Scusi, dov’è il West? Famiglie in viaggio

Siamo 2 famiglie di Como: Mario (io) e Lorella, con Fabio (20), Filippo (18) e Federica (15); Alberto e Gabriella, con Claudio (18) e Lorenzo (16). Abbiamo letto qualche esperienza sul sito dei TPC, poi abbiamo tracciato il nostro itinerario, affinandolo progressivamente con un lavoro notturno su Google Earth e Window Live Local (molto utile per...
Scritto da: MARIO58
scusi, dov'è il west? famiglie in viaggio
Partenza il: 12/08/2006
Ritorno il: 30/08/2006
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 3500 €
Siamo 2 famiglie di Como: Mario (io) e Lorella, con Fabio (20), Filippo (18) e Federica (15); Alberto e Gabriella, con Claudio (18) e Lorenzo (16). Abbiamo letto qualche esperienza sul sito dei TPC, poi abbiamo tracciato il nostro itinerario, affinandolo progressivamente con un lavoro notturno su Google Earth e Window Live Local (molto utile per calcolare le tappe). Obiettivo: vedere il più possibile (chissà se noi “vecchi” potremo mai ritornarci), senza rimanere stroncati sul percorso. A febbraio abbiamo prenotato tramite agenzia i voli, l’auto, gli alberghi di San Francisco, New York e il secondo di Salt Lake City; in aprile, su Internet, i restanti pernottamenti. Abbiamo sempre prenotato 2 camere per 4 persone ciascuna, poi, a luglio, quando Fabio ha deciso definitivamente di aggregarsi, abbiamo rifatto il giro delle prenotazioni: qualcuno ci ha aggiunto un rollaway bed, qualcuno ci ha messo a disposizione un materassino, altri ci hanno solo aggiunto una piccola quota . Solo a New York abbiamo dovuto prenotare 2 camere perché non sono possibili sistemazioni per 5. Dobbiamo comunque dire che nei letti king-size si dorme benissimo anche in 3 (nei “queen” decisamente meno), e a Las Vegas non si sarebbero neppure accorti anche se fossimo stati in 8 per camera (ed infatti non abbiamo detto niente!!) Sabato 12 agosto 2006 Milano-Zurigo-Chicago-S.Francisco 21 ore (– 9 di fuso) Partiamo presto, non si sa mai dopo l’attentato sventato ieri a Londra, e alle 6.30 siamo alla Malpensa. Il check-in è alle 8!! Cerchiamo di informarci su cosa si può portare con il bagaglio a mano, ma le notizie sono contrastanti, così decidiamo di mettere tutto nelle valigie (comprese telecamere e macchine fotografiche). In realtà poi scopriremo che solo i liquidi non sarebbero passati.

Ci imbarchiamo su un piccolo aereo della Swissair alle 9.55 e alle 11 siamo a Zurigo.

Primo controllo serio (d’ora in poi dovremo sempre togliere le scarpe e le felpe legate in vita, oltre ai soliti oggetti), prima perquisizione (a Lorella), primo visto sul passaporto.

Alle 12.40 ci imbarchiamo. Pranzo, merenda, 3 films e le nove ore e mezza passano abbastanza velocemente. Il volo è tranquillo, tranne un vuoto d’aria all’inizio ed una certa turbolenza sopra i grandi laghi al confine con il Canada.

Alle 15 ora locale atterriamo a Chicago. Le procedure di ingresso si svolgono abbastanza velocemente (impronte digitali, foto, ritiro del modulo compilato sull’aereo). Arrivano anche le valigie, che avevamo consegnato a Milano e ci mettiamo in coda per il check-in per San Francisco. L’aereo, American Airlines piccolo e vecchiotto, partirà con un’ora di ritardo (alle 20) e ci daranno solo da bere così compriamo i primi hot-dog con una fetta di cetriolo tagliato longitudinalmente. Dormicchiamo quasi tutto il viaggio (per noi sono le 3 di notte) e all’ora prevista (22) atterriamo (4 ore di volo). Prendiamo un taxi e alle 23.45 siamo finalmente in camera al Ramada Inn Golden Gate in Lombard Street.

Domenica 13 agosto 2006 A zonzo per S.Francisco Il cielo è nuvoloso: alle 8, dall’albergo, ci dirigiamo a piedi verso il capolinea del cable-car, percorrendo in discesa il mitico tratto a tornanti di Lombard Street (prima colazione in uno Starbucks annesso ad una bellissima libreria). Gli equipaggi “documentaristici” sono così composti: per noi, Mario alla videocamera, Fabio alla “digitale”, Lorella alla vecchia amata Canon Ftb per le “diapo”; per i nostri amici, Alberto alla mega reflex digitale, Claudio alla videocamera, Lorenzo alla “digitale” (il suo primo obiettivo è quello di fotografare le targhe automobilistiche di tutti gli stati degli USA e alla fine del viaggio non ci andrà lontano, arrivando a 46!).

Arriviamo fino in centro e girovaghiamo dal Financial District fino alla Grace Cathedral (messa celebrata da tutte donne!). Quindi seguiamo l’itinerario proposto dalla guida Lonely Planet (Chinatown, North Beach, Washington Square, Telegraph Hill), poi scendiamo ai moli. Adesso c’è un bel sole, anche se l’aria è fresca; pranziamo sulle panchine con “clam-chowder” e hot dog, puntatina all’Hard Rock Cafè (Fede vuole una foto con la chitarra di Kurt Cobain), poi Pier 39, con le bancarelle e i leoni marini. Più tardi prendiamo un bus che fa tantissime fermate e carica anche ciclisti stanchi mettendo le loro biciclette su una rastrelliera davanti al muso. Arriviamo a Marina Beach, quartiere signorile con tante villette di fronte all’oceano (una diversa dall’altra, ma tutte con il soggiorno con una grande vetrata fino al pavimento, 2 poltrone, un tavolino con un vaso di fiori). C’e molto vento e buttiamo solo un’occhiata al Golden Gate. Torniamo verso il centro e prendiamo tutte e due i cable-car da un capolinea all’altro (più che ammortizzati gli 11 dollari del biglietto!!). Cena da Tads Steak House (scarsa / 15,2 $ a testa) e poi in albergo.

Lunedì 14 agosto 2006 S.Francisco-Yosemite km 396 (246 miglia) Taxi fino al rent-car Alamo di Union Square. Perdiamo un po’ di tempo perché i nostri amici devono cambiare la macchina prenotata, una berlina troppo piccola per le loro 4 grosse valigie; la sostituiscono con un mega SUV Dodge Durango 4900 cc, nuovo di pacca (poi soprannominato “carrarmato” per le dimensioni, il peso e… I consumi !). Scopriamo inoltre che la nostra auto lì non c’è, e quindi dobbiamo andarla a ritirare in un altro garage; è una più “normale” monovolume Pontiac Montana, di cui non sono mai riuscito a scoprire la cilindrata (penso che fosse comunque anche in questo caso superiore ai 4000 cc). Dopo aver ricevuto da Alberto qualche istruzione sulla guida con cambio automatico, alle 10 finalmente partiamo, percorriamo il Golden Gate da sud a nord (gratis) e usciamo dalla nebbia di S.Francisco. Passiamo da Sausalito, quindi, a San Raphael deviamo a destra sul ponte che attraversa la baia. Percorriamo la I-580, passando vicino a Berkeley e Oakland, poi, nei pressi di Tracy, ci fermiamo a fare benzina. Proseguiamo sulla I-250 e, alle 14.30, pranziamo “messicano” a Manteca (buono), dove Claudio e Filippo fanno il primo vano tentativo di ordinare una birra (fino a 21 anni non se ne parla !). Si rifanno con il refill gratuito delle bibite.

Da qui (secondo le indicazioni del benzinaio) prendiamo la SR-120 e raggiungiamo l’entrata nord di Yosemite NP, dove acquistiamo il pass per i parchi nazionali (50 $).

Ci dirigiamo a sud, attraversando la valle del Merced River, poi prendiamo la SR-41, sino a raggiungere, ormai alle 18.30, Mariposa Grove dove, tra le sequoie, troviamo i primi cervi (sarebbe stato meglio, come avevamo preventivato, entrare direttamente da Sud, prendendo la SR-49 fino a Oakhurst, perché non avremmo dovuto fare due volte la stessa tortuosa strada e avremmo avuto più tempo per la visita). Appena fuori dormiamo all’Apple Tree (very fine! con cottages in legno da tre alloggi ciascuno, ben arredati, sparsi nella pineta / materasso per Fabio) di Fish Camp e ceniamo al Tenaya Lodge (16,2$ a testa / “you’re welcome” è quello che rispondono meccanicamente ad ogni nostro “thanks”).

Martedì 15 agosto 2006 Yosemite-Stovepipe Wells km 512 (318 miglia) Sontuosa colazione (compresa) e partenza alle 8.30. Facciamo benzina a Wawona e scopriamo che o si usa direttamente la carta di credito (ma la nostra non ha la funzione fast-pay) o si lasciano in anticipo 50 dollari o la carta stessa alla cassa per sbloccare la pompa (americani malfidenti !).

E’ una giornata splendida; ci fermiamo a Bridalveil fall, al Visitors Center e alle Yosemite Falls. Poi risaliamo lungo la SR-120 e usciamo ad est da Tioga Pass (3031 metri), passando dal Tenaya Lake, circondato da spettacolari duomi granitici. Lasciamo il parco alle 13.30, scendiamo fino a Mono Lake, poi, deviamo a destra sulla N-395.

A Bishop, facciamo la spesa e compriamo il box di polistirolo per mantenere freschi il cibo e l’acqua. Dopo una sosta a Lone Pine per la benzina, giriamo a sinistra sulla SR-136 e quindi ancora a sinistra sulla SR-190: ci avviciniamo alla Death Valley! Sono ormai le 18.30: ci fermiamo a fotografare i primi cactus e poi ad osservare dall’alto le dune della Panamint Valley mentre il sole sta calando. Raggiunto il fondovalle, dobbiamo risalire sino ai 1511 m s.L.M. Di Towne Pass. All’inizio della salita, un cartello stradale invita a spegnere l’aria condizionata per evitare un eccessivo surriscaldamento del motore; nonostante la temperatura si aggiri sui 38°, obbediamo, vista anche l’intimidatoria presenza lungo la strada, ad intervalli regolari, di serbatoi d’acqua per il rabbocco del radiatore.

Una volta scollinato, inizia una vertiginosa discesa, pressoché rettilinea, ma con una serie di profondissime ondulazioni (proprio come quelle strade viste tante volte nei film!), che ci porta in pochi minuti fino ai 5 piedi (1.5 m) sul livello del mare di Stovepipe Wells (mi si tappano persino le orecchie !). Sono le 19.45, è ormai buio, e la temperatura è di 105°F (41°C). Sembra di essere dentro il soffio di un phon! Una volta sistemati (camera del tutto accettabile, nonostante a casa avessimo letto diverse review non rassicuranti / roll-away per Fabio), i ragazzi si precipitano a fare un bagno in piscina. Alle 21 tutti a cena nell’unico ristorante del Village (17,2 $ a testa), dove pare ci siano solo italiani (anche qui !). Mercoledì 16 agosto 2006 Stovepipe Wells – Las Vegas km 333 (207 miglia) Compleanno di Gabriella (50!). Colazione con caffè “luuuungo” disponibile alla reception e partenza (ore 6; 81°F-27°C). Convinco i figli e metto nello stereo il CD che avevo appositamente preparato per questo viaggio (un bel mix con Eagles, America, CSN&Y, Allman Brother’s Band, John Denver ecc.): ascoltare “A horse with no name” e “Tequila sunrise” mentre il sole si alza piano sulle dune non è affatto male (si realizza un sogno, “antico” quanto le canzoni citate). Il Visitor Center di Fornace Creek è ancora chiuso, quindi andiamo subito Zabriskie Point: spettacolare! Forse per l’emozione, dimentichiamo clamorosamente di proseguire sulla 190, sino allo sterrato di Twenty Mule Canyon (non sono ancora riuscito a perdonarmelo!), torniamo indietro e prendiamo a sinistra sulla SR-178 (ci attraversa la strada un roadrunner!) fino a Golden Canyon, con Lorella che prova per la prima volta l’“ebbrezza” della guida con cambio automatico. Dopo una camminatina nel Golden Canyon, riprendo io la guida e proseguiamo sull’Artist’s Drive (pensavamo qualcosa di meglio), poi raggiungiamo la distesa di sale del Devil’s Golf Course. Alle 10 siamo a Badwater (86 m sotto il livello del mare e 101°F – 38°C).

Di nuovo in auto, risaliamo rapidamente fino ai 1100 m slm di Salsberry Pass e quindi raggiungiamo Shoshone, dove ci fermiamo a fare un po’ di spesa. Proseguiamo poi fino a Pahrump, entrando nel Nevada (lungo la strada sfilano numerosi cartelloni di propaganda per l’elezione del nuovo sceriffo; quello che auspica la riconferma si chiama Di Meo !), diamo un po’ di “bumba” alle auto e imbocchiamo la SR-160.

Alle 16 arriviamo a Las Vegas (118°F – 48°C!!) e, in un caos indescrivibile, facciamo tutta la Strip a passo d’uomo fino allo Stratosphere. I ragazzi, accompagnati da Gabriella e Lorella, decidono di farsi un bagno in piscina, mentre Alberto ed io ci concediamo un po’ di relax in camera (entrambi accendiamo la TV su una partita di baseball, ma gli occhi sono troppo pesanti). Verso le 18.30, un po’ ristorati, scendiamo a prendere il bus che, per soli (!) 10 dollari, ci porta al Luxor, quasi all’inizio della Strip. Risalendo a piedi ci fermiamo all’Excalibur (cena-buffet ”all can you eat “ a 14.99 $ a testa), al Bellagio (vediamo due volte il pregevole spettacolo dei giochi d’acqua), al Caesar Palace, al Venezia etc. E poi esausti riprendiamo il bus (altri 10 dollari) fino al nostro albergo. Proviamo a giocare alle slot-machine, ma non facciamo in tempo a spendere i primi 5 $ che i ragazzi vengono subito allontanati (fino a 21 anni non si può neppure guardare chi gioca !), così, alle 22.30, andiamo a dormire.

Giovedì 17 agosto 2006 Las Vegas – Bryce Canyon km 467 (290 miglia) Colazione allo Starbucks dell’albergo e partenza alle 8.30 (l’auto ci viene portata all’ingresso dai valletti che se l’erano presa la sera prima) (84°F – 29°C). Prendiamo la I-15, in direzione nord, che si snoda in un vasto e monotono altopiano desertico (curiosità: da noi spesso i camper si portano appresso moto o biciclette; qui ne vediamo diversi con un grosso fuoristrada al traino!). Dopo aver attraversato il Canyon del Virgin River (bello, ma purtroppo non c’è neppure una piazzola per fermarsi a fotografare), ci fermiamo nella curata cittadina di Mesquite per la spesa ad un fornitissimo Wall Mart. Dopo Washington (entrati nello Utah), giriamo a destra sulla SR-9, fino a Springdale, dove entriamo nello Zion NP (1200 m slm). Consumiamo i panini nell’area pic-nic vicina al Visitor Center e quindi prendiamo lo shuttle (gratuito) che ci porta fino alla fine del Parco. Ammiriamo il Temple of Sinawava e l’inizio della gola di Narrows (con un paio di cervi che ci attraversano il sentiero), poi riprendiamo lo shuttle e ci fermiamo a Weeping Rock e a Court of the Patriarchs. Alle 16 (99°F – 37°C) lasciamo il parco e proseguiamo sulla SR-9 verso est; prima di raggiungere Mt. Carmel Junction, incontriamo una specie di agriturismo dove pascolano bisonti dall’aspetto molto “domestico”. Giriamo a sinistra sulla N-89 nord e ci dirigiamo verso Bryce Canyon, passando dal Red Canyon, che ci pare davvero notevole, forse anche per la bella luce serale che ravviva il colore delle rocce. Alle 19.20 (rispetto al Nevada abbiamo perso 1 ora per il fuso) arriviamo all’entrata di Bryce (2406 m slm) e la ranger ci dice che il tramonto sarà alle 20.20. Ne approfittiamo per proseguire un po’ verso sud, avvistando dall’auto numerosi cervi non lontani dalla strada, e quindi torniamo tranquilli tranquilli al Sunset point per le 19.45. Peccato che il sole tramonti sì alle 20.20, ma dall’altra parte del versante e che Bryce Canyon sia già quasi completamente in ombra, con solo pochi pinnacoli ancora rosseggianti. Ci rifaremo con l’alba domano mattina!! Pernottiamo al Best Western Ruby’s Inn (camera notevole, con 2 bei letti king size) e ceniamo in questo ristorante da film americano, enorme, con i soffitti con travi a vista e tappeti, poltrone e trofei di caccia in abbondanza (20 $ a testa).

Venerdì 18 agosto 2006 Bryce Canyon – Page km 275 (171 miglia) Sveglia ore 6 (41°F – 5°C; bello sbalzo rispetto a Las Vegas !). Andiamo subito al Sunrise point e questa volta non manchiamo l’appuntamento: lo spettacolo è decisamente meritevole ! Dopo la colazione al Bryce Lodge (molto alternativo), ritorniamo al Ruby’s Inn per il check-out. Per la terza volta rientriamo nel parco (auto-scatto davanti all’iscrizione) e, lasciate le auto a Sunset Point, percorriamo il Navajo Loop Trail (interrotto a metà da una frana). Risaliamo e prendiamo il Queen’s Garden Trail, che scende tra gli spettacolari pinnacoli per poi risalire a Sunrise Point. Riprese le auto, procediamo fino a Bryce Point e a Ispiration Point, forse i view point più belli. Questo parco è veramente incredibile ! Alle 13.00 lasciamo Bryce, riprendiamo la N-89 in direzione Sud, e ci dirigiamo a Coral Pink Sand Dune, un parco statale che, come dice il nome, è costituito da dune di sabbia color corallo, paradiso delle “Dune-Buggy” (purtroppo). Qui, dopo aver pranzato a panini, Fabio, Lorenzo ed io scaliamo la duna più alta e lontana. Di nuovo in auto (questa volta la strada ce la attraversano tre tacchini), riprendiamo la N-89, raggiungiamo il Lake Powell e, dopo una sosta brevissima sulla Glen Dam (diga), arriviamo a Page. Ci sistemiamo al Travelodge, poi ceniamo, con fish and chips, al Dam Bar (25 $ a testa ), dove i ragazzi possono finalmente prendersi una birra ! Sabato 19 agosto 2006 Page – Grand Canyon km 245 (152 miglia) Rifornimento benzina, spesa e partenza ore 8.30 (77°F / 25°C). Ripresa la N-89 in direzione Sud, dopo pochi chilometri entriamo nella Navajo Nation (riserva indiana con piccoli nuclei abitati costituiti perlopiù da vecchie roulotte, baracche e container malandati; solo i pick-up sono sovente nuovi fiammanti) ed incontriamo le prime bancarelle con monili di argento e turchese (primi acquisti). A Cameron, giriamo a destra sulla SR-64, ci fermiamo, dopo poche miglia, a Little Colorado Gorge (altre bancarelle) e quindi, alle 11.30, entriamo da est nel parco nazionale del Grand Canyon. Ci fermiamo subito a Desert View (2267 m slm), dove c’e una torre di avvistamento in pietra, decorata internamente dagli indiani. Mentre andiamo a riprendere le auto, un serpente (presumo innocuo) ci attraversa pigramente la strada; sostiamo poi a Lipan Point, Moran Point, Grandview Point e Yavapai Observation Station, mentre a Mather Point non riusciamo a trovare posteggio. Proseguiamo quindi con l’auto fino alla stazione ferroviaria e, a piedi, ci dirigiamo alla fermata dello shuttle (gratuito). Dal primo dobbiamo scendere, perché non ci sono più sedili liberi ed è vietato restare in piedi. Con il successivo andiamo fino all’estremità ovest del South Rim, a Hermits Rest. Poi riprendiamo il bus fino a Mohave Point e, anche per tirare l’ora del tramonto, proseguiamo a piedi per un sentiero che costeggia la strada (e anche il baratro !) fino a Hopi Point. Il Grand Canyon è certamente molto bello, ma, forse perché è difficile coglierne i riferimenti dimensionali (talmente è smisurato), forse perché abbiamo ancora negli occhi le meraviglie di Bryce, ci sembra di non riuscire ad apprezzarlo appieno.

Riprendiamo lo shuttle, poi l’auto, e andiamo a Tusayan, al Red Feather Lodge (good; roll-away per Fabio). Poco lontano mangiamo una pizza (qui vanno a diametro: la “small” da 8 pollici va benissimo) e, noi “adulti” (soprattutto io che, purtroppo, non apprezzo affatto la birra) troviamo finalmente un vino dal prezzo abbordabile (e tutto sommato qualitativamente accettabile). Anche qui il refill per le bibite è gratuito e quindi i ragazzi sopportano meglio il “divieto di birra” (17,8 $ a testa).

Domenica 20 agosto 2006 Grand Canyon – Mexican Hat km 398 (247 miglia) Colazione (inclusa) alle 8, poi spesa (la lattina di birra ci viene trattenuta alla cassa perchè il market fino alle 10 non può vendere alcolici…) e partenza (72°F / 22°C). Prima di uscire dal parco, ci fermiamo ancora a Mather Point, per un ultimo sguardo sul Canyon (per Yaki Point purtroppo non c’è tempo). Lungo la strada per Cameron vediamo un coyote morto, presumibilmente investito da qualcuno nel corso della notte. Ritornati sulla N-89, a Moenkopi deviamo a destra sulla N-160, passiamo la spettrale Tuba City (dove, nel market, c’è un “banco dei pegni” pieno di gioielli e pezzi d’artigianato navajo di ogni genere) e quindi deviamo a sinistra sulla SR-564, raggiungendo, alle 12.30, il Navajo National Monument di Betatakin. Dopo la sosta al Visitor center (molto interessante) e al vicino shop (forse valeva la pena acquistare qui i gioielli di turchese) percorriamo a piedi il Sandal Trail, che si snoda su lisci lastroni di arenaria rossa fino ad un punto di osservazione (2630 m slm) affacciato sul canyon. Alla base dello stesso, sul fianco opposto della valle, si possono osservare le rovine di un antico “pueblo”, un villaggio di case a 3 piani che ospitava circa 150 persone, al riparo di un’enorme grotta. Dopo aver pranzato a panini sui tavoli vicino al parcheggio (sul tavolo vicino ci sono dei francesi e, passando, non riusciamo proprio a trattenerci dal canticchiare con indifferenza “Materazzi eh eh, Materazzi oh oh”), alle 14 partiamo alla volta di Monument Valley. Non ci posso credere ! Nuvoloni minacciosi ci precedono lungo la strada; speriamo di scamparla! Dopo Kayenta, giriamo a sinistra sulla N-163 e, alle 15, raggiungiamo la nostra meta (1850 m slm).

Qui percorriamo la strada sterrata fino al John Ford’s Point (per fortuna ha appena piovuto e la polvere non è terribile), giriamo intorno alla Raingod Mesa e ritorniamo al Visitor Center. Lorella cerca di fare acquisti, ma la merce esposta è troppo ammassata e, non essendoci neppure un prezzo esposto, si è sempre costretti a chiedere (si pente di non aver “sfruttato” meglio le bancarelle dei giorni scorsi).

Intanto il sole è sceso e quando torniamo fuori la luce è una favola: foto su foto davanti ai “Mitten”! Arriviamo a Mexican Hat alle 20. Ceniamo (bistecconi alla griglia) al ristorante collegato al Mexican Hat Lodge (25$ a testa), spediamo alcune mail a casa (l’accesso a internet è libero) e andiamo a dormire (lodge molto “rustico”, ma pulito).

Lunedi 21 agosto 2006 Mexican Hat – Moab km 372 (231 miglia) Colazione al benzinaio di fronte (c’e il microonde per scaldare il Cappuccino Starbucks e il grill per gli hot-dog) e partenza alle 8.15. Ci fermiamo a Goosenecks (e troviamo un binocolo) ad osservare dall’alto i profondi meandri scavati nella roccia dal San Juan River, quindi risaliamo su un bello sterrato fino a Muley Point (ci aspettavamo qualcosa di più). Poi riscendiamo e, su un pessimo sterrato (le piogge di ieri hanno scavato solchi profondissimi, ma ne è valsa la pena; Alberto, Claudio e Lorenzo si divertono un sacco con il loro gippone, Gabriella un po’ meno), attraversiamo la Valley of the Gods (strana atmosfera, magica). Prendiamo poi la N-191 in direzione nord; a Blending finalmente anche Lorella fa acquisti (una spilla-ciondolo; io prendo una punta di freccia in selce e 3 “granellini” di “turquoise”) e poi, alle 13, mangiamo nel prato del centro civico (molto curato, con una ordinatissima biblioteca).

Alle 15 arriviamo a Moab (1277 m slm) e visitiamo subito l’Arches National Park. Ci portiamo direttamente in fondo alla strada interna del parco, a Devil’s Garden, e, sotto un sole cocente (96°F / 36°C), raggiungiamo a piedi il Landscape Arch. Riprendiamo l’auto e scendiamo a Sand Dune Arch, poi, a piedi, risaliamo al Delicate Arch Viewpoint (1474 m slm), l’arco che compare sulle targhe automobilistiche dello Utah. Ci dirigiamo infine alla Windows Section e, ritornando verso l’uscita, ci fermiamo a fotografare la Balanced Rock, Courthouse Towers e Park Avenue.

Alle 19 siamo al Apache Motel, che ospitò John Wayne (e la gerente sembra della sua epoca; anche l’arredamento della camera è decisamente “antico”). Mangiamo da Eddie Mc Stiff’s (17,8 $ a testa), che, nonostante produca birra, come al solito non ne dà ai ragazzi (inflessibili!).

Martedi 22 agosto 2006 Moab – Salt Lake City km 528 (328 miglia) Alle 8 (77°F / 25°C), dopo una veloce colazione (inclusa), lasciamo il motel e andiamo al Visitors Center di Arches (molto bello), che non avevamo fatto in tempo a visitare ieri. Riprendiamo poi la N-191 nord e deviamo subito a sinistra sulla SR-313, per visitare il settore Island in the Sky del Canyonlands National Park. Dopo il Visitor Center, raggiungiamo il Grand View Point (1853 m slm), da dove ammiriamo dall’alto i canyon scavati ad est dal Colorado River e ad ovest dal Green River. Torniamo indietro e ci fermiamo al Mesa Arch, poi entriamo al Dead Horse Point State Park (vedi Thelma e Louise), fino all’Overlook (1731 m srl).

Alle 12.30 riprendiamo la N-191 nord in direzione Salt Lake City, capitale dello Utah. Alle 15, ci fermiamo a mangiare al Burger King di Green River (patatine e bibite comprese nel prezzo del panino): temperatura esterna 38°C; temperatura interna certamente non superiore a 18°C ! “The afternoon is heavy on “my“ shoulder” (John Denver), così cedo il volante a Lorella e cerco di dormicchiare un po’. Percorriamo la N-6, poi la I-15 e, alle 18, arriviamo al Best Western Garden Inn (bello e con personale gentile; rollaway per Fabio) e finalmente anche Lorella ed io abbiamo il tempo un tuffetto in piscina (lei, nel frattempo. Riesce anche a fare il bucato con 2.75 $). Concludiamo con la cena al Red Rock Brewing Company (ottimo / 24 $ a testa).

Mercoledi 23 agosto 2006 Salt Lake City- Jackson Hole km 454 (282 miglia) Ore 8.50 81°F(28°C) partenza. La I-15 in direzione nord è abbastanza trafficata e anche il paesaggio non è un gran che; non siamo più abituati ad aree così urbanizzate. Dopo Brigham City, usciamo a destra sulla N-89 ed entriamo nell’Idaho, la terra delle patate. Ci fermiamo a mangiare i panini a Paris: una desolazione, con un gruppo di pensionati mormoni che, mentre dò un’occhiata alla chiesa, si precipitano a propormi una visita guidata. Superata Montpellier, entriamo nel Wyoming, la terra dei cow-boys, e alle 16.30, dopo aver “ritrovato” la N-191, raggiungiamo Jackson Hole, cittadina carina, di montagna, con un sacco di negozi. Una volta sistemati all’Anvil Motel (camera non molto spaziosa), i ragazzi fanno il bagno nell’idromassaggio sulla veranda. Mangiamo da Bubba’s Bar-be-cue (niente alcolici, ma potresti portarteli da casa / 14,6 $ a testa).

Giovedi 24 agosto 2006 Jackson Hole – Yellowstone (Grant Village – Mammoth Hot Spring – Grant Village) km 369 (229 miglia) Partiamo alle 8.30 (60°F /15°C) e ci fermiamo all’interessante e ricco museo di Arte Indiana di Coolter Bay, nel Grand Teton National Park. Entriamo poi a Yellowstone da sud, risalendo la valle dello Snake River. Non possiamo gustare molto il paesaggio perché il cielo è molto velato; il ranger dice che anche la conseguenza di un grosso incendio sviluppatosi nei giorni scorsi. Ci rechiamo subito all’Old Faithful, dove riusciamo ad assistere all’eruzione delle 11.50. Decidiamo quindi di proseguire verso nord e, dopo una sosta per i panini in una piazzola, in compagnia degli scoiattoli, andiamo diretti fino a Mammouth Hot Spring, dove percorriamo a piedi gli itinerari che consentono di esplorare queste spettacolari “gradinate” di travertino. Sulla strada del ritorno, ci fermiamo al Norris Geyser Basin ad ammirare geyser, fumarole e sorgenti calde. Arriviamo poi al posteggio di Artist Paint Pots, ma anche qui c’è un percorso da fare a piedi e ci rendiamo conto che è ormai troppo tardi, per cui rimandiamo a domani. Dopo qualche sosta per osservare qualche bisonte isolato e qualche cervo che pascola ai margini della strada, arriviamo al Grant Village, tanto per cambiare, alle 20 e non ci resta che mangiare nel grill del villaggio (10,2 $ a testa). Fabio e Alberto prendono una Ceasar salad tutt’altro che entusiasmante (lattuga e crostini di pane!), a me va meglio con la mia Sleeping Giant (una pizza enorme stracarica di verdure). La camera è la più piccola che abbiamo avuto finora (anche i letti!), così, nel cuore della notte, decido di sistemarmi sul pavimento per guadagnare un po’ di “spazio vitale”.

Venerdi 25 agosto 2006 Yellowstone (Grant Village – Tower Roosevelt – Grant Village) km 258 (160 miglia) Partiamo alle 9 (56°F / 13°C), puntando verso nord, e costeggiamo lo Yellowstone Lake, fino al Lake Village (sosta rapida per qualche foto). Risaliamo poi il corso dello Yelllowstone River (lungo l’ampio fondovalle in cui scorre sinuoso e placido il corso d’acqua, vediamo una mandria di bisonti di almeno un’ottantina di capi: colonna sonora “Long may you run”), fino al Canyon (passando da Mud Volcano e Sulphur Caldron). Il cielo adesso è completamente coperto e, tra qualche scroscio di pioggia, ci rechiamo a piedi ad Artist Point, Inspiration Point e Grand View Point, con spettacolari vedute del Canyon e delle cascate (Lowers e Upper Falls). Visitiamo poi il nuovissimo Visitor Center di Canyon Village, inaugurato da pochi minuti. Dopo un rifornimento di benzina ed un pasto frugale in auto, proseguiamo verso nord fino a Tower Roosvelt ed all’albero pietrificato. Dietro-front. Lungo la strada del ritorno, troviamo un gruppo di persone fermo in una piazzola, che guarda in una direzione: ci dicono che ci sono dei lupi e, sia pur molto lontani, riusciamo a vederli con il binocolo. Torniamo poi ad ovest, sulla strada di ieri, e recuperiamo la visita ad Artist Paint Pot; lungo il sentiero, tra gli arbusti scorgiamo un coyote, che però si allontana molto velocemente Deviamo sulla Firehole Canyon Drive e sulla Firehole Lake Drive, poi visitiamo a piedi i geyser del Lower Basin e del Midway Basin. Qui ci avviciniamo alla mitica Grand Prismatic Spring, resa peraltro praticamente invisibile dall’imponente colonna di vapore che la sovrasta, accentuata probabilmente dalla temperatura esterna, piuttosto rigida. Poi via di corsa per il Grant Village. Sono le 19.30 e per fortuna avevamo prenotato al ristorante interno per le 21.15 ! (22,2 $ a testa).

Sabato 26 agosto 2006 Yellowstone – Salt Lake City km 631 (miglia 392) Ore 8.30 (43°F-9°C) partiamo. La strada è lunga, ma ci manca ancora l’Upper Geyser Basin. Dopo una sosta fugace al West Thumb, percorriamo un bel trail tra fumarole e piccoli geyser e riusciamo ad assistere ancora ad un’eruzione dell’Old Faithful. Proseguiamo per Madison (questo tratto lo conosciamo ormai a memoria avendolo già percorso per quattro volte) e lasciamo Yellowstone dalla West Entrance. Dopo una decina di miglia nel Montana, prendiamo la N-20 ed entriamo nell’Idaho. Il tempo è bruttino e il paesaggio non è il massimo. Ci fermiamo a fare spesa in un piccolo villaggio agricolo, deserto e un po’ triste, con i suoi enormi silos; piove e mangiamo il panino in macchina. Cedo la guida a Lorella e proseguiamo verso Sud. Ad Idaho Falls, prendiamo la I-15 e, uno volta rientrati nello Utah, ci fermiamo a fare 10 $ di benzina a Plymouth: vogliamo restituire le auto vuote come ci hanno quasi sfidato a fare quelli dell’Alamo. Alle 18.30, con i “vapori”, arriviamo a Salt Lake City, al Quality Inn Airport (molto “pomposo” e curato l’ingresso; piuttosto sciatti gli alloggi). Visto il problema carburante, non è il caso di arrischiarsi ad andare in centro città, per cui ceniamo a pochi passi dall’albergo, da Danny’s (16,2 $ a testa); poi rientriamo a sfruttare l’accesso libero ad internet, per leggere un po’ di posta e anche (per la prima volta in 15 giorni!) qualche notizia su quanto sta accadendo in Italia e a Como (niente di che).

Domenica 27 agosto 2006 Salt Lake City – New York 4 ore (+ 2 di fuso) Ore 6.30 partenza per l’aeroporto, lasciamo le auto all’Alamo e facciamo check-in. Da un televisore acceso apprendiamo che un aereo della Delta (la nostra compagnia) è precipitato ad Atlanta: non è di buon auspicio! Partiamo alle 10.30 con un cielo senza una nuvola, ma avvicinandoci a New York entriamo in una perturbazione e si balla non poco (almeno per la mia esperienza). Arriviamo al JFK tra le nuvole e riusciamo a vedere il suolo solo quando siamo praticamente sulla pista (peccato, contavamo di vedere NY dal cielo). Dopo “solo” (!) 2 ore riusciamo a riprendere le valigie; all’uscita dal terminal ci avvicina un ragazzo nero (Leslie) che ci offre un passaggio con il suo Super-shuttle: 125 dollari (più 10 di gratuity) ci sembra un prezzo accettabile per 9 persone, così andiamo (ci lascerà poi un biglietto da visita per il ritorno in aeroporto). Alle 19.30 siamo al Radio City Apartaments, sulla 49th, proprio dietro Times Square. Per cena, niente di meglio di una pizza alla vicina Trattoria Bella Napoli (18,4 $ a testa). Girelliamo poi un po’ tra le luci di Time Square: è impressionante il contrasto tra lo sfolgorio accecante delle insegne pubblicitarie ed il nero carbone (mai visto un cielo così nero) delle nuvole che avvolgono i grattacieli, impedendo di vederne la sommità. Alle 23, a nanna. L’arredamento delle camere (tutte con angolo cottura) è un po’ datato, ma quella dei ragazzi è quasi un appartamento ! Lunedi 28 agosto 2006 New York Usciamo alle 8; colazione da Starbucks, acquisto di un biglietto cumulativo per i trasporti pubblici (10 dollari 6 corse), e via verso Downtown. Da qui, prendiamo il traghetto (gratuito) per Staten Island e ritorno, e così passiamo vicino a Ellis Island e a Liberty. Pioviggina e sembra di essere a novembre; la punta dei grattacieli è sempre nelle nuvole.

Risaliamo a piedi dal Number One della Broadway: Wall Street, Ground Zero, City Hall, Chinatown, Soho, Washington Square, Greenwich Village. Nel pomeriggio, le nuvole si diradano un pò ed esce qualche occhiata di sole. New York è davvero molto rumorosa e piena di gente per le strade a tutte le ore (e quanti taxi … una marea gialla); il contrasto con il “nostro” West è davvero stridente e ne patiamo soprattutto Alberto, Filippo ed io. Lorella, Gabriella, Federica e anche Fabio colgono maggiormente il fascino della metropoli e apprezzano anche molto le possibilità di shopping (Soho in questo senso è davvero il massimo).

Cena in una locanda falso-italiana (“Daniela”), in realtà gestita da messicani (con tanto di TV accesa, con telenovela sulla vita di un torero, che ipnotizza i camerieri); comunque Filippo e Federica rischiano un primo di pasta e ne sono soddisfatti (23 $ a testa).

Martedi 29 agosto 2006 New York Colazione alle 8.30 in un Internet Cafè, per controllare nel frattempo il volo di domani. Rockfeller Center, negozio NBA, S. Patrick. Dato che piove entriamo da Macy’s e ne usciamo 3 ore dopo (ma abbiamo anche pranzato, si fa per dire !). Visitiamo la Grand Central, mentre il Chrysler, lì vicino, è ancora visibile solo per metà; tentiamo di raggiungere il palazzo delle Nazioni Unite, ma la pioggia si intensifica notevolmente, così non ci resta che saltare sul metro e tornare in albergo. A caccia di un ristorante alternativo alla cucina italiana, entriamo dal greco Molyvos e prendiamo una “legnata” potente (56 dollari solo di acqua frizzante!). Il cibo comunque era pochino, ma ottimo e l’ambiente raffinato (anche se noi non eravamo molto in sintonia – 41 $ a testa !).

Mercoledi 30 agosto 2006 New York – Zurigo – Milano Ultimo giorno: metro fino a Bloomingdale’s, a piedi fino al Guggenheim (impacchettato per restauri) e poi dentro Central Park. Usciamo e riprendiamo la metropolitana per l’Empire State Building (oggi il tempo è un po’ meglio del solito, nel senso che le nuvole sono un po’ più alte). Scendiamo alla 34° strada, ma Lorella rimane “imprigionata” sulla vettura e prosegue il viaggio suo malgrado. Il treno è un “express” e così la fermata successiva è 20 strade più a sud (invece delle 4 indicate sulle cartine). Una ragazza che ha assistito alla scena si offre di oiutarla e le raccomanda di prendere la N per tornare (ma solo la N, lo scrive anche su un foglietto!!). Dopo ¾ d’ora di inutile attesa decide di fare a modo suo e, dopo 5 minuti, finalmente (eravamo ormai parecchio preoccupati), la vediamo arrivare all’Empire. C’è un’ora di coda per salire, così decidiamo di ripiegare sul Rockfeller Center: la Top of the Rock è 2 piani più bassa dell’Empire, ma la vista è notevole lo stesso.

Alle 17, il nostro “autista” Leslie, puntuale, ci viene a prendere e ci scarica un’ora dopo al JFK. Partiamo alle 22, con un’ora di ritardo, in quanto si erano accumulati parecchi aerei sulla pista di decollo. Il viaggio è più tranquillo di quello che ci aspettavamo; certo che la nostra notte è proprio corta! Atterriamo a Zurigo alle 10.30 (ore 4.30 di New York), alle 12.10 ci imbarchiamo per Milano e alle 13.05, puntuali, atterriamo alla Malpensa. Purtroppo è finita !

Suggerimenti -Portare una scheda telefonica dall’Italia (i telefoni pubblici sono numerosissimi, mentre i cellulari spesso non prendono) -Portare una felpa al ristorante (l’aria condizionata è sempre a manetta) -Portare uno spray per gli allergici (la moquette è dappertutto, anche sui ballatoi esterni!) -Imparare a dire “no ice” quando si ordina una bibita – Evitare le salse sulle bistecche (quasi sempre dolcissime !)

Spese (per cinque persone) alberghi $ € colazione Ramada – S. Francisco (2 notti) 300,96 240,13 Discreta Apple Tree – Fish Camp 174,9 138,94 Ottima Stovepipe Wells 138,43 111,41 Scarsa(solo caffè) 10,9 8,5 Stratosphere – Las Vegas 63,81 Non inclusa B. W. Ruby’s Inn – Bryce 144 113,81 Non inclusa Travelodge – Page 85,5 68,03 Buona Red Feather Lodge – Tusayan 169,77 134,18 Buona Mexican Hat Lodge 81,75 64,38 Non inclusa Apache Motel – Moab 72,96 58,16 Scarsa (solo caffè) B.W. Garden Inn – SLC 95,15 Ottima Anvil Motel – Jackson Hole 121,88 Discreta Grant Village –Yellowstone 151,58 124,21 Non inclusa Grant Village –Yellowstone 151,58 120,48 Non inclusa Quality Inn – SLC 141,6 113 Non inclusa Radio City Suite – New York (3 notti) 1.030,37 822,24 Non inclusa totale 2.398,31 SOMMA SPESE Aereo 4.525,00 Assicurazione viaggio 115,00 Assicurazione sanitaria 544,00 Auto 925,00 Noleggio 336,35 268,41 Drop off Varie 3.868,07 di cui 420,84 $ per benzina 1.697,04 $ per cene Alberghi 2.398,31 SMS Fabio (ah, le morose !) 150,00 Carta telefonica (21 telefonate ai nonni per complessivi 43’ !) 12,00 12.805,79

Dettaglio viaggio / consumi MI KM Benzina Benzina Consumo Consumo Spesa Spesa Costo unit.

galloni litri mi/gall km/l $ € €/l 3.253 5.237 131,80 499,50 24,68 10,49 420,84 336,67 0,67



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