Bedda matri, la Sicilia con amore

Dalla Scala dei Turchi a San Vito Lo Capo
Scritto da: Cristina e Roberto
bedda matri, la sicilia con amore
Partenza il: 13/06/2013
Ritorno il: 22/06/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
“Bedda matri”, gli innamorati. Noi. Abbiamo scelto la Sicilia per la nostra prima vacanza insieme: un mix di storia, sole e gente accogliente. Eh già, proprio come noi. Siamo emiliani e l’Emilia è una terra dal cuore grande, dalla esse che scivola e dalla zeta che proprio non riusciamo a dire. Ma è la terra dove la gente spesso sorride, ti accoglie a braccia aperte e si fa in quattro per darti una mano. Ecco perché, appena atterrati a Birgi (Trapani), ci siamo sentiti a casa: abbiamo definito i siciliani “emiliani con la parlata diversa”. E a loro, a quelli con cui abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere, questa definizione è piaciuta. Tanto. Soprattutto ai ragazzi che gestiscono la Locanda del Castello a Sciacca. Ah già, Sciacca. Piccolo particolare: cercate di evitare il centro se ci andate. Si è perso anche il navigatore! “Gira a destra” diceva mentre eravamo a bordo della Panda nuova di pacca, noleggiata in aeroporto. “Ma come? Lì ci sono una scalinata e la porta di una casa”, rispondevamo. Dopo un continuo girovagare in lungo e in largo per il paese, giù al porto o su per viuzze anguste, siamo giunti al nostro B&B. Carino, accogliente. Un vecchio frantoio ristrutturato di recente.

Sciacca. Come mai direte voi? Non è una di quelle località turisticamente più note dell’isola, questo è vero. Ma racchiude in sé tutto il fascino della Sicilia che ti aspetti: le case vicinissime una all’altra arroccate su un promontorio, le porte sempre aperte, i panni stesi alla finestra, la gente che si dà voce mentre i bambini giocano in strada. Tutti che si conoscono e il mare è lì, all’orizzonte. Pare un po’ che il tempo si sia fermato a Sciacca. E questo la rende affascinante. In più è esattamente a metà della costa ovest, un dettaglio non da poco: un’ora e mezzo e sei a Trapani, un’ora e mezzo e sei ad Agrigento. E’ diventata la nostra base per cinque giorni iniziati con un tuffo in mare, nella spiaggia di Capo San Marco, seppur non semplice da raggiungere per la quasi totale assenza di indicazioni stradali. Ci abbiamo trascorso il primo pomeriggio: la voglia di spaparanzarci al sole ha avuto la meglio. Poi la serata, giù al porto ci siamo rilassati con una cenetta vista mare, circondati dai gabbiani in volo e dal rumore delle onde. “Ecco – ci siamo detti – siamo in vacanza”.

Siccome la storia ci affascina, la prima tappa del nostro tour non poteva che essere Agrigento con la sua incantevole Valle dei Templi. Prima di arrivarci però era d’obbligo la Scala dei Turchi, una scogliera di roccia calcarea e bianchissima che si erge tra due spiagge di sabbia fine. A picco lungo la costa di Realmonte, pare proprio una scalinata. A piedi si può raggiungere senza difficoltà la parte più alta e da lì un gioco di colori fa brillare gli occhi: il blu del mare e l’azzurro del cielo sono intervallati dal bianco lucente della roccia. Uno splendore. Si dice che in zona, in passato, fossero solite le incursioni di pirati saraceni, genti arabe e, per convenzione, turche, che poi trovavano riparo qui. E come dar loro torto!

Via, si riparte. Agrigento ci attende, la Valle ci attende. I Templi sono uno spettacolo da mozzare il fiato, un susseguirsi di emozioni, un tuffo nel passato. Sembra di rivivere la storia studiata a lungo sui libri di scuola. Ci si perde tra quelle costruzioni meravigliose, ci si perde tra quelle piante di ulivo millenarie. E’ questa l’antica Akragas. Semplicemente, fascino. Ogni tanto si alza lo sguardo verso la nuova città. I palazzoni che spuntano un po’ ovunque stridono con l’area archeologica in cui ci troviamo. Ma è così, purtroppo. E pare tardi per riuscire a fare qualcosa. Dopo un lungo girovagare e tantissime foto, salutiamo la storia e ritroviamo il presente. Aperitivo in centro città. Chiacchiere, tranquillità. Poi il rientro a Sciacca.

Dopo l’archeologia, il mare. Il mattino successivo si fa tappa alle Egadi, Favignana per la precisione. Partenza con direzione Marsala, la città dello sbarco dei Mille. Servono quaranta minuti di aliscafo per raggiungere l’isola. E l’attesa sale a ogni giro di lancette. Tutti ce ne hanno parlato come una sorta di paradiso terrestre. Arrivati, noleggiamo una bici, il mezzo più comodo per districarsi tra le viuzze e le strade bianche dell’isola. Ogni spiaggia sembra una cartolina. Il mare cristallino, la sabbia bianchissima. Un’istantanea a Cala Azzurra, un’altra a Cala Rossa. Nemmeno il tempo di gustarsi una fantastica granita nella piazzetta del paese, che già è ora di rientrare. L’ultimo aliscafo ci attende in porto poco prima delle sei. Ci riconduce a Marsala dove trascorriamo la serata. C’è una sorta di sagra del gusto. E noi non ci lasciamo sfuggire l’aperitivo in un negozio che vende prodotti tipici a due passi dal centro. Tra un bicchiere di Cirò e una bruschetta tonno e pomodorini, proviamo a organizzare la tappa successiva. “E domani? Dove si va?”. L’offerta è ricchissima. Ma a noi basta un attimo: Erice. Un’altra meraviglia.

Virgilio la cita nell’Eneide e si dice che il suo nome venga da Erix, un personaggio mitologico, figlio di Afrodite e di Boote, ucciso da Eracle. Che dire, è una meta affascinante ancor prima di metterci piede. Sita sopra un monte – raggiungibile in auto o con una funicolare da Trapani – ti porta indietro nel tempo, a un passato di glorie, di castelli. Sono in pietra e sassi i suoi palazzi storici, le stradine. Il panorama toglie il fiato: noi abbiamo girovagato in lungo e in largo per goderci Erice, i suoi lati più nascosti e la Sicilia dall’alto. Ci siamo fermati solo per un boccone: un delizioso pane cunzato. D’obbligo poi, prima di rimettersi in marcia, una sosta a Trapani, anche se la troviamo semi-deserta. E’ domenica e il caldo si fa sentire. Per la sera scegliamo Selinunte. Ci fermiamo per un aperitivo e una cena lungo il mare. In lontananza si scorge l’acropoli mentre il sole tramonta. Uno spettacolo!

Tappa conclusiva della nostra vacanza è San Vito Lo Capo, nella punta più a nord ovest della Sicilia. Per cinque giorni le parole d’ordine sono state acqua cristallina, sole, relax e buon cibo. Abbiamo dormito al Residence Limone, a gestione familiare, a due passi dalla movida e dal mare. Qui ci sono spiagge per tutti i gusti: da quella comoda del centro alle calette della Riserva dello Zingaro, che consigliamo di raggiungere muniti di scarpe da ginnastica, acqua e panini. La riserva è infatti un incanto e, in quanto tale, non è fornita di bar o altre comodità. Lo splendore delle sue spiagge incontaminate merita tutta la fatica che si fa per raggiungerle. Ci sono quelle sabbiose o di sassi. Unico comune denominatore: la piscina naturale in cui lasciarsi andare a freschi bagni rigeneranti. La sera hanno avuto la meglio le passeggiate in centro e le scorpacciate di pesce, di busiate alla Trapanese o alle mandorle, di pizza, fino al cous cous, l’ultima sera, all’anteprima del festival di settembre.

Che dire, infine? Ci sarebbe ancora tanto altro da raccontare: la Sicilia accontenta tutte le tasche, tutti i palati, tutti gli occhi. E’ fatta su misura per chi ama il mare, la storia, l’arte, il sole, l’allegria, l’accoglienza. A volte non serve andare dalla parte opposta del globo. Questa è la nostra bella Italia. Ora tocca a voi scoprirla.

(Cristina e Roberto)

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Erice

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Favignana

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Scala dei Turchi

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Valle dei Templi

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porto di Favignana

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Riserva dello Zingaro



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