Andalusìa: Granada, Cordoba, Malaga

Una settimana in Analusìa per riprendersi dalle fatiche del primo anno di università: ecco la spinta a partire per una vacanza bellissima e low cost. Innanzitutto qualche dato tecnico: volo a/r Easyjet, Milano - Malaga e viceversa a circa 150 euro; hostal Lisboa, doppia per tre notti a Granada a 30 euro per notte; Hospederìa Duque San Martin a...
Scritto da: Alex88theashant
andalusìa: granada, cordoba, malaga
Partenza il: 25/07/2008
Ritorno il: 01/08/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Una settimana in Analusìa per riprendersi dalle fatiche del primo anno di università: ecco la spinta a partire per una vacanza bellissima e low cost. Innanzitutto qualche dato tecnico: volo a/r Easyjet, Milano – Malaga e viceversa a circa 150 euro; hostal Lisboa, doppia per tre notti a Granada a 30 euro per notte; Hospederìa Duque San Martin a Cordoba, 15 euro a notte in stanza da 6 con bagno privato e colazione; Recidencia Malaga Backpackers a Malaga, camera da sei ma bagno al piano- comunque pulito e ordinato-, 15 euro a notte. Per mangiare abbiamo sempre cercato di arrangiarci, per esempio facendo la spesa (pane e frutta) o scovando posti non troppo cari.

Dunque, 25 luglio: arriviamo a Malaga e ci spostiamo con un autobus dall’aeroporto alla RENFE station, la stazione dei pullman, che cura i trasporti interni alla città e quelli verso l’esterno. Abbiamo sempre trovato ottime coincidenze tra le città, e a prezzi onesti (10 uro in media per viaggi anche di tre ore). Da Malaga ci spostiamo subito a Granada, dove ci accoglie un caldo meno insopportabile del previsto, per cui, depositati i bagagli nel lindo e gradevole ostello -avevamo tre doppie-, ci avviamo per fare un giro di ricognizione della città. L’alberghetto scelto dà direttamente su plaza del Carmen, un luogo incantevole del centro di Granada, con l’unico difetto che di notte ci passa tutta la movida della regione! A cena mangiamo in uno dei tantissimi locali del centro e notiamo con soddisfazione che “tapas” non è sinonimo di mangiare poco: gustiamo infatti i panini a ciambella tipici, ripieni di jamon serrano, una specialità di prosciutto, o pancetta, con salsine varie, accompagnati da birra scura Alhambra. Segue un gelato in centro e una passeggiata rilassante nella splendida città, arricchita dalla musica dei vari artisti di strada e dalle mille candele accese sui tavolini all’aperto dei vari bar. Tornati in camera ci riposiamo dalla estenuante giornata e ci prepariamo alla visita dell’Alhambra.

Il 26 luglio ci alziamo di buon mattino e facciamo colazione in quello che sarà il nostro locale preferito per i vari pasti della giornata, il bar Sport, dietro pl. Del Carmen. Poi una visita alla Capilla Real, sepolcro di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona. La Capilla apre alle 11 e in generale si entra senza grosse code…Anzi, direi che di turisti in coda se ne son visti proprio pochi, in generale. Verso mezzogiorno saliamo all’Alhambra con i comodissimi mini bus che si possono prendere proprio di fronte alla Catedral e costano come i normali trasporti urbani, 1 euro circa. Abbiamo prenotato e pagato su internet i biglietti (sul sito Lacaixa.Es), quindi basta infilare la visa nelle macchinette apposite e senza nessuna fatica ci vengono stampati i bigliietti. Stiamo all’Alhambra dalle 2 del pomeriggio alle 8 di sera. Va visto una volta nella vita e rispecchia veramente lo splendore di una cultura. Un dettaglio importante è che l’Alhambra è un complesso di edifici che ricopre una intera collina, tra giardini, palazzo vero e proprio, fortezza etc, quindi bisogna effettivamente prendersi una giornata per visitare solo quello e goderselo effettivamente, perché correrci attraverso è veramente un peccato. La sera ceniamo al bar sport con paella di vari tipi – verdure, carne, nero di seppia – e poi andiamo a fare il solito giro serale. La mattina del 27 visitiamo il mercatino arabo, di fianco alla cattedrale, una serie di viette piene di negozi di souvenirs: è un po’ turistico ma non fa male a nessuno ed è divertente da visitare. Prendiamo il solito mini bus e andiamo all’Albayzin, il quartiere di casette bianche abbarbicate sulla collina di fronte a quella dell’Alhambra. Il guaio è che essendo domenica è tutto disperatamente chiuso, a parte un bar abbastanza caro dove pranziamo, e fa caldissimo. Nel senso di 40 e passa gradi.

Scattiamo un paio di foto sul belvedere e poi facciamo un giro a piedi che si rivela un’escursione non da poco. Passiamo alla vicina altura del Sacromonte senza incontrare nessuno, tanto che il silenzio fa quasi rumore. Il sole scotta in tutta la sua gloria e noi camminiamo in direzione del nulla attraverso una stradina che si snoda attorno alla collina. Le case intonacate di bianco e il cielo così azzurro ricordano i paesini dell’entroterra greco, comprese le colline brulle e le pietre riarse degli scalini. Stanchissimi e accaldati arriviamo però a piedi fino a casa, dove dopo una doccia qualcuno va a messa, mentre io prenoto la meta di stasera e Sele dorme. Cena leggera a base di toast o gelato verso le 7..E poi l’Attrazione della vacanza: i Bagni Arabi. Avendo letto per caso su una piantina della città la pubblicità di questa delizia dei sensi, faccio telefonare dal gentilissimo receptionist dell’ostello e prenoto per sei persone: sì, perché non stiamo andando nella classica piscina, ma in un luogo di pace e relax costituito da un percorso fra varie zone, vasca calda, fredda, sauna, vasca tiepida…Qui vengono fatte entrare una decina di persone ogni ora e mezza, fino all’ultima tornata, alle 23, così da non creare mai affollamento. Dunque entriamo ai bagni e veniamo accolti da un profumo indescrivibile che cercheremo invano in ogni altro luogo della vacanza. Al prezzo di 17 euro ci viene dato un asciugamano grande a testa, un armadietto e il percorso classico dei bagni. Con poco di più si potevano avere anche massaggi e aromaterapia! Durante la rilassante visita portano diverse volte il te arabo fatto con menta e molto denso e dolce: berlo ai bordi della piccola piscina illuminata da candele è un’esperienza divina! Usciti dal bagno ancora esterrefatti da tanta grazia e delicatezza, ce ne torniamo a casa, dove cadiamo in un sonno profondo cullato dal profumo che l’acqua ci ha lasciato addosso.

Il 28 luglio ci alziamo presto e facciamo gli ultimi acquisti, poi prendiamo il bus per la stazione dei bus, appunto, dove con la linea ALSINA andiamo a Cordoba al prezzo di 9 euro. A Cordoba arriviamo con un po’ di fatica all’ostello, che però è in pienissimo centro storico e ci sistemiamo nella strettissima e poco pulita stanza all’ultimo piano – il quarto – senza ascensori. Accidenti. Il posto è molto d’atmosfera: arredamenti etnici e candele, ma le stanze sono tenute davvero male e il bagno porta le tracce degli occupanti dei mesi precedenti, perciò fa un po’ senso lavarcisi. A Cordoba bisogna sottolineare il caldo asfissiante e umidissimo che ne fa una città visitabile dalle 8 alle 11 di mattina e dalle 7 di sera in poi. Per la prima sera vediamo il ponte romano, il mulino e un museo di plastici e ricostruzioni che a me che studio cose orientali all’università fa una tristezza indicibile, ma agli altri piace. Mangiamo in un locale delizioso con il caratteristico patio illuminato. La cena è resa intrigante dal cameriere che non capisce niente delle ordinazioni e porta, pur essendo noi in 6, quattro coperti e due bottigliette d’acqua. Quando noi gli diciamo “altre 4” lui ne porta altre 2. E così via. Il 29 luglio andiamo a visitare la mezquita dopo una buona colazione in ostello. La spesa per entrarci – 8 euro – è francamente esagerata per quello che in realtà offre: la ex moschea, trasformata in cattedrale nel 1236, è effettivamente incantevole, con il suo bosco di colonne – 856! – tutte diverse, ma di fatto sia l’interno sia il giardino degli Aranci, dove Averroè faceva lezione, sono lasciati a se stessi e ai turisti non è offerto nessun servizio a parte una scarna piantina dell’edificio. Per non parlare dei lavori in corso che disturbano la pace delle vestigia. Comunque sia, dopo un paio d’ore abbondanti di visita andiamo a pranzo in un baretto anonimo e non troppo a buon mercato e ci ritiriamo per una siesta nella nostra stanza, dove l’aria condizionata è costantemente a 18 gradi. La sera usciamo verso le 18 per dare un’occhiata preliminare alla Juderia, il quartiere che circonda il nostro ostello. Scoviamo una casa tipica del periodo AL-Andalus, quello che poi dà il nome all’intera regione e costituisce il periodo di massimo splendore della cultura araba in Spagna. Per tre euro di ingresso vale davvero la pena: le ricostruzioni storiche sono accurate e l’edificio è realmente antico. In più anche qui troviamo le fontane rilassanti che caratterizzano questa vacanza. Passeggiando troviamo il ristorante Rafaé, un posto fantastico per cucina, accoglienza del personale e prezzi. Con una media di otto o nove euro a testa mangiamo specialità ottime, dalla classica paella alle poco conosciute melanzane al miele che croccano sotto i denti e lasciano un gusto indescrivibile (è una ricetta ebraico-sefardita). Dopo cena Sele suggerisce di provare una sala da thé araba che si rivela essere proprio di fronte al ristorante: il posto si chiama Salon de Thé e nel patio pieno di cuscini e tavoli bassi, arredato come una casa araba, servono il thé più buono del mondo, in milioni di varietà, da fior di loto e rose a arancia e cannella, per non parlare delle varietà con un nome loro, ma senza elenco degli ingredienti. Sorprese deliziose. Passiamo il resto della serata a passeggio per poi tornare a casa e parlare fino a un’ora assurda della notte.

La mattina dopo visitiamo la Sinagoga, un piccolissimo edificio che si conserva come unicum nel panorama spagnolo epurato dall’ebraismo intorno al XVI secolo e oltre. Poi visitiamo l’Alcazar, la fortezza dei Re Cattolici che all’interno non è niente di esaltante, ma i cui giardini valgono davvero una visita. Pranziamo di nuovo da Rafaé, con patate ali-oli, salsiccia di sangue di toro -Luca- e altre amenità, poi ci dedichiamo per la primissima volta a un pomeriggio consumistico: cerchiamo souvenirs vari fino all’ora in cui il sole non si può più sopportare, poi torniamo a casa a dormire. Verso sera si riparte, andiamo a vedere la casa sefardita, ma la troviamo chiusa e un ragazzo italiano (?) da dentro si scusa per non poterci aprire. Cena da Rafaé, che salutiamo commossi da tanta simpatia (ci chiamava “la familia italiana”), e ultimo thé al alon: questa volta ordiniamo anche un vassoio di dolcetti che si rivelano di una bontà paradisiaca: datteri, asta di mandorle, spezie, ingredienti indecifrabili e miele… Un sogno per il palato! Il 31 ci alziamo presto e per le 8 siamo alla fermata del bus con le valigie. Andiamo alla RENFE station e da lì pigliamo al volo un autous per Malaga in partenza alle 9. Il viaggio – 12 euro – dura tre ore e mezza. Arriviamo, pranziamo in stazione e poi cerchiamo l’ostello. Premessa: Malaga ci “serviva” come base per poter arrivare in tempo all’aeroporto la mattina del primo agosto, così io mi ero occupata di cercare un ostello vicino alla stazione dei pullman. La Recidncia Malaga in effetti veniva spacciata come vicina alla stazione, ma di fatto non lo era, e comunque era in direzione del tutto opposta al centro città. Così dopo un viaggio disperato a piedi, arriviamo in questo ostello che a parte essere in una zona orribile e secondo me anche pericolosa, per il resto è pulitissimo, il che rende meno spiacevole l’avere la stanza per noi sei ma il bagno in condivisione. Piazzate le valigie ce ne andiamo al mare per un pomeriggio di relax: la spiaggia più vicina è bruttina e parecchio sporca, il mare sarebbe anche “non brutto”, ma è pieno di spazzatura galleggiante. Ciò non ci impedisce di fare i giochi pericolosi e violenti che hanno caratterizzato la nostra precedente vacanza (in Corsica) e ci divertiamo comunque un sacco. La sera ceniamo in un ristorante del centro di Malaga, gli unici due metri quadri di città che non ho trovato orrendi e squallidi. Il posto è molto bello, anche se un po’ caro, ma tutto sommato si mangia bene. Torniamo a casa con un autobus verso le 23: io noto che qui il pullman tardi non significa che subirai un furto sicuro, o almeno così pare, perché lo prendono proprio tutti, dalle ragazze sole alle nonne coi nipotini. Comunque sia ho paura e ritorno con notevole sollievo all’ostello, insieme a tutti gli altri e con ancora tutti i nostri -ormai pochi- soldi.

Il primo agosto sveglia alle 6, per le 6 e mezza siamo fuori e per le sette e mezza in aeroporto tramite un autobus preso alla RENFE. Facciamo colazione – un furto: 7 euro per acqua e un succo – e poi il check in per primi. L’aereo è in ritardo di un’ora, così bighelloniamo e/o dormiamo in sala d’aspetto. Poi l’aereo arriva e si torna purtroppo a casa. Un saluto a tutti!



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