La Transilvania e le sue tradizioni

Sono le quattro del mattino e l’aria pungente della notte mi colpisce il viso sotto il casco aperto mentre mi avvio insieme a Riccardo all’appuntamento con gli altri amici sotto la solita statua di Garibaldi. La prima tappa è molto impegnativa, abbiamo deciso di arrivare in un solo giorno ad Oradea, prima città dopo il confine rumeno. La...
Scritto da: PinoMotoamici
la transilvania e le sue tradizioni
Partenza il: 12/06/2004
Ritorno il: 20/05/2004
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
Sono le quattro del mattino e l’aria pungente della notte mi colpisce il viso sotto il casco aperto mentre mi avvio insieme a Riccardo all’appuntamento con gli altri amici sotto la solita statua di Garibaldi. La prima tappa è molto impegnativa, abbiamo deciso di arrivare in un solo giorno ad Oradea, prima città dopo il confine rumeno. La mattina dopo ci inoltriamo nelle scure foreste dei Carpazi raggiungendo la regione del Maramures che conserva intatte le sue tradizioni millenarie in un ambiente bucolico e silenzioso, dove i contadini lavorano ancora con strumenti altrove scomparsi, dove ancora le donne, la domenica e durante le numerose feste popolari, indossano splendidi e colorati costumi. Siamo fortunati, oggi è proprio domenica e lungo la strada incontriamo tantissima gente a passeggio. Gli uomini, con il tradizionale piccolo cappello di paglia in testa, indossano linde camicie bianche mentre le donne a braccetto, nelle loro gonne a palloncino, sfoggiano coloratissimi scialli. Attraversiamo questi villaggi quasi “in punta di piedi” consapevoli della nostra sguaiata e rumorosa intrusione.

Imboccata la strada che corre lungo il confine con l’Ucraina, raggiungiamo Sapinta, piccolo paesino famoso per il suo Cimitero Allegro, unico al mondo. Era il 1935 quando Stan Patras, artista locale, iniziò a decorare le croci tombali dei suoi compaesani con coloratissime scene naif che illustrano virtù e difetti del defunto, il tutto in un rutilante mondo popolare che raggiunge lo straordinario effetto di rendere “gaia” anche la morte. Da Sighetu Marmatiei, prendiamo la stretta stradina che costeggia il torrente IZA. Pochissime le auto che circolano, qualche vecchio autocarro, mezzi trainati da bestiame. Fra le tante cose ci colpisce la suggestiva architettura in legno dei grandi portici delle recinzioni delle case, intagliati a mano, più o meno recenti e diversamente conservati a seconda della disponibilità economica della famiglia. A Ieud , forse il villaggio più tipico di questa zona, visitiamo la chiesa più vecchia del Maramures che risale addirittura al 1350 ed è ancora in perfetto stato., Costruita in legno di pino e abete, ha piccole finestre, un doppio tetto e un alto campanile. All’interno una vasta raccolta di icone di tutti i tipi e periodi, decora le pareti. Finalmente arriviamo al monastero di Voronet. Monache ammantate di nero si aggirano in silenzio nel giardino dell’edificio religioso costruito nel Quattrocento sotto il regno di Stefano il Grande, periodo in cui la Bucovina visse la sua epoca d’oro. Le pareti esterne vennero dipinte all’epoca in cui la Moldavia settentrionale era minacciata dagli invasori turchi. Per educare e attirare l’interesse dei soldati e dei contadini, in gran parte analfabeti, le più note storie della Bibbia vennero rappresentate, come dei moderni fumetti, sulle pareti esterne delle chiese. Il famoso blu di Voronet, fa da sfondo a tutte le solite immagini di Santi, diavoli e peccatori. Un’intera parete è occupata dal Giudizio Finale, qualcosa di unico nelle rappresentazioni pittoriche di questi monasteri, sia per lo spazio che occupa, sia per la grandiosità della scena. Cristo domina una folla di animali fantastici, simboli zodiacali, anime dannate abbigliate col turbante degli odiati Turchi, tombe che si scoperchiano, santi e profeti, arcangeli che soffiano nelle buccine, le trombe usate dai contadini moldavi. La strada, inizialmente ampia e invitante, ad un certo punto s’infila in una valle sempre più stretta fino a quando come inghiottita dalla montagna entra fra due alte pareti rocciose. Sono le gole di Bicaz maestose e scure nel cuore dei Carpazi. Lo spettacolo è veramente notevole con rocce sporgenti, alberi aggrappati e sospesi fra le ripide pareti, con squarci di cielo azzurro che appaiono in cima alle montagne, il tutto completato dal dolce e gradevole rumore dell’acqua che scende lungo il vicino torrente. Appena superata la parte più stretta del canyon, la strada, con i suoi avvolgenti e sinuosi tornanti, sale decisamente verso il passo. Procediamo in fila indiana con un filo di gas, senza fretta, godendo del panorama che si staglia sopra di noi. Subito dopo ottenuto un permesso speciale, percorriamo con le moto il bellissimo centro storico della città di Sighisoara passando attraverso piccole strade acciottolate e sotto antichi archi per raggiungere il municipio, dove siamo attesi per un incontro con il sindaco. Intorno ad un grande tavolo ovale la nostra piccola delegazione improvvisa un saluto al massimo rappresentante della città, contraccambiato dallo stesso con un piccolo ricordo da portare in Italia. Concludiamo la giornata con un giro turistico “a piedi” della città. E’ d’obbligo per chi viene in Transilvania andare a Bran per vedere il castello di Dracula. Così come dei veri turisti ci dirigiamo verso questo villaggio nelle vicinanze di Brasov. Già avvicinadoci, in lontananza, lo si vede ergersi in tutta la sua grandiosità appollaiato in cima a una collina. In realtà questo maniero, avamposto dei Cavalieri Teutonici contro l’avanzata dei Turchi, ospitò solo per alcuni giorni e in qualità di prigioniero il conte Dracula, il crudele regnante dell’antica Valacchia che diede origine alla leggenda del famoso vampiro. Altri luoghi della Romania sono molto più importanti nella storia dell’Imperatore, ma questo castello molto ben conservato ha in effetti un fascino unico. Nel pomeriggio il gruppo si divide, alcuni decidono di prendere la strada che scavalca, in un susseguirsi di curvoni veloci e divertenti,i monti Fagarasului, gli altri si fermano a Brasov, importante città sassone anticamente crocevia di scambi commerciali e culturali del sud-est dell’europa. Oggi è la capitale della contea diventando la città turistica per eccellenza grazie ai suoi numerosi monumenti La principale attrattiva è la Chiesa Nera, enorme edificio gotico che deve il suo nome al suo aspetto fuligginoso, acquisito nel grande incendio del 1689.

Oggi inizia la fase del ritorno. Nel primo pomeriggio decidiamo di fermarci a Sibiu, importante cittadina situata nel cuore della Romania, le cui origini risalgono al 1192. Considerata la capitale della Transilvania meridionale, era la più importante delle sette città fondate dai coloni tedeschi. Ovunque volgiamo lo sguardo, possiamo trovare prove del passato di Sibiu.. Gli edifici sono dipinti in azzurro, rosso, arancio e verde, ci sono molti caffè e ristoranti, e anche vari musei e chiese interessanti. Ci fermiamo nella piazza della città attirando l’attenzione della gente a passeggio. Le nostre moto, con i loro colori e le brillanti cromature, incuriosiscono i giovani che si avvicinano per scambiare qualche parola con noi. I più intraprendenti, riescono a strappare qualche giro intorno la piazza.

A malincuore dopo un po’ lasciamo questa bella città, si è fatto tardi, dobbiamo percorrere ancora trecento chilometri prima di arrivare ad Arad, l’ultima città che ci ospiterà prima di uscire definitivamente dal questo affascinante paese. Pino Perugini



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