Il mare di e il popolo di Socotra

Per chi sogna di viaggiare su un altro pianeta
Scritto da: teo1983
il mare di e il popolo di socotra
Partenza il: 18/09/2014
Ritorno il: 05/10/2014
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
Sono arrivato a Socotra, ad essere sincero, un po’ scosso dopo un travagliato scalo di un giorno e mezzo a Sana’a proprio in corrispondenza dei sanguinosi giorni che hanno portato gli Houtis al potere e incredibilmente mi sono bastati pochi secondi per lasciare tutto alle spalle e capire di essere atterrato su un altro mondo.

L’allegra confusione contagiosa al ritiro bagagli del piccolo aeroporto di Hadibo è stata la valvola di sfogo di tutta la tensione accumulata nella capitale e la più appropriata delle introduzioni alla scoperta di questa isola e del suo popolo che, come d’altronde si può notare dalla collocazione geografica, sono molto lontani da tutto ciò che succede sulla terraferma.

Socotra è un’isola dove risulta molto difficile muoversi autonomamente (per capirci ci sono dei mezzi pubblici ovvero dei pulmini ma partono solo quando pieni, ci sono negozi ma spesso si visitano posti completamente isolati ed immersi nella natura dove aimè è impossibile procurarsi cibo e soprattutto acqua) così anche io, backpacker convinto, mi sono appoggiato ad un’agenzia che organizza tour dell’isola.

Il primo giorno al pomeriggio sono andato subito a visitare Delisha, una lunghissima spiaggia incontaminata caratterizzata ad est da un enorme duna di sabbia. Il posto è magnifico e da solo varrebbe il viaggio ma la mia guida mi dice che non è niente rispetto a ciò che vedrò più avanti. Mi racconta anche che queste dune di sabbia si formano e mantengono grazie alla stagione dei venti che si verifica sull’isola da giugno a settembre. Io sto visitando Socotra a cavallo tra la fine della stagione dei venti e l’inizio della stagione delle piogge.

Il secondo giorno sempre accompagnato, sono arrivato, percorrendo una panoramica strada asfaltata che prima segue la costa e poi taglia verso il cuore dell’isola, fino a Diksam, altopiano che è la culla dalla quale hanno origine i Dragon’s blood trees ovvero una delle tante specie endemiche dell’isola. Dovrei utilizzare caratteri su caratteri per raccontare l’unicità di questo posto, la sua bellezza, le emozioni che mi ha suscitato ma siccome non sapevo neanche cosa significasse la parola “endemica” e soprattutto non ne ho le qualita’, mi limito a dire che ancora provato dal viaggio ho dormito tre ore al fresco sotto un Dragon’s blood tree e svegliatomi non riuscivo a credere di essere sullo stesso pianeta sul quale avevo vissuto per 30 anni. Ero davvero esterefatto.

Il terzo giorno sono andato a visitare ArAr, immensa spiaggia di sabbia finissima con alle spalle tre dune alte duecento metri, grotte e pareti di roccia verticali.

Ho passato poi cinque giorni a Qalansya, più precisamente nella laguna di Detwa, altro posto che ha ben poco di terrestre soprattutto quando lo si ammira dall’alto di una delle tante alture che lo circondano.

Oltre alla bellezza mozzafiato dei panorami sono stato colpito dalla loro maestosità, non penso sia facile trovare altri posti con spazi incontaminati così sterminati. Pur non essendo flora e fauna i miei principali obiettivi di viaggio andando a Shoab in barca non ho potuto non emozionarmi alla vista dei delfini che ci saltavano intorno o stupirmi all’apparire degli Egypthian voltures, o incuriosirmi vedendo i bottle trees e tutte quelle specie delle quali ignoravo l’esistenza.

Altri momenti salienti del mio viaggio sono stati la bevuta di latte di cammello a Nuget (avvenuta al buio in quanto momento migliore per la mungitura) e la celebrazione dell’Eid festa islamica dove si usa sacrificare un animale dividendone la carne con parenti e vicini più poveri e una partita di calcio alla quale ho preso parte ad Hadibo con tanto di maglietta e calzoncini ufficiali.

A proposito di cibo, ogni giorno a parte appunto la parentesi dell’Eid, ho mangiato pesce freschissimo pescato seduta stante e granchi a volontà.

Beh io, in realtà, avendo tempo a Socotra ci sono rimasto per girarla un po’ come piace a me ovvero all’avventura e, essendo la mia passion l’arrampicata, per aspettare la fine della stagione delle piogge e scalare le cime dell’isola che arrivano fino ai 1500mt di altezza e magari anche alcune delle incredibili pareti di roccia che ho visto a Diksam ed ArAr.

Sicuramente la cosa più preziosa che ho trovato in questo mio viaggio è stata l’accoglienza di questo popolo pacifico e orgoglioso della propria terra, che deve sempre fare i conti con la situazione molto travagliata presente sulla terraferma. Per questo ci tengo a dire che è anche possibile raggiungere l’isola passando dagli Emirati Arabi senza così dover passare dalla tribolata Sana’a.

Se aveste intenzione di visitare Socotra e vi servissero informazioni contattatemi pure ed appena sarò di passaggio ad Hadibo, dove ogni tanto risiedo a casa di colui che è stato la mia guida ed è ora un mio amico, sarò lieto di rispondervi.

Ciao

Matteo



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