Viaggio alla scoperta del Rajasthan e Varanasi

Eccoci di ritorno dal nostro viaggio in India, con gli occhi colmi di meraviglie e il cuore di emozioni
Scritto da: GIOENA
viaggio alla scoperta del rajasthan e varanasi
Partenza il: 04/11/2014
Ritorno il: 18/11/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Un viaggio in India non può lasciare indifferenti, tutto è diverso dal nostro modo di vivere, di pensare, di pregare. I nostri cinque sensi sono stati messi subito alla prova: odori, sapori, rumori, i clacson che suonano in continuazione, visi, abiti colorati, le strade, le mucche ovunque che passeggiano indisturbate.

Il nostro tour inizia da Delhi, visitiamo la moschea del venerdì, il tempio Sikh, il minareto di Qutub, India Gate, il museo dedicato al Mahtma Gandhi. Sulla guida avevamo letto del nuovo tempio Swaminaryan Akshardham, chiediamo al nostro autista di portarci, è abbastanza fuori, ma non lontanissimo. Non possiamo portare con noi macchine fotografiche e borse, quindi lasciamo tutto in macchina, ad eccezione dei portafogli. Dopo vari controlli ed una lunga fila riusciamo finalmente ad entrare. Non lo possiamo definire un tempio vero e proprio, rispetto a quelli visti successivamente, ci sono molte cose da fare al suo interno, oltre alla preghiera. Si fa un giro su una canoa per vedere scene di vita dell’antica India, vengono proiettati filmati inerenti la vita di Lord Swaminaryan, ci sono le fontane con la musica, un ristorante. E’ una struttura di recente costruzione, una via di mezzo tra tempio e parco divertimenti.

Dopo aver visitato Delhi iniziamo il tour del Rajasthan. Lo Stato del Rajasthan è la terra dei Maharaja, dei regni ricchi di palazzi situati ai limiti del deserto del Thar. Questi palazzi sicuramente potrebbe essere tenuti meglio, ma nonostante tutto rendono ancora molto bene l’idea degli antichi splendori. La nostra prima meta è Mandawa, nella regione di Shekhawati. Mandawa è famosa per il forte e soprattutto per le sue haveli. Sinceramente non ci hanno fatto impazzire, diciamo che è una tappa necessaria per spezzare il lungo tragitto tra la capitale e Bikaner. Le principali attrazioni di Bikaner sono la fortezza di Junagarh ed il tempio di Karni Mata, meglio conosciuto come tempio dei topi.

A Jaisalmer ci fermiamo 2 notti, è molto bella questa città ai confini con il deserto. Prima del tramonto ci dirigiamo verso le dune, dove ci aspettano i cammellieri. Saliamo a bordo e dopo un breve tragitto arriviamo in cima, dove attendiamo il tramonto in compagnia di locali, di gente che balla e canta. Bella esperienza, meglio la seconda parte rispetto alla cammellata.

Il giorno dopo lo dedichiamo alla visita della città, del forte e delle haveli. La fortezza, tutta color ocra, è circondata da mura, ci si arriva tramite una breve salita, attraversando delle porte intagliate. Al suo interno si sviluppa la cittadella, abitata, ricca di negozi e di palazzi decorati. Bello avvicinarsi alle abitazioni e vedere scene di vita quotidiana.

La prossima tappa è Jodhpur, la città blu. Il Mehrangarh Fort, molto imponente, arroccato su di una collinetta, è senza dubbio l’attrazione principale. Visitiamo l’interno, costituito da sontuose sale e dal Mehrangarh Museum, con l’aiuto delle audio guide che ci hanno consegnato all’ingresso.

Udaipur, la città più romantica del Rajasthan. Il City Palace è maestoso, con i suoi giardini, gli ambienti, i dipinti che rappresentano scene di vita e ritratti dei Maharaja. La seconda parte della giornata la passiamo passeggiando per i vicoli della città, come sempre è divertente fermarsi con le persone che si incontrano. Gli indiani sono molto curiosi, chissà, probabilmente pensano che noi italiani viviamo in un eden, senza alcun tipo di problemi. Sapessero! Alla sera il nostro driver Mahendra ci porta al cinema, a vedere un tipico film di Bollywood. Ci spiega la trama, i dialoghi naturalmente non li capiamo perché sono in lingua locale, ma ci divertiamo ugualmente. Anche in India ci sono le multisale, con popcorn a diposizione per chi fosse interessato.

Jaipur. Molto caotica, grande traffico, interessante bazar. All’Amber fort, che è un vero capolavoro, volendo, ci si può arrivare a dorso di elefante. Si raggiunge un grande cortile da cui si visita poi il palazzo. Il panorama è magnifico, si vede la lunga cinta di mura, che a noi ha ricordato (anche se l’abbiamo vista solo in fotografia) la muraglia cinese. All’interno del perimetro vi è un bellissimo giardino, le stanze del maharaja e delle regine, il bagno turco, la sala degli specchi, una vera meraviglia, assolutamente da non perdere.

Palazzo dei venti: la facciata è sicuramente affascinante, l’interno meno.

Jantar Mantar: è un parco astronomico con strumenti per misurare il tempo. Senz’altro interessante, ma noi, purtroppo, non siamo appassionati di astronomia, pertanto non abbiamo apprezzato più di tanto la visita.

Siamo al nostro undicesimo giorno di tour, finalmente si avvicina il momento tanto atteso, la visita al Taj Mahal. Prima di giungere ad Agra, una sosta d’obbligo è la città fantasma di Fatehpur Sikri, costruita per essere la capitale dell’impero Moghul e poi invece abbandonata per mancanza di acqua. Ci si accede tramite una ripida scalinata, è quasi perfettamente conservata, rende idea dello stile di vita dei Moghul all’apice del loro potere. L’imperatore Akbar, costruendo la citta’, aveva grandi ambizioni, ma il sogno rimase incompiuto.

Agra: quando arriviamo visitiamo il Forte Rosso, visto dall’esterno non ci ispira molto, mentre una volta entrati ne siamo rimasti soddisfatti. Molto affascinanti sono il giardino dell’eden, il palazzo delle udienze, i padiglioni intagliati nella pietra ed i marmi intarsiati. D’effetto la vista, oltre il fiume, del Tai Mahal, che riporta immediatamente alla mente l’imperatore Moghul, rinchiuso dal figlio in questo forte, una prigione per lui, e che da lontano contemplava la tomba della moglie tanto amata.

Il giorno dopo di buonora raggiungiamo il Taj Mahal, in modo che possiamo ammirarlo al sorgere del sole. Poca fila, sarà perché era presto, accesso diviso tra indiani e stranieri, severi controlli e finalmente entriamo. Non a caso è considerata una delle 7 meraviglie del mondo. Non ci sono parole per descriverne l’imponenza, la meraviglia, la perfezione delle forme raggiunta grazie a complessi (per l’epoca) calcoli matematici. Le preziose decorazioni sono state eseguite da un grande calligrafo persiano dell’epoca.

A Varanasi ci siamo arrivati con un volo da Delhi. Varanasi non è famosa per i suoi monumenti, ma per la sua spiritualità, per l’avvicendarsi della vita e della morte vicino al fiume Gange. Tramite degli stretti vicoletti, dove non passano auto, non per questo poco trafficati in quanto vi ci si trova di tutto, passanti, moto, mucche, tante mucche, capre, si arriva al fiume sacro. E’ molto emozionante, si incontrano fedeli, si respira l’atmosfera del luogo sacro. Tanti Hindu vogliono morire ed essere cremati a Varanasi, pensano che in questo modo sia diretto il passaggio al paradiso e non più possibile la reincarnazione.

Il nostro viaggio in India è terminato, ci siamo portati a casa un sacco di ricordi, di emozioni, abbiamo incontrato un popolo molto cordiale, non ci siamo mai sentiti in pericolo.

Per l’organizzazione del viaggio ci siamo affidati, dopo aver letto vari pareri positivi sul web, all’agenzia di Jaipur Mahendra India Travel, mail indiamahendra@libero.it. La riuscita del viaggio la dobbiamo proprio a lui, un ragazzo molto vivace e simpatico che ci ha fatto vivere una bellissima esperienza. Parla italiano, quindi non abbiamo dovuto rispolverare le scarse nozioni di inglese, puramente scolastico, imparato 30 anni fa sui banchi di scuola, almeno per i momenti trascorsi con lui. Lo ringraziamo perché ci ha accompagnati, ci ha raccontato tante cose su questo paese, pieno di contraddizioni, ma fantastico. Sui matrimoni combinati, le caste, gli eventi della vita, come la nascita (assolutamente meglio se capita un figlio maschio), la morte, il periodo del lutto, il taglio dei capelli ai figli maschi. Questo è ciò che abbiamo apprezzato di più e che sicuramente, tramite un classico viaggio organizzato, non avremmo potuto avere. Nel racconto abbiamo citato solo le tappe più famose, ma vogliamo specificare che tra una città e l’atra ci siamo fermati in villaggi, templi, forse meno conosciuti, ma non per questo privi di fascino. Per esempio il tempio jainista di Ranakpur è assolutamente da non perdere.

Sperando di non annoiare gli eventuali lettori di questo racconto, auguriamo a tutti coloro che vogliono intraprendere un viaggio simile, BUONA INDIA.



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