Le Canarie? Vale la pena

Dire” Sono stata alle Canarie” spesso suscita sorrisini di compatimento in chi pensa che siano meta di una vacanza da pensionati, oppure l’ironia di chi ritiene che solo gli snob possano trascorrervi qualche giorno. In effetti non vi si trovano camere in affitto o piccole pensioni per una semplice vacanza “ fai da te”, ma è meglio...
Scritto da: sirka
le canarie? vale la pena
Partenza il: 03/07/2006
Ritorno il: 16/07/2006
Viaggiatori: in coppia
Dire” Sono stata alle Canarie” spesso suscita sorrisini di compatimento in chi pensa che siano meta di una vacanza da pensionati, oppure l’ironia di chi ritiene che solo gli snob possano trascorrervi qualche giorno. In effetti non vi si trovano camere in affitto o piccole pensioni per una semplice vacanza “ fai da te”, ma è meglio affidarsi alle agenzie che offrono il classico pacchetto a una cifra veramente conveniente se si pensa alla qualità dei resorts. Abbiamo scelto, dopo accurati approfondimenti, due isole tra le meno turistiche, che in 15 giorni abbiamo girato in lungo e in largo affittando l’auto: Lanzarote e La Palma. Dopo le asperità di Lanzarote, ancora in parte selvaggia e solitaria, La Palma, con il suo clima eccezionale e la sua natura verdeggiante, ci ha permesso di concludere la vacanza nella pace più assoluta. Abbiamo pasteggiato in un vastissimo locale avvolti da musica classica e circondati da piante tropicali e zampilli di fontanelle, all’hotel Barcelò di Lanzarote e alloggiato in spaziosi bilocali, anche se in parte, disturbati dalla vicinanza della piscina e dell’animazione notturna; siamo ingrassati piacevolmente al coloratissimo buffet di alta qualità, dell’hotel della catena Princess a La Palma e ci siamo sollazzati ( un paio di volte ) ai bordi delle 12 tranquille piscine sullo sfondo di un oceano blu cobalto.

Lanzarote vive in un perfetto equilibrio tra arte e natura: una natura vulcanica, aspra, solitaria, battuta da un vento accettabile ( non come a Fuerteventura che sconsiglio vivamente), non ancora completamente deturpata da costruzioni, frutto di una speculazione edilizia che spero non dilaghi negli anni futuri. Aleggia dovunque nell’isola l’anima di Cesar Manrique, designer, scultore, artista poliedrico, morto nel 1992 in un incidente vicino alla sua casa, amico di Picasso e di Mirot, che è riuscito con estro, fantasia e un indubbio amore per la sua isola, a creare imponenti e suggestive sculture tra la terra nera che si stende ai piedi dei vulcani, come il Monumento al campesinos che si erge accanto al bellissimo museo etnografico, di un bianco accecante in una distesa scura; è opera sua anche un fantastico giardino dove 1500 specie di cactus disegnano forme evanescenti, enormi e minuscole, che s’intrecciano, s’innalzano grandiose, strisciano, si arrampicano sulle pareti di un’enorme buca circolare. In alto troneggia un antico mulino. Percorrere i vialetti è come immergersi nella fiaba di Alice nel paese delle meraviglie, così come visitare la sua casa, un vero capolavoro di intelligenza creativa, diventato ora un museo; le stanze, bianche, scavate in una bolla lavica, si rincorrono e si dipanano una dopo l’altra, collegate da cunicoli, scalette, alcune a cielo aperto, altre chiuse tra la roccia, ma con ampie finestre che si aprono su un paesaggio libero, deserto, nero e perfettamente silenzioso. Da non perdere un’altra creazione dell’artista: il Jameos del Agua luogo suggestivo con il suo museo vulcanologico e un ristorante creato in un anfratto lavico; sotto, penetrò anticamente l’acqua marina: solo lì vivono, nel buio più profondo, minuscoli granchietti solitari. Appena usciti da questo luogo affascinante, il consiglio è di percorrere una stradina deserta, diritta che sembra condurre all’infinito…In fondo, il Mirador de Rio, luogo panoramico sull’Isla Graziosa. Se amate fotografare, troverete spunti eccezionali di colori, forme strane che il mare assume a secondo dell’ora e del vento. Manrique diede la sua impronta anche alle casette nei paesini, bianche, con le imposte verdi e con i comignoli sormontati dalle caratteristiche “cipolle”.

E’ un’esperienza unica attraversare l’isola con l’auto sulle strade ampie e prive del nostro traffico assurdo, tra coltivazioni di cactus (coltivati per ottenere la cocciniglia, parassita usato come pigmento per alimenti e cosmetici ) e di piccole ma tenaci viti striscianti di malvasia, che in questo terreno apparentemente inospitale trovano l’energia per crescere anche grazie alla protezione di sassi disposti a semicerchio da mani pazienti. E palme qua e là… Tutto sorge da un terreno nero, in alcuni luoghi, come nel parco del Timanfaya, veramente infernale ( non per altro il suo simbolo è un diavoletto..) : solo campi di rocce laviche appuntite che si perdono a vista d’occhio in ogni direzione e lontano, la grande catena del vulcano con la Montana del Fuego. Sembra un luogo inanimato, ma qua e là spuntano licheni, cespugli e qualche coraggioso fiorellino. Al Ristorante del Diablo la carne viene cotta direttamente sulla roccia lavica ed è impressionante vedere la sterpaglia che gettata in una buca immediatamente s’infiamma e l’acqua che, versata da un secchio, si trasforma in un potente geyser. Su un autobus, accompagnati dalla colonna sonora di 2001 Odissea nello spazio, si visita il parco e capitare al tramonto, permette un’esperienza difficilmente cancellabile: nuvole veloci disegnano, alla luce rossastra del sole, ombra misteriose sulle pareti dei vulcani, penetrando nelle profonde caldere; peccato non potere scendere dall’autobus e camminare liberi…

Vale la pena visitare il mercatino di Teguise di domenica: qui è possibile respirare anche un po’ di aria della vicina Africa, osservando le donne che intrecciano sapientemente i capelli delle turiste, acquistando oggetti di ogni genere nelle bancarelle che riempiono completamente le stradette e sorseggiando un calice di malvasia…

In una settimana rimane anche il tempo per fare qualche bagno in qualche bella spiaggia: correte alla Baya des Papagayos che sta per essere deturpata da un centro turistico che sta sorgendo velocemente; superando le ruspe e le gru, si arriva sopra la baia; scendendo il ripido ma breve sentiero, una volta sulla spiaggia, un piacevolissimo bagno è assicurato. Il fondale non è da barriera corallina, ma vi si trovano dei bei pesci.

Dopo tanto girare, la seconda settimana a La Palma privilegiamo le nuotate, anche perché le spiagge sono più godibili grazie al vento decisamente più tranquillo e al clima ideale: 24-25 gradi pressoché stabili. A sud ovest di questa isola paragonata alla punta di una lancia o da alcuni, ad un cuore, da non perdere è la spiaggia della Zamora, tutta nera naturalmente…La Playa de Puerto Naos è decantata per le sue palme…Meglio pensarla per un bel bagno tra le onde… Da quelle parti vale più la pena di andare a scoprire una piazzetta minuscola, ma certamente difficile da dimenticare: la piazzetta della Glorieta a Las Manchas: un caleidoscopio di mosaici colorati e di buganville rosate, fa pensare al grande Gaudì e ci ricorda di essere in un ambiente spagnolo.

A nord vale la pena di fermarsi alle piscine naturali de la Fayana divise dal mare da basse muraglie di cemento che non impediscono alle onde gigantesche di penetrarvi; si può scegliere tra una tranquilla nuotata al sicuro nelle piscine o tra l’ oltrepassare il muro e…Lanciarsi nell’avventura di un bagno sferzato dalle onde. Basta poco, un attimo e si è al di là…Taccio la mia scelta. La gita alla ricerca dei delfini dal porto di Tazacorte mi lascia perplessa, non tanto per il costo, ma per la difficoltà nell’avvistare gli animali: la pastiglietta è consigliabile, le balene sono inavvistabili come le tartarughe e i delfini, solo alla fine della gita, mostrano, tanto per accontentarci , le loro pinne, ma oggi sono svogliate, o forse scocciate dalle continue barche di turisti curiosi e avidi di esperienze da fotografare. Anche La Palma è famosa per i vulcani, anzi qui l’ultima eruzione del Teneguia risale a 35 anni fa, ma non ha fatto vittime…Vale la pena di salire su questo vulcano e sul S. Antonio, ma si paga, si paga dovunque. Sul più famoso Tamburiente non saliamo; dal Mirador della Cumbrensita, ci sembra di essere tra le nostre montagne lecchesi…Sarà per qualcuno un’eresia, ma a noi ha fatto questa impressione: bello, affascinante il paesaggio, ma noi, abituati alle montagne, a questo punto preferiamo esplorare i mari. Vale però la pena di avventurarsi in auto in un percorso tortuoso a nord, tra boschi di pini canarici, dove avvistare qualche drago, così chiamato per la sua linfa rossa, e scovare la nube orizzontale che sovrasta, forse costantemente, la zona e che quando si apre, travasa pioggia potente ed …Orizzontale… La capitale Santa Cruz va visitata per la sua piazza Hespana in stile austeramente spagnolo e per i suoi balconcini in legno tutti diversi sul lungomare, fortunatamente sopravvissuti all’ordine di Re Filipe di distruggerli nel XVI secolo. A Puntagorda è carino arrivare in tempo per il mercadillo del sabato: non è proprio del tutto un mercato per turisti; vi si trovano prodotti commestibili, ma anche la famosa aloe da trapiantare a casa propria, dei formaggi di capra del luogo niente male e gli immancabili sigari avvolti ad uno ad uno nelle foglie di tabacco, anche se non totalmente del luogo.

Ed ora le informazioni più terra terra…

Tutto costa, anche salire sui vulcani: 5 euro di qui, 6 euro di là, ma ne vale la pena.

Noleggiare l’auto costa per un giorno da 23 a 26 euro ( non fidatevi dei noleggi consigliati negli alberghi).

Traghettare in due con l’auto a Fuerteventura per una vista di un giorno, costa 84 euro!! La gente del luogo a Lanzarote non è proprio molto cordiale, forse non è ancora abituata al turismo che sta dilagando e che sta uscendo dagli hotel per esplorare le isole.

E soprattutto non andate alle Canarie per passare le giornate in piscina, vi perdereste degli spettacoli davvero eccezionali. Noi abbiamo viaggiato con Teorema, ci siamo trovati benissimo anche nel volo interno e abbiamo speso 1700 euro a testa in tutto.

Buon viaggio!!!!!



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