimi giorni della nostra vacanza. Lasciamo l’auto all’aeroporto e poi prendiamo un taxi che ci porta a Old Town, la vecchia città che ha fortissime influenze del vicino Messico e che ci sorprende subito positivamente. Infatti ceniamo in un ottimo ristorante messicano e poi ce ne torniamo in Hotel.

Un consiglio: San Diego è una città molto grande, con vere e proprie autostrade interne che l’attraversano. I mezzi pubblici fanno un percorso limitato ad una zona della città e molte altre parti sono raggiungibili solo con il taxi. Per cui il mezzo ideale per poter visitare al meglio San Diego è sicuramente l’auto.

30 AGOSTO 2007 – SAN DIEGO Partiamo all’esplorazione della città: prima tappa il Seaport Village, una zona con negozietti e locali proprio a ridosso della bella baia di San Diego. Ci rechiamo nel down town della città e percorriamo il Gaslamp Quartier che conserva ancora (poche) case storiche. Vorremmo vedere una spiaggia e allora ci spostiamo a Coronado percorrendo il lunghissimo San Diego – Coronado Bay bridge. Qui il paesaggio cambia ed è tipicamente “californiano”, sole, palme, belle case e tanto verde. Vediamo il famosissimo “Hotel del Coronado” e poi finalmente andiamo a sdraiarci sull’immensa distesa di sabbia: non è niente male! Vorremmo ancora vedere il Balboa Park ma è tardi, così saliamo sul bus che ci porta a Old Town dove ceniamo e poi rientriamo in Hotel.

31 AGOSTO 2007 – SAN DIEGO Come dicevo non avere l’auto è un vero impedimento, c’è molto che vorremmo ancora vedere ma gli spostamenti sono problematici e allora dedichiamo la mattina al riposo nella piscina dell’Hotel. Nel pomeriggio prendiamo un bus per Horton Plaza, cuore commerciale di San Diego dove facciamo un po’ di shopping e ceniamo. Infine rientriamo in hotel, domattina la sveglia sarà alle 2,30! 1 SETTEMBRE 2007 – SAN DIEGO / NIZZA Alle 3 siamo nella Hall dell’albergo e prendiamo un taxi che ci porta all’aeroporto per il primo volo delle 7 con destinazione New York. Questa volta le pratiche d’imbarco sono sorprendentemente veloci e dopo 3 ore saliamo sul secondo volo che ci riporterà a Nizza.

C’è la voglia di tornare a casa dopo 20 giorni incredibilmente ricchi anche se faticosi, e, allo stesso tempo, la consapevolezza di aver vissuto un’avventura che non dimenticheremo.



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