India ieri, oggi e forse… domani

Un viaggio fantastico fra le meraviglie e le contraddizioni del Rajastan, in un Paese fra presente, passato e un futuro difficile
Scritto da: ALOCCIC
india ieri, oggi e forse... domani
Partenza il: 23/12/2012
Ritorno il: 05/01/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
India ieri, oggi e forse… domani

22/12-23/12/12

Sono passati 6 mesi circa da quando io e mio marito abbiamo iniziato a pensare a questo viaggio. I motivi che ci hanno portato alla scelta “india” sono fra loro eterogenei:

– il mio bisogno di staccare nel periodo natalizio da quelli che sono gli appuntamenti piu’ classici.

– fare un viaggio che mi permettesse di immergermi in una cultura lontana e diversa

– il clima (inverno caldo) ed il costo relativamente alla mia portata pur facendo qualche sacrificio.

Inizio a leggere, come ogni volta prima di progettare un viaggio, i racconti dei “turisti per caso”. Molti dei viaggiatori che hanno visitato questo paese e scrivono sul sito, si sono rivolti ad un tour operator locale ammortizzando di molto i costi. Visito la sua pagna, mando una mail ed inizia tra me e lui una corrispondenza serrata su costi e scelte di viaggio. Mentre noi siamo in vacanza a fine giugno, mio suocero che ha esperienze di viaggio in india, incontra il titolare Mr. karni presso un hotel di Reggio Emilia, la nostra citta’. Karni e’ in Italia per lavoro e gira nelle varie citta’ per circa 20 giorni. E’ questa l’occasione per conoscerlo e condividere con lui le nostre esigenze e dubbi. Mio marito ha gia’ visitato il nord, circa 20 anni fa, ma ci tornerebbe volentieri perche’ ha bei ricordi dei luoghi e della popolazione, mite e gentile. Sappiamo pero’ che l’India di oggi e’ ben diversa da quella che ricorda lui. Come fare per racimolare i soldi senza troppo gravare nei nostri miseri stipendi? Ci viene un’idea che risulta vincente: vendiamo le cose che non ci servono piu’, in solaio, a casa, in soffitta dai miei! E’ cosi’ che mettiamo annunci su internet e partecipo a mercatini del riuso della domenica: un modo per alleggerirsi da inutili zavorre che pero’ servono a qualcuno che puo’ dare loro una seconda possibilita’! Da giugno a dicembre dunque vendiamo, spediamo oggetti, ci adoperiamo per visto e passaporto, rimaniamo d’accordo con Mr. karni mandando una caparra di 430 euro rimborsabile. Arriva cosi’ l’inizio delle vacanze natalizie.

Partenza programmata per il 22 ritorno per il 5/1.

Volo prenotato per tempo Bologna/Roma Alitalia e Roma/nuova Delhi chianarlines sua patner per i voli in Asia. Costo per 2, 1300 euro. Pernottamento in hotels 4 stelle camere superior, 3 cene, 2 escursioni, macchina, benzina, autista e colazione 860 a testa. Purtroppo l’inizio di questa vacanza non e’ pero’ di migliori. A Bologna durante il check-in (fra l’altro disorganizzassimo della oramai fallimentare Alitalia, di cui salvo solo i lavoratori che sono stati con noi gentili spiegandoci bene la situazione), mi comunicano che a loro risulta solo la tratta roma-delhi e che se voglio arrivare a Roma per prendere il volo chinarlines devo ricomprare il biglietto. Vado in biglietteria mi confermano questa cosa e scopro la prima versione del mistero: sembra che per uno strano motivo il biglietto bo/rm non sia stato emesso, loro leggono solo un rm/Delhi e io devo dunque pagare una cifra assurda per la prima tratta: 769 euro per 2 per un volo di 30 minuti. Insomma un furto! Costretta dalle circostanze pago con carta di credito ripromettendo che la cosa avrebbe avuto un seguito e non prendendomela con l’addetta che si mostra comunque molto comprensiva. Tralascio il ritardo del volo, la cattiva organizzazione del check in e dell’imbarco, la maleducazione di italiani che mi erano affianco, il ritardo nella consegna dei bagagli etc…etc…. Unica nota positiva la chiacchierata in inglese durante l’attesa bagagli con un uomo d’affari del Tennessee, in viaggio in europa facendo tappa a Roma che va dal parlare male di Alitalia, alla sua conoscenza dell’india, le figurine regalo per il suo secondo bambino di 9 anni, la famiglia di oggi e quella di ieri. Alla fine, molto gentilmente, ci fa dono di due scatoline: contengono 2 penne molto raffinate con un piccolo logo: una banca araba che fa capo negli usa, dove credo a questo punto lavori! C’e’ anche gente carina in questo mondo… per fortuna! Arriviamo trafelati un’ora prima della partenza al check in della china airlines. Qui scopriamo cio’ che non avrei mai pensato di dover scoprire! Ben 3 addetti iniziano a fare ricerche sulla nostra prenotazione: non e’ mai stato emesso il biglietto, la societa’, leggono dal terminale, scrive in corrispondenza del mio codice che mi ha mandato una mail x dire che e’ stata cancellata la mia prenotazione, ma a me non risulta nulla! Per giunta, non potendo il mese dell’acquisto usare la mia carta x limite di platform, avevo chiesto a mio suocero se poteva prestarmi la sua, risarcendolo poi di seguito. Non sono in quel momento dunque in grado di dire se la compagnia ha comunque trattenuto il denaro. Mio marito chiama il padre che controlla gli estratti: effettivamente almeno i soldi non erano stati tolti. Ma io non avevo ricevuto nessun avviso: unica mail che avevo era quella di conferma della prenotazione! Scopriremo di seguito, vedendo nella spam, gli auguri della chainairlines: il potente filtro anti spam aveva celato la mail. Sono in preda alla disperazione: siamo a Roma, dopo aver speso per 2 persone l’equivalente di un Bologna-New York (ribadisco sono dei ladri!), senza alcun biglietto per poter proseguire il viaggio! Mi passano davanti tutti i sacrifici fatti…. le speranze… i vaccini… il tempo usato x fantasticare queste vacanze di natale per noi diverse! Il personale di terra sembra molto comprensivo…ci dice che purtroppo capita anche di peggio, magari a gente che si appoggia a edreams o expedia che ritirano i soldi ma senza avere un biglietto effettivo: almeno a noi non hanno tolto i soldi. Cercano dei voli sostitutivi, ci raccomandano in biglietteria Alitalia dove anche la’, mossa a pieta’, un’addetta molto gentile ci suggerisce alcune possibilita’, ma anche lei dice sono prezzi improponibili (tipo 1900 euro a persona) e poi ci indica di vedere magari con l’iphone alcune offerte klm o airfrance che fanno questa tratta, o al massimo aspettare la mattina ed andare in queste biglietterie ma i costi lei dice sono maggiori! Sembra affranta quanto noi…! Il problema pero’ (se non bastasse) e’: come lo paghiamo il volo on-line? Ma anche dalla biglietteria…? Il mio platform master card a questo punto si aggira attorno ai 500/600, i contanti non basterebbero e poi ci servono per quando pagheremo in india. Con il bancomat non posso prelevare piu’ di 750…insomma ero pronta per tornare a casa! Mio marito aveva i lacrimoni agli occhi….io mi facevo forza…e dicevo…che in fondo e’ un viaggio…non e’ la fine del mondo…! Nessuno aveva colpa…ma in questa situazione non avrei mai pensato di esserci!

Ho viaggiato tanto, sempre in autonomia, sempre comprando i voli online, ma mai… mai… neanche il sentore di una cosa cosi’! Cerchiamo senza speranza un volo su klm con l’iphone. Ci sono 2 posti: gli ultimi, per l’indomani alle 7 arrivo a Delhi alle 23 ora locale. Costo a persona 1200. Il doppio dell’inzio ma una cifra che ci puo’ stare per la stagione e il breve tempo dall’acquisto al volo! Ma come lo paghiamo? Mio suocero che poveretto, senza volere, si sente in colpa, mi dice che 1300 euro sono quelli che gli ho gia’ dato ma la compagnia non ha mai ritirato e dunque erano gia’ nel suo conto, il secondo biglietto lo pagherebbe lui come regalo. Ci tiene molto che noi ci andiamo. Lui conosce bene l’india: insiste… insiste fino alle lacrime! mi dice che e’ disposto a pagare qualsiasi cifra pur che noi riusciamo a partire! va anche in panico! Io mi sento in colpa, non me la sento di accettare, mi sembra una cosa esagerata. Lui mi fa promettere che prima di fare ogni scelta devo pensare che ce lo paga molto molto volentieri, anzi se non accettiamo ne e’ molto dispiaciuto! La situazione e’ paradossale! Ci scoppia la testa! Ma anche accettando, lui non e’ certo del platform che ha a sua disposizione e comunque, al massimo, basterebbe per 1! E il secondo? Il suocero contatta una sua cara amica che ci fornisce i suoi numeri di carta di credito. Con questo e quello del papa’ di Nicola riusciamo alle 1 di notte, buttati per terra, con l’iphone, facendo impietosire anche i carabinieri di ronda che ci chiedono il passaporto e a cui devo raccontare cosa ci e’ capitato visto che non riesco a fornire loro una carta di imbarco per giustificate la nostra presenza nel terminal, riusciamo ad acquistare i due biglietti: 1200 euro cad, con 2 transazioni separate e facendo anche il check in on line!

Sono le 2: forse abbiamo trovato la strada per uscire da questa situazione, ma stento ancora a crederci. Mando un messaggio a Mr karni visto che un autista fra 3/4 ore ci aspetta fuori dagli arrivi internazionali e riusciamo a comunicare con lui. Gli mando la mail con l’e-ticket appena emesso e lui mi dice “tranquilla… benvenuta in India” ed io capisco solo allora che forse riusciro’ fra poche ore a vivere questo viaggio! Ora sono in aereo: abbiamo preso un air France roma/parigi parigi/delhi; tra 2/3 ore arriveremo! Torneremo con un klm delhi/amsterdam/roma e da li’ vedremo forse con un freccia rossa delle 19 x Reggio Emilia. Ho appena tirato su il finestrino e dal chiarore del giorno sono passata al buio e le luci…ma in Italia sono le 15.29. Siamo sopra al mar Caspio. Durante il volo che dura 8 ore, ho alternato momenti di sonno, pranzo, un film di tim burton. Mi sento distrutta: e’ stato uno stillicidio… logorante… e ancora non ci credo di essere qui! Io credo che al mondo tutto abbia un perche’: forse capiro’ solo alla fine di questo viaggio perche’ sia accaduto tutto questo… nel senso il valore nascosto… oltre all’incidente della mail mai arrivata… la generosita’ di mio suocero… l’arabbattarci nostro nel cuore della notte scoraggiati, seduti per terra come dei barboni, per riuscire in questa cosa… il “battere” ogni possibile strada per poter essere in questo paese. Chissa’ perche’ l’india e questo viaggio ci ha voluto mettere all’inzio cosi’ alla prova…vedremo se ce lo dira’! …e speriamo che le disavventure siano finite qui… speriamo!

Arriviamo un po’ prima del previsto, svolgiamo le pratiche burocratiche (compilazione modulo ingresso, vidimazione passaporto e visto, cambio dei soldi) e finalmente usciamo dalla zona franca. Appena atterrati ci rendiamo conto che la citta’ e’ avvolta dalla nebbia: una coltre fitta che sembra entrare anche nelle stanze dell’aereoporto. La temperatura e’ pero’ mite. Appena usciti il driver ci attende: goverdan, un indiano di mezza eta’ ha un cartello con scritto: welcome barbara ciccola! Ci presentiamo, prende la valigia, ci accompagna nel parcheggio coperto ed alla macchina: una ford fiesta ma un modello tipo station vagon mai visto da noi, non nuovissima ma ben tenuta. Vicino alla guida due immagini sacre di dee indu’, l’equivalente dei nostri san Cristoforo e padre Pio. Scambiamo qualche parola sulla distanza dell’hotel, sulla precedente visita di mio marito 20 anni prima, e percorriamo circa 18 km nella nebbia di una tangenziale di nuova Delhi. E’ quasi mezzanotte e non c’e’ molto traffico ma ci sono molti posti di blocco di polizia, gente che cammina in tangenziale, strane macchine tipo apette (tuctuc) bi o tricolor, camion coloratissimi con appese dietro e di lato dei grossi scovolini colorati, tipo pon pon e con dipinto la scritta “blow horn”! Non c’e’ caos ma la guida di molti e’ per i nostri standard molto disinvolta e tutti: proprio tutti suonano maniacalmente il clacson intonando alcuni delle vere e proprie melodie. Il nostro autista sembra cauto: interpreta i vari suoni, si comporta di conseguenza, e non fa azzardi. Ci avviciniamo al centro e all’albergo. Ci sono tumuli di sporco e detriti sui marciapiedi. Gli edifici si presentano decadenti: fatiscenti ma zeppi di insegne pubblicitarie del mondo globale. Da mcdonald a samsung: tutte le grosse marche ci scortano in un abbozzo di centro fatto di case “bucate” con vecchi condizionatori e parabole, dove gli edifici piu’ belli sono gli hotel con grossi neon appariscenti. Tanti i cani randagi per strada.

Arriviamo al florence inn: forse non sara’ il migliore hotel del tour ma si presenta bene al suo interno. La camera e’ ben arredata, il bagno spazioso e con vasca, l’arredamento buono. Certo se pensiamo ad un nostro IV stelle non regge, ma direi che e’ un dignitoso tre stelle. Ci sono prodotti per l’igiene, il frigo bar, la tv satellitare. Dato al personale la mancia di circa 1.40 euro (una super mancia… ma in realta’ non ho da cambiare!), crolliamo: qui sono le 2, in Italia le 21.39: noi siamo 2 gg che in pratica non dormiamone lo stress del viaggio tormentato sta lasciando spazio alla quasi incredulità’ di avercela fatta! Domani alle 7.30 colazione in hotel e alle 8 partenza per agra!

24/12/12

Sveglia alle 7, in Italia 2: siamo devastati! Non sappiamo se ascoltare l’orologio biologico e quello dell’ipad! Fatta una ricca colazione dolce/salata presso l’hotel, usciamo e il nostro driver ci attende all’uscio. Inizia cosi’ l’uscita da Delhi ed il primo vero approccio con il traffico dell’India. Tutto cio’ che si dice e’ vero ma non puo’ rendere effettivamente cio’ che sono i 200 km che separano delhi da agra. Sono un’orchestra di clacson, un mix di colori, di camion zeppi di roba, tuc tuc, richo’, carretti trainati da animali che trasportano cose di ogni, gente che cammina, mucche, pappagalli, capre, bambini che vanno a scuola in divisa e altri mezzi nudi che chiedono l’elemosina, donne con vestiti tipici che fermano i tuc tuc, uomini che sputacchiano, persone che camminano con vestiti leggeri e plaid a mo’ di cappotto, moto di nuova generazione, vecchie vespe con intere famiglie sopra, gente seduta al bordo della strada dove probabilmente vive, fuochi improvvisati, chi lava le stoviglie nella pozza vicino casa, uomini che tirano su l’acqua dalle fontane esterne, baraccopoli, donne che spazzano le strade, scimmie e cani. La strada e’ un continuo ripetersi di vecchi edifici venuti su senza porte, un piano “regolatore”, manutenzione e finestre, alle cui facciate ci sono grandi cartelli pubblicitari globali. Io rimango rapita da tutto questo: un conto sentirlo raccontare, un conto viverlo. Se la stessa cosa fosse in Italia, ci ammazzeremo come bestie! Nella mischia, i clacson suonano in maniera preventiva per dire l’intenzione del guidatore e non e’ mai accompagnato da gesti di nervosismo. Tutto questo caos e’ vissuto in modo paradossalmente pacifico, una normalita’ chiassosa che viene vigilata da posti di blocco che pero’ raramente intervengono. A me tutto questo ricorda un folle carnevale che pero’ dura da sempre, nonostante i cambiamenti interni ed esterni. Il nostro driver si destreggia perfettamente in tutto cio’: calmo e sicuro ci guida verso agra e i suoi monumenti. Nicola ci dice che l’india che ricorda e’ diversa da quella che riscopre oggi: la confusione intensa di 25 anni fa era fatta da persone, camion e animali, ma pochissime macchine; ora le macchine sono ovunque. Tra una citta’ e l’altra c’era un’immensa campagna. Ora le case, le baraccopoli sono in ogni luogo. Difficilmente chi non e’ indigeno comprende dove finisce una citta’ e dove ne inizia un’altra. E’ un continuo di tende, baracche, case, fuocherelli improvvisati ed aggregativi, cumuli di detriti, bancherelle di patatine, scuole pubbliche… Raccontato, tutto cio’ ha un’accezione negativa. Viverlo, o meglio… osservare la vita degli altri nel loro habitat sebbene pieno di contraddizioni per noi occidentali, non ha la stessa nota dispregiativa. La poverta’ e’ una brutta cosa; la sporcizia, il caos anche, ma qui e’ tutto ed il contrario di tutto! Vederlo fa si che anche cio’ che riconosciamo come pessimo, assuma un’altra connotazione, lo si tenda ad accettare di piu’ sebbene non ci appartenga. Facciamo sosta a meta’ strada in quello che dovrebbe essere una sorta di autogrill. Qui mangiamo sebbene sia abbastanza presto, tipici piatti indiani ma not spice! Spendiamo anche parecchio, visto che il tot in euro e’ 27. Per i loro targhet e’ molto. Poi si prosegue il rituale delle mance: in ogni luogo c’e’ gente che ti apre la porta, ti offre una salvietta, ti tiene le scarpe se le lasci fuori dalla moschea, ti serve da bere o porta la valigia. Tutti, in cambio si aspettano la mancia. 100 rupie sono circa 1,40 euro…poco per noi…ma se dai a tutti quella cifra confermi la definizione di turista come bancomat ambulante. Il problema e’ che non si riesca a cambiare com pezzi inferiori a 100…massimo 50. Durante la giornata si spende di piu’ per mance che per altro.

Arrivati ad Agra andiamo subito in albergo, un 5 stelle molto bello, dove viene controllato bagaglio e macchina dal metal detector. Anche all’entrata c’e’ un passaggio obbligato e un addetto con tanto di turbante che segna il percorso obbligato salutandoti “namaste'”. La camera e’ bellissima, al quinto piano, grande ben arredata, con lontana vista (che non si vede causa foschia) al Taja Mahal, grandissimo bagno con marmo e doccia stratosferica! Lasciati i bagagli torniamo in macchina e ci rechiamo al forte di agra. E’ un monumento molto grande, visitato da turisti e tantissimi indiani sopratutto famiglie. L’architettura e’ imponente, il colore acceso della pietra purtroppo e’ mortificato da una luce lattiginosa causa nebbia che era scesa gia’ il giorno dopo appena arrivati! Visitiamo i vari luoghi, sovente all’aperto. Io sono presa dai vestiti delle donne… e noto una cosa strana: donne e uomini mi osservano…mi fissano…con insistenza! All’inizio penso di indossare indumenti offensivi (ma visto che ho un paio di pantaloni neri e una maglia con felpa mi sembra strano), poi penso al trucco… ma escludo anche questo. Nicola mi dice anche la guida della loney parla di questo fenomeno: la gente del luogo osserva stupita e compiaciuta i volti che arrivano da altri paesi lontani. Capita dunque una cosa che non avrei mai pensato di vivere. Una famiglia ci ferma e chiede se puo’ fare una foto. Noi crediamo volessero essere fotografati. In realta’, il padre togliendo il cappello al figlio adolescente, lo fa mettere in posa con Nicola e soddisfatto scatta. Io muoio dal ridere… ma chi di spada ferisce di spada perisce. Dopo 10 minuti, una coppia di ragazzi di cui uno con il capello modello texano, mi fermano e mi chiedono di fare una foto con il cow-boy. Io non me la sento di infrangere questo sogno (ahahah) e mi presto. Le foto saranno due: nella prima c’e’ lui che mi da la mano. Nella seconda, io con il cappello da jr e io che ho una mano sulla spalla di lui (naturalmente su richiesta non mia)! E’ stato un momento esilarante! A stento mi trattengo! Visitiamo la moschea privata, i giardini… etc etc. Bellissimo l’intarsio mutevole e raffinato che accompagna le architettura Finito il tour di oggi facciamo una visita veloce al taja mahal dalla parte dietro: si vede solo la sagoma in lontananza: troppa nebbia! Io lo trovo comunque suggestivo, pero’ certo vederlo specchiarsi sul fiume al tramonto e’ un’altra cosa! Torniamo in macchina, chiedo al driver se ci sono negozi di vestiti che conosce. Mi dice che Agra e’ famosa per i tappeti e che ci portera’ a Jaipur se vogliamo in un negozio di vestiti. Goverdan si sta fino ad ora rivelando una persona gentile, cordiale ma non invadente e alla guida calma e professionale. Torniamo cosi’ all’hotel programmando una doccia ed un’uscita serale in un ristorante di conoscenza del driver. Appena in stanza Nicola legge il programma lasciato da Mr. karni: stasera abbiamo la cena di natale in albergo compresa nel pacchetto! Presi accordi alla hall che ci da una busta con 2 inviti timbrati manco fossimo in tribunale, mandiamo un sms di scuse al driver per disdire e ci prepariamo per la cena che iniziera’ alle 19.30. La sala che ci ospita sembra quella di un film americano delle feste di fine anno dei college; palloncino rossi e bianchi, il palco con l’orchestra, tavoli a lume di candela, scritte di merry christams e un babbo natale in carne e ossa che per celare le fattezze olivastre ha anche la maschera! La cena e’ tipicamente indiana e molto buona; c’e’ una sala adiacente che ha un monumentale e fornitissimo buffet caldo e freddo: dagli antipasti al dolce. A tavola con noi una cordiale coppia; lei tedesca, lui Ecuador. Vivono e lavorano a Zurigo e sono qui in vacanza. Lei manager per una catena di super mercati lui ingegnere civile. Anche loro girano con un driver, anche loro domani per due giorni dormiranno a Jaipur. La cena interagisce con l’orchestra attraverso una animatrice che passando fra i tavoli raccatta gente per giochi ed altro: mia “situazione ideale”… si fa per dire naturalmente! Si avvicina a me per dire che fra poco le donne vestite in rosso verranno chiamate per un gioco e poi c’e’ un premio. Io ho naturalmente, per la prima volta a natale, un vestito total red! Che fortunaaaaaa! Inizia il gioco io vorrei fare l’indiana d’america ma una ragazza tedesca con indosso un sari rosso mi intercetta e in pochi secondi sono sotto i riflettori e gli occhi addosso. Devo ballare…aahahaha! Nicola compiaciuto con un ghigno modello jena ridens fa anche un filmato….che per fortuna non andra’ a buon fine: Dio esiste! e non mi ha abbandonato la sera di natale! La vincitrice e’ la ragazza con il sari: se non ci fosse stata lei avrei certamente vinto! La serata prosegue fra cibo, chiacchiere, musica e balli. Come nella migliore tradizione, a dir poco magari poco natalizia, si materializza un trenino, poi tutti si scatenano in balli dai suoni fra l’indiano ed il pop piu’ trasch! La maestra di cerimonie si confonde nei balli…insomma e’ un natale un po’ Halloween, un po’ Grease, un po’ ultimo dell’anno modello organizzazione filini ma questa volta in ambiente continental chic…;). Saliamo in camera, prima di mezzanotte, salutando i simpatici ragazzi che ci hanno fatto compagnia al tavolo. Buon Natale Italia: qui di natale ci sono solo delle sagome di santa Claus, della campanone argento, dei fili colorati, dei finti abeti con improbabili fiocchi di neve di cotone idrofilo e un albero al centro della hall. E’ un natale vissuto negli alberghi come per noi Halloween, di circostanza, fatto di simboli da ripetere per i turisti senza sapere nulla dei reali significati. Si va a dormire, domani mattina andremo al taja mahal alle 6.30 e dopo faremo colazione lasciando l’albergo. Vorremo cosi’ evitare il troppo caos, ma sicuramente non eviteremo la nebbia che comunque non sta lasciando per ora i paesaggi.

25 dicembre; natale!

Sono le 6.30 quando nel buio della notte varchiamo la porta d’uscita del nostro albergo. Il fedele e discreto driver ci attende e ci accompagna davanti al gate est per l’ingresso del taj mahal. Pagato il biglietto dovremmo attendere con pazienza indiana la partenza di un piccolo bus gratuito che accompagna i turisti fino all’ingresso della porta al famoso monumento. Mentre attendiamo immersi nella nebbia i tuc tuc ci assalgono al suono “vuoi un passaggio…? Devi aspettare molto se prendi il bus…e’ lontano (in realta’ e’ circa 1 km). Alla fine..piu’ per la praticita’ che x l’insistenza decidiamo di prendere il richo’: un ragazzo ci carica nella carrozzina della sua bici e con una certa velocita’ ci porta fino alla porta dell’ingresso x il Taja Mahal. Siamo fra i primi a varcare il cancello… ma ahime! Tutto e’ avvolto dalla nebbia! Ci perdiamo dunque la classica immagine da cartolina di questo scrigno d’amore. Visitiamo il suo interno e appena lo varco sono presa dagli odori… di incenso… di fiori… non so bene… ma i colori sul bianco cangiante, gli intarsi che non lasciano respiro agli occhi, i temi floreali, la penombra, le due tombe al centro dello sguardo in ogni punto in cui ti trovi, gli odori orientali, i filtri di luce, tutto si sposa bene ed accompagna la visita di questa tomba/bomboniera. Torniamo a piedi un po’ mesti per non aver potuto beneficiare della sua bellezza all’esterno, ma io (nicola lo aveva gia’ visto nel suo precedente viaggio) sono felice lo stesso… e’ troppo bello essere qui! ed esserlo a natale! poter dare un ricordo diverso a queste festivita’ stando in un posto come questo e’ comunque bellissimo, anche se c’e’ la nebbia! Torniamo in albergo e facciamo una delle colazioni piu’ ricche che abbia mai fatto. La scelta va dalle salsicce di pollo e bacon, a zuppe indiane, a uova strapazzate. Per il dolce c’e’ di tutto di piu’. Una cosa faraonica! Facciamo dunque una colazione che e’ poi quasi un pranzo, ma almeno siamo apposto per un po’! Partiamo lasciando le solite mance a facchini ossequiosi e ci dirigiamo verso faripur sikri: la citta’ abbandonata. Per arrivarci occorrono circa 30 km. I primi di periferia (definiamola cosi’…ma consideriamo che non c’e’ un vero e proprio centro) di agra… sono indescrivibili a parole! Nel caos di macchine e di umanita’ varia piu’ incredibile io ho sognato per un attimo di avere una bacchetta magica e di poter riuscire a fermare il tempo e la gente come se fosse un presepe..e dal momento che e’ natale… ci sta anche! Ecco si!… un presepe laico. Ho sognato di avere questo potere perche’ avrei voluto avere il tempo di osservare con calma ogni particolare di quel folle mosaico umano/animale/sociale/economico/civile che avevo davanti a me. Avrei voluto leggere con calma questo spaccato di vita cosi’ vero, senza filtri, semplice, povero, caotico pero’ almeno apparentemente lontano da scene di disperazione o ira. Una condizione di poverta’ a cui si adeguano, anche se sembra strano, con serenita’. Sembra vedere la vita di un formicaio: tutti si adoperano in qualcosa cucinare (in stoviglie improponibili), portare merci con mezzi assurdi da una baracca all’altra, giocare mezzi nudi, accendere fuochi, urinare, comprare, lavare, vendere, badare agli animali, in un vivere in maniera ripetuta in ogni zona fino ad ora vista gli stessi fotogrammi, con minime variazioni. Agli animali gia’ visti oggi si aggiungono anche i maiali, tenuti davanti casa come fossero gatti. L’idea di cortile recintato non ha ancora preso piede qui! Arriviamo a faterpur sicri e gia’ il parcheggio e’ una bolgia: fra venditori…macchine, pulman…sembra Assisi il giorno di pasqua. Dopo aver driblato venditori di gadget, guide etc etc, riusciamo a salire sul piccolo bus che ci portera’ nella citta’ abbandonata. La visita e’ un continuo ingresso ed uscita a questi palazzi di mattoni rossi, con fregi stupendi. Moltissimi anche qui gli indiani che visitano i monumenti. Nicola non si ricorda alcun movimento turistico indigeno 25 anni fa, dunque ne deduciamo che il miracolo economico indiano ha portato non solo cellulari, mega pubblicita’ e macchine tata, ma anche un’apertura al turismo interno…una maggiore cultura e conoscenza delle proprie tradizioni. I turisti indiani sono vestiti tradizionalmente ma bene, viaggiano con macchine e soggiornano in alberghi come i nostri. Fanno studiare i figli che conoscono gia’ bene l’inglese e saranno la speranza del domani. Visitato il forte ci rechiamo all’adiacente moschea…ma qui la nostra pazienza e’ messa a dura prova. Le moschee sono un luogo in cui difficilmente non riescono a non farti prendere dei soldi; e il motivo e’ semplice: devi toglierti le scarpe. Ad Istanbul non mi e’ capitato nulla del genere, ma qui, c’e’ chi diventa loro guardiano. E questo porta via almeno una mancia. L’indiano lo sa’: il turista in moschea e’ debole. In pratica veniamo avvicinati da un ragazzetto insistente come tutti i venditori di nulla che prima mette al sicuro da un suo amico le nostre scarpe (prima tangente), poi nonostante il mio “I’d like to be alone” ci scorta in ogni tempio o moschea presente dicendoci 3 notizie inutili per ognuna in un italiano confusionario per poi portarci da un suo amico che vende oggetti in pietra e venderci un elefantino snervandoci con la trattativa (seconda tangente). Alla fine usciamo da una porta sacra dove sembrava di essere con Gesù’ nel tempio irato contro i mercanti nel luogo sacro! Alla fine osa anche chiedere un soldo italiano. Siamo devastati: non ci siamo goduti nulla…non abbiamo capito nulla di quel luogo…e la cosa peggiore e’ che se tanto non avessimo parzialmente ceduto a lui….ci avrebbero ammorbato in altri 100….quando sei con 1 gli altri 99 ti lasciano in pace. Per noi e’ uno stillicidio…e questo si ripete sopratutto nei luoghi non a pagamento…dove dunque c’e’ meno controllo! Torniamo alla macchina (sempre evitando ogni possibile seller) e il driver ci attende con pazienza. Prossima tappa jaipur. Sono alcune centinaia di km…circa 3/4 ore e facciamo una sosta in un “autogrill” dove prendiamo un caffe’ ed un toast. Arriviamo a jaipur alle 18.20. L’albergo e’ molto bello…e jaipur se pur caotica, si rivela ad un primo sguardo piu’ moderna delle altre..meno fatiscente. Alle 19 circa siamo a casa di mr karni e facciamo finalmente conoscenza con lui! Io sono molto curiosa di vedere la sua casa, la casa di un giovane imprenditore che si sta facendo strada nel turismo. Si tratta di un appartamento carino in una nuova zona residenziale. Appena entrati karni, molto accogliente e gentile ci presenta ad altri italiani ospiti tra cui un ragazzo che abita a circa 20 km da casa dei miei genitori e con cui ho conoscenze in comune! Non ho parole…mio marito trasalisce…! Per non presentarci a mani vuote, ho portato da un forno di Reggio Emilia la spongata, un nostro tipico dolce natalizio. Iniziamo a parlare fra di noi, mentre karni interviene di tanto in tanto: siamo tutti molto soddisfatti della sua organizzazione: facciamo viaggi differenti, con mezzi diversi ma tutti ne parliamo bene. Karni ci presenta la moglie e le due figlie adolescenti. La moglie e’ molto carina nei modi di fare, le due figlie sono due ragazze che parlano un ottimo inglese, educate, in gamba e con idee anche ben precise sul loro futuro nonostante la giovane eta’. Frequentano scuole private e hanno ottimi argomenti di conversazione. L’ospitalita’ di karni e’ squisita. Regala a tutti un copriletto di fattura locale con disegni colori naturali, ci porta a cena fuori in un ristorante tipico e paga tutto lui! Veramente un signore che ci fa ricordare un piacevole natale, con una buona compagnia. Lui ci tiene che tutto vada bene, passa per mettere il cibo nei piatti: insomma un ottimo padrone di casa! Paghiamo cio’ che e’ dovuto del viaggio e ci salutiamo. Io non posso che parlare bene di lui e del suo modo di organizzare e accogliere noi turisti. Il driver ci riporta all’hotel: per lui due notti in famiglia a jaipur. Domani visita a questa citta’…ma prima di dormire mi connetto su skype per poter fare gli auguri alla mia famiglia riunita per il natale.

26/12/2012

Partenza ore 8.30 dopo la colazione come sempre con tantissime offerte di cibo. Io mi sento pienissima e mangio un cornetto con caffe’ e latte. Partiamo alla volta di amber fort e prendiamo andando per strada la nostra guida. Si tratta di un ragazzo che parla un perfetto italiano e che si occupa di import-export di pietre dure con l’Italia. Essendoci crisi si ricicla anche come guida (20 euro +10 di mancia) e sara’ il nostro accompagnatore per tutto il giorno. Si mostra subito come una persona molto disponibile e alla mano e durante tutto il tour di oggi ci spieghera’ i monumenti, usi e costumi del luogo. Arrivati a amber fort vediamo la fila di elefanti che ci portera’ alla cima. Fatta la fila saliamo sull’elefante e inizia la salita! Il problema e’ che appena messa in fila x attendere inizio a non sentirmi molto bene e gli scossoni non aiutano. Comunque la salita risulta un momento simpatico e divertente…anche se per scendere dobbiamo come sempre ungere le ruote… Il forte si presenta come un bellissimo complesso architettonico realizzato in pietra giallo ambra e con ogni confort: dall’hamman alla piscina, da stanze con specchi a stanze con sistemi di aria condizionata senza corrente elettrica. Radj ci spiega tantissime cose sul sistema caste, teologia, matrimoni e la storia del marajah, tutte molto interessanti e che ci aiutano a capire meglio sia il palazzo che stiamo visitando che la cultura indiana. Nel bel mezzo della spiegazione… purtroppo pero’…vomito! Mi sarei sotterrata… ma un getto incontenibile mi fa liberare dal terribile peso che mi sentivo da stamattina. Radj chiama il servizio spazzine e in pochi minuti tutto torna come prima…! Il cibo speziato, la stanchezza ed il fuso hanno dato il loro primo frutto! Proseguiamo la visita di palazzi e cortili: un’alternanza di spazi preziosi, manierismo, ricchezza opulenta, simbolismi. Scendiamo poi a piedi schivando i soliti venditori (che lui definisce “tipo Napoli”). Il programma ci portera’ prima in un negozio laboratorio di pietre dure, oggettistica e gioielli, poi all’osservatorio astronomico, il city palace e in una cooperativa a vedere la lavorazione di tessuti e eventuale acquisto.

La prima tappa e’ un enorme gioielleria a 4 piani di nome “marco polo” gestita da un elegante uomo di affari indiano che tratta la lavorazione di pietre dure e oggettistica, sopratutto con l’Italia. Prima ci viene mostrato il laboratorio dove ci sono 6 ragazzini di circa 15-16 anni, a terra che intagliano pietre e ci viene spiegato sia la provenienza che i diversi tipi di lavorazione. Questa e’ una zona molto ricca di minerali e al di la’ di quello che viene estratto altre pietre vengono importate e lavorate qui. Il titolare ci spiega che oramai la lavorazione italiana si ferma alla vendita del lavoro finito: qui la manodopera costa 2 euro al giorno. Sono prevalentemente ragazzi mussulmani giovanissimi che la famiglia non li fa studiare e che portano con il loro lavoro il sostentamento per meta’ giornata. Una famiglia indiana puo’ infatti vivere con 5 euro al giorno. Per me che ho sempre letto queste cose, che vedo etichette con scritto made in china/india etc e che ho per la prima volta occasione di vedere dal vivo ed in questa realta’ la catena che unisce i vari pezzi del commercio e dove io sono anche il soggetto in qualche modo determinante… mi fa riflettere molto! Se fossi stata in Italia avrei detto a spada tratta che e’ un sistema sbagliato, da combattere e incoraggiare una politica di ripartizione equa. Qui, vedendo questi ragazzi che lavorano ed almeno non sono in mezzo ad una strada… ma hanno comunque un mestiere… sebbene per i nostri parametri sia errato… perche’ dovrebbero essere a scuola…dovrebbero essere pagati di piu’… alla fine mi arrendo, scendo dalle posizioni ideologiche e, forse anche sbagliando, penso che in fondo questi ragazzi portano soldi a casa… che vuol dire sopravvivenza… e che nella loro posizione non potrebbero veramente fare o trovare di meglio. Non si puo’ paragonare una situazione del genere con la nostra realta’… ma con il continuo flusso di persone, di poverta’, di mancanza di possibilita’ con cui queste continuamente vivono. Acquisto un anello… pietre preziose ed argento ( a me poi interessa il valore della pietra…non la montatura che comunque mi piace molto) e lo pago relativamente poco….o almeno in Italia lo stesso oggetto (visto che alla fine di mercato italiano si tratta) lo avrei pagato molto ma molto di piu’! Ci tratteniamo un po’ a parlare sulla situazione italiana. Lui lavora nel campo da 25 anni. E’ ferratissimo sulla nostra tragica situazione politica. Dice a ragione, che siamo uno stato senza futuro, che occorre un cambio di rotta, entro 2/3 anni. Occorre far risorgere la classe media perche’ e’ vero che il ricco rimane ricco ma e’ uno e compra sì cose di valore, mentre per il mercato vale molto di piu’ la classe media che fa lavorare tante persone per tanti oggetti che poche persone per un oggetto. Esco, insomma, con il mio regalo. Sono soddisfatta, nel mio intimo vorrei che il mondo girasse in un altro modo ma forse, mi rendo conto, e’ una battaglia impossibile: siamo troppo oltre! Alla guida avevo detto che guardando la magnificenza di palazzi monumentali rimani ancora piu’ scioccato pensando al fatto che c’e’ un divario cosi’ grande con il resto della realta’: cose da 1000 e una notte e lamiere e tende come case! Lui mi ha risposto” tutto il mondo e’ cosi’, in India si vede solo di piu’…” Tornata in macchina mi rendo conto che non sto ancora bene: mi gira la testa, e’ anche caldo, ho la nausea. Vedere la confusione umana ed animale (oggi a scimmie, maiali, mucche, galline, cammelli e capre, si sono aggiunti anche gli elefanti in strada) mi da da fare. Dopo aver visto in lontananza il palazzo dell’acqua, decido di tornare in hotel per riposare, e poi restare per rimettermi un po’. Dopo circa un’ora Nicola esce sempre con autista e guida…che si mostrano affranti per la mia mancanza ( mancanza donna=salta la visita x pashmine e dunque mancanza di %… questo e’ il passaggio implicito). Dopo una pantomima gentile sul mio stato di salute, concordiamo che domani mattina prima tappa sara’ la cooperativa di tessuti!

La gentilezza indiana, sicuramente piacevole e anche sincera per certi versi si rivela avere spesso un doppio fine, che purtroppo, almeno da turisti e’ il Dio soldo. Questo ragionando con Nicola e’ certamente frutto di loro retaggi culturali, dominazioni senza scrupoli e dal “nuovo che avanza”: ossia soldi… soldi… soldi! Nicola torna con loro nella citta’ vecchia: il traffico e’ il medesimo di sempre. Arrivati all’osservatorio astronomico la guida tiene subito a specificare che l’astrologia e l’astronomia sono molto compenetrate. Gia’ stamani ci ha detto che prima di compiere matrimoni combinati si chiede sempre il consulto all’astrologo. Anche nel precedente albergo avevo notato fra le altre cose questo servizio… In visita molte scuole con le loro divise. E’ un grande parco dove salire con tante costruzioni gigantesche che dicono ora, longitudine, latitudine, segno zodiacale e dove studiano misure di tempo e di spazio in quanto a loro dire precisissimo. E’ stato costruito dal fondatore di jaipur e la guida sostiene con certezza essere la reincarnazione di Leonardo da vinci. Proseguendo a piedi c’e’ al fianco il city palace attuale sede del marajah del rajastan trasformato in museo per necessita’ economiche. La visita e’ un po’ veloce…forse manca la mia presenza femminile? Mah…guardando la loney vediamo che effettivamente mancano alla sua visita alcune parti del museo.

27/12/12

Lasciamo l’albergo alle 10. Chiedo all’autista se andiamo alla cooperativa dei tessuti. Lui mi dice “se lo gradisci si”. Io apprezzo molto questo suo lasciare a me la scelta. So bene che c’e’ un patto implicito tra driver e commerciante, che si traduce in una percentuale. Ma sebbene sia una cosa importante, non vuole che mi senta costretta. Arriviamo nel laboratorio che come ieri ci fanno una lezione su come viene eseguita la tecnica di stampa su tela. Al lavoro due operai che con maestria realizzano un lavoro su stoffa bianca. Anche questa volta mi trovo a contatto con l’ultimo anello della produzione: un uomo di forse 45/50 anni, con i vestiti logori per il lavoro e lo stato sociale, le mani finite dalla fatica, che con dignita’ riporta pero’ a casa il salario invece che stare in mezzo ad una strada a vendere gadget importunando turisti. La catena del commercio passa poi al presentatore della tecnica che mi scorta nel negozio: un grande e bell’emporio con ordinati mucchi di merce. Mi chiede costo e idea di acquisto. Io vorrei due pashmine da acquistare per regalo e altri 2-3 presenti. Ogni mio desiderio o sguardo si realizza attraverso l’azione di ossequiosi lavoranti che aprono e mostrano. Alla fine prendo anche una blusa per me. I prezzi sono inferiori che in Italia, ma non particolarmente bassi, la qualita’ comunque alta. Uscendo uno dei signori che sono alla produzione ci bussa sul vetro della macchina: l’esempio di lavorazione che ha prodotto per noi (un quadrato di stoffa con un elefante stampato) e’ asciutto e vuole farci omaggio. lo accettiamo gli diamo molto volentieri 100 rupie: questa volta ci fa molto piacere daglieli: i suoi vestiti logori, la sua dignita’ nello svolgere un’arte difficile e di precisione senza magari essere mai andato a scuola, ci fa tenerezza. Proseguiamo per Puskhart. Occorrono circa 3 ore. Per uscire dal centro superiamo le strade trafficate e commerciali. Nulla a cui vedere con le nostre vie con negozi: e’ un succedersi di monomarche anche di un centro prestigio e banche. Manca l’ordine e la pulizia occidentale, ma il potere economico e’ il medesimo. Per arrivare alla nostra prossima meta, percorriamo una bella autostrada (secondo i loro canoni); entriamo in zona desertica, e la vegetazione diventa ancor piu’ rara, la terra e’ sabbia gialla. Giungiamo all’albergo alle 14 circa: un meraviglioso hotel dalle 1000 ed una notte con giardino interno, piscina, ristorante bordo piscina. La camera riflette lo stile coloniale del complesso: e’ pentagonale ampia, con terrazzo su giardino e letto a baldacchino. Fino ad ora la scelta degli hotel e’ stata ottima. Fatto pranzo (io non sono ancora in forma…non mi va di sentire sapori speziati… ed e’ un problema… visto che qui lo e’ tutto…) andiamo alla scoperta di pushkar un luogo di culto famoso sin dagli anni 70 come meta di pellegrinaggio per hippy e persone alla ricerca di pace interiore. Come spesso accade questi posti sono dei luoghi nostalgici e a mio dire un po’ tristi. Anche questo non tradisce la mia idea: pushkar e’ una cittadina che vive sui fasti di un tempo, un dedalo di stradine piene di paccottaglia indio/hippy tra un tempio e l’altro. Il nostro driver ci porta fino al tempio di Brahama, unico in tutta l’india e dunque meta di pellegrinaggio. Anche qui, come in ogni luogo sacro, ci troviamo di fronte alle solite e oramai fastidiose richieste economiche. Tutto e’ denaro… le scarpe… la borsa… la macchina fotografica… i fiori! Il driver, con la sua solita discrezione, prima di scendere ci dice di non accettare nulla neanche i fiori. Egli ha un modo alquanto delicato di proteggere il nostro stare qui, non puo’ dire queste cose davanti a venditori o altri. Lui lavora sempre in queste zone e lo capisco, ma appena prima di scendere ci da degli importanti suggerimenti. Fatta la salita, visitiamo il tempio: anche qui molte donne mi osservano. Un serpentone di persone vanno fino all’altare a prendere la benedizione (pagando) davanti alla statua di brahama ad altezza naturale per poi sostare nella zona del tempio dove ci sono le lapidi dei defunti. Dopo essere scesi e avuto da dire con un posteggiatore abusivo di scarpe rimasto scontento delle nostre 10 rupie (non avevamo moneta… in piu’ avevamo dato 50 al suo socio in affari x lo zaino) raggiungiamo il nostro fedele autista che ci porta in un bel vedere del lago nato dove a brahama e’ caduto un fiore di loto ed attorno a cui sorge la citta’. La’ i gaht, scalinate dove la gente si immerge per i bagni sacri. Ci sediamo a prendere un po’ di sole e di pace dopo il caos dei momenti precedenti. Non credo che ancora si possa definire questo come un luogo di ricerca interiore… forse lo e’ di più qualche cima del nostro Appennino! Dopo aver driblato un santone che voleva darci dei fiori e vari suonatori, rimaniamo un po’ in pace guardando il lago, le donne che arrivano da sole o in gruppo per fare le abduzioni, le case che si stagliano nel paesaggio.

Pur non volendo avvicinarmi all’acqua scendiamo qualche scalino. Il santone di prima ci dice che sono vietate scarpe e foto. Noi naturalmente indietreggiamo…ma mi viene un pensiero molto cattivo, ossia: rispetto e capisco usi, tradizioni e credenze, ma il fatto che lui come tutti gli altri, in questi luoghi sacri per loro stessi piu’ che per me, chiedano sempre e sfacciatamente soldi per servizi di per se’ gratis e inesistenti, questo, non e’ mancanza di rispetto? Torniamo in albergo verso le 18, dicendo al driver che questo luogo proprio non ci e’ piaciuto per la troppa confusione. Lui conferma e ci diamo appuntamento a domani alle 9. Restiamo in albergo in camera. Siamo stanchi: fare tanti km si sta facendo sentire e ci godiamo un po’ di lusso!

28/12/12

Dopo colazione e il rito del check out con mance varie, partenza ore 9 alla volta di Chittorgarh a circa 3 ore di distanza. Facciamo con la macchina tutta una tirata senza soste prima di arrivare a questo luogo, ampio alcuni km, dove sorgono fra i piu’ bei templi dell’india. E’ caldo e ci viene spesso da pensare al freddo che invece c’e’ in Italia mentre noi siamo a maniche corte e crocs! Il percorso si svolge quasi tutto in autostrada, in un paesaggio un po’ meno urbanizzato che il precedente, prevalentemente desertico, ma comunque verdeggiante a tratti: e’ pur sempre inverno. Vediamo nel nostro percorso anche un’oasi, con tanto di palme! Arriviamo a chittorgarh ad ora di pranzo, ma ci dedichiamo subito alla visita di questo luogo che sembra comunque un po’ meno commerciale di quelli fino ad ora visti. Alterniamo visite a templi e passeggiate fra i resti di edifici religiosi e torri con splendidi fregi antropomorfi, fitti da non lasciare tempo agli occhi di distrarsi. Ci piace tantissimo e la giornata e’ stupenda! Tantissimi gli animali presenti in liberta’, sopratutto scimmie! Scimmie che litigano, che chiudono porte per dispetto, che rubano il cibo ai visitatori! 😉 Nicola le guarda con un certo sospetto; io di certo non mi avvicino ma sono molto incuriosita da esse! I visitatori presenti sono tutti indigeni: direi che a parte qualche eccezione siamo i soli occidentali. Come gia’ capitato veniamo osservati e fotografati: diverse le richieste di farsi immortalare con noi ed io ancora non mi capacito! Due gli episodi che mi hanno toccata di piu’: una famiglia composta da diverse generazioni ci avvicina e si presenta, ci chiede come stiamo, come ci chiamiamo. Quando ci chiedono da dove veniamo a me viene da dire bologna e non italy e vedo giustamente smarrimento anche dalla ragazza che sembra piu’ spigliata e mi fa le domande. Dico allora Italy e il nonno mi chiede se siamo arrivati con l’aereo. Io dico di sì: tappa Roma e Parigi. Si vede dai loro sguardi che tutti cercano di trovare un luogo mentale nei loro ricordi fatti di chissa’ quale esperienza verbale o letteraria che possa corrispondere a questi luogi citati. Il secondo incontro carino e’ stato con una coppia credo di fidanzati. Sono con un terzo amico e vedo che il ragazzo insiste con la ragazza ma lei sembra vergognarsi a fare qualcosa. Capisco che c’entro io: mi guardano con insistenza e lei sorride ma si vergogna. Mi avvicino io le do la mano. “Nice to meet you!” Lui e’ contentissimo, lei un anche ma sembra non riuscire a trovare le parole per l’emozione. Mi dice il nome, ci diciamo due cortesie e il ragazzo orgoglioso se ne va’. Lei con lui. Salgono in tre sulla moto, come da prassi qui. Io rimango seduta sulle scale del tempio. La moto parte, il velo che le copre il capo inizia a svolazzare, lei mi sorride e io a lei… e lei mi manda un bacio! Ora e solo ora ha trovato il coraggio di esprimere tutta la sua emozione per un incontro per il quale solo lei sa quanto sia forte l’emozione e di cui vorrei tanto capire tutti i significati. So solo che oggi piu’ di altre volte durante questi giorni mi hanno osservata, ma io non ho nulla da farmi osservare: sono i loro occhi che vedono qualcosa che vorrei essere capace di vedere anche io. Arriviamo a Udaipur alle 19 circa. L’albergo e’ bello, la camera pulita ma non e’ eccezionale. Ha pero’ una bella vista sul lago. Mangiamo con circa 15 euro in due al ristorante dell’albergo, molto lussuoso ed in riva al lago e domani visita alla citta’!

29/12/12

La notte di Nicola e’ tormentata…la camera e’ molto fredda, sotto tetto e non si riesce a riscaldare. Le coperte insufficenti. Appena mattina scendo alla hall e con educazione ma fermezza faccio presente che la camera non e’ adatta! Ce la cambieranno senza troppo insistere in una camera molto piu’ grande, con vista nel cortile ma sicuramente piu’ in linea con la deluxe che avevamo prenotato! Nicola pero’ non si sente bene… ha preso troppo freddo stanotte. Non fa colazione e nel pomeriggio torneremo in albergo. Oltre al suo malessere siamo un po’ stanchi… per di piu’ c’e’ un centro spa ed io intendo beneficiarne…;) La colazione e’ nella media… Diciamo che la fisionomia dell’albergo non corrisponde con i servizi che poi offre. Speriamo nei massaggi. Alle 9.30 incontriamo driver e guida. Il driver e’ riuscito a trovare la guida in italiano che ci fara’ da scorta per la citta’. Il suo ruolo intanto e’ fondamentale per scoprire un primo mistero! Il mio “successo”: sembra che io somigli molto ad una famosa diva di Bollywood! non ho parole! forse e’ per questo che tanti mi osservano! 😉 La prima sosta e’ il tempio di vishnu, uno dei tanti dell’india. Lo troviamo bello, vivo e colorato. La guida ci spiga alcune allegorie, le statue delle divinita’ che si trovano, alcune loro ritualita’. Personalmente non riesco a cogliere molto la spiritualita’ di questi luoghi. Apprezzo molto le fattezze architettoniche, mi incuriosiscono le loro ritualita’ e i colori, ma non riesco a vederli come un luogo sacro alla stregua di una moschea o chiesa cattolica. Sicuramente questo e’ un mio limite! Camminiamo un po’ per il centro (zona commerciale turistica zeppa dei soliti negozi di souvenir) e varchiamo la soglia del city palace. Anche questo magnifico per le sue fattezze, ricco di tesori e particolari. Belli anche gli scorci sulla “citta’ bianca”. La presenza della guida ci permette di approfondire alcuni particolari. Usciti riprendiamo la macchina e fatto un tratto non troppo lungo che ci permette di ammirare alcuni dei murales presenti nella citta’ arriviamo ai giardini della regina, dove specie vegetali tipiche si alternano a giardini acquatici. La visita e’ breve e al termine salutiamo la guida che ci accompagna in una cooperativa che esegue miniature. Questa citta’ infatti e’ famosa per le miniature su carta, stoffa e resine. Come per i tessuti e le gemme abbiamo occasione di vedere i maestri all’opera. I colori provengono dalle sfregamento di pietre minerali, il laboratorio e’ simile ad una bella bottega d’arte. Almeno quello che vediamo e’ molto dignitoso. Un lavorante prepara i colori, un altro dipinge. Cio’ che realizzano e’ incantevole. Ogni miniatura e’ da osservare con la lente di ingrandimento e il prezzo varia dal numero di particolari. Ognuno e’ un capolavoro. Ce ne sono alcune che sebbene di pochi cm raccolgono dei minuscoli particolari nascosti ad occhio nudo. Avremmo comprato di ogni, ma non possiamo. Alla fine decidiamo per due su seta, che ci verranno incorniciati e inviati in albergo nel pomeriggio. Il prezzo per entrambe e’ 160 euro. Torniamo in albergo dove stanno provvedendo al cambio della camera. Troviamo il comportamento del personale sia stato poco corretto: la camera che ci avevano dato non poteva essere una deluxe: questa data ora e’ una deluxe! Nicola si mette a letto e prende dei medicinali preventivi. Meglio che riposi e riprenda calore e forze. Io provo ad uscire. Abbiamo offerto al driver mezza giornata libera…e’ una settima che e’ a completo nostro servizio, se lo merita! Chiedo a lui la strada per il centro visto che non e’ lontano e provo ad arrivarci. Ecco…esatto…provo…! La distanza non e’ esagerata, la zona sicura. Ma… dire qui vai a destra poi a sinistra e poi dritta e’ come dire esci dal dedalo! Ogni strada si apre a 2/3 possibilita’ destra/sinistra. Alla fine faccio 20 min a piedi evitando tuc tuc che mi chiedono se voglio un passaggio, uomini e donne che continuano a osservarmi, scuola bus con bambine che mi salutano, mucche che sostano nell’immondizia, mini tempietti e persone che pregano, un elefante, donne sedute per strada, baracchini, gente buttata per terra con i segni nel viso di polvere e tempo, traffico folle, fogne a cielo aperto e bambini che nella loro poverta’ comunque giocano felici con aquiloni (e con il filo di uno rimango anche intrecciata!..ma loro non se la prendono!). La zona sebbene residenziale e sicura e’ pur sempre india ed io, per quanto possa di mia indole accettare ogni stile di vita rispettando la liberta’ altrui, ho la conferma che non riuscirei mai ad adattarmi a tutto cio’ e, per scelta, vivere come abitante in un posto come questo: dove c’e’ tutto e il contrario di tutto! Torno in albergo e accudisco il consorte che si gode il caldino del letto: dopo un toast ordinato in camera, mi attendono alle 18 un massaggio e una pedicure. Non indico i prezzi…dico solo che una messa in piega nel listino e’ circa 3 euro scarsi…!

30/12/12

La notte trascorsa e’ certamente confortevole, ma Nicola ancora non e’ in forma. A colazione mangia solo una banana. Partiamo alla volta di jodpur, circa 300 km a nord. Tappa intermedia ranagpur dove visiteremo un tempio gianista. Siamo quasi vicino a ranagpur quando Nicola sta peggio. Sente di dover vomitare ma e’ anche molto debole. Ci fermiamo in una gesthouse/ bar e prendiamo del the, un toast dolce e acqua. Rubo anche un po’ di zucchero, non si puo’ mai sapere! O ingerisce e vomita, o mangiando almeno non sviene. Ci troviamo in mezzo al nulla, stiamo attraversando delle gole parecchio profonde con vegetazione lussureggiante, qualche animale e le oramai consuete scimmie. Ripartiamo. Dopo alcuni km il malessere sale e Nicola si libera del suo peso! La situazione non e’ delle migliori perche’ per arrivare a jodpur occorrono ancora 3/4 ore e dobbiamo visitare ancora il tempio gianista. Arriviamo e sostiamo nella prima meta. Uno splendore! Come ci aveva anticipato la guida di ieri, i templi giainisti hanno architetture relativamente piu’ modeste all’esterno, ma l’interno e’ maestoso. La scalinata gia’ ricca dei colori dei vestiti delle donne, si arricchisce dei cromatismi dei fiori messi su come festoni e offerti dalle donne sulle scalinate. All’interno una serie in successione di ambienti, cupole con diverse colonne per ciascuno finemente scolpite! Al centro una sorta di altare dove la gente si raccoglie in preghiera, e diverse nicchie con maestri e divinita’ scolpite. Le uniche cose che non si possono fotografare sono le divinita’. Io sono rapita dai fregi delle colonne, il colore chiaro che vi regna in un succedersi di luci filtrate e ombre, i vestiti dei religiosi, gli odori. Da alcuni punti si scorgono degli scorci sul cielo azzurro e le nicchie dei tetti. Ripartiamo, ma la via per jodpur sara’ dura, nel senso che ci fermeremo almeno 4/5 volte: Nicola sta male, gli sta salendo la febbre, avrebbe bisogno di dormire e manca ancora molto. Quando non ci fermiamo si accuccia su di me per dormire. Purtroppo questa non ci voleva! La strada per fortuna sebbene lunga e’ scorrevole e attraversa diversi paesi di cui non saprei indicare nessun nome. Poche decine di case ogni volta, dove noto una poverta’ forse meno opprimente che nelle grandi citta’ fino ad ora visitate sopratutto Agra e nuova Delhi. La campagna e’ relativamente coltivata. Le case sebbene rovinate, senza grosse finiture e lontane dai nostri standard, sono spesso case di muratura. Uomini e donne spesso si adoperano in un lavoro: scorgo botteghe di sarti… artigiani…le donne sono impiegate nei campi, trasportano fascine o altri generi sulle testa creando colorate piccole colonie lungo la strada. Poi ci sono i soliti cumuli umani, quasi dei ritornelli, che sostano a terra in strada: gli anziani con il viso cotto dal sole e con il turbante bianco, giovani uomini con vestiti polverosi, nonne/mamme/bambini che si intrattengono a vicenda, bambine che lavano panni, che pompano acqua, che lavano stoviglie, che cucinano fuori casa. E ancora, i bambini che giocano, che se sono fortunati hanno dei vestiti spesso logori, altrimenti sono mezzi nudi o proprio nudi e che quando la macchina rallenta, ci guardano increduli e si fermano in colonie per urlarti: bye! Purtroppo in nessuno di questi piccoli e vivissimi borghi, che si annunciano con dei archi addobbati di stoffa colorata e finiscono con il medesimo, ho scorso la scritta School. Questo, assieme al fatto che mentre nei grandi e medi borghi vedevo comunque dei bambini uscire o andare a scuola, o degli scuolabus sulle strade mi fa pensare che non ci sia molto diritto allo studio in questi luoghi. Arriviamo a jodpur verso le 17. L’hotel e’ bellissimo: abbiamo una deluxe al terzo piano, sotto piscina, spa, ristorante all’aperto. Nicola e’ devastato. Non vede l’ora di buttarsi nel letto e io lo bombardo di tachipirina e altro. Il driver rimane a disposizione ma dopo 15 min mi affretto a dirgli se il giro del centro possiamo farlo domani assieme alla visita del forte. Io non me la sento di girare e lasciare Nicola cosi’ debole da solo. Domani partenza alle 9. A me non rimane che fare la crocerossina e comprarmi un’ora di accesso a internet. Non mi va di fare qualcosa nella spa. Gia’ fatto ieri: il lusso stanca chi non e’ abituato! Dopo una doccia ristoratrice, mi affaccio dal balcone: hanno preparato tutto per la cena tutto il giardino e’ illuminato, si sentono i suonatori di tamburi, bordo piscina e’ tutto pronto per la serata! ed io confinata a fare candy candy! non ho parole! Di certo pero’ cena nel meraviglioso giardino la faccio, anche se da sola!

31/12/12

Nicola risorge come l’araba fenice dopato da tachipirina a bomba e ogni possibile rimedio chimico: fermenti, imodium, sali minerali, antiemetico, moment. Alla medicina tradizionale aggiungo poi il potere della mente: alla mia domanda: “come stai?” la risposta deve essere necessariamente “bene!”. Ieri sera si e’ perso forse il migliore ristorante di tutto il tour. Scendendo dalla camera, tutto e’ illuminato da piccole lucine, a bordo piscina petali di fiori. Il ristorante ha un’eleganza sobria; mangio dei nuddles ottimi, il cuoco si viene a sincerare con me. A Nicola un sandwich con servizio in camera, per poter prendere le medicine! Lasciamo questo bell’albergo alla volta della scoperta del centro storico di Jotpur. So che la citta’ e’ famosa per le spezie, cosi’ chiedo al driver se mi porta in un negozio per poter comprare dei regali. Ci porta in un negozio alle porte della piazza centrale, a suo modo ordinato. Una drogheria con tantissimi scaffali e cassetti pieni di ogni possibile spezia. Inizia cosi’ un mini viaggio tra gli odori, guidati dal proprietario che con una forte passione e maestria commerciale, ci fa assaggiare e odorare the’, vaniglia, curry, masala, zafferano etc. Compriamo vari tipi di the e spezie per noi e per regalo (il prezzo va dai 200 ai 300 rupie) e facciamo un breve giro nel centro, che si svolge attorno alla torre dell’orologio, simbolo della citta’. Camminare per le strade anche se centrali di questi luoghi non e’ come camminare da noi: e’ un continuo stare attento a cio’ che si pista, ai fuochi improvvisati, alla calca, ai tuc tuc che suonano come forsennati, ai bambini che chiedono l’elemosina. Nella piazza le bancherelle stanno iniziando ad esporre le proprie merci. Io compro un piercing per me e nicola scatta foto di umanita’ varia. Saliamo con la macchina verso il forte facendo una tappa intermedia al mausoleo Jaswant thada. Trattasi di un mausoleo in posizione panoramica, ben tenuto e non particolarmente visitato, che si affaccia su un lago. Proseguiamo poi per il forte. La sua visita ci occupa fino alle 14 circa. Bellissima la visuale sulla citta’ blu che si dispiega con tutte le tipiche casetta senza tetto, una vicino all’altra a formare quasi un piccolo puzzle. Poi il forte stesso, con i segni delle palle dei cannoni, i murales d’ingresso, i fregi esterni che non lasciano respiro agli occhi, le ricchissime stanze con fregi in oro e colori accesi. Molti i turisti indiani anche qui, relativamente pochi gli occidentali di cui francesi, americani, italiani. La vista alterna l’interno e l’esterno e il tempo passa piacevolmente. Nicola sembra aver ripreso un po’ le forze e mangiamo uno spuntino al forte. Dopo aver comprato una polo per Nicola della squadra di polo di jotpur nel negozio del museo e una borsa in tela per me con disegnate le tipiche casette, ritroviamo il nostro driver che ci dice che dovremo saltare una tappa intermedia ad un tempio perche’ la strada per jeisalmer e’ lunga: occorrono 4/5 ore e non e’ autostrada. Facciamo cosi’ questo lungo tragitto con una breve sosta caffe’. la strada e’ comunque tranquilla, si rallenta e diviene caotica solo in occasione dell’ingresso di piccoli centri abitati di cui come al solito non si riconosce ne’ una piazza, ne’ un palazzo centrale tipo comune, solo una strada principale e commerciale, un succedersi di case senza tetto piu’ simili a dire il vero a delle rimesse e dei garage dove la gente vive all’aria aperta la loro vita in tutte le sue manifestazioni: sociali, commerciali, igieniche etc. Sembra un teatro dove ognuno senza tabu’ o filtri lascia prova di se’. Attraversando questi centri, dove comunque la poverta’ e’, ribadisco, meno opprimente che nelle metropoli, mi dico…”in fondo ci vorrebbe poco…basterebbe che loro riuscissero ad ottenere qualche comodita’ in piu’ per poter vivere in modo piu’ decoroso…”. Poi pero’ mi dico che in fondo loro (parlo di chi non e’ poi nell’indigenza stretta…ma delle donne che magari portano merci sulla testa camminando, nonne che badano ai bambini, sedute a terra, bambini che giocano mezzi nudi in strada liberi senza che nessuno li vigili, uomini che lavorano in maniera dura) vivono bene secondo i loro parametri e che non devo pensare sempre con i miei filtri occidentali che porterebbero si benessere e pulizia ma anche individualismo, egoismo, tristezza, stress…insomma i tipici mali della nostra societa’ cosi’ pulita ed evoluta. Arriviamo a jeisalmer: la citta’ dorata. Subito vediamo il Forte che spicca nella parte alta con il suo centro. L’hotel si trova nella parte bassa e come per i precedenti e’ molto elegante. Per di piu’, alla hall, ci viene detto che siamo stati alloggiati nella suite. E’ in pratica un appartamento con 2 bagni, 2 salotti, una camera da letto enorme. Abbiamo il sospetto che sia stato Mr. karni a chiedere di farci soggiornare la’ dopo l’esperienza deludente di una notte nel precedente albergo. Ci prepariamo per l’ultima cena dell’anno. In realta’ noi non siamo molto mondani e dell’ultimo dell’anno ce ne importa relativamente…anzi nulla. Pero’ l’atmosfera dell’albergo, la cena inclusa nel pacchetto tour, e l’aria di vacanza ci invogliano! Nicola e’ molto preoccupato per il vestiario. Molte le famiglie indiane ricche che soggiornano in jeisalmer per questa ricorrenza. La cena e’ all’aperto, tutti veniamo accolti come su di un red carpet e vengono scattate foto. In dono una rosa per ciascuno. Il clima e’ molto bollywood! Eleganza e pacchianeria. Su ogni tavolo due trombette, due cappellini e due maschere con personaggi Disney. Il buffet e’ faraonico, non tanto nella quantita’ e qualita’ quanto in come si mostra: sculture di frutta, statue di gesso con sirene e divinita’ indu’. La cena e’ buffet e servita. La qualita’ non e’ eccellente anche perche’ e’ tutto molto speziato e la cosa piu’ gradevole oramai e’ il riso bianco con il chapati. Alle 10.30 sgattaioliamo via mentre la gente si e’ gettata nelle danze con musica pop tecno. Arrivata in camera, provo a resistere ma la stanchezza e’ troppa: addio 2012!

1-1-13

Ritrovo con il driver e la guida all’hotel dopo la colazione: ore 9.00. Facciamo conoscenza con jitendra purohit (rajastanholidaystour.com baalubarsa@hotmail.com) una guida molto competente, specializzata in gruppi italiani come mistral e avventure nel mondo. Prima tappa il lago Gadi sagar, il lago naturale della citta’ dove ci viene raccontata la storia della costruzione della sua porta di accesso. E’ un luogo sacro dove fare le abuzioni e ci sono diversi gaht popolati questa mattina solo da donne che danno a mangiare ai pesci gatto. Alcuni pedaloni sostano ai margini della riva. L’aria si sta scaldando e il sole illumina la pietra rosa delle architetture. C’e’ una bella atmosfera, calma, il colore ambrato colpisce i nostri occhi. Raggiungendo il forte con la macchina parliamo con la guida degli usi e costumi dell’india. Ci ha mostrato un murales di una partecipazione di nozze e anche lui rafforza alcune conoscenze gia’ prese da letture e altre guide. I matrimoni sono sempre combinati, sfarzosi con dote. Il divorzio consentito ma riprovevole nonche’ secondo loro impossibile da fare dopo le spese sostenute per il matrimonio. L’amore arrivera’ dopo il matrimonio ed arriva sempre. L’astrologo dice la sua sulla possibile coppia. Le famiglie sono famiglie allargate dove nonni, padri, adulti, bambini vivono assieme come una comune: gli uomini riportano i soldi guadagnati al padre anziano che gestisce il patrimonio e ripartisce in modo equo, le nonne guardano i nipoti, le donne gestiscono la casa. La visione maschilista e’ molto evidente. Il forte si sviluppa nella parte alta della citta’. E’ un insieme di stradine turistiche e non, belle case, torrioni, templi, piazze. Il colore ambrato si accentua mano a mano che il sole sale. Sebbene sia molto vissuta dai turisti e banchetti paccottosi, la citta’ e’ comunque bellissima. Nicola se la ricorda deserta; ora il turismo di massa l’ha un po’ mercificata, ma i suoi fasti sono comunque visibili. I due templi giainisti sono superbi. Dentro i soliti fregi con ballerine, statue di profeti, divinita’ si rivelano a noi. Purtroppo l’atmosfera e’ rovinata dall’insistenza degli uomini di culto che richiedono insistentemente offerte. Sinceramente, fino ad ora, della tanto sentita spiritualita’ abbiamo visto poco: e’ tutta una richiesta economica, fastidiosa e noiosa. Con la guida prendiamo un caffe’ in un ristorante guest house nel centro. Sorseggiamo una bibita guardando il panorama della citta’ bassa. L’hotel garh jaisa (reservations@hotelgarhjaisal.com) raccomandato anche da trip advisor, e’ certamente strategico e collocato in ottima posizione. Scendiamo dopo aver camminato per le strade del forte: al di la’ delle botteghe turistiche, scene di vita con donne che puliscono strade, mucche che sostano, ragazzi su moto, tuc tuc. Scendiamo nella parte bassa e tralasciamo la parte turistica per perderci invece nelle strade popolari, dove ci sono case dei ricchi come di gente modesta, murales di promesse di matrimonio, scene di vita come mamme che lavano il sederino del bambino per strada, famiglie raccolte per un lutto o uomini che danno alle mucche avanzi di pane. La citta’ popolare sebbene piena di escrementi di animali, le strade poco ben odoranti, ha un suo fascino, popolare, vissuto, umano. Visitiamo due dimore di gente nobile di cui una trasformata in una sorta di fondazione per il restauro dove vengono venduti oggetti realizzati con osso di cammello e la cui vendita sostiene il rifacimento della casa. Compriamo una palla soprammobile in osso a 1000 rupie. Completiamo il tour visitando lo splendido negozio di un antiquario Basamt art emporium (kanooga2001@yahoo.coom), un negozio museo, pieno zeppo di cose antiche: da bottiglie a chiavi e lucchetti, da scatole a strumenti musicali. Noi acquistiamo un antico timbro per stoffe (ce ne sono tanti e bellissimi), un lucchetto e un paio di orecchini. Tutto e’ ordinatissimo e collocato in maniera visibile: consigliatissimo! Torniamo in albergo, ci riposiamo un’ora poi partenza alle 15.30 per il deserto dove ci attende una passeggiata in cammello sino allo dune, tramonto, cena.

Dopo un tragitto di un’ora nel mutevole e immutevole paesaggio desertico invernale, arriviamo a Kuri, citta’ nel deserto, al confine con il Pakistan, dove resort per turisti si alternano a dimore e vita quotidiana. I bambini escono da scuola e come in tutto il mondo sorridono pensando ai giochi che possono fare, altri sono per strada e giocano con capre e cammelli evocando un rapporto con gli animali che forse a noi occidentali non e’ mai appartenuto, donne in fila con splendidi vestiti vanno a prendere acqua dai pozzi. Nel nostro “campo base” ci accoglie un ragazzo che ci illustra il programma. Faremo una passeggiata nel deserto su di un cammello, vedremo il tramonto sulle dune e poi al ritorno cena accompagnata da danze e canti del luogo. La cena non e’ inclusa nel pacchetto e costa 650 rupie a testa. Naturalmente noi accettiamo. Dopo un caffe’ ci prepariamo alla salita sul cammello. La nostra guida e’ un cammelliere anziano, con vestiti tipici, vero abitante del deserto, con il viso segnato dalla vita al sole. La camminata sul cammello e’ un’esperienza incredibile: i momenti drammatici sono l’alzata e la discesa. Una vertigine incredibile ti mette il mondo sottosopra! Se poi si ferma e scende improvvisamente come e’ capitato a noi e’ come andare sulle montagne russe. Nicola mi odia…io odio me stessa per aver accettato la cammellata…;)! Ma alla luce di tutto, quando la nostra guida ci fa scorgere gli animali del deserto, il pavone… la volpe… la gazzella… osservando la natura comunque verde per via delle temperature miti del periodo, vedere le dune aprirsi a noi, ci fa dimenticare tutto. Arrivati sulle dune la nostra guida ci lascia liberi e camminiamo un po’ godendoci il panorama prima del tramonto. Il posto e’ molto affollato, come sempre molti turisti del luogo. Io avrei preferito trovare quiete, sopratutto silenzio ma qui nn e’ possibile. Purtroppo il turismo di massa ha portato chiasso, bottiglie e bambini che vendono patatine. Cerchiamo comunque di ritagliarci un pezzettino per noi… se non esternamente, internamente… vedere la palla di fuoco che precipita all’orizzonte e’ uno spettacolo. Scendiamo con il cammello e la guida facendo una strada piu’ breve. Il signore comanda il cammello con suoni vocali e parole basse incomprensibili. Il cammello esegue. Non parla inglese, l’unica lingua che conosce e’ quella del deserto. Arrivati alla base, ringraziando la guida e tutti i santi in paradiso per avercela fatta, attendiamo la cena. Nel cortile hanno imbandito 3 tavoli con 3 reti/divano. Sul momento cucinano verdura, riso, dolce, chapati. E’ tutto buonissimo e l’atmosfera per quanto pur sempre turistica ha comunque un sapore autentico. Anche il nostro autista, per la prima volta partecipa come spettatore alle danze ad ai canti. Su di un tappeto, 4 musicisti, credo nonno, padre, figli e una ballerina con uno splendido vestito allietano la nostra cena vegetariana con prodotti anche del deserto. La donna mi osserva spesso come molte hanno gia’ fatto e mi sorride. Non mi sembra di cogliere lo spesso interesse da parte sua per le altre due italiane o per la famiglia nord europea. Musiche e danze sono state bellissime: attorno al fuoco, mentre la temperatura fresca del deserto prendeva piede, mangiando cibo buonissimo, vedendolo preparare, veniamo coinvolti dalla ballerina in una danza intorno al fuoco! Il paragone e’ a dir poco indecente! Lei non sembra ballare, piuttosto il suoi piedi sembrano volare ad un cm da terra. Noi tutti, io per prima sembriamo delle scimmie. Il nostro driver muore dalle risate!…e ha ragione! Lei balla con un vestito splendido, monili ai piedi ed alle braccia, un velo in testa ed e’ truccata benissimo. Balla sui vetri, sui bicchieri, su una specie di mattone con dei chiodi mozzati, con vasi in testa, con un vaso con del fuoco. Fa dei movimento con la schiena che forse un gatto puo’ fare. Tra un ballo e l’altro vedo che il marito le porge un fagottino: e’ un bambino piccolo e lei coprendosi allatta! Verso le 21.30 chiediamo di tornare in albergo. Siamo stanchi e distanti un’ora. Porgo le mani ai suonatori e alla ballerina e penso alla vita che devono fare. E’ pur vero che il turismo e’ arrivato fin li’, le strade, alcune comodita’, ma sono comunque persone che vivono in una terra aspra, le cui donne vanno in fila a tirare l’acqua dal pozzo, al confine con il Pakistan, lontanissimi dalla nostra idea di vita. Torniamo in albergo, ci godiamo la nostra suite per l’ultima sera e ripensiamo a tutti i colori di questa magnifica giornata, non ultimo il chiarore delle stelle che ci accompagnava al ritorno verso jeisalmer, uniche luci nel profondo buio del deserto.

2-1-13

Lasciamo Jeisalmer alle 9. Direzione Bikaner. Circa 5 ore di viaggio com tappe intermedie. La prima un tempio indu’ non particolamente bello dal punto di vista artistico ma assolutamente evocativo della loro spiritualita’ e molto piu’ autentico di altri visitati. Il villaggio e’ Ramdevra e il tempio e’ ramdev mandir. Al nostro arrivo alle porte di questo paese nel deserto ci sono tantissime bandierine e vecchie scarpe ai margini. Il driver ci dice che sono dei pellegrini che si recano al tempio. In prossimita’ del centro c’e’ un posto di blocco per una processione. Uomini e donne intonano canti, hanno bandiere. Ci lascia vicino ad una zona commerciale colorata e brulicante di indigeni e fedeli ma non turisti. La attraversiamo la troviamo molto autentica, la gente poco insistente e cordialmente accogliente verso turisti stranieri che forse non troppo solitamente sostano qui. Accediamo al tempio che diverse dagli altri non ha nulla di particolarmente interessante dal punto di vista artistico. Bella e’ pero’ l’atmosfera che vi regna. I fedeli passano una specie di controllo dove lasciano corone di fiori, dolcetti appena comprati nelle diverse bancarelle, segni di devozione e soldi nelle buchette. Noi naturalmente lasciamo solo questi ma sembriamo comunque ben visti e ci chiedono da dove veniamo. Entriamo in questo tempio che sembra piu’ una vecchia galleria commerciale con mosaici moderni con pietre colorate e vetrini. Nel mezzo della galleria, davanti ad un altare dove prendero’ un po’ di acqua sacra per autobenedirmi e suonare la campana, un gruppo di uomini a terra stanno intonando dei canti, quando uno di loro entra in trans e inizia a scuotere in maniera apparentemente involontaria il corpo. Le persone con lui lo accudiscono e dopo la crisi mistica prendono dell’acqua. Scorriamo il tempio e quasi all’uscita incrociamo il gruppo di fedeli che erano in processione all’inizio del paese. I loro canti, la loro forza sembra essere un blocco unico, forte e spirituale. Non si distinguono i diversi volti ma la moltitudine di colori e suoni che sono in grado di produrre. E’ un’esperienza molto forte, ed intensa che ci piace molto vivere come spettatori. Ci sembra di aver finalmente visto la vera india. Usciti sostiamo finalmente senza il fiato sul collo dei venditori, il mercato paccottoso e colorato che anticipa il tempio. Compriamo una scatolina con della polvere rossa con cui la gente si segna per entrare al tempio e una pacchianissima statuetta indu’ per un collega di Nicola appassionato di queste cose. Finalmente giungiamo in macchina senza l’affanno dei venditori che devono vendere qualcosa ad ogni costo e contenti di aver visto un posto cosi’ particolare. Seconda tappa le gru di kichan, un laghetto nel deserto dove nidificano questi uccelli. Il posto e’ veramente isolato da tutto: solo alcune case ed una scuola che scorgo purtroppo appena sono in macchina al ritorno. Vediamo questo posto circondati da una corte dei miracoli: bambini che chiedono l’elemosina, un uomo paraplegico che ci scorta. Io cedo solo all’uomo e do dei soldi. Purtroppo i bambini che accantonano sono una piaga sociale: dare 20 rupie significa dare pochissimo per noi ma incoraggiare loro a non andare a scuola o magari creare concorrenza dentro al nucleo familiare. Arriviamo a Bikaner verso le 15 dopo aver percorso alcune centinaia di km di solo terra battuta e arbusti verdi. Il deserto stenta a salutarci, la terra, pur se desolata, ci lascia il ricordo di varie sfumature di giallo, arancio e verde. L’albergo e’ molto bello, con un enorme parco ed alle porte del forte che visiteremo. Abbiamo una camera standard questa volta e sebbene non grandissima ha un bagno ampio e si presenta bene. Facciamo una piccola sosta e si riparte alla volta del forte che al contrario di quelli visitati fino ad ora non e’ in alto ma nella piana della citta’. Fatto il biglietto sostiamo 2/3 minuti in un’area comune per una visita guidata in indi/inglese. Quasi tutti i turisti sono indiani e appena entro nella piazza aperta luogo di attesa, mi sento come se fossi entrata in bikini in chiesa. Tutti, ma proprio tutti, uomini e donne, mi osservano fissi e la sensazione e’ di totale imbarazzo. Per fortuna suona una campana che annuncia l’inizio delle visita. Il forte a differenza di altri visitati ha piu’ che fregi esterni, dei bellissimi affreschi. Visitare un monumento con degli indiani e’ comunque un’esperienza. Nuovi al turismo, cresciuti nel caos della loro moltitudine, amano girare con tutta la famiglia o quasi, non rispettare le file, farsi foto seriali e parlare ad alta voce. La povera guida cercava di tenere il gruppo unito ma sembrava di vedere noi insegnanti quando cerchiamo di avere attenzione! Accortosi della presenza di noi stranieri, ha voluto sapere da dove venivamo e in ogni stanza voleva sincerarsi che ci fossimo, che avessimo capito e trovava ove possibile aneddoti o similitudini con il nostro paese. Ne e’ venuta fuori una situazione simpatica a tratti esilarante, quando lo vedevo aggirarsi in cerca della mia presenza! Alla fine lo abbiamo ringraziato e stretto la mano…e’ stato gentile ed accogliente. Il nostro fedele driver ci chiede se vogliamo andare a vedere stasera il karni mata temple: il famoso tempio dei topi. Accettiamo. E’ per me un’esperienza molto forte. Nell’accedervi non immaginavo di trovarmi gia’ nel cortile a contatto con centinaia di roditori neri che mangiano cio’ che la gente compra per loro. Io mi sento di non riuscire ad andare oltre, la sensazione di schifo e’ veramente forte. Nicola scatta le foto ed entra dentro. Io sono immobile all’esterno cercando di trovare una giusta distanza tra me e i roditori. Molti turisti timorosi si guardano..siamo pronti ad un urlo collettivo se i roditori non rispettano la giusta distanza. Gli indigeni come nulla fosse entrano scalzi, danno da mangiare, siedono ad osservare. Mentre siamo nel cortile vediamo uscire il nostro driver: goverdan, scalzo ci saluta allegramente! E’ la prima volta che ci segue in un tempio! All’uscita abbandoniamo le nostre calze da tempio: dopo quello dei topi non possono andare oltre! Torniamo in albergo e facciamo cena e iniziamo a fare il bilancio di questo tour…mancano pochi giorni alla fine!

3/1/13

Stamani goverdan ci lascia un po’ di respiro: partenza alle 9.30! Non ci sembra vero! Dopo i riti del check out (la burocrazia indiana e’ terribile! Bisogna sempre firmare 1000 documenti) partiamo. Stamani e’ piu’ freddo di altri giorni e abbiamo ritrovato la nebbia dell’arrivo. Percorriamo l’uscita da bikaner e un centinaio di km di deserto in una nebbia che ovatta e rende tutto suggestivo. Dopo alcune ore la nebbia ci lascia e godiamo di un po’ di caldo e di colori. Una breve sosta e arriviamo a faterpur una delle due cittadine tappe di oggi, interessanti per alcune dimore ed i loro bei murales. La sosta in questa citta’ si rivelera’, a nostro avviso una delle tappe piu’ suggestive di tutto il viaggio. Entrati nel borgo scorgiamo un paese fatiscente, con agglomerati di case mal tenuti, maiali e mucche che razzolano ovunque. Mano a mano che ci avviciniamo al centro si scorgono alcune dimore in avanzato stato di rovina, ma con superbi affreschi. Il driver accosta vicino all’unica haveli restaurata, per opera di una pittitrice benefattrice francese. E’ ora una fondazione che si puo’ visitare. Le altre haveli sono invece private e visibili a discrezione del proprietario. Suoniamo il campanello ma non ci rispondono. Scorgo in lontananza Goverdan con un signore con turbante che sbraccia a mo’ di welcome! Io non so se fidarmi o meno ma ho iniziato a capire le situazioni in cui il driver con discrezione si fa comprendere. Vedo che lui non ha uno sguardo allarmato dunque mi fido. Il signore chiede se vogliamo vedere delle haveli e noi diciamo di si e lo seguiamo. Lui ci fa superare un paio di case, salire delle scale, e attraversare un cortile dove prima di noi passa una famiglia di maiali: circa 8/10 cuccioli e la scrofa! Io penso per un secondo alla situazione paradossale…a quanto possa essere lontata dalla mia realta’ non come km, e quanto tutto cio’ mi sembri oramai normale…e penso a mia madre (ahahahaha) se solo si trovasse qui….! Il signore mi fa scorgere l’haveli in cui andremo vicino ad una scuola. Io gli dico che sono una maestra e chiedo se posso visitarla. Lui si fa subito garante di questo entra nel cortile della scuola, parla con una signora e mi fa segno di andare. Maestri e bambini fanno lezione all’aperto, io mi presento alla signora che fa la direttrice ed alcune maestre/i. I bambini mi salutano, ci scambiamo delle informazioni fra colleghe/i. Gli insegnanti in cattedre piccole, i bambini a terra con un tappetino sotto al sedere, tutti in divisa, fanno lezione divisi per materia in gruppi misti. Circa 80 bambini e 7 insegnanti di materia. Le lavagne sono all’aperto e hanno su scritto delle operazioni. Lascio una piccola offerta ai bambini, veramente un piccolo segno: avrei preferito lasciare libri o penne, ma non avevo portato nulla perche’ non immaginavo di riuscire ad entrare in una scuola. Visitiamo la prima haveli: uno splendore! Sono delle vecchie case purtroppo fatiscenti con meravigliosi murales, corte interna a due piani. Una serie di stanze con uso diverso che si succedono a vicenda. Negli affreschi storie di colonizzazione inglese, religiose, di vita quotidiana. Veniamo poi accompagnati nel vecchio ospedale ora dimora civile, sempre con questi affreschi, poi in un tempio dove facciamo una piccola donazione. Ci viene offerta una carota che alcuni uomini stanno tagliando seduti a terra lavando con un’acqua di colore a dir poco sospetto. Declino gentilmente anche se non e’ facile! Loro offrono veramente con il cuore e non comprendono che per noi un morso su un vegetale del genere vuol dire il peggio del peggio. Giriamo per le strade del paese con questo uomo, che dice di appartenere alla casta dei bramini, dunque insegnate, ossia saggio, e lui sembra essere molto compiaciuto di aver trovato una “collega”. Mi sponsorizza con gente conosciuta dicedo “lei e’ una maestra. Ha fatto una donazione ai vostri bambini a scuola”. Ogni bambino che incontriamo lui dice essere suo parente e dopo 500 m non ci capacitiamo di come sia composta la sua famiglia. Mi chiede se sono interessata all’henne’ alle mani e mi presenta una sua presunta zia di 28 anni che lo fa. Lui non vuole essere pagato per il tour che ci ha fatto fare (in realta’ senza sarebbe stato difficile fare cio’ che abbiamo fatto) e io volevo fare l’henne’ alle mani prima di partire. Per di piu’ si respira in questo luogo al contrario di altri una certa autenticita’. Tutte le donne che sono in questa casa partecipano al rito dell’henne’ alle mie mani, ci scambiamo apprezzamenti femminili e complimenti. Mentre facciamo questo sedute sul marciapiede davanti alla loro casa, passano maiali e mucche a pochi cm da me e non mi viene in mente che questo non sia normale…anzi…lo leggo come naturale, non mi da fastidio e per quella mezz’ora, anche grazie alla bravura della ragazza che segna le mie mani, senza sforzi, le chiacchere fra donne, mi calo dentro alla loro realta’ ed e’ tutto naturale e bellissimo. Davanti a noi, la nonna con la mamma sono sul tappeto a far seccare dei semi mentre il bambino gioca, i passanti si fermano a guardare e fare domande a Nicola, i maiali passano prima delle mucche, le donne di famiglia preparano l’henne’ e danno consigli alla ragazza. Alla fine le lascio circa 7 euro il doppio di quello che mi ha chiesto anche perche’ e’ una attivita’ che ha coinvolto tutte le donne di casa e mi fa piacere pagare del lavoro femminile. Tra l’altro la “guida” che ci ha portato da lei e in giro per per le dimore ha detto di non volere nulla ma di pagare lei per il suo lavoro. Alla fine le mani sono bellissime e le altre donne si sincerano del lavoro fatto. L’anziana nonna mi chiama prima di andare via per vedere come per un’arte che si passano tra madre e figlia. Tornando verso la macchina riusciamo a visitare la haveni princess, la dimora restaurata. Dire che e’ splendida e’ riduttivo. La visita e’ guidata, attraversa stanze e cortili e giunge fino alla mostra di pittura allestita. Usciti ritroviamo il driver, la guida per caso e un anziano signore proprietario di una haveli accanto che chiede se vogliamo visitarla. Noi lo seguiamo. Anche qui uno spaccato di vita autentico: marito e moglie anziani e i due nipoti. Il maschietto di circa 3/4 anni indossa un paio di ciabatte oltre il 38, la bambina si innamora delle mie mani con l’henne’ che si sta seccando. La casa e’ bellissima sebbene fatiscente, piena di loro vita. La bambina gioca con me che le mostro le mani: incantata dal mio smalto e dai disegni mi sorride. La guida per caso mi dice che l’henne’ e’ pronto e senza darmi possibilita’ di scelta mi fa sedere e con una specie di lima inizia a togliermi la polvere secca. Tutta la famiglia partecipa al rito anche il nostro driver che quando vede questi spaccati e’ con noi in modo discreto. Le donne procurano l’olio che rendermi le mani lisce e togliere le impurità’ e mi offrono un the con latte mentre il signore mi passa lima e olio. Io mi sento bene in tutto questo, sono felice nel vedere i loro visi sorridere all’idea di avermi lasciato un bel ricordo dell’india. Ripartiamo con il pensiero che anche questa giornata ci sta rivelando degli spaccati diversi, insoliti e autentici. Arriviamo a mandawa attorno alle 17 e facciamo un giro veloce per l’affollato centro. Molte le haveli anche qui spesso rovinate dal tempo e la incuria delle persone. Facciamo un giro per la zona commerciale affollata di negozi, traffico e persone, animali di ogni genere. Tanto per fare un esempio, ad un certo punto un cammello con su un cane in piedi e che trasporta un carretto guidato da un ragazzo rischia un frontale con un bus di linea. Dopo questa cosa mi dico: ci saranno tante altre cose da vedere? La realta’ e’ forse meno fatiscente del villaggio precedente ma a noi e’ piaciuto tanto che mandawa ci prende meno. Facciamo il check in in hotel e ci danno un bungalow a mo’ di capanna con ogni confort! E’ veramente bella, spaziosa e ben arredata. Alle 19 Goverdan ci porta in un ristorante raccomandato da lui e anche dalla loney: Monica restaurant. Ci sentiamo di ricambiare la cortesia che ci ha offerto in questi giorni e la sua professionalita’. Lo invitiamo a cena e lui, che non ha mai accettato neanche un caffe’, in un primo momento sembra essere timido poi partecipa e con piacere facciamo un’ottima cena insieme. Il locale e’ bello, il cibo ottimo! Mostriamo a Goverdan alcune foto del viaggio con l’ipad poi, scorrendo l’archivio, gli faccio vedere la foto di mio nipote e gli presento la mia famiglia e alcuni miei ex alunni. Siamo contenti del suo lavoro, e’ stato fino ad ora bravo, puntuale, preciso e affidabile. Senza la sua professionalita’ il nostro tour non sarebbe stato lo stesso. Torniamo in albero e ci accingiamo a trascorrere l’ultima notte: domani 6 ore per arrivare a nuova delhi e visiteremo quello che si potra’. Poi…alle 2.30 ci attende un volo per Amsterdam.

4/1/13

Domani alle 2.30 am lasceremo Nuova Delhi. Cio’ vuol dire che oggi e’ l’ultimo giorno del tour e lo passeremo gran parte a coprire la distanza Nandawa-Nuova Delhi. Sono circa 350 km di strada normale, neanche troppo bella e ci metteremo circa 6 ore. Lasciamo l’hotel verso le 9 dopo la solita abbondante colazione. Goverdan ci attende come sempre puntuale. Percorriamo gran parte dei km senza mai fermarci. Attraversiamo paesi che diventano mano a mano sempre piu’ vicini l’uno all’altro, segno che l’urbanizzazione diventa piu’ massiccia avvicinandoci alla capitale. Ci fermiamo a far pranzo solo verso le 14/15. Goverdan ci chiede se puo’ andare bene un posto lungo la strada in cui si ferma. Al contrario di altri dove abbiamo fatto sosta ben piu’ turistici, questa e’ una specie di locanda all’aperto, piena di persone locali: famiglie e gente che si trovano come noi a passare. Lo stile e’ certamente indigeno: uomini che cucinano e lavano all’aperto stoviglie in acciaio e servono cibo indiano. Non si tratta di certo di uno stile continental ma ci fidiamo del nostro driver come al solito. Dopo aver rotto il ghiaccio ieri sera e’ lui questa volta che si siede con noi. Lo vedo solo un po’ in imbarazzo quando gli chiedo se sa dove e’ il bagno. Lui me lo indica e mi dice: “… non e’ tanto pulito! “. Io gli dico che ci provo! In realta’ c’era la turca; il posto certo non era immacolato, ma non era dei peggiori e, con le solite accortezze all’occidentale, il bagno supera la prova “abbasso il vibrione”! Mangiamo un sandwich e un chapati buonissimo mentre Goverdan ci offre le sue verdure e le salsine che ha ordinato. Alla fine paghiamo noi: ben 2 euro totali! Questo e’ il vero standard dei prezzi indiani non turistici. Io sono soddisfatta del cibo: non era di certo di lusso, ma era buono e lo dico a Goverdan che sembra contento di cio’ e quasi si scusa ancora, con me, probabilmente pensando che sono una donna, per la non troppa pulizia del bagno. Io lo rassicuro dicendo che anche in Italia i bagni pubblici non sono puliti! Percorriamo gli ultimi 70 km per Delhi. Il paesaggio diventa quello di una qualsiasi mega citta’: palazzoni e costruzioni, baraccopoli, folle traffico e gente come in ogni posto visto qui. Il driver ci chiede se vogliamo andare in aeroporto o vedere dei monumenti. Noi gli diciamo che capiamo che e’ stanco poi oramai e’ tardi per vedere delle cose: se a lui va bene cosi’ da essere poi libero, possiamo anche andare in aeroporto! Non ci dice nulla e noi ci prepariamo mentalmente ad arrivare al terminal 3. Arriviamo invece al minareto di nuova Delhi, un complesso monumentale veramente di pregio, memoria della dominazione mussulmana qui. E’ stato questo l’ultimo gesto carino e da noi apprezzatissimo di questo bravo driver; veramente una persona cara e discreta che ha reso ancora piu’ fantastico questo viaggio. Noi siamo commossi da questo gesto, visitiamo il parco con i monumenti oramai al far della sera. Torniamo in macchina e ci chiede se vogliamo vedere altro. Noi diciamo di no: il traffico e’ impossibile, il tempo poco, non ne vale la pena. Dico “these are the last moments in india…for this time!” e lui mi dice “remember me the next time in india”. Non passeremo neanche in albergo dove comunque ci attendere l’ultima stanza. Goverdan si dirige cosi’ all’aeroporto. Trascorsi appena pochi minuti sento, in maniera inaspettata, il magone salirmi e capisco che la stessa cosa la sta provando Nicola. Non parliamo, io cerco di fissare le ultime immagini e mi viene automatico fare un brain-storming di sensazioni ed episodi. La mia mente torna alla preparazione di questo viaggio, a come abbiamo messo via i soldi per farlo, alle difficolta’ dell’arrivo, al primo momento in cui ho visto Goverdan con il cartello “wellcome barbara ciccola”, a quando ci siamo affidati a lui e le prime parole scambiate. Poi i giorni trascorsi, tra hotel di lusso e poverta’, tra strade polverose e magnifici monumenti, tra pappagalli, scimmie, maiali, elefanti, cammelli e mucche, i tanti volti di persone, le donne che mi fissavano, gli uomini che chiedevano la foto, i bambini che salutavano, gli odori (acri di urina, dolci di fiori e pungenti di spezie), l’accoglienza degli indiani (a volte interessata a volte incuriosita e sana), la serata nel deserto, il suo buio illuminato dalle stelle, la genuinita’ delle donne che mi hanno disegnato le mano con l’henne’, la “follia” e la pacatezza di queste persone… tutto insomma… o quasi ripassa nella mia mente mentre vivo gli ultimi istanti di india tra le lacrime che scendono e non riesco a fermare. Goverdan rompe il silenzio: “riuscite a dormire a casa domani sera?”…e noi gli spieghiamo le tappe per il nostro arrivo. Poi io butto la’ una battuta, con voce un po’ rotta, per esorcizzare il momento. Dal momento che lui e Nicola avevano scherzato sul fatto che volevo comprare un cammello per andare al lavoro, dico: “Quando decidero’ di comprare un cammello ti telefono!”. Lui ride e ci ripete: “ricordatevi di me quando tornerete in india”. E’ triste ed emozionante sapere che questa persona molto probabilmente non la incontreremo piu’, ritornera’ ad essere uno fra i tanti, non sapremo piu’ nulla di lui se non che e’ stato un personaggio fondamentale nei nostri ricordi di viaggio. Forse questo e’ cio’ che piu’ di ogni altra cosa ci rattrista e ci fa scendere le lacrime, perche’ a lui, alla sua pacatezza, affidabilita’, serieta’ ed onesta’, in questi giorni, ci siamo affezionati! Arriviamo al terminal. Il driver scende e per l’ultima volta apre la mia portiera. Io sento che anche lui e’ un po’ emozionato, o forse voglio crederlo. In fondo per lui e’ solo un lavoro ma sono certa che un’ occupazione, in ogni latitudine e continente, si possa fare in tanti modi. Se lui l’ha saputa svolgere con tanta discrezione e passione e’ forse perche’ con noi ci e’ stato bene. Ci stringiamo la mano, gli esprimo tutta la nostra gratitudine e gli lascio un elegante sacchettino con la nostra mancia: 100 euro. Se li e’ meritati tutti e li dedico a lui e la sua famiglia. Dentro c’e’ un nostro biglietto di ringraziamento. “Good Lucky Goverdan!” gli dico. E ci congediamo…! Non mi era mai capitato di piangere al termine di un viaggio, ma questa volta e’ successo. E’ anche la prima volta in realta’ che accanto ai ricordi di monumenti, situazioni e paesaggi, ricordo tanti volti e gesti, dunque tanta umanita’. E questo vorra’ dire qualche cosa! Ora siamo in attesa dentro all’aeroporto di nuova Delhi, in piena burocrazia, per il check in del volo klm che ci portera’ ad Amsterdam e poi a Roma. Da Roma il freccia rossa per Reggio Emilia: casa.

Conclusioni

Non si traggono delle conclusioni da un viaggio del genere, ma ricordi. L’india e’ troppo fantastica, fuori dagli schemi e complicata per poterla rinchiudere dentro ad una conclusione. Ogni giornata passata in questo posto, le emozioni vissute e i volti incontrati, sono gia’ diventate esperienze indimenticabili. Questo viaggio e’ ora un pezzo importante della nostra vita. Più che delle conclusioni quello che vorrei esprimere e’ una considerazione ed un auspicio per l’india. Per cio’ che abbiamo visto l’india potra’ si essere un paese con tante risorse e in pieno sviluppo, ma tutto cio’ sta avendo delle ripercussioni su di se’ e sul pianeta disastrose dal punto di vista ambientale. Analfabetismo, poverta’ e diritti umani tra poco passeranno in secondo piano rispetto al dramma ecologico che si sta prefigurando per questo paese. La loro filosofia che si puo’ riassumere nella frase “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si rigenera”, cozza completamente con il grande inquinamento che sta soffocando l’india. L’ingresso del modello capitalista e’ entrato in maniera massiccia, ma lo sviluppo economico porta necessariamente un aumento di scorie e rifiuti non biodegradabili. Macchine, plastica, soprappiù’ di materiali cozza con il loro stile di vita fatalista radicato da secoli dove nessuno per cultura tiene dietro all’ambiente nel modo in cui lo concepiamo noi, tralasciando il fatto pero’ che se un escremento di mucca puo’ una volta seccato diventare anche una materia prima e il cadavere di un animale viene mangiato dagli uccelli, una bottiglia di plastica non la diventera’ mai risorsa se buttata a terra. Questo dovra’ essere necessariamente la vera scommessa del futuro per questo paese, pena altrimenti il collasso. Note pratiche: http://www.indiakarni.it/ (tour operator indiano in jaipur) Costo del tour dal 23/12 al 5/1: 860 euro a persona, comprensivo di driver, macchina, benzina, tasse, autostrade, hotel, due cene, escursione cammello e elefante. Visto valido 6 mesi: indian visa milano (10 gg per averlo) compilazione modulo via web, costo 65 € per persona+ s.spedizione; Volo: dai 700 ai 1200 a persona dipende dal quando si prenota Vaccini: richiamo antitetanica, anti epatite a, anti colera, anti tifo (30 euro circa cad). Euro spesi in loco per ingressi, mance, cene, pranzi, 3 guide, spese varie: meno di 350 € a persona. Necessario passaporto valido. Guida: loney planet rajastan e india del nord touring ultime edizioni.

Delhi – Hotel Florence Inn – executive room www.florencegroup.in/florenceinn/index.html

Agra – Hotel Clarks Shiraz – superior room www.hotelclarksshiraz.com

Jaipur – Royal Orchid – deluxe room www.royalorchidhotels.com/royal-orchid-central-jaipur/overview.asp

Pushkar – Hotel Jagat Palace – deluxe room www.pushkarpalace.com/jsp.htm

Udaipur – Hotel Ram Paatap Palace – deluxe room www. hotelrampratap.com

Jodhpur – Hotel Ranbanka – deluxe room www.ranbankahotels.com/

Jaisalmer – Gorbandh Palace – deluxe room www.hrhhotels.com/Royal_Retreats/Gorbandh_Palace/index.aspx

Bikaner – Hotel Lallgarh Palace – standard room www.lallgarhpalace.com/

Mandawa – Desert Resort Mandawa – standard room www.castlemandawa.com

Delhi – Hotel Florence Inn – executive room http://www.florencegroup.in/

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