Barcelona, Valencia, Cabo de Gata

Estate 2004, io e il mio fidanzato Denis, destinazione Spagna: Barcellona, Valencia e Cabo de Gata. Ci decidiamo tardi sulla data di partenza e non troviamo nessun volo economico su Barcellona. L’unica valida opzione è il treno Salvador Dali che raggiunge, viaggiando di notte, la città della Rambla. Per me, spagnola per origine, Barcellona era...
Scritto da: Sara 31
barcelona, valencia,  cabo de gata
Partenza il: 01/08/2004
Ritorno il: 15/08/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Estate 2004, io e il mio fidanzato Denis, destinazione Spagna: Barcellona, Valencia e Cabo de Gata.

Ci decidiamo tardi sulla data di partenza e non troviamo nessun volo economico su Barcellona. L’unica valida opzione è il treno Salvador Dali che raggiunge, viaggiando di notte, la città della Rambla. Per me, spagnola per origine, Barcellona era un sogno mai realizzato. Mio nonno era di Malaga perciò conosco molto bene l’andalucia ma a Barcellona non ero mai stata prima. Il viaggio in treno è stato comodissimo e al mattino alle 9 eravamo alla stazione di Barcellona. Abbiamo subito cercato un alloggio e lo abbiamo trovato all’Hostal Nilo, alla fine dalla Rambla, vicino al Maremagnum. Alle 10 eravamo già in giro per la città. Non abbiamo visitato musei in quei 5 giorni ma abbiamo fatto un sacco di passeggiate per la città. Meraviglioso Parc Guell. Però eravamo ad agosto perciò il caldo si faceva sentire. Le ore più calde da mezzogiorno alle 14 tentavamo di trascorrerle nei parchi cercando riparo all’ombra degli alberi. La sera passeggiavamo sulla Rambla e ci passavamo un sacco di tempo vista la grande quantità di artisti di strada che coi loro numeri un po’ strani ed eccentrici ci facevano fermare perché guardarli è davvero un must. Un giorno siamo anche andati allo Zoo. Io non c’ero mai andata prima perché a Milano, città dove vivo, l’hanno fortunatamente chiuso quando ero piccolissima. Dico fortunatamente perché mi hanno raccontato che era tristissimo. Così sono arrivata a 23 anni per andare la prima volta nella mia vita ad uno zoo e soprattutto a Barcellona. Oltretutto ovunque in città c’era, come souvenir, un grosso gorilla albino, unico esemplare esistente, ed era proprio a Barcellona. Mi ero appassionata alla storia di questa povera bestia, catturata in Nuova Giunea e curata con amore in questo zoo. Con gli anni era diventato il simbolo della città, il suo nome Copito de Nieve. Così arrivata allo zoo non vedevo l’ora di vederlo. Dopo ore di strenuante cammino in giro per lo zoo eccomi alla gabbia di Copito. Lo cerco ma non lo trovo, dormirà sicuramente penso, noi spagnoli ci teniamo alla siesta. E invece il mio sguardo cade su una lapide con la foto di Copito cucciolo per poi leggere che Copito un anno prima è morto… La tristezza per la sorte del gorilla mi prende e poi ripercorro,nelle foto, tutta la sua vita. E lo vedo felice in Nuova Guinea con la sua mamma e mi chiedo cosa cavolo ci faccio in uno zoo dove gli animali sono chiusi in gabbia. E realizzo che tutto sommato ho vissuto bene la mia infanzia non vedendo mai nessuno zoo. Così esco da quel luogo e immagino che Copito non sia morto ma sia ancora in Nuova Giunea a giocare tra gli alberi. A Barcellona abbiamo girato tantissimo, abbiamo visto la Sagrada Familia che mi ha impressionato positivamente per la grandezza e negativamente per la lentezza dei lavori che ormai proseguono solo con le offerte del pubblico pagante. Altrettanto bello il giro al Mont Juic da dove c’è una bellissima vista sulla città. La sera poi unici i locali nel Barrio Gotico. Un giorno siamo anche stati al Forum di Barcellona per vedere la zona residenziale e fare felice Denis che è architetto che tra tutte quelle case, esempio tipico di architettura residenziale moderna, è impazzito.. Dopo sei giorni di Barcellona abbiamo cambiato città e con un treno comodissimo e veloce abbiamo raggiunto Valencia. Il viaggio è stato davvero carino perché lo scompartimento era pieno di anziani che vivevano ormai da una vita a Barcellona ma, essendo tutti Andalusi, tornavano in Patria per le vacanze. Di fianco a me sedeva Juan, un omino di 86 anni di Jaen, tornava dai nipoti. In cinque ore di viaggio mi ha raccontato tutta la sua vita, sapendo poi che ero di origine di Malaga.. Mi ha offerto anche un po del suo cibo percgè secondo lui ero troppo magra e pensava non mangiassi. Ogni tanto il mio fidanzato passava a salutarmi, lui era seduto ad un altro posto più lontano. Juan non era molto contento delle frequenti visite di questa persona che lui non sapeva essere il mio ragazzo e si lamentava perché veniva s bloccare le nostre chiacchere. Il signor Juan non mi mollava più e non ho trovato pace neanche quando sono andata in bagno perché dopo 3 miniti che ero dentro è venuto a bussare per sapere se stavo bene… All’arrivo a Valencia ho potuto finalmente parlare con Denis senza rischiare che lui venisse picchiato dal mio anziano ma piacevolissimo compagno di treno. Dalla stazione abbiamo chiamato qualche hostal per sapere se c’era posto così evitando di girare la città con lo zaino sulla spalle. Abbiamo poi scoperto che se telefoni dicono sempre che non c’è posto. Abbiamo trovato un bellissimo hostal-parador, elegantissimo ma un po’ fuori mano. Per noi era bellissimo e visto che camminiamo parecchio non ci spaventava la distanza dal centro, anzi. Per la cifra di 18 euro in due abbiamo dormito in una stanza con un immenso bagno in marmo e aria condizionata. Il nome dell’hostal era El rincòn ed è dopo il Barrio del Carmen. A parte il padrone sempre ubriaco che parlava sempre di Francisco Franco e della bella musica che faceva sentire al popolo spagnolo, il soggiorno è stato indimenticabile. Abbiamo visitato la bellissima Ciudad de la Ciencias, progettata dall’architetto Calatrava, inutile dire il godimento di Denis.. Comunque questa bellezza dell’architettura moderna, simbolo della città, ha affascinato anche me. Dentro si trova il museo della scienza, un mega-cinema e più in là l’Oceanografico, un insieme di laghi, lagune e isolotti con tanto di fauna tipica dei vari luoghi di tutto il mondo. Costa molto caro ma vale la pena: dentro c’è un grandissimo tunnel e tu ci passi in mezzo. Dentro a questo tunnel nuotano felici pesci di ogni specie e immensi squali. Verso il tramonto poi c’è lo spettacolino dei delfini. La sera Valencia offre sicuramente meno attrattive di Barcellona ma il Barrio del Carmen è pieno di ristoranti carini ed economici, una paella costa sui 15 euro in due. L’ultimo giorno in città l’ho passato al mare: nulla di che però poteva andare peggio contando che sei in città. La sera siamo andati alla stazione dei pullamn: destinazione Almeria da dove poi avremmo preso un bus per San Josè a Cabo de Gata. Per girare in Spagna i pullman non sono comodissimi però sono molto economici e quindi ottimi. Dopo una notte in pullman arriviamo ad Almeria e subito prendiamo il bus per Cabo de Gata. Arriviamo là verso le 10 e giriamo in lungo e in largo l’unica strada che c’è nel piccolo paese. Tutto chiuso naturalmente, niente camere libere e neanche appartamenti in affitto perché per 5 giorni non se ne parla. La Lonely Planet aveva avvisato che lì è molto difficile trovare camere perché il posto è piccolo e molto richiesto in quanto davvero bellissimo. Fortunatamente riusciamo a trovare alloggio perché la stanza ha la persiana rotta e non riescono ad affittarla. Per noi va benissimo. Cosi eccoci all’hostal Bahia Plaza. La nostra camera da sulla piazza principale perciò la sera è un po incasinato ma va benissimo. San Josè è un luogo fantastico, tranquillo e ci voleva dopo 10 giorni in giro per le città spagnole e comunque sempre in viaggio. La località un tempo ospitava gli Hippy. Oggi è un continuo mescolarsi di nonni coi nipoti e Hippy che vendono collanine sul lungomare. Il problema principale del luogo è il vento forte e costante. È vento caldissimo però alza la sabbia che finissima ti va in ogni dove. Contando che poi l’acqua del mare è tanto bella quanto gelata.. Insomma uno ci mette mezzora a sfidare il gelo e tuffarsi in mare per godere delle cristalline acque incontaminate se poi quando esce deve crepare dal freddo perché comunque il vento, pur caldo che sia, è sempre vento.. E se poi è complatemente insabbiato come una cotoletta nel pan grattato..Beh insomma è fastidioso. Il vento c’è e imperterrito rimarrà per tutti i 5 giorni della nostra permanenza. Da visitare sicuramente è la spiaggia de los Genoveses e subito dopo quella del Monsul. Ci si arriva percorrendo la strada principale di San Josè andando verso le colline. Comunque ci sono le indicazioni. Si sale e si trova una strada asfaltata dove passano anche le macchine. Si fa un pezzo e poi trovate un sentiero che in mezzo agli uliveti porta ad un mulino che domina la collina. Da li c’è una vista fantastica di una immensa distesa dove non c’è nulla se non il deserto, rosso.. In quell’ambiente pare abbiano girato film come Indiana Jones. Sembra molto il deserto australiano. Si prosegue in mezzo a cactus e poi dopo circa un oretta di camminata c’è la spiaggia de los Genoveses. Fantastica, con tanto di pinete dietro per riposarci per la siesta Andalusa. Per la Playa del Monsul bisogna proseguire. L’ambientazione cambia: si percorrono dune di sabbia e poi si comincia a salire e ci si inerpica su sentieri in mezzo alle rocce. Nulla di complicato. Alla fine l’occhio viene ripagato perché si arriva in questa spiaggia dalla sabbia nera con scogliere immense. Ah dimenticavo di dirvi che queste spiagge sono piene di nudisti, io non ho problemi però lo dico per la cronaca. Il ritorno verso l’ora del tramonto è stato bellissimo: il deserto rosso, i cactus, le dune di sabbia. Il cielo ormai con quel colorito giallo.. Bellissimo.. Ma la vacanza era agli sgoccioli. L’ultimo giorno abbiamo raggiunto Almeria, brutta città dal mio punto di vista. Tutto chiuso, nessuna indicazione. Le mura antiche piene di vagabondi che ti seguono per cercarti soldi. Brutto.. Da Almeria pullman per 15 ore per tornare a Barcellona da dove sarebbe partito il nostro aereo. Scesi dal pullman dopo un viaggio terribile abbiamo deciso di dare l’ultimo saluto ad una città che abbiamo amato tantissimo. E così col nostro zaino sulla spalle, e con ancora nello orecchie la sabbia che il vento di Cabo de Gata ci ha appiccicato addosso, abbiamo camminato per un ora attraversando Barcellona che ancora dormiva e non era caotica.. In giro solo noi, una pace unica e poi eccoci ancora sulla Rambla.. Ce la rifacciamo tutta? Per l’ultima volta ma con l’emozione del primo giorno, dando un ultima occhiata veloce alle bancarelle coi fiori, a quelle con gli uccelli, al mercato colorato a metà Rambla. Al fondo della Rambla salutiamo il maremagnum e la statua di Colombo indica un luogo all’orizzonte.. E ora di partire. Hasta luego Barcelona



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