Natale a Rio e dintorni

Un viaggio fai-da-te di due settimane che ci ha portato alla scoperta di una parte del Brasile: la meravigliosa Rio de Janeiro, le imponenti cascate di Iguaçu, l'enigmatica Brasilia e la solare Salvador de Bahia
Scritto da: Oli79
natale a rio e dintorni
Partenza il: 23/12/2011
Ritorno il: 07/01/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 4000 €
Per noi questo è un viaggio molto importante perché è il nostro primo fai-da-te e il primo viaggio in Sud America. È un viaggio studiato nei minimi dettagli dopo aver letto e riletto guide, blog e resoconti di esperienze già fatte.

Venerdì 23 Dicembre 2011

Partiamo da Milano Malpensa via Lisbona per Rio de Janeiro. La compagnia aerea utilizzata è la TAP. L’aereo per Lisbona, previsto per le 19, è in ritardo di quasi due ore: tra i passeggeri aleggia l’incubo di perdere le varie coincidenze. Nella sala d’aspetto incontriamo, inaspettatamente, una coppia conosciuta durante un viaggio in Cina in attesa di imbarcarsi sull’aereo (anche questo in ritardo) che li porterà in Argentina e Patagonia. Ci scambiamo gli auguri di buone feste e promettiamo di rivederci per una tranquilla serata di foto. Atterrati a Lisbona le hostess fanno sbarcare subito dall’aereo i passeggeri diretti a Rio e a San Paolo. A terra un pulmino ci accompagna direttamente al controllo doganale. Il tutto è velocissimo perché i tempi sono strettissimi. Finalmente ci imbarchiamo: la stanchezza e la tensione si fanno sentire e abbiamo solo voglia di chiudere gli occhi e lasciarci andare. Ormai siamo in vacanza…

Sabato 24 Dicembre – Rio de Janeiro

Il viaggio è lungo e noioso. Atterriamo a Rio in perfetto orario e con una velocità supersonica arrivano anche i nostri bagagli. Facciamo un piccolo cambio in reais e acquistiamo il trasferimento in città via taxi all’interno dell’aeroporto (la tariffa è fissa, costa di più dei taxi che useremo nei prossimi giorni ma è sicuro, visto che abbiamo con noi “armi e bagagli”).

In circa mezz’ora siamo a Copacabana: la giornata è calda, il sole è estivo e il cielo è di un azzurro cartolina. Alloggiamo presso l’hotel Golden Tulip, un albergo discreto ma con una posizione fantastica: si trova proprio davanti alla famosa spiaggia e all’oceano. Appena arrivati (sono circa le nove del mattino), entriamo in possesso della nostra camera: una doccia, un cambio d’abiti, un caffè per svegliarci, la conferma telefonica delle escursioni prenotate via Internet per i prossimi giorni e… Rio è nostra.

Vogliamo goderci la città e, seguendo il percorso che avevamo preparato, gironzoliamo per Copacabana, camminando sui marciapiedi con i famosi disegni a onde bianche e nere fino al rinomatissimo Hotel Copacabana Palace. Pranziamo in un tipico chioschetto sulla spiaggia con un ottimo fish and chips e musica dal vivo (le cucine sono situate sotto la spiaggia, ma tutto all’apparenza è pulito). Poi decidiamo di avviarci a piedi verso il Pan di Zucchero. Sembra a due passi, ma ben presto scopriamo che non lo è: cammina, cammina, ci rendiamo conto di dover attraversare sottopassi e tunnel. La città, infatti, è tutto un susseguirsi di colline. Quando finalmente arriviamo alla base della funivia, la troviamo inaspettatamente chiusa, anzi fechada. Non ci perdiamo d’animo e con un taxi raggiungiamo il Corcovado, compriamo i biglietti e ci mettiamo in coda. C’è molta gente e i tempi sono ormai prossimi alla chiusura, così decidiamo di soprassedere e di tornare l’indomani mattina (il biglietto fortunatamente ha la durata di un mese).

Un altro taxi ci porta al forte di Copacabana per il rito del tramonto (il taxista è senza moneta e non ci dà il resto… giornata davvero “fortunata”). Il forte, situato sul promontorio Arpoador nel parco Garota de Ipanema, divide la spiaggia di Copacabana, più popolare (anche per la vicinanza di alcune favelas) da quella di Ipanema, più modaiola. Camminiamo lungo la spiaggia di Ipanema (la sabbia bianca sembra borotalco e l’acqua è freddina per i nostri gusti) fino al posto 9 dove dovrebbe esserci la meglio gioventù. Forse non è giornata ma qui c’è un normale concentrato di ciccia e cellulite con tanga interdentali portati con una spavalderia che si trasforma in una quasi eleganza. All’ora del tramonto il cielo è infiammato e i colori sono splendidi ma non vediamo il sole tuffarsi in mare, perché interviene la sempre presente nuvoletta di Fantozzi.

Ceniamo con degli ottimi succhi vitaminici a base di frutta e latte, poi il sonno ha il sopravvento sulla nostra prima notte carioca.

Domenica 25 Dicembre – Rio de Janeiro

È Natale: la giornata è un po’ nublada, poi migliora e si parte per il Corcovado. Ci lanciamo a prendere gli autobus: la cosa non è facilissima perché non è chiaro dove siano le fermate. Prendiamo il bus n. 584, paghiamo il biglietto, superiamo il tornello (una vera fatica con gli zaini) e in un attimo arriviamo. Oggi non c’è molta gente, forse perché è Natale, anche se del nostro Natale non c’è nulla: pochi gli alberi e le decorazioni. Forse qui sotto l’equatore Babbo Natale deve abbandonare la renna per un tucano o un’anaconda!! Con il treno a cremagliera (all’andata le guide recitano di sedersi sulla destra per vedere meglio il panorama) si passa attraverso il Parque Nacional de Tijuca e finalmente si arriva al Corcovado. La nebbiolina mattutina si attenua e Rio si manifesta in tutta la sua bellezza. La città è situata in una grande baia ricca di isolotti, l’entroterra è un susseguirsi di colline e montagne verdissime che finiscono a strapiombo nell’oceano o formano le bellissime spiagge che tutti conosciamo. La statua del Cristo Redentore, uno dei simboli di Rio, è molto imponente. Mentre scattiamo le foto di rito incontriamo alcuni ragazzi italo-brasiliani che, intercalando il portoghese al dialetto veneto, ci raccontano la vita in quello che è diventato il loro paese (una nota mangereccia: i succhi del baretto del Corcovado sono i migliori del viaggio).

La prima esperienza con la metropolitana è positiva. Scendiamo in Largo da Carioca, che si trova nella zona centrale della città. Il centro è inquietante, a parte qualche homeless non c’è in giro nessuno. Con un bus sostitutivo del famoso tram bonde, che attualmente non funziona a causa di un grave incidente avvenuto qualche mese fa, andiamo verso il quartiere bohémien di Santa Teresa. Troviamo tutto chiuso e un’atmosfera quasi surreale, a parte qualche turista che gironzola per le viuzze. Dopo un rapido giro d’ispezione decidiamo di scendere a piedi verso il quartiere di Lapa seguendo le rotaie del tram. Camminiamo tra lussuose ville anni ’20 perfettamente restaurate o in fase di restauro e i margini di alcune favelas tenendo sempre d’occhio zaini e macchine fotografiche. Arriviamo al quartiere di Lapa, caratterizzato dagli Arcos do Lapa (un antico acquedotto, poi trasformato in viadotto su cui fino a poco fa viaggiava il bonde) e dalla Escadaria Selarón, una scalinata decorata con piastrelle provenienti da tutto il mondo (tra queste spiccano il Burlamacco di Viareggio e il Duomo di Milano). Andiamo verso Cinelândia, dove prendiamo la metro per Ipanema. Qui ogni domenica, in Praça General Osório, si svolge la Feira Hippie, un mercato dove non troviamo nulla di particolarmente interessante, a parte alcune maquette di studi dentistici e tecnigrafi perfettamente accessoriati che ritroveremo a Milano sui Navigli a prezzi quadruplicati (l’autore sarà la stessa persona?).

La stanchezza è tanta, i piedi ormai vanno da soli ma ritorniamo in albergo (non è distante) pedibus calcantibus dando un occhio ai negozi alla moda (“Bum Bum Rio”, “Havaianas Ipanema”, …). Ceniamo sotto casa alla Garota de Copacabana, locale che prende il nome dalla celebre canzone “La garota de Ipanema” di Vinícius de Moraes. Il titolo della canzone, infatti, è diventato il marchio di una catena di ristoranti dove si mangia discretamente con porzioni gigantesche. Rientrati in albergo, ci addormentiamo in un attimo.

Lunedì 26 Dicembre – Rio de Janeiro

La giornata è decisamente brutta: piove e non vedremo più il cielo completamente azzurro. Con puntualità svizzera alle 9 arriva il minivan di Marcelo Armstrong di Favela Tour per il tour delle favelas prenotato via Internet (www.favelatour.com.br) che ci porterà a visitare Rocinha e Vila Canoas: quest’ultima si sta trasformando in un quartiere di case popolari con tutti i servizi necessari. Infatti, è in fase di attuazione (anche in vista dei Mondiali di Calcio 2014 e delle Olimpiadi 2016) un progetto di ristrutturazione che intende dare dignità a chi vive in questi luoghi e cerca di lavorare onestamente.

La favela di Rocinha (la più grande) è ora in mano alla polizia, in quanto il boss che la “gestiva” è stato catturato e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. La favela è simile a un alveare con case a dir poco fatiscenti poste una sull’altra, prive di fognature ma con antenne paraboliche di ogni tipo. Ci è consentito passeggiare nella strada principale, anche se i mitra dei poliziotti non rendono piacevole questa breve camminata.

La visita è interessante, perché consente di toccare con mano una realtà della città diversa da quella turistica stereotipata. Una parte del costo del biglietto di questo tour andrà al progetto sociale “Para Ti” per mantenere una piccola scuola, aperta per dare ospitalità ai bambini e allontanarli dalla strada.

I carioca forse sono abituati alla pioggia perché non utilizzano ombrelli né impermeabili: fanno jogging sulle spiagge, camminano, vanno in bicicletta come se splendesse il sole. Nel pomeriggio utilizziamo il “metodo Rio” e, incuranti della pioggia, andiamo alla scoperta del centro seguendo il percorso suggerito dalla Lonely Planet: i palazzi governativi, il Theatro Municipal (simile a quello parigino), la Catedral Metropolitana (maestosa e suggestiva, soprattutto l’interno), il ricco Real Gabinete Português de Leitura e le case del quartiere di Lapa (solo parzialmente restaurate e riportate agli antichi splendori coloniali). Una tappa sostanziosa e obbligata è alla Confeitaria Colombo, punto d’incontro un tempo della intellighenzia carioca e ora di turisti affamati, dove vengono serviti dolci buonissimi.

Ritorniamo in albergo per un po’ di riposo perché questa sera ci tocca lo spettacolo di musiche e danze brasiliane Plataforma Show, anche questo prenotato dall’Italia via Internet (www.plataforma.com/novo/show.asp). È un vero e proprio tripudio di suoni, colori e lustrini: gli abiti sfarzosi sono quelli delle sfilate del Carnevale, le ballerine sono alte come corazzieri e hanno un aspetto veramente poco femminile.

Martedì 27 Dicembre – Rio de Janeiro

Finalmente non piove. Utilizziamo gli autobus (ormai siamo espertissimi) per andare al Giardino Botanico, considerato uno dei più belli del mondo con alberi provenienti dall’Estremo Oriente e dall’India che si sono perfettamente acclimatati nella foresta pluviale di Tijuca. Sono stati ricreati ambienti particolari e sono state inserite le piante tipiche che li caratterizzano: si passeggia, per esempio, tra giardini cinesi, giapponesi, palme gigantesche e fiori tropicali in un clima umidissimo ma senza nessun rumore (Rio e il suo caos di gente e traffico sembrano lontanissimi). È una vera e propria oasi di pace!

Da qui, utilizzando autobus e metro, ritorniamo in centro e ci incamminiamo verso il porto, che si trova nelle vicinanze di Praça XV de Novembro, per prendere il traghetto per Niterói. Il tragitto via mare dura solo una decina di minuti ma ci dà la possibilità di vedere la città dall’acqua e di coglierla in tutta la sua vastità e bellezza.

Con un bus arriviamo al Mac, il Museo di Arte Contemporanea progettato da Oscar Niemeyer, il padre dell’architettura moderna brasiliana. La struttura del museo è affascinante e ricorda una navicella spaziale atterrata su uno sperone di roccia, una sorta di guardia posta all’entrata della Baía di Guanabara (le opere esposte di autori brasiliani non ci entusiasmano più di tanto).

Tornati in città, ci dirigiamo verso il Pan di Zucchero (è la nostra ultima sera a Rio e non possiamo davvero perderlo). La funivia che porta in cima è divisa in due tronchi: la prima fermata è il Morro da Urca, la seconda il Pan di Zucchero. L’arrivo al Morro da Urca ci lascia costernati perché una nuvolaglia inaspettata incomincia a salire. Le luci della città si accendono e lo spettacolo è comunque meraviglioso. Vista la situazione metereologica non propriamente ideale, ci affrettiamo a salire al Pan di Zucchero nella speranza di riuscire a vedere (almeno) qualcosa. Scattiamo due o tre foto e… la nebbia ci circonda. Pazienza!

Per tornare in albergo siamo costretti a prendere un taxi, in quanto di autobus non si vede neanche l’ombra. È ormai tardi e decidiamo di cenare nel ristorante dell’hotel, che scopriamo essere uno dei più apprezzati di Rio (in effetti la cena è ottima). Passeggiamo poi lungo Copacabana e non possiamo non comperare i parei bianchi e neri che riproducono i disegni dei famosi marciapiedi.

Mercoledì 28 Dicembre – Rio de Janeiro/Foz do Iguaçu

Il programma di oggi prevede la visita al Parque Nacional da Tijuca, escursione organizzata da Jeep Tour e acquistata via Internet (www.jeeptour.com.br/). Partiamo ancora una volta in perfetto orario con una jeep scoperta: la giornata nuvolosa e grigia non è delle migliori! La guida è un ragazzo solare e simpatico, gli altri turisti sono brasiliani di San Paolo. Il cibo italiano costituisce sempre argomento di conversazione, infatti finiamo per parlare di pizza: i brasiliani si meravigliano che la vera pizza napoletana sia solo con pomodoro e mozzarella!

Ci addentriamo nel parco, che in realtà è una vera e propria foresta tropicale posta all’interno di Rio: piante enormi, giganteschi alberi da frutto (soprattutto alberi del pane), fiori stilizzati nei colori basici rosso e giallo inimmaginabili nella loro semplice essenza (il loro nome botanico è “Heliconia rostrata”). Ci sono punti panoramici (così ci assicura la guida) ma per noi rimangono invisibili causa nebbia (siamo molto fortunati, no?). Al ritorno il tempo migliora decisamente e il sole ritorna a splendere. Passiamo per i quartieri più nuovi e ci fermiamo presso la bianchissima Praia do Pepino che pare stia diventando la nuova Copacabana. Ci sono onde lunghe e alcuni surfisti in allenamento.

Il nostro soggiorno carioca è ormai agli sgoccioli: le valigie e il check-out in albergo sono stati fatti, ci rifocilliamo con un rapido spuntino sulla spiaggia e poi con un taxi andiamo in aeroporto in mezzo a un traffico davvero intenso anche perché fervono i preparativi per l’ultimo dell’anno.

All’aeroporto è tutto Tam, la compagnia brasiliana per eccellenza: ci fanno fare la coda per il check-in in un desk, poi ci dirottano in un altro e aspettiamo l’aereo per Foz do Iguaçu, che come al solito è in ritardo (un gruppo di giapponesi nell’attesa si addormenta e rischia di non partire). Il volo è tranquillo e le hostess ci “coccolano” con noccioline salatissime. Sorvoliamo chilometri di foresta vergine e poco prima dell’atterraggio intravediamo i “fumi” prodotti dalle cascate.

Visto che i tempi per visitare le cascate sono limitati (abbiamo a disposizione solo una giornata e mezza), abbiamo prenotato tutti i trasferimenti via Internet con Ambiental Iguassu Travel (www.ambientaliguassu.tur.br/), un’agenzia consigliataci dall’albergo in cui alloggiamo, il Continental Inn. L’autista si rivelerà molto valido, puntuale e professionale. Ormai è tardi: decidiamo di cenare in albergo, dove abbondano gruppi terza e quarta età francesi, e con fatica riusciamo a dribblare il buffet propostoci per il surubi, il tipico pesce d’acqua dolce della zona (la lunga attesa è stata compensata dalla bontà del piatto). L’albergo è in una posizione decentrata ed è molto rumoroso, pare che di notte il traffico cittadino sia concentrato sotto le nostre finestre.

Giovedì 29 Dicembre – Foz do Iguaçu

Oggi è il grande giorno: siamo emozionati all’idea di vedere una delle meraviglie naturali del mondo. Alle 7.30 abbiamo appuntamento con il nostro autista, che ci porterà a visitare le cascate dal lato argentino. Prima di arrivare alla frontiera cambiamo in un enorme shopping center un po’ di soldi in pesos, l’unica valuta con cui si può pagare l’ingresso al parco. Il traffico è limitato, la gente pochissima, le formalità doganali velocissime così arriviamo in perfetto orario al Parque Nacional Iguazú, che apre alle 8 (tra Brasile e Argentina c’è la differenza di un’ora). Facciamo i biglietti e riusciamo a prendere il primo treno che porta alle cascate. Siamo immersi in una natura splendida e abbiamo la fortuna di avere una giornata calda e con il cielo terso (finalmente, dopo giorni di pioggia). Seguiamo il percorso che ci ha suggerito il nostro autista: scendiamo alla fermata Estación Garganta del Diablo per visitare subito il punto più spettacolare. Sono due chilometri di percorso su passerelle sospese sul fiume fino alla Garganta, un canyon a ferro di cavallo profondo 90 metri dove il fiume precipita. La sensazione che si prova è indescrivibile: prima ancora di vedere le cascate, si sente il fragore dell’acqua e si vedono i suoi fumi di vapore. Man mano che ci si avvicina, sembra di entrare nelle cascate e di toccarle (in realtà le si “tocca” per davvero, in quanto gli spruzzi d’acqua ci bagnano abbondantemente).

Ritornati al punto di partenza, riprendiamo il treno e scendiamo alla Estación Cataratas, da dove si snodano due percorsi che ci permettono di vedere le cascate dall’alto (Circuito Superior) e dal basso (Circuito Inferior). Sui sentieri del parco incontriamo i simpatici coati, una sorta di procioni con il muso lungo e la coda gialla, che seguono i turisti per portar via loro il cibo. Giunti al molo ubicato alla fine del Circuito Inferior, prendiamo una piccola imbarcazione che ci porta all’Isla San Martín, dove facciamo un bagno molto rinfrescante nel fiume in totale sicurezza. Nel primo pomeriggio ci aspetta l’escursione Gran Aventura: un grosso gommone con una ventina di persone a bordo ci porta proprio sotto le cascate. Il tutto è impressionante ma poi la congiunzione con la forza della natura è tale che, inevitabilmente, ritorniamo bambini e vorremmo continuare questo “gioco” (il bagno è completo perché l’acqua arriva da tutte le parti). Finito il giro in gommone, si sale su un camion scoperto che riporta all’ingresso del parco percorrendo un sentiero all’interno della foresta nella speranza di vedere animali. Verso le 5 ritroviamo l’autista all’uscita del parco e ritorniamo in albergo per un breve ma meritato riposo.

La sera ceniamo nell’ottima churrascheria Bufalo Branco, dove servono insalate di ogni tipo, carni alla griglia in quantità infinita, dolci fantastici e un ananas alla brace da provare. Il ristorante, consigliatoci dall’albergo, è uno dei migliori della città e come servizio offre il transfert nei vari hotel.

Venerdì 30 Dicembre – Foz de Iguaçu/Brasilia

Dobbiamo svegliarci all’alba, preparare i bagagli e fare il check-out. Dopo una rapida colazione (oggi ci sono succhi freschi preparati con ogni tipo di frutta, a dir poco eccezionali!), ci incontriamo con il nostro “angelo custode”, carichiamo i bagagli in macchina e via verso i parchi brasiliani. Per primo visitiamo il Parque das Aves, una specie di riserva che ospita in voliere gigantesche gli uccelli tipici della zona: fantastici i pappagalli dai mille colori e i tucani dal becco giallo e dagli occhi di un azzurro incredibile. Il percorso è obbligato e oltre agli uccelli il parco ospita serpenti, tra cui la temibile anacadonda, e farfalle di tutti i tipi.

Di fronte a questo parco, c’è l’ingresso al Parque Nacional do Iguaçu. Dei bus colorati con sopra disegnati in modo stilizzato gli animali tipici della zona portano all’Hotel das Cataratas. Da qui si snoda un sentiero che segue le sponde del fiume Iguaçu e che termina con una passerella che conduce davanti alla Garganta. Dal lato brasiliano le cascate sono più lontane rispetto al lato argentino, ma è possibile coglierle in tutta la loro immensità. Lo spettacolo, con gli arcobaleni che si formano ovunque, è ancora una volta impagabile. Alla fine del sentiero saliamo sull’ascensore che ci permette di osservare le cascate dall’alto. Vorremmo rimanere in questo luogo meraviglioso per ore ma purtroppo il tempo è tiranno. Alle 13.30 abbiamo appuntamento con l’autista, che ci accompagna in aeroporto. Questa volta siamo diretti a Brasilia, la capitale di questo immenso Paese. Brasilia non è considerata una destinazione turistica (in effetti non troveremo molti altri stranieri) ma noi abbiamo deciso di andarci perché siamo interessati alla sua architettura.

L’aereo, via Curitiba, parte e arriva puntuale con un volo tranquillo. Prima di atterrare riusciamo a cogliere la forma della città, che ricorda l’immagine di un aeroplano. Le valigie arrivano velocemente e, prima di lasciare l’aeroporto, ci fermiamo all’ufficio turistico Cat, dove un impiegato, letteralmente innamorato della sua città, ci intrattiene per circa un’ora e ci fornisce tutte le dritte per visitare al meglio Brasilia. La città, divisa in settori a seconda delle diverse funzioni (zona ristoranti, zona hotel, zona ospedali…), è un po’ inquietante, sembra di essere piombati in una sorta di Truman Show: viali enormi, pochi mezzi pubblici e macchine, pochissime persone in giro, malgrado fervano i preparativi per i festeggiamenti di Capodanno. Il nostro albergo, il Manhattan Plaza, ci assegna un miniappartamento al decimo piano con due camere, zona cucina e terrazza panoramica.

Sabato 31 Dicembre – Brasilia

È l’ultimo giorno dell’anno: inizialmente il cielo è nuvoloso ma poi esce un sole caldissimo. Decidiamo di muoverci a piedi per vedere in tranquillità gli edifici che fanno di Brasilia un polo per l’architettura modernista e che sono dislocati lungo una delle arterie principali della città, la Eixo Monumental. Molti edifici, vista la giornata quasi festiva, sono chiusi e pertanto li possiamo ammirare solo dall’esterno.

La Catedral Metropolitana Nossa Senhora Aparecida di Oscar Niemeyer ha un’inconfondibile forma circolare che dovrebbe rappresentare la corona di spine di Gesù. La sensazione che proviamo nel vederla è la sua sottodimensione rispetto al contesto urbano in cui è inserita. L’interno dell’edificio tutto in marmo bianco e pannelli di vetro colorato è luminosissimo e, malgrado sia così diverso dalle nostre chiese, trasmette serenità e misticismo. Il nostro itinerario prosegue con la visita agli edifici che costituiscono il Complexo Cultural da República: il Teatro Nacional, la Biblioteca Nacional e il Museu Nacional (quest’ultimo è caratterizzato da una forma a mezza cupola e da una rampa ricurva che ricorda uno degli anelli di Saturno). Attraversiamo l’Esplanada dos Ministérios, soffermandoci presso il Palácio do Itamaraty (sede del Ministero degli Esteri) e il Palácio da Justiça (Ministero della Giustizia). Questi edifici, caratterizzati da arcate, sono simili alla sede della Mondadori di Milano, e sono circondati da specchi d’acqua e da giardini tropicali curatissimi. Giungiamo infine alla Praça dos Três Poderes, dove si trovano gli edifici in cui risiede il governo brasiliano: il Congresso Nacional (che visitiamo internamente partecipando a un tour guidato), il Supremo Tribunal Federal (sede del potere giudiziario) e il Palácio do Planalto (sede dell’ufficio del Presidente). Qui tutto è rigorosamente firmato Oscar Niemeyer. Assistiamo al cambio della guardia nell’assolata e deserta piazza, dove è situata la statua “Os Candangos” dedicata a tutti i lavoratori che hanno costruito, in tempi record, la città di Brasilia.

In questa zona della città non c’è ombra di bar e ristoranti, fortunatamente abbiamo con noi generi di conforto e acqua. La città è pulitissima e ricchissima di alberi da frutta ma, malgrado la sua costruzione sia recente (risale alla fine degli anni ’50), ha un che di decadente. Dopo un “lauto” pranzo, prendiamo l’autobus per andare a visitare il Palácio da Alvorada, residenza del Presidente (progettato da O. Niemeyer, è stato il primo edificio a essere inaugurato).

Ritorniamo in centro per andare a visitare il monumento dedicato al Presidente della Repubblica Kubitschek, l’artefice di Brasilia. Chiediamo a un vigile informazioni e questi, senza crearsi problemi, ci accompagna in macchina a destinazione. A volte la gentilezza e l’apertura dei brasiliani nei confronti dei turisti è disarmante e finisce con il creare imbarazzo a chi, come noi, non è abituato a questo. Verso sera saliamo sulla Torre della Televisione per vedere la città dall’alto e ammiriamo i giochi di acqua e luci della fontana sottostante.

I fuochi d’artificio che festeggiano l’anno nuovo sono di tutto rispetto, ma inferiori a quelli di Rio che vediamo in televisione.

Domenica 1 Gennaio – Brasilia/Salvador de Bahia

La giornata è grigia e afosa. Per le strade non c’è quasi nessuno, gli autobus e i taxi sono rari e nei centri commerciali sono aperti solo i fast food (per fortuna si può mangiare!). Al mattino finiamo la visita della città con il Santuario dedicato a Don Bosco (il nostro santo qui è amatissimo perché pare abbia predetto la costruzione di Brasilia) e del Tempio da Boa Vontade, simbolo della solidarietà universale, in quanto è aperto a tutte le religioni. In albergo acquistiamo gadget dei monumenti della città (segnalibri e calamite) in perfetto stile design.

Nel primo pomeriggio abbiamo l’ultimo volo interno verso Salvador de Bahia, verso il sole (speriamo!), il mare e finalmente un po’ di relax.

Il nostro albergo, il Vila Galé, è situato nel quartiere Ondina, una zona turistica di buon livello a ridosso dell’oceano (dalla nostra camera abbiamo una vista meravigliosa). Nei pressi dell’albergo c’è una spiaggia dove non è consigliabile andare, in quanto le rapine, anche per bottini minimali, sono all’ordine del giorno.

Lunedì 2 Gennaio – Salvador de Bahia

Per ragioni di sicurezza abbandoniamo i mezzi pubblici per i taxi che qui sono economici. La prima tappa della nostra giornata bahiana è il centro storico, chiamato “Pelourinho” (letteralmente significa “luogo delle frustate”), che si trova nel cuore della città alta: si tratta di un susseguirsi di piazze, stradine, chiese barocche e case coloniali dai colori pastello. Proprio nella piazza centrale, Largo do Cruzeiro de São Francisco, c’è l’agenzia Tours Bahia dove paghiamo e ritiriamo i voucher per le escursioni marine prenotate via Internet (www.toursbahia.com.br). Per le strade vecchi hippies vendono quadri dozzinali, manufatti di cuoio e gioielli artigianali in un’atmosfera festosa e rilassata. Troviamo dei parei coloratissimi, da utilizzare anche come tovaglie, a cui non riusciamo a resistere.

Visitiamo la Igreja e Convento de São Francisco, che ha gli interni ricoperti d’oro, l’altare intarsiato e i chiostri ricoperti da piastrelle blu (azulejos), di chiara origine portoghese. Facciamo un salto anche nella Igreja da Ordem Terceira de São Francisco, che si trova lì vicino, la cui facciata barocca in arenaria è riccamente decorata. I musei e le chiese sono molto interessanti ma diventano per noi un’oasi di tranquillità dove rifugiarsi per avere qualche attimo di pace lontano dalla musica (ovunque ci sono orchestrine improvvisate), dalla luce accecante e dal caldo di questa giornata splendida. Visitiamo anche la Catedral Basílica, la Igreja da Ordem Terceira do Carmo con la statua di Cristo il cui sangue è costituito da rubini grezzi, la Igreja Nossa Senhora do Rosário dos Pretos (solo dall’esterno, in quanto è in fase di restauro), riconoscibile dalla facciata di colore blu pervinca e il Museu Afro-Brasileiro con le splendide incisioni in legno degli orixás (gli idoli della religione candomblé).

Per la sera abbiamo prenotato lo spettacolo Balé Folclórico de Bahia presso il Teatro Miguel Santana (www.balefolcloricodabahia.com.br/), entusiasmante per la bravura degli artisti, la musica a percussione e soprattutto per la capoeira, una sorta di danza acrobatica praticata anticamente dagli schiavi che oggi è diventata uno dei simboli di Salvador nel mondo. Oltre alla capoeira ci sono danze di ispirazione africana, dedicate alle divinità pagane, e la danza dei bastoni (la maculelê).

Martedì 3 Gennaio – Salvador de Bahia

La nostra seconda giornata a Salvador è di tutto relax e inizia al porto: un’imbarcazione ci trasporta verso le isole più importanti della Baía de Todos os Santos, la Ilha dos Frades e la Ilha de Itaparica. Vista dall’acqua la città è splendida, la baia è una sorta di braccio di mare interno pieno di isole e isolotti ed è talmente vasta che non si riesce a percepire l’immensità dell’oceano. In queste isole c’è una ricca vegetazione tropicale e l’acqua del mare è turchese e inaspettatamente calda: una meraviglia! A pranzo abbiamo il nostro primo incontro con la cucina bahiana, che ha lontane origini africane e che è ricca di sapori piccanti e dolci mescolati insieme con l’onnipresente latte di cocco. La giornata trascorsa al mare e il successivo relax nella piscina dell’albergo a picco sull’oceano ci ritemprano dalle fatiche del viaggio.

Alla sera decidiamo di tornare al Pelourinho e ceniamo al ristorante Jardim das Delicias, ubicato in una casa coloniale. Il cibo è a dir poco favoloso (gamberi a profusione presentati su letti di frutta tropicale) e il tutto è condito da musica dal vivo anni ’60/’70. La sera del martedì è nota come “Terça da Benção”: per le stradine del centro storico si snoda una sorta di parata similcarnevalesca e nelle piazze si esibiscono gruppi musicali locali. Una vera gioia per le macchine fotografiche di tutti i turisti.

Mercoledì 4 Gennaio – Salvador de Bahia

Anche oggi è giornata d’escursione, ma questa volta andiamo verso l’interno a visitare le città coloniali gemelle di Cachoeira e São Félix e abbiamo così la possibilità di vedere la regione del Recôncavo, ricca di piantagioni di tabacco e canna da zucchero e di una vegetazione lussureggiante. La guida-autista è un insegnante d’arte simpatico e abbastanza acculturato. Cachoeira è situata lungo il fiume Paraguaçu, è ricca di chiese barocche, di edifici coloniali restaurati e trasformati in piccoli musei, gallerie d’arte e centri culturali e mantiene ancora viva la tradizione della scultura lignea (soprattutto le statue degli idoli della religione candomblé) e della fabbricazione dei sigari. A São Félix visitiamo il Centro Cultural Dannemann, presso cui vengono ancora oggi fabbricati a mano i migliori sigari del Paese. L’atmosfera di queste cittadine antiche e sonnolente è proprio quella che si percepisce leggendo i libri di Jorge Amado. Visitiamo anche un mercato contadino dove compriamo, oltre a specialità mangerecce di vario tipo, anche scarpe ballerine in plastica con tanto di fiocchetto (10$ due paia) che ritroveremo a Milano in alcuni negozi del centro a più di 80€ al paio. Alla sera ceniamo in un ristorante sull’oceano abbastanza vicino al nostro albergo (una ventina di minuti a piedi): mangiamo bene con porzioni gigantesche ma il servizio è lento. Al ritorno assistiamo a uno scippo ai danni di una ragazza brasiliana. Lo spavento è tale che, malgrado la poca distanza che ci separa dall’albergo, prendiamo l’ennesimo taxi.

Giovedì 5 Gennaio – Salvador de Bahia

Nuova giornata all’insegna del mare e del relax. Con un tour organizzato andiamo verso la Linha Verde, la zona costiera a nord di Salvador, chiamata anche la Strada del Cocco per la presenza di numerose palme. Ci fermiamo presso la Lagoa do Abaeté, dove ci sono mangrovie e dune quasi sahariane, di una sabbia tipo borotalco bianchissima. Arriviamo a Praia do Forte, una cittadina prettamente turistica con bar, ristorantini e negozi di souvenir, dove si respira un’aria rilassata e tranquilla da vera vacanza. Sulla spiaggia si trova una delle sedi del Projeto Tamar, istituito per proteggere quattro specie di tartarughe marine in via d’estinzione. Si tratta di una sorta di “parco a tema” molto ben organizzato. Successivamente ci trasferiamo alla spiaggia di Guarajuba, dove ci fermiamo per circa tre ore. È una spiaggia molto bella (tipicamente da cartolina), con sabbia bianchissima e palme che fiancheggiano il mare. La giornata passa velocemente tra camminate lungo la spiaggia, qualche bagno rinfrescante nell’oceano (neanche troppo freddo per i nostri gusti mediterranei) e succhi di frutta tropicali.

Venerdì 6 Gennaio – Salvador de Bahia

Siamo ormai giunti alla fine del viaggio ma abbiamo tutta la giornata a disposizione. Dopo aver preparato i bagagli e fatto il check-out, lasciamo le valigie in custodia in albergo e partiamo per le ultime visite. Andiamo alla Igreja Nosso Senhor do Bonfim, che si trova in una zona collinare nella penisola di Itapagipe. La chiesa è molto importante per il candomblé e ogni venerdì mattina i fedeli, rigorosamente vestiti di bianco, pregano Oxalá, la divinità più importante di questa religione. Oggi è il primo venerdì del nuovo anno e i fedeli sono tantissimi: pregano e cantano con l’officiante al suono di chitarre e strumenti tipici in un’atmosfera allegra e carica di energia. Ovunque vengono vendute le fitas, cioè nastrini colorati di buon auspicio che devono essere legati al polso con tre nodi (ogni nodo un desiderio) e che non devono essere tolte fino a che non si rompono. Solo così i desideri potranno avverarsi. Le nostre fitas non si sono ancora rotte, quindi continuiamo a sperare…

Ritorniamo in centro e visitiamo il Mercado Modelo, un grosso mercato d’artigianato locale al coperto senza infamia né lode posto nella città bassa. Poi con l’Elevador Lacerda saliamo nella città alta, dove bighelloniamo tra le stradine ormai familiari, facciamo gli ultimi acquisti, prendiamo uno snack nel bellissimo bar della Casa do Amarelindo, posto su una terrazza dell’omonimo hotel. Da qui si abbraccia letteralmente tutta la città di Salvador.

Con questa vista negli occhi lasciamo il Brasile per le nebbie dell’inverno milanese. Sappiamo che non è un addio, ma un arrivederci a presto!

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