Viaggio in Rajasthan 5

Colori intensi, sapori speziati e contraddizioni forti per un vortice di emozioni contrastanti
Scritto da: luca&sara
viaggio in rajasthan 5
Partenza il: 29/04/2017
Ritorno il: 13/05/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Racconto di un tour di 15 giorni in Rajasthan. Quello che sto scrivendo non vuole essere una guida dettagliata sui monumenti o sui luoghi da visitare, ma solo un elenco di piccoli consigli e di impressioni per coloro che intendono visitare per la prima volta l’India e che come lo siamo noi, sono curiosi in merito a ciò che andranno a vedere e per questo motivo cercano notizie su internet prima di intraprendere un viaggio.

Periodo di viaggio: dal 29 aprile al 2017 al 13 maggio 2017

Viaggiatori: 2 – Luca e Sara

Clima: fa già caldo, il periodo ideale sarebbe da ottobre a marzo.

Visto di entrata: dal primo di aprile 2017 si può richiedere il visto on line sul sito https://indianvisaonline.gov.in/evisa/tvoa.html, compilando un lungo formulario, rispondendo ad un sacco di domande, pagando con carta di credito, stampando il modulo per poi ottenere il visto vero e proprio all’arrivo a destinazione. Il primo tentativo di pagamento è fallito, forse perché ho utilizzato una prepagata. Ho mandato una mail, mi hanno risposto subito dicendomi che avrei dovuto rifare da capo la procedura.

Trasporti: in India utilizzare i trasporti pubblici è quasi impensabile, a meno che si abbia molto tempo e molta pazienza a disposizione. Noleggiare un’auto e guidarsela non se ne parla, il caos regna sovrano. Per chi ha le classiche due settimane di ferie l’ideale è servirsi di una macchina con autista. Noi ci siamo avvalsi di Mahendra Travel, mahendraindia@libero.it. Il titolare parla abbastanza bene italiano ed il rapporto qualità prezzo del pacchetto acquistato (macchina, driver, hotel, voli interni e guida nelle principali città) è stato molto buono.

Moneta: noi abbiamo portato gli euro e li abbiamo cambiati man mano che ci servivano con l’aiuto del nostro autista, il quale ci aveva saggiamente consigliato di non effettuare il cambio in aeroporto dove non conviene assolutamente. Il cambio è stato di 1 euro a 70 rupie. Qualche volta abbiamo prelevato con il bancomat, anche in questo caso chiedendo aiuto a chi ci stava accompagnando.

Cibo: la prima colazione è sempre stata inclusa nel pacchetto che abbiamo acquistato dall’agenzia. Per pranzo, non avendo fame, abbiamo sempre spiluccato qualche cosa per poi terminare la giornata con una cena nei ristoranti che ci consigliava in ogni città la nostra guida. Qualche volta siamo rimasti all’interno dell’hotel in cui pernottavamo, ma sinceramente il prezzo cambia, anche se in India, rispetto all’Italia, tutto è accessibile come costo, quindi non si parla di grandi cifre, in ogni caso. L’aspetto comune ovunque è che tutto è piccante, non c’è via di scampo.

Piatti da non perdere

Samosa: è lo snack indiano per eccellenza. Si tratta di fagottini di forma triangolare fritti, ripieni di verdure speziate, ottimi mangiati caldi.

Thali: tutti i sapori in un’unica portata. E’ servito in piatti metallici con scodelline, gli ingredienti base sono il riso bollito, le verdure, le lenticchie, lo yogurt, salse varie ed un dolce a base di riso e latte.

Chapati e Naan: il pane indiano. Il chapati è più semplice, senza sale, accompagna ogni altra pietanza, gli indiani lo usano per raccogliere il cibo dal piatto, visto che mangiano con la mano destra. Il naan viene cotto nel forno tandoori e può essere liscio oppure farcito con patate, o aromatizzato con aglio, burro, formaggio.

Lassi: si beve, è uno yougurt da bere, buonissimo. Anche questo può essere liscio oppure alla frutta. Sinceramente ho temuto per la nostra incolumità fisica nel momento in cui ci è stato proposto, invece assolutamente nulla.

Mance: non viene chiesta espressamente, ma tutti se l’aspettano. Con il salario mensile di un operaio indiano noi europei non riusciremmo nemmeno a pagare la bolletta del telefono. Questa è solo una riflessione, noi la mancia l’abbiamo data in base alla qualità del servizio ricevuto.

Ora veniamo all’itinerario

1 notte a Delhi, 1 notte a Mandawa, 1 notte a Bikaner, 2 notti a Jaisalmer, 2 notti a Jodhpur, 1 notte a Puskhar, 2 notti a Jaipur, 1 notte ad Agra, ritorno a Delhi per prendere volo per Varanasi, 2 notti e ultima notte a Delhi.

Delhi, cosa vedere: tomba di Humayun, Forte rosso, Qutb Minar, Moschea Jama Masjid, un giretto in Chandni Chowk, India Gate, Gandhi Smriti e museo del Mahatma.

Mandawa: piccola cittadina distante 5/6 ore di macchina dalla capitale, famosa per le haveli. Purtroppo non sono ben conservate.

Bikaner: assolutamente il forte, imponente fortezza protetta da alte mura e da un fossato che lo circonda. All’interno palazzi ornati da balconcini ornati, la “sala dell’incoronazione” decorata a stucco. Sulla strada per Jaisalmer, per chi ha il coraggio, il tempio dei ratti “Karni Mata”. Noi abbiamo preferito tralasciare. Non so cosa ci siamo persi, comunque va bene così!

Jaisalmer: la città color ocra alle porte del deserto del Thar. Qui la temperatura sale ulteriormente, ma ne vale assolutamente la pena. Bello perdersi nelle strette viuzze della città vecchia, ben conservata. Anche qui haveli finemente lavorate.

Jodhpur: la stupenda città dove le case sono colorate di blu, caratteristica che si può ammirare anche dai balconcini della fortezza. Anche qui il protagonista della città è il forte. Mehrangarh è uno dei più imponenti e spettacolari forti del nord dell’India. Grandioso visto da fuori e sontuoso dall’interno, ove sono conservati curiosi palanchini, sedili per montare elefanti e armamenti.

Puskhar: famosa per la fiera dei cammelli di novembre, pare sia un must per chi la visita in quel periodo. Piccola e tranquilla cittadina sul lago che secondo la leggenda è stato creato dal dio Brahma, il quale abbandonò un fior di loto per terra e questo diede vita appunto al lago. Per questo motivo in città vi è il tempio dedicato al dio Brahma, forse uno dei più importanti dell’India. Molto suggestivo il colorato bazar dove è possibile acquistare tessuti e gioielli in argento.

Jaipur: bellissima, un sogno. E’ la capitale del Rajasthan, abbina la sua antica storia con tutti i vantaggi di una metropoli. E’ una vivace città moderna, uno dei tre angoli del triangolo d’oro che include Delhi, Agra e Jaipur. La storia narra che nel 1876 il Maharaja Ram Singh fece dipingere gli edifici di rosa, colore simbolo di ospitalità, in onore del principe del Galles che era in visita alla città. Il forte di Amber da solo vale il viaggio in Rajasthan. Dista una decina di km da Jaipur, è arroccato su colline rocciose, è un bellissimo intreccio degli stili indù e moghul. Costruito a fine 1500 come un fortezza rifugio contro i nemici, per questo è circondato da lunghe mura. I palazzi interni sono realizzati in pietra arenaria rossa ed in marmo bianco, decorati con dipinti e sculture, pietre preziose e specchi.

Agra: anche qui una meraviglia, il Taj Mahal. Patrimonio UNESCO dal 9 dicembre 1983, inserito dal 2007 fra le nuove sette meraviglie del mondo, che altro aggiungere? Da vedere!! Personalmente me lo aspettavo un blocco di marmo bianco, con tutte le sue forme, ma solo bianco. Invece no, l’imperatore moghul, per dare vita al mausoleo in memoria di sua moglie fece arrivare la giada ed il cristallo dalla Cina, i turchesi dal Tibet, i lapislazzuli dell’Afghanistan, gli zaffiri dallo Sri Lanka. Fece incastonare ventotto diversi tipi di pietre preziose nel marmo bianco per ottenere quello splendore che è il Taj Mahal.

Varanasi: la capitale mistica dell’India. Il desiderio più grande di ogni indù è di recarsi, almeno una volta nella vita, a Varanasi per immergersi e purificarsi nelle acque del fiume Gange. Ogni indù vorrebbe anche che le proprie ceneri venissero sparse in queste acque per ottenere la liberazione dai peccati commessi. Senza dubbio è uno dei maggiori centri spirituali, abbiamo visto tantissimi fedeli, di ogni età, anche malconci che a mala pena si reggevano in piedi. Al tramonto, sul Ghat principale “Dasaswamedh” ha luogo la cerimonia chiamata Ganga Aarti. Giovani bramini vestiti di arancio eseguono questo rituale in onore della Dea Madre Ganga. L’atmosfera per noi occidentali è surreale, il suono proveniente dal soffio in una conchiglia, il profumo di incenso, le torce di fuoco che roteano nell’aria, i canti, il tintinnio dei campanelli, tutto questo dà corpo a questa incredibile liturgia. La gente arriva presto al ghat per poter prendere posto sulle scalinate ed avere la migliore visuale possibile.

Conclusioni

Il tour del Rajasthan è un viaggio diverso da tutti gli altri che abbiamo fatto in precedenza, di forte impatto emotivo, che non si dimentica facilmente. Nonostante ci siano aspetti duri da affrontare per noi italiani, come la sporcizia e la povertà, ci sono tuttavia altri fattori che prevalgono e trasformano il viaggio in una delle esperienze più belle da fare e ricordare nel tempo. Tra questi le persone incontrate, soprattutto i bambini, i loro occhi pieni di vita, i colori dei vestiti delle donne che spiccano ovunque, i mestieri di altri tempi svolti all’aperto. Un viaggio adatto a viaggiatori di tutte le età, ma consapevoli.

Pur presentando una grande povertà lo sviluppo economico dell’India è in continua crescita. Il Pil è 6 volte il nostro, ma la ricchezza è mal distribuita, questa è la forte contraddizione. Abbiamo notato con piacere molte scuole, anche università, la nuova economia richiede figure preparate e le famiglie di classe media lo hanno capito e ci tengono a garantire un futuro ai propri figli diverso dalla loro esistenza e soprattutto da quella della precedente generazione.

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Viaggio in Rajasthan con autista



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