Palermo e le isole Eolie

Un viaggio stupendo tra le meraviglie di Stromboli, Vulcano e Salina
Scritto da: federica21
palermo e le isole eolie
Partenza il: 19/07/2011
Ritorno il: 26/07/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
È stata una di quelle giornate in cui non vedi l’ora di buttarti nel letto… un martedì da leoni: lavoro al mattino, poi di corsa verso Arezzo, pranzo al volo e treno per Roma Fiumicino. Il treno parte in ritardo (strano?!), ma poi recupera. Insomma, per farla breve, tra cambi inaspettati in stazioni fantasma e ritardi vari arriviamo in aeroporto. Una bella notizia attende il nostro arrivo sugli schermi: il volo per Palermo è l’unico con 2 ore e mezza di ritardo! Ma non puoi arrabbiarti perché sai che domani sarà un’altra giornata di trasferimenti, per cui ti metti l’animo in pace. Arriviamo a Palermo in 45 minuti appena e riusciamo con grande fortuna a salire sull’ultima corsa dell’autobus della Prestia e Comandè che collega l’aeroporto con il centro di Palermo, alla stazione ferroviaria. Il nostro albergo è a soli 3 minuti a piedi e quello che desideriamo di più è gettarci sul letto e riposarci. La colazione è servita in camera con una gentilezza che li contraddistingue. Cappuccino e cannolo per entrare subito nell’atmosfera e poi treno per Milazzo. Saliamo sull’autobus (uno ogni 30’) per il porto e imbarchiamo sul traghetto Siremar per raggiungere Stromboli, la prima delle isole Eolie che visiteremo.

Prima però ci godiamo un “arancino al burro” con cotto, mozzarella e piselli, caldo, in un bar davanti al porto. Salpiamo verso Porto Scari a Stromboli e ci accoglie un caldo soffocante. Troviamo il nostro alloggio “Casa La Pergola”, una sistemata veloce, ci infiliamo il costume e andiamo alla ricerca della spiaggia nera di Ficogrande. Sulla strada troviamo, sulla piazzetta che domina il mare, il Ritrovo Ingrid dove mangiamo l’arancino al pistacchio più buono del mondo, come il cannolo al pistacchio… davvero da leccarsi i baffi! Alla spiaggia di Ficogrande facciamo un bel bagno e l’acqua è davvero invitante. Lo spettacolo è assicurato: sotto i nostri piedi una bellissima sabbia nera come la pece, poco più in alto le case bianchissime incastonate in giardini dai mille colori e ancora più su il vulcano in permanente attività eruttiva. Decidiamo che per nessuna ragione al mondo possiamo perderci il tramonto sulla Sciara del Fuoco. Compriamo una torcia e con 2 ore e mezza circa di cammino tra alti e bassi, solo alti e scalinate interminabili e impervie arriviamo a 400m di quota. La Sciara del Fuoco è una depressione formatasi 5000 anni fa per il collasso di un fianco del vulcano ed è qui che si riversa la maggior parte del magma che esce dal cratere. Il sole è appena tramontato e si vedono delle piccole eruzioni e i massi che rotolano sulla Sciara fino a gettarsi in mare. Ogni 20 minuti circa c’è un’eruzione più violenta accompagnata da un boato e dallo stupore delle persone che sono lì con noi. Abbiamo una certa fame e dopo una sfacchinata del genere direi che ci meritiamo proprio una bella cena e decidiamo di scendere torcia alla mano perché ormai s’è fatto buio. Con mezz’ora di cammino arriviamo al ristorante l’Osservatorio dove ci godiamo un ottimo primo col pesce a lume di candela per meglio assistere all’attività del vulcano e lo spettacolo è assicurato.

Con la pancia piena ripartiamo, sempre torcia alla mano, verso il paese (un’ora circa). Siamo davvero esausti e la mattina dopo ce la prendiamo di tutto riposo. Vicino al nostro alloggio c’è una gastronomia e ci serviamo lì per il pranzo. Più tardi passeggiamo fino alla spiaggia Piscità in un dedalo di stradine tra le casette più carine ed i residence più lussuosi. Alla sera ci godiamo la vista sul mare dalla terrazza della Chiesa di S. Vincenzo illuminata solo dal chiarore della luna piena. Non c’è illuminazione pubblica a Stromboli, ma solo quella delle case private, per cui la torcia fa sempre comodo. È tempo però di risistemare le valigie perché domani ci aspetta l’isola di Vulcano.

Sbarcati a Vulcano ci pervade un forte odore di zolfo che sprigionano le rocce e le pozze di fanghi a destra del porto. Un arancino al volo al Ritrovo Remigio e subito ci mettiamo alla ricerca dell’albergo. Sistemate le valigie andiamo subito a noleggiare uno scooter da “Paolo” per essere più indipendenti e goderci l’isola a modo nostro.

Facciamo rifornimento e ci dirigiamo verso Gelso, un piccolo porticciolo a sud dell’isola con due piccolissime spiagge di sabbia nera, ma sempre poco affollate. Torniamo un attimo indietro e ci fermiamo alla spiaggia “dell’Asina”: lasciamo il motorino lungo la strada e saliamo su una jeep che fa la spola fino alla spiaggia attraverso un sentiero sabbioso e ripidissimo. Ci tratteniamo in questa bella spiaggia per un bagno e poi facciamo tappa a Capo Grillo sulla strada del rientro al residence. Capo Grillo è un punto panoramico mozzafiato sulla costa settentrionale dell’isola (Porto di Ponente e Porto di Levante), e su tutto l’arcipelago eoliano. Ceniamo al residence con pesce freschissimo acquistato in una pescheria poco distante. Purtroppo l’isola di Vulcano è vittima di un turismo giornaliero che fa delle pozze di fango l’unica attrazione da visitare, per questo si riempie al mattino per svuotarsi la sera lasciando la passeggiata e i pochi locali quasi vuoti. Al mattino immancabile colazione al Ritrovo Remigio con il cannolo “più buono di tutti i tempi” a detta della guida: in realtà senza infamia né lode, un cannolo. Torniamo a Gelso per un bagno e un po’ di snorkeling tra gli scogli. Oggi la giornata è particolarmente terza e si può scorgere la costa siciliana e molto in lontananza anche l’Etna. Pranziamo proprio a due passi dalla spiaggia, sul porticciolo, da “Maniaci Pina”, l’unico nel raggio di qualche chilometro. Ottimi gli spaghetti con uova di tonno e l’antipasto. Chiediamo informazioni sulla spiaggia di Cannitello segnalata dalla guida ma introvabile per noi: il proprietario della trattoria ci dice che a causa di un recente terremoto la protezione civile ha vietato l’ingresso a questa spiaggia, ma che rimane comunque accessibile da un residence 2km più avanti. Decidiamo lo stesso di provare e con una discesa ripidissima arriviamo alla spiaggia che è davvero poco affollata (saremo 6 in tutto) e constatiamo che tutti la raggiungono con la barca. Il sole lascia questa spiaggia molto presto per questo ripartiamo verso Vulcanello e “la valle dei mostri”, un gruppo di rocce rosse erose dal vento che hanno assunto le forme più strane, anche se l’unica riconoscibile è un orso.

Piccola sosta al Porto di Ponente e alla sua spiaggia nera finissima con i faraglioni a largo del golfo.

Non possiamo lasciare la Sicilia per la seconda volta senza aver fatto colazione come dei veri siciliani, per questo granita al caffè con panna e brioche! Ed hanno pienamente ragione! Nelle calde mattine estive è un ottimo rinfrescante…

Prima di imbarcarci per Salina abbiamo giusto il tempo di un bagno e un panino veloce alla spiaggia nera. Attracchiamo a Rinella dopo appena 1 ora di navigazione. L’albergo che abbiamo scelto è fuori dal caos turistico, a Leni, ed offre una vista meravigliosa dalla terrazza della nostra stanza: il mare e in lontananza Lipari e Vulcano. Il proprietario dell’hotel è un ragazzo più o meno sulla trentina e al nostro arrivo ci illustra tutte le bellezze dell’isola e ci dice che a Santa Marina di Salina questa sera ci sono i festeggiamenti del santo patrono… e noi non li mancheremo di certo!

Ceniamo in hotel con un ottimo antipasto di pesce crudo e frutta, ma come primo piatto scegliamo di assaggiare gli “spaghetti ammuddicati” con pomodorini, uva passa, pinoli, mentuccia e una ricca spolverata di mollica di pane precedentemente tostata (da qui il nome ammudicati=ammollicati).

Per questa sera ci affidiamo all’autobus che collega Rinella a Lingua con corse fino a tarda notte, lo scooter lo noleggeremo domani.

Santa Marina stasera è particolarmente affollata, ci sono le bancarelle di frutta secca e dolciumi su tutto il lungomare, la banda suona nella piazza principale ed il centro è una meraviglia di viuzze e luminarie.

Aspettiamo i fuochi d’artificio sul pontile che si specchiano sull’acqua e per me è sempre uno spettacolo unico che mi lascia immobile a guardarli con lo stupore di una bimba.

Al mattino dopo noleggiamo uno scooter che ci hanno portato gentilmente in hotel e partiamo verso Malfa sulla costa nord dell’isola. Malfa è un piccolo borgo di casette bianche e pietre a vista con giardini rigogliosi di bouganville dai mille colori. La spiaggia di ciottoli è ancora più bella ed è contornata dalle rovine delle case dei pescatori. L’acqua è talmente bella e ricca di banchi di pesci che sembra di stare dentro un documentario.

Ripartiamo verso Lingua dove mangiamo il “pane cunzatu” (condito) con pesto di capperi e mandorle, pomodorini, melanzane grigliate, cucunci, ricotta al forno e menta fresca “da Alfredo”. Il locale è un’istituzione, c’è un caos di gente incredibile che va e viene, ma il servizio è impeccabile. Dopo ci rinfreschiamo con granite al gelso e alla mandorla con panna e ripartiamo verso Capo Faro. Piccola sosta ad un faro ormai abbandonato e circondato da un resort dove si può gustare Malvasia. La nostra prossima tappa è Pollara con la sua splendida spiaggia che fu set del film “Il Postino” di Massimo Troisi (1994). A dire il vero della spiaggia rimane ben poco perché mangiata dal mare e inaccessibile se non con la barca. Poco più avanti attraverso una scalinata si arriva invece alla scogliera alla destra della spiaggia in uno spettacolo incredibile. La scogliera si fonde con il mare creando una serie di grotte e depressioni ricche di pesci di ogni colore. Ci addentriamo tra gli scogli sempre verso destra e rimaniamo sorpresi quando davanti a noi si apre un enorme arco che le rocce che si protendono verso il mare hanno formato nel tempo. Rimaniamo quasi fino al tramonto, poi rientriamo in hotel dove ceniamo.

Al mattino scendiamo a Rinella per acquistare i biglietti del traghetto fino a Palermo del pomeriggio e torniamo a Pollara per un ultimo bagno. Per il pranzo decidiamo invece di andare a Santa Marina da “Cucinotta Rita” e ci fermiamo da Fenech per una degustazione di Malvasia e l’acquisto dei capperi sotto sale. In meno di quattro ore attracchiamo al porto di Palermo, ci sistemiamo in hotel e usciamo per una pizza in una tarvenetta vicino al Teatro Massimo ed un ottimo caffè all’”Antico Caffè Spinnato”. Colazione veloce in hotel e poi con le valigie decidiamo di fare l’itinerario a piedi della giuda e quindi partiamo dal Teatro Massimo verso la Chiesa di Sant’Antonio. Attraverso una scalinata si accede al Mercato della Vucciria, ma è ancora presto, le bancarelle sono poche e non c’è quel chiasso assordante classico dei mercati rionali. L’itinerario continua verso la Chiesa della Martorana (in restauro) e in Piazza Pretoria per godere dell’imponente fontana. Da qui ci dirigiamo verso la stazione centrale dove un autobus della Prestia e Comandè ci riporta in aeroporto per il rientro.

Sicuramente Palermo sarà da visitare nuovamente e con calma; purtroppo per questo viaggio è stata solo il punto d’appoggio per le Eolie.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche