Barcellona scoop

Antefatto I punti Millemiglia sono il regalo che la Compagnia aerea di bandiera assegna ai propri “frequent flyer”. Così, ogni tanto, l’instancabile pendolare dei cieli si può concedere un volo premio. Il sottoscritto decide di usufruire degli ultimi punti per fare un viaggio a Barcellona: è ormai pensionato e vuole godersi l’ultimo...
Scritto da: GIEFFE
barcellona scoop
Partenza il: 27/04/2008
Ritorno il: 02/05/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Antefatto I punti Millemiglia sono il regalo che la Compagnia aerea di bandiera assegna ai propri “frequent flyer”. Così, ogni tanto, l’instancabile pendolare dei cieli si può concedere un volo premio. Il sottoscritto decide di usufruire degli ultimi punti per fare un viaggio a Barcellona: è ormai pensionato e vuole godersi l’ultimo viaggio, prima della scadenza. Dei punti.

Dal 27 aprile al 2 maggio 2008 Il viaggio Milano-Barcellona dura, in genere, poco più di un’ora. Trattandosi di viaggio-premio e a seguito delle note vicende della Compagnia, dopo tre variazioni di orari e di aeroporti (dovevamo partire con volo diretto da Malpensa …), lasciamo casa alle 5,30 accompagnati dal figliol prodigo di attenzioni e di maledizioni: ogni volta che partiamo, lo costringiamo a levatacce tremende. Volo da Linate alle 8,00 per Roma, attesa di 3 ore e imbarco per Barcellona dove io e signora atterriamo alle 14,30: 6 ore e trenta! Contento di respirare aria catalana, vengo raggiunto da una voce altisonante: “Caro! Ma sei sicuro che quando volavi ti comportavi sempre bene?”.

“Certo, cara. ” “Allora spiegami perché questo volo lo considerano un premio. Sono distrutta!.” Fila per prendere il bus Aeroporto-Centro. Più volte mi tasto il giubbino per assicurarmi della presenza del portafogli. Dopo il borseggio subìto due settimane prima, la mia attenzione è aumentata a livello di ossessione. Avevo letto sulle guide, in preparazione del viaggio, le raccomandazioni contro i prelievi gratuiti di portafogli e borse da parte di “utenti molto fedeli” all’ammasso in bus e metropolitane. Continuo a passarmi la mano sul petto.

“Caro! Smettila di far finta di esser vicino all’infarto! Tra tuo e mio, porti appena due valigie e due zainetti!” L’impatto col metrò è positivo. Riusciamo ad uscire indenni dalla calca. La presenza di Security in ogni angolo garantisce tranquillità. In Plaça Catalunya ci travolge una fiumana di gente che va verso le Ramblas e con i piedi sollevati da terra percorriamo il lunghissimo viale fino alla Colonna di Colombo in 3 minuti.

“Che città moderna! Hanno già inventato il trasporto ad aria compressa.” Dice mia moglie.

Da ingegnere, ho qualche dubbio. Ma la cosa funziona.

L’Hotel si trova in un vicolo che ci riporta alla cara Napoli: palazzi decadenti, tapparelle rotte, tende scolorite … Ma noi siamo in una struttura piccola, moderna e confortevole. Vicina al punto di incontro di bus e metropolitane. La sera, uscendo, un po’ di sconforto. La strada buia, i recipienti colmi di rifiuti, puzza di urina agli angoli. Mano stretta sul giubbino. La mia signora si stringe a me.

“Cara, l’aria de Espanya te rende caliente?” “Non dire sciocchezze. Mica sei Miguel Bosè!” Al ritorno, dopo mezzanotte, la stessa strada diventa movimentata come il Naviglio: giovani studenti si concentrano in pub e discobar che sembrano spuntati dal nulla e rida e schiamazzi vanno avanti sino all’alba mescolati a rumori di lattine di birra e bottiglie di vino. È la vita parallela a quella di una coppia anziana che, coi piedi bollenti da turisti per caso, si trincera dietro i doppi vetri di una camera d’albergo. Isolandosi e cascando in un sonno profondo.

Barcellona è grande e tanta la gente. Edifici interessanti, dall’architettura variabile dal classico all’estroso, dall’antico al supermoderno. Chiese stupende. Mezzi efficienti. Poliziotti ad ogni angolo. Netturbini a tutte le ore puliscono strade e metropolitane. Musei, tanti: da quello della cioccolata, allo storico, all’arte, all’erotica. Non abbiamo, forse, il coraggio di visitare quest’ultimo. O è pudore? Preferiamo entrare, proprio di fronte, a vedere i banchi colorati e profumati del mercato La Boquerie, il più vecchio della città. Guardando meloni, polpose mele, calde pagnotte, porcini, fragole eccitanti e banane d’ogni misura, sentiamo soddisfatti i nostri sensi.

Dico: “In fin dei conti, perché visitare un Museo, quando qui si respira aria afrodisiaca?” “E’ da tempo che ripeto che ormai sei vecchio …” A proposito: per la prima volta usufruisco di uno sconto. Al Museo di Pedralbes la mia signora esibisce la tessera CTS Teacher ed entra gratis. Fiera, mi dice: “Tu paghi!”. Ma un lumicino si accende e leggo che ho una chance. Presento la mia nuova Carta d’identità, rifatta dopo il furto al Centro commerciale del mio portafoglio a Milano, dove alla voce “Professione” adesso c’è scritto: “Pensionato”. Risparmio 2 euro e mi dirigo verso mia moglie. Fiero, dico: “C’era lo sconto per studenti e pensionati.” E lei: “E’ da tempo che ripeto che ormai sei vecchio …” “Ma ho avuto lo sconto per studenti!”.

“Si? E cosa studi?” “Archeologia fisica e mentale matrimoniale …”.

Fermata di un bus turistico, uno di quelli scoperti che per farti visitare la città ti offrono anche l’abbronzatura se c’è il sole oppure una cura dimagrante se c’è vento a 100 km all’ora. Coda lunghissima. E li vedo subito: due tizi con occhiali neri e giacca sul braccio. Dico: “Eccoli pronti a colpire. Dietro al malcapitato. Aspettano il momento buono e poi zac! Il colpo è fatto. Visto, cara?” “No. Lo sai che non mi piace vedere Le Iene!” Visita al Palazzo Milà. Entriamo e subito siamo rapiti dalle bellezze e dalle luci. Scale ad elica e colonne a trecce. Mentre saluto il vigilante, vedo mia moglie dirigersi in un cortile preceduto dal cartello “Divieto di accesso”. Il Vigilantes la chiama. Lei va a marcia indietro, rotea su se stessa e sta per cadere trascinandosi il nastro che fa da limitatore di fila e di percorso, con i vari paletti. La tiro su per il giubbotto che stranamente regge al peso mentre il vigilante salva gli ultimi metri di nastro che sta per cadere.

“Cara! Cosa combini?” “Niente. Stavo guardando l’armonico avvolgersi simmetrico delle scale e delle colonne.” Dico al vigilante: “La scusi, è troppo amante dell’arte! Si è sentita coinvolta …” Stiamo veramente gustando paella, pesci e tapas succulente. Ci siamo concessi due cene in ristoranti “in”. Il più antico di Barcellona, nato nel 1836, dopo una fila d’attesa, con attenzione al portafoglio, ci ha servito la migliore paella mista con musica di pianoforte in sottofondo.

Uscendo ho detto: “Sono soddisfatto, cara. Mi sentivo un Re.” Il più frequentato da personaggi popolari e politici ( ho continuamente tastato il portafoglio …), ricco di foto dei proprietari con tutti i VIP, dall’ingresso alle sale, ai bagni, ci ha servito paella di mare e musica di fisarmonica oltre fondo. Uscendo, mi ha detto: “Questa volta non ti sei sentito Re?” “Perché?” “Mica si sono fatti la foto con te…” Ottima osteria: nel quartiere El Born. Sembra di essere a Roma, al Testaccio. Camerieri che corrono sudati avanti e indietro, urlando verso la cucina le varie ordinazioni. Operai in intervallo che mangiano e principalmente bevono ridendo sonoramente. Turisti smarriti di fronte a menù in stretto catalano.

Anche noi abbiamo qualche problema nel capire cos’è l’Arroz de liebre. La mia signora, direttamente in italiano, chiede al cameriere la traduzione. Ma lui non parla la nostra lingua e si esprime a gesti. Ed ecco un piccolo spettacolo mimico degno di Dario Fo. Alzando le folte e nere sopracciglia, tirando indietro baffi e labbra, mostra la lingua rossiccia di sangria.

Lei: “Ho capito: riso e lingua di maiale?” Facendo cenno di no, lui rimanendo con la stessa smorfia, porta in testa la mano destra aperta e con le cinque dita fa uno sventolio.

E lei: “Ah, la cresta. Risotto con cresta di gallo!” Lui si gira sconsolato verso tutti quelli che ormai lo guardano, lascia il piatto che ha nella mano sinistra e si porta le due mani chiuse a punta sulle orecchie, tira ancora più dentro labbra e lingua, mostrando due incisivi e si mette a mimare un animale, saltellando tra i tavoli e poi, stanco gridando: “Gran Bunny … Gran Bunny ,,,” E la mia dolcissima consorte: “Una lepre! Risotto al sugo di lepre!” Applausi. Il cameriere si siede e con un tovagliolo si asciuga il sudore. Ordiniamo, con la paura che il costo del piatto comprende anche lo spettacolo. Uscendo mi tasto il giubbino: non vorrei che, nella confusione, qualcuno avesse fatto il furbo … Spettacolari la Cattedral, la chiesa di s.Maria del Mar e la Sagrada Familia. Mia moglie ha letto tutta la guida e sono intontito. Il caldo e la luce dei lumi degli altari mi creano cerchi davanti agli occhi. Decidiamo di salire sul terrazzo della chiesa a 170 metri: il vento mi farà bene. Mi son sentito schiaffeggiare a 200 km all’ora. Stordito sono lì lì per svenire salendo le scale, quando una ventata alza la gonna di una bionda di circa due metri davanti a me e vedo il Paradiso.

“Un Angelo!” grido. E mi accascio su mia moglie che mi segue. Rischiamo di cadere tutti e due sui tetti di Barcellona, ma il parapetto ci sostiene. Intendere in questo caso per “parapetto” il seno enorme di una suora senegalese che nell’impatto a valanga ha bestemmiato come un prete turco.

Bello il viaggetto per raggiungere il Parco in collina del Tibidabo. Una tramvia Blu dei primi del Novecento, riesce a portare su per ripide salite i turisti; poi si prende una funicolare che porta in cima dove c’è la chiesa del Sacro Cuore, un parco divertimenti, un bellissimo panorama sulla città e sul mare. Tante file alle giostre: è l’1 maggio e i barcellonesi si sono riversati con le rumorose famiglie al parco. Le macchine sono parcheggiate ai lati della strada fin giù la collina e ci viene il dubbio che essi salgono fin dove possono in auto e poi scendono a prendere la funicolare. Comunque tentano di trovare un parcheggio, in doppia fila, sui prati, sui marciapiedi. Sembra di essere sulla strada per Ostia Lido in una domenica di luglio.

La mia signora, di spirito avventuroso, vorrebbe fare un giro sulle montagne russe. Io non voglio fare file per rischiare il portafogli. Suggerisco di andare al bar a prendere una bottiglietta di minerale. Prendono 4 euro. Uscendo la mia dolce mogliettina dice: “Potevo andare sulle montagne russe. Tanto si sei fatto rubare lo stesso!” Episodio di cattiva gestione al porto. Sono le 15 e decidiamo di prendere il battello per il giro turistico e di usufruire dei tagliandi per la salita gratuita, regalatici con la Barcellona Card. Al botteghino una signora dice a due giovani, in fila prima di noi, con gli stessi tagliandi, che non ci sono posti per il viaggio delle 16,30: conviene aspettare e se si liberano posti saliranno. Oppure ritentare alle 18,30. La mia signora chiede due posti per il viaggio delle 16,30 e mentre la signora emette i biglietti (i posti ci sono …) mostra i tagliandi free e a quel punto la cassiera ci fa lo stesso discorso. Non ci son posti. Aspettare le 16,30 oppure ritentare alle 18,30. Capisco il giochino: fanno salire chi paga e chi ha i tagliandi offerti dall’Ente del turismo, e quindi già pagati, salirà solo se ci sono posti liberi alla partenza, altrimenti niente. Così guadagnano il doppio. Mi arrabbio, protesto, cerco dei poliziotti. Ebbene, a Barcellona questi Santi protettori sono dappertutto: in metrò, per i vicoli, nei bus, nei musei. Ti passano accanto, li vedi davanti, ti pestano i piedi. Lì, nessuno. Delusi, ci diciamo che ogni mondo è Paese e pure se avessimo insistito nessuno ci avrebbe aiutato: anche qui la polizia protegge i locali a sfavore degli stranieri.

“Cara! Come capisco la sofferenza degli immigrati …” “Caro! Siamo noi disattenti. Non abbiamo visto che questo posto si chiama MareMAGNUM e qui “magnano” di brutto!” Ultimo pomeriggio alla collina di Montjuic dove c’è il Castello, un bel panorama a 360° e, in serata, possiamo vedere lo spettacolo della Font Magica che con getti d’acqua di cangianti colori, segue la musica di Guerre Stellari. Da non perdere, ci dicono. Dopo lunghe passeggiate, cerchiamo l’unica toilette che serve donne, uomini, gay, bambini, handicappati … Una fila chilometrica di gente saltellante e sembra che tutti stiano cantando: “Chi non salta Berluscones es!”. La verità è che se la stanno facendo addosso.

Liberati i nostri bisognini, ci avviamo alla Fontana e siamo contenti, avendo i piedi extrabolliti, di poter prendere una scala mobile. Mentre avanzo lentamente, portato dal generoso motore e preceduto da mia moglie, sento un getto che mi colpisce alla testa, alle spalle e colpisce la mia dolce metà. Mi giro indietro e una donna e un uomo, sudamericani, che mi seguono, mi indicano che è passato un uccello e si è liberato dei suoi bisogni su di noi. Un puzzo tremendo. Un liquido nerastro tra i miei scarsi capelli. Arrivati al piano, io e mia moglie ci guardiamo nauseati e cerchiamo di pulirci con i fazzoletti, mentre, gentilmente, i due sudamericani ci indicano, precedendoci, una fontanella nel viale. Ma da quella fontanella non esce acqua, secondo me, dal 1725. Intanto l’agitazione aumenta. Mia moglie si gira a destra e a sinistra, come una palla rotante, per scrollarsi più che il liquido, l’odore nauseabondo. L’uomo ci indica una casetta più defilata nel bosco dicendo che è una toilette e troveremo “l’agua”. Arriviamo, ma la casetta, secondo me, è chiusa dal 1534. Prodighi di attenzione, i due si disperano più di noi, poi la señora tira fuori una bottiglietta di minerale e bagna un fazzolettino di carta, aiutando ma moglie a pulirsi maglietta e … borsa. Intanto l’hombre, mi vuole aiutare a togliermi il chiaro giubbino ormai nero e mi infila una mano in petto e l’altra in … tasca. Capisco solo adesso e grido con tutta la mia napoletanità: ” Cara! Ci vogliono arrubbà! Graçias, graçias, andate! Facciamo da soli!” Mia moglie blocca la borsa e i due, capendo il termine “arrubbà” e spaventati dalla mia voce stile Tarzan incavolato, scappano velocemente. Si. Dopo tante paure, era arrivato il momento. Non avevamo pensato a tanta fantasia.

Non poteva essere stato un uccello a fare quel disastro: avrebbe dovuto essere grande come un elefante! Ci hanno spruzzato un liquido puzzolente per farci agitare e stordirci. Che fenomeni! Ma una volta tanto, ci ho azzeccato: passata la puzza, il portafoglio è a casa.

La mia concisa signora decide di avvisare con un SMS i ragazzi. A disposizione sul display 192 caratteri: “Torniamo domani sera mangiato bene ieri oggi meno qui tutto bene tempo variabile ieri oggi bello vista Fontana Magica mille colori musica gente tanta tentato derubarci con tecnica cacca d’u.” Immediatamente ci arrivano due SMS: “Cacca d’u????”.



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