Polinesia Francese: un sogno

Da dove cominciare? Non e’ facile riassumere quasi un mese di emozioni vissute in un paradiso come la Polinesia… Arriviamo in Polinesia il 27 Agosto, il giorno dopo il nostro matrimonio. Abbiamo fatto questa scelta tenendo conto di diversi fattori: cultura, clima, religione, eventi climatici… E non ce ne siamo affatto pentiti. Ci siamo...
Scritto da: Sunflower76
polinesia francese: un sogno
Partenza il: 27/08/2006
Ritorno il: 23/09/2006
Viaggiatori: in coppia
Da dove cominciare? Non e’ facile riassumere quasi un mese di emozioni vissute in un paradiso come la Polinesia… Arriviamo in Polinesia il 27 Agosto, il giorno dopo il nostro matrimonio. Abbiamo fatto questa scelta tenendo conto di diversi fattori: cultura, clima, religione, eventi climatici… E non ce ne siamo affatto pentiti. Ci siamo affidati a un’ agenzia viaggi ma abbiamo stabilito noi le isole e le strutture. Infatti bisogna dire che con i tour operator si deve essere un po’ insistenti per poter avere nel pacchetto le strutture locali anziché i soliti resorts. Il nostro viaggio ha riguardato un totale di 8 isole in 26 giorni.

Partenza da Torino alle 16.30 e arrivo a Papeete alle 5.20 del mattino (del giorno stesso!!!) Il volo è stato effettuato tutto con Air France, per cui una volta imbarcati i bagagli a Torino non ci siamo più preoccupati fino a Papeete. Qui abbiamo ricevuto subito un profumatissimo fiore di tiarè, e ad accoglierci abbiamo trovato le ballerine di tamuré accompagnate da suonatori di musica locale poi finalmente, riceviamo la nostra prima collana di fiori.

Da Papeete siamo partiti subito per l’ arcipelago delle Tuamotu; ed è stata una fortuna perché chi ha fatto il giro al contrario si è portato dietro il cattivo tempo. Atterraggio a RANGIROA. Su quest’ isola siamo rimasti 4 notti: 2 al Kia Ora e le altre 2 alla Pension Le Bounty. Contrariamente a quello che abbiamo letto su alcuni forum, abbiamo fatto bene a scegliere le prime notti (e le ultime) in resort… è il modo migliore per assorbire fuso orario e stanchezza del viaggio. Il Kia Ora e’ una struttura molto bella, si trova all’ interno di una coltivazione di cocco. Qui si trova l’ unica spiaggia dell’ atollo, tutto il resto e’ corallo frantumato. Il primo giorno abbiamo oziato, il secondo abbiamo affittato le bici per ½ giornata e siamo andati a fare un giro dal pass di Tiputa al villaggio di Avatoru. Qui ci siamo resi conto di come mangiano i locali: molto cibo in scatola, molti dolci e surgelati. In effetti fare la spesa non è stato proprio semplice. Al rientro abbiamo vissuto il primo acquazzone polinesiano: e’ stata una bellissima esperienza, qui i colori del cielo e del mare incantano anche col brutto tempo. L’ acquazzone è finito in 5 minuti, per cui ci siamo poi goduti la vasca idromassaggio del nostro beach bungalow.

I pasti li facevamo fuori a pranzo menre a cena sfruttavamo il ristorante del Kia Ora (ottimo, peraltro); conviene decisamente mangiare à la carte e deciderlo in loco: diversamente i tour operator fanno ricarico e comunque, considerando che le loro porzioni sono molto abbondanti, è sufficiente mangiare una portata, spendendo meno di conseguenza. Già il primo giorno abbiamo avuto modo di accorgerci di quanto siano speciali i polinesiani: appena affacciati dalla veranda (la vista è da mozzare il fiato) troviamo 2 dipendenti della struttura che fanno manutenzione: sono venuti a salutarci e si sono seduti qualche minuto in veranda per fare 2 chiacchiere con noi. La struttura è bellissima, l’ unico neo: troppe zanzare nonostante gli insettifughi nel beach bungalow.

Il terzo e quarto giorno ci siamo trasferiti alla Pension Le Bounty prenotato via internet. I prezzi sono ottimi, la struttura recente, e l’ ambiente è familiare. Si trova sulla stessa spiaggia del Kia Ora ma 20 metri all’ interno. Qui abbiamo prenotato l’ escursione alla Laguna Blu direttamente da Tane Excursion, risparmiando parecchio rispetto a prenotare l’ escursione con il Kia Ora. Il mattino seguente sono venuti a prenderci con un pick up. Dopo circa 45 minuti di motoscafo siamo arrivati alla laguna, scendendo direttamente in acqua in mezzo agli squali pinna nera che all’ inizio ci mettevano un po’ in soggezione. Ci hanno lasciati liberi di immergerci in quei colori spettacolari fino all’ ora di pranzo. Ci hanno insegnato come fare dei piatti con le foglie del cocco e abbiamo mangiato riso speziato, pollo e pesce alla griglia e il famoso poisson cru (ottimo!), il tutto annaffiato da vino di Rangiroa, come frutta cocco (ci siamo tolti la voglia!). Dopo il pasto agli squali siamo rientrati ma prima siamo andati a vedere i delfini che tutte le mattine e le sere si ritrovano al Pass di Tiputa e siamo stati all’ aquarium (e’ una zona nei pressi del pass dove la nostra guida – John – ci ha fatti entrare in acqua e assistere al pasto dei pesci multicolori, proprio come essere immersi in un acquario!) Cosi facendo abbiamo trascorso una splendida giornata con una guida davvero eccezionale.

Il giorno seguente ci siamo preparati alla partenza, siamo stati accompagnati da Muriel che ci ha raccontato della scelta sua e di suo marito di vivere li. Salendo la scaletta dell’ aereo abbiamo salutato chi il giorno prima ci aveva accompagnati in pick up all’ escursione che, evidentemente, lavora anche per l’ aeroporto. Un ultimo saluto dal finestrino e via! Verso MANIHI.

All’ arrivo sorridiamo vedendo l’ aeroporto: un capanno! Qui alloggiamo al Vahinui Perles. Dall’ aeroporto ci portano a prendere il bagaglio con un truck. Con un motoscafo arriviamo al motu della pensione, ci vogliono circa 40 minuti, il mare non è una tavola ma è stato divertente, inoltre scorgere l’ atollo dall’ interno ci permette di godere di una vista insolita e molto suggestiva. All’ arrivo troviamo Edmond ad attenderci. Si tratta di un francese che vive qui oramai da molti anni (fortunato lui…) La pensione si trova su un motu privato, con 3 bungalow che raramente vengono utilizzati. In effetti la sistemazione richiede parecchio spirito di adattamento. Il bungalow è molto piccolo, arredato in modo decisamente demodé, non ci sono le chiavi per chiudere ma è comunque pulito. Siamo gli unici ospiti della struttura (da diverso tempo, tra l’ altro). Edmond ci mostra subito dove faremo colazione e i pasti, qui abbiamo la pensione completa, anche perché andare altrove è impossibile. Passiamo le prime ore con un po’ di disagio ma a cena la sensazione si riduce: ci aspetta una cena italiana! Pizza e pasta… e noi che soprattutto qui speravamo di mangiare polinesiano! Il giorno seguente ci hanno portati su un altro motu dalla sabbia rosa, qui abbiamo fatto un pic nic, la giornata è splendida e il paesaggio è meraviglioso… Al ritorno ci fermiamo a salutare dei dipendenti della pearl farm di Edmond.

Il terzo giorno è domenica e ci portano al vilaggio: tutti che ci salutano mentre si recano in una delle 8 chiese (e sono 200 persone!) Ci fermiamo ad ascoltare i canti e a guardare le funzioni: non appena veniamo scorti tutti ci invitano a entrare, cosi facciamo e ci immergiamo in questo mondo gioioso, ricco di colori, i musica e di fiori.

Lungo il villaggio vediamo tanti cani sonnolenti per strada: come in tutte le isole, sono di tutti e di nessuno.

Al ritorno ci godiamo il motu, con la sabbia rosa, i cocchi e un’ infinità di paguri di tutti i tipi e le dimensioni che scorazzano tutto il giorno avanti e indietro per la spiaggia: qui regna la pace assoluta. E’ un posto singolare, che ci è rimasto nel cuore.

Il giorno seguente si parte per Tikeahu ma prima ci portano alla pearl farm di Edmond. Non ci ha fatto una bella impressione: qui vediamo i polinesiani lavorare come in catena di montaggio, c’ è un odore molto intenso e ci sono cani piuttosto aggressivi. Le perle ci sembrano cosi difficili da scegliere, e non abbiamo la percezione di fare un grosso risparmio, per cui non facciamo acquisti.

Arriviamo a TIKEAHU: l’ isola con le spiagge più belle. Il bungalow è un incanto, in stile polinesiano direttamente sulla spiaggia rosa. Il tempo è stato bizzarro durante tutta la permanenza, appena decidevamo di prendere il sole cominciava a gocciolare. Questo ci ha permesso di vivere di più il villaggio.

Cenavamo Chez Cindy e pranzavamo acquistando da mangiare nel supermercato del villaggio. Il pane lo acquistavamo nella boulangerie dove viene sfornato alle 17 e dove si deve prenotare. Il panettiere ha imparato da subito il mio cognome, rendendo il soggiorno ancora più divertente. Agli angoli delle strade capitava di trovare signori con l’ ukulele mentre suonavano e cantavano.

Molti cani ci facevano compagnia ogni volta che andavamo al villaggio, e qualche volta ci è capitato di assistere a qualche zuffa (purtroppo).

Qui abbiamo notato per la prima volta un fenomeno singolare: il randagismo dei polli. Si trovano ovunque allo stato brado. Di tanto in tanto incontravamo gruppi ragazzini a “caccia”. Si va a RAIATEA. Alloggiamo al Sunset Beach Motel. Il figlio del gestore ci porta a fare spesa al supermercato perché anche qui avremo la cucina. Troviamo difficoltà a pagare con la carta di credito e il bancomat ma per fortuna abbiamo ancora i contanti. Il bungalow è un incanto, è da 5 persone, con una grande veranda e la prima televisione da quando siamo qui. Curioso il tg: la versione francese è condotta da una giornalista in tailleur, la versione polinesiana da un polinesiano in vesti locali con i capelli lunghi e il tiaré dietro l’ orecchio. Le notizie più importanti: la formica rossa nelle coltivazioni, la gara di piroga…Niente notizie truci.

Il bungalow si trova in un parco che è una riserva per gli uccelli, creata dai proprietari. Si fa colazione al mattino in veranda con gli stessi uccelli che ci svegliano di buon’ ora e con i polli che razzolano nel giardino durante il giorno.

Il secondo giorno facciamo l’ escursione all’ isola di TAHAA. Andiamo con Edwin della Vannilla Tour in piroga a motore. La gita viene fatta in 4X4. Prima ci portano a vedere una piantagione di vaniglia, vediamo come viene effettuata la fecondazione, i baccelli all’ essiccazione e ci viene spiegata l’ importanza che ha nel sistema economico locale questa coltivazione. Ci viene offerto un succo di frutta aromatizzato con tocchetti di vaniglia (che bontà!) e ci viene data la possibilità di acquistarla: conviene decisamente. Poi si riparte, Edwin ci fa vedere come si costruisce un flauto con il legno, come si apre un cocco, come veniva grattato in passato e ci viene in sostanza spiegato che… del cocco non si butta assolutamente niente! Ci addentriamo nella foresta, in mezzo a piantagioni di cocco, ananas, banane, nono, mango… ogni volta Edwin si ferma e ci mette in contatto con la sua cultura. A un certo punto ci fermiamo per fare merenda come faceva lui quand’ era piccolo: pompelmo (che qui è completamente diverso dal nostro) e banane piccole “intinte” nel cocco grattato:una mereda insolita e golosa! Anche qua saltano fuori dalla foresta polli randagi! Ci facciamo i tatuaggi con la felce e poi andiamo a casa di Edwin: qui la moglie ci ha cucinato tantissime specialità squisite. Pesce crudo di due tipi, fritto, grigliato, riso e per concludere macedonia di frutta fresca con vaniglia e caffè con zucchero aromatizzato alla vaniglia… Che bontà! Prima di ripartire Edwin ci fa vedere i bungalow che sta arredando per avere la sua pensionicina. Un incanto! Si riparte per la visita a una ferme perliere dove ci spiegano tutte le fasi della coltivazione, dopodichè andiamo su un motu privato per fare il bagno.

Al rientro scopriamo di non riuscire a prelevare in nessuna banca… Cerchiamo di contattare il corrispondente del tour operator che non si trova. Tenteremo in tutti i giorni di permanenza a Raiatea ma… niente! Si farà sentire, guarda caso, quando il problema sarà risolto… Il terzo giorno andiamo al villaggio a piedi e il giorno seguente affittiamo un’ auto per fare il giro dell’ isola. Diciamo che è una valida alternativa alle visite guidate. A noi è capitato tra l’ alto di trovare diversi gruppi organizzati che abbiamo “sfruttato” per ottenere le spiegazioni soprattutto nei siti archeologici. Bellissimo il marae Taputapuatea, si trova vicino al mare in uno splendido giardino. Bisogna soltanto ricordarsi di portarsi il pranzo al sacco perché è difficile trovare posti in cui mangiare. Il giro si fa comodamente in poche ore ma abbiamo locato comunque l’ auto per 8 ore, in modo da non fare corse inutili.

Approdiamo a HUAINE, arriviamo in serata e… in 4 ci ritroviamo ad attendere qualcuno che venga a prenderci. Dopo pochi minuti un dipendente della Hertz si accorge di noi, ci chiede in quale pensione siamo alloggiati e chiama il gestore che in poco tempo arriva a prenderci. Il posto è delizioso, siamo alloggiati al Fare Maeva, abbiamo un bungalow con cucina e il villaggio piuttosto vicino per fare la spesa. La struttura ha una piscina, perché in spiaggia la barriera non permette di fare il bagno se non in oceano aperto. Noleggiamo 2 bici e facciamo il giro del villaggio, riusciamo finalmente a prelevare senza difficoltà e facciamo la spesa in un fornitissimo supermercato, dove acquistiamo la marmellata al Tiarè (deliziosa!) e al pamplemousse (altrettanto buona).

Il giorno seguente noleggiamo l’ auto da Hertz: qui è decisamente più conveniente che a Raiatea. Il dipendente ci fornisce di cartina, ci spiega quali sono i punti che vale la pena vedere e ci consegna un buono per un cocktail al ristorante Chez Mauarii (dove avevamo scelto inizialmente di pernottare ma… non c’ era più posto). L’ isola ha una vegetazione lussureggiante, ci fermiamo a vedere i marae, i panorami mozzafiato, le anguille sacre con gli occhi blu, le trappole per pesci di corallo e ci fermiamo a mangiare Chez Mauarii: la cucina è ottima ma se andate dopo le 12.30 conviene prenotare. Abbiamo mangiato le loro specialità e il solito, buonissimo poisson cru. Dopo un’ oretta di ozio sulla bella spiaggia della pensione decidiamo di rientrare.

L’ ultimo giorno qui lo trascorriamo in piscina a scambiare quattro chiacchiere con la signora che fa cappellini di paglia con le foglie del cocco.

Arriviamo a BORA BORA: che colpo d’ occhio! L’ oceano sembra una piscina. Con il truck ci portano al Village Temanuata, dove abbiamo un bel bungalow polinesiano con cucina. Andiamo subito a fare la spesa (5 min a piedi) e prenotiamo l’ escursione al Lagoonarium per il giorno dopo. Bora Bora è un’ isola decisamente più turistica: qui sentiamo il rumore del “traffico”, la musica delle feste la sera e sentiamo parlare quasi ovunque italiano. Tantissime le coppie in viaggio di nozze, quasi tutte alloggiate in resort. La visita al Lagoonarium è stata divertente, con Xavier (la guida) che parlava almeno 5 lingue. Abbiamo fatto shark-feeding (c’ erano anche le razze), in un altro punto snorkeling e poi la visita vera e propria al Lagoonarium. In effetti l’ oceano di Bora non è popolatissimo di pesci: continuano a costruire overwater bombardando la barriera corallina e i pesci, non trovando più da mangiare, muoiono. Pensate che soprattutto nell’ arcipelago delle Tuamotu non serviva nemmeno avere la maschera per fare snorkeling! Dopo il pranzo sul motu (dove si trova un negozietto piuttosto caro), relax in spiaggia e rientro. Il giorno seguente visita dell’ isola in macchina, qui acquistiamo le perle al Tahiti Pearl Market: le perle qui sono più lucenti, i prezzi più abbordabili, sembra persino più semplice comprarle, c’ è molta scelta. Nelle Tuamotu i prezzi non sembravano poi cosi interessanti. Se decidete di farvi tatuare qui c’ è il posto giusto: andate da Marama, è un ragazzo che esercita in un capanno molto pulito con autoclave, aghi sterili e disegna tutto a mano libera, fa bellissime rifiniture maohi. Noi abbiamo sentito parlare di lui a Rangiroa e in seguito anche a Moorea. Ricordatevi di prendere appuntamento.

L’ ultimo giorno a Bora è stato di ozio puro, in spiaggia (l’ albergo si trova nella bellissima Punta Matira). Sembra di stare in piscina, l’ acqua meravigliosa; troviamo anche un pescatore in costume tradizionale.

Arriviamo a MOOREA nel pomeriggio, qui alloggiamo al Pearl Beach su un overwater: gli ultimi giorni li abbiamo voluti cosi, dopo tanto girovagare. Ci siamo immersi subito in acqua dalla nostra piattaforma e al ritorno abbiamo trovato due polinesiane sul pontile che ci chiamavano per portarci lo Champagne. Di sera abbiamo mangiato al ristorante à la carte (piatti deliziosi a prezzi fattibili). A Moorea non abbiamo girato ma ci siamo rilassati, ci siamo recati diverse volte al villaggio per mangiare nei vari snack e ci siamo goduti oceano, piscina e gli splendidi tramonti. Io ho deciso di concedermi un bagno turco con massaggio nella Spa del Pearl Beach.. Al pomeriggio partiamo per Tahiti con un aeroplanino da 12 posti dove il pilota faceva anche da hostess: si sentivano persino le turbolenze che non c’ erano! Il volo dura circa 7 minuti. Divertente! All’ arrivo al Sofitel Maeva decidiamo di correre al Marché de Papeete con il primo truck che vediamo passare, nonostante alla reception ci avessero consigliato di prendere un taxi (!!!). Arriviamo per tempo, riusciamo a fare un giro veloce in mezzo ai colori e ai profumi del mercato, acquistiamo alcuni souvenir (ma anche qui bisogna fare moltissima attenzione ai made in Indonesia) e alle 16.30 il mercato chiude. I prezzi non sono poi cosi convenienti, soprattutto la vaniglia conviene comprarla dove la producono.

Rientriamo in albergo, facciamo amicizia con un micino polinesiano al quale compriamo al vicino supermercato del cibo per gatti (che ha molto apprezzato!) e decidiamo di cenare in camera: è molto più conveniente che cenare al ristorante dell’ albergo o mangiare giapponese (non ci siamo fatti scappare l’ occasione di mangiare per un’ ultima volta il cibo polinesiano).

Il giorno seguente levataccia per partire alla volta dell’ Italia. Il rientro è stato duro, e non parlo solo del viaggio. Difficile riprendere la vita “normale” dopo aver visto quest’ altra “normalità”.

Ora qualche consiglio: cercate di affidarvi alle strutture locali, ci guadagnano i polinesiani e ci risparmiamo noi turisti. Non andate alla ricerca della Polinesia blasonata: posti belli nel mondo ce ne sono tantissimi (intesi come fauna, oceano, flora) e a costi decisamente più bassi ma qui il valore aggiunto lo dà la gente. Non perdete l’ occasione di vedere la vera Polinesia: mangiate come loro, noi in un mese non siamo mai stati male. Non mangiate all’ occidentale: si mangia male, costa caro e in più perdete la possibilità di conoscere gli usi della popolazione locale… ogni isola cucina il poisson cru in modo diverso.

Credeteci, è passato più di un mese ma ancora i ricordi sono vivi, molto spesso io mi ritrovo dispersa nei ricordi, nei colori, nei profumi, nella gioia della gente. E’ difficile ritornare e sapere che quella realtà meravigliosa è così lontana. Noi ci siamo ripromessi di tornare, a voi lasciamo il consiglio di andarci… A disposizione per qualunque informazione (sunflower21@vodafone.It) Cinzia e Franco.



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