Praslin, La Digue, Mahé: il meglio delle Seychelles

Forse il paradiso terrestre assomigliava alle Seychelles, ma di sicuro faceva meno caldo! Natura splendida sia sopra che sotto il mare
Scritto da: proto
praslin, la digue, mahé: il meglio delle seychelles
Partenza il: 09/03/2018
Ritorno il: 25/03/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Siamo partiti da Bologna con Emirates via Dubai (oramai mi sembra di conoscere questo enorme aeroporto in cui abbiamo sostato diverse volte) per Mahé. Arrivati alle Seychelles abbiamo avuto il primo incontro con un gran caldo che non ci avrebbe lasciato per tutte le vacanze, ma le notizie del tempo brutto e freddo che ci eravamo lasciati a casa ci ha fatto apprezzare la situazione. Dall’aeroporto con un tranfert siamo andati al porto dove abbiamo preso un traghetto veloce che ci ha portato a Praslin, meta della prima parte del soggiorno. Qui abbiamo preso in affitto le auto che ci sarebbero servite per i 5 giorni di soggiorno nell’isola. La macchina affittata naturalmente aveva il posto di guida a destra perché essendo state le Seychelles colonia britannica fino agli anni 70 la guida è a sinistra. Questo non sarebbe stato un problema se le strade dell’ isola fossero state “ normali”, ma a parte la guida a sinistra per cui in genere invece che la freccia azionavamo i tergicristalli, la strada era estremamente stretta senza linea di mezzeria, priva di protezioni laterali, anzi spesso con un fosso profondo di lato e senza alcuna luce stradale di sera (siccome eravamo quasi all’ equatore poco dopo le sei era completamente al buio): un sera, dovendo riaccompagnare le nostre amiche che abitavano in un’altra parte dell’isola, abbiamo sbagliato strada e, dopo aver vagato su e giù per tutta l’isola, abbiamo chiesto aiuto alla polizia che ci riaccompagnati al loro alloggio. Finalmente arrivati al nostro bungalow abbiamo scoperto che non c’era modo di fare colazione, mancava anche il bollitore con cui farci il te’, non c’era la promessa connessione internet e dulcis in fundo tre grossi scarafaggi mi aspettavano nella doccia. A quel punto stanca del viaggio e non dell’umore migliore, abbiamo deciso di spostarci nell’hotel a cui apparteneva il nostro il nostro alloggio: il Relax Hotel, presente anche a La Digue e a Mahè). Aggiungendo 55 euro al giorno alla quota stabilita da Seyvillas che aveva organizzato il soggiorno, per i restanti quattro giorni che abbiamo passato a Praslin abbiamo avuto una bella camera, collegamento internet, piscina, spiaggia praticamente privata, ottima prima colazione( che altrimenti ci sarebbe costata 22 euro) e annesso ristorante con cucina creola e indiana dove abbiamo cenato bene per due sere, il che è stato molto utile visto: la lontananza dei ristoranti che non sono numerosi, perché la maggior parte dei turisti abita nei vari resort dove tutto è all’ interno, il buio serale e la forte pioggia che abbiamo avuto una sera (pare che sia passata la coda di una tempesta tropicale che aveva colpito più a sud).

Il giorno seguente di buon ora siamo andati a visitare la Valleé de Mai dove cresce il famoso coco de mer. La foresta tropicale di palme conservata con gran cura nelle condizioni originali era splendida e la nostra guida Vincenzo, un ragazzo di Sassari che vive lì da alcuni anni, molto bravo. Questa è la sua e-mail: vinci.itatour@gmail.com. Finita la visita abbiamo cominciato ad esplorare le spiagge dell’isola che sono proprio come si vede nelle foto, spiagge bianche ombreggiate da palme di cocco, sotto cui è meglio non sostare perché i cocchi cadono con una certa frequenza (in effetti mentre passeggiavo ne è caduto un a pochi metri da me!) acqua trasparente, rocce di granito lavorate dal vento e dall’ acqua. Bagnarsi è piacevolissimo, ma nuotare è difficile perché dove c’è la barriera corallina, essendo soggetta a una discreta marea, spesso l’acqua è troppo bassa per nuotare, inoltre il fondo é cosparso da pezzi di madrepore staccati dalla barriera per cui bisogna sempre indossare le scarpette per non farsi male ai piedi (purtroppo la barriera ha subito un forte sbiancamento pare per colpa di una variazione termica provocata dal nino nel ’97)e dove non c’è la barriera onde e forti correnti che sconsigliano di allontanarsi dalla spiaggia.

Il giorno seguente siamo andati alla famosa anse Lazio che si trova nella parte più a nord dell’ isola. Qui la barriera è assente per cui le onde dell’oceano arrivano dirette. Forse per il maltempo della notte prima o per la stagione, i frangenti erano alti e si poteva solo “ prendere le onde “ o i più bravi tuffarsi nell’ onda e riemergere oltre i frangenti!

Il giorno successivo siamo andati con una barca a visitare tre isole; la prima, Curieuse, ospita una colonia di tartarughe giganti di Aldabra. Lì abbiamo fatto un bel bagno. Poi, traversata una foresta di mangrovie, per fortuna quasi tutta su passerelle dove abbiamo visto molti granchi violinisti e molti molluschi, spiaggiati in attesa dell’alta marea, siamo arrivati dall’altro lato dell’isola. Qui dopo altri bagni ci aspettava un ricchissimo barbecue a base di pesce arrosto, pollo in umido, insalate di pesce affumicato e frutta a volontà menù tipico delle Seychelles. Abbiamo sostato davanti all’isola di St. Pierre dove abbiamo fatto snorkeling e visto pesci colorati in quantità.

Il giorno seguente abbiamo deciso di andare a fare il bagno ad Anse Georgette, spiaggia molto famosa per la sua bellezza. Il problema è che per arrivare alla spiaggia bisogna traversare il campo da golf del Lemuria resort che rilascia il permesso di passare a un piccolo numero di persone ogni giorno e bisogna prenotare con un certo anticipo, cosa che noi non avevamo fatto; però ci abbiamo provato lo stesso e, visto che eravamo solo due, ci hanno fatto entrare. Anche traversare il campo da golf è stato piacevole. È un campo a18 buche sparse su alcune colline, con laghetti, palme e uccelli svolazzanti (a parte il caldo, era incantevole). Arrivati alla spiaggia abbiamo incontrato due coppie di amici che avevano sfidato la sorte come noi. Dopo il bagno abbiamo mangiato in piatto di frutta fresca di dieci tipi diversi preparata al momento all’ ombra degli alberi.

Il giorno dopo lasciata l’auto ci siamo trasferiti con una breve traversa in battello al La Digue, forse l’isola più bella o quanto meno la più particolare. Si circola solo a piedi o in bicicletta, salvo alcuni taxi, un camion trasformato per il trasporto passeggeri e un carro trainato da un bue che probabilmente è un residuo del tipo di trasporto che esisteva sull’isola fino a pochi anni fa. Infatti, forse per farsi fotografare, era tutto addobbato a festa. Qui noi abbiamo alloggiato in un buon albergo: Chez Marson, gli altri erano sparsi qua l là. Il paese di La Digue è piccolo, ma carino: ci sono scuole, ospedale diversi ristoranti, fra cui uno italiano che fa ottime pizze (ebbene nonostante che di solito quando siamo all’ estero evitiamo i ristoranti italiani questa volta un po’ stanchi della cucina locale ci siamo andati: io ho mangiato un’ottima pizza e mio marito spaghetti al nero di seppia con frutti di mare seguiti da un tiramisù (il massimo della perversione!). Ci sono anche diversi negozi di souvenir, ma, come dappertutto alle Seychelles, i negozi chiudono alle 5 o addirittura prima, abbiamo quindi rimandato gli acquisti a Mahé dove avremo avuto più tempo e siamo andati a fare il bagno in una spiaggia dove abbiamo conosciuto una coppia di Treviso. Lui di padre italiano e madre delle Seychelles, con due bambini che vive a la Digue dove ha costruito due case che affitta. Inoltre lui è un bravo cuoco per cui con due coppie di amici siamo andati a mangiare da loro una sera (ci ha fatto una cena mista creolo-italiana molto buona, abbiamo speso 35 euro come in Italia e abbiamo chiacchierato della vita sull’ isola). Questo è il loro sito internet: www. fadineselfcatering.com. A proposito di prezzi le Seychelles… non sono più cari della Liguria. Con la stessa cifra che spendiamo da noi si mangia un piatto molto abbondante di pesce con vari contorni, un dolce (spesso niente di speciale) acqua minerale e birra locale molto buona.

Il giorno dopo abbiamo fatto un’escursione alle isole Cocos, Gran Soeur, Felicité (quest’ ultima è un’isola privata dove abbiamo avuto il permesso di sbarcare per fare il bagno e il barbecue, ma senza inoltrarci all’interno dell’isola che è occupato da un magnifico resort che abbiamo potuto sbirciare (certo, la maggior parte dei turisti sceglie questa sistemazione, molto confortevole, ma anche costosa, ma è come vivere in una bolla senza contatti con la realtà dell’isola; noi abbiamo scelto diversamente, abbiamo avuto più interazione con i locali, un po’ più di fatica e soluzioni che ci hanno permesso di restare in un budget di poco più di 2000 euro a testa volo compreso).

Anche qui tanti pesci colorati anche i gobidi, uccelli, rocce scenografiche e ottimo barbecue.

Il giorno dopo abbiamo affittato le biciclette (io a tre ruote per prudenza) e siamo andati a fare il bagno alla famosa anse Source d’Argent, credo la più famosa e fotografata di tutte le Seychelles. Per arrivarvi bisogna pagare un biglietto di ingresso perché si passa attraverso la Union Estate: una piantagione di cocchi con officina per l’estrazione della copra, una piantagione di vaniglia, un allevamento di tartarughe giganti. Effettivamente è necessario avere la bici perché il percorso è molto lungo, a un certo punto comunque bisogna lasciare la bici e proseguire a piedi lungo un sentiero fra le rocce, ma la fatica è ripagata da un luogo spettacolare. Se la marea è bassa si può fare un lungo percorso fra le rocce imponenti e il mare. Anche qui abbiamo mangiato un bel piatto di frutta e bevuto una pinacolada (prima volta in vita mia a pranzo!) Pomeriggio, sempre in bici cambio di spiaggia; bagno ad Anse Sévere.

Il giorno seguente con il taxi ci siamo fatti portare dall’altro lato dell’isola per fare il giro delle tre belle spiagge (abbiamo evitato la bici a causa dei continui saliscendi della strada che hanno costretto quelli del gruppo che avevano deciso per la bici a fare le salite spingendola o lasciarla al parcheggio dove poi sarebbe stata ritirata dagli addetti a questo servizio). Abbiamo fatto il bagno a Grand Anse, poi siamo andati a Petite Anse e, infine, dopo un lungo percorso su un sentiero roccioso tutto su e giù, ad Anse Coco, che meritava la sudata. Al ritorno ci siamo fermati a Grand Anse per uno, anzi due meritati frullati di frutta varia.

Alla sera su mio suggerimento siamo andati tutti, utilizzando il camion trasformato per il trasporto delle persone a mangiare al ristorante Belle Vue, in alto, sul monte da cui si ha un bellissimo panorama sulle isole e sulla foresta sottostante. Il camion ti porta su per una incredibile salita, bisogna tenersi bene per non cadere, siamo arrivati giusto in tempo per bere un cocktail con vista sul tramonto. Imperdibile!

Il giorno dopo due trasferimenti in traghetto a Mahé (una piacevole ora di navigazione). Qui abbiamo di nuovo preso le auto. La sistemazione era buona, ma lontano da ristoranti, problema che abbiamo risolto mangiando in casa, visto che questa era attrezzata con una bella cucina, e dalle spiagge, ma per fortuna eravamo automuniti!

Qui il primo giorno, in cui il tempo era piovigginoso, abbiamo visitato il giardino botanico e la capitale Victoria. Il giorno dopo siamo andati a vedere il villaggio artigianale a Camion hall dove ho comprato in bellissimo modellino di barca. Lì abbiamo anche visitato la casa padronale della piantagione con ancora gli arredi originali, cosa che ci ha permesso di capire quale era la vita dei ricchi proprietari all’ inizio del ‘900. Ci siamo poi spostati verso l’interno dell’isola e siamo andati a mangiare al Jardin du roi. Qui c’è un percorso nella foresta dove è possibile vedere varie tipi di spezie. Abbiamo mangiato molto bene: cucina franco-creola. Ridiscesi al mare per non perdere le buone abitudini siamo andati a fare un bagno alla spiaggia di Takamaka.

Il giorno seguente dopo aver girovagato in cerca di spiagge e aver fatto il bagno a Glacis siamo finiti nella zona di Beau Vallon dove ci sono le spiagge migliori per nuotare. La zona è molto gradevole con una passeggiata ben tenuta, come del resto tutte le isole, e chioschi di souvenirs.

Il giorno seguente abbiamo deciso di fare il giro dell’isola, anche se ad un certo punto bisogna tornare indietro perché non esiste una strada che consenta il periplo. L’isola è attraversata da 5 strade che collegano i 2 versanti. Alcune sono discrete, altre molto difficili sia per la pendenza che per la larghezza, anche se oramai ci eravamo abituati. È comunque sempre meglio viaggiare di giorno. Noi, la sera della partenza, abbiamo avuto qualche incertezza per andare all’aeroporto perché anche in quel caso mancavano le indicazioni. Dopo essere saliti verso il Morne Seychellois per una strada terribile, che però prometteva bei panorami siamo arrivati alla Mission, villaggio abbandonato che un tempo ospitava un collegio per i figli degli ex-schiavi, da cui si godeva di uno splendido panorama e di un’aria fresca di montagna. Credo fossimo a circa 500 metri sul livello del mare.

Il giorno seguente di nuovo al mercato di Victoria dove eravamo già stati il primo giorno per fare gli ultimi acquisti. Al piano terreno del mercato coperto ci sono i banchi del pesce (enormi e misteriosi, ho riconosciuto solo i barracuda) e della frutta e verdura. Al piano di sopra un bar-ristorante dove abbiamo bevuto il solito frullato di frutta (non credo, in vita mia, di aver mangiato così tanta frutta come in questo viaggio) e molti negozi di abbigliamento e ricordi vari. Abbiamo anche visto il tempio indù, molto scenografico e decorato come è loro comune caratteristica. Non siamo riusciti a visitare il museo di scienze naturali perché il venerdì chiude alle 12 e noi siamo arrivati alle 12 e un quarto, e neanche quello archeologico, che è in restauro così come la piantagione di te’ che riaprirà in ottobre.

Dopo queste ultime visite ritorno in casa a preparare i bagagli. In serata partenza e arrivo in Italia il giorno dopo, come di consuetudine stanchi, ma felici.



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