Due scompiscè e un vulcanello… in Sicilia

Tour della Sicilia occidentale tra archeologia, specialità culinarie, mare meraviglioso e... un vulcanello speciale
Scritto da: Spanty80
due scompiscè e un vulcanello... in sicilia
Partenza il: 08/05/2011
Ritorno il: 22/05/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Quest’anno è difficile scegliere le vacanze; nuove guerre da una parte, terremoti e centrali nucleari dall’altra… decidiamo quindi di rispolverare delle mete meno esotiche ma al contempo piene di fascino. La settimana a maggio si tramuta in 15 giorni e come destinazione: Sicilia. Scelgo io e lo scompiscè è perplesso, ma come?! Maggio è uno dei mesi migliori per visitare questa meravigliosa regione, poco turismo e quindi prezzi contenuti, nessun problema alloggio, un clima favoloso senza l’afa estiva e con un po’ di fortuna si fa già il bagno: io non ho dubbi tranne su quale parte della Sicilia visitare? C’è chi pensa che in 15 giorni si possa fare tutto il giro, ma se si vuole evitare sfacchinate e godersi panorami, storia, buona cucina ed un po’ di mare bisogna fare delle scelte. Mi piacerebbero tutti i posti ma alla fine cerco di ridurre lo scontro: gole dell’alcantara o riserva dello zingaro? Vince lo zingaro e quindi Sicilia-ovest… ma allora vi chiederete: qual è il vulcanello citato nel titolo? Seguiteci e lo scoprirete presto…

NELLA CAOTICA ALLEGRIA DI PALERMO

Volo Easyjet da Milano Malpensa e arrivo a Palermo nel primo pomeriggio, attesa navetta per raggiungere i noleggi auto situati immediatamente a lato aeroporto. Niente fila visto che abbiamo già prenotato con Europcar dal sito Easyjet sfruttando le convenzioni ( 831 euro totali 2 biglietti aerei con 1 bagaglio in stiva + macchina categoria media 15 giorni con tutte le assicurazioni possibili ed immaginabili). Dopo pochi minuti ci consegnano il bolide della vacanza, impostiamo il navigatore e via verso il cuore di Palermo. Giovanni è molto colpito dalla Sicilia, che nel suo immaginario appariva piatta e brulla, mentre proprio dall’aeroporto si può notare come il territorio sia abbastanza montagnoso ed in questa stagione anche molto verde. Arriviamo a Palermo di domenica ma il traffico è comunque molto intenso e impieghiamo un bel po’ ad arrivare in zona stazione dove abbiamo prenotato al b&b Whithe (70 euro doppia con prima colazione, via rosario gregorio 36, www.bbwhite.it). Il primo impatto con la zona non è dei migliori: sembra un inferno dantesco perché lungo la via vicino ci sono le fermate degli autobus in partenza dal capoluogo… potete immaginare che bolgia! Francesco, il proprietario, ci rassicura: di lì a poco finisce il tutto ed effettivamente la zona diventa a breve molto silenziosa e tranquilla e piena di parcheggio gratuito mentre all’inizio abbiamo praticamente scaricato i bagagli dal centro della strada (ma sembra abbastanza nella norma). Il B&B fa a pugni con le strade fuori e con la scala per accedervi: e’ bellissimo! Ristrutturato in maniera veramente elegante, recuperando particolari antichi, valorizzati da un contesto molto moderno e curato. Ci sono solo 3 camere ma tutte molto belle, la suite è veramente grandissima, lo spazio comune non è molto ampio ma accogliente e piacevole e proprio la sua intimità permette di fare conoscenza alla mattina durante la colazione, parlando di Palermo e scambiandosi qualche dritta per le visite in città! Decidiamo di fare un giretto per la cena attraversando il quartiere della Kalsa ed arrivando a Piazza Marina, molto piacevole anche se ci sono aree chiuse per lavori. Ci godiamo la prima cena siciliana a base di: bucatini alle sarde per Giovanni e bucatini allo spada e finocchietto per me… anche il primo incontro con la gastronomia siciliana è un successo! Per chiudere in dolcezza seguiamo il consiglio di Francesco, che ci ha dato qualche dritta oltre alla comoda mappa di Palermo su cui io posso dilettarmi a disegnare gli itinerari; andiamo nella gelateria vicino al B&B (nella via parallela) piena di gente e ci facciamo un bel gelatone… non la classica brioche con gelato… per quella c’è ancora tempo.

Mercatini e quartieri

Prima giornata che nel mio stile è sempre bella intensa. Ci infiliamo nel quartiere dell’Alberghiera perché voglio passare dal famoso mercato di Ballarò. Il giudizio sul Palermo è stato positivo ma notiamo subito, proprio in queste passeggiate, come alcuni quartieri siano tenuti molto male. Mi piace quel fascino un po’ decadente che possono avere alcuni centri storici, dove si può osservare la vita che vi è stata trascorsa senza vederla attraverso documentari o vetrine di musei, perché è lì, stampigliata nei muri… questo però non significa che la spazzatura deve rimanere stampigliata sui marciapiedi! La patina di antico non è la patina di sporco…è un vero peccato questa trascuratezza perché Palermo potrebbe essere ancora più bella di quella che è già! A Ballarò mi colpiscono gli enormi tonni da sventrare sui banchetti in mezzo alla strada, ma, sarà per l’orario così mattiniero, non ci sembra che il mercato sia pervaso da quel vociare confuso tanto famoso e dalla chiassosa bolgia. Passiamo oltre per arrivare alla chiesa di San Giovanni degli eremiti (via dei Benedettini 18, vicino al Palazzo dei Normanni, ingresso 6 euro), molto particolari le cupole rosse e i chiostri interni che sono molto silenziosi a dispetto della confusione esterna. La visita non è lunghissima e quindi ci dirigiamo presto verso il Palazzo dei Normanni (ingresso 10 euro = 8,5 cappella Palatina e appartamenti reali, 1,5 sala duca di Montalbo). Il complesso ha molte entrate ed è anche sede della regione Sicilia, l’ingresso per i turisti si trova dalla parte opposta rispetto a piazza dell’Indipendenza. All’interno i cartelli segnalano le scale da prendere; gli appartamenti e le sale rappresentanza posso essere visitate solo con una breve visita guidata che parte ogni 20 minuti. E’ stato interessante anche se i turisti stranieri potevano solo leggere i cartelli esplicativi perché la guida parlava solo italiano (la solita gestione italiana… quanto potenziale abbiamo ma proprio non ci applichiamo!). Ovviamente la vera attrazione del palazzo è ben altro: Cappella Palatina. Questo gioiello di marmi, intarsi e mosaici è veramente uno scrigno dorato raffinatissimo. E’ piccola ed intima ma la quantità di capolavori è veramente ineguagliabile, noi scompiscè leggiamo le descrizioni della Lonely e rimaniamo con il naso in su approfittando anche della spiegazione di un’insegnate per gli alunni. Da non perdere! Nella Sala Montaldo c’è la mostra “Garibaldi e la Sicilia”, a festeggiare giustamente l’unificazione italiana ed il meraviglioso rapporto con l’eroe dei due mondi e l’isola che fu culla, e rimane simbolo, della spedizione che unificò il paese.

Dopo arte e storia partiamo alla volta di un’attrattiva abbastanza particolare: Catacombe dei Cappuccini (biglietto 3 euro, www.catacombepalermo.it ). Dobbiamo arrivare prima della chiusura delle 13.00, perché altrimenti la riapertura è alle 15.30 ed essendo non proprio nella zona centrale ci farebbe perdere tempo. La Lonely invece ci fa perdere tempo prezioso con la sua mappa sbagliata; le catacombe non sono in fondo a via dei cappuccini che parte da piazza antistante palazzo Normanni, ma bensì in un’altra via vicina, attaccate al cimitero (da via Cappuccini prendere a destra quando si incrocia via Pindemonte, davanti al cimitero, entrata sulla destra)… alla fine arriviamo alle 12.30 e quindi in mezz’ora riusciamo a fare la visita. Beh… mezz’ora è stata abbondantemente sufficiente perché, dato l’orario, eravamo soli soletti, e nonostante non siamo suggestionabili, devo ammettere che la “passeggiata” sotterranea con tutti quegli scheletri e mummie non è rilassante ed il passo tende ad accelerare. Probabilmente con altri turisti sarebbe stato tutto diverso, comunque è stato interessante e molto particolare e l’opuscolo in vendita all’ingresso è utile per capire la storia del luogo, la disposizione dei vari corridoi etc. Dopo la fuggevole visita pranzetto veloce con pasta al forno e arrivo alla Cattedrale, percorrendo corso vittorio emanuele e passando Porta Nuova, vicino al Palazzo Normanni. La piazza da cui si accede alla cattedrale è una delle più fotografate di Sicilia visto il meraviglioso sfondo della chiesa in stile arabo-normanno ed invita ad una pausa prima della visita di rito. Sotto la statua di Santa Rosalia noi due scompiscè ci acculturiamo sulla cattedrale e poi la visitiamo anche all’interno. Ci avviamo lungo corso Vittorio Emanuele per arrivare a i 4 Canti, dove il corso incontra via Maqueda e si è nell’ipotetico centro della città! Lì vicino c’è Piazza Pretoria, con la fontana pretoria o “della vergogna” a causa delle statue nude, ma soprattutto i bellissimi palazzi che la circondano tra cui la Chiesa Santa Caterina (biglietto 2 euro) e poco più in là: Martorana e chiesa di San Cataldo. Dopo il tour culturale proseguiamo ancora per corso Vittorio Emanuele fino a piazza Marina saltando l’antica focacceria San Francesco chiusa il lunedì e arriviamo da “Franco o vastiddaru”… ovvero un altro tempio del pane con la meusa (pane con la milza). Il giro è stato intenso e abbiamo bisogno di rifocillarci buttandoci nelle tradizioni gastronomiche palermitane: pane con la milza, panelle e cazzilli ovvero le crocchette di patata e prezzemolo. Ci sediamo ad un tavolino di plastica alla buona e gustiamo il nostro panino con milza, formaggio ed una bella spruzzata di limone; dopo l’iniziale titubanza lo azzanniamo a gran morsi, io effettivamente ero scettica invece entrambi lo apprezziamo molto. Scompiscè rilassati e con la pancia piena… siamo pronti per la tappa finale della mega giornata di oggi: Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino (biglietto 4 euro in via butera 1, proprio dietro piazza Marina verso il mare). Il teatro raccoglie la tradizione di pupi e marionette non solo siciliana, ma ci sono anche pezzi e filmati a testimonianza di quest’arte nelle varie parti del mondo, che assume connotati ogni volta diversi e strani. È stata una visita molto particolare e divertente, anche grazie ad uno spettacolo organizzato per una scolaresca nel teatro all’interno del museo. Usciamo con una breve pioggerellina e ci avviamo in camera a riposare un po’… il primo giorno ci ha soddisfatto molto, un bel voto a Palermo anche se la città potrebbe essere ancora più bella. Cena senza allontanarci troppo presso “Enzo” (via Maurolico 17, prezzo medio-basso), consigliatoci da Francesco del B&B dove mangiamo bene ed il cannolo mantiene le aspettative visto che il posto sembra famoso soprattutto per quello.

Ancora a Palermo

Secondo giorno nel capoluogo siciliano e attraversiamo un altro mercato molto famoso: Vucciria, ma anch’esso non ci colpisce particolarmente, dopo la chiesa di San Domenico entriamo al Teatro Massimo (biglietto per visita guidata 7 euro) dove verifichiamo gli orari per la prossima visita. Abbiamo tempo di fare un giro nella vicina piazza del teatro Politeama, per poi tornare e iniziare il tour. Molto interessante vedere il teatro, con le salette private riccamente decorate, la sala principale da cui osservare gli operai al lavoro con una scenografia, scoprire la storia e le leggende di questo luogo importante per la società palermitana e sbirciare dal palchetto reale. Pranziamo in zona presso “Focacceria del Massimo”, via bara all’olivella 76, iper-consigliato dalla Lonely, è molto popolare tra i palermitani in pausa pranzo anche se è un po’ difficile per un turista straniero ordinare vedendo i piatti dalla vetrina e senza menù. I panini sono ottimi e lo scompiscè si butta ancora sul pan con la meusa, anche i primi che ci passano davanti agli occhi sembrano essere goduriosissimi, altro plus: un conto veramente basso! Il pomeriggio inizia con la visita al Museo Archeologico (via Bara all’olivella 24, biglietti 4 euro), molto interessante e successivamente una capatina rapida all’Antico Caffè Spinnato in via Principe di Belmonte 107, famoso ritrovo palermitano per dolci e cassate e riposiamo le nostre stanche membra… Anche oggi è stata una giornata dura e poi le visite ai musei dove ci si ferma ogni due passi distruggono le gambe. Giovanni a questo punto crede che la giornata sia finita, non sa ancora che manca l’ultima sfida, ovvero un bel giro all’Orto Botanico (via Abramo Lincoln 2, biglietto 5 euro), uno dei più famosi, ma anche grandi d’Europa. L’orto è vicino al nostro b&b e quindi ritorniamo verso il quartiere della Kalsa per raggiungere l’entrata all’orto dove con una cartina scarna cerco di inventare un tour nelle aree più significative ed interessanti. Non posso saltare sicuramente la visita al Ficus gigante, con le sue ramificazioni secolari che scendono a terra e creano questa sorta di enorme albero labirintico e quasi fatato; non c’è molta gente in giro e l’atmosfera è così rilassata che sembra di essere catapultati in altri luoghi vicino a quelle immense fronde. Mentre io saltello felice per cercare di immortalare il ficus nella foto migliore, lo scompiscè si appoggia a tutto ciò che lo può reggere per riprendersi dalla stanchezza e dall’acido lattico. Peccato che dopo il ficus lo trascino alle ninfee, ai bambù, alle piante esotiche ed alla serra dei cactus con tantissimi esemplari… Giovanni mi segue ormai senza più proferir parola e attende soltanto di raggiungere il letto e riposare un po’. La visita è stata molto bella, anche se credo che maggiori informazioni su cartelli e mappa migliorerebbero la comprensione ed il godimento del luogo. Vista la stanchezza accumulata scelgo via internet un ristorante vicino: Stravizi (via Filangeri), ambiente informale e colorato, dove mangiamo bene e spendiamo pochissimo ( 27 euro in 2). Palermo ci ha sorpreso ma, come tutti i nostri viaggi, adesso siamo pronti per altre mille avventure…

VERSO IL VULCANELLO E TRAMONTO MOZZAFIATO

Oggi lasciamo l’incasinata Palermo e dividiamo la giornata in 3 tappe.

1° Tappa: Duomo di Monreale, uno dei luoghi più visitati di Sicilia e sicuramente uno dei più ricchi di storia. La strada da Palermo porta nell’entroterra e si inerpica per arrivare a Monreale dove occorre parcheggiare prima del centro, che essendo piccolo è congestionato. La vista da Monreale, che domina Palermo, è spettacolare con il mare blu all’orizzonte, ma siamo qui per il duomo, uno degli maggiori esempi mondiali di arte mosaicista. Iniziamo dal chiostro (biglietto 6 euro), entrata sulla piazza a lato del duomo, molto grande e ben tenuto e poi proseguiamo all’interno dove il tripudio dell’arte bizantina con tutto l’oro ci ammalia. Non ci pentiamo di aver preso l’audio-guida all’entrata (costo 5 euro), perché possiamo assaporare i dettagli che non avremmo scoperto con la veloce descrizione della Lonely e ci facciamo un pieno di storia e cultura. Camminiamo ammirati con il naso a scrutare i magnifici mosaici e post visita passiamo ad un’altra tappa fondamentale per proseguire la giornata che è partita molto bene… attratti da un cartello scritto a mano e dal profumo ci infiliamo in una panetteria per il nostro primo pane cunzato! Specialità siciliana preparata dagli stessi panettieri o da qualche negozietto dove un bel filone di pane fragrante viene condito con: olio, pomodoro, acciughe, a volte capperi, pecorino e una bella spolverata di pepe… dopo il riposo, mentre si è in gita, il pane ha amalgamato tutti i suoi sapori e si condisce come recita il suo stesso nome e all’ora di pranzo sarà diventato un gudurioso pranzo al sacco, un vero scrigno di sapori mediterranei. Con il fagotto del pane cunzato ritorniamo alla macchina e partiamo per la 2° tappa, il mitico vulcanello.

Premetto che questa tappa ha suscitato l’ilarità di tutti i colleghi, persino di quelli, i cui parenti siciliani erano ignari della presenza di questa bizzarria geologica… ma chi poteva scovarla se non gli scompiscè! A dire il vero anche la Lonely ne parla e io mi sono guardata l’interessante sito di Legambiente che gestisce questa riserva naturale. Si tratta della Riserva naturale vulcanelli di Macalube (www.legambienteriserve.it), che racchiude i “deliziosi e curiosi” vulcanelli ovvero delle gorgoglianti pentole di gas che, risalendo dal profondo della terra e incontrando strati di acqua ed argilla, fa gorgogliare il fango creato e bolla dopo bolla si forma un mini vulcanello fangoso sulla superficie della collina. Va beh… capisco che per la maggior parte delle persone non sia una visita ultra-entusiasmante; il sito con entrata libera, a poca distanza dal centro di Aragona (il centro Legambiente è in centro paese), era praticamente vuoto a parte noi, due turisti francesi e una scolaresca. Per gli appassionati organizzano anche visite guidate su prenotazione… ma mi sembrava eccessivo per lo scompi che mi osserva perplesso mentre io faccio le prove con la macchina fotografica per catturare la bolla mentre scoppia…

Fine dell’anomala visita e ripartenza per raggiungere il b&b Oceano & Mare (doppia con colazione a 30 euro su booking (www.oceanoemare.it), nella posizione desiderata: vicino alla valle dei templi per domani e alla scalata dei turchi per il tramonto di oggi. Il b&b è in una casa in fondo ad una stradina, parcheggio dentro il cancello, camere pulite, mi lascia perplesso il cestino con parte della colazione per l’indomani sopra il frigo-bar entrambi in bagno… Per la colazione c’è una piccola cucina a disposizione ospiti che possono prepararsi ciò che vogliono, essenziale ma perfetto rapporto qualità/prezzo. Noi comunque molliamo bagagli, ci facciamo consigliare un ristorante per la sera, e partiamo per il miglior tramonto della vacanza.

Raggiungiamo la 3° tappa: Scala dei Turchi seguendo le indicazioni da Porto Empedocle. Cosa posso dire? Meravigliosa, ultra-fotogenica, da sogno… si scendono i gradini e dopo l’insulto architettonico dello scheletro dell’eco-mostro e un tratto di spiaggia eccoci arrivati all’inizio della scala, bianca e lucente. La roccia si tuffa in mare come la prua di una nave, dalla parte ove si arriva la salita è abbastanza facile, saliamo piano, ci godiamo il luogo, le nostro ombre che riflettono e si allungano, leggiamo le scritte incise da giovani bagnanti perché al roccia è friabile e lascia una leggera polvere, come talco, sulla pianta dei nostri piedini che raggiungono la cima. C’è il mare, la costa continua sempre bianca e si apre una caletta sull’altro lato ma c’è anche il dirupo da quella parte e quindi la discesa non è così facile come dalla prima parte. Scatto tantissime foto, al contrasto mare-scogliera blu-bianco, alle sfumature del tramonto sulla roccia candida, ai nostri piedi velati da quel leggero talco… insomma se si è da queste parti vale sicuramente la pena anche se credo che ad agosto l’affollamento sia tale che non permetta di assaporare la magia e la bellezza del posto come è stato per noi e per il cagnolino che si è accoccolato lì vicino a godersi l’arrivo della sera. Passaggio veloce per doccia in camera e poi via verso il ristorante Kolakos (via Cavaleri Magazzeni 3, prezzo medio-basso, il nostro navigatore si è perso, meglio se si è nelle vicinanze cercare i cartelli), sicuramente molto particolare per la bella posizione: una collinetta con vista sulla valle dei templi illuminata nella notte. Domani ci attende una visita di rito ed altri Km da macinare.

valle dei templi

Tappa fondamentale per un tour siciliano di tutto rispetto: Valle dei Templi di Agrigento (16 euro con auricolari e entrata al museo), uno dei parchi archeologici più famosi e panoramicamente superlativi del mondo… gli scompiscè non possono saltarlo! La SS118 taglia in due il sito e porta anche al museo che ci gusteremo più tardi, ma non si può parcheggiare all’entrata principale perché c’è solo lo spazio per far fermare i bus a scaricare i turisti. Noi abbiamo parcheggiato all’inizio della strada seguendo le indicazioni e arrivando a un grosso parcheggio dove c’è una biglietteria secondaria e da dove parte un sentiero che permette di arrivare agilmente alla parte ovest del sito. Devo ammettere che all’inizio i segnali per l’audio-guida non erano molto ben visibili ed eravamo un po’ disorientati ma poi riusciamo a trovare il “giro giusto” anche grazie alla mappina dell’audio-tour, rimarrà però un mistero la scelta dei n° totalmente random. Entrando da Ovest la visita scorre dal tempio dei dioscuri, la spiegazione dei famosi telamoni che sorreggevano il tempio di Zeus, il più grande mai costruito e di cui rimangono solo pietre sparse e un abbozzo (sarebbe ora una cosa così straordinaria da non riuscire nemmeno ad immaginarlo nella sua maestosità!). Questa parte è interessante ma sicuramente meno scenografica del tempio di Ercole, del tempio della Concordia a metà percorso che è in condizioni migliori ed infine del tempio di Giunone nella parte più alta. Questa seconda parte ci entusiasma di più e l’audio-guida ci fa anche conoscere la storia completa di quel tempo lontano in questa così importante città. Anche in questo caso la visita a Maggio ha regalato un surplus: il sole comunque alto non ha il soffocante calore di Agosto… quando saremmo morti dal caldo mentre adesso ci godiamo la visita con i fiori dei fichi d’india a contorno delle bellezze storiche. La valle è un must da fare almeno una volta nella vita e ci ha pienamente soddisfatto anche per lo stato generale in cui abbiamo trovato il sito.

Recuperata la macchina andiamo verso il Museo archeologico, incluso nel prezzo del biglietto, e che ovviamente contiene numerosissimi reperti tra cui il vero talamone ritrovato presso il sito, non prendiamo la guida ma la visita risulta comunque interessante. Veloce panino al bar del museo e poi partenza verso Marsala, dove alloggeremo questa sera. Siamo soddisfatti della mattinata da archeologi, ma visto che abbiamo tempo a disposizione decidiamo di aggiungere una tappa non prevista e che ci regala piacevoli sorprese: Mazara del vallo. Avevo letto sulla guida della sua Kasbah un po’ araba e del museo del Satiro ma non mi ero convinta appieno e quindi non l’avevo inclusa a pieno diritto nel nostro tour siciliano. Mi accorgo subito dell’errore quando arriviamo in centro e passeggiamo in questa città luminosa e piacevole, con un bel centro parzialmente chiuso al traffico, negozi, il lungomare curato, un mini-teatro indicatoci da un signore del posto e il Museo del Satiro (Piazza Plebiscito), che a questo punto è la ciliegia sulla nostra giornata archeologica. Il video-documentario che racconta la storia del ritrovamento della statua del satiro nel mare ad opera di un peschereccio è bella e coinvolgente… anche perché ci fa continuare a credere ai tesori sepolti come quando eravamo bambini. La collocazione della statua al centro della stanza e sospesa è poi eccezionalmente coreografica oltre che funzionale alla visione della stessa da tutte le possibili angolazioni: bello e d’effetto! Gli scompiscè però sono anche un po’ stanchi della cultura e dell’archeologia… ci vuole una pausa golosa e quindi ci fermiamo per goderci una buonissima brioche ripiena di gelato nella piazzetta assolata di Mazara.

Ripartenza e arrivo al lungomare che porta a Marsala presso il b&b Zio Ciccio (camera doppia 50 euro su booking, www.ziociccio.it), camera molta spaziosa ma effettivamente la zona non è comoda se si è senza macchina, mentre in estate è ideale per la spiaggia che speriamo venga collegata meglio alla città da un rinnovato lungomare. Serata gironzolando per il centro di Marsala, che visitiamo senza precisa meta o guida alla mano, godendoci l’atmosfera e rimanendo positivamente colpiti poiché me l’ero immaginata più anonima. Mangiamo presso “Di Vino…Rosso” (via XI Maggio ), concedendoci una bella pizza (ottima con tonno e spicchi limoni), locale molto carino e giovane con tavoli anche all’aperto che consigliamo vivamente anche per il prezzo finale: 20 euro per 2 pizze, acqua, birra. Bella tappa questa Marsala…

SALE SALE… E NON FA MALE…

Dopo un’ottima colazione con cornetti freschi del nostro mitico “Zio Ciccio” si parte per la prima tappa di oggi: Museo Archeologico regionale Baglio Anselmi (via lungomare Boeo, entrata 4 euro) proprio sul lungomare di Marsala. La città si conferma carina al veloce passaggio ed il museo è molto particolare visto che la collezione ruota tutta intorno ad un pezzo più unico che raro, ovvero i resti una nave punica trovata nella laguna dello Stagnone dove siamo diretti come seconda tappa. La particolarità è che i resti sono stati montati su una struttura che permetta di riprodurre l’aspetto 3D della nave, con una grande effetto scenico visto che occupa tutta la sala. Ovviamente la collezione comprende anche altri manufatti ritrovati nella riserva come anfore, resti di funi e regala una panoramica sulla vita dell’epoca. La visita non è lunghissima e possiamo ripartire prendendo la via del sale che, costeggiando il mare, porta da Marsala a Trapani ed ovviamente è circondata dal paesaggio delle saline, un tempo realtà molto importante della zona mentre adesso quelle artigianali si sono ridotte a poche unità. Arriviamo alla riserva dello Stagnone e all’imbarcadero per l’isola di San Pantaleo dove c’è il sito archeologico di Mozia (5 euro imbarco e 9 per entrata isola + museo). L’acqua della laguna è molto bassa, si può infatti ammirare la strada punica sommersa che collegava l’isola alla terraferma (ottime le immagini presso il museo con le riprese aeree), che proprio perché sott’acqua non era visibile dai nemici… bell’ingegno! Per prima cosa facciamo una bella passeggiata seguendo il sentiero che segue il periplo isola, seguendo i dettami della Lonely e poi ci inoltriamo all’interno; l’isola non è ampia ma la passeggiata richiede un po’ di tempo perché ci fermiamo a leggere i vari cartelli esplicativi delle rovine archeologiche che sono state recuperate dall’inglese Whitaker a cui è intitolato il museo, sua ex dimora. Le spiegazioni sono interessanti ed anche il museo con la statua dell’Efebo ci colpisce… dopo il pieno di cultura noi due scompiscè riprendiamo la barchetta e ripartiamo cercando con estrema difficoltà un posto dove mangiare qualcosa… sembra tutto chiuso… ripieghiamo per una salumeria dove ci facciamo fare 2 panini che mangiamo quando arriviamo al Museo del sale in contrada Nubia, ormai vicinissimi a Trapani. Il museo è ricavato in un vecchio mulino usato per la macinazione del sale, dividendo gli spazi con un ristorante. Sono in mostra la vecchia macina, attrezzi del lavoro e pannelli esplicativi con foto del funzionamento delle saline, ma con i 2 euro dell’entrata una signora ci fa da cicerone e ci spiega i “segreti” delle saline, le vasche, la mamma caura, i tempi per la raccolta… mannaggia… che lavoraccio a luglio sotto il sole siciliano ed il bianco abbacinate del sale da raccogliere a mano per non contaminarlo e non doverlo quindi lavare come avviene nelle saline industriali. Approfitto per comprare del sale artigianale che non si trova normalmente in commercio perché, essendo la produzione molto piccola, viene usata per le conserve sotto sale di prodotti tipici siciliani. Visita molto interessante e per finire trascino Giovanni per i sentieri vicino alle vasche e nonostante il sole di maggio lui si scotta il coppino! La giornata è agli sgoccioli, dobbiamo raggiungere il bed & breakfast a Paceco e decidere dove andare a cena a Trapani. Abbiamo prenotato il giorno prima, via booking, al Cafisu (doppia con colazione 45 euro, www.cafisu.com) a Paceco, piccolo paese poco prima di Trapani; la nostra camera da sulla strada che per fortuna è silenziosa e dotata di parcheggio dove possiamo lasciare la nostra compagna di viaggio. Cena all’”Osteria la Bettolaccia” (Lonely? hai sbagliato la collocazione sulla mappa?!, via Enrico fardella 25), dove siamo fortunati a trovare un tavolo visto che il locale è molto piccolo ma molto bello ed intimo, pulito, minimal e ideale per cene tranquille e romantiche. Assaggiamo le nostre prime busiate siciliane, ovvero un particolare tipo di pasta lunga arrotolata tipica del trapanese che può essere condita in vario modo. Come posso scordare la mia busiata al pesto alla trapanese con pomodori e mandorle… classica e magnifica! Non assaggiamo il dolce perché abbiamo deciso di fare uno scorrazzata a Dattilo per gustare quello che è definito in internet il 1° o 2° miglior cannolo di Sicilia presso Eurobar (via Garibaldi 11). Pensavamo fosse vicino essendo Dattilo una frazione di Paceco, in realtà il navigatore ci porta per strade deserte e non sembriamo arrivare mai… tanto che rischiamo di perderci il cannolo a causa dell’orario, ma il proprietario che stava già chiudendo si impietosisce e ne prepara 2 che ci portiamo felici in camera dove li gustiamo felici e beati!!! i migliori del viaggio sicuramente anche se noi scompiscè non siamo i più grandi intenditori. Domani si diventa navigatori per raggiungere la bellissima Favignana.

L’INCANTEVOLE BLU DELLE EGADI

Colazione presto e via verso gli imbarchi per la Egadi in via ammiraglio staiti a Trapani per gli aliscafi o Piazza Garibaldi per traghetti. Noi abbiamo comunque deciso di non portarci l’auto a Favignana per vari motivi:

  • il traghetto costa di più e ci sono solo poche corse al giorno (d’estate per poter sbarcare con la macchina si deve rimanere almeno 1 settimana)
  • a Favignana non serve, soprattutto se come noi si alloggia nel paese e non in altre parti dell’isola… comunque raggiungibili con bicicletta o motorino
  • se c’è mare un po’ mosso si rischia che il traghetto per le auto non parta… con conseguenti problemi

Quindi parcheggiamo presso Antonio Burgarella in via Mazzini 17 (una traversa di via Palmeri il lungomare degli imbarcaderi) tel. 0923547022, dove si può lasciare la macchina per più giorni e poi ci avviamo verso gli imbarchi delle navi veloci (7.60 euro a tratta). Incontriamo sull’aliscafo un siciliano di ritorno da Milano, che ritorna alla sua terra quando può a sentire il profumo del mare… ed essendo scrittore ci legge una brano di un suo libro che racconta di San Vito lo Capo 50 anni fa… un’immagine color seppia di una Sicilia che ormai non c’è più. Lui scende a Levanzo, l’isola più vicina, noi proseguiamo verso Favignana e sbarchiamo con molti altri turisti pronti a godersi le bellezze dell’isola anche solo per una giornata. Raggiungiamo l’Hotel il Portico (via Meucci 3 www.hotelilportico.it, 0923921701, 78 euro a notte a maggio… non vi dico ad agosto!), proprio nel centro a due passi da piazza Madrice. La camera è molto bella con mobilio nuovo ed una bella vista sulla “montagna” che divide l’isola, i ragazzi alla reception ci danno mappa, dove indicano ristoranti e noleggi biciclette, sono prodighi di informazioni che io assorbo come una spugna per poterle sfruttare al meglio in questi pochi giorni. Ora però è lo stomaco che reclama e optiamo per un pranzetto con i fiocchi presso il ristorante “Le 2 Colonne”, consigliatissimo: busiate con ottime condimento anche se unica pasta presente nel menù, tavolini nella ridente piazza e soprattutto un tonno in agrodolce favoloso! Gli scompiscè se la stanno proprio godendo! Adesso però vogliamo cominciare a scorrazzare per l’isola e non c’è modo migliore di farlo in bicicletta, almeno nella parte orientale che è completamente pianeggiante. Andiamo in via florio, da Playa bici e noleggiamo due bici comode da passeggio ma con cambi sequenziali per 10 euro; io ho la mappa e decido la rotta, Giovanni si lancia, tutte le spiagge e le calette sono comunque molto ben segnalate da cartelli e quindi anche se non si ha la mappa si riesce a girare e trovare tutto facilmente. Decidiamo di andare a Cala Azzurra attraversando l’isola da nord a sud, poi percorriamo la costa sud fino a tornare al paese. Pedalando in bicicletta ci godiamo il panorama piatto di Favignana, punteggiato di casette isolate e bianche che attendono i vacanzieri estivi, i muretti a secco, la vegetazione bassa, le cave di tufo, molto particolari e con all’interno giardini e fiori, e all’orizzonte sempre il mare blu meraviglioso! Ci sono pochissime macchine e quindi le stradine sono invase da numerosi turisti tutti a zonzo; a Cala Azzurra c’è un vero parcheggio di biciclette, leghiamo le nostre e ci avviamo giù verso la cala. Lo spazio per i bagnanti non è molto, e non hanno ancora ripulito dalle alghe depositate in inverno, però è molto suggestiva e sicuramente il mare veramente bello. Ripartiamo lungo la costa, che regala molti scorci, io scatto molte foto e mi fermo, lo scompiscè mi prende in giro perché sono lenta… ma io mi sto solo godendo questo paradiso! Arriviamo a Lido Burrone, l’unica vera spiaggia attrezzata dell’isola, non molto grande ma proprio per questo carina. Ci mettiamo comodi sui nostri teli, sotto il caldo sole… ma io sento il richiamo dell’acqua… il mare è cristallino e meraviglioso, certo ancora freddo però invitante, perlomeno per me che non so resistere ad un bel bagnetto mentre lo sompiscè non si sogna nemmeno di mettere l’alluce a mollo. Risultato: un bel bagnetto rinfrescante nelle meravigliose acque delle Egadi! Ma comunque non sono stata la sola stoica, anche altri si lanciavano nell’acqua gelida per un veloce bagnetto e qualche bracciata. Il giro poi procede lungo al costa dove nella zona Calamoni ci fermiamo per fare un giretto tra le piscinette di tufo, create dalle vecchie cave che adesso si sono riempite d’acqua. Infine da Punta Longa rientriamo verso il paese; è stato veramente un bel giro e adoriamo già questa meravigliosa isola. Per la sera cena al ristorante la Bettola in Piazza Castello, senza infamia ne lode e passeggiatina per la Favignana serale che ha ancora un’atmosfera tranquilla, lontana dal caos che ci sarà in estate.

Dopo la buona colazione in hotel andiamo dall’altra parte del paese, osserviamo la spiaggetta del paese che pur essendo piccola e vicino al porto è molto carina e l’acqua è sempre, ovviamente, trasparente. Stamattina appuntamento già fissato perché c’è l’apertura con visita guidata e gratuita degli stabilimenti Florio, che sono stati salvati dall’abbandono e ora rimangono a testimoniare l’epoca d’oro delle tonnare siciliane e della lavorazione del tonno. Dopo l’introduzione con la storia della famiglia Florio, un ex dipendente dello stabilimento racconta la vita all’interno, le lavorazioni mentre attraversiamo cortili e nelle grandi sale osserviamo le grandi latte, le pentolone dove si cuoceva il tonno e le fotografie in bianco e nero che testimoniano questa meravigliosa storia italiana. Un’altra guida ci parla invece della tonnara e ci spiega il funzionamento davanti ad un modellino; la storia di Favignana è indissolubilmente legata alla sua tonnara, la più famosa d’Italia, avvenuta fino a pochi anni fa e la raccolta finale di fotografie non fa che rafforzare la convinzione che senza la tonnara Favignana non è proprio la stessa… i costi elevati e soprattutto l’impoverimento ittico dei nostri mari hanno fatto morire una tradizione antica e rispettata…è un vero peccato! Ci fermiamo a comprare il nostro pranzo: panino, arancino e cassatella trapanese, con i nostri scartocci pieni di leccornie mangiamo alla spiaggetta davanti allo stabilimento…che si può volere di più?!

Per il pomeriggio noleggiamo ancora la bicicletta e ripartiamo nell’esplorazione, ancora parte est ma questa volta anche con sterrati, necessari per arrivare alla caletta più bella e rinomata dell’isola: Cala Rossa. Il sole purtroppo si è nascosto dietro le nubi e la giornata è grigia, ma l’azzurro del mare rimane magnifico! Il pezzo sterrato non è lungo, se l’ho fatto io?! Poi bisogna mollare la bici e percorrere una discesa ed arrivare alla cala, che è solo rocciosa, contornata dalle pareti delle vecchie cave a strapiombo, che creano anfratti nascosti da cui si vede il mare blu delle Egadi, e tutte le barche che ancorano davanti alla cala. Effettivamente non è molto agevole stare lì e fare il bagno anche se l’acqua è ultra-cristallina, è sicuramente più fruibile se si arriva via mare; peccato anche che dei maleducati abbiano lasciato i resti dei loro festeggiamenti alcolici nelle varie “camere” di roccia deturpando l’ambiente…speriamo il comune passi a far pulizia per la stagione estiva e che i futuri festaioli siano più civili. Ripartiamo in direzione della cala Bue Marino, ma Giovanni non vuole scendere e continuiamo a pedalare, connettendoci alla strada costiera di ieri. Sosta a Lido Burrone, dove oggi c’è meno gente ma soprattutto c’è un bel venticello fresco; menomale che il sole è tornato… ci stendiamo un po’ in spiaggia a goderci sole, mare e vento sulla pelle, e capiamo cosa significhi il relax allo stato puro… per quanto mi riguarda non c’è nulla di meglio del mare. Ritorno in paese dove facciamo un po’ di shopping: parei fantastici e decorati a mano, tonno vario e magliettine in ricordo della Sicilia. Stasera mangiamo vicino alla piazza principale alla “Lampara”, locale molto piccolo dove gustiamo spaghetti ai ricci di mare molto buoni ed al dente, nel complesso serata non male, e decidiamo che per domani si parte per esplorazione della parte ovest completando la panoramica… ma questa volta con il motorino!

Oggi siamo motorizzati e lo scompiscè è super galvanizzato con il bolide, io siedo dietro e mi godo il panorama in cui siamo immersi, il blu del mare e del magnifico cielo azzurro, c’è un bel sole e il vento ha spazzato le nubi, il mare sulla costa nord è agitato e a sud liscio come l’olio… a Favignana c’è sempre un posto dove poter stare, anche a seconda dell’umore! Prima di partire ci riforniamo di pane cunzato per pranzo visto che potremmo essere in giro per calette. Pronti, partenza, benzina e via…

Direzione sud per attraversare la galleria che attraversa il Monte Santa Caterina, i suoi 300 metri di massima altezza non sono molti, ma confrontati alla piattezza di tutta l’isola lo fanno apparire una montagna di tutto rispetto. Da sud a nord per arrivare a Punta Faraglione, che si raggiunge dopo un pezzo di sterrato, io scendo per godermi il panorama meraviglioso: le rocce sono punteggiate di fiori bellissimi, il mare è increspato e le onde fanno schiuma e rumore, siamo solo noi è un’altra coppia in motorino… solo il mare e i gabbiani che planano, Levanzo non troppo lontana… è tutto magnifico e noi ci sentiamo bene! Cala trapanese è piccolissima ma deliziosa anche solo per sedersi e osservare il mare… starei così ore… solo a guardare il mare…. ma Giovanni vuole anche godersi il motorino e ripartiamo.

Da est a ovest per raggiungere Punta Sottile e il faro sempre lungo la costa nord; la lingua di terra è sottile e si nota subito la differenza tra il mare bizzoso a nord e con pozzo ponente che volge a sud, con acqua neanche increspata. Ci sono solo rocce, ma si riesce a ritagliarsi un posto comodo per godersi il sole di maggio che scalda e non scotta e la brezza piacevole che sa di mare. Ripartiamo verso sud per Cala Rotonda, anche questa si raggiunge dopo un tratto sterrato, il colpo doppio su questa grande cala dalla forma veramente rotonda è impressionante, sembra quasi scolpita ad hoc dall’uomo per avere una sorta di piscina marina a disposizione. Volendo si può scendere in alcuni punti dove ci sono pochi metri di sabbia per stendersi ma decidiamo che il pranzo ce lo godiamo sulla roccia di prima e ritorniamo a punta sottile per il pane cunzato. Siamo veramente rilassati, questa vacanza ci sta soddisfacendo al di là delle migliori previsioni! Facciamo qualche altro giretto per tornare alla parte est dell’isola e fare il giro, ormai consueto, a Lido Burrone, per un ultimo assaggio di spiaggia… domani è ora di lasciare l’isola nostro malgrado. Ultima sera agli Amici del Mare (largo Marina 6), presso il porticciolo turistico, ambiente informale ma le due grigliate miste erano veramente buone e a prezzo onesto, l’ambiente sicuramente non eccelso. I dolcetti offerti alla fine chiudono la nostra vacanza a Favignana con la quale è stato amore a prima vista…torneremo sicuramente!

LASSù SULLA MONTAGNA DI ERICE

Lasciamo a malincuore Favignana ed il suo mare blu su un aliscafo questa volta piuttosto ciondolante, però il passaggio è breve e il travelgum mi aiuta sempre. Recuperata la macchina decidiamo di andare al Museo regionale Pepoli (via conte Agostino Pepoli, biglietto 6 euro), vicino al Santuario dell’annunziata con la Madonna di Trapani e la fila di fedeli in venerazione. Il museo è interessante e molto vario, godibile grazie alle spiegazioni della brochure consegnata all’ingresso che è stata molto utile, particolari i numerosi oggetti in corallo; presto ci troviamo fuori abbagliati dal luminoso sole siciliano. Ci concediamo quindi una passeggiata nel centro città, dopo il parcheggio in Piazza Vittorio Emanuele, percorriamo la pedonale via Garibaldi, molto piacevole e coreografica grazie ai palazzi storici che la abbelliscono. Peccato che Culicchia, il bar più famoso per granite e dolci, riapra troppo tardi rispetto alla nostra tabella di marcia… altrimenti la granita sarebbe stata perfetta! Ci godiamo qualche altro scorcio di costa; Trapani si insinua nel mare come una punta di freccia, ne è avvolta e non si può fare a meno di goderne mentre lo sguardo da nord a sud spazia dal mare al mare. Dopo una sosta rapida ma gustosa presso una spizzicheria dobbiamo ripartire e dall’immensità del mare passare al cucuzzolo della montagna che domina Trapani: Erice. Le vertigini dello scompiscè ci fanno optare per la salita in macchina invece della panoramica funicolare che parte da Trapani. Approfittiamo quindi per lasciare i bagagli presso l’hotel di stanotte Eericevalle (doppia 48 euro con colazione, www.hotelericevalletrapani.it) in Valderice, posizione comoda per Erice, Trapani, San Vito lo Capo e il golfo di Castellamare. Ci attende comunque una salita lunga, irta e piena di curve, ma vista la bassa stagione il parcheggio davanti all’ingresso della città in Piazza Grammatico è semi-deserto e gratuito. Davanti alla chiesa Madre ( biglietto 2 euro) c’è il suo campanile e il piccolo ufficio del turismo dove si può acquistare un’utile guida della città con vari itinerari e le tappe con relative descrizioni. Io ovviamente mi fiondo ad osservare il panorama dal campanile e noto ancora di più lo sbalzo di temperatura che quassù, su questa rupe, caratterizza questa città così fascinosa e famosa… forse proprio perché nella Sicilia del barocco e del mare la si trova diversa, più simile ad un borgo toscano, dalle atmosfere più cupe con le stradine strette ed acciottolate, arroccato lassù a dominio di un panorama magnifico… è una vera perla. Partiamo alla scoperta di viuzze e chiesette, turisti qua e là e negozietti con souvenir non disturbano troppo la visita perché non c’è una vera folla. Tappa obbligata da Grammatico Maria, la pasticceria più famosa di Sicilia con però poco posto dove sedersi e un the caldo che costa uno sproposito… dolci buoni però devo dire che mi aspettavo di più. Seguendo più o meno l’itinerario rosso, con qualche deviazione per souvenir, arriviamo al Castello del Balio e di Venere che domina la città ma sopratutto le valli circostanti ed il mare in lontananza. Lo spiazzo lì vicino è impressionante perché la sua lieve pendenza lo rende praticamente una terrazza perfetta per osservare il panorama… e per acuire le vertigini… e Giovanni rimane indietro mentre io scatto qualche foto. Facciamo ancora una breve giro e attendiamo l’ora della cena per mangiare da “Monte San Giuliano” (58 euro per ottima cena, www.montesangiuliano.it). Si passa da un arco di roccia per entrare in questo ristorante dalla bella atmosfera e dalla sala accogliente, mangiamo molto bene e ci godiamo questa chiusura di questa giornata, l’ennesima delle nostre avventure… poi lasciamo Erice, che illuminata dai lampioni, con il buoi della sera sembra è ancora più suggestiva di quello che è di giorno..è ora di scendere dal cucuzzolo e tornare tra le onde…

E FINALMENTE LO ZINGARO

Ma vi pare che noi scompiscè si possa partire per andare a San Vito lo Capo senza altre tappe? No, no, no; la giornata di trasferimento è in realtà densa di cose da fare e da vedere: Scopello- Segesta e, poi, finalmente la spiaggia caraibica di San Vito Lo Capo. A Scopello ci andiamo per vedere la Tonnara, adesso privata e che tante polemiche ha suscitato e suscita in internet ma anche, e soprattutto, per il miglior pane cunzato della Sicilia. La prima tappa è infatti la panetteria del pane cunzato, che si raggiunge seguendo improbabili cartelli dalla mini piazzetta di Scopello. La via per la felicità, ovvero per il pane cunzato, è un po’ difficile da trovare anche per i lavori in corso, ma alla fine del sentiero, da una porta buia la voce di una signora mi chiama e mi apre il regno della bontà! Approfittiamo anche per comprare lo sfincione, altra prelibatezza siciliana. Dopo la sosta per comprare il pranzo riprendiamo la macchina e uscendo dal paese seguiamo le indicazioni per raggiungere la tonnara e i faraglioni, che sono praticamente la propaggine sud della Riserva dello Zingaro. La spiaggetta dei faraglioni è adesso proprietà privata (ma non c’era quella legge famosa per la quale il bagnasciuga era di proprietà di tutti?! Mica sarà cambiata anche quella, vero?!) e quindi per acceder si deve pagare 3 euro. Lo spiazzo di fronte ai faraglioni è accessibile a tutti, diviso dagli spazi comuni della tonnara che, parzialmente ristrutturata, è un bed & breakfast, mille cartelli ammoniscono di non fare foto. Io sono rapita dal meraviglioso colore dell’acqua: ultra cristallina e ci godiamo per un po’ il panorama del mare e i faraglioni a pochi metri, pensando però che d’estate quel microscopico spazio sarà invaso da un bel po’ di turisti e sarà forse meno godibile di adesso. Ripartiamo per la seconda tappa: il sito archeologico di Segesta (biglietto 6 euro). Prima di immergerci nella storia ci godiamo il pranzetto che è veramente delizioso e poi iniziamo dal tempio dorico che si raggiunge dopo una breve salita dal parcheggio delle auto. La posizione è molto bella, sopra una profonda vallata, in mezzo al verde e ai fiori che in questa stagione sono al massimo splendore e colorano pendii e prati. Il tempio è ben conservato e sono molti utili i pannelli esplicativi che si incontrano lungo i sentieri del sito; ora però partiamo per la scarpinata che ci porta in cima al colle dirimpetto, ovvero dove l’anfiteatro domina, dall’entroterra, il golfo di Castellamare. C’è anche un autobus che a pagamento porta fino in cima, ma ci sentiamo pimpanti, il caldo non è così eccessivo e immagino il panorama mentre saliamo a poco a poco… quindi via a piedi scattando un sacco di foto e… con la scusa di leggere i cartelli esplicativi… riposiamo un po’. La salita non è comunque difficile e il teatro, che è rivolto proprio al golfo, ci regala un panorama magnifico. La visita è stata veramente interessante e altamente consigliata; adesso possiamo ripartire per raggiungere l’ultima tappa del nostro sicilian-tour: San Vito lo Capo. La strada per San Vito trae in inganno, ad un certo punto sei stretto tra i monti e non riesci a capacitarti di come possa apparire una paese e la sua spiaggia caraibica, poi si intravede l’orizzonte e si arriva a destinazione; dobbiamo chiedere alla guardia di farci scaricare presso il nostro ultimo bed&breakfast Le Pleiadi (doppia con colazione 50 euro, www.bed-breakfast-pleiadi.com trovato dal sito www.sanvitoweb.com molto utile) in pieno centro, che quest’anno ha già chiuso al traffico dei non residenti. La padrona di casa ci scorta verso il cimitero dove c’è parecchio parcheggio gratuito e ci riporta indietro. A due passi dal B&B c’è la via principale, la piazzetta con la chiesa e poi la spiaggia, lunga, bianca, chiusa a destra da un’alta rupe e dal porto a sinistra, il mare da far invidia a Cuba, impressionante nella sua semplicità e bellezza… ovvio… ancora una volta aiuta il fatto di aver scelto Maggio, gli stessi siciliani narrano sia quasi impossibile vedere la sabbia durante agosto per la folla di bagnanti! Ci sdraiamo un po’ godendoci la pace ed il mare… nulla di più bello! Stasera non possiamo che scegliere il cous cous, il piatto che ha reso famosa questa località siciliana grazie al festival di settembre. Scegliamo di mangiare presso Profumi di cous cous, ristorante con patio del Ghibli Hotel (via Regina Margherita 80 www.ghiblihotel.it). Il patio è veramente molto gradevole con le piante di agrumi, e abbiamo apprezzato i 2 cous cous, il mio poi con gli agrumi nella ricetta è stato veramente particolare, lo consigliamo per una cenetta romantica e tranquilla, anche se ad agosto la tranquillità non sarà così assicurata. Passeggiamo un poco in centro e poi a nanna, oggi è stato intenso ma domani ci attende l’escursione più dinamica del viaggio.

Per fortuna il sole splende, Jacqueline del B&B ci vizia con un’ottima colazione sulla terrazza e ci da una bella bottiglia di ghiaccio per la gita di oggi, in aggiunte alle nostre scorte e a quelle di cibo che ci procureremo a breve facendoci fare dei panini… oggi pranzo al sacco nella meravigliosa Riserva dello Zingaro. Usciamo da san Vito verso est, lungo la strada che non ha altra destinazione se non la riserva, salvata dalla costruzione della superstrada costiera per collegare san Vito a Scopello e il golfo… un atto di immensa intelligenza da parte dei siciliani che hanno lottato per questa tutela. Il parcheggio è già pienotto e all’entrata consegnano cartina con i sentieri, tutti ben segnalati e facilissimi da seguire, ti spiegano i tempi di percorrenza per raggiungere le calette e i vari musei sparsi all’interno del parco indicandoti tutto sulla mappa con grande cura. Il percorso più battuto e più facile è quello vicino alla costa, mai particolarmente impegnativo perché, nonostante la lunghezza, è quasi sempre in piano e con pochi sali-scendi. Ricordo che non ci sono bar all’interno ed è quindi necessario considerare un’adeguata scorta d’acqua e di cibo per la giornata, cartina alla mano fissiamo l’obbiettivo da raggiungere: museo della manna, che è praticamente la penultima tappa prima della parte finale verso Scopello, e decidiamo la strategia: tirata unica fino al museo senza sosta calette e poi soste al ritorno, quando possiamo gestire meglio il tempo. Siamo pronti per l’avventura e dopo pochi minuti già ripagati dalla bellezza della prima caletta della riserva: Cala Tonnarella dell’Uzzo incastonata in basso con un mare azzurro Caraibi e la spiaggetta bianca… ma non possiamo cedere subito e quindi proseguiamo mentre altri turisti già scendono per godersi il mare. Il sentiero è molto ben indicato quindi non c’è pericolo di perdersi, ovviamente sono necessarie scarpe comode… vietate infradito a meno che non vi fermiate veramente alla prima caletta, ma sarebbe un peccato non fare l’escursione. Ovviamente si può fare il bagno ma ricordate che non c’è vigilanza quindi prestate attenzione. Il sentiero sale un po’, cominciamo a osservare la natura meravigliosa in cui stiamo camminando e senza troppa fatica arriviamo al Museo della Civiltà Contadina che si trova vicino alla Grotta dell’Uzzo e alla diramazione per la 2° caletta: cala dell’Uzzo (ma ti pareva che non si chiamava così?!). Visitiamo il museo con le sue testimonianze agricole della zona e ci fermiamo vicino alla grotta con i pannelli esplicativi; sembra che fosse abitata fin dalla preistoria e vista la bellezza del luogo che la circonda non stento a crederlo. Riprendiamo il sentiero e qui… parantesi avventura… due “simpatiche” bisce in amore cadono sul sentiero incuranti di me che stavo seguendo lo scompiscè, lui incurante di me che scappo urlando prosegue e si accorge della mia mancanza dopo un po’ di metri… che cavaliere! Aspetto un turista tedesco che ha i bastoncini di nordic-walking e mando avanti lui dopo avergli spiegato la situazione, le due bisce, di solito schive come tutti i serpenti, stanno ancora lì in mezzo poiché in altre faccende affaccendate, ma appena si distraggono e avvertono la nostra presenza si dileguano nella boscaglia. Mannaggia all’amore… comunque niente panico… i serpenti sono veramente molto schivi e queste erano innocue. Riprendo con un po’ di batticuore il percorso e arriviamo a Cala Marinella, ma anche in questo caso proseguiamo imperterriti. Altre calette si susseguono prima della nostra meta, alcune non si vedono neppure dal sentiero essendo molto piccole ed incastonate tra le rocce, la pendenza aumenta un po’ ma senza esagerare. Il percorso è piacevole perché si incontrano numerosi turisti e quindi si condivide l’esperienza magari per un tratto, dove si parla un po’ del viaggio siciliano e di quale caletta merita di più. Guardiamo la mappa, facciamo qualche conto e capiamo di essere vicino al Museo della Manna, dove un anziano signore, guardiano/portiere ci dice che tutte le mattine parte da Scopello per aprire il Museo… beh… si mantiene bene! All’interno testimonianze sulla manna e gli alberi da cui si ricava, se non ricordo male un progetto all’interno della riserva promuove ancora la raccolta anche se di piccole quantità. Meta raggiunta! Siamo soddisfatti e nemmeno troppo stanchi. Ripartiamo a ritroso e questa volta scendiamo in qualche caletta. A cala Marinella, molto piccola e con molta presenza di roccia io faccio un bagnetto per gustarmi l’acqua cristallina, e poi ci concediamo il pranzo al sacco perché le forze cominciano a mancare… Giovanni non vorrebbe nemmeno sedersi per paura di cedere alla tentazione del pisolino. Ci godiamo questo angolo di tranquillità per poi ripartire e goderci cala dell’Uzzo, una piccola striscia di graniglia bianca con un bellissimo mare, ancora più cristallino della cala precedente. Il luogo è più comodo sia per sdraiarsi e riposare sia per entrare in acqua… e noi come ci saremmo ripartiti le attività? Giovanni crolla dopo 2 secondi e io mi sparo il secdondo e ultimo bagnetto di oggi. Questa cala è collegata alla prima da un sentierino più vicino al mare, quindi imbocchiamo questo e giungiamo alla Tonnarella e al Museo delle Attività Marinare, dove oltre pesci e reti si ritorna all’epoca della tonnara con le immagini a mostrare questa antica tradizione. E adesso? Ultima caletta e ultimo riposo in riva al mare… rimaniamo quasi per ultimi, visto che qualche nuvola copre il sole e non permette più tintarella e bagno, ma l’atmosfera è comunque bellissima… E’ ora di andare, ultime foto a questo paradiso terrestre e via verso il parcheggio per tornare a San Vito e riposare le nostre stanche membra. E’ stato bellissimo più di quanto mi ero immaginata e non sono per nulla pentita di avere, per certi versi, scelto questo viaggio per questo luogo! Stasera scegliamo il ristorante individuato durante la serata precedente, incastonato nella via principale: Syrah (via Savoia 5). Mangiamo nel dehors sulla strada, opportunamente riscaldato, mentre l’interno è un po’ arabeggiante. Oggi ci lanciamo sul crudo: io-crostaceo e Giovanni pesce… ottima scelta, molto fresco e coreografico grazie al piatto nero. Anche il primo è ottimo e abbondante… ottima scelta anche se credo che vista la dimensione ridotta in estate sia una bolgia. Vino fresco, brezza di mare, ottimo pesce… paradiso… come facciamo a partire dopodomani?!

Ultimo giorno di vacanza

Ultimo giorno di vera vacanza e quindi pacchia! Ci spaparanziamo sulla meravigliosa spiaggia di San Vito, con attorno pochissima gente ma la fervente attività degli albergatori/ristoratori che devono prepararsi alla stagione. Il sole è bello caldo, la spiaggia è fine e bianca ed il mare ovviamente mi chiama, è di un azzurro incredibile e non fare un micro bagnetto sarebbe un peccato… qui anche lo scompiscè si bagna i piedi e fa qualche passo in mare. Poi passeggiamo lungo la spiaggia, in paese, mangiamo alla gastronomia Crik Crok (via margherita 99 ) un po’ di sfiziosità varie e buone, ritorniamo in spiaggia ad osservare il mare calmo e meraviglioso… starei qui ore ma ci attende un altro appuntamento gastronomico tipico di san Vito: il Caldo Freddo. Questa bomba calorica andrebbe mangiata lontano dai pasti… non come merendina… base inzuppata, panna, gelato con gusto a scelta, cioccolata calda sopra… buonissimo però non mi fa più godere la cena! Ci riposiamo un po’ al b&b, seduti sul balconcino osserviamo l’andirivieni e lo scorcio della piazza proprio come fossimo in vacanza al mare ad agosto, purtroppo dobbiamo anche fare le valigie perché domani si parte… Mangiamo sempre nel corso principale dal Cozzaro che non ha infamia ne lode, e io non mangio nemmeno molto a causa del Caldo Freddo delle ore 17.00, poi ultima passeggiata per il paese dove stanno allestendo gli stand per la gara degli aquiloni che passerà di qui… peccato non aver beccato i giorni giusti.

Stiamo per partire, recuperiamo la macchina e carichiamo i bagagli, la suocera di Jacqueline ci saluta come se fossimo suoi figli, benedetta accoglienza siciliana che tanti bei momenti ci hai regalato, colazione e via. Ci fermiamo un po’ vicino al mare del golfo di Castellamare, e poi decidiamo di passare anche da Mondello che è già piena di persone nonostante il tempo non sia dei migliori con anche 10 minuti di pioggerellina. La località balneare dei palermitani non ci entusiasma molto, ma è difficile apprezzare un luogo quando stai già andando all’aeroporto?! Passare davanti al monumento che ricorda la strage di Capaci ricorda che questa terra è anche una terra difficile e lacerata, corrotta e sanguinosa, anche se a noi ha regalato giorni stupendi, panorami unici che sanno di sole e di mare, sapori deliziosi e molto altro… speriamo che sappia dimenticare il brutto di sé per sempre. Arrivederci Sicilia… alla prossima… quando torneremo per il vero vulcanello.



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