Palermo e la Sicilia occidentale

Una settimana tra spiagge, cultura, gastronomia e natura con bambini al seguito
Scritto da: pigisbaraglia
palermo e la sicilia occidentale
Partenza il: 18/04/2014
Ritorno il: 26/04/2014
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
PALERMO E LA SICILIA OCCIDENTALE (Aprile 2014)

Primo Giorno

Arrivo a Palermo da Napoli con traghetto e auto al seguito (403 eur per due adulti e un bambino a/r cabina esclusiva). Sistemazione in B&B Alvorada (60 eur a notte la camera con prima colazione); l’alloggio è carino e pulito, è centralissimo tra il Teatro Massimo e la Cattedrale anche se il centro storico di Palermo in certe vie fa un po’ impressione: accanto a meraviglie dell’architettura ed edifici lussuosi, perfettamente restaurati, convivono alloggi molto degradati, crolli, abusi e un tripudio di panni stesi. Neanche la sera però, girando per i vicoli, abbiamo vissuto momenti di apprensione o paura. Sembra tutto tranquillo, e poco più in là del B&B vive un magistrato con tanto di scorta sotto il portone.

Mercato Vucciria: è quello dipinto da Guttuso, il più storico e famoso, ma non il più grande e bello, che invece è Ballarò, dove pranziamo; mangiamo in uno dei tanti buchi coi tavoli sulla via che fanno cibo di strada: pane e panelle, arancini, insalata di mare e gamberoni arrostiti lì sul braciere; tutto pesce fresco, ottimo a prezzi ridicoli. Giro per i luoghi più caratteristici del centro storico: Cattedrale, Quattro Canti, Piazza San Domenico, Politeama e limitrofe vie dello shopping, Piazza Marina con il suo meraviglioso giardino di magnolie monumentali (qui pare che si trovi l’albero più grande d’Italia). Il giro si conclude cenando al quartiere Kalsa, in via Torremuzza, dove incrociamo due recensioni positive: quella della padrona del B&B, e quella del Cappellaio Matto di via Vittorio Emanuele (dove abbiamo comprato una coppola da bambino, pezzo unico e su misura, fatto mano con stampe dei cartoons). Lungo via Torremuzza si cena alla buona nei tavoli sui marciapiedi, coi bracieri che cuociono il pesce fresco (a scelta posto nel ghiaccio lì accanto) in mezzo al traffico, tutto sommato lento e a senso unico, tanto per ricordarsi che qui non è la Svizzera, con tutti i contro e i pro. Da Carnavale Peppuccio con 35 eur mangiamo in tre: pesce, pasta alla Norma, caponata, ecc…

Secondo Giorno

Altro giro per i luoghi caratteristici del centro storico: Teatro Massimo; la visita guidata all’interno è imperdibile e il salottino del Palco Reale ti fa capire bene cos’è il potere. Mercato del Capo: simile a quello di Ballarò ma forse ancora più grande e caotico. Palazzo di Giustizia: sulla facciata espone le foto dei martiri della mafia. Mercato delle Pulci: vi si concentrano molti rigattieri, anche se i banchi improvvisati, i negozi di vintage e rigatteria sono diffusi un po’ in tutto il centro storico. Villa Reale: l’esterno è un po’ deludente, sono sicuramente più belli gli interni. Prendiamo un taxi tipico, l’Apetta Cabriolet, per spostarci fuori dal centro, fino allo spettacolo macabro ma imprendibile delle Catacombe dei Cappuccini, contenenti migliaia di cadaveri, sia scheletri che mummie, con ancora indosso gli abiti. Tra questi la celebre bambina imbalsamata, detta “La bella addormentata”. Nel pomeriggio, nel bar davanti all’ingresso del Teatro Massimo, mangiamo la miglior cassata di tutto il viaggio e ottimi cannoli. Poi andiamo in via Bara all’Olivella, per l’appuntamento con due classici palermitani: l’acquisto di coppole nel negozio “La coppola storta” e la visione del Teatro dei Pupi Siciliani dei figli d’arte Cuticchio (i bambini impazziscono, c’è anche l’autopiano a manovella). Per la cena in piazza Sant’Onofrio troviamo uno dei pochi locali aperti il giorno di Pasqua. E’ lurido da morire e le donne non toccano cibo, i bambini solo patate fritte in olio bollente in grado di ammazzare batteri grossi come vacche. Fuori grida di gente che sta semplicemente chiacchierando e karaoke dalla via accanto (la nottambula via Candelai) dove qualcuno canta le peggiori canzoni di Anna Oxa. Ti puoi perdere questa Palermo?

Terzo giorno

Monreale: c’è solo il Duomo, ma è imperdibile, una delle meraviglie del mondo, trionfo di mosaici. Prendiamo l’autostrada verso la costa ovest e a Capaci ti si gela il sangue alla vista del Monumento a Falcone. E’ caldo e ti immagini l’asfalto esplodere. Arriviamo a Scopello, località di mare non raggiunta dall’urbanizzazione selvaggia perché storicamente emarginata da una strada litoranea che lì finisce e non prosegue oltre. Molto bella è la Tonnara coi Faraglioni (si paga il biglietto d’ingresso). Dormiamo nel B&B “Casa Vito”, che ha meravigliosi giardini vista mare e case rurali tipiche (50 eur la stanza per due adulti e un bambino). Per la cena, mangiando pasta con le sarde e pesce, spendiamo 50/60 eur in tre. In paese c’è un forno che si vanta di aver inventato il Pane Cunzato, stozza di pane ripiena di ogni sapore della Sicilia, molto unto ma da leccarsi i baffi.

Quarto Giorno

Erice: città d’altura con vista sulle saline di Trapani; viuzze lastricate, chiese, torri e castelli a strapiombo. Troppi negozi di chincaglieria tipo San Marino ma c’è anche il vero artigianato, soprattutto ceramiche. Ne compriamo alcune di De Simone, che già abbiamo conosciuto e amato a Pantelleria. Molto bella è la strada panoramica che scende a Trapani, la Ericina. Arriviamo alle Saline di Mozia, coi tipici mulini a vento, e ci imbarchiamo per l’isola di Mozia. L’ingresso all’isola è a pagamento ma vi è compreso il bel museo, che custodisce una statua in marmo, il Giovane di Mozia, che per la grazia della composizione e la qualità del panneggio che avvolge la figura è da manuale di storia dell’arte. Altrettanto interessanti sono i resti votivi e le maschere del Tofet dei Fenici: un luogo di culto in cui si praticavano sacrifici umani di bambini! Girare per i sentieri silenziosi e i luoghi archeologici dell’isola, soprattutto nella primavera in fiore, è incantevole.

Quinto Giorno

Scendiamo nella parte sud-ovest e facciamo una scelta: due siti archeologici in un giorno sono troppi e sacrifichiamo Segesta per andare solo a Selinunte. Nel viaggio ci fermeremo a Gibellina, città d’arte contemporanea. Errore madornale. Segesta dicono tutti sia molto suggestiva. Gibellina è raccapricciante. L’unica cosa interessante, il Gretto di Burri, è lontano più di venti chilometri di strada terribile e ci rinunciamo per il mal d’auto dei ragazzi. Selinunte ti riconcilia con la bellezza. La passeggiata dai templi all’acropoli, 2-3 chilometri, in primavera spazia tra la collina fiorita e il mare. All’arrivo ci aspetta il carretto delle granite fatte da un artigiano locale (le migliori agli agrumi o al latte di mandorla). Per il ritorno si può prendere il trenino (3 eur a testa). La sera visitiamo Mazara del Vallo e le sue atmosfere esotiche: cena di Cous Cous e Kabab da Eyam Zemen nella Casbah (seguendo la guida Routard: ottimo cibo, prezzi modici, locale da battaglia ma significativo del luogo).

Sesto Giorno

Visitiamo Marsala con il suo bel centro storico pieno di cantine in cui si assaggia il memorabile vino e da qui ci imbarchiamo per Favignana (30 minuti di aliscafo). Sull’isola, la maggiore delle Egadi, affittiamo le biciclette per girarne gran parte (è quasi tutta in pianura, a parte il monte centrale su cui si staglia il forte). Molto bella è Cala Rossa, misto di natura e artificio con le sue geometriche cave di tufo. Troviamo chiusa (il pomeriggio) la Tonnara Storica e l’annesso Museo.

Settimo Giorno

Ultimo giorno di mare e spiaggia nel Parco della Foce del Belice a Selinunte. Nell’unico chiosco sulla bella baia (solo in estrema lontananza parzialmente rovinata da un complesso edilizio indecente) per un ombrellone e due lettini il 25 aprile paghiamo 5 euro in tutto (quand’è che la smettiamo di andare al mare in Toscana?). Ripartiamo per Palermo per lo shopping pomeridiano pre partenza e infine notte in traghetto sull’autostrada del mare verso Napoli.



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