La vuelta della Repubblica Dominicana

Viaggio di due settimane... cercando di graffiare la superficie patinata di una delle più note mete balneari dei Caraibi
Scritto da: camoranenzo
la vuelta della repubblica dominicana
Partenza il: 05/06/2011
Ritorno il: 18/06/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Un viaggio di due settimane in Repubblica Dominicana (dal 5 al 18 giugno 2011) cercando di graffiare la superficie patinata di una delle più note mete balneari dei Caraibi. Con Denise abbiamo cercato di avvicinare gli abitanti del posto in modo non convenzionale, avvalendoci dell’ironia. Un tour che ha toccato molti posti incredibili, fra cui Santo DomingoJarabacoa Puerto PlataSosua Cabarete Rio San JuanBayahibe Boca Chica. All’interno del racconto anche molti consigli pratici per scegliere la meta giusta di una vacanza memorabile.

Dopo un viaggio incredibilmente lungo e una pausa forzata di 7 ore a Jfk siamo arrivati a Santo Domingo. Abbiamo subito chiesto un pò di info per andare in centro e sembra che il taxi sia l’unica opzione; l’hotel ci sarebbe venuto a prendere per la modica cifra di Usd 35, mentre il taxi ci ha fatto pagare RD 1200 risparmiando ben 4 Usd, siamo degli affaristi come direbbe mia mamma. Consigliamo di stare intorno alla zona colonial dato che è la più sicura di Santo Domingo per i turisti. Abbiamo alloggiato all’hotel El Beaterio che per 3240 pesos ci ha dato una camera doppia abbastanza carina. Con 500 pesos in più ci hanno dato anche il telecomando per l’aria condizionata. Wifi e una colazione modesta inclusi. Purtroppo non avendo molto tempo abbiamo visitato solamente la zona colonial. Da non perdere il fruit punch di segafredo Zanetti in calle El Conde 54 (dalle 17 alle 20 c’è l’happy hour) una figata.

Dall’hotel abbiamo preso un taxi per il terminal di caribe tours, 150 pesos, e da lì il bus per Jarabacoa: 250 pesos a testa. Arrivati a Jarabacoa nel mezzo dell’isola abbiamo chiamato il Rancho Baiguate e ci sono venuti a prendere. Il posto immerso nella natura è molto carino e offre colazione, pranzo e cena per la cifra di 1875 pesos a persona per una camera con il terrazzino e bagno privato. Cibo modesto e offrono la possibilità di partecipare a molte attività come rafting, gite a cavallo da 9 Usd per andare alle cascate, canyoning e altro. Abbiamo fatto una gita con Australio, un tassista di Jarabacoa che ci ha portato a “Salto Jimenoa”. Una cascata bellissima di 60 metri dove è stata girata la scena iniziale di Jurassic Park. Un paesaggio spettacolare, ma un sentiero pendente abbastanza arduo da risalire. L’ingresso al parco costa 100 pesos e ti regalano anche una bottiglia di acqua fresca. Durante la risalita il nostro tassista si è accorto di aver perso le chiavi della macchina e fortunatamente Denise le ha ritrovate pochi minuti dopo altrimenti saremmo stati perduti. Australio, il tassista, parlando di nomi buffi ha detto di avere un amigo che si chiama Facundo Primitivo e rideva come un pazzo e in effetti era un nome un pò strano. Dopo una guagua per La Vega pagata 70 pesos siamo arrivati. L’esperienza della guagua (un minivan che funziona come autobus dove si viene compressi fino a che non possono infilarci più nessuno) è di per se incredibile. Quando tu pensi che sia piena e che non ci può stare nessun altro loro ti stupiscono e ne fanno salire altri tre! Arrivati a La Vega abbiamo preso un taxi per arrivare alla fermata di Caribe Tours. Abbiamo scoperto che gli autobus per Puerto Plata erano tutti pieni e ci hanno detto che avremmo dovuto aspettare e sperare che il bus dopo avesse posto. Ci avvisano finalmente che se vogliamo prendere il bus delle 14 dobbiamo stare in piedi fino a Santiago e poi possiamo sederci. Saliti sul bus ci siamo subito resi conto che non era possibile sedersi nel corridoi così siamo andati vicino al bagno e appoggiandomi durante una ripartenza del bus la porta si è aperta improvvisamente e stavo quasi per volare per terra. Un tizio mi fa: “No hay asiento?” e io gli ho risposto simpaticamente “Si, hay. Pero en el baño me gusta mas!” tutti gli amici giù a ridere come dei pazzi e hanno iniziato a prenderlo in giro. Arrivati a Puerto Plata siamo scesi dal bus e abbiamo preso un taxi che ci voleva far pagare 20 USD e invece abbiamo contrattato fino a 9 USD. Mentre ci portavano la strada peggiorava e ci lasciavamo alle spalle il mondo occidentalizzato per entrare nel villaggio di Muñoz dove si trova suncamp. Il posto, isolato dal mondo, è sporchissimo circondato dalla natura e da zanzare giganti che succhiano tanto di quel sangue da farti svenire. La proprietaria, Diane, una francese che vive da 25 anni nella Repubblica Dominicana e da 15 a Muñoz ci ha subito mostrato il posto e ci ha presentati agli altri ospiti che incontravamo durante la visita. Diane ci raccontato che Suncamp è una via di mezzo fra un ostello e un posto dove potersi dedicare al volontariato. Dopo esserci sistemati nella rusticissima stanza abbiamo deciso di fare un giro e abbiamo incontrato John e sua sorella, entrambe sui 60 anni, originari della Carolina con i quali abbiamo fatto una piacevole chiacchierata.

Poi ci siamo accordati con Ades, una ragazza nera di Boston, che fa volontariato lì a Muñoz, per accompagnarla al villaggio il mattino dopo. Abbiamo cenato vicino al fiume in compagnia di numerosissime zanzare. Miguel, un ragazzo dominicano che lavora per Diane ci ha preparato un’ottima cena dominicana a base di pollo e riso, durante il pasto abbiamo chiaccherato con un ragazzo del villaggio molto simpatico che dichiarava di avere ragazze sparse per tutta l’isola, a Santiago, Puerto Plata, Muñoz, Santo Domingo. Più tardi abbiamo conosciuto meglio Diane e Victor un colombiano logorroico ma simpatico sulla cinquantina che vive da 7 anni in Repubblica Dominicana. Victor ci ha spiegato un pò di storia, dicendo che Sosua era stata rifugio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Abbiamo anche raccontato la nostra storia e di come ci siamo conosciuti; Victor sembrava molto affascinato dai nostri racconti. Diane ci ha procurato un appuntamento con Ades e Wendy per andare in visita al villaggio. Ades dà lezioni di inglese nel villaggio vicino dove una baracca abbandonata è stata adibita a “centro comunitario” (una specie di scuola) dove i volontari possono fare delle attività con i bambini e adulti. Wendy, una signora di Calgary, aiuta Ades nelle lezioni di inglese e fra poco la sostuirà quando tornerà a Boston il prossimo mese.

L’esperienza al villaggio di Muñoz è stata molto bella, siamo finalmente riusciti a vedere il lato che non tutti vedono della Repubblica Dominicana, quello che tutti i resort occultano. Durante la lezione tenuta in una costruzione di fortuna e mentre Denise disegnava a manetta opere d’arte per i bambini, io ho fatto una chiacchierata con Wendy che ha detto di essere stata sposata fino a qualche anno fa e poi la sua vita è cambiata quando il marito l’ha lasciata e lei si è accorta che la vita che voleva forse era un’altra. Infatti ora si è trasferita da un mese e vorrebbe continuare a vivere in Repubblica Dominicana. Dice che dopo un mese si sente più parte della comunità qua che non quando era a casa. Dopo un paio di visite si è resa conto che non poteva rimanere a guardare semplicemente e così ha deciso di spostarsi, una storia molto interessante. Il fratello ha appena comprato una casa da 1.5 milioni di dollari e lei invece va a vivere in mezzo alle capanne! Il pomeriggio lo abbiamo dedicato a fare un pò i turisti e abbiamo visitato la fabbrica del Rum Brugal, scoprendo un sacco di cose interessanti come per esempio che nonostante siano i terzi produttori al mondo di rhum, solo il 30% viene esportato e il resto se lo ciucciano i dominicani. Considerando che vengono prodotte 24.000 bottiglie al giorno, possiamo dedurre che ai Dominicani il ron le gusta mucho! Siamo anche andati a visitare il museo dell’Ambra da dove è stata presa la famosa zanzara usata per il bastone di Jurassic Park. La sera dopo un perfetta cenetta sul lungo mare a base di pesce in un ristorantino chiamato “Barco” siamo tornati all’ostello con un taxi (150 pesos) e Jose, l’autista era un tipo pazzo e simpaticissimo: ha interrotto una partita di domino che stava facendo per portarci a destinazione e così gli ho chiesto se lo avevamo disturbato e lui è scoppiato a ridere, poi gli ho chiesto se lui gioca a domino e nel tempo libero guida il taxi e da lì ha attaccato a parlare per tutto il tragitto. Incredibile come a volte basta una piccola frase per conoscere meglio le persone.

Il giorno dopo siamo partiti con una guagua per Sosua, un paesino vicino a Puerto Plata; ci avevano detto che il costo del viaggio sarebbe stato di 30 pesos ma il tizio della guagua, che fra l’altro aveva pure la faccia da ergastolano, ha tentato di spillarci 100 pesos a testa! Enzo si è subito inalberato e si è rivolto all’autista chiedendo il prezzo, dopo una discussione ce ne siamo andati pagando 50 pesos a testa. Abbiamo trovato subito il nostro hotel, el rancho (45 dollari a notte per una doppia, ottimo rapporto qualità-prezzo!) che si trovava a pochi metri dalla spiaggia alicia, sulla quale si affaccia il ristorante waterfront.

La spiaggia Alicia ci ha subito affascinati: si tratta di una piccola baia con sabbia dorata e acqua cristallina e nonostante si tratti di oceano Atlantico l’acqua era decisamente tiepida! Al Waterfront non abbiamo mangiato particolarmente bene: un pasto per due con un antipasto, due portate principali, coca cola e acqua circa 1700 pesos. Paolo, un signore di Ravenna che gestisce il ristorante e che vive in Repubblica Dominicana da 7 anni, ci ha spiegato come riconoscere i cubetti di ghiaccio! I cubetti di ghiaccio che hanno una forma rotonda e un buco in mezzo sono fatti con acqua purificata. Ci ha detto anche che i cubetti che hanno delle forme più spigolose e senza buco è meglio evitarli in quanto fatti con acqua di dubbia provenienza! Abbiamo chiacchierato a lungo con Paolo che ci ha raccontato un pò com’è la vita qui: dice che è difficile e che in quanto straniero cercano sempre di fregarti il più possibile! Ci ha detto che le macchine qui costano di più che in Europa e che una casa nell’entroterra costa sui 70.000 dollari! Ci ha spiegato come riconoscere i crostacei freschi, in pratica se sono ben attaccati al guscio sono freschi, se invece sono un pò staccati e la polpa si leva facilmente dal guscio significa che sono surgelati! Paolo è sposato con una Dominicana e ha un figlio di 3 anni. A Sosua purtroppo c’è molta prostituzione, ma non riuscivamo molto a distinguere i vecchi occidentali che erano accompagnati da prostitute, da quelli che erano con le loro mogli o compagne. L’età media è comunque di circa 50 anni per lui e 25/30 per lei!

Un breve giro a Cabarete per vedere un pò la spiaggia e fare colazione da Dick un posto fantastico segnalato dalla guida: il proprietario tedesco sposato con una dominicana ha aperto una panaderia che vende dolci ottimi e che è superfrequentata! La sera siamo tornati a Sosua dove abbiamo consumato l’ennesimo pasto al waterfront. Paolo che ha sempre una storia per ogni occasione ci ha raccontato che comunque la vita qui non è facile e cercano sempre di fregarti: quando lui ha ordinato una jeep dal Giappone è arrivata senza ruota di scorta!

Prendendo una guagua (75 pesos a testa) siamo arrivati a Rio San Juan, una piccola cittadina solo un’ora a est di Sosua. Siamo andati qua solo per un motivo: il bahia blanca hotel. Da come lo descriveva la guida doveva essere una cosa incredibile, e infatti quando siamo arrivati sul luogo ci siamo subito resi conto della magia di questo posto. Circondato sui 3 lati dall’oceano è collocato in mezzo a due piccole baie tranquille dove c’è solo gente locale. Per la cifra ridicola di 1225 pesos abbiamo avuto la stanza più bella dell’hotel, la 25, quella all’angolo dalla quale puoi vedere solamente l’oceano in qualsiasi direzione tu guardi. Incredibile acqua cristallina. Certo la pulizia non è il punto forte di questo hotel, come non lo è il cibo, ma state tranquilli che anche digiunando io verrei qua nuovamente! Purtroppo abbiamo deciso di fare una notte sola perché altrimenti avremmo dovuto saltare la partita dell’Italia: siamo un pò stretti coi tempi e dobbiamo tornare indietro fra pochi giorni.

Ci dirigiamo verso Bayahibe, consigliataci da un mio amico agente di viaggio. Decidiamo di stare al Cabaña Elke per €40 a notte. Arriviamo a Bayahibe con un autobus (225 pesos) che ci lascia all’uscita della strada principale dove inizia la strada che porta al paese, ma mancano ancora 8 Km e l’unico mezzo è il motoconcho, ma mi rifiuto e ci avventuriamo a piedi sperando che passi una guagua. Poco dopo esserci incamminati, un 4×4 si ferma e ci offre un passaggio! Si tratta di una coppia di circa 60 anni; lui è propietario di una fabbrica di zucchero. Gentili all’infinito nonostante gli abbiamo fornito indicazioni errate sono tornati indietro e hanno insistito per portarci all’ingresso del nostro hotel. Il Cabaña Elke, un hotel con una ventina di stanze e una piscina carina, ci ha subito ispirato simpatia. A fianco il colosso Viva Wyndam un resort tutto incluso (per $40 tramite il Cabaña Elke, abbiamo partecipato a una giornata all-inclusive per vedere di che si trattava), una specie di little Italy sul Mar dei Caraibi nonostante la presenza di qualche straniero. Giorni di completo far nulla, relax allo stato puro. Le cose più impegnative che abbiamo fatto sono andare avanti e indietro dalla spiaggia e dare da mangiare ai pesciolini tropicali. Abbiamo tenuto del pane avanzato e arrivati in spiaggia abbiamo cercato un punto dove c’erano un pò di pesciolini e abbiamo iniziato a buttare il pane…uno spettacolo incredibile! Sono riuscito addirittura a far mettere la testa dentro l’acqua a Denise (evento storico!), poi lei aveva sentito dire a un tizio che se andavamo a fare un’escursione con lui avremmo visto i pesci che mangiavano dalle nostre mani e così lei ha voluto fare. Mentre tendeva la mano con il pane fra le dita un pesce grande come un palmo di mano le ha dato un pizzicotto coi denti sulla punta dell’indice e si è lamentata per giorni! La maggior parte delle persone del Viva, che non usciranno dal resort se non per andare e venire dall’aeroporto con il transfer dell’hotel e qualche rara escursione impacchettata apposta per loro, torneranno in patria convinti di aver visitato la Repubblica Dominicana. Niente di più falso. La lingua locale è l’italiano, si mangia la pizza a cena o il gigantesco buffet dove la gente si affolla come nei self-service durante la pausa pranzo in centro a Milano. I camerieri di colore che parlano italiano e si comportano come un tipico cameriere italiano, snaturati dalla loro cultura. Negozi, discoteca, teatro, campi da tennis, da calcio, centro immersioni, quattro diverse piscine e un sacco di altre cose, insomma un vero e proprio paesino italiano in riva al mare dei caraibi, ma le uniche cose caraibiche erano l’acqua cristallina e i pesci tropicali a cui abbiamo dato da mangiare un pò di pane e ci ha fatto dimenticare per un’oretta di tutto il resto.

Prendiamo un paio di bus: Playa Dominicus > Bayahibe > La Romana > Boca Chica Il tutto per circa 210 pesos (50+160). In uno dei tratti siamo riusciti a raggiungere addirittura la cifra incredibile di 21 persone su di una guagua quando in Italia i posti regolari sarebbero stati 12. Dopo aver letto tanti commenti su questa località siamo molto curiosi e non vediamo l’ora di farci un opinione tutta nostra. Arriviamo a Boca Chica e ci accorgiamo subito della nostra opinione negativa appena entriamo nella via principale. Essendo in bassa stagione si vedono pochissimi turisti e siamo gli unici bianchi praticamente a camminare, tutti cercano di venderci qualcosa o di portarci a mangiare in un posto dove prenderanno le commissioni. Diamo uno sguardo alla spiaggia ma è minuscola, anche se l’acqua è trasparente; forse dovuto al fatto che ha piovuto la mattina la sabbia è dura e compatta oltre che abbastanza sporca. In soli 15 minuti capiamo che Boca Chica non fa per noi e cerchiamo subito un piano B. Torniamo indietro all’ostello e cerchiamo di fare un’escursione a una delle isole che ci sono: Isla Saona e Isla Catalina. Purtroppo la proprietaria non riesce a mettersi in contatto con l’agenzia di viaggio perché dice che è già chiusa, allora come ultima risorsa ci rivolgiamo al resort più grande in città l’Oasis. Ci offrono la possibilità di andare con una loro escursione anche se non facciamo parte dell’hotel. Così paghiamo circa 70 USD a testa e prenotiamo l’escursione per Isla Catalina più vicina, meno turistica e con tanti pesci tropicali che ci aspettano. La sera decidiamo di cenare al Neptuno, un ristorante overwater stile lounge con tanto di jacuzzi che si affaccia sul mare. Aprendo il menù ci rendiamo subito conto che questa scelta ci sarebbe costata cara! Infatti abbiamo pagato un secondo di pesce, un insalata con pesce, un dolce, acqua e coca cola 2200 pesos…quando una grigliata mista di pesce, un’aragosta e un dolce ci costò 1500 pesos! Durante la cena abbiamo comunque assistito a un interessante spettacolo: una gringa si è buttata in mare dal ristorante del resort accanto. Poco dopo si sono buttate 3 persone per andare a recuperarla. Da quello che abbiamo capito sembrerebbe che la ragazza che si è buttata aveva perso dei soldi al casinò e ha simulato un suicidio, tanto è vero che una delle amiche ha urlato più volte che non le avrebbero restituito i soldi! Questo avvenimento ci ha accompagnati per tutta la cena. Verso la fine della cena si è buttata un’altra persona, dato che in 3 non riuscivano a tirar fuori la gringa dal mare! Poco dopo finalmente sono riusciti a trascinarla al “molo” del ristorante e dopo qualche storia a tirarla fuori dall’acqua. Finito lo spettacolo e finita la cena ce ne siamo tornati in hotel.

Il giorno dopo ci alziamo e ci prepariamo per andare a fare snorkeling, mettiamo un pò di pane nella borsa da dare ai pesciolini e ci dirigiamo verso il punto d’incontro. In due minuti scopriamo subito che non ci sarà colazione come promesso ma soprattutto non si andrà alla Isla Catalina ma bensì a Isla Saona. Probabilmente una incomprensione fra hotel e agenzia… ma chi ci rimette è sempre il povero cliente. Così durante l’escursione eravamo non troppo felici del cambio. Durante il viaggio passiamo davanti alla famosissima “Casa de campo” dove un sacco di Vip hanno la casa, fra i più famosi incontriamo: il Berlusca, George Michael, Michael Jackson, Shakira. Arriviamo alla così tanto decantata Isla Saona che non è così fantastica come viene descritta; il mare e la spiaggia di Bayahibe erano certamente meglio soprattutto perché noi volevamo i pesci e lì non c’è n’è neanche l’ombra. Una cosa veramente interessante che abbiamo visto sono state una marea di farfalle. Abbiamo fatto l’andata sul catamarano e sarebbe stata una traversata carina se non fosse stato nuvoloso e se non avesse addirittura piovuto. Durante il ritorno invece ci siamo fermati in un punto che loro chiamano “piscina natural” acqua dal colore verde smeraldo con sabbia soffice. Abbiamo visto e preso in mano un paio di stelle marine di cui una era enorme e bellissima. Abbiamo finito il tour facendo un pò di conoscenza con gli americani che erano in escursione con noi, 4 amiche e una coppia di New York. Questa volta arrivati a casa decidiamo di non farci fregare dai ristoranti locali più di tanto e optiamo per un take away da un ristorante italiano convenzionato con l’ostello. Servizio veloce e ci portano una pizza e un’insalata senza considerare che in un ostello non tutti hanno le posate e quindi per fortuna le andiamo a chiedere in reception e Denise fa i salti di gioia perché non deve mangiare l’insalata con le mani; così iniziamo a chiederci se non fossimo riusciti a procurarci le forchette come sarebbe andata a finire se avessimo ordinato degli spaghetti: per fortuna non lo sapremo mai!

La mattina dopo siamo stati portati dalla padrona dell’ostello in auto all’aeroporto per la cifra di 25USD; durante il tragitto abbiamo fatto un pò amicizia e abbiamo scoperto che una volta era lei la proprietaria del ristorante e ci ha raccontato che Julio Iglesias durante le registrazione dell’album “Mi vida” quando andava a Santo Domingo passava sempre al Neptuno’s a mangiare e prima del pasto si faceva sempre una nuotatina dato che il ristorante costruito sulle palafitte ha addirittura una scalinata che ti porta direttamente in acqua. Purtroppo subito dopo ci trovavamo già all’aeroporto in partenza verso New York City.

Episodi assurdi

1) Un ex-cinema che è diventato una chiesa brasiliana (ancora con tanto di lista prezzi degli hot-dog)

2) Un tipo in motorino che rideva dopo essere stato investito e se n’è andato come se nulla fosse

3) Due tipi in motorino che portavano una porta di due metri!

4) Tipo in motorino che portava un pesce largo un metro

5) Tipo in motorino che portava un tavolo di 1,5 Mt.

Altri episodi assurdi fuori classifica: Tipo in motorino che con una mano guidava e con l’altra teneva una bombola a gas non legata. Tipo in motorino col braccio ingessato che guidava con una mano! Tizia pazza americana che ha cercato di annegarsi per probabile perdita al casinò. Record di 21 persone in una guagua omologata per 12/15 pax Moto con disegno di una donna nuda e a fianco la Madonna.



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