Braila, Romania: vecchio ricco porto franco

ROMANIA- SEMINARIO Domenica 07/05/2006 Primo giorno, primo impatto, prima impressione e prima incerta positivita’ condizionata dagli arancini al charry di Ahmat. L’ha chiamati “kumba” o in turco “tzalem mpu-du” (traduzione = cosce di giovane donna) ; non so se sono specialita’ locali essendo “lui”curdo, sposato con una signora...
Scritto da: alani
braila, romania: vecchio ricco porto franco
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 500 €
ROMANIA- SEMINARIO Domenica 07/05/2006 Primo giorno, primo impatto, prima impressione e prima incerta positivita’ condizionata dagli arancini al charry di Ahmat. L’ha chiamati “kumba” o in turco “tzalem mpu-du” (traduzione = cosce di giovane donna) ; non so se sono specialita’ locali essendo “lui”curdo, sposato con una signora greca e domiciliato in Braila- Romania con sprazzi lavorativi in Bulgaria. Per il nostro stomaco affamato anche di novita’, sono stati eccezionali.

Per entrare al Traian Hotel, attraverso la piazza principale e vengo osservato dall’alto dal capoccione di un antico romano: e’ proprio l’Imperatore Traiano, che qui e’ nato.

Ah! vecchi ricordi di scuola: d’improvviso mi sembra di stare a Roma e osservando i tratti somatici della gente che mi passa davanti, riconosco Claudio, Marco, Antonio, Cesare, Aurelio e Massimiliano, vecchi amici che ho conosciuto nella citta’ dove per tant’anni ho vissuto senza notarne la romanita’ Le donne mi sembrano matrone coi loro volti rosei e rotondi, capelli raccolti e portamento austero. Abiti dimessi e poveri.

Mi affaccio alla finestra del Traian hotel e vedo il Danubbio, pensa, quel Danubbio che da bambino mi pareva esistere solo nelle favole. Quanto e’ grande, sembra un mare.

Da li vedo una strada acciottolata e vuota: una sola coppia passeggia impettita, forse perche’ e’ domenica, una scombinata compagnia di cani randagi da svogliata caccia ad un povero gatto nero di passaggio, i tetti dei palazzi baroccheggianti sono di lamiera riflettenti i tenui pallidi raggi solari. Gli edifici che osservo dal quinto piano del Traian Hotel, ricco di docici piani, ma povero di clienti, hanno, forse e’ meglio dire avevano, un tocco classico barocco, ora abbandonato e decadente. Una lunga serie di indumenti e’ stesa al pallido sole di oggi, nel cortile di una Istituzione che mette in mostra a larghe lettere : “Istituto per la formazione e sviluppo professionale.

Programma sovvenzionato dalla Comunita’ Europea.” Sul bel Danubbio che non e’ blu, ma grigio e fangoso un barcone qui ormeggiato fa da bar- ristorante . Noi sorseggiamo una birra locale “Transilvania” leggera e poco frizzante. Vediamo scorrere lenti barconi carichi di carbone, qualche pescatore che ha lanciato l’amo nella speranza che qualcosa abbocchi. Una panchina giace solitaria in mezzo all’acqua di recente straripata. Su altre panchine piu’ lontane e piu’ al sicuro, qualcuno si rilassa, parlicchia pacato, mentre i bambini continuano a giocare come se nulla fosse accaduto.

Alla fine di una grande via, in una grande piazza, una grande fontana offre il ritmo lento e armonioso delle sue ballerine mobili inondate da getti di acqua potenti e vivaci. Piu’ giu’ gabbiani metallici ad ali spiegate, continuano a gettare acqua per la fontana.

Tutto scorre lento, tutto ti da una sensazione di riposo e traquilla rassegnazione: non si sente gridare, ne’ vociare e i bambini giocano in silenzio. Le poche vetture circolanti non strombazzano, i loro clacson sembrano ammutoliti.

La serata si conclude coll’assaggio di specialita’ locali: uno spezzatino di maiale rosso e piccante fa da contorno ad una piramide di farina gialla. Mi sembra la polenta che ho mangiato in Valtellina, solo che qui si chiama in modo piu’ difficile.

.2.

Il centro della citta’ di Braila e’ ricco di edifici barocchi, una volta abilmente ornati di stucchi e statue. I balconi bombati, e le ringhiere in ferro battuto che ornano le finestre ricordano gli antichi splendori di una Braila, ricco porto franco del 1920. Ora l’intonaco cade, i mattoni sono a vista, l’opera artigianale dei balconi e’ arrugginita e le statue mutilate hanno l’espressione stanca e non ce la fanno piu’ a reggere le architravi.

La nostra guida Caterina, mi parla, mi parla , ci parla: qui c’era questo, qui c’era quello, qui il chioschetto per l’orchestra e la pista da ballo, questo e’ il vecchio cinema dove andavo da bambina.

Si vive all’imperfetto indicativo: c’era e ora non c’e piu’.

I giorni scorrono pieni: la mattina occupata colle lezioni del corso e il pomeriggio e sera a godere delle specialita’ culinarie di Andrea o Ahmat altrimenti da noi nomato Nikolai o Ceaucescu o DICTATOR, per il suo modo di programmare le nostre ore libere e le nostre visite.

Il tempo piovigginoso contribuisce a rattristare gli edifici gia’ sgretolati. Difendersi sotto l’ombrello dalla continua pioggerellina leggera per strade con vecchie buche e nuovo fango appena trasportato dallo straripamento del Danubbio, sotto un plumbeo cielo, pretende ampie dosi di ottimismo per non cadere in crisi depressive. Meno male che c’e’ l’ottimismo, il sorriso e la benevolenza della gente che ci ospita.

Un rapido exursus sui prezzi e sugli stipendi, ci fa capire che uno stomaco non soddisfatto, difficilmente indirizza chi lo possiede verso oggetti d’arte e di cultura. 100-150 euro al mese giustificano, secondo il parere locale, la gestione di incrementi poco legali a tutti i livelli: puoi non pagare la multa salata, offrendo un ricordino a chi e’ incaricato di far rispettare le regole e se vuoi che un programma venga approvato e proceda verso la realizzazione e’ opportuno conoscere cio’ che piu’ e’ gradito a chi e’ responsabile dell’approvazione.

Chi ha un lavoro, anche di 80 euro mensili, si ritiene fortunato perche’ i posti di lavoro scarseggiano. Le pensioni, quando ci sono, vanno da 10 (dico 10) a 80-100 euro mensili. Cosi’ ci rendiamo conto perche’ i ristoranti offrono un buon pranzo a 10 euro a testa, ma sono vuoti, perche’ l’ingresso al museo e’ solo di 2 euro e sono vuoti. Perche un concerto nello stupendo teatro Maria Filotti, te lo puoi godere con 2 euro soltanto, ma siamo in 30 ad ascoltare la stupenda voce di Vanessa che interpreta le vecchie canzoni popolari.

La Romania entrera’ nell’Europa: e’ la grande speranza. L’Europa ha in programma grandi elargimenti economici per lo sviluppo del paese, ma occorre presentare ricerche e richieste in breve tempo altrimenti si rischia di rimanere a bocca asciutta. La responsabile ministeriale per la zona di Braila, che siamo andati a visitare, dietro sua richiesta perche’ ha in corso programmi coll’Italia, rischia il panico perche’ ancora non ha trovato come gestire le centinaio di migliaia di euro che le cadranno addosso e ancora non ha trovato elementi capaci di elaborare programmi secondo gli standard europei. Il primo passo sara’ quello di organizzare stage di apprendimento su come, quando, dove e perche’ presentare programmi di sviluppo.

Il nostro amico Andrea o Ahmat ci fa brillare un’idea che accetteremmo volentieri se non fossimo consci della nostra inefficacia e meditata negativita’ per la speculazione: terreno acquistabile a meno di 1 (uno) euro al metro quadro da riproporre quando il paese entrera’ a tutti gli effetti in Europa.

.3.

BUCAREST Su questo status economico si erge il colossale edificio voluto da Ceaucescu, a beffa del popolo rumeno, come “casa del popolo”. Le stanze superano il numero di 3.000 e l’estenzione e’ seconda solo al Pentagono americano. L’abbattimento di case e casupole, a continuazione dello stesso, ha permesso la creazione di una serie di fontane a getto d’acqua continuo.

“lai..Lai..Lai..La..La..” e’ il ritornello delle canzoni popolari.

Partiti con nel cuore la necessita’ di conoscere il folklore rumeno, finalmente e quasi per caso, ci imbattiamo nel museo delle tradizioni popolari. Ricco di materiale esposto con semplicita’ e rusticita’ ma povero di “multi media” di cui sono ricchi i nostri musei.

All’areoporto ci salutano una serie di capoccette piccole, medie e grandi di Dracula baffuto utilizzabili per ogni fine immaginabile, tazze, bicchieri, sotto bicchieri, matite, porta matite, abat-jour , ecc…

Salutiamo questo paese ricco di tradizioni, di storia e di cultura augurandogli, perche’ merita, di cancellare al piu’ presto un passato recente e di trovare le energie necessarie per risollevare il suo stato economico sociale. Noi ci ritorneremo perche’ abbiamo ancora tanto da apprezzare.



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