Seul, una metropoli tutta da scoprire

Quartieri pieni di vita, gioventù allegra, ristorantini eccezionali dove gustare una cucina davvero ottima
Scritto da: f_bignone
seul, una metropoli tutta da scoprire
Partenza il: 20/04/2018
Ritorno il: 28/04/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

Kamsamnidà Corea – Seul, una metropoli tutta da scoprire

Capita che i casi della vita ti portino a fare un viaggio in un luogo che non avresti mai considerato… o che comunque non era certo nella tua “top ten dei Paesi da visitare”. Ed è così che ci siamo ritrovati a Seoul per una settimana. In effetti non si trattava di un viaggio qualunque, ma del viaggio della nostra vita… non starò a spiegare i motivi, sono troppo personali, ma voglio raccontare qualcosa di questa immensa metropoli che ci ha accolti per 7 giorni.

INFO GENERALI

Innanzitutto le mie lodi vanno al sito dell’ente del turismo coreano https://english.visitkorea.or.kr/enu/index.kto su cui ho potuto trovare tutte le informazioni che mi servivano ed anche di più. Purtroppo (anzi, direi per fortuna, col senno di poi…) non ci sono guide sulla Corea, se non una Lonely Planet in inglese e di utilità pari a zero. Invece, sul sito http://english.visitseoul.net/map-guide-book ho potuto scaricare ogni tipo di guida di Seoul: ovviamente la guida su cosa vedere in città, ma anche la guida su cosa mangiare e dove mangiare, la guida dei percorsi turistici migliori, la guida alle strade del K-style… e se ancora non bastasse, c’era pure la guida per il “turismo medico” e quella del turismo religioso. A Seoul infatti si può andare per mille ragioni, tra cui quella di rifarsi il viso in stile occidentale in una delle molte cliniche plastiche di Gangnam oppure andarci proprio per usufruire di terapie mediche/operazioni negli ospedali coreani che, a quanto pare, sono decisamente all’avanguardia. Nell’ascensore del nostro hotel ci è capitato più di una volta di incontrare ragazze con il viso tutto fasciato che si erano chiaramente rifatte il naso (se lo allungano) e le palpebre (se le fanno fare “doppie”, come le nostre! Ci hanno spiegato che per gli orientali la doppia palpebra è la quintessenza della bellezza… !!).

Seoul non ha famose attrazioni turistiche da esibire, i monumenti storici sono pochi, in quanto grandissima parte della città è andata distrutta durante la guerra di Corea e anche l’occupazione giapponese ha fatto la sua parte, ma non per questo è una meta da snobbare in favore della non lontana Tokyo, perché, in ogni caso, ha molto da offrire. E poi è una città davvero super sicura, probabilmente la più sicura che abbiamo visitato finora… in 7 giorni non abbiamo MAI visto una faccia preoccupante, né mai ci siamo preoccupati di tenere stretta la borsa o la macchina fotografica o il portafoglio… il che ha reso il nostro viaggio davvero rilassante. Città sicura al punto che al ristorante (e non parlo di un ristorante di lusso, ma di una trattoria qualunque) i clienti uscivano per fumare lasciando sul tavolo portafoglio, cellulare, orologio… noi li guardavamo attoniti: ma perché non può essere così anche in Italia?

Si può dire che la Corea ha portato la sua bandiera nel mondo a suono di K-pop… sembra incredibile, eppure è andata così. La famosa canzone di Psy, “gangnam style” è stata davvero scaricata, suonata e ballata in tutti i continenti ed è diventata il cavallo di battaglia di questo piccolo Paese, di fatto semi dimenticato e “soffocato” dal Giappone, dalla Cina e dalla Corea del nord che, grazie ad un dittatore sciroccato, riesce a far parlare di sé molto più di quella del sud. E poi c’è la Samsung, ovviamente, iperpotenza tecnologica di cui noi occidentali non possiamo più fare a meno… chi di noi non ha almeno un telefonino o un elettrodomestico Samsung in casa? L’ultima tendenza coreana che si sta affermando nel mondo è la cucina tipica. In fondo ormai non se ne può più né di ristoranti cinesi, né di sushi… ed ecco che la cucina coreana inizia a proporsi come valida alternativa, anche perché non assomiglia a nessun altra cucina orientale (ed è buonissima!).

TRASPORTI

Ciò detto, passiamo ai trasporti: wow! Appena scesi dall’aereo siamo saliti sul “bus limousine” che in un’ora ci ha portati all’hotel che avevamo prenotato, nella zona di Gangnam. Puntualissimo, il biglietto si fa sull’autobus e i sedili sono enormi e comodissimi… l’ideale per farsi una pennichella dopo l’infinto viaggio intercontinentale! Costo del biglietto circa 15€ a testa. E poi la metropolitana di Seoul: efficientissima, pulitissima, bellissima, ordinatissima… esattamente come ce l’eravamo immaginata. È molto facile da usare, le stazioni sono sempre indicate anche in inglese e segnalate da un numero progressivo. Abbiamo fatto la tessera per i trasporti che funziona come la “Oyster card” di Londra, ossia paghi una cauzione per comprarla (minima) e poi la ricarichi di volta in volta con l’ammontare che desideri alle apposite macchinette vicino ai tornelli. Le si acquista in metropolitana e anche nei supermercatini sparsi un po’ ovunque. Tutto facile, tutto ben spiegato, basta leggere!

DOVE SOGGIORNARE

Il nostro viaggio richiedeva una permanenza nella zona di Gangnam dove ci sono molti hotels. La zona è molto carina, vivace, ci sono tanti ristorantini, locali, negozi e ci è piaciuta. Certo che è distante dalla zona storica o “centrale” se per centro intendiamo City hall o Insa dong… da dove stavamo noi dovevamo contare circa 40 minuti di metro. Però è vicina alle tombe imperiali, al Bongeousa temple, al Coex… insomma, anche Gangnam ha il suo perché. Certo che se avessimo potuto scegliere liberamente, di sicuro avremmo pernottato in un “hanok”, ossia in una delle abitazioni tipiche coreane che si trovano appunto nella parte storica della città e che sembrano essere deliziose. Si può pernottare anche nei templi buddisti, nell’ambito di un vero e proprio percorso spirituale in cui si prende anche parte alla vita del monastero… il che, per una notte, potrebbe essere interessante!

CUCINA

La cucina coreana, come detto sopra è molto buona e leggera. Nei locali turistici si trova il menù scritto in inglese oppure le foto dei piatti, mentre, al di fuori delle zone turistiche, in linea di massima è tutto scritto in coreano. A noi è capitato di scovare delle “trattorie” ottime dove si parlava solo coreano e il menù era in coreano… ma fortunatamente abbiam sempre trovato qualcuno che ci ha aiutati ad ordinare. In ogni caso consigliamo di portarsi dietro un frasario coreano (per ogni evenienza) e di imparare il nome di alcuni cibi base, così da potersela cavare!

Su internet si trovano tutte queste info, basta aver voglia di studiare un po’! =>

Rapido corso di coreano sul cibo:

bap” = riso, quindi ogni piatto che finisca o inizi con “bap” indica una pietanza a base di riso;

kimchi” = cavolo fermentato piccante, il piatto base della cucina coreana, immancabile in ogni pasto che si voglia definire tale… in sostanza l’equivalente del pane per noi, e ancora oggi cucinato secondo una ricetta centenaria;

bibimbap” = piatto tipicissimo, consiste in un piatto con riso, verdure, carne e uovo, molto scenografico perché gli ingredienti sono tutti separati e poi li si mescola prima di mangiare. Semplice, delicato, perfetto per tutti anche per i bambini piccoli;

mandu” = ravioli, che nella versione basica sono ripieni di kimchi oppure di tofu e cipollotti e sono davvero favolosi…. creano dipendenza! Io mi svegliavo al mattino e già avevo voglia di mandu;

teokbokki” = gnocchi di riso con sugo piccantissimo;

bulgogi” = una sorta stufato di maiale marinato e verdure…. buonissssimo!

kimbap” = una sorta di roll tipo sushi, ma senza pesce, a base di verdure e carne… è l’equivalente del nostro panino, il cibo tipico da spuntino.

Per i golosi, segnaliamo che in Corea i dolci, come li intendiamo noi, non esistono. Al massimo si possono trovare i “mochi” giapponesi, dolcetti di farina di riso glutinoso ripieni di pasta di sesamo nero appena zuccherata (che a noi piacevano un sacco!) oppure altri dolcetti a forma di fiore ripieni di crema di fagioli rossi oppure di marmellata di castagne o di patate dolci, molto delicati. Ovviamente si trovano tutte le categorie di dolci americani, ma quelli tradizionali coreani sono quelli di cui sopra. Se volete puntare al trash, vi consigliamo di non perdervi la crepe a forma di cacca ripiena di crema al cioccolato… buonissima!! Noi l’abbiam presa ad Insa Dong, ma pare che sia molto in voga, per cui basta aguzzare la vista!

Sempre ad Insa Dong abbiamo anche trovato un caffè tutto sul tema cacca/gabinetto (eh, sì… Paese che vai…) … e fa strano vedere queste deliziose ragazzine coreane, magari in abito tipico (ad Insa dong si possono affittare in molti posti! E si usa poi passare il pomeriggio a passeggio con l’hanbok, che è, appunto, l’abito tradizionale) che affondano golose il cucchiaio in un bel gelato al cioccolato servito dentro ad una coppa a forma di wc. Ma questa è stata l’unica vera stranezza coreana, a parte un cagnolino con le scarpette gialle fluo. Per il resto i coreani ci sono parsi persone serissime, professionalissime e gentilissime.

A tavola, in Corea, si mangia con bacchette e cucchiaio di acciaio e spesso anche il bicchiere è in acciaio. Mai soffiarsi il naso a tavola, è considerato maleducatisssssssimo! (noi ovviamente lo abbiam fatto… faceva freddo, eravamo raffreddati e ce ne siamo dimenticati in più occasioni, ma buono a sapersi, soprattutto se si è in compagnia di coreani!).

Il cibo coreano, fondamentalmente, si divide in due categorie. La prima è la “cucina imperiale” che si trova nei ristoranti tradizionali, dove vengono portati in tavola molti piattini con vari assaggi, da cui si spizzica tutti insieme. Questa tipologia di ristoranti non è propriamente economica, ma l’esperienza è da fare. La seconda categoria è quella del cibo basico, da strada: troverete un sacco di banchetti, soprattutto nelle zone dei mercati, che preparano diverse pietanze e che sono spesso gettonatissimi. Il consiglio è semplice: se vedete che c’è la coda… mettetevi in fila e assaggiate qualsiasi cosa stiano cucinando! Non resterete certo delusi… A noi è capitato di fare 40 minuti di coda per un “hotteok”, il classico frittellone ripieno di verdure, tofu, vermicelli di soia, fritto in un baracchino minuscolo incastrato tra un palo della luce ed il muro di un palazzo al Nandaemum market… era davvero eccezionale! Abbiamo poi scoperto, tramite You tube, che si trattava di un baracchino celeberrimo. C’è da dire che noi assaggiamo qualunque cosa… ci siamo fermati solo davanti alle larve dei bachi da seta caramellate perché a tutto c’è un limite.

Tornati in Italia, abbiamo fatto scorta di prodotti alimentari coreani in un alimentari asiatico e ci siamo davvero intrippati a cucinare coreano, che è più semplice di quanto possa sembrare, basta avere gli ingredienti giusti. Se volete approfondire l’argomento, vi consigliamo il sito https://www.maangchi.com, dove conoscerete “la Benedetta Parodi coreana”, una signora simpaticissima emigrata (in Canada o negli States…non ci è chiaro) che ormai seguiamo assiduamente anche su You tube per le sue ricette spiegate in un inglese comprensibilissimo.

ACQUISTI

I grandi classici sono le calzette con gattini/cagnolini/super eroi/pulcini ecc.. insomma, le classiche calzettine orientali, per donne e per bambini sono bellissime e costano meno di 1€ al paio e poi le maschere da viso, da quelle più basiche a quelle davvero costose… i negozi di prodotti per viso e corpo saranno attorno a voi, ovunque vi troviate! Se vi piacciono i centri commerciali, a Dondaemun ne troverete a gogò… ogni grattacielo è un department store dove poter acquistare vestiti di tutte le marche del mondo! Per i souvenir consigliamo invece la zona di Insadong dove ci sono tanti negozietti molto graziosi e diverse gallerie d’arte, quindi si possono trovare dai pensierini da pochi euro all’artigianato più raffinato. Ma i posti giusti dove fare shopping compulsivo sono, a nostro avviso, i mercati, in primis il Nandaemun. Qui si trova davvero l’impossibile. Non che i prezzi siano poi così convenienti, costa tutto più o meno come in Italia, ma c’è una tale massa di negozi da non vederne la fine.

Importantissimo visitare i mercati al mattino o al massimo al primo pomeriggio, soprattutto in inverno, perché con il freddo coreano, di certo le bancarelle non restano aperte fino a tardi, anche se magari si tratta di un “mercato 24h su 24”…. D’estate invece si può davvero fare “midnight shopping”. Noi abbiamo acquistato dei pacchetti di frutta e verdura disidrata davvero ottime che hanno avuto molto successo ai nostri aperitivi con gli amici. Al Nandaemun market nulla è scontato. Si trovano infinite bancarelle, è vero, ma non solo: se si abbandonano i pregiudizi e si entra in quei “negozi” (quelli a più piani, tipo “department stores”) dall’aspetto esterno poco invitante, si possono scoprire posti davvero fantastici! Noi abbiamo trovato interi piani di abbigliamento per bambini sfiziosissimo, accessori per capelli o bigiotteria fatti sul momento davvero deliziosi, negozi specializzati in carta dove vendevano l’impossibile… insomma, ce n’è per tutti i gusti. NB: nei mercati si paga in contanti, per cui portarsi il denaro!

Ci siamo avventurati anche al mercato del pesce di Noryanjin, che è stata un’esperienza interessante. Ci si arriva facilmente con la metro, poi si compra il pesce al piano di sotto, dove ci sono i banchi e lo si porta al piano di sopra dove ci sono i ristoranti che te lo cucinano… basta sceglierne uno. Ovviamente qui si parla quasi solo coreano, per cui ci si intende a gesti… e sarà il ristorante, nella sua esperienza, che deciderà come cucinare il pesce che gli porti. Il pranzo non sarà particolarmente economico, ma sicuramente simpatico!

COSA VEDERE

Direi che già molte delle cose da vedere a Seoul sono emerse dal nostro racconto, e inoltre riteniamo sia inutile raccontare ciò che si leggere in una guida turistica! Però, tanto per dare qualche dritta: sicuramente non si può perdere Insadong e la zona storica con i pochi monumenti rimasti, il “secret garden” (solo visite guidate), le zone dei villaggi di hanok, tanto per farsi un’idea di come poteva essere Seoul fino all’inizio del 1900. Una passeggiata lungo lo “stream”, ossia il parco cittadino di Cheonggyecheon, è obbligata. È un parco urbano lungo circa 10 km ricavato smantellando una superstrada che scorreva nel centro della città. Al posto della superstrada oggi c’è un fiume che inizia scorrendo tra i grattacieli e il cemento, per diventare, man mano che si allontana dal centro, sempre meno addomesticato, con i pesci che nuotano indisturbati, le libellule che volano e gli aironi che planano sull’acqua in cerca di cibo tra la gente che passeggia godendosi un po’ di natura. Anche il quartiere di Hongdae, la zona universitaria, è stata una bellissima scoperta: negozi di vestiti dal taglio occidentale molto fighetti, caffè hipsters, una marea di ristorantini di ogni tipo, artisti di strada e soprattutto migliaia di studenti in giro a divertirsi a qualunque ora… con i nostri 40 anni ci sentivamo quasi fuori posto! Indubbiamente un quartiere dove si dorme poco e ci si diverte tanto.

In conclusione

Spesso abbiamosentito dire che “Tokyo è meglio di Seoul perché ci sono più cose da vedere”… ma noi non siamo mai stati in Giappone, per cui non possiamo fare confronti. Ed è un bene perché almeno ci siamo goduti questa metropoli senza termini di paragone, semplicemente accettandola per ciò che ci ha offerto. Non avevamo particolari aspettative in quanto sapevamo che era una città, iperpopolata, piena di grattacieli in cemento tutti uguali, fredda in inverno e afosissima in estate… ed è tutto vero. Ma proprio poiché non avevamo aspettative, non avevamo nemmeno pregiudizi, per cui è stato bellissimo farsi stupire da Seoul che ci ha regalato giornate indimenticabili.

Siamo rimasti letteralmente affascinati dai mercati, dalla pulizia della città e dalla gentilezza dei suoi abitanti, dal senso di totale sicurezza che abbiamo provato durante ogni passeggiata, nonché dall’efficienza dei mezzi pubblici. Non abbiamo visto altro della Corea, ma ci è bastato per dire che una vacanza in questo piccolo Paese, ancora da scoprire (i turisti occidentali li conti per strada…. sulla dita di una mano!) dà sicuramente moltissimo, se non si dimentica il fatto che i vicini di casa giapponesi, durante l’occupazione, hanno distrutto gran parte degli edifici storici coreani (da qualche parte ho letto che avevano un programmino alquanto ameno in mente: eliminare la razza coreana!), quindi non ci si può aspettare di trovare a Seoul ciò che purtroppo non c’è più. Ma restano tanti quartieri pieni di vita, di gioventù allegra, di ristorantini eccezionali dove gustare una cucina davvero ottima.

Noi da Seoul siamo tornati a casa con le valigie colme di souvenir… di cui, quello più bello di tutti…. si chiama Simone e ora ha due anni e mezzo! “Kamsamnidà” Corea…. Per sempre!!!!

Francesca & Alberto



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