Sardegna in moto

Ciao, e' la prima volta che 'pubblico' il mio diario di viaggio. I viaggi in 'Turisti per caso' sono di grande aiuto, per noi che partiamo sempre alla scoperta di posti nuovi. Cosi' eccoci qui a dare il nostro piccolo contributo. Siamo partiti in moto da Milano, imbarco a Livorno il 22 luglio, usufruendo della Corsica-Sardinia Ferries con ...
Scritto da: irene1977
sardegna in moto
Viaggiatori: in coppia
Ciao, e’ la prima volta che ‘pubblico’ il mio diario di viaggio. I viaggi in ‘Turisti per caso’ sono di grande aiuto, per noi che partiamo sempre alla scoperta di posti nuovi. Cosi’ eccoci qui a dare il nostro piccolo contributo. Siamo partiti in moto da Milano, imbarco a Livorno il 22 luglio, usufruendo della Corsica-Sardinia Ferries con sbarco a Golfo Aranci e rientro il 6 agosto. La Sardegna e’ splendida, io non ci ero mai stata e devo dire che merita! A parte tre giorni di Maestrale (2/3/4 agosto), che detto tra noi, dopo un po rompe le balle… La vacanza e’ stata davvero indimenticabile, come lo sono state le strade con curve mozzafiato che abbiamo percorso, dove capre e mufloni si arrampicavano per un dolce refrigerio! Sardegna in moto e in campeggio, picchettare e spicchettare la nostra tenda ‘Giglio 4XL’ ogni 2×3 e’ risultato un po’ faticoso… abbiamo scelto di fare poche soste e girare.

Sbarcati a Golfo Aranci, siamo subito partiti per Palau, unica tappa del viaggio definita a priori, dove abbiamo scoperto un ottimo ristorantino ‘ SAN GIORGIO ‘ e mangiato dei buon primi a base di pesce… Nei dintorni, ad Arzachena, vana e’ stata la ricerca di un agriturismo ‘ LU BRANU ‘, in cui avevamo prenotato la cena. Le indicazioni che avevamo non erano sufficienti e alla fine abbiamo optato per una cenetta a Palau da ‘RE FERDINANDO’ (non era proprio il massimo!) Da Palau con la sua imponente roccia dell’Orso (Capo D’orso) e’ stato facile fare il giro alla Maddalena e Caprera! Alla Maddalena, la famosa p.Zza Garibaldi detta anche ‘piazza Rossa’, ci ha un po’ spiazzati… Non e’ chiaro perche’ e’ detta piazza Rossa! Ho fatto una breve ricerca ed e’ emerso che: la piazza e’ detta Piazza Rossa per il colore della VECCHIA pavimentazione, ahime’ siamo arrivati troppo tardi. Detto tra noi, potevano lasciare uno scorcio della vecchia pavimentazione per dei turisti curiosi come noi! Va beh, abbiamo comunque dato sfogo alla fantasia e come per magia tutta la piazza si e’ tinta di rosso.

A Caprera, raggiungibile dalla Maddalena percorrendo un pittoresco ponte di legno che collega le due isole, Garibaldi’s house, il lunedi e’ chiusa.. (noi eravamo li’ lunedi 24 luglio!) e anche il giorno dopo sarebbe rimasta chiusa a causa di una riunione comunale, cosi’.. niente giro in casa del famoso italiano detto ‘ Eroe dei due mondi ‘ . Ah, se avete intenzione di fare un giro, la casa e’ aperta solo al mattino, il pomeriggio il fantasma di Garibaldi deve fare il riposino! Da Palau partenza diretta per Arbatax percorrendo la strada ss125 Orientale Sarda lungo il parco Nazionale del Gennargentu … Arbatax con le sue maestose scogliere Rosse non offre molto al turista ma e’ stato un buon punto di riferimento per giri ed escursione varie nei dintorni. Il campeggio ‘Telis’, era ben attrezzato, ad animare la vita del posto, giovani animatori organizzavano giochi in spiaggia, miniclub, karaoke e spettacoli serali. Ad Arbatax, in un buon ristorantino ‘ DEL PORTO ‘ abbiamo degustato culurgiones al sugo, formaggi sardi e un’ottima seadas. Da Arbatax, partono le barche per una rilassante escursione del Golfo Orosei con possibilita’ di sostare su alcune spiagge dove e’ possibile balneare. Il giro comprende, ‘Cala Mariolu’, la piccola ma accogliente ‘Cala Biriola’, le suggestive grotte di ‘Cala Luna’, ‘Cala Sisine’ e la famosa ‘Cala Goloritzè’ (tanto bella che l’UNESCU l’ha definita Patrimonio dell’Umanità). Noi abbiamo anche visitato la ‘Grotta del Fico’, cosi’ chiamata perche’ davanti all’igresso vi e’ un albero di fico, un tempo gelosamente custodita dalla Foca Monaca. Ci e’ stato spiegato, che con la nascita di Arbatax, occupata da pescatori provenienti prevalentemente dalla Campania, vi e’ stata una vera e propria mattanza delle foche, perche’ queste rompevano le reti dei pescatori danneggiando la pesca. La leggenda narra che i pescatori usavano fare esplodere con il tritolo posto nel sughero le grotte abitate dalle foche. Peccato gli unici esemplari di foche monache a popolare Il Mediterraneo, mare troppo caldo per ospitare queste specie, siano stati brutalmente sterminati, ma e’ la solita storia per la sopravvivenza. Lungo la strada del ritorno, in mare si potevano avvistare dei delfini! Non poteva mancare, una sosta a Cardeddu nelle cui vicinanze, vi sono i centri di Jerzu, rinomata cantina di vino Cannonau, Barì Sardo,Tortoli e Santa Maria Navarrese rinomati centri turistici. Qui si possono ammirare la caratteristica Torre di Barì Sardo, la cattedrale, ‘Chiesa del Monserrato’ grande e luminosa dove tre anziane signore che stavano facendo le pulizie, ci hanno fatto entrare e ci hanno fatto da Cicerone. Sapevate che… Prima la citta’ si chiamava Barì, con l’accento sulla ì.. Gli spagnoli, quando la conquistarono, decisero che non bastava a distinguere la citta’ dalla citta’ di Bari sita in Puglia e quindi risulto’ necessario specificarne anche la provenienza … Fu così deciso: ‘ BARI SARDO ‘. L’accento sulla ì e’ andato via via perdendosi… I cittadini del luogo sono detti bariesi.

Sullo scoglio della costa di Barì, per decreto di Filippo II, venne fatta costruire la torre, detta appunto ” spagnola”, in difesa della costa dalle frequenti incursioni saracene.

A Barì Sardo, balli folkoristici, con ballerini giunti da varie parti della Sardegna, animavano la serata. Durante il ballo tutti i danzatori ( balladores), i cui diversi colori di abiti, ne identificano la provenienza, si tengono per mano o per le braccia formando un cerchio che ruota in senso orario. Il movimento base, detto drinnire, è una specie di sussulto cui partecipa soprattutto il tronco. La parte superiore del corpo deve essere mantenuta rigida, sono infatti ballerini molto composti, mentre la mobilità è affidata esclusivamente agli arti inferiori. Gli strumenti più utilizzati per l’esecuzione del ballo sono l’organetto, l’armonica a bocca, la fisarmonica e talvolta la danza viene ritmata dal canto a tenore. I piu’ famosi balli sono: ‘su passu Torrau’ e ballo ‘della Sposa’, in quest’ultimo gli uomini chiedono alla donna di danzare, consapoveli di poter prendere un bel due di picche o la mano della dolce sposa danzate. All’interno, tra le imponenti montagne, serata a Lanusei, dove nonostante il caldo, il piatto forte della serata era molloreddus con i ceci. Anche qui, le strade erano animate da ballerini del posto, e il ballo della sposa veniva eseguito stando gli uni difronte agli altri e non in cerchio come a Barì Sardo.

A Tortolì ‘ I° edizione della Fiera del Mercato ‘ con sagra: del pesce, dei culurgiones, del pane(carasau, guttiau e pistokku),delle seadas, degustazione di mirto , filu ferru (acquavite di vinaccia o piu’ semplicemente grappa, cosi’ chiamata, perche’ i contadini distillavano il prodotto durante il periodo del proibizionismo, quindi usavano nascondere le bottiglie sotto terra e segnare la posizione con un filo di ferro. ), cannonau , vermentino , formaggi di pecora di capra e misti, miele, torrone di Tonara, famosi coltelli di Pattada, souvenirs in sughero. La Fiera durava 5 giorni, noi siamo stati li’ una serata intera per visitare il maggior numero di stands approffittando della sagra del pesce. Per concludere il giro dell’Ogliastra ( Il suo nome deriva dalla particolarità della zona ricca di olivastri millenari, situati in particolare a Santa Maria Navarrese e di grande interesse naturalistico), ci e’ sembrata doverosa una parentesi culturale ad Osini per visitare un complesso Nuragico Serbissi. E’ senza dubbio il nuraghe più bello del Taccu di Osini sia per la maestosità sia per la posizione dominante sul territorio circostante. Una vista mozzafiato. A nord domina il Gennargentu, a sud altipiani e montagne fino alla linea dell’orizzonte. il complesso nuragico è composto da una torre centrale e da altre 3 torri. Tutte le torri sono unite tra loro da un bastione murario.

La torre principale e’ alta circa 6m. Sotto il nuraghe, più a valle vi è una grotta, un tunnel naturale che permette di attraversare la montagna sottostante il nuraghe da sud a nord e viceversa. La grotta pur non essendo grandissima e di notevole dimensioni dev’essere stata usata a suo tempo come mezzo di rifugio non solo occasionale e come strumento di conservazione delle derrate alimentari. Lo dimostra il fatto che fino a pochi anni fa i pastori la usavano allo stesso modo. Riparo per il bestiame e per se stessi. Questo nuraghe, da visitare assolutamente è raggiungibile anche in macchina e a parte qualche tratto di sterrato, (noi eravamo in moto e siamo riusciti nell’impresa) si trova a circa 12 km. Da Osini, svoltando a destra nel primo incrocio che si trova superato il Passo di San Giorgio. Partenza per S. Teodoro con sosta in un agriturismo a Siniscola a mangiar porceddu. a s. Teodoro eravamo in campeggio alla ‘ la Cinta’, nome dell’omonima e affollatissima spiaggia. Noi ogni giorno sceglievamo una spiaggia diversa per tuffarci nello splendido mare, Capo Coda Cavallo, Cala Brandinchi (detta la Piccola Tahiti), Lu Impostu, Cala Saruaccia e per concludere affascinante escursione a Tavolara e Molara con partenza da Porto S. Paolo. Le due isole, appertengono a dei privati, x fortuna tutti italiani! Molara, granitica e dalla forma rotondeggiante, e’ insieme alla vicina isola del Molarotto una riserva integrale, ha un unico proprietario, a differenza di Tavolra che ne ha tre, che risiede sull’isola solo nel periodo estivo. E’ abitata invece per tutto l’anno da un custode, che vive lì con la sua famiglia allevando bestiame. Sull’isola nidificano numerose specie di uccelli marini come il falco pellegrino, il gabbiano corso e da qualche anno anche l’aquila reale. Inoltre vivono esemplari di mufloni, rari ovini selvatici simili alle pecore, tipici della Sardegna, e grandi colonie di cormorani. Tavolara, e’ un enorme tavolato calcareo, ha la forma di un rettangolo allungato ed e’ lunga circa 4 km . La parte rivolta verso la Sardegna, dove si approda con il barcone, chiamata Spalmatore di Terra è pianeggiante, vi crescono i rari gigli di mare, ginepri, rosmarino, lentischio e cisto, ed è contornata da alcune spiagge, dove si trovano alcuni ristoranti, un porticciolo turistico e un piccolo centro abitato. L’animale tipico di Tavolara è la famosa capra selvatica, con gli occhi gialli e i denti dorati, perchè colorati da sempre da un’erba che cresce sull’isola, di cui si nutrono questi animali. Tavolara è, o dovrebbe essere, di proprietà del suo Re, infatti verso la metà dell’Ottocento, Carlo Alberto futuro Re d’Italia, si recò sull’isola per poter vedere le mitiche capre dai denti d’oro, e venne ospitato dall’unico abitante dell’isola, un pastore che si chiamava Paolo Bertoleoni, il quale in cambio dell’ospitalità, venne nominato Re di Tavolara. Questo titolo si è tramandato di padre in figlio ed esiste ancora, tanto che trova spazio nell’Elenco Ufficiale dei Regni del Mondo,in una foto esposta a Buchingam Palace a Londra. Oggi sull’isola dovrebbe regnare il Re Carlo III. Purtroppo gran parte dell’isola, specialmente il lato orientale, non è visitabile in quanto zona militare. Sull’isola vi e’ anche un piccolo cimitero. A Molara abbiamo avuto modo di fare un tuffo nelle ‘piscine’ ( il colore dell’acqua in mare aperto ne delimita alcune zone ), eravamo in compagnia di pesci che sguazzavano da ogni parte, a seguire passaggio da Cala Ghjlgolu: la famosa spiaggia della tartaruga rocciosa raffigurata su molte cartoline di San Teodoro, ma ormai non più riconoscibile a causa di un turista italiano folle che le ha prima “mozzato” la testa, e dopo il ritrovamento, quando ormai potevano ricomporre la tartaruga, ha deciso di frantumare la roccia di modo da non poter piu’ ricostuire la famosa tartaruga rocciosa. Giro serale ad Olbia con cena a base di gnocchetti alla ‘pur puzza’ e dolce di ricotta con miele nero. La maschera e il boccaglio sono stati nostri fedeli compagni di viaggio, nonostante il fondale sabbaioso, si potevano ammirare una gran varieta’ di pesci, stelle marine e quanto di piu’ bello il mare ancora incontaminato puo’ offrire. La vacanza si e’ conlcusa con una ricca cena a base di pesce (7 antipasti, spaghetti alla bottarga, orata al sale, branzino alla griglia, frittura di pesce, contorno, dolce, mirto, vermentino e tipico pane carasau ) in un Ittiturismo ‘AGRIMARE’ a S.Teodoro, Loc. Pischera , con rientro a casa dopo un bel pranzetto con penne al Cannonau e pecorino sardo ‘DA FRANCESCO’ a S. Teodoro, Loc. Suaredda. Questo e’ stato il nostro mitico viaggio in Sardegna, sembra piu’ un percorso eno-gastronomico, ma posso garantire che ne vale davvero la pena! Avremmo voluto fare l’escursione, PESCA E TURISMO, in barca, praticamente aiuti a pescare, ti spiegano qualche trucco del mestiere e mangi la roba pescata in nave… Peccato S.Teodoro e dintorni siano una riserva e questo tipo di escursioni non si possono fare, dovevamo approffittarne ad Arbatax, ma avevamo un sacco di cose da fare, sagre, balli, bagni in spiaggia e abbiamo pensato di poter rimandare a S. Teodoro… Questo ha causato danni alla salute mentale di tutti noi e l’unico rimedio sara’ tornare in vacanza in Sardegna per riparare! Buone vacanze.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche