Dalla California a New york

Sarebbe stato bello poter raccontare già da subito la nostra idea di viaggio di nozze fly and ride, ma per ovviare alle preoccupazioni delle nostre famiglie abbiamo lasciato organizzare il programma ad un'agenzia che dall'Italia ci ha definito l'itinerario e ci ha prenotato la classica moto da viaggio (sogno di tutti gli appassionati...
Scritto da: LINA77
dalla california a new york
Partenza il: 26/06/2007
Ritorno il: 10/07/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Sarebbe stato bello poter raccontare già da subito la nostra idea di viaggio di nozze fly and ride, ma per ovviare alle preoccupazioni delle nostre famiglie abbiamo lasciato organizzare il programma ad un’agenzia che dall’Italia ci ha definito l’itinerario e ci ha prenotato la classica moto da viaggio (sogno di tutti gli appassionati custom).

Naturalmente avevamo preso nota dei vari consigli, come giacca a vento (necessaria) e protezione solare (almeno 55), ma non abbiamo assolutamente tenuto conto della locazione geografica delle mete proposte dall’agenzia.

Partiti dall’Italia, con scalo di un’ora a New York, arriviamo a Los Angeles. La brezza mattutina è frescolina, ma il sole californiano non ha il nostro stesso tepore afoso ma rassicurante: brucia direttamente.

Cosa principale: i cartelli con i nomi delle strade che si incrociano si trovano di fronte a chi guida, e non di lato come in Italia. A volte si crede di procedere su di una strada, e invece si sta percorrendo quella che la interseca. Dopo aver capito questo caposaldo, in sella alla nostra moto, tentati e conquistati dal contrasto della temperatura e della brezza, esploriamo le spiagge, partendo dal molo di Marina del Rey, passando dall’alternativa Venice Beach, fino a Santa Monica (con le nostre spalle già arrossate). Venice Beach merita una sosta più lunga rispetto alle altre tappe: il posto si discosta completamente dagli stereotipi delle spiagge californiane, la gente è completamente distaccata dal materialismo e si dedica ad attività di artigianato completamente originale. C’è chi incide il legno con l’uso di lenti, o intarsia metalli con strani coltelli; altre persone vendono erbe da poteri medici miracolosi ed altre ancora che suonano od espongono le loro teorie filosofiche, senza curarsi del fatto di avere o meno un pubblico plaudente.

Il secondo giorno, le tappe scontate sono obbligatorie, ma vale la pena farle: passando da Rodeo drive, Melrose Avenue, la Sunset, affascinati dalle mega ville, si conclude l’itinerario con la visita agli Studios (dove i set cinematografici sono diventati una sorta di parco dei divertimenti). Il mattino del terzo giorno, noncuranti della cartina geografica, e di tutte le guide che avremmo potuto consultare, siamo partiti in moto per Palm Spring. Paradiso dei golfisti in primavera ed autunno, meta ideale per chi vuole rilassarsi, la località sorge in mezzo al deserto. Noncuranti degli oltre 50° e delle raffiche di vento talmente forti da strappare gli occhiali da sole dall’interno dei caschi, siamo arrivati (mio marito aveva il dorso delle mani, nonostante la protezione solare, completamente bruciati) al resort prenotato. Il paesaggio è incantevole, fra un alternarsi continuo di deserto, montagne imponenti e campi con erbetta sintetica; la gente è sorridente e cordiale, contenta di vivere in un posto tranquillo, dove solo il vento scuote la monotonia del sole bruciante (l’acqua delle piscine, anche alla sera, è sempre bollente).

Quarto giorno, San Diego: si ma ad arrivarci…L’adrenalina è al massimo quando, dopo aver affrontato curve, montagne e deserti, vediamo in cima all’ennesima salita ripida la nuvola più fitta che avessimo visto in vita nostra: non sapere cosa c’è davanti o di lato, per poi scendere e vedere in lontananza la Baia è stata un’emozione che non si può descrivere.

San Diego è completamente da visitare a piedi, le zone intorno al porto sono tranquille anche di sera, i tour della laguna offrono la possibilità non solo di godere dell’intero panorama dei grattacieli che si riflettono sul mare, ma anche di ammirare leoni marini e cormorani selvatici, che aspettano i turisti, come fossero ammaestrati. Da visitare in un giorno intero, per poter vedere tutte le attrazioni, il parco acquatico enorme.

Scopriamo a questo punto che negli USA esiste un canale televisivo che trasmette 24 ore su 24 le previsioni meteo. E vediamo che a Phoenix, prossima nostra tappa, ci sono 52°. Memori del caldo del deserto di Palm Spring, lasciamo, nostro malgrado, la moto e noleggiamo un’auto.

Dalla capitale dell’Arizona, meta solo per spezzare il viaggio, altrimenti troppo lungo, andiamo al Grand Canyon.

Credo che non esistano parole per descrivere quanto piccoli ci si senta di fronte alla meraviglia di Madre Natura, del relax che si prova (per chi non soffre di vertigini) guardando l’infinito dei cunicoli e degli strapiombi. Per non parlare degli scoiattoli e delle arvicole che seguono i turisti cercando di corromperli per avere un po’ di cibo (assolutamente vietato dar da mangiare agli animali nel parco). Poi il massimo è tornare al parcheggio e trovare placide alci che brucano placide davanti alla tua auto… Da dedicare almeno tre giorni per non partire con un senso di vuoto che solo l’ammirare il Canyon può colmare.

Partenza per Las Vegas, perdersi nel caos del traffico e venire scortati dalla polizia fino all’autonoleggio e poi accompagnati in volante fino all’hotel, credo che sia l’esperienza che smentisce il luogo comune della durezza della polizia americana. Ogni hotel principale ha una navetta che lo collega con la magica strada dove ci sono i casinò più estrosi.

Las Vegas di notte è completamente diversa: oltre le luci e l’atmosfera, la gente fa amicizia per strada, ti racconta di cosa gli è successo in quello o in quell’altro posto. Poi, però, ogni quarto d’ora la gente si ferma per ammirare lo spettacolo delle fontane danzanti, in silenzio, lasciandosi coccolare dalla musica soft.

Partenza per New York, 4 luglio: fuoco, gente che ride, piange, canta e si abbraccia… New York, per chi è appassionata di commedie romantiche, fa sognare (come Rodeo Drive a Los Angeles): ti ritrovi a Central Park nella barchetta, sperando nel bacio sotto il ponte, o a ballare nella fontana del Washinton Park, a ritmo di blues, che un complessino improvvisato sta intonando.

Non descriverò la città, perché offre talmente tante sfaccettature, che chiunque la deve vivere come la vede. L’unica tappa extra è stata la visita alle fontane del Niagara, versante americano. Arrivarci con i mezzi è facilissimo ed economico, e risparmiando (anche tanto se si vuole) si può tranquillamente godere del giro in battello che arriva fin sotto il versante canadese.

E poi, dopo aver tanto sognato, essere state per un attimo Marilin, Julia, Wynona, il ritorno alla normalità è veramente triste…



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