(Mo)Vida Loca

Per la mia prima vacanza senza i cari genitori (anche se in parte è stata finanziata da loro) ho scelto sicuro: Costa Brava e Barcellona. Il motivo? Semplice: sole, mare e arte a poco prezzo (così credevo...). Il gruppo? Il migliore che si possa cercare per una vacanza del genere: la cugina Lella, 23enne pazza quasi quanto la sottoscritta, con...
Scritto da: Alessia Savelli
(mo)vida loca
Partenza il: 21/06/2002
Ritorno il: 29/06/2002
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Per la mia prima vacanza senza i cari genitori (anche se in parte è stata finanziata da loro) ho scelto sicuro: Costa Brava e Barcellona. Il motivo? Semplice: sole, mare e arte a poco prezzo (così credevo…). Il gruppo? Il migliore che si possa cercare per una vacanza del genere: la cugina Lella, 23enne pazza quasi quanto la sottoscritta, con fidanzato, Alessandro (subito battezzato Alejandro, appena varcato il confine spagnolo), annesso; Veronica, la migliore amica per avventure simili; Niccolò e Davide, due deliziosi fratellini con cui si sperava di instaurare qualcosa di più di una bellissima amicizia…

Partenza fissata per le 21 del 21 giugno, mezzo di trasporto: una Focus (dove stiamo io, Veronica e Davide, l’autista) e una Bravo azzurro cielo (come ci auguriamo di trovare alla nostra meta), contenente (argh! che brutto termine!) il resto della compagnia. Appena Davide giunge sotto casa mia si spaventa per la quantità di borse/beauty-case/zaini che intendo portare e minaccia di non caricarmeli, ma quando mi rendo disponibile a tenerli sul sedile posteriore accanto a me si trasforma in un tranquillo agnellino. Raggiungiamo gli altri tre all’entrata dell’autostrada e… Si parte! Il viaggio è a dir poco un incubo, code mostruose in Liguria e la malsana idea di fermarci a fare colazione in un autogrill francese… Acqua colorata di nero che aveva un vaghissimo retrogusto di caffè, brioche che cadeva a pezzi appena la si sfiorava… Uff, meglio dormirci sopra, finché non si arriva nella soleggiata Spagna! Intorno a mezzogiorno arriviamo a Santa Susanna, uno dei maggiori centri della Costa Brava, e non abbiamo difficoltà a trovare il nostro hotel, Indalo Park, situato in prossimità della via principale e a 100m dalla spiaggia. Le camere, doppie, sono occupate dalla coppia di fidanzatini (Lella e Ale) e io sono “costretta” a stare con Veronica, anche se i miei progetti mirano alla stanza accanto… Per il pomeriggio decidiamo di rilassarci nella spiaggia di Santa Susanna, dove apprendiamo con gioia di essere gli unici italiani nel raggio di chilometri! Gli spagnoli si riconoscono anche se non parlano, con le facce scure e incazzati neri perchè la loro nazionale è stata appena eliminata dalla Corea (e noi partecipiamo al loro dolore…), mentre con tedeschi e olandesi ci si rifà gli occhi…

La sera siamo troppo stanchi per muoverci dall’hotel, e fortunatamente ai bordi della piscina propongono un delizioso spettacolo di flamenco… Ho deciso: appena torno in Italia mi iscrivo a un corso per imparare questo ballo “pestato”! [termine coniato da Niccolò] Il giorno dopo la nostra natura di post (mica tanto!)-adolescenti ci “obbliga” ad alzarci relativamente presto (h7), abbondare nella colazione (facendo scivolare, molto innocentemente, qualche panino/brioche nello zaino) per poi dirigerci agli Universal Mediterranea, un parco a tema che dista solo 1ora e 45′ da Santa Susanna. Arrivati sul posto, rimaniamo un po’ spiazzati: il parco comprende due zone a tema, il COSTA CARIBE, parco acquatico, e il PORT AVENTURA, sullo stile di Gardaland (o Mirabilandia, se preferite). Siamo quasi sul punto di lanciare la monetina, quando ci decidiamo per il parco divertimenti. Non vi dico che esperienza! All’interno quattro aree con un universo di attrazioni: Mexico, con montagne russe e case stregate; China, atmosfere orientali ovunque; Far West, con brividi d’altri tempi; Polynesia, giochi d’acqua divertentissimi. Non ne volevamo davvero sapere di uscire, ma alla fine ci siamo arresi, pregustando la serata alla caccia del locale giusto dove aspettare l’alba. E la scelta è caduta su una discoteca di Malgrat de Mar, confinante con santa Susanna: Tropicana dove, per la modica cifra di 7€, abbiamo avuto l’ingresso e 5 drink. Poi una cosa meravigliosa di questi locali è che sono aperti e frequentati sin dalle 22-22.30; il paradiso, per me che sono abituata ad aspettare le 2 per vedere un po’ di vita nelle disco di Milano! Il 23 verrà ricordato come la festa a non finire, iniziata alle 21 con fuochi d’artificio, e terminata la notte del 24 con sbronze colossali. Tutto questo per il loro patrono, San Giovanni. Il 25 finalmente Barcellona! Per arrivarci troviamo conveniente prendere il treno e scopro a mie spese che gli spagnoli hanno un concetto tutto personale del raffreddamento dei vagoni: aria condizionata a palla, a mantenere la temperatura a 15° contro i 30° che ci attendevano fuori. In circa un’ora arriviamo in Placa de la Catalunya. Primo impatto: Dio, quant’è caotica! Ovunque gente che fa di fretta e quasi calpesta i turisti, caratterizzati dal loro ritmo lento e inesperto… Però va sottolineato che qui si trova l’unico negozio in cui valga la pena comprare una maglietta del posto: l’Hard Rock Cafè! Ovviamente non consumeremo cibo nel suo ristorante, conoscendone la qualità e i prezzi… Seguendo le indicazioni di 6 guide diverse, ci avventuriamo (a piedi, pessima scelta per via delle vie aperte al traffico) nell’Eixample, il quartiere moderno della città. Lungo il Passeig de Gràcia, la sua via principale, ricca di negozi eleganti e edifici originali, si ammira l’Illa de la Discordia. In questo isolato si trovano tre delle più famose case modernista della città: Casa Llèo Morera, con interni modernisti, chiusa al pubblico; Casa Amatller, con una facciata che mischia finestre moresche a quelle gotiche; Casa Battlò, di Gaudì, con mura che sembrano scheletri grazie ai balconi ricurvi in ferro e fori. Decidiamo di vistarla, ma a bloccarci ci pensa la coda all’entrata e il prezzo: 10€, un po’ proibitivo, soprattutto contando che la nostra prossima tappa è Casa Milà, sicuramente la più celebre delle abitazioni progettate da Gaudì. Detta “la pedrera” (cava di pietra), ha la particolarità di non avere una sola parte diritta in tutto l’edificio. La visita comprende l’appartamento, ancora splendidamente arredato, dove viveva la famiglia Milà, e il singolare tetto, dove aperture e camini sembrano così terrificanti da essere definiti espantabruixas, spaventa-streghe. Il nostro intento di raggiungere la chiesa più inusuale d’Europa, la Sagrada Familia, fallisce miseramente, in quanto dista almeno 3 km da dove ci troviamo noi… Così, con un bus che ci fa attendere 40 minuti, imbottigliato com’era nel traffico di mezzogiorno, arriviamo proprio sotto le maestose guglie di questo capolavoro incompleto. Nonostante sappiamo tutti e 6 che della chiesa sono state completate nemmeno la metà delle parti, una visita è obbligatoria. Le facciate all’esterno sono da togliere il fiato: quella della Passione è la migliore, con sculture angolari che ha tratti hanno un qualcosa di inquietante. Ma all’interno al delusione è forte: non esiste una navata, un altare o qualunque cosa ti ricordi che sei in una chiesa; solo ponteggi e cartelli di lavori in corso. L’unica consolazione è salire-a piedi!-verso le torri campanarie. 400 alti gradini di sofferenza e finalmente siamo al capolinea! E’ vero, il panorama che si ammira è stupendo, ma io già mi sento male a pensare alla discesa… Le mie vertigini si fanno sentire a ogni giro della scala a chiocciola, e così impieghiamo molto più tempo di quanto ce ne abbiamo messo per salire! Il pranzo (i panini rubati la mattina a colazione)lo consumiamo nel parco di fronte alla Sagrada Familia e in men che non si dica siamo già pronti per trasferirci (in metrò, molto ben organizzata e con treni accoglienti) nella Città Vecchia, precisamente nel Barri Gotic (il quartiere gotico). Seguendo un itinerario che parte dal Metrò Jaume I, attraversiamo il Carrer omonimo e giungiamo in Plaça de Sant Jaume dove, paralleli ai lati della piazza, si trovano il Palau de la Generalitat, ovvero il parlamento della Catalogna, e la Casa de la Ciutat, il municipio di Barcellona. Particolarità sul parlamento e sulla Catalogna in generale: ovunque vi sono le due bandiere, spagnola e della Catalogna, e ovunque le indicazioni stradali, i menù dei ristoranti, le vie… sono indicati nelle due lingue ufficiali, spagnolo e catalano. Proseguiamo per il Carrer del Bisbe, dove ritrattisti di strada cercano di catturare il turista giusto, e arriviamo davanti all’imponente Cattedrale. In stile gotico-catalano, è davvero superba, grazie anche alle stupende vetrate. In un angolo dei chiostri, anch’essi gotici, è posta una fontana ornata da una statua di San Giorgio, molto piccola e abbastanza invisibile, a dir la verità… Quello che ci colpisce sono le oche che starnazzano allegramente nel recinto del chiostro! Dietro alla cattedrale si trova la Casa de l’Ardiaca, che ospita gli archivi storici della città. Oddio, come vola il tempo! Ci accorgiamo che è quasi ora di cena e decidiamo di spostarci verso la zona più sicuramente più famosa di Barcellona: Las Ramblas e la Placa Real. Lungo questa via chilometrica si alternano artisti di ogni genere, da ballerini di tango e flamenco a body-printer, mangiatori di fuoco, mimi e clown… Per non parlare della mescolanza di razze che si incontra a ogni metro! Io sono rapita da un disegnatore che sta letteralmente dipingendo il corpo nudo (tranne un sottilissimo tanga) di una turista, ma i miei amici fanno sentire le loro pance che reclamano cibo… Non abbiamo voglia di girare troppo per cercare un ristorante, così ci avventuriamo nel primo che capita: Casa Joan, un grazioso ristorantino affacciato proprio sulla Rambla. Qui, visti i prezzi convenienti, ordiniamo un menù turistico e subito siamo guardati male dal cameriere… Ma cosa pretendeva, ostriche e caviale da ragazzi come noi?! Fortunatamente il ragazzo che ci serve è molto più disponibile e ci facciamo consigliare un locale dove passare la serata: il Pipa Club, in Placa Real, dove circola ottima gente e non ci fanno nemmeno troppe storie per l’abbigliamento un po’… da “turista”. Quando riemergiamo sono le 3 passate, e ci ricordiamo improvvisamente che l’ultimo treno era poco più di 4 ore fa… Così chiamiamo 2 taxi e, dopo averci fatto spendere cifre esorbitanti con la scusa che non sapeva ritornare a Santa Susanna, siamo saliti in camera alle 4.30! Inutile dire che il giorno dopo non ci siamo schiodati dal lettino, in spiaggia! Ma la sera, debitamente cosparsi di doposole post-esposizione senza le dovute precauzioni, decidiamo di scatenarci nella disco QK, a pochi metri dal nostro hotel. È favolosa, ogni tipo di musica viene suonato e c’è addirittura una piscina! Con 8€ questa volta guadagniamo l’ingresso, due drink e una t-shirt, a testimoniare la nostra folle notte… Il giorno dopo è di nuovo Barcellona; questa volta cerchiamo di non farci prendere alla sprovvista dal traffico e dagli orari dei treni! Puntiamo direttamente alla periferia per raggiungere il Tibidabo, dal latino “ti darò”, con riferimento a una delle tentazioni di Cristo, quando Satana lo portò sulla montagna e gli offrì il mondo che si stendeva ai suoi piedi. Beh, la sensazione non è proprio la stessa, complice anche la foschia che aleggia su Barcellona, però siamo veramente in alto! Per raggiungere questa vetta si prende il Tramvia Blau, l’ultimo tram rimasto a Barcellona (che passa ogni 50 minuti, per cui preparateci a lunghe attese) e la funicolare. Una volta in cima, oltre al panorama, si trova un parco divertimenti, con attrazioni classiche come la giostra dei cavalli accanto a emozioni più moderne (montagne russe, ad esempio), che devono il loro brivido anche alla posizione: 517m d’altezza. C’è anche il neogotico Temple Expiatori del Sagrat Cor, due chiese poste a livelli differenti; sulla cima della più alta domina un Cristo dorato, che ricorda molto quello che si trova a Rio de Janeiro.

Riprendiamo la metrò e in meno di mezz’ora siamo di nuovo in centro, precisamente nel quartiere di Montjuic. Percorrendo la chilometrica via di Reina Maria Cristina sotto un sole cocente, giungiamo nei pressi del Palau Nacional, ornato da fontane e cascate. La più celebre è senza dubbio la Font Màgica, che ovviamente viene accesa soltanto ALCUNE SERE… Decidiamo di dedicare il resto della mattina alla visita del Museu Nacional d’Art de Catalunya, allestito nel Palau Nacional; le opere conservate spaziano da collezioni gotiche ad affreschi catalani, oltre a sculture lignee. Pranziamo all’ombra di un parchetto situato vicino al museo (metà del mio panino finisce in balia dei piccioni-mi facevano così pena!), quindi siamo pronti per ripartire alla volta del Poble Espanyol. Per entrare in questo Villaggio Spagnolo riesco a strappare uno sconto, mostrando la mia carta d’identità che testimonia i miei non ancora raggiunti 18 anni… Questo villaggio, circondato da mura, ha lo scopo di illustrare gli stili architettonici e l’artigianato delle varie regioni della spiaggia. Così, accanto a edifici dell’Andalusia spiccano chiese basche o negozietti madrileni… Gli artigiani vendono di tutto, da vetri fatti a mano (assistiamo anche alla creazione di una suppellettile in una stanza tipo forno crematorio, dove la temperatura superava abbondantemente i 45°) a ceramiche, sculture, damascato di Toledo e sandali catalani in tela. I prezzi sono abbastanza proibitivi, ma io riesco comunque a comprare una graziosa casetta catalana in ceramica, che arricchirà sicuramente la mia collezione, se arriverà intatta a casa… Poco distante dal Poble Espanyol si trova il Villaggio Olimpico, sede delle Olimpiadi del 1992. L’unica struttura visitabile (e gratuitamente) è lo stadio, che può ospitare sino a 70.000 persone; riusciamo a entrarci solo dopo aver percorso tutto lo stadio all’esterno, alla disperata ricerca del minuscolo ingresso, ben nascosto ai poveri turisti… Con poche fermate di metrò ci ritroviamo nel Parc de la Ciutadella, splendido e immenso, con un lago navigabile, aranceti e fontane incredibili (dove mi tufferei volentieri, vista la torrida temperatura). Decidiamo invece di sdraiarci nell’erba, come stanno facendo centinaia di altre persone (e non solo turisti) e lasciarci cullare dai diversi accenti che si mescolano nell’aria, oltre ai richiami dei pappagalli che vivono a dozzine sugli alberi di palma. Non vogliamo però di perdere troppo tempo (col rischio di addormentarci!) e riprendiamo il metrò per dirigerci nuovamente nella Città Vecchia, stavolta per passeggiare lungo Carrer Montcada, sede dei più importanti musei della città. Nei pressi di questa strada si trova senza dubbio il più strano negozio che abbia visto finora: El rey de la magia. Tutto per i giochi di prestigio, entri e ti senti in casa Addams, con tanto di bara che si scoperchia all’apertura della porta. Una fermata è d’obbligo al Museo Picasso, dove io (con il mio bravo Liceo Artistico alle spalle) passerei volentieri tutto il pomeriggio… Ci sono opere magnifiche, e sicuramente la più famosa è Las Meninas, rivisitazione sullo stile di Picasso del quadro di Velàzquez; vorrei fare anche solo una misera ripresa, ma addetti alla security in ogni stanza mi fanno desistere dall’impresa. Poco oltre il Museo c’è la Basilica de Santa Maria del Mar, dotata di un’eccellente acustica e unico esemplare di edificio religioso completamente in stile gotico-catalano. Mentre tutti si riposano, Ale coglie l’occasione per filmare la scena di un film che stanno girando proprio alle porte della chiesa. Se ne vedono di tutti i colori a Barcellona! La fame comincia a farsi sentire, e così decidiamo di dedicare un po’ di tempo alla ricerca del ristorante giusto. Finiamo al Pagoda, in Plaza San Jaume, che si presenta come “il miglior ristorante cinese di Barcellona”. Io, da diffidente quale sono, non tocco quasi cibo e guardo con un misto di odio/invidia i miei amici che ingurgitano tutto quello che capita loro tra le mani… Alla fine, tanto per smaltire subito le poche calorie introdotte, ritorniamo nella zona delle Ramblas dove, proseguendo, si incontra il Monument a Colom (che segna il punto in cui il nostro Colombo sbarcò nel 1493 di ritorno dall’America), Barceloneta (il villaggio peschereccio di Barcellona, caratterizzato da ristoranti in cui sicuramente sei costretto a presentare la carta di credito per entrare) e Port Vell (il porto turistico, con il Mare-Magnum, un complesso di ristoranti, negozi, cinema e il più grande acquario d’Europa-ma non era a Genova?!?). Non c’è tempo di visitarlo, se non vogliamo perdere il treno un’altra volta… Appena arrivati a Santa Susanna abbiamo giusto il tempo per farci una doccia veloce e un cambio d’abito perché poi siamo “costretti” da Davide e Niccolò a seguirli nella loro ultima scoperta: il Waikiki. Si tratta di un grazioso tropical pub, situato in una traversa del Passeig Maritim, dove ogni bevanda viene venduta a litro a prezzi davvero stracciati. Il paradiso! Cerchiamo di porci un certo limite, ma tanto per incominciare io ordino una Sangria (siamo in Spagna, dopotutto!) che consumo insieme a Davide, Veronica un Bacardi Lemon Cola (e si fa aiutare da Niccolò), mentre Lella e Ale esagerano e si fanno portare una Tequila Lemon e una Vodka Juice a testa! Farli alzare è un problema, anche perché non si può fare affidamento sul nostro precario equilibrio… Fortuna che l’hotel è vicino! Il giorno seguente (sigh, siamo già al 28… l’ultimo!) decidiamo di trascorrerlo al parco acquatico Water World, che si torva a Lloret de Mar, pochi chilometri da Santa Susanna. Già arrivare è una tragedia, dietro di noi c’è un pullman di spagnoli che continua a suonarci perché gli rallentiamo il tragitto… La proverbiale cortesia spagnola viene così sminuita! Ci arriviamo alle 9, prima ancora dell’apertura, e dobbiamo fare i conti con il biglietto: 20€ a testa! Paghiamo senza fiatare, dopotutto ce ne hanno parlato tutti bene di questa parco… Già all’ingresso gli occhi mi si riempiono di lacrime davanti a una gru, che è la postazione mobile di bungee jumping più alta del mondo: 80 metri! E io so che non potrò mai provare l’ebbrezza, per i miei ovvi motivi di vertigine… Se però qualcuno mi portasse bendata e mi spingesse giù senza farmi accorgere… Si potrebbe fare! Il parco è ancora deserto, così ne approfittiamo per buttare gli zaini in un angolo di prato e iniziare a esplorarlo. Per tutto il giorno è stata una discesa continua da scivoli immensi, come i Tobogans o i Mulla’T Get Wet (ove l’onda d’urto è talmente forte che c’è stato il rischio che mi saltasse il pezzo di sopra del costume). C’è il tempo di rilassarsi, nella piscina ad onde o in quella relax (con idromassaggi annessi), mentre per le emozioni forti ci sono il Kamikaze (dove Veronica è effettivamente riemersa con qualche pezzo in meno), Water Mountain (dove si scende su canotti ed è un continuo sali-scendi) e lo spettacolare Rafting River, quasi interamente al chiuso e al buio completo… Quasi non ci siamo accorti che erano già le 18, ora di chiusura del parco… ma a Lloret ci siamo tornati la sera stessa, perché ci mancava una visita alla più mondana delle località della Costa Brava. Qui c’è davvero un locale dietro l’altro, sia lungo la via principale (che conduce al mare, dove alle 22 c’erano ancora tedeschi a fare il bagno) che lungo le vie dell’interno. Ci sono addirittura locali unicamente per olandesi e polacchi, roba dell’altro mondo! Alla fine abbiamo optato per il Flamingo, una discoteca vietata ai minori (ma solo perché quella sera si teneva una gara di spogliarelli), dove sono riuscita miracolosamente a entrare… E per salutare degnamente la Spagna, ci siamo diretti al Surf, un Lounge Cafè aperto dal tramonto all’alba, dove ogni drink costava solo 1€, accompagnato da buona musica e da un giardino tropicale.

Purtroppo la mattina dopo si deve partire di buon’ora, se si vuole evitare le code mostruose dei rientri… Il viaggio prosegue senza intoppi, a parte quando ci fermiamo in una cascina in Francia a comprare della frutta e io, rimasta in macchina, vengo aggredita da un tafano pervertito che cerca di infilarsi nel mio reggiseno… Arrivo a casetta intorno alle 21 e vengo accolta da esclamazioni di sorpresa dei miei riguardo alla mia sfavillante abbronzatura… Che ne dite, mi finanzieranno un’altra vacanza nel futuro prossimo? Sicuramente, qualsiasi sarà la destinazione, sarò pronta a raccontarvela al mio ritorno! Un bacio enorme a tutti i TURISTI PER CASO (o per scelta!) Alessia P.S.= Una cosa che sicuramente ho imparato dalla vacanza è che la Spagna non è economica come sembra. Cioè, puoi risparmiare su hotel e spiaggia (ombrellone e un lettino ci costavano solo 6€), ma non appena vuoi concederti qualche extra (musei, parchi divertimento…) arrivano le stangate!



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