Praga, uno sguardo dal ponte… Carlo

Cinque intensi giorni in una delle capitali più romantiche d’Europa
Scritto da: letisutpc
praga, uno sguardo dal ponte… carlo
Partenza il: 15/09/2016
Ritorno il: 20/09/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €

Complice una nuova, inaspettata, settimana di ferie io e il mio compagno decidiamo di prolungare ancora un po’ la nostra estate vagabonda regalandoci un viaggetto a Praga, città che da un po’ avevamo in mente di visitare.

ORGANIZZAZIONE

Visto il breve preavviso è impensabile trovare offerte di voli low cost da Bologna, quindi ci affidiamo ad Expedia con un ottimo pacchetto volo + hotel.

VALUTA

Dopo aver letto e sentito racconti discordanti su prelevamenti bancomat e tassi di cambio da rapina abbiamo acquistato in banca corone ceche per un valore di 95 € e ci sono bastate, ovviamente usando anche la carta di credito per pagare i ristoranti. Anche l’€ viene accettato praticamente ovunque, ma il cambio ci è sfavorevole.

GUIDE TURISTICHE

La nostra inseparabile Lonely Planet pocket e “Praga itinerari d’autore”, una bella guida che propone itinerari artistici sempre edita dalla Lonely planet, più ovviamente i diari di viaggio di TPC e i consigli di una collega appena tornata da una vacanza a Praga.

DAY 1: L’ARRIVO

Tutto pronto? Allora si parte! A questo proposito appena visto l’aereo della Czech Airlines che ci porterà a destinazione non è che mi sia sentita proprio benissimo… 48 posti, piccolo che più piccolo non si può, soprattutto in confronto al colosso della Fly Emirates parcheggiato di fianco, sul quale mi propongo di viaggiare in comodità appena possibile. Comunque il volo è tranquillo e appena arrivati acquistiamo all’interno dell’aeroporto due biglietti da 32 czk per i mezzi pubblici: prendendo prima l’autobus 119 fino al capolinea poi il tram 20, in una quarantina di minuti arriviamo proprio di fronte al nostro hotel: ottimo!

Questa volta ci siamo trattati bene: l’hotel Roma è un 4 stelle molto confortevole, camera grande con travi a vista, bagno spazioso dotato di vasca, aria condizionata e tv con canali italiani, addirittura. Espletate le formalità di rito siamo subito pronti a partire in direzione del Ponte Carlo, ovvero di quello che pensiamo sia il ponte Carlo, dal momento che è talmente pieno di gente che si fatica a vederne i contorni. Tutti i turisti, invece di ammirare la bellezza delle statue che adornano il ponte, sono impegnati a scattare foto e selfie all’impazzata, impossibile muoversi senza rischiare di essere immortalati in qualche foto altrui!

Arrivati alla Piazza della città vecchia però la meraviglia è tanta: belli i palazzi, bella la cattedrale della Vergine Maria davanti a Tyn che con le sue guglie sembra proteggere l’intera piazza, discutibile la massiccia statua di Jan Hus, ma anche lei ha un suo perché, come scopriremo in seguito…

Giriamo ancora un po’ poi, rendendoci conto di aver consumato il nostro ultimo pasto ancora in Italia, cominciamo a cercare un ristorante. Fortuna vuole che ci troviamo proprio di fronte al Kotleta, di cui avevo letto buone recensioni, quindi prendiamo posto nel grazioso giardino interno e dopo poco assaggiamo il primo gulash praghese, annaffiato da una buona birra. La cameriera che ci serve è un po’ troppo frettolosa a liberare il tavolo (non avevo finito di bere e non c’erano persone in attesa), comunque siamo soddisfatti e quando usciamo cominciamo a gironzolare random per i dintorni. Una sosta davanti al famosissimo orologio astronomico, poi ci perdiamo fra le vie ed i passaggi fra di esse, molto suggestivi. Non possiamo non sostare davanti ad un negozio di matrioska delle varie squadre di calcio internazionali. Barcellona, Manchester, Juventus…”Chissà se c’è il Cesena” ci chiediamo. La nostra domanda non è ancora completamente formulata che al nostro fianco si materializza un commesso con in mano la matrioska targata Cesena, con tanto di Cascione come capo matrioska e dentro gli altri nostri beniamini, Ciano, Capelli, Schiavone ecc. ecc. Da non credere!

La serata è piacevolissima e la vista del castello illuminato e dei tanti ristorantini che si affacciano sull’isola di Kampa e sulla Moldava è veramente romantica. Noi però siamo stanchissimi e torniamo al nostro albergo a Malastrana addormentandoci di botto.

Praga ha dato i natali a due grandi della letteratura mondiale, per omaggiarli ho quindi pensato di intitolare ogni giorno del diario col nome di una loro opera che rappresentasse l’essenza della giornata.

DAY 2: IL CASTELLO

Dopo un’ abbondante colazione decidiamo di dedicare la mattinata alla visita del Castello, acquistiamo 2 biglietti da 24 czk (durata 30 min.) e saliamo sul tram 22 proprio di fronte al nostro hotel. Peccato aver preso la direzione sbagliata!! Dopo mezz’ora siamo in una periferia desolata, ed i nostri biglietti sono scaduti!! Niente paura, il tabaccaio è dietro l’angolo ed in pochi minuti siamo di nuovo “in carrozza”: questo piccolo contrattempo ci ha così permesso di vedere alcune zone centrali molto interessanti ed anche quelle periferiche abbastanza anonime.

Nel viale di accesso al Castello veniamo perquisiti, poi, una volta entrati nella 1^ corte, ci dirigiamo alla cassa per l’acquisto dei biglietti. La fila non c’è e dopo pochi minuti eccoci pronti col nostro biglietto light che ci consentirà l’accesso al Vecchio palazzo reale, chiesa di san Giacomo, Vicolo d’oro e chiesa di San Vito, senz’altro il must di tutto il complesso, meravigliosa. Peccato ci sia sempre troppa gente e non sia possibile soffermarsi più di tanto all’interno dei vari monumenti.

Nel vicolo d’oro, ad esempio, sarebbe bello fermarsi a leggere, fuori da ogni abitazione, la storia di chi vi abitò, nel periodo che va dal 14° al 20° secolo. Chiunque entra, o si sofferma, pensa però solo a fare foto! Pazienza! Interessante, oltre alla casa al n. 22 dove Kafka fu ospitato per un anno dalla sorella e dove scrisse i racconti di “Un medico di campagna” é anche quella dove visse Josef Kazda, uno storico del cinema che, durante l’occupazione nazista, nascose nell’abitazione le copie dei film cechi dell’epoca che in futuro poterono essere salvati e tramandati ai posteri.

Usciti dal vicolo ci concediamo una passeggiata nei giardini meridionali, insolitamente tranquilli e silenziosi, da cui si gode di una magnifica vista sulla città.

Di nuovo nel secondo cortile, non ci rimane che vedere la maestosa cattedrale di San Vito, a cui i praghesi dedicarono una cura particolare, visto che la sua costruzione, iniziata nel 1300, fu completata solo nel 1929!! Meravigliose le vetrate (fra cui una opera di Mucha) che riflettono i loro colori stupendi nelle varie ore del giorno. Maestosa la tomba di San Giovanni Nepomuceno, tutta d’argento. Strano destino, il suo: prima lo defenestrarono, per poi santificarlo costruendogli un sarcofago degno di un re… mah! C’è anche la cappella di San Venceslao, che si può ammirare solo da dietro una cancellata.

Alle 14 ci appostiamo all’entrata del castello per assistere al cambio della guardia, poi ci incamminiamo a piedi nella direzione da cui siamo arrivati al mattino in tram, accorgendoci ben presto che forse stiamo sbagliando qualcosa. Una simpatica signora viene in nostro aiuto e si offre di accompagnarci per un pezzo di strada. Parliamo piacevolmente in inglese, poi quando scopre che siamo italiani inizia a parlare la nostra lingua e nessuno la ferma più. Entriamo di nuovo nel primo cortile del castello per poi uscire dalla porta orientale, dove è presente un altro corpo di guardia. La signora ci saluta e prosegue il suo cammino mentre noi ci fiondiamo verso un mercatino da cui arrivano odori deliziosi. Mangiamo insalata di patate e funghi e scambiamo due chiacchiere con una coppia di anziani neozelandesi. Anche loro, appena conoscono la nostra provenienza, si profondono in mille elogi sulle bellezze di Roma, Venezia, Firenze, dove hanno passato innumerevoli vacanze, beati loro, noi chissà se mai andremo in Nuova Zelanda.

Una volta rifocillati siamo pronti a scendere la scalinata super panoramica che in pochi minuti ci riporterà a Malastrana. Prendiamo poi la famosa Nerudova, senza alcun dubbio la strada più caratteristica di Praga, con palazzi multicolor ognuno dei quali contraddistinto da un’insegna che lo identificava prima che venisse introdotta la numerazione: c’è quindi la casa del leone d’oro e quella del leone rosso, quella dei 2 violini e della chiave d’oro e così via. Nella casa dei due soli visse il poeta Jan Neruda, a cui la strada è intitolata. Il bel palazzo Thun Hohenstein è la sede dell’ambasciata italiana.

Siamo abbastanza stanchi ed accaldati, ci fermiamo quindi in un caffè per riposarci un po’. Faccio due chiacchiere con la cameriera molto gentile che mi dice che il prossimo mese verrà in Italia viaggiando in autostop. Oh my god, le dico di fare molta attenzione, mi sembra un po’ ingenua.

Attraversiamo il ponte Carlo poi svoltiamo a destra in direzione dell’isola di Kampa, un’oasi di pace e tranquillità, fatta di strade silenziose con scorci super romantici. Dietro la chiesa dei Cavalieri di Malta ecco il muro di John Lennon, colorato esempio di pace, amore e fratellanza su cui chi vuole può lasciare ai posteri un proprio messaggio. Continuando nella nostra passeggiata ci imbattiamo in una ruota di mulino: Kampa, nell’antichità era il lavatoio di Praga. Ed è proprio all’interno di un mulino bianco che è allestito anche il museo Kampa, di arte del XX secolo e contemporanea. Al suo ingresso le sculture di David Cerny rappresentano 2 neonati giganti: al posto dei lineamenti un enorme codice a barre. Anche nel cortile del museo ci sono statue ed installazioni, noi preferiamo proseguire la nostra passeggiata: alla nostra sinistra il Ponte Carlo brulicante di gente, a destra l’isola dei Tiratori e il Ponte della Legione. Sul fiume, oltre ai battelli turistici, tanti pedalò ed anche grossi cigni a pedali. I cigni veri se la danno a gambe, in attesa di tempi migliori.

Risaliamo proprio sul ponte della Legione, di fronte a noi il teatro nazionale e la splendida Mesarykovo nabrezi, via con bellissimi palazzi in stile neogotico, neo rinascimentale, neo barocco e secessionista, uno fra tutti quello del Goethe Institut. Eccoci finalmente al cospetto della Casa danzante , opera di Frank Gehry e di un architetto ceco: incredibile a dirsi ma, nonostante la sua modernità, la casa si integra perfettamente nel contesto art nouveau della zona. Sul roof garden un bar da dove pare si goda di una vista spettacolare su Praga e la Moldava.

Ci spostiamo all’interno del quartiere, in direzione di piazza San Venceslao, verso viali lunghi ed anonimi. Nella parte settentrionale della piazza il gigantesco museo nazionale è ancora in restauro. Ci fermiamo davanti al monumento che ricorda il sacrificio di Jan Palach, lo studente che si diede alle fiamme durante la primavera di Praga, nel 1969.

San Venceslao, sul suo cavallo vigila su questa piazza che in realtà è un lunghissimo viale pieno di negozi, bar, ristoranti e centri commerciali.

Bellissima la Galleria Lucerna, un piccolissimo centro commerciale art nouveau , al cui interno c’è anche un piccolo cinema delizioso. Sotto la cupola della galleria un’altra statua di Cerny, “Il cavallo morto di San Venceslao”, parodia di quella presente sulla piazza a pochi metri da qui. Dopo una sosta in libreria e la vista del magnifico Hotel Europa, ci manca solo il celebre lampione cubista, l’unico al mondo, sotto il quale ci fermiamo a riposare. Ma quanta strada abbiamo fatto oggi, e quasi sempre a piedi? Meglio non pensarci.

Guardando la cartina scopriamo che, riprendendo il ponte della Legione in pochi minuti saremo al nostro hotel e non è una brutta notizia, visto che sta iniziando a piovere.

Una volta al riparo ci riposiamo una mezz’oretta poi sotto la pioggia decidiamo di andare a cena a pochi metri dal nostro hotel, all’U krize, un ristorantino molto romantico dove mangiamo l’anatra, beviamo birra e vino. Il conto è lo stesso di ieri sera, 498 corone.

DAY 3: LA CONDANNA

Oggi è sabato e piove, quindi prendiamo il tram 12 e, questa volta senza sbagliare, arriviamo nel quartiere di Holesovice, diretti al Palazzo delle Fiere (Veletržní palác) , edificio costruttivista piuttosto brutto, secondo noi, che però ospita la Galleria Nazionale di Praga con una collezione di arte moderna notevole. In Italia, prima di partire, avevo letto che oggi l’entrata alle collezioni permanenti del museo sarebbe stata gratuita, in effetti è così, quindi ci avviamo al guardaroba per depositare le nostre cose e la guardarobiera non si dimostra ne’ amichevole né flessibile, rifiutando di restituirci 1 € che erroneamente avevamo usato per chiudere l’armadietto che si è bloccato e lei riesce a riaprire prendendolo a calci. Queste sì che sono donne!

A questo proposito vorrei aprire un capitolo proprio sulla “tolleranza zero e vigilanza 1000” del popolo ceco, verificata in alcuni episodi, sicuramente eredità di un passato difficile, ma ugualmente difficile da capire per noi italiani. Episodio n.1: siamo al museo, ogni piano del quale ha un percorso circolare. A vigilare troviamo un vecchietto molto in là con gli anni che si trascina a fatica anche perché affetto da Parkinson. Ce ne stupiamo un po’ e proseguiamo la nostra visita finché arriviamo davanti ad una sala, transennata, dove però un ragazzo è entrato nonostante il divieto e sta scattando foto. In men che non si dica si materializza il vecchietto che con fare deciso e perentorio lo invita ad uscire. Come ha fatto, se due minuti fa era dalla parte opposta del museo? Mistero…

Episodio n. 2: sotto le pensiline dell’autobus vige il divieto di fumare. Passa una pattuglia di vigili, inchioda, retromarcia, il vigile scende dall’auto e invita un ragazzo che stava fumando seduto sotto la pensilina ad uscire.

Episodio n. 3: attraversamento pedonale in una strada secondaria. Il verde per i pedoni non è ancora scattato, noi, dopo aver controllato che non sopraggiungano auto da entrambe le direzioni, ci fiondiamo dall’altra parte della strada. Sfortuna vuole che quelli che ci sembravano 2 addetti alla security della banca all’angolo della strada si rivelino in realtà vigili urbani che ci fermano cominciando a sproloquiare in ceco trattandoci peggio di due delinquenti comuni. Non mi sembra vero, in vita mia non mi è mai successa una cosa simile, provo a giustificarmi ma poi vedo che è peggio, la vigilessa ha uno sguardo feroce. Morale della favola ci prendiamo una multa (100 corone) e una ramanzina quasi avessimo commesso chissà quale crimine. Una domanda: fossimo stati cittadini cechi avremmo ricevuto lo stesso trattamento? Le regole sono regole e va bene così, dico solo che in Italia tutto questo sarebbe impensabile.

Parentesi chiusa, passiamo al museo: la sezione di pittura internazionale e francese è veramente grandiosa, con una dama di Klimt davvero intrigante e bellissimi quadri di impressionisti. La nostra guida diceva che questo museo è ingiustamente snobbato dal pubblico e soprattutto dai turisti, oggi non è così, forse a causa della gratuità, e ce ne rallegriamo. Al pian terreno c’è anche il grande affresco “Epopea slava” di Mucha, ma non rientra fra le opere della collezione permanente e per vederlo si deve pagare un biglietto. La giornata è sempre più grigia e fredda, una bella zuppa ci starebbe proprio, però Il ristorantino specializzato in zuppe di cui si parla sulla nostra Lonely planet non esiste più, non ci rimane che rifugiarci nel bar del museo, peraltro molto carino, dove pranziamo con una fetta di cheese cake, una di carrot cake e due caffè.

All’uscita, visto che sta iniziando a piovere, decidiamo di prendere il tram 17, col quale faremo un bel tour panoramico della città. Il tragitto del tram comprende il lungo fiume, il Ponte Carlo, il quartiere ebraico, il quartiere di Vysehrad con la fortezza e le case cubiste, un’infinita periferia dapprima industriale poi solo con palazzoni. A questo punto scendiamo, invertiamo il senso di marcia e ci fermiamo davanti al Rudolfinum, sede della Filarmonica di Praga. Sono quasi le 4 e dopo aver dato un’occhiata alla chiesa hussita di San Nicola (una delle 4 presenti a Praga intitolate a questo santo) , eccoci a testa in su davanti all’orologio astronomico, pronti ad assistere al sorprendente spettacolo allo scoccare dell’ora. Beh, in fin dei conti così sorprendente non ci è sembrato!

Visto che siamo in zona facciamo un salto dai ragazzi italiani di “White umbrella tours” con i quali nei prossimi giorni vorremmo fare un tour guidato. Una volta in possesso delle info richieste ci incamminiamo lungo Na Celetna, una delle principali vie dello shopping di Praga. Ci colpiscono soprattutto i tanti negozi, contrassegnati da insegne verdi e da un inconfondibile odore di canfora che offrono massaggi e che sembrano vere e proprie trappole per turisti, oltre che luoghi igienicamente discutibili.

Finalmente arriviamo alla Porta delle Polveri, da dove anticamente avveniva l’accesso alla città di Praga del corteo regale in viaggio verso il Castello. L’aspetto della porta non è proprio smart, ma ci è stato detto che dipende dai materiale di costruzione, l’arenaria. Sappiamo anche che i praghesi sono orgogliosi del colore dei loro monumenti e si oppongono strenuamente alle opere di restauro volte a svecchiarne l’aspetto.

A sinistra della Porta delle Polveri invece un vero gioiello, I’Obecni Dum, o casa civica, meraviglioso esempio di art nouveau perfettamente tenuto e restaurato.

Al piano terreno un caffè ed un ristorante pronti a fare rivivere le atmosfere della Belle Epoque, mentre al piano interrato un ristorante altrettanto bello per arredi ed atmosfera, dove pare si mangi a prezzi popolari. Al piano superiore c’è invece la sala Smetana, sede dell’orchestra sinfonica di Praga usata oltre che per concerti anche come sala da ballo.

Basta un attimo per passare dal sacro al profano, rappresentato in questo caso dal Palladium, un mega centro commerciale affollatissimo sorto al posto di antiche caserme reali. Al piano -2 sono ancora presenti resti di mura del tempo che fu.

Quando usciamo sta piovendo, quindi ci traferiamo al centro commerciale di fronte che vende solo prodotti made in Repubblica ceca ed è deserto. Ci sediamo in una panetteria e mangiamo un bratzen, poi usciamo e sotto una pioggerella leggera ci dirigiamo in albergo. Visto che è sabato prenotiamo un tavolo al ristorante di ieri sera, dove questa volta Fra mangia un piatto di carni assortite ed io un mega hamburger veramente ottimo. Per la terza sera consecutiva il conto è sempre lo stesso. Magie di Praga?

DAY 4: L’IDENTITA’ O L’IMMORTALITA’?

Il titolo della giornata è riferito all’identità del popolo ebraico, sulla quale oggi faremo interessanti scoperte, visitando il quartiere di Josefov, secondo me uno dei più belli di Praga. Titolo alternativo, kunderiano, potrebbe essere L’immortalità, la nostra, perché abbiamo girato ininterrottamente per tutta la città per ben 12 ore!

Ci svegliamo presto, avendo letto sulla nostra guida che la visita al museo ebraico è sempre affollata. Il passaggio da un Ponte Carlo semideserto e con colori mattutini meravigliosi vale senz’altro la levataccia. Una volta arrivati alla biglietteria del museo (in realtà un museo diffuso, composto dal vecchio cimitero ebraico e dalle 5 sinagoghe) facciamo il biglietto da 300 czh (pagabili solo in contanti, € compresi) che comprende la visita di 4 sinagoghe, della sala cerimoniale e del cimitero. Rimane esclusa la sinagoga vecchio nuova, che vedremo solo dall’esterno ma di cui ci parlerà la guida italiana domani.

La nostra visita comincia dalla Sinagoga Pinkas, sulle cui pareti sono scritti i nomi dei quasi 80.000 ebrei cechi vittime del Nazismo. Al piano superiore un’esposizione di disegni dei bambini deportati nel campo di concentramento di Terezin, dove i nazisti confinarono il fior fiore dell’intellighenzia ceca volendo spacciare questo luogo come “esemplare insediamento ebraico”, ma che altro non fu che l’anticamera ai campi di sterminio. Veramente pochi, fra i 15 mila bambini rinchiusi, furono quelli che tornarono vivi.

Dalla finestra sulle scale vediamo già il vecchio cimitero ebraico, luogo di assoluta bellezza e fascino, soprattutto visto a quest’ora del mattino con poca gente ed una leggera pioggerella. Come scopriremo dalla nostra guida, le sepolture sono disposte su 12 strati, questo spiega anche il fatto che molte lapidi appaiano storte o ammassate ad altre. Sul muro, nei pertugi formatisi all’interno di lapidi molto consumate, c’è chi ha messo dei bigliettini in ricordo dei propri defunti.

L’uscita del cimitero ci porta davanti alla sala cerimoniale, luogo in cui avvenivano le preparazioni dei defunti per l’ultimo viaggio e le relative celebrazioni funebri secondo il rito ebraico. Un’interessante mostra di oggetti, abiti, quadri e tante spiegazioni ci aiutano a scoprire i segreti di questa religione. La sinagoga Klaus è altrettanto interessante nell’illustrare, con la sua mostra permanente, gli usi e costumi delle famiglie ebree attraverso i momenti fondamentali della vita religiosa ma anche sociale come la nascita, la circoncisione, il bar-mitzvah e il matrimonio.

Scendendo al bookshop, scopriamo da un cartello che la Sinagoga Spagnola oggi chiuderà alle 12.30 per riaprire alle 14.30, quindi ci affrettiamo a visitarla.

Artisticamente questa è la più bella, il suo stile moresco si ispira all’Alhambra di Granada. All’interno l’esposizione parla della storia recente degli ebrei cechi, con particolare attenzione per la classe intellettuale. Peccato dover vedere tutto velocemente. A fianco della sinagoga c’è la statua di Kafka seduto sulle spalle di un enorme vestito vuoto, ispirata al racconto “Descrizione di una battaglia”. Decine di persone fanno la fila per una foto, l’importante è toccare i piedi di Kafka, dicono porti fortuna… La nostra visita del museo ebraico si conclude con la sinagoga Maisel: Mordechaj Maisel, che fece costruire a sue spese questa sinagoga, era talmente ricco che si dice prestò denaro anche all’imperatore Rodolfo II. All’interno si parla degli insediamenti ebraici in Boemia e Moravia, dello status giuridico e sociale degli Ebrei durante il Medioevo e dell’educazione tradizionale ebraica di eminenti studiosi delle comunità ebraiche. Soddisfatti della nostra full immersion nell’ebraismo, cerchiamo un locale segnalato sulla nostra guida e questa volta lo troviamo. Si chiama Mistral e ci consente finalmente di abbandonare la nostra dieta “carnivora” a favore di un buonissimo fish&chips. Il conto è, neanche a dirlo, di 498 corone! Con la pancia piena ritorniamo a Josefov: i suoi bei palazzi che vanno dallo stile secessionista, al neogotico, al cubista, ci hanno affascinato e vogliamo goderceli con calma, peccato che il cielo sia sempre più grigio! Na Parizska, la via principale del quartiere, è considerata gli Champs Elysees di Praga, piena di bellissimi negozi di grandi marchi, quasi tutti italiani. Oltre il ponte Cechuv si vede la collina di Letna con il metronomo gigante, costruito sul basamento di una statua di Stalin abbattuta con la fine del regime comunista.

Ritorniamo su piazza della città vecchia ed entriamo a Palazzo Kinsky, attualmente una delle sedi della galleria nazionale: nel 1948 dal suo balcone venne annunciata la nascita del regime comunista in Cecoslovacchia. Ripercorriamo Na Celetna con una piccola deviazione per vedere il Teatro degli Stati, di un bel verde pastello, dove avvenne la prima rappresentazione del Don Giovanni di Mozart e di fronte al quale sorge l’inquietante statua del Commendatore, uno dei protagonisti dell’opera. Domani, con la visita guidata, avremo modo di approfondire questo argomento.

Di fianco sorge il Karolinum, 2^ università europea (dopo quella di Bologna, modestamente!) voluta dal re Carlo IV , che fece della capitale boema il centro intellettuale più importante d’Europa. A poca distanza vediamo anche la casa della Madonna nera, primo edificio cubista della città, così chiamata dall’effigie di una madonna ritrovata durante i lavori di restauro della casa preesistente ed oggi posizionata nell’angolo con la via Celetna: al pian terreno un bel negozio che vende oggetti di design, mentre al piano superiore il museo cubista ed il Grand cafè Orient, ovviamente cubista, molto particolare ma dove pare che il caffè sia imbevibile.

Oltrepassata la porta delle Polveri imbocchiamo Hybernskà, una strada dove sorgono molti alberghi anche di lusso, fra cui il magnifico Hotel Central in stile art nouveau, che non posso fare a meno di fotografare. Dove siamo diretti? Precisamente alla Masarykovo nadrazi, la vecchia stazione ferroviaria di Praga, sempre in stile art nouveau: quella che vediamo non corrisponde alle immagini che avevo memorizzato… devo aver sbagliato qualcosa, sgrunt!

Al ritorno imbocchiamo Na Prikope (letteralmente “sul fossato”, linea di separazione fra la città vecchia e la città nuova) altra via dello shopping praghese, piena di negozi famosi. Non possiamo non entrare da Hamleys, il grande magazzino di giocattoli, bello ma niente a che vedere con quello di Londra. Sulla via del ritorno a Malastrana deviamo verso il centro commerciale Quadrio per vedere un’altra scultura di Cerny, la testa gigante e rotante di Kafka, geniale! Un’altra sosta la facciamo per dare un’occhiata al caffè Louvre, bellissimo, che ebbe fra i suoi habitueè oltre che Kafka anche Albert Einstein. Comincia a fare freddo e siamo anche piuttosto stanchi, uno sguardo all’orologio ci dice che siamo in giro ormai da 12 ore, ecco perché! Diamo un’occhiata ai dintorni del nostro hotel e decidiamo di andare a cena in un ristorante chiamato “Il capretto”, prima però una bella pausa ed un the caldo in albergo non ce li toglie nessuno!

Quando usciamo sta piovendo e al Capretto ci dicono che hanno chiuso (mah!) quindi ripieghiamo sulla pizzeria “U templaru” dove mangiamo 2 margherite che non sono un granché e facciamo una chiacchierata con un cameriere che parla bene l’italiano perché ha lavorato in ristoranti gestiti da nostri connazionali qui a Praga.

DAY 5: L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE

Anche oggi nuvole e freddo, ci consoliamo con l’abbondante ottima colazione del nostro hotel, approfittiamo della receptionist italiana per farci stampare il check in del nostro volo di domani poi, intabarrati come due esquimesi diamo la scalata alla collina di Petrin che ha uno dei punti di accesso proprio di fronte al nostro hotel. Si potrebbe salire anche con la funicolare, ma non vogliamo perderci la bella passeggiata in mezzo al verde. Assieme a noi, ad affrontare la salita, una coppia di belgi ospiti del nostro hotel con cui iniziamo a parlare e che ci fanno i complimenti perché è raro incontrare italiani che parlino bene l’inglese! Thanks a lot!

Man mano che saliamo la vista della città è sempre più grandiosa, così come i tornanti. Per un breve tratto anche uno scoiattolo ci fa compagnia. A metà salita la fermata della funicolare di Nebozízek: nei pressi anche un grazioso ristorante per rifocillarsi. Noi proseguiamo e dopo poco giungiamo ad un delizioso giardino all’inglese, con tanto di panchine di legno bianco , piante e fiori di vario genere. Giunti in cima alla collina entriamo in un bel roseto, che non ha nulla da invidiare a quelli di Londra. Un gruppetto di italiani provenienti dalla funicolare dice, rivolgendosi a noi pensando che non capiamo, che abbiamo gli… attributi perché siamo saliti a piedi. Noi rispondiamo e loro si vergognano molto. All’estero tutti i commenti andrebbero fatti a bassa voce, si rischia di fare figuracce, qualche italiano è sempre nei paraggi!

Finalmente eccoci davanti alla riproduzione della Tour Eiffel, niente a che vedere con quella autentica! Il cielo è grigio, l’apertura è prevista fra più di un’ora, senza starci troppo a pensare proseguiamo verso il labirinto di specchi, altra attrazione che non ci interessa, preferiamo seguire un delizioso stradello fra i boschi che ci conduce al monastero di Strahov. Da diversi punti panoramici la vista su Praga e la zona del Castello è superba. Al monastero diamo un’occhiata dall’esterno, non ci interessa entrare, ci fermeremmo invece volentieri a pranzo alla birreria del monastero, ma sono le 11 di mattina e dopo la ricchissima colazione in hotel fame non ne abbiamo, peccato però! Scendiamo verso il castello lungo una strada davvero piacevole in cui si assapora l’atmosfera della Praga autentica. È questo il quartiere di Novy Svet (nuovo mondo), dove un tempo vivevano le maestranze che lavoravano presso la vicina corte reale: bei palazzi ed un portico con caffè, locali e altri negozi genuini. Da un artigiano compro un piccolo quadretto/magnete molto carino con tanto di autografo dell’artista (hai visto mai diventasse famoso!) poi eccoci di fronte alla Loreta, la cui facciata è in restauro. L’entrata costa 130 corone e noi ormai siamo a secco, inoltre abbiamo ammirato la casa della natività nella nostra Loreto marchigiana, non credo che questa la superi!

Di fronte alla chiesa il Černínský palác, sede del ministero degli esteri nonché della galleria nazionale di arte europea dal secolo 14° al 18°. Una scolaresca di bambini sale composta e silenziosa lungo la ripida scalinata. Eccoci di nuovo davanti al Castello, a distanza di pochi giorni la temperatura si è abbassata notevolmente. Scendiamo lungo la Nerudova fotografando tutti i simboli sulle abitazioni, questa via è veramente il top! Davanti all’ambasciata italiana le bandiere sono a mezz’asta in segno di lutto per la morte dell’ex Presidente della Repubblica Ciampi. Giunti “in pianura” a Malastrana entriamo nella chiesa di San Nicola, ma anche qui, come in quasi tutte le chiese di Praga l’entrata è a pagamento, quindi arrivederci. Sotto i portici di Malastrana cerchiamo un po’ di caldo e lo troviamo in una bella zuppa a “U glaubicu”, dove rivediamo anche i due belgi del nostro hotel: come è piccolo il mondo! Il cibo e l’atmosfera di questo ristorante ci piacciono, le cameriere sono molto gentili, così decidiamo di prenotare anche per cena nella sala non fumatori.

Alle quattro abbiamo appuntamento per il tour guidato, decidiamo di ingannare il tempo perdendoci fra i tanti vicoli di Praga. Scendiamo sotto il Ponte Carlo e dopo un po’ ci imbattiamo nella libreria Shakespeare and co., veramente particolare come la sua omonima parigina. Ci troviamo poi davanti al museo Kafka, dove campeggia “Proudy”, l’ennesima installazione di David Cerny, due uomini che fanno pipi in una vasca che ha la forma della Cecoslovacchia… sempre spiritoso questo Cerny! Nel bookshop compro un quadernetto con il ritratto delle donnine di Mucha, poi scendiamo sulla riva del fiume ripopolata dai cigni che si contendono le briciole di pane che i turisti lanciano loro.

Ecco, questo è proprio un momento di “insostenibile leggerezza dell’essere”: vagheremmo per ore in queste stradine, dove ad ogni passo c’è una sorpresa, un muro dipinto, una piccola galleria d’arte, violinisti che suonano melodie strappalacrime, l’inconfondibile profumo di vaniglia dei trdlo che in 6 giorni non siamo riusciti ad assaggiare.

Prima del tour ci concediamo una pausa caffè soprattutto per scaldarci, poi eccoci davanti al negozio di Cartier dove scopriamo di essere gli unici partecipanti al tour, quindi avremo Nico, un ragazzo toscano molto bravo, tutto per noi. Nel giro di due ore scopriamo tante cose interessanti sulla storia di questa città: le vicende dolorose di Jan Hus e di Jan Palach, quelle piccanti di Mozart, distratto da frequentazioni femminili che però lo portarono alla composizione di quel capolavoro che fu “Il Don Giovanni”, la complicata struttura dell’orologio astronomico, la terribile vita degli abitanti di Praga fra Nazismo e comunismo, la storia del Ghetto ebraico ed il mistero del Golem. Sarà ancora nascosto nella soffitta della sinagoga vecchio nuova? I racconti di Nico sono vivaci, i riferimenti storici precisi e dettagliati, grazie per averci fatto entrare ancora di più nel cuore di questa città! Con le sue indicazioni arriviamo all’ultima tappa del nostro percorso nell’art nouveau praghese, ovvero la stazione centrale Hlavni nadrazi . Nella vecchia biglietteria circolare, magnifica, su cui campeggia la frase “Praga mater urbium” e la data 28 ottobre 1918 , c’è ora un caffè, anche abbastanza anonimo. L’ingresso nuovo è al piano di sotto, e non ha nulla a che vedere con questo gioiello. Scopriamo che la gestione attuale della stazione è in mano alla società italiana Grandi Stazioni che ne ha avviato la ristrutturazione: nel 2011 il presidente Napolitano ha presenziato alla sua inaugurazione.

Sulla via del ritorno ci imbattiamo nel museo Mucha, ormai chiuso, peccato! Immancabilmente, come tutte le sere, inizia a piovere e noi ci rifugiamo in un piccolo centro commerciale, molto carino. Sul Ponte Carlo la pioggia, illuminata dai fari sembra neve, brrrr!

Ormai è ora di cena e tutti intirizziti arriviamo a ““U glaubicu”, dove abbiamo prenotato un tavolo al calduccio in una sala interna. Visto che è la nostra ultima serata praghese vogliamo festeggiarla degnamente e ordiniamo gulash dentro il pane, stinco birra e vino, ottimi! Nei tavoli accanto al nostro gruppi di persone che fanno uno spuntino “alcolico” all’uscita dal lavoro: la birra scorre a fiumi, accompagnata da bruschette su cui strofinano peperoncino e spalmano tartare già abbondantemente condita. De gustibus!

Quando usciamo piove ancora, mestamente raggiungiamo l’hotel, Praga ha un suo fascino anche sotto la pioggia!

DAY 6: IL VALZER DEGLI ADDII

Oggi è giorno di partenza, ahinoi, questi 5 giorni sono letteralmente volati! Prendiamo il tram 20 davanti al nostro albergo poi l’autobus 119 che ci porterà al terminal B da dove partirà il volo per Bologna. Con le corone siamo stati bravissimi, compriamo un pacchetto di biscotti e ce ne rimangono 2, come souvenir della vacanza. Nel negozio Manufaktura compro creme per il corpo alla birra e al vino, così per un po’ di tempo avrò con me il profumo di questa romanticissima città.

Praga è un incanto, vi consiglio di lasciare nello zaino cartine stradali e guide e perdervi letteralmente fra le sue strade, soprattutto quelle più fuori mano, infilarvi in ciascuno dei tanti passaggi fra la città vecchia e nuova, grandi sorprese sono assicurate! Cercate di vedere il Ponte Carlo di notte ma soprattutto di mattina presto… non lo dimenticherete facilmente! I ristoranti sono deliziosi, i piatti sostanziosi, la birra buona e… non dimenticate di lasciare la mancia! I turisti ed i negozi di paccottiglia sono decisamente troppi e snaturano un bel po’ l’atmosfera della città, ma basta allontanarsi un po’ dalla “pazza folla” per assaporarla completamente e desiderare di tornare ancora qui, magari in una stagione diversa, per provare ancora tante emozioni.



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