Sri Lanka tra sorrisi, spiagge e tramonti

Ricorderò questo paese per i suoi abitanti gentili e sorridenti, per le spiagge lunghe e selvagge e per i suoi infuocati tramonti
Scritto da: debsfo
sri lanka tra sorrisi, spiagge e tramonti
Partenza il: 24/12/2014
Ritorno il: 06/01/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Ricorderò per sempre questo paese per i suoi abitanti gentili e sorridenti, per le spiagge lunghe e selvagge e per i suoi infuocati tramonti. In Sri Lanka sono riuscita a realizzare uno dei miei sogni più grandi e la felicità…

Dopo aver scritto (nel mio blog) che viaggiare in Sri Lanka con i mezzi pubblici è semplice ed economico e avervi lasciato qualche informazione veloce per organizzare il viaggio, ho pensato di raccontarvi nel dettaglio i miei 10 giorni su quest’isola.

Riporto l’itinerario originale, così come era stato pensato prima della partenza, prima di scoprire che la sfiga ci avrebbe accompagnato e mai abbandonato per tutto il viaggio.

Giorno 1: Roma – Colombo – Kandy

Giorno 2: Kandy – Dambulla – Sigiriya

Giorno 3: Dambulla – Polonnaruwa

Giorno 4: Dambulla – Kandy – Nuwara Elya

Giorno 5: Nuwara Elya – World’s End – treno da Haputale fino a Ella

Giorno 6: Ella

Giorno 7: Ella – Mirissa

Giorno 8: Mirissa

Giorno 9: Mirissa

Giorno 10: Unawatuna

Giorno 11: Unawatuna

Giorno 12: Unawatuna – Colombo – Roma

26/12/2014 arrivo a Colombo ore 13:30

Usciti dall’aeroporto di Colombo prendiamo subito un autobus che ci porta alla stazione centrale in circa 30 minuti (120 rupie a persona). Qui, dalla piattaforma numero 1, saliamo sul primo autobus per Kandy (3 ore – 310 rupie a persona). Abbiamo giusto il tempo di uscire e fare un giro intorno a lago e mangiare qualcosa, ma forse è troppo tardi perché la città che viene descritta come caotica e trafficata in realtà ci appare deserta!!

27/12/2014: Kandy – Dambulla

La giornata inizia con la visita al tempio del dente di Buddha. All’ingresso lasciamo le scarpe in custodia e paghiamo il biglietto di 1200 rupie. Questo tempio sorge all’interno del complesso del Palazzo Reale di Kandy e rappresenta uno dei posti più sacri per buddhisti. Qui viene custodita la reliquia del sacro dente, chiusa in uno scrigno d’oro che viene aperto per pochi minuti al giorno ad orari ben precisi, ma in verità il dente non è mai visibile ai turisti.

Secondo il mio parere, questo non è un tempio che colpisce per la sua bellezza, e quando si hanno all’attivo i templi buddisti thailandesi è troppo difficile non fare paragoni, ma devo ammettere che è avvolto da un’aria mistica che difficilmente ho trovato in altri posti. Nonostante sia molto presto la sala del dente è gremita di fedeli in preghiera e – stranamente – nessun turista. Forse è per questo che ci viene spontaneo sederci, spegnere la macchina fotografica e goderci il momento, lasciandoci travolgere dalla sacralità del luogo. E’ stato quasi ipnotico, un’esperienza ricca di fascino.

Terminata la visita recuperiamo in hotel i nostri zaini e andiamo a prendere il bus per Dambulla, che raggiungiamo in 2 ore (gli autobus partono di continuo – biglietto 100 rupie a persona).

Non perdiamo tempo, contrattiamo subito un tuk tuk per Sigiriya per 1600 rupie in due, e nel giro di mezz’ora siamo all’ingresso della roccia.

Paghiamo l’oneroso biglietto (circa 25€ a persona) e sotto una pioggia incessante iniziamo la salita dei 1200 gradini che conducono alla Lion Rock, antica fortezza costruita su una formazione rocciosa alta circa 200 metri completamente circondata da foresta. Lungo la salita, all’interno di una grotta, si possono ancora osservare parte di affreschi i cui colori accesi e ben conservati mettono in risalto le forme prosperose di figure femminili.

A metà del percorso si incontrano un paio di enormi zampe di leone che una volta costituivano l’entrata al palazzo. Dall’alto di Sigiriya si gode di una vista spettacolare sui giardini e sulla giungla circostante, almeno questo è quello che dicono tutti, perchè in realtà noi abbiamo trovato un muro bianco di nebbia e abbiamo dovuto lavorare parecchio con l’immaginazione, ma sono convinta che, con le giuste condizioni climatiche, la fatica per la salita sia ripagata da un panorama mozzafiato.

Torniamo indietro e ci facciamo lasciare dal nostro tuk tuk, come concordato, davanti l’ingresso del tempio d’oro di Dambulla (detto anche tempio delle grotte). Credo di non aver mai visto nulla di più kitsch in vita mia, ed è per questo che saltiamo la visita al tempio senza nessuna esitazione ma facciamo i biglietti che permettono l’ingresso alle grotte. (1500 rupie a persona) Sotto un diluvio universale iniziamo la salita dei 350 gradini. Questi partono sul lato sinistro dell’enorme statua del Buddha e conducono all’ingresso della prima delle 5 grotte che compongono il tempio rupestre. Le grotte, costruite sotto una grossa roccia, contengono raffigurazioni e statue di Buddha e la seconda, quella più grande, con le sue 56 statue è decisamente quella che a noi è piaciuta di più.

Vale assolutamente la pena visitarle, e sono l’unica cosa interessante presente in città.

28/12/2014: Polonnaruwa – Kandy

Alle 8:30 prendiamo il bus pubblico per Polonnaruwa (100 rupie a persona) dove arriviamo in circa un’ora e mezza.

I biglietti per l’ingresso alle rovine (3200 rupie a persona) si comprano al di là della strada rispetto alla fermata del bus, esattamente all’interno del museo. L’ingresso al parco dista 1,5 km dalla biglietteria e sinceramente il sito è troppo esteso per poterlo visitare a piedi, specialmente sotto un sole cocente, quindi il mio consiglio è di noleggiare una bicicletta (300 rupie a persona).

Naturalmente noi non abbiamo avuto possibilità di scelta, visto la pioggia incessante siamo stati costretti a prendere un tuk tuk (10€) che ci ha fatto visitare il sito portandoci nei punti principali (questa potrebbe essere un’ottima soluzione anche per chi magari non ha molto tempo a disposizione).

Il sito archeologico di Polonnaruwa ospita centinaia di tombe, templi e statue ed è completamente immerso nella vegetazione. Il punto di forza è il Gal Vihara con il suo Buddha dormiente lungo ben 14 metri, davvero impressionante. Verso le 14 riprendiamo l’autobus per Dambulla. Mangiamo una cosa al volo nell’unico ristorante decente di questa squallidissima cittadina e decidiamo di stravolgere i piani. Io un’altra notte in questo posto non ce la voglio passare, così recuperiamo gli zaini e prendiamo il primo autobus che ci riporterà a Kandy.

29/12/2014: Kandy – Nuwara Elya

Questa mattina ci svegliamo e sembra che tutti si siano messi d’accordo per mandare in rotoli il nostro itinerario. Contattiamo prima un driver , che ci chiede 8000 rupie per il trasporto fino a Nuwara Elya, ma poi ci dice che non è disposto a portarci perché la strada è in pessime condizioni e chiusa in alcuni tratti a causa delle forti piogge di queste ultime settimane. Proviamo allora con un tuk tuk, che ce ne chiede 5000 di rupie ma anche lui tentenna. A quel punto chiediamo di portarci alla stazione dei treni ma veniamo a sapere che tutti i treni diretti ad Ella sono sospesi a tempo indeterminato causa frane.

La sfiga si è ormai impossessata di noi!

L’autista del tuk tuk dopo qualche chiamata ci informa che anche gli autobus diretti a Nuwara Elya sono sospesi, e che dobbiamo quindi tornare a Colombo e da lì proseguire verso sud.

Ho di fronte all’autobus per Colombo e sono su tutte le furie. Non so che fare, non so se fidarmi, ma alla fine decido di non salire. Chiedo indicazioni per la stazione degli autobus diretti a Nuwara Elya e per fortuna è vicinissima, ci arriviamo a piedi.

Per farla breve alla fine riesco a trovare un minibus in partenza. Ogni tanto perseverare serve a qualcosa!! (220 rupie a persona).

La strada ci regala scorci su cascate e piantagioni di tè davvero spettacolari! Con circa 2 ore e mezza arriviamo a destinazione. Tempo di scendere dall’autobus e siamo subito adescati da un tizio che ci propone di dormire nella sua guest house a pochi km dalla città. Ci fa vedere le foto, non abbiamo prenotazioni e, anche se scettici, decidiamo di accettare. Non è certo una reggia, ma per 20€ a notte, e per una sola notte non sembra male e lui è di una gentilezza disarmante.

Nel pomeriggio, in cambio di 2000 rupie, ci organizza un giro nei d’intorni di Nuwara Elya. Visitiamo prima una fabbrica di tè, dove in maniera molto veloce ci viene spiegata la lavorazione di questa pianta e come si ottengono le varie qualità. Sinceramente la visita dura talmente poco ed è così superficiale che ci lascia del tutto indifferenti, mentre apprezziamo tantissimo la torta al cioccolato che si può gustare insieme ad una fumante tazza di tè nel bar annesso alla fabbrica. Tanto buona che si merita il bis!! Il giro continua con varie tappe in diversi punti d’osservazione che si affacciano su paesaggi incantevoli. Da queste parti la natura ha dato del suo meglio, la vegetazione è fitta, i colori sono intensi e non mancano cascate e corsi d’acqua. Peccato che il brutto tempo che non ci da tregua, continua a piovere ormai da quando siamo arrivati.

Tornati in guest house, la moglie del tipo, molto gentile e premurosa, ci prepara una modestissima ma gustosa cena. Siamo in 4, con noi ci sono anche due ragazzi francesi. Dopo cena facciamo quattro chiacchiere e il tizio ci sconsiglia di proseguire per World’s End (nostra prossima tappa). Ci dice che ha piovuto troppo, la strada è tutta fango e rischiamo di non vedere nulla oltre a una fitta nebbia

Io cado nello sconforto assoluto.

Ve lo ricordate il file excel con il quale prima di partire programmo nei minimi dettagli il mio viaggio? Bene, è andato a farsi benedire!!!

Lui ci suggerisce di rimanere un giorno in più e vedere se il tempo migliora, ma aggiunge anche che il treno panoramico da Haputale ad Ella è chiuso da giorni e quindi non potrei comunque proseguire secondo i piani, ma dovrei eventualmente prendere un bus per Ella.

Ho il morale a terra, fa freddissimo e la depressione incombe, ma solo l’idea di rimanere un giorno in più in questa cella frigorifera mi schiarisce le idee.

30/12/14: Nuwara Elya – Mirissa

Alle 8 siamo già alla stazione dei bus e quando saliamo su quello diretto a Mirissa non c’è più posto a sedere. Fuori piove, mi guardo Angelo e con gli occhi da panda abbandonato piagnucolo una frase del tipo “io voglio andare”. Lui ovviamente mi asseconda.

Sarà un viaggio massacrante, 7 ore in piedi ammassati come sardine, con la bambina di fianco che vomita senza tregua, l’autista che frena continuamente e suona il clacson come se non ci fosse un domani, musica cingalese a tutto volume e temperature infernali mano mano che ci si avvicina alla costa. Altro che viaggio della speranza, questo rientra sicuramente tra i peggiori fatti in vita mia!

Dopo giorni di pioggia incessante e dopo il freddo di Nuwara Elya, Mirissa appare come un caldo raggio di luce. Non faccio nemmeno in tempo a lanciare lo zaino in camera che già sono in costume e infradito. La giornata prosegue in sequenza tra spiaggia, surfisti, tramonto e – finalmente – birretta ghiacciata!

Magicamente tutta la fatica e lo stress accumulato in questi giorni svaniscono. Scegliamo un ristorantino, di quelli con i tavoli direttamente sulla sabbia, ci gustiamo una – tanto sognata – cena a base di pesce (riso al carry addio!).

Tutto sembra filare liscio, ma chi ha letto il mio articolo sulle disavventure in viaggio già sa quello che sta per accadere (se non lo avete fatto rimediate subito leggendo QUI).

Apro la mia borsa per prendere i soldi e pagare il conto ma scopro che il mio portafogli non c’è. Penso subito al lancio dello zaino in camera e al cambio abiti così veloce che anche Flash avrebbe fatto fatica a starmi dietro, quindi rimango tranquilla, faccio pagare Angelo e torniamo in hotel. Metto a soqquadro l’intera stanza ma del portafogli, dei soldi, delle carte di credito e dei passaporti neanche l’ombra!!! Sale il panico.

Mi rendo conto che manca anche la lonely planet e a quel punto capisco che la colpa è sicuramente mia. La certezza ovviamente non ce l’ho, ma credo di aver lasciato tutto nella stanza della case del tizio a Nuwara Elya. Inutili le chiamate fatte supplicandolo e facendogli capire in tutti i modi che a me interessavano solo i passaporti, lui sosteneva fermamente che nella stanza avessi lasciato solo la planet.

Grazie all’estrema disponibilità della proprietaria della nostra guest house, Peacock Wings Guest, riusciamo a farci bloccare le carte dall’italia, a chiamare più volte Nuwara Elya e l’ambasciata. Inoltre, la stessa sera, il marito ci accompagna presso la stazione della polizia per farci fare una specie di foglio che chiamerò denuncia, anche se in realtà è stato più uno scarico di responsabilità (la parola furto non doveva essere neanche lontanamente nominata) L’ambasciata, per il rilascio dell’’ETA (documento valido per il rientro in Italia), ci richiede la copia della denuncia di smarrimento, tutti i dati dei passaporti (ovviamente la fotocopie dei documenti – da buoni viaggiatori – noi non l’avevamo) e due foto tessera.

31/12/2014: Mirissa

La mattinata passa al telefono tra l’ambasciata che ci chiede di andare subito a Colombo per fare la richiesta dell’ETA (e ritirarlo poi il giorno della partenza) e l’ambasciatore Italiano raggiungibile al cellulare che ci dice di passare in ambasciata e fare tutto lo stesso giorno della partenza. Noi decidiamo che la “versione” del nostro connazionale ci piace di più, quindi ce ne andiamo in spiaggia per rilassarci un pò in attesa di festeggiare la fine dell’anno.

All’imbrunire la spiaggia si trasforma e l’atmosfera si fa molto romantica. Tutti i ristoranti sistemano i tavoli sulla sabbia e accendono le candele. Dopo cena partono i falò, la musica e il countdown per il brindisi, i fuochi d’artificio e si balla in spiaggia fino a tardi. Questo si che è un Capodanno!

01/01/2015: Mirissa

La sveglia è puntata all’alba, oggi ci attende il whale watching (6000 rupie). Sono emozionatissima ma cerco di placare le aspettative, è la mia seconda volta e la prima (in Sudafrica) è andata decisamente male!

La barca naviga per un’ora prima di fermarsi nel punto in cui solitamente si radunano le balene in questo periodo. Passano minuti interminabili durante i quali cerchiamo di scrutare l’orizzonte, fino a quando un urlo richiama la nostra attenzione. Le mani del capito indicano un punto verso l’oceano, mi volto, trattengo il respiro, vedo uscire la testa fuori dall’acqua, lo spruzzo è inconfondibile, pochi secondi, tre pinnate e poi scompare nel nulla.

I miei occhi si riempiono di lacrime, è una reazione incontrollata, cerco Angelo e anche i suoi sono carichi di emozione, la felicità di quel momento è indescrivibile. Un sogno che si realizza.

Riusciamo a vederle riemergere per altre 4 o 5 volte prima di rientrare a Mirissa. (purtroppo nessuna delle foto scattate rende giustizia).

03/01/2015: Sinharaja Forest Reserve

Anche questa mattina ci svegliamo presto, lasciamo Mirissa e le sue spiagge e dedichiamo una giornata della scoperta della Sinharaja Forest che raggiungiamo con autista privato (7000 rupie).

Si tratta di un parco nazionale, patrimonio dell’Unesco, situato nella zona sud-ovest dello Sri Lanka su una superficie di oltre 11.000 ettari che ospita 830 specie endemiche, di cui molti alberi (alcuni raggiungono i 50 mt di altezza!) farfalle, uccelli, ragni, diverse specie di rettili e mammiferi. C’è la presenza anche di un piccolo numero di leopardi, ovviamente difficilissimi da avvistare. Abbiamo trascorso una fantastica giornata, è un’escursione che consiglio a tutti coloro che amano la natura. Se volete saperne di più di questo parco ne parlo qui: www.appuntidiviaggio.net/asia/item/104-sinharaja-forest-reserve.

04/01/2015: Mirissa – Unawatuna

Oggi si cambia spiaggia! Prendiamo un bus diretto a Galle e scendiamo, dopo un’oretta, a Unawatuna (120 rupie in due). Un consiglio, scegliete il posto finestrino lato mare, qualche km prima di arrivare a Unawatuna si passa per il villaggio di pescatori dove potete vederli pescare sui tipici trampoli e se siete fortunati riuscirete anche a scattargli una foto!

La spiaggia di Unawatuna è più piccola di Mirissa, sembra che qui lo Tzunami abbia fatto parecchi danni dieci anni fa, questa zona ha risentito notevolmente del devastante fenomeno, ma i colori del mare sono decisamente belli, inoltre il mare è più calmo e adatto quindi alla balneazione. Il turismo qui è più familiare, ci sono anche più italiani, c’è qualche locale in più rispetto a Mirissa e qualche negozio di souvenir. Detto questo, i surfisti di Mirissa erano molto più interessanti!

Nel pomeriggio ci facciamo portare da un tuk tuk in una turtle farm suggerita da lui. L’ingresso alla farm costa 500 rupie a persona. All’interno ci sono diverse vasche con tartarughe adulte, alcune ferite. Ci spiegano che vengono curate e poi rilasciate in mare appena sono in grado di sopravvivere da sole. I volontari inoltre raccolgono le uova depositate sulla spiaggia e le posizionano all’interno della farm per proteggerle e accertarsi che tutte possano schiudersi. Infine, c’è la vasca delle piccoline, vanno dai pochi giorni a qualche settimana di vita e sono a troppo belle!!

Chiedo al volontario se è possibile rilasciarle in mare. Lui dice di no. Mi dice che lo fanno raramente e solo in alcuni momenti quando le tartarughe hanno raggiunto un certo numero di settimane. Ammetto che ho insistito parecchio e c’ho messo un bel pò di tempo prima di farlo cedere.

L’esperienza è stata un misto di eccitazione, tenerezza e felicità seguiti da un’euforia a lento rilascio durata per diversi giorni 🙂

05/01/2015: Unawatuna

Il nostro ultimo giorno lo dedichiamo al mare e relax in spiaggia. La mattina la passiamo in una vicina dove Angelo può fare un po’ di surf, anche se lo spot è per principianti (ma in fondo lui non è che è molto avanti). Noleggio tavola, lettini e ombrellone a 350 rupie. Nel primo pomeriggio ci spostiamo alla Jungle Beach, una delle spiagge più famose in zona. Aggiungerei troppo famosa. La spiaggia è piccola e decisamente affollata per i miei gusti, così verso le 4 del pomeriggio decidiamo di raggiungere Koggala per andare a vedere i pescatori sulle pertiche. Lo so che i segreti di certe foto non andrebbero svelati, ma dietro a quella che sembra una scena di vita catturata grazie a una botta di “fortuna” in realtà c’è un teatrino con tanto di “comparse” pagate (vista la mancia che si deve lasciare per potergli scattare una foto). Molti dei pescatori in realtà sono li in attesa dei turisti e finite le foto di rito scendono dalle pertiche, incassano i soldi e vanno a riprendere l’autobus per tornare a casa (almeno questo è quello che abbiamo visto noi)

06/01/2015: Unawatuna – Ambasciata italiana di Colombo – Aeroporto

Oggi è il giorno di rientrare a casa, ma prima dobbiamo ottenere il documento per uscire dallo Sri Lanka. L’ambasciata apre alle 9 quindi per raggiungere Colombo non possiamo prendere un bus (partono tutti troppo tardi) ma dobbiamo rivolgerci a un tassista (40€).

Prima della partenza avevamo sentito parlare della nuovissima autostrada che collega Galle a Colombo e permette di raggiungere la capitale in poco più di un’ora, accorciando notevolmente le distanze. E’ vero, l’autostrada c’è, è perfetta e veloce, peccato che dall’uscita al centro di Colombo abbiamo impiegato circa un’altra ora e mezza!

Arriviamo alle 9 in ambasciata. Dietro alla scrivania la classica impiegata italiana che ci costringe ad ascoltare una ventina di minuti di lamentele. Inizia illustrandoci le condizioni in cui sono costretti a lavorare, poi passa all’incapacità dei colleghi cingalesi, infine se la prende con noi perché ci siamo presentati l’ultimo giorno. Ovviamente a noi interessavano solo quei benedetti documenti, e per non farla agitare abbiamo silenziosamente annuito a tutto. Finita la predica chiama la persona addetta ad accendere il pc dal quale vengono stampati gli ETD. Ci dice però che la “macchina” impiega diverso tempo per accendersi e quindi ci invita ad andarci a prendere una cosa da bere e tornare dopo un paio d’ore, e così facciamo.

Per la cronaca, dopo di noi c’era un’altra coppia di italiani abbastanza impanicata, ai quali avevano rubato tutti i soldi, tutte le carte ed i passaporti sulla spiaggia di Tangalle

Torniamo, ci consegnano i documenti, ringraziamo e salutiamo e ci dirigiamo con un autobus verso l’aeroporto. Si torno a casa! Sarà un viaggio di ritorno pesante, abbiamo 8 ore di scalo a Dubai e gli ETD non ci permettono di uscire dall’aeroporto (per fortuna che in quello di Dubai le poltrone sono parecchio comode).

E’ stato un viaggio che non è partito benissimo, le cose non sono andate come mi ero prefissata e ovviamente il clima ha condizionato e influenzato parecchio. Lo Sri Lanka mi ha fatto perdere il “libro” per me più importante, il mio passaporto, con tutti i ricordi di viaggio di questi ultimi 9 anni (ed erano davvero tanti), ma mi ha regalato fortissime emozioni.

Ricorderò per sempre questo paese per i suoi abitanti gentili e sorridenti, per le spiagge lunghe e selvagge e per i suoi infuocati tramonti. In Sri Lanka sono riuscita a realizzare uno dei miei sogni più grandi e la felicità provata la porterò per sempre nel mio cuore.

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