Capodanno 2007 a Lisboa

LISBONA, 29 DICEMBRE 2006 – 3 GENNAIO 2007, (UN CAPODANNO DIVERSO DAI SOLITI) DIARIO DI BORDO Di LUCA PICCHIOTTI Probabilmente non avrei mai pensato di fare un viaggio fino in Portogallo, ma del resto è sempre stato così, ogni anno, da Praga a Madrid e Barcellona, da Gibilterra alla Scozia fino a Londra, e lo stesso potrebbero dire i miei...
Scritto da: pikkio
capodanno 2007 a lisboa
Partenza il: 29/12/2006
Ritorno il: 03/01/2007
Viaggiatori: fino a 6
LISBONA, 29 DICEMBRE 2006 – 3 GENNAIO 2007, (UN CAPODANNO DIVERSO DAI SOLITI) DIARIO DI BORDO Di LUCA PICCHIOTTI Probabilmente non avrei mai pensato di fare un viaggio fino in Portogallo, ma del resto è sempre stato così, ogni anno, da Praga a Madrid e Barcellona, da Gibilterra alla Scozia fino a Londra, e lo stesso potrebbero dire i miei compagni d’avventura che sono arrivati in Egitto, Stati Uniti, Cuba e Scandinavia ( e Pando c’era sempre…Complimenti a lui e invidia per noi!…).

Non sapendo cosa aspettarmi da Lisbona e comunque volendo scoprirne il più possibile i segreti, ho cercato di informarmi via internet, ora che è arrivata sul serio la banda larga. Col senno di poi posso affermare che ne è valsa la pena, anche se il tempo come sempre non basta mai per vedere tutto. Lisbona, Capitale del Portogallo, conta 600.000 abitanti. Piena di saliscendi, tranquilla, luminosa e incredibilmente varia dal punto di vista architettonico ed etnico, presenta le caratteristiche tipiche di ogni capitale europea, un misto di moderno e antico intrecciati tra loro, monumenti e palazzi bellis-simi e panorami mozzafiato. Non è possibile dare un giudizio pieno sugli abitanti anche perché sot-to le feste i lisboeti veri sono nascosti dalle migliaia di turisti ( italiani di tutte le salse, in particolar modo, veramente troppi…) che prendono d’assalto la città. La differenza l’abbiamo notata il giorno che siamo ripartiti. Mercoledì 3 gennaio Lisbona ha ripreso la vita normale. Il traffico quotidiano, le facce dei portoghesi e delle portoghesi (!) vere, l’intreccio di razze ed etnie che vivono quotidiana-mente a contatto, più che in altre città europee, fregandosene delle diversità. Ci siamo persi qualco-sa… Tutto quello che sapevo sulla città e sul Portogallo è stato però confermato. Musei e attrazioni chiu-si il lunedì, caffè e vino ottimi, cucina buona, anche se all’estero manca tanto la pasta fatta come mamma Italia comanda. La città è molto varia dal punto di vista architettonico anche perché mentre in Europa e soprattutto in Italia esplodeva il Rinascimento, i portoghesi erano impegnati nelle esplo-razioni via mare che li avrebbero portati a scoprire mondi nuovi e influenze nuove, da ogni punto di vista.

Buffo il fatto che Janeiro significhi Gennaio ( Rio de Janeiro sarebbe ‘Fiume di Gennaio’…) e che i giorni della settimana inizino da Segunda-Feira (lunedì, che sarebbe invece il primo giorno…) fino a Sesta-Feira (venerdì) più Sabado e Domingo. Uno dei motivi per il quale i portoghesi (e non solo) sono definiti tali in senso dispregiativo lo si de-nota dalle persone che si attaccano ai Tram Electricos, caratteristici di Lisbona, per non pagare il bi-glietto. Curioso il modo in cui si guidano queste ‘ferraglie’ di ferro e legno, con una manovella che fa da acceleratore e freno a seconda del senso in cui si ruota, se si dà o si toglie corrente elettrica. Nota spettacolare il fatto che gli aerei che atterrano all’aeroporto sembrano planare sulla città tanto li vediamo vicini e a bassa quota… Infine devo ammettere che ci siamo proprio disinteressati della musica storica locale. Il fado, infatti, non ci ha mai conquistato, forse perché triste e malinconica (saudade) e non lo abbiamo mai consi-derato. Penso che la prossima volta però una serata in un ristorante tipico con cena più fado non me la toglie nessuno. Segnata tra le cose rimaste da fare in Portogallo.

Il resoconto, più o meno dettagliato, del Diario di Viaggio di questa settimana.

Venerdì 29 Dicembre 2006 Ore 7.10. Partiti! ( come diceva il mitico Bruno Pizzul all’inizio di ogni sua telecronaca…).

I Fab Four dalla Scozia 2005 al Capodanno di Lisbona 2006-2007. Il primo giorno è sempre quello più stressante perché non si arriva mai. Treni ok. Voli puntuali e perfetti ( i piloti Iberia sono pro-prio degli ‘atterratori’ bravissimi!). A Madrid c’è il sole, a Lisbona è ‘nuvolo’.

Rimettiamo gli orologi un’ora indietro.

Ore 16.20. Si scende all’aeroporto della capitale lusitana, ma dopo un espresso non proprio caffè e la fila inutile per l’Aerobus troppo affollato, mi sembra ancora di essere a Roma, romani compresi. E non sarà solo un’impressione passeggera… Prendiamo un taxi ( quasi monopolio Mercedes, chissà poi perché? ) e Joaquin ci porta verso l’Ho-tel Miraparque, Avenida Sidonio Pays ( non ho idea che cosa sia…) passando accanto allo Josè Al-valade, Estadio dello Sporting Lisbona, e alla Praça de Touros ( Campo Pequeno ), l’Hotel non è poi così male. Per capire che le camere pari e quelle dispari sono su due lati diversi c’è voluto un po’ ma poi va tutto liscio. Lo ‘schiavetto’ dell’albergo, Edoardo, ci accompagna alla camera e 5 eu-ro partono di mancia. Coppia Ale-Pando stanza 406 – 4° piano, Afro-Pikkio numero 504 – 5° piano. Doccia e via verso il ‘descobrimento’ della città notturna. Ricardo dalla reception ci spedisce verso il Bairro Alto. Ci incamminiamo dalla rotatoria intorno al monumento al Marques Pombal per la Avenida de Libertade (una via lunghissima più di un chiome-tro ma piena di luci natalizie multicolori veramente suggestive ) e ci fermiamo in Praça dos Restau-radores, per poi finire in una viuzza parallela piena di ristoranti, più o meno grandi. Un paio di va-sche e ci sediamo all’aperto ( ci sono 15 gradi e a parte il vento proveniente dall’oceano non è asso-lutamente freddo…) del ristorante Milano, italiano solo di nome, altrimenti l’avremmo evitato… Insalata di tonno, Bacalhau alla griglia e Maiale con le Vongole. Patate e Cipolla a iosa… Non ec-celsa come cena, ma sembra che la cucina portoghese non sia tutta da buttare… In un bar dietro l’angolo prendiamo il vero caffè portoghese (il più buono d’Europa dopo il nostro…) e proseguia-mo la perlustrazione. Iniziano i saliscendi sugli scomodi marciapiedi piastrellati di azuleços e le ar-rampicate per raggiungere il Bairro, fatto di stradine piene di gente e disseminato di localini di ogni genere di pochi metri quadrati ciascuno, aperti fino a tardi. Lisbona al primo impatto? Una città tranquilla, calda ( alle 2 di notte del 29 dicembre ci sono anco-ra 15°…) tanti taxi e tanta cipolla cruda, un mojito da favola che non ritroveremo più!, un assaggio di Ginjinha (liquore tipico alla ciliegia) alla botteghina del contadino, che purtroppo non ritrovere-mo più!, perché il contadino si prenderà le ferie, un buon allenamento visti i tanti chilometri messi nelle gambe per girare e ritornare in albergo. I mestieri più diffusi a Lisbona per ora sono il tassista, il piastrellista e lo spacciatore… Ore 2.30 ora locale. Stanchi, ci godiamo il meritato riposo. Sabato 30 Dicembre 2006 Ho fame. Io e Roberto azzardiamo la prima colazione in hotel. Quanto basta. Piove, ma dice che il clima oceanico deve fare così. Dobbiamo ritirare la Lisboa Card, passpartout prepagato per musei e mezzi pubblici, presso la Praça do Comércio e prendiamo la Metro. La lingua portoghese non è molto semplice, a parte Obrigado (Grazie) che è d’obbligo usare sem-pre… preferisco lo spagnolo, ma è comunque l’inglese a salvarci. Capisco ogni parola con cui la ti-pa del Welcome Center ci spiega l’utilizzo della card e tutto contento mi unisco alle decisioni degli altri sul programma della giornata. Dalla piazza scorgiamo il Castelo de Sao Jorge su un altro dei sette colli sui quali è costruita la città ( lo vedete che Roma ci perseguita…). Il vecchio Tram nume-ro 28, tutto in legno e dipinto di giallo, stracarico di persone, segue il percorso delle rotaie verso l’Alfama (la città vecchia) e noi provetti maratoneti decidiamo di farcela a piedi. Nella nostra salita la chiesa di Santo Antonio da Sé (nato da queste parti e poi divenuto da Padova) precede l’austera Cattedrale della Sé, in stile romanico fuori e gotico dentro, con scavi romani e fenici all’interno del chiostro.

Pranzo veloce a base di pizza e patatine fritte ed ingresso nel Castello, originaria residenza dei re-gnanti, dal quale si ammira un panorama della Capitale veramente stupendo, dall’estuario del Tago ai monumenti storici che si innalzano in rilievo, fino ai quartieri storicamente più recenti e quindi più lontani dal centro cittadino.

Scendiamo dall’Alfama, zona suggestiva per le caratteristiche vie strette e decorate con gli azule-ços. Case e marciapiedi sono praticamente tutti piastrellati e colorati dalle maioliche importate dal Re Manuel I dall’Andalusia, Siviglia in Spagna ne è l’esempio più concreto. Notiamo che molti portoghesi camminano storti, sarà forse proprio per colpa dei marciapiedi, belli quanto vi pare, ma sconnessi e scivolosi? Ora passeggiamo quasi a caso, ma sempre di buon passo. Tornati nella Baixa (città bassa) da Praça da Figueira e da Praça do Rossio risaliamo verso il quartiere del Chiado (sono queste le zone più ricche ed eleganti della città). Tra un palazzo e l’altro ci appare all’improvviso l’Elevador de Santa Justa, che un tempo colmava la grande distanza tra la parte alta e quella bassa, mentre oggi è solo obiettivo turistico. Passiamo oltre e in cima a Rua Garret, davanti al noto e affollato caffè ‘A Brasi-leira’ mi faccio fare una foto con ‘l’illustre collega’ Fernando Pessoa, seduto su un tavolo all’aperto e confuso tra i clienti (una statua in bronzo sulla falsariga di quella di Hemingway a L’Havana). Avanzando verso il Bairro ci imbattiamo in un locale abbastanza moderno e in una portoghese di colore molto carina che non sa fare il mojito ma ci prepara un capirinha a testa seguito a ruota da baileys e cioccolato come aperitivi. Niente male. Ci torneremo. E’ buio. Un paio d’ore di siesta in hotel e via in cerca di cibo. Gli addobbi di Natale sono ecceziona-li, non esiste via del centro, e non solo, che non abbia luci, e che luci! In Praça do Comércio c’è l’Albero di Natale più alto d’Europa, finto ovviamente, ma immenso e luminoso.

Altra via piena di ristoranti. Seguiamo l’ispirazione e non ci pentiamo. Cena di pesce ottima. Risotto buono, spiedini originali e buonissimi, mi servono del Bacalhau praticamente senza lische, devono avermi riconosciuto… Patate e cipolle, come il nero*, vanno su tutto. Caffè italiano e assag-gio di Porto (vino tipico portoghese, anche troppo tipico visti i 4 euro a bicchiere!). Si girella ancora tra gli italiani. Di portoghesi veri se ne sono visti pochi e le ragazze più belle per ora sono quelle di origine brasiliana e africana. Si torna dalle parti del Bairro per riempire la serata. Ho finito le scarpe. Meno male che si era detto di usare il più possibile i mezzi pubblici. Domattina ci alziamo presto perché dobbiamo da vedere ancora un sacco di cose. Non avvertiamo per niente la fine dell’anno. In compenso siamo qui da un giorno, ma sembra di starci da sempre. Già diamo con-sigli a chi ci chiede informazioni… [*inteso come quello che spacciano in giro. Nota a margine per dire che abbiamo collezionato una numerosa serie di venditori ambulanti che accanto a giocattoli ed occhiali vendevano fumo e droghe varie, ma almeno non erano insistenti. E ci abbiamo riso sopra.] Domenica 31 Dicembre 2006 – Ultimo giorno dell’anno.

Siamo stanchi. E mancano ancora quattro giorni. La colazione in hotel non è importante e salta an-che stavolta. Oggi ci spostiamo nella Lisbona moderna, quella dell’Expo’98 e del Centro Commer-ciale Vasco da Gama. La Metro è ottima, suddivisa in 4 linee. Grande, pulita, piena di decorazioni artistiche. La gente fa le file ordinatamente per qualunque cosa. Anche per i taxi! Da noi è pura utopia… La diversità con la Lisbona vecchia, distante pochi chilometri, è incredibile. Due altissimi palazzi gemelli ci accolgono insieme a una lunga fila di coni colorati alti tre metri, che si accendono ogni tre minuti e con improvvise spruzzate d’acqua spaventano qualche ignaro turista intento a farsi foto-grafare. Raggiungiamo il pontile sulle rive del Tago (che qui chiamano Tejo) ed ammiriamo il mo-derno Ponte Vasco da Gama perdersi nella nebbia e la Torre omonima che ospita una funicolare ( a cosa serve ?) che segue il percorso del fiume per qualche centinaio di metri. C’è un grande silenzio, gente che passeggia o che fa footing, il posto giusto per vedere e sentire il fiume tuffarsi ed intrec-ciarsi con l’oceano Atlantico. Che pace! Entriamo nell’Oceanario più grande d’Europa e secondo al mondo per ammirare la meravigliosa va-sca centrale nella quale convivono specie di ogni tipo, dalle sardine agli squali. Voto in più per il Mola Mola e per la Manta.

E’ quasi ora di pranzo. Giriamo dentro il Centro Commerciale fino ad un ristorante brasiliano dove facciamo la ‘mangiata’ più bella. Espeto Tropical e Parillhada de Carne (Spiedini e Grigliata di Car-ne) favolose. Dolce e caffè. Viva il Brasile! Particolare. Nella sala c’è un lavandino con separè per lavarsi le mani. Mai visto. Si comincia a pensare alla mezzanotte. Compriamo il necessaire per il Cenone alla stanza 504 del-l’Hotel Miraparque. Aperitivo. Menù a base di Piadina e Affettati misti. Patatine Pringles. Dolce, Frutta e Spumante. Ore 23 ora locale. Si brinda al Capodanno in Italia. Sms. Auguri per tutti. Si scende alla Metro e via fino Praça do Comércio. Un milione di persone ( più o meno, e chi lo sa…), musica sul palco e conto alla rovescia a tempo di percussioni. Da sotto il mega-albero vediamo ‘esplodere’ il palco mentre i fuochi d’artificio sopra di noi ci annientano per un quarto d’ora buono. Spettacolare, anche perché è il mio primo capodanno in Piazza. E che Piazza! Facciamo sfollare e cerchiamo qualche locale aperto. Le discoteche sono lontane. La Metro è chiusa fino alle cinque e incredibilmente prendere un taxi è impossibile. Ci sono delle file enormi e né la gente né i tassisti fanno strappi alle regole. Compriamo una bottiglia di vino bianco e saliamo verso il Bairro. Alla Casa Cubana ballano latino. Mi sento proprio a casa. Beviamo il classico mojito. I tu-risti che affollano il locale non sono dei ballerini. Con l’occhio clinico dello pseudo-esperto noto due principianti. Il resto purtroppo niente. Al confronto io sono un gran maestro. Me ne esco un po’ triste. Mi mancano le mie salsere… Per l’ennesima volta torniamo a piedi fino all’albergo. Nutella-Party per ‘spazzolare’ i dolci avanza-ti dal cenone nostrano e meritato riposo. Ci si rivede nel pomeriggio. Sono le 4.30 a.M. Mentre ag-giorno e scarabocchio il diario di bordo.

Lunedì 1 Gennaio 2007 – Feliz Ano Novo da Lisboa! Che sole ragazzi! L’alba del nuovo anno è arrivata da un pezzo. Io in Italia al freddo e al gelo non ci torno! Una dormitona per recuperare era necessaria. E’ mezzogiorno passato e un cappuccino al bar dell’angolo in fondo alla via ci ‘acconsente’ proprio… Aspettiamo Pando, come sempre, poi si va… Senza fretta, per una volta… Direzione Belém e dintorni. Il Mosteiro dos Jeronimos è una struttura veramente imponente e domi-na il quartiere e la piazza circostante, un po’ in fermento per i preparativi della Lisboa-Dakar che partirà da qui il 6 gennaio prossimo… Mi accorgo nel frattempo che, non solo è il primo giorno del-l’anno, ma è pure lunedì e in Portogallo i musei e tutto il resto sono chiusi. Il giorno ideale per fare il turista svogliato che gironzola senza meta… Rinviamo così le visite alla Torre di Belèm, al Mosteiro e soprattutto al Museu de Marinha ( Museo della Marina ) e al Museu dos Coches ( Carrozze ) dei quali ci avevano raccontato un gran bene… Peccato. Assaggiamo al volo le castagne (arrosto o affumicate?) dei venditori ambulanti presenti in piazza, un pochino più salate delle nostre ma ok, e decidiamo quindi di cambiare zona e spostarci via treno nella vicina località balneare (d’estate ovviamente…) di Cascais e dintorni. Non prima pe-rò di esserci sporti sulle rive del fiume per ammirare, solo da fuori, il Monumento dos Descobri-mentos, bellissimo esempio di celebrazione delle scoperte dei grandi navigatori portoghesi.

Finalmente l’oceano. La foce del Tejo è già di per sé oceano perché nelle sue acque ci sono persino i delfini. Avvistiamo dei surfisti cavalcare le grandi, ma non grandissime, onde e mando un sms a Vinnie, surfista occasionale, così almeno ci invidia un po’… Nella stagione più calda le viuzze piastrellate e le spiagge di Cascais sono molto popolate ( anche dal Presidente della Repubblica!) ma i turisti non mancano nemmeno in questo periodo. Mangiamo un Hamburger non proprio come da tradizione inglese, ma uova, riso, carne e formaggio sono buo-ni. Roberto acquista la maglia della nazionale portoghese per rimpinguare la collezione. Breve sosta al paesino limitrofo di Estoril (ma il circuito motoristico dista 10 chilometri…) e ritorno in hotel.

Doccia rivitalizzante e cena di pesce spada in Praça dos Restauradores ( il cameriere è uno spasso e si merita la mancia!) e poi tram Electricos fino all’Alcàntara, la zona dei locali e delle discoteche, proprio sotto il mastodontico ed inquietante Ponte 25 de Abril, simile per fattezze ma imparagona-bile al Golden Gate di San Francisco, che emette suoni strani al passaggio delle vetture sopra e dei treni subito sotto la strada. Tutto questo sopra il Tejo ed a molti metri di altezza. Intanto dall’altra sponda del fiume, sulla collina, si erge la statua del Cristo Rei, replica di quella dei cugini brasiliani a Rio de Janeiro, tutta illuminata e molto suggestiva. Alla Doca de Alcàntara però sono pochi i locali aperti, in fondo è il primo dell’anno, entriamo in un pub irlandese con musica dal vivo e un chitarrista – one man show – bravissimo ci riporta echi di grande musica di U2, Dire Straits, Pink Floyd e chi più ne ha più ne metta, per la gioia di tutti noi.

Ci riporta all’albergo un tassista suonato che parla senza sosta di Benfica, Rui Costa, night, donne cinesi e fumo marocchino. Sfreccia come un matto per le strade comunque poco trafficate e tra pau-re e grandi risate si va a letto. Martedì 2 Gennaio 2007 Giornata campale. E’ il penultimo giorno e abbiamo grandi programmi. Ci svegliamo abbastanza presto, ma dov è il sole? Il clima oceanico non mi piace. E’ troppo ‘cangiante’… La biglietteria automatica della metro ci restituisce i 15 euro spiccioli che avevamo inserito, ma al quarto tentativo, e cambio di macchinetta, ecco i biglietti per la Metro. Treno per Cascais poi bus per Sintra. Costeggiamo il circuito di Estoril. Peccato che gli autobus non li facciano girare in pi-sta… Le alture sopra la cittadina di Sintra ospitano delle opere architettoniche molto interessanti. Siamo stanchissimi per le camminate di questi giorni, ma ci arrampichiamo fino al Palacio de la Pena (bel-lo, colorato, originale, ma il re che l’ha voluto era proprio un pazzo), che sembra un castello dei cartoni animati, un miscuglio di stili che a me personalmente è piaciuto, agli altri tre un po’ meno, e al Castelo dos Mouros, che sarà anche una serie di ruderi decrepiti come ho sentito dire in giro, ma noi lo abbiamo trovato molto suggestivo. Dalla parte più alta si domina l’estesissima vallata fino a scorgere l’oceano e Cascais, distanti una ventina di chilometri. Una postazione privilegiata che nei secoli scorsi era logicamente fondamentale per il controllo della zona. Respiro a pieni polmoni! Scendiamo al paese, Pizza Hut e… ancora e sempre italiani, ovunque! Si torna a Lisboa. Accompa-gniamo Roberto al Miraparque con una febbre che nella notte diventerà da cavallo (ci dispiace dav-vero!) e io, Alessio e Daniele ci dirigiamo al solito bar a prendere un aperitivo veloce. Alla faccia! In attesa del caipiroska in preparazione prendiamo un cuba libre a testa e poi per chiudere un irish coffee spettacolare e restiamo lì un’ora e passa. Ultimo giorno deve essere e ultimo giorno vero sa-rà. Sul resto della serata non è dato sapere… Mercoledì 3 Gennaio 2007 The Day After o meglio The Last Day in Lisboa. Prima dell’aeroporto c’è tempo per un paio d’ore libere. Alessio e Roberto scendono all’Hard Rock Cafè in Praça dos Restauradores a prendere ma-gliette e souvenir, mentre io e Pando ci imbarchiamo sulla Metro per la spedizione a Belém.

Purtroppo i musei saltano, ma ci resta spazio per le foto alla magnifica Torre de Belém, simbolo di Lisbona e mio personale, e ai mezzi (auto, moto e camion) riuniti nel parco chiuso accanto al Cen-tro Culturale di Belém per le verifiche prima della partenza della Dakar, che avverrà il 6 Gennaio. Intanto Lisboa, quella vera, sta tornando alla vita normale post festività. Lo notiamo dal traffico sul-le strade, dalle facce nuove nei mezzi pubblici, facce non italiane e molto carine ( le donne, ovvia-mente..) e comunque facce indigene, vere.

Ma gli italiani non sono morti, li ritroviamo puntuali all’aeroporto che tornano a Roma insieme a noi… Durante il decollo guardo dal finestrino e riesco a vedere lo spettacolare Ponte Vasco da Ga-ma aprirsi in tutta la sua lunghezza da un lato all’altro del Tejo, che tra poco diventerà lo spagnolo Tago… non ho a portata di mano la macchina fotografica e così il Ponte resterà immortalato nei miei occhi… Scalo a Madrid come all’andata e arrivo a Fiumicino alle 22.30 ( ‘ora rimessa’…). Dopo le 23 non ci sono treni che tornano in Toscana, ma era preventivato. Dormiremo in aeroporto. Sarà la notte più lunga e allora rimpiangeremo Lisbona, ma anche la Scozia dello scorso anno e tutti i viaggi pre-cedenti. Si Torna a casa! BUON 2007 ITALIA!

Cosa ci siamo persi. ( Buon motivo per ritornare a Lisbona…E dintorni).

.Il ponte Vasco da Gama .La statua del Cristo Rei .Le visite all’interno della Torre de Belém e del Mosteiro dos Jeronimos .Gli Stadi da Luz (Benfica) e Josè Alvalade (Sporting) .Rui Costa ( che està siempre lesionado…) e Miccolinho .I musei, soprattutto quello de Marinha, dos Coches, do Azuleço e do Fado .Il Fado .La Pastelaria Nacional, caffè storico .Il Parco Eduardo VII .Cabo da Roca, il punto più a Ovest d’Europa .Il giro completo del Portogallo, in macchina o camper, perché merita…



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche