Santiago è un’altra cosa

Consiglio una viaggio in Galizia a tutti coloro che vogliono farsi un’idea della straordinaria diversità della Spagna, una nazione che è molto di più che flamenco-e-tori, è il regno delle differenze. Ogni regione è un mondo a parte e ti trascina in una nuova atmosfera. Santiago è un’altra cosa. E’ un’altra emozione. Un’altra...
Scritto da: KatyaM.R.
santiago è un'altra cosa
Partenza il: 13/10/2006
Ritorno il: 16/10/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Consiglio una viaggio in Galizia a tutti coloro che vogliono farsi un’idea della straordinaria diversità della Spagna, una nazione che è molto di più che flamenco-e-tori, è il regno delle differenze. Ogni regione è un mondo a parte e ti trascina in una nuova atmosfera. Santiago è un’altra cosa. E’ un’altra emozione. Un’altra realtà.

Ryanair la collega benissimo a Roma ed esistono sconti se si abbina al biglietto il noleggio di una macchina, soluzione che permette di prenotare anche hotel in periferia, chiaramente meno costosi di quelli del centro.

Dall’aeroporto seguiamo le indicazioni per il Monte do Gozo, dove abbiamo deciso di alloggiare, la strada è buia e la città sembra ancora lontana, quando ad un tratto…La vista si scopre e per la prima volta appaiono le guglie della cattedrale. Edifici moderni non hanno fatto perdere a questo panorama l’antico fascino, posso solo immaginare con quale emozione siano giunti qui i pellegrini nel corso dei secoli, ad ammirare finalmente la meta a lungo attesa.

Il momento migliore per fare il primo ingresso a Santiago de Compostela è la notte, quando l’incanto della città si manifesta completamente. Le strade possono essere a tratti affollatissime e poco dopo deserte, come sotto effetto di una magia; dalla confusione resti all’improvviso solo con te stesso, le luci arancio si riflettono sui vicoli bagnati e il marmo dei portici luccica. Luccica davvero. Per un attimo non si sente nessun rumore.

E poi la vita riprende, gruppi di giovani attraversano la strada in cerca di un locale accogliente dove passare il tempo davanti ad una birra ghiacciata e colorati stuzzichini.

La solitudine invade di nuovo in Piazza dell’Obradoiro, la facciata barocca della cattedrale illuminatissima sembra riempire interamente il cielo nero senza nubi. Nessuna chiesa mi aveva mai emozionato tanto, la sua imponenza mi spiazza, la sua bellezza è in grado di parlare a ogni cuore.

Non si vede nessuno.

Per qualche minuto siamo gli unici a muoverci nella piazza, l’atmosfera è incredibile un brivido mi corre per la schiena.

Alcuni turisti si avvicinano, camminano incerti, ancora non hanno mai alzato gli occhi ma è come se sentissero che li aspetta qualcosa di straordinario… quando per la prima volta rivolgono lo sguardo alla cattedrale i loro volti restano pietrificati e immobili, un’assenza di espressione che le sintetizza tutte. Un giorno intero non basta per assaporare al meglio le bellezze della città, solo la visita della cattedrale richiede tempo ed è assolutamente vietata la fretta. Il Portico della Gloria, cioè l’ingresso originario della chiesa prima che venisse eretta l’odierna facciata, è un vero gioiello di arte medievale. Ai piedi della scultura raffigurante l’apostolo Giacomo si scorge l’impronta deforme di una mano, il segno che hanno lasciato gli innumerevoli visitatori che l’hanno toccata. Il momento più suggestivo è la visita alla tomba del santo che viene preceduta dal saluto alla statua, un gesto affettuoso ormai divenuto una consuetudine a cui nessuno si sottrae. Non posso negare che, anche se non sono religiosa, nel compiere questo gesto ho provato una profonda emozione.

Se si desidera visitare a fondo la città ci sono molte cose da fare, c’è l’imbarazzo della scelta, tra chiese, conventi e musei. Il posto più suggestivo è il Palazzo di Gelmírez , si trova a lato della cattedrale e nel biglietto di ingresso (5euro) è compresa anche la visita al museo, alla cripta e al chiostro. Dall’ultimo piano ottiene una panoramica completa di piazza dell’Obradoiro, così diversa da come l’avevo vista la sera precedente, di giorno è affollatissima di turisti, pellegrini e gruppi musicali folkloristici.

I gestori delle taverne a volte cercano di far conoscere agli stranieri la loro lingua (che è una lingua ufficiale e non un semplice dialetto) e improvvisano lezioni servendosi di una tovaglietta in cui sono stampate traduzioni dall’inglese al gallego. Un racconto a parte meriterebbe la cucina che è molto gustosa e colorata, la specialità è il polpo bollito e insaporito con olio e pimento con contorno di patate. Nelle “pulperie” si mangia quasi esclusivamente polpo insieme alle immancabili e sbalorditive “raciones”, porzioncine di piatti semplici ma grandiosi, che, anche chi non ha fame non può fare a meno di ordinare. Adoro la Spagna perché esistono le Tapas, sono un modo nuovo di intendere un pasto, si inizia per gioco mentre si beve una birra e dopo un po’ si decide se fermarsi all’aperitivo o continuare a mangiare come una vera e propria cena. La costa atlantica compresa tra Santiago e La Coruña è un itinerario che consiglio se si dispone di qualche giorno extra; lungo il tragitto si incontrano numerose e bizzarre strutture in pietra rialzate dal terreno, se ne vedono a decine, ogni casa ne possiede almeno una; sono dispense per il raccolto e si chiamano Hórreos, una tradizione che ancora si mantiene viva in tutta la regione.

Purtroppo la splendida natura di queste zone ha risentito fortemente dei numerosi incendi dolosi che l’hanno devastata, distruggendone la rigogliosa bellezza. Fa male vedere gli effetti di questo disastro ambientale, scheletri di alberi neri sembrano reclamare ciò che gli è stato tolto, l’erba rinasce a coprire le rovine come se cercasse di nascondere la profondità di una ferita.

Villaggi e piccole città, spiagge di sabbia bianca circondate da verdi colline, il cielo nuvoloso e l’oceano mi ricordano l’Irlanda. Seguiamo la strada che costeggia il mare, alla volta di Fisterra, insegne di ceramica indicano il km 0, lì finisce il lungo viaggio dei pellegrini e davanti l’oceano sconfinato, sinonimo di pericolo e misteri. La fine del Vecchio Mondo ancora estraneo alle nuove scoperte.

La vicina città de La Coruña, invece, sembra non avere molto a che fare con la bellezza della costa, il centro è una stratificazione di palazzi moderni; piazza María Pita è bella solo per la presenza del maestoso edificio dell’Ayuntamiento ma le vie che la circondano sono maleodoranti, coperte di murales e prive di attrattiva. Unico punto forte è la Torre d’Ercole, un faro romano in ottime condizioni che gli interventi di restauro hanno reso visitabile. Dall’alto si gode una vista magnifica che ci fa dimenticare ciò che fino a poco prima pensavamo della città. Il nostro giro della Galizia si sposta il giorno seguente a Pontevedra, città che possiede una periferia bruttissima ma un centro storico ben conservato e curato. Si può passeggiare per ore tra i vicoli con case antiche di pietra e pittoresche piazzette, suggestivi portici, belle chiese, e per gli amanti di letteratura, l’abitazione dello scrittore Valle Inclán .

Il giorno della partenza si avvicina ma non si può lasciare la Galizia senza salutare Santiago. Prima di partire, voglio tornare in Piazza dell’Obradoiro… è come sentire l’attrazione di una calamita ma ora i miei passi si muovono sicuri. E’ un giorno di pioggia e la facciata è grigia, la città intera sembra assonnata, non è facile prendere congedo da un luogo come quello, scatto decine di foto anche se già sento che nessuna potrà ridarmi indietro ciò che sto per lasciare.



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