La nebbia agli irti colli

Cronaca di un viaggio fra i piaceri enogastronomici e i paesaggi delle Langhe e del Monferrato
Scritto da: hummin
la nebbia agli irti colli
Partenza il: 07/10/2014
Ritorno il: 10/10/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Nel buttar giù il nostro piano ferie abbiamo sempre preso qualche giorno ad ottobre cercando di dedicarlo all’esplorazione del nostro beneamato Stivale, una piccola forzatura per due esterofili patentati ma ogni anno finiamo le ferie complimentandoci con noi stessi per la scelta della meta.

Quest anno tocca al Piemonte, regione che entrambi conosciamo pochissimo ma di cui abbiamo sempre sentito parlare benissimo dal punto di vista enogastronomico e paesaggistico, scegliamo infatti la zona delle Langhe attirati dall’idea di visitare qualcosa di simile all’adorata Val d’Orcia.

La scelta è dettata anche da questioni pratiche, intanto per noi liguri arrivare qui significa percorrere non più di 200 km e dal punto di vista economico la sistemazione sembra essere conveniente, di certo l’inizio di ottobre non è un periodo di turismo di massa.

Partiamo martedì 7 ottobre con molta calma vista la distanza, ma dopo pochi km il meteo pare giocarci un brutto scherzo, tra Genova e Alessandria ci coglie un nubifragio, iniziamo a pensare che se il buongiorno si vede dal mattino forse avremmo dovuto valutare di rimanere a casa! Fortuna vuole che passata Alessandria il tempo migliori, nel senso che smette di piovere mentre il cielo rimane plumbeo (purtroppo sarà così per tutta la vacanza) neanche fossimo a Londra. Decidiamo di scegliere come base per i nostri spostamenti un b&b ad Asti, proprio vicino all’uscita dell’autostrada di Asti Ovest, si chiama Cascina Rossa. La posizione è ottima sia per arrivare in centro ad Asti che per spostarsi nei dintorni, per chi lo scegliesse consiglio di non lasciarsi impressionare dal panorama. La struttura si trova infatti molto vicino ad un viadotto autostradale, nonostante questo c’è silenzio di notte e i proprietari sono gentilissimi, vi saranno utili anche nel pianificare i vostri giri e nel fornirvi qualsiasi tipo di informazione. Sbrigate le formalità per prendere possesso della camera andiamo in centro ad Asti (distante circa 5 km) e lasciamo l’auto nella Piazza del Palio dove, oltre all’omonima manifestazione si svolge il mercato, ma è talmente grande che non avrete nessun problema di parcheggio, diversamente consiglio Piazza Alfieri che però è a pagamento fino alle 19, tenetela in considerazione soprattutto per la sera.

Non riusciamo a far molto oltre pranzare, piove e come tutti i turisti sanno questa è la condizione peggiore per godersi una città, girare con l’ombrello in mano non ti fa godere di nulla, non si riesce neppure a scattare delle foto decenti.

Avremo comunque modo di tornare in città e godercela un po’ di più, la prima impressione è ottima, un centro molto carino, pulito e ben curato, grande impatto della cattedrale che merita una visita in tutta tranquillità.

Per la cena scegliamo un piccolo ristorante vicino a Piazza Alfieri, si chiama Ristorante Enoteca del Palio, è molto piccolo quindi immagino che nei periodi di maggiore affluenza ci sia confusione ma noi non abbiamo avuto di questi problemi da nessuna parte visto il periodo, ottimo rapporto qualità-prezzo e discreta scelta anche fra i piatti di mare.

Il giro del giorno successivo ce lo lasciamo suggerire dai proprietari del nostro b&b, non avevamo pensato a visitare il Monferrato ma alcune delle mete suggerite ci incuriosiscono, con 3 giorni pieni c’è modo di vedere tutto senza fretta.

La prima tappa è la Cantina Marchesi Alfieri a San Martino Alfieri, prima di andare ci accertiamo telefonando che facciano visite guidate e ci accordiamo sull’orario. L’ingresso della cantina è proprio accanto alla chiesa del paese che si trova lungo la strada, parcheggiamo lì e dopo aver suonato il campanello ci accompagnano gentilmente dalla nostra guida. La visita con degustazione finale di 3 vini dura poco più di un’ora, l’impatto è interessante nel senso che la casa è circondata da un enorme giardino all’inglese e da un’orangerie tipica della migliore tradizione d’Oltremanica.

Ci spiegano che gli eredi di questo ramo della famiglia Alfieri (ce ne sono 3 diversi in zona) trascorrono ancora qui le estati, anche per questo ci pare che lo stato di conservazione della casa e dell’orangerie non sia il massimo. La cantina in sé è notevole, simile alle tante altre visitate in passato però vedere quello che c’è dietro ad una buona bottiglia di vino incuriosisce sempre, da 10 la degustazione dei vini, magari non farla a metà mattinata come noi può essere una mossa saggia. Ci accomiatiamo dalla gentilissima guida molto allegri e, come da suggerimenti, andiamo verso San Damiano d’Asti e Cisterna D’Asti. Sono due piccoli paesi che hanno conservato la struttura medioevale, è piacevole anche per questo passeggiarci pur senza attrazioni particolari, in realtà a Cisterna c’è un castello ma pare apra solo nel fine settimana quindi non riusciamo a visitarlo.

Tra una cosa e l’altra si fa l’ora di pranzo, torniamo verso Asti che offre una maggiore scelta come ristoranti e ne scegliamo uno consigliatoci sempre dai titolari del b&b, il Pompa Magna. Non ha grande scelta nel menù però i piatti sono realizzati bene e anche l’ambiente rustico colpisce, c’è tranquillità e il servizio merita, per quanto riguarda il prezzo è in linea con gli altri, la spesa come sempre dipende da quali piaceri volete concedervi, il vino è ovviamente quello che fa lievitare il conto e qui di scelta ne avete.

Per il pomeriggio scegliamo l’Abbazia di Vezzolano, le distanze in queste zone non sono un problema nel peggiore dei casi infatti una mezz’ora d’auto è abbastanza, quindi arriviamo presto per non rischiare di trovare già buio. L’abbazia è spettacolare e ci ricorda molto quella di San Quirico d’Orcia, la si vede spuntare dietro una curva all’improvviso completamente immersa nel verde. Ha un parcheggio bello grande proprio davanti quindi non si deve camminare troppo. Non sono esperto d’arte quindi mi evito giudizi di genere, dico solo che all’interno di questi luoghi si respira un’atmosfera surreale, sembra davvero di fare un salto indietro nel tempo e di rivivere, anche solo per pochi secondi, la quotidianità di un’altra epoca. Mi ha colpito molto il chiostro. L’ho trovato bellissimo, all’altezza di molti altri più famosi. Viene istintivo fermarcisi qualche minuto e guardarsi intorno. Se quello è il luogo di meditazione e preghiera per eccellenza ci deve essere un motivo, e riflettere un po’ non fa mai male a nessuno.

Per quel che ho visto dall’abbazia partono una serie di passeggiate nel verde, in estate o primavera inoltrata sono convinto siano piacevoli. Noi purtroppo capitiamo in una giornata calda ma senza un raggio di sole e con la minaccia incombente della pioggia non ce la sentiamo di avventurarci nel bosco, torniamo allora verso Asti soddisfatti.

Mi prodigo in un altro consiglio culinario avendolo provato in prima persona, l’Osteria della Piazza ad Asti. È vicino alla stazione quindi in una zona non propriamente bella della città ma ci si mangia davvero bene, porzioni enormi, grande scelta (il menù in realtà non c’è è tutto scritto su una lavagna come nel vero spirito da osteria) e il prezzo è molto competitivo, l’unica avvertenza è che apre solo la sera (ce ne siamo accorti solo perché abbiamo provato anche a pranzarci ma l’abbiamo trovato chiuso!).

Il giorno successivo non seguiamo nessun suggerimento e senza indugi ci avventuriamo nelle Langhe che poi era dall’inizio il vero scopo del nostro viaggio.

Sarà una giornata piena, anche qui alla fine si tratta di vedere molti paesini di piccole dimensioni e in auto si riesce a fare benissimo tutto in una giornata. Si parte da Grinzane Cavour, il nome la dice già lunga sulle sue caratteristiche. In pratica è il paese di cui fu sindaco per una decina d’anni Camillo Benso conte di Cavour prima dio diventare il personaggio che sappiamo.

Il paese è dominato da un castello spettacolare e circondato da vigneti che si perdono a vista d’occhio, c’è la possibilità di farsi delle belle passeggiate tra i filari, sempre nel rispetto dell’ambiente visto che non si tratta di aree da pic-nic.

Il castello è la sede della storica asta del tartufo nel periodo del festival più meno tra la metà di ottobre e quella di novembre. E’ curato con maestria in ogni dettaglio, i giardini sono perfetti e da lì si gode una vista a 360 gradi sui vigneti. Dentro al castello c’è il museo delle Langhe dedicato alle attività che hanno caratterizzato la storia del territorio, quindi vino, tartufo e chi più ne ha più ne metta. La visita del tutto non porta via molto, noi ci siamo soffermati a scattare foto e a contemplare il paesaggio, non abbiamo approfittato delle escursioni tra le vigne per il solito problema meteorologico (il tempo tuttavia oggi sembra essere migliore, ogni tanto fa capolino anche un raggio di sole).

Arriva la tarda mattinata e prima di pensare al pranzo facciamo altre due tappe che non possono mancare in questo giro. Innanzitutto Barolo! Il vecchio adagio “il nome è tutto un programma” qui trova la sua massima espressione, questo paese è il vino, ogni suo angolo, casa, negozio o via parla o ci rimanda al vino, non potrebbe essere altrimenti.

Ci arriviamo con un po’ di sole e questo ci rinfranca, c’è poca gente quindi parcheggiamo proprio sotto al castello che domina il paesaggio circostante, e decidiamo di visitarlo. All’interno hanno creato un museo del vino, e fino a qui la scelta è obbligata. Noi ci aspettavamo di trovare qualcosa di molto scolastico, che spiegasse le procedure di realizzazione, le varie qualità di vino e via dicendo ma non abbiamo trovato nulla di tutto questo. È un percorso basato soprattutto su un gioco di luci e suoni dove si spiegano le caratteristiche della zona, io l’ho trovato un po’ ostico devo essere onesto, sarà che ho poca fantasia o magari manco di elasticità mentale ma mi è sembrato senza ne capo ne coda, ne usciamo con un enorme punto interrogativo che ci campeggia sulla testa come in un manga giapponese.

La visita di Barolo è essenzialmente il castello, il borgo è carino ma se non decidete di visitare qualche cantina o azienda agricola nella zona suggerirei di non indugiare troppo come abbiamo fatto noi. In realtà ci rimane un’incombenza, trovare una cantina per comprare del buon vino, per noi e per i parenti a casa.

A pochissimi km da Barolo c’è La Morra, ennesimo borgo medioevale arroccato in collina. Questi paesi possono sembrare tutti uguali e forse per molti aspetti lo sono, a me piacciono e mi piace passeggiarci e vedere come siano riusciti a mantenere la struttura originale a secoli di distanza. La Morra è così, né più né meno, quindi la visita porta via poco tempo, la variante è che qui troviamo una Cantina Comunale fornitissima. Ci fa da anfitrione un signore gentilissimo (Claudio) che ci aiuta a destreggiarci nella distesa di bottiglie che ci si para davanti. Nessuno di noi due è esperto di vino, avevamo certo qualche idea sul genere e anche sul budget da voler dedicare all’acquisto. In questa cantina trovate vini di qualsiasi prezzo, dopo una bella e lunga riflessioni noi optiamo per alcune bottiglie di Barolo e un più modesto Dolcetto d’Alba. Per rendere l’idea il Barolo del 2010 (pare essere stata un’ottima annata) ci è costato poco più di 20 euro a testa, ma la scelta anche per quel che riguarda la fascia di prezzo era quasi imbarazzante.

Salutiamo Claudio che ci consiglia anche dove andare per pranzo, a poco più di 10 km c’è Alba e non possiamo non dedicarle qualche ora. La nostra sfortuna è che il festival del tartufo inizierà qualche giorno dopo quindi non sono ancora aperti gli stand però questo non toglie nulla al fascino della città. Pranziamo, come da suggerimento, all’Osteria dei sognatori posto alla buona, menù recitato a voce e porzioni abbondanti, tutto realizzato al momento, proprio quel che cercavamo.

Con la pancia piena giriamo per il centro, visitiamo la cattedrale (io l’ho trovata bellissima soprattutto dall’esterno) ed alcune chiese nei paraggi, attendendo l’orario di riapertura dei negozi. Facciamo quindi scorta di specialità locali (dalla polenta al formaggio al riso al tartufo), ma ci manca ancora una piccola tappa del giro che avevamo pensato di fare, allora verso metà pomeriggio leviamo l’ancora in direzione Neive. Come già detto più volte tutto è concentrato nell’arco di pochi km. Anche qui ci arriviamo con una mezz’ora di macchina circa. Il tempo tra l’altro regge, non ha piovuto tutto il giorno e questo è bene, l’unico rammarico è che c’è sempre una sottile coltre di nebbia che impedisce di godersi il panorama. Mi piacerebbe rivedere queste zone in una bella giornata di sole.

Per Neive vale il discorso fatto in precedenza per gli altri paesi, è uno dei borghi medioevali più belli d’Italia, ed entrandovi ci si rende conto che la nomea è meritata. Quando mi capita di aggirarmi per posti come questo macchina fotografica in mano e naso in aria mi domando in continuazione come deve essere vivere in luoghi simili. La tranquillità che ci si respira, le bellezze che si trovano dietro ad ogni angolo un turista le apprezza per qualche ora, ma chi nasce e cresce qui forse le vive diversamente. Ho sempre pensato che l’abitudine alle cose ci porti a darle per scontate, questo vale anche per gli spettacoli offerti dalla natura o dall’ingegno umano, ci si abitua a tutto col tempo.

La giornata è stata pesante ma bella, abbiamo visto quel che volevamo e forse anche di più, ci apprestiamo quindi a vivere l’ultimo atto della nostra vacanza. Premetto che abbiamo purtroppo dovuto accorciare il nostro soggiorno. Partiamo quindi il venerdì pomeriggio invece del sabato mattina, l’alluvione che ha appena colpito Genova crea forti disagi nella circolazione autostradale e preferiamo non rischiare più di tanto anticipando il rientro per non incappare nel maltempo. Mi permetto una piccola considerazione, un sostegno a chi per l’ennesima volta ha vissuto questa tragedia con forza e dignità, e un pensiero alla mia Liguria, terra magnifica anche se martoriata per la seconda volta in tre anni, per il guadagno di pochi è stata rovinata la vita di molti.

Tornando alla breve vacanza riusciamo comunque a sfruttare il venerdì mattina visitando il Sacro Monte di Crea con il suo santuario. È un complesso enorme inserito nel bosco e con diverse passeggiate che permettono di fare il giro del colle. Uno in realtà è un percorso devozionale lungo il quale si incontrano cinque diverse cappelle. In sintesi tutto molto bello non fosse per il fatto che le cappelle sono chiuse con tanto di catenacci quindi non visitabili, però la passeggiata nel bosco merita davvero. Ce ne andiamo con un velo di tristezza, felici di quel che abbiamo visto certo ma con la testa e i pensieri rivolte a ben altre questioni.



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