Portogallo in nove giorni, Salamanca inclusa

Lisbona, Porto e il Douro in auto, con un tocco di surf
Scritto da: mariaedino
portogallo in nove giorni, salamanca inclusa
Partenza il: 22/08/2015
Ritorno il: 30/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Perchè il Portogallo? Perchè pensavamo che fosse un’appendice della Spagna o forse perchè speravamo di trovare ancora un ambiente genuino. Questi interrogativi ci accompagnavano nel tragitto aereo che da Caselle ci portava direttamente a Madrid. Perchè Madrid? Perchè non riuscivamo a rinunciare ad un pezzetto spagnolo, nella fattispecie Salamanca. Di conseguenza, chiariti questi due punti, iniziamo.

Sabato 22 agosto

Ritirata la 500 grigia prenotata presso Avis auto all’aeroporto e caricati i pochi bagagli, partiamo. Siamo in due, cinquantenni, con idee non molto chiare su cosa avremmo visto e cosa volevamo davvero vedere. Imbocchiamo la M50 e la A6, salutiamo Avila da lontano e ci facciamo portare a Salamanca da grandi distese gialle di grano ormai tagliato. L’Hotel Ibis, a cui ci siamo spesso affidati, non aveva posti liberi e non poteva indicarci altre sistemazioni. Così posteggiamo di fronte e ci sciogliamo un po’ le gambe tra le viuzze della città. Ci facciamo attrarre dal Bar Verdi per due tapas, una birra e un piatto che chiamerei colesterolo puro, ma molto buono: trattasi di muso di maiale in salsa, cioè haco. Per caso, dietro Plaza Major troviamo un apartahotel , Hotel el Toboso, non di gran stile, ma essenziale, pulito e vicino al centro, camera doppia con tv e bagno in camera, e silenzio intorno, nonché economico. Riusciamo a sdraiarci un pochino, e le nuvole grigie iniziano a creare ombra, il tempo di uscire e inizia a piovere forte, e continuerà per tutto il giorno, come annunciato. Il centro di Salamanca è ugualmente affascinante, il pavimento di Plaza Major luccica sotto grosse gocce di pioggia, riusciamo a visitarla e ad ammettere che è una città elegante, pulita, turistica. Dopo il recupero bagagli dall’auto e un cambio abito, ceniamo molto presto al ristorante El Patio Cordobe’, consigliato dalla receptionist. Buon cibo, in solitudine, perchè ovviamente in Spagna si mangia tardi, buon rapporto qualità prezzo. Sotto una notte stellata, ci godiamo Salamanca illuminata, bellissima ed estremamente viva.

Domenica 23 agosto

Dopo una tranquilla colazione presso uno dei pochi bar aperti alle 9, osservando l’attenta pulizia della città con le pompe, decidiamo di cambiare tragitto a causa delle previsioni meteorologiche. Quindi, anziche’ andare a nord nel Douro, scendiamo con la statale M521 fino a Marnao, a Castelo De Vide, per raggiungere Evola. Con la musica e i panorami che sconfinano tra i paesaggi americani e le vedute pugliesi, le ore scorrono: enormi distese di erba secca dorata, querce da sughero, capre e pecore e mucche. Facciamo una sosta per benzina e pausa a Valencia de Alcantara, ultima cittadina confinante con il Portogallo. Solitamente ci piace condividere la vita normale dei locali, nei giorni festivi: nella piazza principale, facciamo uno spuntino, osservando una strana processione di persone travestite, seguita dagli abitanti; ci vengono offerti piccoli calzoni insieme alle patatine ordinate, con birra e vento fresco. La pasticceria accanto al bar, molto modesta in apparenza, offre dolci notevoli, tra cui una sfoglia di zucca e biscotti freschi, ad un prezzo ridottissimo: avrebbero dovuto accompagnarci per tutto il viaggo, in un’ora sono spariti.

Superato il confine, raggiungiamo Marvao, borgo molto bello, curato, abitato. Non ha nulla di particolare, se non una splendida vista, un castello (da noi non visitato), diversi bar e un candore personale. Proseguiamo per Castelo de Vida, sotto nuvolo minacciose. E’ un paesello piu’ grande e piu’ turistico: saliamo ai ruderi del castello che visitiamo grazie alla map data dal tourist office, che è aperto. Visitiamo la Judiaria, che è il vecchio borgo giudaico, ora abitato e ben mantenuto, e la piccolissima sinagoga, ricca di informazioni, tutte, ahimè, solo in portoghese. Iniziamo a voler trovare una sosta e percorriamo la strada per Portoalegre per imboccare la strada per Evora. Un cartello sulla strada principale indica un Turismo Rural, a sinistra. Si tratta della Quinta do Xarrama Bairro Frei Aleixo: molto bello, con una piccola piscina e la possibilità di sedersi all’esterno e vedere da lontano Evora. Per cena ci viene consigliato Quina snack bar, Rua Elias Antonio Matias, Quinta Nova do Xarrama, una piccola trattoria del posto proprio dietro la casa. Entriamo in un bar con la giusta atmosfera calcistica portoghese, nel bel mezzo di una partita del Benfica, e mangiamo una quantità di cibo di buona qualità, tra cui le famose chioccioline, caracois, per un totale di sedici euro. Increduli, con lo scontrino in mano, ci dirigiamo ad Evora notturna, posteggiando accanto agli archi dell’antico acquedotto. E’ una cittadina viva, bella, ma il fresco ci fa tornare.

Lunedì 24

Colazione ottima, ma alle ore 9 perchè il pane fresco non era ancora tra noi. Inoltre il prezzo stabilito a voce vede una maggiorazione di dieci euro, al momento di saldare. Amareggiati, salutiamo e ci rechiamo a visitare Evora di giorno. Solitamente quando c’è sovrabbondanza di apprezzamenti riguardo un monumento, questo delude. Cosi’, in parte è stato per noi Evora: percorriamo tutte le stradine con le varie attrazioni, vediamo il panorama dalla torre della cattedrale, per 3.50 euro e visitiamo chiostro e chiesa: sicuramente ben tenuta, interessante per alcune cose. Inoltre la Lonely Planet, ottima per il 90% delle cose, sbaglia dicendoci che la chiesa di S.Jao ha un ingresso gratuito, invece il costo del biglietto è di 8 euro; l’igreja do Carmo, cercata ostinatamente per trenta minuti, insieme ad altri turisti, è chiusa, il portale è visibile da lontano e non segnalato. Alle 11.30 partiamo, diretti a Lisbona. La nostra destinazione è l’Ibis Saldanha, prenotato con garage annesso a pagamento. Fa abbastanza caldo, ma decidiamo di percorrere a piedi la strada principale che scende al centro. E’ una visione un po’ squallida, che mostra il retro triste di questa città, trascurato e popolare: arriviamo in Praca dos Restauradores, affollata di gente e colombi. Dopo uno spuntino, una panchina, un cigarillo e gli appunti presi a Torino, la piazza si svuota: il sole illumina le maioliche dei palazzi e brilla su una pavimentazione ad onde molto presente in questa parte del Portogallo. Si ricomincia: la Via Aurea ci conduce all’Arco e alla bella Placa do Comercio, che sarà spesso luogo di sosta in questi due giorni. Il mare è davanti a noi, chi dice che il tutto ricorda Trieste, ha ragione. Anche se sono solo le 19.30, la fame si fa sentire e andiamo nell’Alfama, il cuore pulsante di Lisbona: ci sediamoda Ca S0’serio, sotto le mura della chiesa di S. Maria Maggiore. Il cibo è particolare e ottimo, l’atmosfera calda: rimaniamo altamente soddisfatti, soprattutto per i crostoni con formaggio e peperoni e polpette con pere. La strada del ritorno, turistica, ci porta alla stazione Metro Restauradores, per poi cambiare a S. Sebastiano verso Aeroporto per il nostro Ibis.

Martedì 25

Iniziamo il secondo giorno con una puntata in centro alle 9, colazione alla Casa Brasileira, ottima per caffe’ e dolci, tra cui i pasteis. Siamo decisi a prendere il mitico 28, con la tessera 6 euro, fatta in stazione metro: non bisogna farsi spaventare dall’affluenza esagerata in questi piccoli tram, occorre cercare una fermata all’inizio del giro, senza tanta gente in attesa. La nostra intenzione è di scendere al Castello-Gracia e invece scendiamo al capolinea: forse un guadagno, perchè la camminata in salita verso il Miraduro è bella,costeggiata da case in maiolica e tranquillità. Il Miraduro ci fa vedere per la prima volta Lisbona dall’alto, proseguiamo scendendo ad est per il bar Istambul e voltiamo per S..Vicente de Fora. La chiesa non mostra azulejos, come da guida, e visitiamo chiostro, chiesa e torre, soddisfacenti. Scendiamo per l’Alfama, strade strettissime che possono procurare difficoltà agli abitanti della zona, ma caratteristiche e calde. Un pranzo al volo in Placa do Comercio, cercano un po’ d’ombra prima di partire per il Parque Das Nacoes, creato nel 1998 in occasione dell’Expo: ci si arriva con la metro fino a S.Apollonia, poi si prosegue per Aeroporto fino ad Oriente con il treno, prezzo compreso nella tessera giornaliera. Arrivati, inizia l’unica delusione del viaggio: la passeggiata nel giardino botanico tra baobab e piante esotiche non è fattibile, perchè il giardino non c’è piu’. Esiste un bel viale, ottimo per chi ha bambini o chi cerca un po’ di relax all’ombra, la teleferica, la vista sul ponte V.Da Gama, bar e ristoranti, un vasto centro commerciale e palazzi creati per l’Expo. Dopo aver percorso il viale, ritorniamo con la stessa modialità fino a Praca da Figueira e proviamo la funicolare (elevador) Bica, sempre compresa nella tessera, fino al Miradouro de Santa Caterina.Visitiamo in parte il Chiado, la chiesa di Sao Roque, barocca e a piedi percorriamo strade in discesa, fino a trovare per caso il ristorante S.Rita, Rua de S. Mamede 24: bacalao con cipolla e in polpette, in un locale freddino, essenziale, ma molto buono per qualità di cibo e molto conveniente: una dimostrazione è la presenza di diversi locali. Raggiungiamo la ormai “nostra” Placa do Comercio e realizziamo di aver visitato praticamente i ¾ della città. Decidiamo di partire l’indomani, dopo aver visitato Belem.

Mercoledì 26

Carichiamo i bagagli sulla 500 e saldiamo il conto all’Ibis, ricarichiamo la card, con la metro arriviamo a Bixio Chiado, rinunciamo all’Elevador Santa Justa, per troppa coda già alle 9 del mattino, e anche alla colazione alla National Cafeteria, per lo stesso motivo. Torniamo alla Casa Brasileira e poi saliamo sul 150 in Placa Figueira verso Belem. Questa fermata è valida, poiche’ il mezzo si riempiera’ all’inverosimile in Placa do Comercio, e cosi’ rimarrà fino alla meta. La nostra visita sarà al monumento dos Descobridores, a quattro euro e non tre, nessuno in coda. La vista dall’alto è notevole, uguale a quella fornita dalla Torre, dove la folla è sempre presente, alla quale ci rechiamo comunque, sotto il sole di mezzogiorno: di fronte alla coda di persone accaldate e numerose desistiamo, contenti del panorama già visto, e all’ombra piacevole del giardino, dove è possibile mangiare un qualcosa di veloce, ci facciamo distrarre da due footballers anziani, le cui giunture sono sicuramente da oliare, ma le cui capacità ci inducono a pensare di essere di fronte a due ex giocatori famosi. Dopo qualche commento a riguardo, affrontiamo il Mosteiro dos Jeronimos: la fila di turisti in attesa dell’ingresso è lunga, ma veloce, il costo è 10 euro e non sette e il tutto è decisamente interessante, compresa l’esposizione della storia del Portogallo, abbastanza in relazione con quella italiana, fornita per collocare la nascita di questo capolavoro. La chiesa è visitabile gratuitamente. La famosa Antiga Confeitaria de Belem è già chiusa, ma rinunciamo i pasteis per prendere il 15 al capolinea e scendere in Praca da Figueira, dove facciamo pranzo all’ombra degli alberi con dolci della Confeteria National e ottima frutta della Casa Brasileira. Sono le nostre ultime ore a Lisbona, che trascorriamo passeggiando e visitando la Igreja de Sao Domingos, sopravvissuta al terremoto del 1755 e poi all’incendio del 1959 e ancora, all’esterno, sede di massacro dei giudei del 1506. Si coglie la sofferenza e la forza di questa chiesa, ed è il nostro saluto alla città, che si fa scoprire in cose di valore, piccole e inaspettate.

La 500 ci aspetta carica in garage: ci avviamo verso Sintra (A5, A19) e poi verso Cabo do Roca, che diventerà una pietra miliare del nostro viaggio. E’ bellissimo ritrovare il mare, e che mare! Lo assaggiamo subito andando dritti al punto piu’ occidentale del Portogallo, trovando tanta gente, ma soprattutto l’oceano, un faro bianco e rosso, caratteristico, onde e gabbiani. Decidiamo di alloggiare nei paraggi, le possibilità non sono molte, ma troviamo per una notte un intero vecchio alloggio in affitto, in Casa Dalwin (sul nome poniamo qualche dubbio, poiché il cartello non era chiaro): la proprietaria, molto anziana e gentile, parla solo portoghese, quindi la comunicazione è ridotta. Ritorniamo immediatamente al Cabo, pensando di essere i soli a voler aspettare il tramonto e ci arrampichiamo su alcune rocce sottostanti il faro, e invece, voltandoci, ci accorgiamo che c’è una “comunità del tramonto”, in maggioranza italiana, che, in quasi religioso silenzio, attende, questo spettacolo bellissimo. Dopo mille foto, il fresco ci manda via. Scegliamo uno dei tre ristoranti che si trovano di fronte alla casa, il Pão De Trigo: ottima cucina e buon prezzo, con polipo alla piastra, sardine, buon formaggio della casa, e torta di Sintra, caffè e altro. E’ una meta fissa per gli italiani.

Giovedì 27

La signora gentile è dispiaciuta della nostra partenza e continua a descriverci le comodità di questa vetusta, ma comoda, abitazione, in portoghese, senza soddisfazione: noi siamo decisi a raggiungere le spiagge. La destinazione è Praca do Guincho. Si raggiunge dalla litoranea, voltando all’indicazione Albamo. Il parcheggio è a pagamento (2.10 euro per poco piu’ di un’ora, si paga prima al bar per ottenere il biglietto che permette l’uscita), ma ne vale la pena: iniziamo a respirare aria di surf: nonostante le nuvole e l’ora presta, la spiaggia immensa è già frequentata da allievi che si allenano e professionisti immersi nelle onde: ci troviamo con lo sguardo perso nel mare, ma sappiamo che c’è ben altro verso il nord. Percorriamo una strada tortuosa fino a Sintra, saltiamo sia la cittadina sia le sue spiagge, e spingiamo decisi fino a Praia da Ribeira d’Ilhas, un sito che spesso ospita il campionato nazionale portoghese di surf e fa parte del circuito mondiale surf (WQS): prima acquistiamo frutta e poco altro per il nostro pranzo in un supermercato del paese e poi parcheggiamo alla praia: è difficile non farsi coinvolgere dall’atmosfera, pur essendo ben lontani dal mondo del surf, pur essendo appassionati. C’è una struttura apposita, una spiaggia molto bella, decine di surfisti che aspettano l’onda. Trascorriamo parte del pomeriggio a guardare il tutto, sotto il sole e con un senso di benessere. E poi,via. Peniche è la nostra meta successiva. A stento resistiamo a visitare tutte le spiagge indicate su tavole da surf lungo la strada, e, a occhio, siamo consapevoli di perderci delle cose belle, soprattutto quando la strada diventa desolante, all’interno. Arrivati a Peniche, realizziamo di essere in una cittadina balneare turistica per i locali, non basta un caffe’ per farci dimenticare cio’ che abbiamo lasciato alle spalle, passeggiamo lungo il porticciolo con pescherecci pieni di pesce, inseguiti dai gabbiani. Troviamo una buona sistemazione alla Residencia Popular, proprio accanto al porto. Ritorniamo a vedere il tramonto sul promontorio, di nuovo insieme ad altri turisti e poi, per cena, seguiamo il consiglio della guida LP e andiamo al Restaurante Popular, Largo da Ribeira 40, accanto alla stanza prenotata: mai scelta fu cosi’ valida, non ricordiamo di aver mangiato un pesce migliore di questo e la prova è la gente in attesa per entrare, quindi il consiglio è di andarci alle 19. Le tre espadate di pesce rimarranno nella nostra memoria. Sazi, passeggiamo sotto le stelle e con i gabbiani onnipresenti.

Venerdì 28

Dopo una buona colazione in un bar del centro, affrontiamo il viaggio per Porto, consapevoli della quantità di chilometri che ci separa dalla città. Per salutare Peniche, che si rivela una sistemazione niente male, ci fermiamo alle dune, al di la’ delle quali appare un’enorme spiaggia libera, frequentata da numerose famiglie: questo paese è piu’ veritiero di altri, meno turistico, fosse anche solo per la fabbrica di sardine che emana l’odore inconfondibile del prodotto. L’autostrada che ci conduce a Porto costa 20 euro pagati a pezzetti. Abbastanza provati, con una certa difficoltà, troviamo il Residencial Portofox, Rua do Farol 155, Foz do Douro, portofoz@portofox.com. Il parcheggio è sotto casa, lungo la strada, e la stanza è al terzo piano: lo consigliamo per prezzo, qualità (colazione ottima e vista mare) e la possibilità di recarsi nel centro della città senza usare l’auto, ma con un servizio bus che passa proprio sotto il residence. Affamati, ci rechiamo al bar di fronte, praticamente sulla spiaggia, per uno spuntino e poi saliamo sul 500, pagando 1.80 a testa. Scendiamo a Ribeira Infante, davanti alla Igreia de S.Francisco: la visitiamo con un ingresso di 3.50 per museo e catacombe. Nonostante il caldo, iniziamo a salire verso il paese vecchio e caratteristico, piu’ simile ai centri storici di Napoli e Genova che all’Alfama di Lisbona. Attraverso stretti vicoli, giungiamo all’Igreia de Sao Lorenzo, dove c’è un discreto belvedere e da cui inizia una salita fino a Sè, la cattedrale: essenziale, pulita, ha un altro notevole belvedere. Scendiamo su un’ampia scalinata al cui termine si trovano delle toilettes (e’ meglio saperlo, non essendoci molte soluzioni di questo tipo) e sempre per vicoli e stradine arriviamo alla bellissima stazione ferroviaria di Sao Bento, funzionante ma notevole per i suoi azulejos. Arriviamo in Rua Santa Catarina, dove, in una vecchia drogheria zeppa di cose curiose, compriamo pate’ di sardine e bacalao in scatola e lungo la quale continuiamo il nostro shopping. Percorriamo la ripida discesa fino a Ribeira, soffermandoci solo su un belvedere abbandonato che però permette una vista diversa della città. Praca da Ribeira è viva, vissuta, rumorosa ma allegra, con molti punti di ristoro: qui mangiamo sotto una luna piena e di fronte ad artisti di strada. Percorriamo il ponte per raggiungere la sponda opposta del Douro e per avere una vista sui magnifici palazzi che compongono Ribeira. Torniamo al residence con il 500, risolviamo un piccolo problema di ascensore rotto e ci addormentiamo con le grida lontane dei gabbiani.

Sabato 29

Il sole splende su Porto e nella nostra stanza mansardata. Il viaggio sta finendo, e proprio di viaggio si è trattato, con locazioni diverse quasi ogni giorno per nove giorni. La colazione self service è abbondante, con frutta fresca e torte della casa, e vista oceano. Decidiamo di mettere i bagagli in auto e recarci con questa in centro, per un’ultima visita, parcheggiando lontano, lungofiume, scoprendo poi che ci saranno posti piu’ vicini, essendo sabato. Il caldo è presente, scendiamo da Sao Franciso a Ribeira: le case fatiscenti in discesa nella luce del mattino e con meno gente, appaiono bellissime: Porto ci piace molto. Il suono di tromba di un vecchio artista ci accompagna lungo il ponte, raggiungendo nuovamente la sponda opposta, piu’ tranquilla, con una bella passeggiata, il Tourist Centre e diverse cantine di Porto, tutte ad entrata con biglietto a pagamento. Entriamo da Sandeman, la cui sagoma appare per la prima volta, il museo è piccolo, ma interessante e gratuito. Percorriamo tutta la passeggiata fino a Ferreira, cercando di raggiungere Graham’s, ma il caldo è forte e quindi torniamo all’auto, comprando nel frattempo acqua e frutta. Partiamo per la valle del Douro, R108: se si decide per quella panoramica, la strada è molto tortuosa.Nella sosta per un boccone lungo il percorso, prenotiamo per la sera, ultima tappa: si tratta di una stanza all’Hotel Douro, Pinhao, unica possibilità rimasta, non avendo pensato a tutti i turisti accorsi nella zona per il week end. Il caldo aumeenta notevolmente, con 37 gradi, ma il panorama di queste colline coltivate ci ricorda parzialmente le Langhe e i Roeri. Parcheggiamo di fronte all’albergo: la stanza ha l’aria condizionata, ci godiamo un po’ di relax, acquistiamo salumi e formaggi, con vari assaggi e vin santo, e ci rechiamo all’unico ristorante al di là del ponte, Cais da Foz, con prezzi modici in confronto a quelli vicini all’hotel e l’offerta di un bicchiere di porto, per i clienti del Douro. Ultima sera portoghese sotto la luna: ne siamo consapevoli. Ci spingiamo a fare i bagagli.

Domenica 30

Non si dorme bene, il caldo opprimente è una caratteristica del posto da non sottovalutare. La colazione è molto buona : dopo una richiesta di informazioni su una strada panoramica verso Madrid e la possibilità di raggiungere una Quinta con belvedere, partiamo. Raggiungiamo la cantina indicata dal gestore,attraverso una stradina molto ripida, ma con una vista meravigliosa e numerose soste per le foto: colline piene di viti ordinate che scendono fino al fiume Douro, tranquillo al fondo della valle. Allunghiamo ulteriormente i tempi, prendendo la direzione per Sao Juan, strada panoramica, anziché il tragitto regolare per Madrid: i panorami sono strabilianti, sosta dopo sosta, foto su foto il tempo si accorcia, per cui ci obblighiamo a prendere la strada lineare per Guarda e da qui quella veloce verso Salamanca/Madrid, con due piccole soste per bere e uno spuntino. Dopo un rocambolesco arrivo all’aeroporto, consegniamo l’auto, corriamo al terminal, e una volta posati i bagagli per il controllo, il nostro prezioso formaggio solido decide di lasciare un briciolo di liquido, per cui viene bloccato e prelevato dai responsabili. Adieu, resta un po’ di amaro in bocca, è ora di partire. Cosa rimane in borsa? L’eleganza di Lisbona, il calore di Porto, l’efficiente semplice organizzazione ovunque, il sogno dell’oceano e la voglia di visitare l’interno, forse meno europeizzato e ancora legato a costumi antichi, ormai rari.



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