India: Rajasthan, Agra e Delhi in 14 giorni

Un viaggio estremo pianificato completamente da soli, pratiche di visto incluse
Scritto da: Onikim74
Partenza il: 28/12/2013
Ritorno il: 10/01/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Animati dalla voglia di un viaggio estremo e affascinati dai racconti di un amico abbiamo deciso di visitare il subcontinente Indiano. Per prima cosa, data la vastità dell’India, abbiamo scelto l’area da visitare e ci siamo concentrati sul Rajasthan, una regione a nord ovest costellata di fortezze del periodo Moghul.

Come periodo abbiamo optato per Dicembre-Gennaio, confidando di trovare un clima meno caldo e afoso di quello estivo e per evitare il più possibile i rischi di contrarre la malaria (il rischio in India è sempre presente, anche se il Rajasthan è tra le zone meno probabili).

Come sempre, abbiamo pianificato il viaggio completamente da soli, pratiche di visto incluse (il consolato di Milano permette di gestire l’invio della documentazione richiesta tramite corriere ad una cifra fissa decisamente conveniente per chi come noi non abita a Milano).

1° giorno Genova – Delhi

Siamo partiti da Genova (abbiamo volato con AirFrance) e, dopo un breve scalo a Parigi, siamo arrivati all’aeroporto di Delhi in tarda serata. Purtroppo la metropolitana di Delhi era già chiusa e abbiamo optato per un taxi fino al nostro albergo Airport City (prenotato tramite Booking) che si è rivelato una mezza topaia; faccio presente che il livello degli alberghi indiani non è tra i più elevati, anche cercandoli nella fascia medio alta. Delhi poi offre forse i peggiori alberghi in assoluto come rapporto qualità/prezzo.

La sosta a Delhi si è ridotta a poche ore perchè avevamo prenotato un volo per Jodhpur in mattinata.

2° giorno: Delhi – Jodhpur

Arrivati a Jodhpur in perfetto orario con un volo AirIndia (compagnia di tutto rispetto) abbiamo preso un rickshaw fino all’albergo per scaricare il bagaglio e poter visitare la città. L’albergo di Jodhpur si è rivelato decisamente incantevole, con gestori ospitali e efficienti nel gestire le nostre richieste, oltre che onestissimo nel prezzo. Abbiamo soggiornato e cenato al Kesar Heritage Guesthouse godendoci, dalla terrazza sul tetto, la vista del forte sovrastante. La guesthouse non è molto semplice da trovare, ma è pulita e comodissima a piedi rispetto sia al bazar (torre dell’Orologio), sia al Forte Mehrangarh. Quest’ultimo contiene una città all’interno della città, con templi giainisti stupendi, il palazzo/museo con interessanti collezioni, la spianata dei cannoni con vista mozzafiato sulla città sottostante e un intrico di stretti vicoli in mezzo a palazzi antichi. La visita del forte richiede circa mezza giornata. Molti palazzi della città presentano facciate molto suggestive color indaco che, dicono, tenga lontano gli insetti e riduca la sensazione di calore d’estate. Come per la totalità delle città indiane le vie sono un luogo dove è facile incontrare animali bradi di ogni tipo, mucche, maiali, capre, galline, pecore, cani, scimmie, e Jodhpur in questo non fa eccezione. Nella piazza dell’Orologio e nella via subito al di fuori della piazza abbiamo trovato un gran numero di negozi dove far acquisti di the e spezie, ma differenza di altri posti nel negozio situato sotto l’arco di accesso alla piazza i prezzi sono fissi (e decisamente convenienti), così da non dover perdere lungo tempo nelle estenuanti contrattazioni (in India si contratta praticamente su tutto tranne sui prezzi del cibo).

3-4-5°° giorno: Jodhpur – Jaisalmer (gita nel deserto)

Armati di coraggio e spirito d’avventura abbiamo deciso di affrontare il viaggio fino a Jaisalmer utilizzando un pullman indiano. Il gestore della guesthouse ci ha prenotato e fissato un prezzo per il rickshaw fino alla stazione dei bus e ci siamo imbarcati su questa sorta di “arca della speranza” su ruote per 5 ore (con soste intermedie).Alla fine il viaggio non è stato terrificante, ma senza dubbio occorre essere “sportivi”. Arrivati a Jaisalmer abbiamo raggiunto a piedi il Renuka Hotel passando in mezzo al centro storico cittadino).I gestori dell’Hotel ci hanno sistemati nella struttura di fronte al Renuka (sempre da loro gestita) il Ratan Palace…che di Palazzo aveva ben poco. La stanza si è dimostrata fin da subito piuttosto umida e spartanissima: un letto, un bagno…e basta (non un armadio, una sedia, uno sgabello…niente!!!).Come quasi tutti le strutture alberghiere indiane, le stanze non hanno alcun sistema di riscaldamento e d’inverno a Jaisalmer la temperatura scende quasi fino a zero gradi, per cui nelle stanze il freddo si fa sentire. A parte il freddo e l’umido, lo stato di pulizia della struttura era più che accettabile, anche se abbiamo optato per gli asciugamani che ci eravamo portati da casa perchè quelli fornitici non erano proprio “illibati” (la cosa si è ripetuta spesso negli alberghi indiani).

Jaisalmer è una città poco distante dal confine con il Pakistan, da cui partono giornalmente gite nel deserto del Thar (organizzate da agenzie di cui il centro è pieno). Noi (praticamente degli Indiana Jones made in Italy) abbiamo voluto sperimentare la “cammellata” nel deserto ammirando il tramonto sulle dune e notte sotto le stelle…detta così sembra bellissima, ma dormire all’addiaccio a zero gradi (o forse meno) in un sacco a pelo nel deserto con un umidità terrificante e dopo questo subire la tortura dei sobbalzi sulla gobba del dromedario per ore non è stata un’esperienza che vorremmo rifare. Forse la gita da mezza giornata in Jeep con ritorno dopo il tramonto sarebbe stata più che sufficiente. A Jaisalmer abbiamo ammirato il forte arroccato su una collinetta che domina il centro storico, davvero molto interessante, ricco di templi giainisti abbelliti da guglie affascinanti. I vicoli abbastanza stretti sono piuttosto intricati e su ogni porta fa bella mostra di sè un’immagine di Ganesh, la divinità con la testa di elefante che simboleggia la buona sorte.

6° giorno: Jaisalmer – Osyan – Jodhpur

Si parte da Jaisalmer (con le ossa rotte dopo la cammellata e un forte mal di gola per il freddo patito nel deserto) e si cambia ancora mezzo di trasporto. Ci viene a prendere Manoj, il nostro autista che ci accompagnerà fino a Agra. Per prenotare l’auto con conducente avevamo contattato dall’Italia India Karni (uno scafato manager turistico Indiano che lavora molto con i turisti italiani), che si è dimostrato il più economico sulla piazza offrendo un servizio impeccabile senza trucchi e senza inganni. L’autista non era molto loquace in verità, ma si è dimostrato un ottimo autista, disponibile a seguire le nostre indicazioni in merito alle tappe da percorrere (che noi avevamo preventivamente comunicato a Karni).Il viaggio in auto sulle strade e autostrade indiane è un’esperienza indimenticabile (in ogni senso!), ma per affrontarla bisogna essere fatalisti, ovvero non bisogna agitarsi troppo se qualche mucca, camion o altro mezzo rischia di schiantarsi sul cofano della tua auto mentre viaggi. Essendo in India ci siamo affidati alla misericordia di Ganesh e ne siamo usciti sani e salvi (abbiamo rischiato solo 5 scontri frontali).Sembra che in India non esista un vero e proprio codice della strada, ma i veicoli (auto, camion, rickshaw, biciclette, carretti trainati dromedari, elefanti) viaggiano clacsonando a qualsiasi cosa si avvicini e dopo averlo fatto si sentono autorizzati a superare gli altri mezzi sia a destra che sinistra, attraversare incroci, rotatorie, imboccare stradine minuscole, etc, noncuranti di ciò che procede in senso opposto. Sembra incredibile, ma durante il viaggio non ho mai assistito ad un incidente stradale! Dopo qualche ora arriviamo a Osyan, dove visitiamo due bellissimi templi indù: il primo decisamente grande si sviluppa su due piani sovrapposti, al piano di sopra c’è una terrazza stupenda con guglie rosse. Sotto di esso la sala in cui il bramino impartisce le benedizioni ai fedeli che offrono doni. Il secondo tempio è poco distante dal primo, ma lo si può vedere solo dall’esterno in quanto pericolante. E’ meno noto del primo, ma decisamente affascinante per via delle statue, intarsi e decori architettonici che lo adornano.

Il nostro autista non lo conosceva neppure, ma grazie al nostro navigatore gps (Sygic scaricato gratuitamente da Internet, davvero utile in più di un’occasione) lo abbiamo condotto (suo malgrado) in stradine malconce fino a destinazione.

In serata arrivo a Jodhpur dove abbiamo soggiornato (nuovamente) al Kesar Heritage che ormai conoscevamo bene e dove abbiamo (nuovamente) cenato sul roof garden con vista sul forte.

7° giorno: Jodhpur – Ajmer – Pushkar

Partiamo da Jodhpur abbastanza presto per evitare il traffico ed arrivare di buon ora a Ajmer, che è chiamata la 2° Mecca degli Islamici per via della Moschea che vi si trova. La città è piuttosto caotica, ma ospita un meraviglioso tempio giainista che conserva al suo interno un diorama dorato davvero incredibile. E’ la raffigurazione della città celeste in miniatura, costruita in una grande stanza aperta da tutti i lati e protetta da vetri, lascia davvero a bocca aperta.

Dopo Ajmer andiamo a Pushkar (cittadina) sacra per gli Indù che ospita l’unico tempio esistente al mondo dedicato a Brahma (vi si respira un’atmosfera decisamente mistica).Pushkar si sviluppa attorno ad un lago quadrato dove vengono a fare le abluzioni i fedeli induisti (nel lago sono state versate anche le ceneri d Ghandi). La città è molto accogliente e forse una delle più “pulite” tra quelle che abbiamo visitato, con tantissimi negozi di artigianato tessile di fattura e qualità decisamente superiore agli altri bazar e con i prezzi più interessanti che abbiamo trovato. La nostra sistemazione (Hotel Third Eye) era ubicata pochi minuti a piedi fuori dal centro storico e si è dimostrata decisamente comoda sia come ubicazione, sia come stanza, sia come offerta culinaria. Il gestore molto simpatico ha dato un taglio molto europeo all’albergo, che offre un bellissimo giardino con fontane dove rilassarsi e bere una tazza di the.

8° Giorno Pushkar – Amber Fort – Jaipur

Lasciamo Pushkar a malincuore e ci dirigiamo verso Amber Fort (che rimane a circa 11 km da Jaipur).Il forte è stupendo e imperdibile con una molteplicità di sale e collezioni che ben rappresentano la storia del Rajasthan. Decidiamo di prendere un’audioguida e ci accorgiamo che il livello delle informazioni fornite è ben più basso di quello di Wikipedia così decidiamo per il futuro di scaricarci le pagine del sito sul nostro tablet. Il giro nel forte è piuttosto lungo e torniamo alla macchina solo dopo tre ore di visita. Lasciato il forte, ci facciamo accompagnare a Jaipur dove avevamo prenotato una stanza in un “signor” hotel in stile “haveli”: Umaid Mahal. A differenza degli altri hotel, questo mette a disposizione dei suoi ospiti l’acqua calda tutto il giorno (non è scontato nelle strutture indiane, soprattutto nelle città più piccole) e addirittura la carta igienica (che spesso è un optional). Hotel indubbiamente stupendo dentro e fuori (solo un po’ scomodo rispetto al centro cittadino), ma a conti fatti il lusso e la ricchezza della struttura poco hanno a che fare con la realtà indiana, le cui condizioni sono decisamente meno “lussureggianti”.

Dopo esserci riposati, andiamo in centro con un rickshaw (il conducente, Ram il suo nome, si rivela simpaticissimo ed esperto di improbabili scorciatoie) e ci facciamo portare al Raj Mandir, il più grande cinema di Jaipur per vedere un film di Bolliwood (in hindi).La sala, che puo’ contenere fino a 1300 persone, era quasi piena. La pellicola era un film di azione con effetti speciali e pochi dialoghi e siamo riusciti a capire la storia (la sceneggiatura era abbastanza semplice, sulla falsa riga di Prestige – l’Illusionista) ma la cosa più divertente è vedere gli indiani che durante la proiezione urlano, applaudono o fischiano all’indirizzo dei personaggi. Dopo il cinema ci siamo detti “perchè non provare il Mac in India?”, ovviamente essendo una nazione quasi totalmente vegetariana con molti vincoli in fatto di carne, le scelte erano ridotte a pochi panini a base di pollo (speziatissimo) o involtini di verdure.

9° Giorno: Jaipur

La città di Jaipur offre un centro storico con le principali attrazioni concentrate in pochi chilometri quadrati: il Palazzo dei venti, il Jantar Mantar, il City Palace. Il palazzo dei venti è stupendo e merita la visita con le sue finestrelle colorate e le stanze che raccontano la vita di un passato glorioso degli antichi Maraja. Il Jantar Mantar è un giardino astronomico costruito per volere del Maraja nel 1700 che presenta una serie di costruzioni utilizzate come astrolabi e meridiane in formato gigante, l’aspetto del giardino è decisamente curioso e affascinante, oltre ad essere silenzioso e rilassante (rispetto al concerto quotidiano di clacson delle strade cittadine).Il City Palace forse è l’attrazione che meno delle altre ci ha appassionato, un grande palazzo con molte sale e un ampio cortile interno di stile coloniale e che ci è sembrato sinceramente non imperdibile.

10° Giorno: Jaipur – Abahneri – Fatehpur Sikri – Agra

Il viaggio tra Jaipur e Agra ci ha regalato forse lo spettacolo più affascinante dell’intero viaggio, il pozzo Chand Baori, una struttura architettonica incredibile costruita intorno al VII sec D.C., che presenta centinaia di scale che scendono verso la pozza d’acqua (dal poco invitante colore verde) in fondo al pozzo. Sembra un quadro di Escher trasposto nella realtà. A fianco al pozzo dei ruderi di una tempio coevo del pozzo con sculture raffinatissime. Tanto impressionante (in senso positivo) è il pozzo e ciò che rimane del tempio, quanto impressionante (in senso negativo) è il poverissimo villaggio di capanne di fango che gravita attorno al pozzo.

Dopo Abahneri siamo andati a Fatehpur Sikri, che ospita una bella e grande Moschea con una spianata vastissima in cui decine di finte guide attanagliano fino allo sfinimento i turisti.

A fianco alla Moschea l’accesso alla città Moghul abbandonata di Fatehpur Sikri, in arenaria rossa racchiude eleganti e raffinati palazzi del 1500. Dopo la morte del sovrano, la città fu abbandonata per mancanza d’acqua potabile e non fu più abitata per secoli.

Lasciata Fatehpur Sikri, il nostro autista ci ha portato fino ad Agra, dove si è concluso il nostro noleggio e dove abbiamo salutato Manoj.

11° giorno: Agra

Ad Agra abbiamo soggiornato in casa di una famiglia indiana davvero gentile (il nome della struttura è Aman Homestay).La proprietaria gestisce la homestay insieme ai figli e oltre ad offrire stanze decorose e davvero pulite permette di cenare presso di loro ottimamente a prezzi imbattibili per Agra. La cosa ancor più interessante è che l’alloggio dista poco più di un chilometro dal Taj Mahal ed è quindi raggiungibile agevolmente a piedi. Non posso dire che il Taj non ci sia piaciuto, ma curiosamente non siamo rimasti a bocca aperta quando lo abbiamo visto perchè è esattamente come ce lo immaginavamo. Un particolare curioso: quando siamo arrivati alle porte di ingresso del Taj erano le 8.30 del mattino e c’era un nebbione come non ne ho mai visti…siamo riusciti a distinguere il Taj Mahal solo quando ci siamo arrivati sotto!!!Per fortuna dopo tre ore la nebbia si è diradata e abbiamo lo abbiamo potuto ammirare in tutto il suo splendore. Per accedere al Taj Mahal i controlli sono meticolosissimi, conviene arrivare presto le code possono essere lunghe.

Dopo il Taj Mahal ci siamo diretti verso il rosso forte di Agra, davvero imponente all’esterno e rilassante per i giardini e sale pubbliche all’interno.

All’esterno dell’Agra Fort è presente un grande bazar tipicamente “indiano” (caotico oltre ogni immaginazione).

12°-13° giorno: Delhi

Visto che l’aereo, il pullman e l’auto non ci sembravano sufficienti abbiamo voluto sperimentare anche il treno da Agra a Delhi e la cosa si è rivelata un’altra esperienza “indimenticabile”…non esistendo la 1°classe abbiamo preso la 2°… bhè per fortuna il viaggio non era troppo lungo.

Arrivati a Delhi andiamo a lasciare il bagaglio in albergo e, come detto in precedenza, notiamo che il livello delle strutture ricettive della capitale è decisamente inferiore al resto del Rajasthan.

Delhi me l’aspettavo decisamente più moderna, quantomeno rispetto alle città viste in precedenza, ma non si è rivelata tale (ad esclusione del centro commerciale di Connaught Place, un insieme di cerchi concentrici in cui si susseguono decine di negozi occidentali con vetrine e luci… come se incredibilmente non fossimo più in India).Anche se molti non considerano Delhi come una meta da visitare in realtà offre un bellissimo complesso architettonico antico: il Qtub Minar. L’area (raggiungibile comodamente tramite la modernissima metropolitana) è un sito archeologico dove svetta un minareto di 72 metri composto di pilastri e colonne che ne rendono unica la forma. Attorno al minareto i resti di una moschea e altri edifici antichi, davvero interessanti. Lasciato il Qtub Minar, siamo andati al piccolo Taj Mahal (Humayun’s Tomb) che precede di circa due secoli il Taj Mahal e che ne è stato la fonte di ispirazione. Ultima tappa del nostro giro a Delhi il Red Fort che ci siamo limitati a vedere dall’esterno (avevamo già visitato quello di Agra che dicono sia decisamente più bello).

La città quindi non è priva di interesse ma presenta un inquinamento dell’aria tale, che dopo una giornata in giro per Delhi la gola ne risente parecchio.

14° giorno: Delhi – Genova

Si torna a casa con tante foto nella memoria della macchina fotografica, con tanti ricordi e con qualche kg in meno, in India non si ingrassa di certo sia perchè la varietà del cibo non è tantissima, sia perchè dopo il secondo boccone il livello di spezie piccanti ti ha anestetizzato il senso del gusto, e poi con tutta quella gente che muore di fame non viene certo voglia di abbuffarsi.

Il viaggio in India è un viaggio abbastanza estremo e anche per noi che siamo abituati ai viaggi “fai da te” si è rivelato un viaggio non semplice da organizzare e da gestire in loco. Alcuni aspetti e consigli pratici sulla base della nostra esperienza che mi sento di dare a chi volesse avventurarsi in India (nel nostro stesso periodo) sono i seguenti:

– Portarsi abiti pesanti (maglioni di lana) e una coperta leggera (d’inverno in India non fa caldo)

– Portare sempre con se’ carta igienica (negli alberghi spesso è un optional e gli indiani non la considerano una necessità)

– Portarsi da casa degli asciugamani puliti (quelli che danno negli alberghi possono impressionare anche i meno schizzinosi)

– Portare scarpe chiuse e da battaglia (con tutte le mucche che ci sono…)

– Portarsi un phon da viaggio (utile anche per scaldarsi nelle fredde notti indiane)

Scaricare una mappa gps off-line dell’India sul proprio tablet o smarthphone (consiglio Sygic, sia perchè gratuito sia perchè davvero ottimo

Buon vaggio a tutti.

Michael e Luisa



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