Una famiglia nello Sri Lanka e Maldive

Per noi le vacanze ideali sono quelle che consentono arricchimento e rigenerazione. Il pacchetto Sri Lanka – Maldive proposto dall’agenzia ci è sembrato offrire tutto ciò che desideriamo. Dopo dieci ore di volo arriviamo a Colombo; il primo impatto non è dei migliori smog, caos, sporcizia, costruzioni moderne ma fatiscenti; di salvabile...
Scritto da: dpellizzon
una famiglia nello sri lanka e maldive
Partenza il: 27/06/2006
Ritorno il: 12/07/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 3500 €
Per noi le vacanze ideali sono quelle che consentono arricchimento e rigenerazione.

Il pacchetto Sri Lanka – Maldive proposto dall’agenzia ci è sembrato offrire tutto ciò che desideriamo.

Dopo dieci ore di volo arriviamo a Colombo; il primo impatto non è dei migliori smog, caos, sporcizia, costruzioni moderne ma fatiscenti; di salvabile troviamo il quartiere coloniale, il parco, alcuni templi e il lungomare dove i cingalesi giocano con gli aquiloni con grande maestria.

Particolarmente interessante è il mercato di Pettah situato nella zona del porto con bancarelle o meglio baracche che vendono di tutto e un fiume di gente che rende difficile la deambulazione e ci fa venire in mente che lo Sri Lanka è una delle aree più densamente popolate del mondo (per fortuna che i cingalesi sono piccolini).

Dormiamo al Trans Asia, un hotel piuttosto lussuoso che è in contrasto con la realtà circostante, qui dimentichiamo l’uso delle mani: c’è sempre qualcuno che versa da bere, apre la porta e addirittura chiama l’ascensore appena ci si avvicina.

La mattina seguente partiamo per Dickwella ove si trova il nostro resort, sulla costa meridionale dello Sri Lanka . Impieghiamo sei ore per percorrere 180 chilometri. La strada è stretta e intasata di tuk tuk , motorini, biciclette, mucche ecc.

I cingalesi, che solitamente sono molto rilassati, alla guida si trasformano in esaltati, soprattutto gli autisti di autobus privati che superano a prescindere; chi arriva in direzione opposta si deve buttare fuori dalla carreggiata.

Probabilmente in futuro qui ci sarà un’autostrada a sei corsie ma per noi non sarà più la stessa cosa.

Il resort Dickwella è situato in una posizione incredibile su di un promontorio al centro di due splendide spiagge oceaniche. Il ristorante è su una terrazza in legno con vista sull’oceano e sulla scogliera.

Il villaggio è praticamente deserto, in parte perché siamo fuori stagione ed il mare è sempre mosso ed in parte perché dopo lo Tzunami il posto è stato praticamente abbandonato dai turisti. Gli unici che ancora si possono trovare sono quelli alla ricerca di esperienze spirituali (cure ayurvediche o meditazione) o culturali (tour dei templi, dei parchi naturali e delle città antiche).

Il trattamento che riceviamo è quindi da Vip, tutto il personale è a nostra disposizione e quando nel villaggio di pescatori di Dickwella compriamo una collanina del valore di 20 € in una gioielleria il proprietario ci vuole fotografare e richiede una dedica sul guest book; purtroppo capiamo anche cosa provano i Vips quando vedono continuamente minacciata la loro privacy, infatti l’attenzione dei venditori locali si riversa tutta su di noi.

Il pacchetto comprende due escursioni, la prima al tempio di Mulkirigala che si trova all’interno di grotte dipinte nel primo secolo A.C. Sulla sommità di una collina rocciosa.

Ai piedi della salita si trova un monastero buddista; dopo aver percorso 500 simpatici scalini arriviamo sulla sommità dove ci ricevono dei macachi e ci sorprende uno splendido panorama su risaie, foreste di palme e colline con vegetazione rigogliosa. E’ qui che i monaci vengono a meditare.

Nello Sri Lanka per un frugifero è possibile vivere un’autentica epifania di frutta soprattutto in giugno e luglio; ai bordi di una strada incontriamo un vecchietto con una vecchia bici stracarica di cocco, ci fermiamo e compriamo un frutto, quando il venditore capisce che siamo italiani ci fa con il macete ampi cenni di avvicinarci e con un sorriso sdentato pieno di gratitudine ci mostra una scritta sulla bici “Dono del popolo italiano”.

I segni dello Tzunami sono ancora visibili, case sventrate e aree con piccole palme che stanno ricrescendo. Il resort è stato colpito in una sola ala che è quella dove ci hanno assegnato l’alloggio (cosa che all’inizio ha determinato l’ascolto preoccupato dello sciabordio notturno).

Nel villaggio di Dickwella c’è il tempio buddista di Wewurukannala che è il più alto del paese e raggiunge i 50 metri ed è stato costruito negli anni 60. Salendo sulla cima godiamo un ottimo panorama sul villaggio, all’inizio della salita si possono ammirare alcune statuette di dimensioni naturali piuttosto kitsch, raffiguranti in modo raccapricciante le punizioni che vengono impartite a chi si allontana dalla retta via (un uomo viene immerso in olio bollente mentre un altro viene segato in due mentre è ancora in vita…).

Anche noi abbiamo subito la nostra punizione perché l’addetto del tempio ci fa togliere le scarpe (nei templi si deve entrare scalzi) in anticipo e dobbiamo camminare su di un piazzale pieno di sassolini ed inoltre al ritorno il tuk tuk rimane senza benzina e l’autista ci lascia in mezzo ad una trafficatissima strada.

L’altra escursione prevede una visita alla città di Matara per lo shopping anche se francamente non c’è granché da comperare se si escludono il the ed i batik. A fine settimana conosciamo anche una persona che sembra un asceta indiano, ma che è in realtà un italianissimo, assai cordiale, bene-benestante “santone dell’investimento turistico”: Mr. Dickwella.

Dopo solo un’ora di volo arriviamo alle Maldive e poi all’isola di Bandos nell’Atollo di Malè Nord.

L’isola è piuttosto grande per gli standard maldiviani, ci vogliono infatti una ventina di minuti per girarla tutta a piedi. Il resort offre un’animazione soft (musica dal vivo, maghi, gare di cocktail ecc.) e la possibilità di fare molti sports acquatici ed immersioni.

Nonostante la struttura sia al completo non si ha mai l’impressione dell’affollamento anzi ci sono diverse spiaggette che consentono una splendida privacy. Noi conosciamo altri italiani molto simpatici e la tendenza a trasformare una spiaggia equatoriale esclusiva in una specie di Rimini emerge immediatamente.

La natura è curatissima come pure la pulizia delle varie spiagge.

Al primo bagno avvistiamo subito uno squalo pinna nera di circa un metro e mezzo, cosa che per un po’ci fa pensare ai pregi della piscina, ma la bellezza del mare fa presto abbandonare questa assurda idea. Durante le immersioni riusciamo ad avvistare di tutto: squali, mante, pesci napoleone e tartarughe; la barriera corallina però presenta i segni del Niño e dello Tzunami e non regge il confronto con quella del Mar Rosso.

I compagni di immersione sono dei simpatici giapponesi (l’isola è occupata soprattutto da loro – si dice che dove ci sono i figli del sol levante il rapporto qualità prezzo è assicurato) che inorridiscono quando si accorgono che non abbiamo la macchina fotografica, e, profondendosi in grandi inchini , anche subacquei, si offrono prontamente di inviarci una compilation delle loro foto migliori.

Assistiamo alla finale del mondiale sul maxischermo del Sand Bar in compagnia di alcuni francesi con i quali si verifica un piccolo screzio, così ogni volta che passiamo davanti alle loro camere non possiamo trattenerci dall’intonare un misurato coro di “Siamo noi, siamo noi, i campioni del mondiale siamo noi”.

Ben nascoste all’interno dell’isola ci sono tutte le strutture che servono a far funzionare il resort tra cui il desalinizzatore, la falegnameria e le piccionaie per i dipendenti che hanno determinato il soprannome dell’area: Harlem.

Dall’isola è possibile fare diverse escursioni, si può ad esempio andare a visitare l’isola dei pescatori e altri resorts: chi ci è stato ci ha assicurato che il nostro è il migliore; oppure si può andare a pesca in barca e cucinare il pescato in una piccola isola disabitata vicina a Bandos; oppure andare, sempre in barca, a veder i delfini al tramonto bevendo un cocktail.

Noi visitiamo Malè, anche questa capitale non ci piace particolarmente, entriamo in una moschea di recente costruzione tutti, maschi e femmine, avvolti in parei “in prestito”. Visitiamo il mercato del pesce e la dimora del presidente. In seguito la guida locale ci porta a fare shopping nel negozio rivelatosi poi il più caro in assoluto (evidentemente la sua commissione è particolarmente salata). La cosa suscita parecchie polemiche però questi sono imbrogli ingenui dai quali ci si può facilmente difendere, mentre da noi le tecniche per spennare la gente sono molto più sofisticate (chiedete ai guru del marketing).

Il modo migliore per trascorrere il tempo, per chi non fa immersioni, rimane sempre lo snorkeling che consente di ammirare pesci dalle dimensioni enormi e in grande quantità soprattutto in questa stagione particolarmente ricca di plankton.

In spiaggia invece i nostri amici costruiscono piste di sabbia su cui far gareggiare i paguri.

L’ultimo giorno abbiamo la fortuna (chiedete a mia moglie!) di incontrare durante il nostro snorkeling un bel pinna bianca che riusciamo ad immortalare con la nostra Kodak usa e getta, mentre ci guarda e sorride: uno splendido trofeo! Mentre siamo in motoscafo diretti all’aeroporto comincia a scendere la pioggia, la prima che vediamo da quando siamo alle Maldive e ci dispiace per gli amici che si fermano per un’altra settimana, ma molto di più per noi che domani saremo al lavoro!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche