Tutti i parchi dell’ovest in due settimane

Yosemite, Sequoia, Death Valley, Zion, Bryce, Capitol Reef, Arches, Mesa Verde, Monument Valley, Page e Grand Canyon in 2 settimane! Partecipanti: Maddalena ed io. Totale miglia percorse: 2975 ( circa 4800 km) L’itinerario è fattibilissimo, noi ci siamo riusciti, e abbiamo veramente visitato i parchi, non abbiamo fatto la classica toccata e...
Scritto da: Carlo72
tutti i parchi dell'ovest in due settimane
Partenza il: 03/08/2007
Ritorno il: 18/08/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Yosemite, Sequoia, Death Valley, Zion, Bryce, Capitol Reef, Arches, Mesa Verde, Monument Valley, Page e Grand Canyon in 2 settimane! Partecipanti: Maddalena ed io.

Totale miglia percorse: 2975 ( circa 4800 km) L’itinerario è fattibilissimo, noi ci siamo riusciti, e abbiamo veramente visitato i parchi, non abbiamo fatto la classica toccata e fuga di nipponica abitudine! Il viaggio che vi sto per raccontare è stato bellissimo, ma devo fare subito una raccomandazione; se non ve la sentite di alzarvi presto alla mattina, fare parecchi chilometri di macchina e soprattutto, se non amate camminare e fare dei ( bellissimi) hike, allora questo viaggio e questa recensione non fa per voi.

Se invece il vostro scopo è vedere più cose possibili in un periodo di tempo piuttosto ristretto, allora leggete questa recensione. Credo proprio di potervi dare molti utili consigli.

Vorrei partire da qualche consiglio pratico di carattere generico: 1) Macchina: non è necessario noleggiare macchine di categoria elevata. Le economiche vanno benissimo, soprattutto se siete in 2. Se siete magari in 4, prendete una compact, la categoria appena superiore, e non perché la economica non vada bene, ma solo per permettervi di lasciare i bagagli in macchina nel portabagagli senza essere costretti a lasciarli in bella vista sui sedili posteriori.

Tenete conto che le macchine negli Usa sono tutte piuttosto grandi, ed inoltre, nonostante la benzina costi molto meno che da noi ( tra 2,9 e 3,1 usd a gallone in media), consumano moltissimo.

2) Motel. Generalmente sono puliti, soprattutto quelli delle catene più note ( come ad esempio Best Western, super 8, Comfort Inn, etc.) .Consiglio vivamente di prenotare in anticipo su internet, soprattutto nei mesi estivi e nei posti più famosi e , soprattutto, in prossimità dei parchi nazionali.

Tenete conto del fatto che nella maggior parte dei motel non troverete shampoo, per cui è bene portarlo da casa. Spesso c’è anche un frigorifero e il phon.

Il 99% dei motel fa pagare a camera, e non ad occupanti della stessa. Questo significa che, essendo i letti generalmente molto spaziosi, spesso potrete dormire in 4 in camere generalmente adibite a solo 2 persone permettendovi di abbattere del 50% i costi! 3) Fate assolutamente il National Passport all’ingresso del primo parco che visiterete. Costa 80 usd e permette l’ingresso illimitato a tutti i National Park statunitensi al possessore dello stesso e anche a tutti gli altri componenti della macchina, fino ad un massimo di 4 persone.

Dato che ogni ingresso ai parchi costa tra i 20 e i 25 usd, con 3 parchi diversi avrete già ammortizzato la spesa.

Tra i parchi che ho citato precedentemente, tutti accettano il National Passport. Dovrete invece pagare negli State Park e nelle riserve indiane ( come Monument Valley o l’ Antelope Canyon, ad esempio). I parchi sono aperti 24 ore su 24, quindi nessuna preoccupazione di rimanere chiusi dentro qualora foste rimasti oltre l’ora del tramonto.

Ricordate di chiedere sempre la cartina all’ingresso dei parchi e il giornalino, che fornisce informazioni utilissime ed è ovviamente compreso nella fee d’ingresso ( che non pagherete con il pass).

4) Soldi. Non portatene troppi. La carta di credito è accettata davvero dappertutto, anche per cifre irrisorie. Mi sento di consigliare non più di un 200 usd a testa a settimana di permanenza.

Ma veniamo ora al viaggio in se. Partirei dalla Top 10 delle bellezze a mio parere assolutamente imperdibili. Non saprei dare un ordine di bellezza a queste 10, perché sono tutte davvero fantastiche! 1) Il Trail del Delicate Arch al tramonto ad Arches.

2) Il Navajo Trail a Bryce.

3) L’Antilope Canyon a Page.

4) L’Horse Shoe Band a Page.

5) Il Nevada Falls Trail a Yosemite.

6) Il Congress Trail a Sequoia.

7) I Narrows di Zion.

8) L’Artist Drive di Death Valley.

9) La Scenic B- Way nr. 12 e 24 tra Bryce ed Arches.

10) La Balcony House a Mesa Verde.

In realtà ci sono tantissime altre cose che meriterebbero di entrare nella top 10, ma ho dovuto fare delle scelte. Non ho incluso nella Top 10 né la Monument Valley né il Grand Canyon, e sono certo di non farneticare facendo ciò. Vi renderete conto andando sul posto di quanto ci siano attrazioni esageratamente più belle e meno famose; inoltre devo dire che la quantità di turisti ( spesso italiani) che troverete a Monument Valley e Grand Canyon è esageratamente superiore a quella degli altri parchi. Devo dire che come al solito noi italiani non ci distinguiamo all’estero per classe e savoir fair. A tratti la presenza di italiani caciarosi è davvero irritante! Con questo non voglio dire che queste due meraviglie della natura debbano essere escluse dal vostro viaggio, (anche perché so che non lo fareste mai), ma mi permetto di consigliarvi seriamente di non dedicare troppo tempo a queste due a discapito magari di Bryce, o Zion, o altri posti notevolmente più affascinanti! Ma ecco il dettaglio del viaggio; cercherò di tralasciare aspetti marginali per darvi consigli a mio parere il più utili possibili per programmare il vostro viaggio.

Giorno 1. Venerdi 3 agosto 2007. Arrivo a San Francisco dopo 31 ore di viaggio estenuanti. Se dovete fare scalo negli Stati Uniti preventivate almeno tre ore tra un volo e l’altro. I controlli sono tantissimi e le code all’Immigration lentissime.

Giorno 2 e 3 . Trasferimento a Yosemite N.P. Tempo minimo da dedicare al parco: 1,5 giorni.

Yosemite è davvero grande. Giocoforza dovrete rinunciare a qualcosa, a meno che non abbiate almeno 4 o 5 giorni da dedicare a questo parco.

Yosemite è ben dotata di strutture alberghiere nelle immediate vicinanze, ma fate attenzione. Nonostante ciò è veramente difficile trovare posto per dormire se non avete prenotato, soprattutto a Luglio ed Agosto.

Noi abbiamo dormito presso un Bed and Breakfast ad Oakhurst, a circa 30 minuti di macchina dall’ ingresso sud. Il posto si chiama Oak Cottage B& B, ed è gestito da una simpatica signora sui 50 anni, inglese, trasferitasi da oltre 25 anni. Le camere sono molto pulite e la colazione è ottima ,anche se non abbondantissima. E’ stato il posto dove abbiamo speso di più per dormire ( circa 120 usd a notte), ma come scritto in precedenza non abbiamo trovato nulla nei Motel. Le notti dei w.E. Negli Usa sono gettonatissime, soprattutto perché oltre alla orda di turisti si aggiungono gli americani che tendono a muoversi puntando ai parchi nazionali.

Una volta entrati nel parco punterete per forza alla yosemite valley. E’ il luogo dove va il 95 % della massa turistica e, a dirla tutta, non è eccezionale. Però mon eravamo preparatissimi su yosemite prima di partire, per cui abbiamo un po’ seguito la massa.

La Valley a dirla tutta non è che ci abbia colpito particolarmente. E’ un enorme vallata immersa nel verde attraversata da un paio di strade e da un bellissimo fiume. Tenete conto che, nonostante dal mio punto di vista ciò sia incredibile, il 98% dei turisti che frequenta i parchi NON fa più di cinque minuti a piedi e sta ben lontano dai suoi meravigliosi trails.

Yosemite invece, come tutti i parchi del resto, è stupendo se si imbocca uno dei suoi bellissimi sentieri.

Tra questi mi sento di consigliare senza dubbio ilVerna e Nevada Falls Trail. Questa è una gita stupenda, che richiede un 4 ore totali di cammino, pause comprese.

Tenete conto che nelle guide dei Trail statunitensi troverete sempre dei tempi di percorrenza molto più elevati di quelli reali. E’ vero che io e Maddalena siamo buoni camminatori, ma sono convinto che i tempi di percorrenza indicati dagli americani siano davvero esagerati. Qui sono maniaci del concetto di Safety First, e tendono a vedere pericoli dappertutto e ad esagerare le difficoltà di tutto quello che vorrete fare. Non vi fate spaventare più di tanto e non mancate di fare questo trail davvero bellissimo.

La partenza è da Happy Isles ( facilmente identificabile sulla cartina) proprio vicino al campeggio.

Si sale abbastanza facilmente fino ad un primo Viewpoint dove dal basso potrete contemplare le Verna Falls. Qui la maggior parte della gente si ferma e torna indietro; non fatelo! Continuate a salire ( onestamente devo dire che questa parte della salita è piuttosto faticosa) e in una mezzora circa arriverete in cima alla cascata. Qui la vista è davvero fantastica sia sulla cascata in sé che sulla vallata circostante, ricoperta di pini. Gli spruzzi dell’acqua arrivano fino sul sentiero. Già così la gita è fantastica.

Io però vi suggerisco di continuare. Passerete affianco alla fantastica Emerald Pool e ad uno strabiliante toboga naturale dove l’acqua scorre su pietre beige levigatissime circondate da scoiattoli voraci ed affamati e per nulla spaventati dalla vostra presenza. Non lasciate lo zaino abbandonato altrimenti gli scoiattoli certamente cercheranno di intrufolarsi e di rubarvi tutto cio’ che è commestibile. Poi ci sono tantissimi uccellini dalle piume azzurre mai vsiti prima. Se deciderete di continuare ( e io vi consiglio vivamente di farlo) potrete arrivare fino alle Nevada Falls.La fatica si fa sentire un po’, il sentiero si inerpica abbastanza rapidamente e il caldo si fa sentire, ma potrete fare molte pause a fotografare la cascata che dall’alto casca leggiadra alla vostra destra. Arrivati in cima potrete finalmente gustarvi un meritato riposo all’ombra degli alberi ai lati del fiume.

Io e Maddalena abbiamo anche deciso di fare un bagno nel fiume ( non dimenticate il costume). L’acqua è piuttosto freddina, ma dopo una decina di secondi si sta d’incanto e l’acqua è pulitissima!! Dopo un pranzetto frugale siamo scesi e abbiamo visitato anche il Glacier Point, da dove si vede un panorama esaltante sull’Half Dome e su gran parte della vallata.

In serata, subito prima di uscire, abbiamo fatto anche una capatina a Mariposa Grove, dove ci sono le sequoie giganti. Se non avete la possibilità di visitare il sequoia np, allora andateci assolutamente, ma se andrete a sequoia, allora lasciatevi il piacere per il giorno successivo… Giorno 4. Sequoia National Park e Kings Canyon Park. Tempo minimo da dedicare al parco: 1 giorno.

Al mattino sveglia come al solito alle 6.30. Dobbiamo andare a Sequoia e non vediamo l’ora di vedere da vicino le strabilianti sequoie giganti.

Durante il nostro viaggio ci è capitato di vedere degli italiani intenti a chiedersi se l’albero davanti a loro potesse o meno essere una sequoia gigante. Dunque, quello che vi posso dire è questo. Se avete un dubbio se quella che state ammirando è o non è una sequoia, allora NON state vedendo una sequoia. Infatti quando vi troverete davanti ad una di queste possenti meraviglie non avrete più dubbi. Le sequoie sono fantastiche, dei veri e propri giganti. Hanno un colore marrone chiaro molto caldo e anche al tatto sono fantastiche. Sono ricoperte da uno strato morbidissimo di corteccia e vi verrà una voglia pazza di abbracciarle.

Entrati al sequoia ci dirigiamo verso il General Grant, la seconda del parco per grandezza, che è a pochissime miglia di distanza dal nostro ingresso. Qui ovviamente rimaniamo un po’ delusi dal fatto che non possiamo toccare queste meraviglie. Il piccolo trail è infatti delimitato da un recinto e vi è il divieto di toccare queste meraviglie. Ci spostiamo allora ed andiamo fare il congress trail. Trattasi di un trail davvero facile poco faticoso ( anche se lungo circa 3,5 km) che mi sento di consigliare assolutamente. Innanzitutto incontrerete poca gente ( la gente è terrorizzata dall’idea di dover camminare e , orrore, faticare!) e sarete immersi completamente da centinaia di sequoie maestose e bellissime. A molti di questi alberi gli americano hanno dati dei nomi, sinceramente un po’ ridicoli. Troverete quindi prima il presidente, poi il senato e la camera dei lords, etc. Il trail è davvero bello. Non perdetelo. Inoltre parte in prossimità del General Sherman Tree, l’albero più grande del parco, alto oltre 85 metri e largo più di 12. In generale però è entusiasmante perdersi fra queste meraviglie piuttosto che ammirarne uno solo, per quanto esageratamente maestoso possa essere.

Terminato il trail, non contenti, decidiamo di spostarci in un’altra zona, nei Meadows. Qui c’è una specie di stagno bellissimo ricoperto da una foltissima vegetazione. Già così sarebbe stato stupefacente, ma la fortuna ha voluto che ci imbattessimo in una mamma orsa con 3 cuccioli.

L’emozione è stata fortissima e io incautamente mi sono avvicinato troppo. La mamma orso allora mi ha caricato e ho preso una fuga galattica. Niente di piu’ sbagliato. I ranger avvertono di non correre mai in presenza degli orsi, ma avrei voluto vedere voi. Credo che comunque volesse solo spaventarmi, perché dopo pochi metri ha smesso di caricarmi e se ne è andata. Da quel momento mi sono tenuto a debita distanza. I 3 orsetti sono stati più di un ora a giocare su alcuni alberi a pochi metri da me e Maddalena, permettendoci di scattare decine di foto!! Finita questa esperienza, non contenti ci siamo indirizzati al Moro Rock. Da qui parte un trail di circa mezz’ora, brevissimo ma davvero strenuante. Si tratta di circa 700 metri di salita rapidissima che vi porterà in cima ad una roccia da cui si gode di un panorama davvero strabiliante su tutto il parco. Vale la pena della fatica fatta.

A tramonto inoltrato prendiamo la macchina e pernottiamo a Three rivers, a pochi chilometri dall’uscita del parco. Andiamo a dormire presto, domani ci aspetta una giornata faticosa.

Giorno 5. Death Valley. Tempo da dedicare al parco. In estate almeno una mezza giornata abbondante, d’inverno anche un paio di giorni.

La mattina ci svegliamo alle 4.30. Il tempo per una frugalissima colazione e partiamo. Dobbiamo arrivare fino alla Death Valley, attraversarla e visitarla, e pernottare a Pahrump in Nevada. Sono quasi 1000 km di strada. Avendo Sequoia infatti due sole entrate situate entrambe sul lato occidentale del parco ( il che ne fanno una meta decisamente meno turistica delle altre) siamo costretti a passare a sud del parco ( che è grosso!) e risalire a est dello stesso per arrivare all’ingresso della Death valley. Siamo un po’ scettici; non abbiamo grosse aspettative dalla Death Valley. Sappiamo solo che farà un gran caldo e ci aspettiamo di vedere niente di più che grosse vallate di pietre e montagne grigie.

La Death Valley, alla quale arriviamo nell’ora più propizia ( all’una del pomeriggio!) ci riserva invece moltissime sorprese. E’ un posto assolutamente fantastico e veramente non va perso! Alcune raccomandazioni; alla Death Valley fa veramente caldissimo; noi entriamo con 46° C e la temperatura non accenna a diminuire neanchea tramonto avvenuto. C’è un vento caldissimo incessante tipo phon regolato sul 2 ad aumentare ancora la sensazione di asfissia. Insomma, le leggende sulla Death Valley sono assolutamente veritiere. Qui i consigli quasi sempre paranoici ed esagerati dei Rangers sono invece assolutamente utili. NON entrate nella valle senza almeno 5 o 6 litri di acqua a testa, soprattutto se avete intenzione di camminare un po’, per quanto il clima torrido ve lo permetta. Noi in 7 ore di Death Valley ci siamo fatti fuori qualcosa come 4,5 litri di acqua a testa! Fondamentale è anche un bel cappello a tese larghe, per coprire il capo dai raggi del sole.

La Death Valley è un vero gioiello incastonato di piccole pietre preziose; la prima che visitiamo è il Mosaic Canyon, un piccolo canyon dalle pareti liscissime ( dove tra l’altro non incontriamo nessuno!) che si raggiunge solo con una piccola strada sterrata non lontana dal Visitor Centre. Percorriamo solo alcune centinaia di metri , ma ci bastano; il posto è veramente fantastico, anche se il caldo dell’una e mezza è veramente asfissiante.

Dato che dobbiamo andare verso sud decidiamo di abbandonare l’ipotesi di visitare la parte Nord della valle ( che ci hanno detto essere altrettanto bella) per vedere la più turistica parte Sud.

Ci dirigiamo pertanto immediatamente a Badwater, un vero e proprio catino a 85,5 metri sotto il livello del mare dove la terra si spacca sotto ai potenti raggi del sole creando una specie di pavimentazione piastrellata circondata da stranissime conformazioni saline; da non perdere! Poi, dopo aver visto numerose altre bellezze sulla strada, puntiamo dritti all’ Artist Drive. L’Artist Drive è assolutamente una top 10 del viaggio e non va persa. Trattasi di una strada a loop asfaltata lunga una decina di miglia che si affaccia direttamente su rocce e piccole formazioni montagnose assolutamente fantastiche. I colori che si vedono hanno dell’incredibile, e sono certo che finché non li vedrete non ci potrete credere. Rosso, arancione, verde , varie tonalità di marrone e di grigio si confondono gli uni nell’altro fino ad arrivare all’Artist Palette dove, nonostante il caldo che non da tregua, dovete assolutamente scendere dalla macchina e camminare almeno una mezz’ora. Vedrete rocce azzurro intenso e verde smeraldo che sembrano veramente dipinte. Si ha la sensazione di essere alla fine del mondo! Dopodiché ci dirigiamo al golden canyon dove facciamo un’altra oretta di camminata in mezzo a fantastiche rocce color oro, ma dobbiamo correre. Ci aspetta il tramonto al mitico Zabrinski Point; questo lo dovete ammirare coi vostri occhi…Non so che altro aggiungere. Purtroppo la mancanza di tempo ci impedisce di andare anche al Dante’s view, ma le cose viste ci hanno riempito davvero di emozioni indescrivibili. Arriviamo a Pahrump col buio già profondo stravolti ma davvero entusiasti. La Death Valley è un posto assolutamente fantastico. Un consiglio; non mettete l’aria condizionata. In questo modo eviterete di rischiare di fondere la macchina ( è un pericolo reale!) e vi acclimatirete più velocemente. Sarà così più facile uscire dalla macchina e camminare un po’: Nonostante il caldo davvero asfissiante ne vale assolutamente la pensa e non vi pentirete. Restare in macchina senza scendere mai è un po’ come andare ai Musei Vaticani senza vedere la Cappella Sistina; bello, ma assolutamente insufficiente! Giorno 6. Zion National Park. Tempo minimo necessario; 1,5 giorni.

Anche stamattina ci svegliamo presto. Dobbiamo raggiungere Zion che non è vicinissimo, anche se nulla rispetto alla mazzata del giorno prima. Inoltre c’è un problema; stiamo per entrare nello Utah, dove c’è un’ora di più, pertanto perderemo un ‘ora che recupereremo a fine vacanza.

Su Zion siamo curiosi; alcuni ci hanno detto che è un posto fantastico, altri ce lo hanno dipinto come niente di che. Qui si rende necessaria una precisazione. Zion è un parco assolutamente fantastico e lo metterei tra le cose più belle in assoluto del viaggio ma ad una condizione; che vi piaccia camminare. Se infatti vi limiterete ad osservarlo dal basso senza camminare è assolutamente anonimo. La parte visitabile di Zion è infatti dentro ad un grosso canyon, peraltro bellissimo, attraversato da un’unica strada. Zion ci piace da subito per un motivo molto semplice; non si può andare in macchina! Occorre parcheggiare all’inizio del parco e prendere un comodissimo autobus che vi porterà fin dentro al parco. Ci sono circa 8 fermate e potrete scendere ad ogni fermata e prendere l’autobus successivo. Ce n’è uno ogni 6 minuti!! E’comodissimo ed oltretutto l’aria è decisamente più pulita.

La maggior parte della gente si limita a scendere alle varie fermate ad osservare i viewpoint e le splendide rocce dal basso, ma facendo così si perde davvero tantissimo. A mio parere è veramente da pazzi. Noi nel pomeriggio in cui arriviamo facciamo tutte le fermate , ovviamente, ma poi all’ultima fermata partiamo per un trail che metterei nella top 3 di tutto i viaggio. I mitici e meravigliosi Narrows! Entriamo nel dettaglio; scesi all’ultima fermata, si percorre un sentiero pavimentato di una mezz’ora che costeggia il fiume ( Riverside Walk) che non è nulla di speciale. Non vi preoccupate, il bello deve ancora venire. Arriverete alla fine del sentiero e da qui parte il fiume. A questo punto occorre iniziare a camminare nel fiume. Potete fare due cose. Molti affittano scarpe da canyoning a Springville e acquistano un bastone li. Oppure potete fare come noi; ve ne fregate delle scarpe ( mi raccomando, indossate però scarpe da trekking, niente infradito o amenità del genere), vi procurate un bastone di legno che troverete all’inizio del fiume adeguatamente lasciato li da qualcuno che ha fatto il trekking prima di voi e allegramente iniziate a camminare nel fiume guadandolo piu’ volte!! Camminerete dapprima con l’acqua fino alle caviglie, e via via sempre più in alto fino ad arrivare fino alle ginocchia e a tratti fino alle cosce immersi in un panorama assolutamente fantastico. Il fiume passa infatti attraverso rocce altre fino a 500 e più metri e si stringe sempre di più. Noi abbiamo camminato per quasi due ore e mezzo ed è stato davvero difficilissimo fermarsi e tornare indietro. Si ha voglia di andare avanti per sempre! Inoltre più camminerete più sarete immersi nella natura in compagnia di pochissima gente. Il trail non è faticoso in quanto si svolge prevalentemente su terreno piatto, ma ovviamente ci si bagna, anche se l’acqua non è particolarmente fredda. Insomma, ci sono tutti i presupposti per non perdersi questa avventura davvero fantastica. Noi abbiamo camminato per oltre due ore, poi temendo un arrivo precoce del buio siamo rientrati.

Siamo comunque arrivati fino ad una strettoia di circa due metri dove il fiume si divideva.

Se qualcuno riuscisse ad arrivare oltre e avesse piacere di raccontarmi cosa c’è dopo, beh, mi farebbe davvero una grossa cortesia.

Torniamo indietro e a tramonto terminato usciamo dal parco. Soggiorniamo a Springdale, piacevole paesino proprio a poche miglia da Zion. Giorno 7. Zion National Park La mattina ci alziamo alle 7.00. Fantastico! In effetti non ci siamo fermati un attimo e d è giusto riposare un pochino di più, tenuto conto del fatto che anche oggi ci aspetta un bel programmino.

Decidiamo di fare il Bright Angel’s Trail, e alle 9.00 siamo già in cammino.

C’è ancora un po’ di ombra e pertanto la salita, piuttosto faticosa, è allietata dall’ombra. Più si va verso l’alto e più si inizia a godere del canyon dall’alto. La vista è favolosa. A sorpresa notiamo che c’è gente che percorre il trail anche con gli infradito; dapprima pensiamo che forse siamo io e Maddalena ad essere esagerati, ma ben presto ci renderemo conto di aver fatto la scelta giusta.

Il Trail è segnato per 4 ore andata e ritorno, ha un elevation di 1490 feet, ed io sono un po’ preoccupato. E’ vivamente sconsigliato a chi soffre di vertigini, e siccome io ne soffro parecchio, temo di non riuscire ad arrivare in fondo.

Il Trail all’inizio è ben segnato e comunque la pavimentazione ottima ( fin troppa). Dopo circa un trequarti d’ora di cammino spedito inizia a salire tortuoso e piuttosto faticoso. La vista è sempre più bella e come al solito la gente si dirada all’inverosimile.

Arrivati in cima notiamo che coloro che hanno gli infradito si sono fermati. Gli ultimi 800 metri infatti sono davvero uno spettacolo. Il sentiero infatti si inerpica sulla costa con lo strapiombo ai due lati del sentiero ed occorre aiutarsi con delle catene di ferro. Nulla di straordinario, ma per chi soffre di vertigini come me è un bella avventura. Chiedo aiuto a Maddalena che si offre di portare lei lo zaino in modo che io possa essere un po’ più libero ( Portate tanta acqua come al solito!) e iniziamo ad avventurarci sul ripido sentiero, Mi tremano un po’ le gambe, ma non ho certo intenzione di fermarmi ora. Affrontiamo gli ultimi metri che ci separano dall’arrivo lentamente, ma arrivati in fondo il panorama che ci attende è veramente unico…Si vedono i narrows e in generale una panoramica completa su tutto il Canyon di Zion. Ci riposiamo un po’ e poi scendiamo. Il trail non lo metterei tra le top 10 di tutto il viaggio ma poco ci manca! Riscendiamo con altrettanta cautela ( la discesa è forse più impegnativa della salita per chi soffre di vertigini) e ci dirigiamo al Visitor Centre dove, per una volta, anziché i soliti biscotti e tonno in scatola, decidiamo di americanizzarci con una bella fetta di pizza e insalata. Ci adagiamo sullo splendido pratone di fronte al Visitor Center e ci concediamo una ventina di minuti di sonno dei giusti.

Al risveglio decidiamo che non vogliamo modificare il nostro programma e partiamo per la gita delle middle e upper pools. E’ una gita per nulla impegnativa, della durata di un oretta totale fra andata e ritorno. Si passa prima dalla lower e dalla middle pool che sinceramente non sono niente di speciale; poco più di due pozze con poca acqua. Molto più bella è la upper pool incastrata fra rocce altissime, che ti circondano per 300 gradi. Il luogo è decisamente affascinante, anche se questa gita non è propriamente imperdibile. Dopo una sosta rinfrescante alla pool ( sarebbe vietato fare il bagno ma in molti lo facevano; io mi sono limitato a pucciare un po’ i piedi e le caviglie) scendiamo giù e decidiamo di partire. Dobbiamo spostarci fino a Bryce dove dobbiamo pernottare.

Giorno 8. Bryce Canyon. Tempo minimo richiesto: 1 giorno.

Parlare di Bryce è davvero difficile. E’ assolutamente incredibile e l’impatto appena arrivati è pazzesco. Non si crede davvero ai proprio occhi. Guglie di pietre dalle forme più assurde che si restringono sempre piu’ e sulla cui cima è generalmente appoggiata una pietra in precario equilibrio. Ce ne sono a centinaia, e non ti stancheresti mai di vederle.. A seconda della luce solare tendono a cambiare di tonalità di colore.

Bryce è senza dubbio spettacolare come impatto iniziale e sarà amatissimo da chi non ama camminare. Si può godere di Bryce anche camminando pochissimo e ammirandolo dall’alto, anche se io consiglio di fare almeno un trail all’interno dello stesso per ammirarlo meglio.

Noi abbiamo fatto l’imperdibile Navajo trail, normalmente della durata di un’ora e mezza , che nel nostro caso è durato di più perché interrotto dopo il primo quarto di miglia da una frana avvenuta nel 2006. Il sentiero dovrebbe esser riaperto interamente nell’autunno 2007. Essendo un loop abbiamo perciò effettuato la prima parte, siamo tornati indietro e abbiamo fatto l’altra parte fino alla chiusura dalla parte opposta. In pratica abbiamo fato metà del giro due volte, ma ne è valsa assolutamente la pena. Anzi, questa chiusura ha scoraggiato parecchia gente dal fare il giro completo permettendoci di vedere tutto quasi in assoluta solitudine.

Non contenti del Navajo trail, che va fatto assolutamente, abbiamo fatto anche il Queen’s garden trail, più lungo e meno spettacolare ma comunque bello. Bryce però alla lunga stufa un po’; è stupendo ma è ovviamente un po’ ripetitivo, per cui secondo me un giorno a Bryce è sufficiente. Non rinuncerei a un giorno in più a Yosemite o a Zion per uno in più a Bryce.

Infatti verso le 15.30 usciamo dal parco, completamente soddisfatti, e ci dirigiamo a vedere la Mossy Waterfall, a circa 4 km a est di Bryce e successivamente facciamo un salto al Pine Lake, anche questo a una decina di miglia dallo svincolo per Bryce e raggiungibile tramite una ( buona) strada non asfaltata. Qui ci rilassiamo nel silenzio del lago in compagnia di 2 o 3 pescatori e nulla piu’.

Rientriamo al (brutto) Foster’s Motel per dormire, dove ceniamo con la solita bistecca e baked potato.

Giorno 9. Scenic b-Way 12 e 24. Capitol Ref National Park. Tempo minimo richiesto: 1 giorno La mattina ci alziamo presto, come al solito,e ci dirigiamo verso Arches. Abbiamo due possibilità: o tornare indietro e percorrere le miglia che ci dividono da Arches in freeway, oppure allungare un po’ la strada e guidare attraverso le Scenic B-Way 12 e 24. Optiamo per la seconda scelta e devo dire che la scelta è stata felice. Entrambe le strade sono bellissime e il mio amore verso lo Utah aumenta a dismisura.

Si attraversa dapprima uno scenario roccioso che altro non è che la continuazione del Bryce, attraverso rocce di varie sfumature arancioni, poi si passa attraverso bellissime praterie verdi, foreste meravigliose alternate a pianure infinite. Lo sguardo si perde per chilometri e il panorama cambia continuamente. Tutto il percorso da Escalante a Torrey è davvero bellissimo.

Arrivati a Capitol Reef NP decidiamo che abbiamo il tempo per entrare nel parco e cosi’ facciamo.

Capitol Reef non è imperdibile, ma un paio d’ore al suo interno sono sicuramente un bell’investimento. Anche qui si trovano rocce dai colori variopinti. Facciamo anche una gita all’interno del parco in un canyon utilizzato agli inizi del XXesimo secolo dai pionieri. Sulle rocce sono incise e ben leggibili le firme originali dei pionieri dei primi del ‘900. Non saranno antiche come i geroglifici egiziani, ma sono pur sempre tracce storiche interessanti.

Usciamo soddisfatti e continuiamo il nostro tragitto sulla 12 e successivamente sulla 24. Le foreste scompaiono lasciando spazio a deserti immensi. Qui non c’è molto da vedere, se non perdersi negli spazi sconfinati. E’ inevitabile fermarsi a bordo strada per la classica foto della strada che si perde drittissima nell’infinito.

Ad un certo punto incontriamo una deviazione per il Gobelin Valley SP. Si raggiunge tramite strada non asfaltata facile e, stranamente, non ci sono praticamente turisti. Eppure lo spettacolo è decisamente suggestivo. Trattasi di rocce che in realtà sembrano sabbia indurita dalle forme improbabili, generalmente con una pietra più grossa in cima in equilibro maldestro. Hanno altezze sui due metri o poco più, e nel silenzio assoluto della valle sembra di essere in un parco tra mille folletti silenziosi. Un posto a mio parere da non perdere, anche se fuori dai percorsi turistici tradizionali.

Arriviamo a tarda sera a Moab, nelle vicinanze immediatissime di Arches. Decidiamo di non entrare nel parco visto i pochi minuti di luce ancora disponibile e optiamo per un bagno in piscina ( quasi tutii i Motel dispongono di una piscina e a volte di una jacuzzi) e rimandiamo Arches al giorno dopo.

Giorno 10. Arches NP e Dead Horse Point SP. Tempo minimo richiesto: 1 giorno E’ difficile non rimanere entusiasti da Arches. Non solo vi è un gran numero di archi , ma sono tutti diversi e spettacolari. Se avrete voglia di camminare un po’, potrete goderveli tutti ( come abbiamo fatto io e Maddalena) e senza fare troppa fatica. Gli hike infatti sono relativamente facili e brevi e gli archi sono davvero stupendi.

Anche Arches è attraversato prevalentemente da un’unica lunga strada accessibile alle macchine con qualche piccola deviazione ( come per arrivare al Delicate Arch ad esempio) e pertanto è molto facile da visitare. Noi entriamo e decidiamo di puntare immediatamente alla fine del parco, per poi rifare tutta la strada a ritroso nella giornata e provare a vedere più archi possibile.

Il primo hike che facciamo è il Double O Arch Trail che consiglio vivamente. Durante il trail infatti si possono vedere una decina di archi diversi fino ad arrivare al double o arch, che non sarà il più bello di tutti ma vale assolutamente di essere visto. Inoltre passerete affianco al Landscape Arch. Quest’ultimo è davvero enorme e da l’ idea di poter crollare da un momento all’altro ( e infatti un pezzo si è staccato qualche anno fa e da allora è vietato passarci sotto!). Stupendo.

Da non perdere assolutamente sono anche il Double Arch , maestoso e assolutamente fantastico, che si raggiunge dopo 3 minuti di camminata in piano, e anche il Sand Arch, che pur non essendo un arco straordinario ha la caratteristica di essere collocato in una posizione fantastica, appisolato su una superficie di sabbia arancione e in uno stretto canyon davvero stupendo.

Verso le16.00 usciamo dal parco perché vogliamo vedere anche Dead Horse Point, un panorama sul Colorado che ci hanno definito imperdibile. A mio parere si può perdere, primo perché dista 35 miglia dal centro del parco ( calcolate almeno due ore abbondanti per andare e tornare), in secondo luogo perché se andrete a Page avrete modo di vere un panorama sul Colorado notevolmente piu’ bello dall’Horseshoe Band che vale 5 volte questo.

Rientriamo nel parco e arriviamo alla partenza dell’hike per il delicate Arch alle 18.35. E’ tardi, e io sono nervoso. Ci tengo a vedere l’arco al tramonto e rischiamo di arrivare tardi. Infatti il trail è segnato come 2 ore e mezza di cammino solo andata e un’ora e mezzo il ritorno.

Partiamo come due matti superando tutti ( nonostante i 37 gradi!) e arriviamo in cima, spompatissimi, in 35 minuti netti. E’ vero che siamo andati molto veloci, ma gli americani non hanno davvero senso della misura. In due ore e mezza il tragitto ( molto ripido in verità, ma non stiamo parlando del K2) lo fa un anziano di 80 anni! Ad ogni modo il panorama che ci aspetta è mozzafiato! Il Delicate Arch è un arco fantastico abbarbicato su un dirupo spaventoso che col colore del tramonto si dipinge di un arancione vivissimo.

Questo hike non va assolutamente perso! Non fate l’errore di accontentarvi di vederlo dal basso dal Viewpoint. Muovete le gambe! Ne vale assolutamente la pena. Metterei il trail del delicate Arch assolutamente tra la top 3 di tutto il viaggio.

Arrivati in cima noterete come il quantitativo di cavalletti e macchine fotografiche sia superiore a quello che troverete in tutti i negozi di attrezzature fotografiche della vostra città; tutti sono pronti ad immortalare questo spettacolo della natura. Purtroppo il quantitativo di turisti ( prevalentemente giapponesi) che vanno a scattare la classica foto ricordo insulsa sotto l’arco è enorme, impedendovi di scattare in santa pace.

A noi inoltre è capitato una famiglia sudamericana ( inconfondibili la voce ei tratti somatici) che non contenta di fare la foto sotto l’arco si è seduta ai piedi dello stesso e noncurante della folla che aspettava di fare la foto non ha manifestato alcuna intenzione di spostarsi. Dopo una mezz’ora abbondante di attesa, preso dallo sconforto, ho iniziato ad urlargli di tutto, e devo dire che il mio urlo ha letteralmente aperto le danze. Tutti hanno iniziato ad urlare di tutto ai sudamericani e il padre famiglia, in puro stile “ british” ha allegramente mostrato il fondo schiena a tutti. Prima che qualche testa calda potesse partire ( devo ammettere che anche io, nonostante non sia notoriamente manesco, ho avuto la tentazione di mollargli un bel paio di ceffoni), una ragazza è partita e lo ha preso letteralmente per il bavero della camicia portandolo via. Standing ovation da parte di tutti e finalmente foto per tutti! Giorno 11: Mesa Verde NP. Tempo minimo richiesto: 1 giorno Mesa Verde è stata un’autentica sorpresa. Non sapevamo molto di questo parco, e le attese non erano elevatissime, invece si è dimostrato davvero stupendo. Non tanto il parco in se ( essendo in posizione sopraelevata rispetto alla pianura circostante è particolarmente soggetto ai fulmini, e non a caso è stato oggetto di incendi svariate volte negli ultimi 10 anni). La vegetazione pertanto è scarna, gli alberi bruciati sono tantissimi. Quello che è stupendo di Mesa Verde sono le abitazioni Anasazi.

Trattasi di abitazioni perfettamente conservate risalenti a circa al 1200 d.C. Dove una tribù nomade di indiani ( quelli veri!) visse per oltre 100 anni prima di spostarsi in altri luoghi. Trattasi di abitazioni costruite nelle cavità rocciose naturali della roccia, accessibili solo tramite scale scavate nella roccia e a volte con irte scale a pioli in legno o con l’ausilio di catene in ferro.

In due di questi siti, di più difficile accessibilità, occorre andare con un ranger. Io vi consiglio assolutamente Cliff Palace soprattutto Balcony House.

La visita a questi siti costa 3 usd a testa, non una spesa inaccessibile, e li vale tutti. Occorre prenotare sul posto direttamente il giorno del vostro arrivo. Cercate quindi di arrivare assolutamente in mattinata per prenotarvi un posto nel primo pomeriggio, altrimenti rischiate di rimanere fuori dai tours.

Cliff Palace è il complesso più grande di case Anasazi, decisamente affascinante, con diverse case a piu’ piani appoggiate alla roccia. La guida vi racconterà dettagliatamente la storia di questo popolo primitivo ( anche se a dire il vero trattasi di pure congetture visto che comunque non se ne sa moltissimo) per cui non vi dirò altro.

Non perdete però assolutamente Balcony House, che è stupefacente perché a picco sul canyon. Inoltre noi siamo stati sorpresi da un temporale furibondo, che ci ha costretti a rimanere sul luogo oltre l’ora prevista per il pericolo di fulmini, aumentando e di molto il fascino del luogo ( ad immaginare che cosa può aver potuto significare vivere in un posto così 800 anni fa!).

Attenzione perché non è una “ gita” facilissima. Non che ci sia da faticare più di tanto, si cammina davvero pochi minuti, quanto per il fatto che ci sono diverse scale a pioli a picco sul burrone e un tratto che si percorre in una galleria letteralmente a carponi. Io non soffro di claustrofobia, per cui nessun problema, ma soffro molto di vertigini, e vi garantisco che affrontare le 4 scale a pioli di legno rese viscide dalla pioggia battente e col precipizio sotto non è stato facilissimo per me. Se soffrite di vertigini e sapete di poter essere presi dal panico evitate assolutamente questa gita perché, una volta scesi, non si può tornare indietro se non facendo le famose scale a pioli! Tuttavia l’esperienza è stata magnifica e la consiglio vivamente a tutti.

Giorno 12 Monument Valley e arrivo a Page. Tempo minimo consigliato alla Monument Valley: due/tre ore.

Partiamo ala mattina presto da Cortez ( nei pressi di Mesa Verde). Ci attende un’altra sfacchinata. Percorrere centinaia di miglia per arrivare ala Monument Valley e poi proseguire per Page.

La Monument Valley è stata un po’ una delusione. Intendiamoci, è assolutamente fantastica come panorami e comunque è uno dei posti, non a caso, più famosi del mondo, per cui non posso dichiarare che non sia splendida. Tuttavia ha alcuni lati negativi che vi esporrò,giusto perché ne siate al corrente e non rimaniate troppo delusi.

Primo inconveniente: Decisamente troppa gente. Dopo tutti questi giorni trascorsi in parchi si affollati, ma dove bastava un niente per lasciarsi il caos alle spalle ( pochi minuti di cammino per intenderci), alla Monument Valley vi sembrerà di essere finiti per le vie del centro il 24 di dicembre. Automobili, e un quantitativo enorme di autobus! Non c’è modo di scappare alla gente. E qui nasce il secondo inconveniente: Alla Monument Valley, non è possibile camminare a piedi. Sarete costretti a percorrere le 17 miglia di strada sterrata ( fattibile con tutte le auto, ma occhio al pezzo finale in salita, è possibile rimanere impantanati!) scendendo ai vari viewpoint per fotografare, ma non potrete girare liberamente a piedi. Insomma, ci si sente un po’ pesci nell’acquario.

Ci si imbatte, insomma, nello stereotipo classico del turista delle varie nazionalità; Vi imbatterete perciò in : – Americani che non scendono mai dalla macchina con aria condizionata a palla.

– giapponesi che fotografano tutto, compresi voi mentre fotografate – italiani, soprattutto romani, che cantano poropopoporo a squarciagola, e se non sorridi ti insultano – Francesi che ti fanno domande rigorosamente in francese – etc. Etc.

Per farla brevissima, la Monument è un posto meraviglioso, ma se vi aspettate di godere del tramonto in compagnia del solo sibilo del vento e con un indiano navajo che fuma il calumet, beh, salite sulla macchina del tempo e anticipate il vostro arrivo ad almeno un centinaio di anni fa.

Da non perdere ( cosa che invece il 99% dei turisti fa) è l’attigua Valley of the Gods, una specie di Monument valley in miniatura raggiungibile circa un 10 miglia ad est della Monument.

Trattasi si anche’essa di una strada non asfaltata lunga 16 miglia che si snoda attraverso un panorama fantastico, qui si in assoluto silenzio. Incontrerete davvero poche macchine nel percorso, ma qui è stato l’unico luogo dovrei vorrei aver avuto una 4 ruote motrici. La strada è bruttina. Assolutamente impraticabile in caso di pioggia perché si attraversano diversi guadi ( quando l’abbiamo fatta noi erano secchi, ma ci hanno garantito che bastano pochi minuti di pioggia per trasformarli in torrenti pericolosissimi).

Noi abbiamo percorso solo 6 miglia dele 16 totali, poi siamo tornati indietro perché la strada era davvero bruttina, ma mi è rimasta intatta la voglia di percorrerla interamente. Ve la consiglio vivamente perché i colori delle rocce sono davvero fantastici.

Da non perdere è anche Gooosenecks, da cui godrete di un fantastico panorama sul Colorado ( ancora lui!) che si insinua come un serpente nella roccia disegnando curve fantastiche. Si trova anch’esso a poche miglia dalla Monument Valley, sempre ad est della stessa, e offre un panorama unico! Alla sera andiamo verso Page, dove ci accoglie un temporale terribile, che in pochissimi minuti allaga letteralmente le strade.Page è una cittadina apparentemente grandicella, ma poi alla fine come al solito i motel e i negozi sono tutti sull’unica strada principali. La speranza di poter avere una cena decente è rimandata nuovamente; ci buttiamo su un Pizza Hut, almeno potremo mangiare un po’ di carboidrati dopo 10 giorni di bistecche! Giorno 13 Page, Antilope Canyon, HorseShoe Band, Lake Powell. Page inizialmente non era una tappa prevista a tavolino del nostro viaggio, ma solo una tappa d’avvicinamento al Grand Canyon dopo aver visto la Monument Valley. Devo dire che invece stata una sorpresa. Non la cittadina in sé, che non è nulla di speciale, anzi, è bruttina, e da ogni luogo vi dovrete godere la vista della centrale elettrica che si staglia nel cielo e che , vi garantisco, vi sareste persi volentieri! Tuttavia ci sono parecchie sorprese, ma andiamo con ordine.

Dapprima noi siamo andati all’Horse Shoe Band, sempre nelle immediatissime vicinanze di Page, da cui si gode il più bel panorama del Colorado e in generale che abbiamo visto durante tutto il viaggio! Qui il Colorado è di un colore verde-azzurro stupendo, e la vista letteralmente a picco sul canyon è fantastica. Non ci sono palizzate né inferriate a proteggervi dal baratro. Occhio a dove mettete i piedi! Noi siamo rimasti quasi un’ora in contemplazione, letteralmente rapiti dal panorama. Il Colorado anche qui fa un giro tortuoso, e i colori dell’acqua sono splendidi, ben diversi dal colore marrone che vedrete ( da lontano) nel Grand Canyon. Non perdetelo assolutamente.

Poi siamo andati all’Antelope Canyon. Questo posto è letteralmente fatato. L’unico inconveniente è che si trova nel bel mezzo di una riserva Navajo, per cui dovrete pagare 6 usd a persona per entrare nel parco ( parco? Non più di un parcheggio dove mollare la macchina. La spesa dei 6 dollari è davvero insensata).Da qui non avrete alternativa che pigliare il tour organizzato in jeep con una guida indiana ( che parla comunque americano stretto), e sono altri 20 usd a testa. Ci hanno detto che l’anno scorso il giro costava 12,5 usd a testa; insomma, il posto inizia a diventare famoso, e non mi sorprenderebbe che l’anno prossimo dovesse esserci un nuovo aumento.

Però, fidatevi, li vale assolutamente tutti. Un consiglio enorme; prenotate assolutamente la gita delle 11.30. E’ in assoluto la migliore, anche se la più affollata, e il perché lo capirete una volta nel canyon.

Presa la Jeep la simpatica guida indiana vi porterà per circa 4 miglia su una strada sterrata a velocità megasostenuta su delle jeep sgangheratissime. Non a caso una delle jeep davanti a noi a metà tragitto ha letteralmente preso fuoco. Spaventati i turisti sono scappati tutti e l’indiano ha iniziato a spegnere il fuoco con la sabbia, col rischio, secondo me reale, che la macchina potesse esplodere! Noi fortunatamente non siamo andati a fuoco e siamo arrivati al canyon, ma siccome la nostra guida è tornata indietro a recuperare i sopravissuti, noi siamo stati praticamente abbandonati a noi stessi. In questo modo siamo riusciti a goderci il canyon da soli, salvo poi essere recuperati da un’altra guida indiana che dopo circa 5 minuti ci ha mollati ad un’altra. Insomma, sembrava una vera e propria organizzazione all’italiana, un misto tra l’anarchia e il casino organizzato. Un vero delirio! Il canyon non è bello, è stratosferico!! Trattasi si un canyon lungo un 400 metri e alto tra i 40 metri e i 60 metri, largo non più di un paio di metri, con tratti anche più stretti, con pareti rosa-arancione levigatissime attraverso le quali, a mezzogiorno ( ecco perché fare la gita alle 11.30) si insinua un raggio di sole a picco che illumina il fondo sabbioso e che rende il posto qualcosa di assolutamente fantastico. Inoltre i colori delle rocce fanno sembrare le pareti di roccia come sottili veli di seta; insomma, un posto di una bellezza quasi commovente. Se riuscirete a scappare un po’ dalla guida ( la cui utilità è pressoché nulla in quanto si limiterà a ricordarvi in continuazione che è vietato mangiare bere, fumare(!) e fare flash nel canyon) potrete godervi il canyon da soli ( per quanto possibile tenendo conto che c’è davvero tanta gente) e rimanere entusiasti da tanto bel vedere.

Terminata la gita ( durata ben più dell’ora preventivata a causa della non organizzazione Navajo) , non potendo più visitare la diga ( prenotata per l’una e mezza e oramai fuori tempo massimo) decidiamo di andare a vedere il lago.

A proposito della diga; è possibile visitarne il suo interno gratuitamente prenotando la visita il giorno stesso presso il Visitor Centre. Occhio che i controlli sono gli stessi tipici degli aeroporti ( niente monete, niente cinture, niente zainetti. L’effetto 1 1settembre ha lasciato i suoi segni anche qui!). Noi avevamo prenotato per l’una e mezza, ma visto che non facciamo in tempo ad arrivare, decidiamo di andare al lago.

Per arrivare a qualsiasi punto del lago occorre entrare nel Glen Canyon NP, per cui anche qui è necessario mostrare il Pass. Se non lo avete fatto, o pagate 20 usd o scordatevi di andarci.

Qui scegliamo un posticino carico e ci facciamo due o tre bagnetti davvero piacevoli visti i 40 gradi esterni. Restiamo un paio di ore condite anche da un meritato sonnellino e partiamo direzione Grand Canyon. Il lago, anche se artificiale, non è male per nulla. Organizzano diverse gite in barca ( ad onor del vero parecchio costose); noi non le abbiamo fatte ma ci hanno parlato molto bene di quella che arriva fino al Natural Bridge, dove potrete ammirare un ponte naturale che si riflette nell’acqua.

Insomma, motivi per venire a Page ce ne sono parecchi.

Giorno 14 Grand Canyon NP South Rim. Tempo minimo necessario: 1 giorno Il Grand Canyon mi ha parzialmente deluso. Intendiamoci, il posto è assolutamente unico al mondo, ma non mi ha convinto del tutto. Visto che so perfettamente che nessuno di coloro che sta leggendo questa recensione penserebbe mai di saltare il Grand Canyon mi permetto di riferire cosa mi ha convinto di meno.

Innanzitutto la gente; anche qui assolutamente troppa. Per prendere una autobus interno abbiamo dovuto fare quasi tre quarti d’ora di coda al sole. Insomma, sembra di essere in un parco dei divertimenti. Gente che mangia in qualsiasi circostanza. Caos indescrivibile e difficoltà enormi anche a trovare parcheggio.

Poi il fatto che è decisamente troppo grande e troppo organizzato; nel grand canyon ci sono circa 5 o 6 lodge, diversi ristoranti, un distributore di benzina e un vero e proprio villaggio. Una stazione ferroviaria e 3 linee degli autobus; insomma, una vera e propria città.

Il Grand canyon in se è senz’altro impressionante, ma davvero tropo vasto. I panorami si perdono a vista d’occhio, e nella visione d’insieme tutto si mescola un po’, lasciando un po’ una sensazione di inadeguatezza. Inoltre il fatto che il tempo fosse bruttino ( fa spesso brutto al grand canyon, che da un lato è anche un fatto positivo; finalmente si respira un po’), non ha certo aiutato. La luce non era eccezionale. Insomma, dopo tanto girovagare guardare solo i panorami non basta più. Si avverte il bisogno di lasciarsi la folla alle spalle e camminare un po’.

Ci sono diversi trail nel parco. Noi abbiamo scelto il Bright Angel Trail, la cui partenza è raggiungibile solo in autobus. La gita è segnata come 4 ore roundtrip, ma anche qui gli americani sono decisamente esagerati. Noi l’abbiamo fatta in due ore andata e ritorno, spendendoci le altre due ore previste con una bella e lunga sosta a Cevar Point.

Attenzione che da tutte le parti troverete cartelli che vi consiglieranno di NON fare trekking nel canyon, che è pericolosissimo. E’ ovvio che bisogna partire organizzati ( portatevi tanta acqua e qualcosa da mangiare) , ma non lasciatevi intimorire dai cartelli. E’ vero che prima si scende e poi si sale ( e ciò è decisamente più faticoso), ma è altrettanto vero che le gite sono fattibilissime con un minimo di preparazione.

Sconsiglio pero’ di farvi la discesa e la risalita fino al Colorado in un’unica giornata. In una giornata di puro sole è davvero faticoso, anche perché più si scende più inizia a fare caldo, e per arrivare fino in fodno credo che ci vogliano almeno 5 ore.

Gli americani la sconsigliano e vi avvertono che la discesa e risalita in un’unica giornata può portare a pericolo di morte per disidratazione.

Scendendo comunque ci si toglie dalla massa e si può godere del canyon con più tranquillità. Inoltre cio’ vi permetterà di scorgere particolari che dall’alto è impossibile notare, perché dall’alto tutto si confonde. Questa gita , assolutamente fattibile e non particolarmente faticosa ( anche se la salita è piuttosto ripida) la consiglio vivamente.

Credo che debba essere una bella esperienza scendere fino al Colorado e pernottare sul fiume in tenda, per poi risalire di buon mattino il giorno prima. Non consiglierei a nessuno di stare due giorni al Grand Canyon se non per pernottare sul Colorado. L’esperienza dev’essere magnifica e se avrete il tempo di farla credo che ne valga pienamente la pena. Se invece decidete che non fa per voi, una giornata intera al Grand Canyon vi basterà certamente.

Giorno 15. Las Vegas.

Il giorno dopo andiamo verso Las Vegas.

Arrivati sul luogo ci ricordiamo di cosa significa la città; traffico impazzito e caos indescrivibile; ci eravamo dimenticati del traffico! Las Vegas è un assoluto delirio; abbiamo poche ore per visitarla, visto che il giorno dopo ci alzeremo alle3.45 per prendere il primo dei voli che ci riporterà verso l’Italia. A Las Vegas fa un caldo incredibile; portatevi comunque sempre dietro un maglione di cotone; la differenza di temperatura fra l’esterno e i locali è di circa 20 gradi. Si rischia seriamente di ammalarsi.

Las Vegas è talmente esagerata e kitch che vale la pensa essere visitata. Il vero delirio statunitense sembra essere racchiuso in questa città, che alla fine è abbastanza piccola, e i cui casino’ alberghi sono tutti racchiusi su un’unica strada detta “ lo Strip”.

E’ tutto esagerato e talmente pacchiano che non può non piacere.

Secondo me le cose da non perdere sono le seguenti: in generale tutti gli esterni degli alberghi, a cominciare dal Mandalay Bay, passando per il Luxor ( costruito a piramide di Chefren e con tanto di sfinge), New York New York ( con tutti i grattacieli più importati di Manhattan , W.T.C. Compreso e la statua della libertà e con un enorme ottovolante che ci passa attraverso) , Excalibur, Bellagio, Cesar Palace, Trasure Island, etc. Etc.

Non perdetevi gli interni del Bellagio (esageratamente e smodatamente lussuosi) e soprattutto del Cesar Palace. Al Top resta comunque l’interno del The Venetian dove troverete una ricostruzione in scala perfetta di piazza San Marco, del ponte dei sospiri e soprattutto del Canal Grande, dove per 15 usd a persona ( 60 usd se volete la gondola tutta per voi), potrete fare un giro per il canal grande con tanto di gondoliere che in perfetto dialetto americano vi canterà ‘O sole mio oppure un pezzo de “ La Traviata” a vostra scelta.

Lo so, è incredibile, ma la gente fa la coda per fare il giro in gondola! Bellissimo è anche lo spettacolo di suoni luce ed acqua nel lago ( si, proprio un lago) del Bellagio, l’eruzione del finto vulcano e lo spettacolo simil musical di fronte a treasure island. Se poi avrete tempo ( e soldi, visto che quello più economico si aggira sui 100 usd a persona) potrete vedere uno dei tanti spettacoli che i vari alberghi offrono Verso le 11.00 andiamo a dormire, stanchissimi. Anche a Las Vegas siamo riusciti a macinare diversi chilometri, e la mattina dopo si parte per l’Italia.

Spero che questa recensione vi sia stata d’aiuto, e invito chiunque avesse voglia di avere altre informazioni o semplicemente dirmi le sue impressioni di viaggio e sapere se i miei consigli sono stati utili a contattarmi via mail: info@carlodamasio.It Ciao a tutti!



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