In fuga verso la Scozia

Le Highlands e la Scozia, fiaba surreale
Scritto da: anniaffollati
in fuga verso la scozia
Partenza il: 17/10/2016
Ritorno il: 24/10/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Il Regno Unito è pioggia, pub aperti sin dal mattino, calcio in diretta e in differita. La tradizione la considera una monarchia costituzionale, la stampa italiana un paese di contraddizioni e irriconoscenza verso il continente, per molti italiani è una seconda casa (con possibilità di carriera e vita senza bidet). Dopo aver già girato in lungo e in largo L’Inghilterra e l’Irlanda, incuriosisce, osservando la cartina appesa al muro, la mancanza di un cerchio a matita anche intorno a Edimburgo. Vi sono mete che si rimandano da troppo tempo per mille ragioni. Ma viene sempre, poi, l’esigenza di partire e questa volta, in pieno autunno, progettiamo una fuga verso l’umida Scozia.

Partenza da Venezia Marco Polo. Comodissimo aeroporto, raggiungibile agevolmente dalla stazione centrale mediante autobus. Nel lasciare Venezia, dall’alto non può che tornare in mente il Marco Polo di Marco Paolini, con il protagonista che non riesce a lasciare la laguna, in rotta verso un se stesso che necessita di lasciare il lido, per dedicarsi al mondo. Appena atterrati passeggiamo verso il nolo auto, convinti che sia un gioco da ragazzi, avendo prenotato da casa, ritirare il mezzo. E invece bisogna fare attenzione: la cifra pattuita nel momento della prenotazione spesso è di molto inferiore a quella che si pagherà in loco. Dopo aver contrattato a lungo, partiamo con la nostra vettura cambio automatico, guidando per la prima volta in vita dalla parte sinistra della carreggiata.

La prima meta è Perth, raggiungibile da Edimburgo mediante un lungo ponte che salda i due lembi di terra del piccolo golfo. Prima di partire avevamo tracciato mentalmente un percorso ideale, ma non avendo mai percorso le strade a queste latitudini, ci siamo azzardati a prenotare su Airbnb solo la prima – proprio a Perth – e le ultime due notti a Edimburgo. Arriviamo a Perth un paio di ore prima del tramonto. La vista dell’ex capitale scozzese, che nasce sulle rive del fiume Tay e nelle acque del fiume riflette le luci dei suoi edifici storici, è molto suggestiva. Benché il centro storico sia piuttosto piccolo, è certamente un buon antipasto rispetto a ciò che vedremo spostandoci successivamente: centri medio-piccoli, lontani l’uno dall’altro, dove non manca nulla, e in cui vi è un fiorire di giovani botteghe artigiane e artistiche. Città dai tanti campanili, vanta anche diversi musei e castelli nelle immediate vicinanze. Ci limitiamo, sia la sera che la mattina successiva, a passeggiare per il centro osservando vecchi edifici che portano ancora le effigi di ciò che erano un tempo: fabbriche, grandi botteghe artigiane, società di assicurazioni. Ogni cosa è stata convertita ottimamente.

secondo giorno

Partenza l’indomani verso il nord e le Highlands, possibilmente tappa a Loch Ness. Uscendo dalle città il traffico ovviamente diminuisce ed è più rilassante guidare e guardarsi intorno, dato che quasi tutti rispettano limiti di velocità e distanze di sicurezza. Il paesaggio che si incontra non credo sia riproducibile a parole. Semplicemente, pare di essere piombati in un una fiaba con elementi dark: il cielo minaccioso, in cui ogni tanto i raggi del sole fanno capolino tra nuvole cariche d’acqua, tutt’altro che rari arcobaleni, la luna che non vuole più tornare a dormire; grandi boschi nella prima parte del viaggio, sostituiti poi successivamente da “glen”, valli immense che ospitano torrenti e laghi, numerosissime, e quando questi cessano, iniziano le tracce del mare, che entra in strette insenature profondissime e per chilometri ci inganna. Animali selvaggi attraversano queste terre a tratti inospitali, prati sterminati, vette e scogliere per gran parte ricoperte da erica in fiore. Cervi rossi, che possono di tanto in tanto attraversare la strada, interrompendo i distratti gruppi di pecore che vagano tra i recinti e i ripari, così come i caprioli e i grouse, i galli cedroni. Guardando in su, nel cielo le aquile sono facilmente avvistabili, gli scoiattoli rossi saltano tra le cime degli alberi. Più rari, nei boschi, sono gli incontri coi diffidenti gatti selvatici scozzesi. Ogni cosa è osservabile on the road, grazie alle piazzole di sosta presenti di frequente lungo la strada.

Passiamo Pitlochry, piccola e meravigliosa località di villeggiatura verso la Tay Forest Park. Qui, visitiamo la diga sul fiume, e le vasche successivamente create per permettere ai salmoni di risalire la corrente e raggiungere i luoghi dove sono nati, a deporre le uova. Grazie alle pareti trasparenti, i pesci sono facilmente visibili. Oltre alla diga, è possibile passeggiare su un ponte sospeso, tra case e pub in pietra. Restando sul confine occidentale del Cairgorms National Park, vicino a Dalwinnie ci fermiamo ad assaggiare haddock & chips (un gustoso fish&chips) al Loch Ericht Hotel, poco oltre incontriamo un’immensa pietra accanto alla strada: si tratta di Center of Scotland, il centro esatto della nazione. Passiamo Newtonmore, Avienmore, Moy, e giungiamo a Inverness, città di medie dimensioni sul mare. Fotografiamo il pantano presente sotto l’ennesimo mastodontico ponte che collega i due lembi di terra divisi dal mare a Beauty Firth. Fin qui, da sud-ovest, scorre il Ness River, proveniente dal Lago di Loch Ness. Dopo esserci sgranchiti le gambe lungo il percorso pedonale delle cosiddette Ness Islands, ci dirigiamo verso Foyers, meta scelta per questa notte. Il lato orientale del lago, percorso la sera, riserva delle emozioni: una strada a corsia pressoché unica che segue per decine di chilometri la costa. Davvero suggestivo anche l’arrivo col buio a Foyers: un piccolo villaggio di poche anime che si sviluppa intorno ad un ufficio postale-edicola-tabacchi-supermarket-farmacia e un albergo-ristorante, il Foyers House, in cui passeremo la notte. Consigliatissimo, offre non solo un’ottima cucina – ottimi sia il cervo che il salmone, per non parlare di uno Sticky tofee pudding da oscar – ma anche una sala di degustazione in cui poter scegliere un centinaio di scotch. Inutile uscire dopo cena, il mondo è tutto lì, tra un vecchio televisore e un paio di tavolini in cui giocano a carte.

terzo giorno

Il terzo giorno sveglia all’alba, qualche minuto ad osservare finalmente le acque di Loch Ness col binocolo, direttamente dalla finestra: nulla da segnalare. Ma le dimensioni del lago, stretto e lunghissimo, profondo in certi punti più di 200 metri, creano correnti particolari, che possono facilmente ingannare l’occhio poco esperto degli avventori distratti. Dopo l’abbondante English Breakfast (sanguinaccio-fagioli-uova-bacon-salsicce-pane tostato-pomodori grigliati) e pancake con sciroppo d’acero, ci dirigiamo verso la cascata di Foyers, caduta d’acqua da più di 60 metri d’altezza a torto non molto pubblicizzata. Riprendendo l’auto, scendiamo fino al termine del lago, per poi risalire all’altezza di Fort Augustus verso Urquhart Castle. Le rovine del castello sono da cartolina, noi entriamo (sulle 8 sterline), ma si può benissimo evitare volendo, limitandosi a toccare le acque del lago in qualche altro punto in cui sia accessibile. Torniamo così a salire verso Kyle of Lochalsh, intravedendo il massiccio delle Five Sisters of Kintail, la nostra meta per oggi è l’isola di Skye. Dopo una rapida scorsa al Castello Eilean Dodan, location del film Highlander, puntiamo decisi al ponte che collega la terra con la selvaggia isola. Infatti, a parte una sorta di ideale capoluogo, Portree, gli altri centri abitati non sono che poche case antiche e campi in cui si allevano allo stato semi-brado pecore e Highlander (si chiamano davvero così), le vacche scozzesi dal ciuffo bruno. Giungiamo a Portree verso sera, alloggiamo per caso alla Balloch Guest House e ci troviamo davvero bene. Ampie stanze, colazione ottima l’indomani, vista sul mare che all’alba si incendia di un rosso vivo. Peccato per l’aurora boreale che in questi giorni è difficile da vedere, ci rifacciamo comunque con un bel giro a piedi, dopo tanti chilometri su quattro ruote, e un’ottima cena e football match annesso al The Isles Inn, tra i tifosi del Celtic.

quarto giorno

Il quarto giorno è dedicato interamente a Skye. Saliamo la penisola Trottenish fino a Uig, da lì è quasi tutto un fuori strada fino a Duntulm: scogliere e meraviglioso nulla per chilometri, se riuscissimo sarebbe bello percorrere tutto il perimetro dell’isola. E così facciamo. Saliamo così all’estremo nord, in cerca di balene all’orizzonte, di puffin spiaggiati a riposare, ma siamo un po’ fuori periodo, ci dobbiamo accontentare di osservare un paio di aquile con binocolo e fermarci di tanto in tanto, scendere dall’auto e guardarci intorno. Tutto è avvolto nel silenzio di terre semi esplorate, interrotto solo dalla brezza gelida che spira dal mare. Infondo, a queste latitudini, non dev’essere così male la vita degli animali. Camminiamo all’interno di un polmone verde, in cui il concetto di intensivo non esiste, in cui non esistono centrali nucleari e l’energia si ricava quasi interamente dall’eolico e dalle centrali idroelettriche; insomma, si viaggia in modo ostinato e contrario nella direzione opposta a quella che sembra aver deciso di intraprendere il resto del mondo. Vicino a Waternish scorgiamo l’intatto Dunvegan Castle, poi facciamo rotta fino al Nearpoint Lighthouse, faro che svetta meraviglioso a ridosso di un’altrettanta impervia scogliera, tra pecore pigre e raffiche di vento. Tornando verso la terra ferma, facciamo merenda l’incredibile taverna-negozio vintage Mor Books and the Windrush Cafe Studio, luogo unico nel suo genere, avamposto di calore umano nel bel mezzo del nulla. Dopo una capatina alla Talisker distillery (le visite guidate sono solo fino alle 16!), salutiamo le magnifiche Cuillin Hills e raggiunta la terra ferma, siamo costretti a passare la notte in un vecchio hotel di Kyle of Lochalsh.

quinto giorno

Il quinto giorno Da Kyle partiamo molto presto, verso Fort William. Da qui, si ricomincia a sentire la presenza umana, essendo questo centro un’importante località turistica appena sotto il Ben Nevis, la montagna più altra del Regno Unito. Glencoe ha paesaggi da cartolina ma non scendiamo quasi mai dalla vettura, attraversiamo Loch Lomond e The Trossachs National Park, in direzione Glasgow. A Crianlarich ci fermiamo affamati al The Rod and Reel pub, poi passiamo anche Paisley tentando di raggiungere Glasgow in orario utile per trovare un giaciglio per la notte. Cerchiamo a lungo ma invano, quindi cambiamo meta e giungiamo esausti a Stirling, dove ci accontentiamo di un motel.

Stirling si trova nelle Central Lowlands ed è una stata capitale del Regno di Scozia. Teatro delle due più importanti battaglie per l’indipendenza scozzese, qui William Wallace sconfisse gli Inglesi e la sua mitologica figura fu immortalata da Mel Gibson nel suo Braveheart. La sera visitiamo il centro storico e un paio di pub, la mattina successiva raggiungiamo poi il castello che sorge nella parte più alta della città, con tanto di cornamuse e kilt a seguito; prima di andarcene non dimentichiamo di fare un salto anche al Monumento dedicato a Wallace. Passiamo da Falkirk, la Lonely Planet lo consiglia, ad osservare la Falkirk Wheel, ingegnosa opera meccanica degli anni ’30, che permetteva alle imbarcazioni di ovviare ad un ragguardevole dislivello tra canali. Certamente da non mancare, se si è nei paraggi. Arriviamo a Edimburgo la sera del nostro sesto giorno, riconsegniamo l’auto e dall’aeroporto, prendendo il treno, arriviamo facilmente in zona Harrison Park dove alloggeremo. Seguendo il canale, arrivare in pieno centro è una passeggiata rilassante. La sera ceniamo alla CALEY SAMPLE ROOM. Il carattere maiuscolo non è frutto di disattenzione, ma garanzia dell’eccellente qualità culinaria di questo posto, ove torneremo anche il giorno successivo. Oltre a piatti tradizionali, leggermente rivisitati (l’haggis fritto, ed esempio), si può scegliere tra circa un centinaio di birre da assaggiare, senza contare gli scotch.

L’ultimo giorno è dedicato alla visita del centro storico della capitale. Dal castello il panorama è notevole, ma ancora di più lo è dal tetto del National Museum of Scotland. Gratuito, come tutti i musei del Regno Unito, si sostiene con le libere offerte dei visitatori e con le vendite al book-shop; passa in rassegna egregiamente la storia dei popoli del mondo, non solo di quello scozzese, dalle origini ai giorni nostri. Una via di mezzo tra un museo di storia naturale e un museo della tecnica, è su 7 piani, impossibili da girare completamente. Ci limitiamo a passeggiare per le immense sale, tra scheletri e postazioni interattive. A West Port, piazza Grassmarket, un tempo si effettuavano le impiccagioni e leggenda vuole che anche Burke e Hare, celebri ladri di cadaveri rivenduti poi alla medicina, siano stati giustiziati qui. Nel film “Ladri di cadaveri”, le loro vicende romanzate sono ben descritte da John Landis.

CONSIGLI DI VIAGGIO

– Attenzione alle tariffe delle auto a noleggio. Se vi chiedono come prezzo finale “100”, è molto probabile che per qualche postilla contrattuale che vi è sfuggita, alla fine sarete costretti a pagare al momento del ritiro “130” o “140”. Per il navigatore, risparmiate installandovi una app come Here. Scaricatevi prima di partire le mappe del Regno Unito, in modo da poter usare il gps anche offline.

– Cambio valuta. Evitare di cambiare in aeroporto, in tasso è altissimo. Potete scegliere se ritirare liquidi oppure se pagare con carta di credito (che qui accettando quasi ovunque). Se avete euro, cambiateli negli uffici postali. Attenzione agli orari di apertura (di solito dalle 9 alle 16).

– Birra. Mi spiace, ma per me la patria di questa bevanda non è la Germania, ma il Regno Unito. Se la pensate anche voi così, evitare di sparare a caso una volta seduti nei pub; chiedete e vi sarà consigliato.

– Aurora Boreale. Per quanto sia possibile scorgerla anche dalle Highlands – come dall’Irlanda – dall’autunno, bisogna essere molto fortunati per incapparvi. Se volete restare aggiornati a tal proposito è stata creata una pagina FB: www.facebook.com/AuroraNotify/?fref=ts; consultatela.

– Wi-fi. Ci siamo stupiti per il fatto che tutti i b&b abbiamo una buona copertura wi-fi in stanza, mentre invece a volte gli hotel, per quanto più cari, non la garantiscono. Per il resto, quasi ogni locale avrà reti disponibili, come anche l’aeroporto di Edimburgo.

– Rifornimento. Evitate di restare a secco, a nord, non tutti i paesini hanno una stazione di benzina, e non sempre incontrerete grandi centri.

– Distillerie. Ce ne sono ovunque. Evitate di fermarvi a tutte per due ragioni: la prima è legata alla patente di guida, la seconda è che non tutte organizzano tour ogni giorno. Cercate di prenotare la visita a quelle a cui siete più interessati.

– Cucina. Assaggiate qualsiasi cosa vi propongano tra i piatti locali: ogni cosa è squisita, dalle zuppe all’haggis, all’Haddock.

– Vestiario. Portatevi poco, vestitevi a strati. Indispensabile solo una giacca che tenga sia il vento che l’acqua.

– CALEY SAMPLE ROOM Se siete ad Edimburgo mangiate lì. Non è un consiglio, è un ordine.

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The National Museum of Scotland

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Wild Highlands

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Wild Highlands II

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Perth

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LochNess

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Wild Skye

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Inverness

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Foyers falls

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Sunrise in Portree

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Centre of Scotland



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