Tour classico del Perù

Nella terra degli Inca in un paesaggio bello e sorprendente, che va dall'arido deserto di alcuni tratti della Panamericana Sur alle vallate fertili della Valle Sacra
Scritto da: fwaterty
tour classico del perù
Partenza il: 27/04/2017
Ritorno il: 13/05/2017
Viaggiatori: 7
Spesa: 3000 €
Sarebbe facile parlare delle emozioni che una terra come il Perù regala. Un paesaggio bello e sorprendente, che va dall’arido deserto di alcuni tratti della Panamericana Sur (la parte sud della grande strada che si spinge dal Canada fino alla Terra del fuoco) alle vallate fertili (stile Svizzera!) della Valle Sacra, passando attraverso altissime dune di sabbia e profondi canyons, sullo sfondo di vulcani innevati e della cordigliera delle Ande … o ancora il Titikaka, le rovine dei siti Inca, i luoghi sacri e i petroglifi, le linee di Nazca, le città coloniali, da Lima ad Arequipa a Cusco, con i loro palazzi, le piazze e i mercati; o Machu Picchu.

E poi la gente, i volti, i sorrisi, i colori… Ma le emozioni non vanno lette, vanno vissute: quindi, parlerò soprattutto di cose pratiche, quelle che servono per… partire, subito! Il nostro è stato il classico itinerario: Lima, Paracas, Nazca, Camanà, Arequipa, Chivay, Puno, Cusco, Machu Picchu, Cusco, Lima. Scelto dopo adeguata lettura di qualche articolo su TpC, e consultazione di alcuni siti web (tipo peru.travel/it/ per i luoghi; quandoandare.info per il periodo, e così via: li trovate su google). Organizzazione del viaggio: meglio un tour privato (riduce i tempi morti e ottimizza il tempo a disposizione, che è sempre troppo poco) con guida in italiano; ideale un gruppo di 8 persone, che riduce i costi e permette di stare molto comodi sul minibus.

Contattate un tour operator locale, meglio se gestito da italiani: io mi sono rivolto a peruresponsabile, peruindimenticabile e Casa Yolanda, ottenendo risposte pronte, professionali e soddisfacenti da tutti. Alla fine, la scelta del gruppo è caduta su Casa Yolanda: bene i contatti, bene i biglietti per gli ingressi ai siti, bene il minibus e la guida. Bene la risoluzione di un problema con un volo interno (Latam), che non è dipeso da loro, ma che li ha visti pronti nel cambiare rapidamente i programmi di trasferimento all’aeroporto e nel controllare che effettivamente fossimo prenotati sul nuovo volo (partito 1 ora prima). Un inciso: la Latam ci ha avvisati via mail (!) e non via sms sull’annullamento del volo, circa 5 ore prima, la mattina alle 6.30… ecco l’assoluta utilità del wifi.

Gli hotel sono stati prenotati da loro, ma scelti da noi in base a 2 criteri di base: in pieno centro, per poter girare a piedi la sera, e con wi fi. Tra quelli scelti, assolutamente consigliati il San Agustin a Paracas, l’Hatun Inti Boutique ad Aguas Calientes, il Casa Andina Classic a Chivay (con il mini osservatorio astronomico, interessante la mezz’ora didattica…) e il Royal Inca a Cusco. Consigliati anche, ma meno caldamente, il Gran Hotel Bolivar a Lima (camere “datate”, soprattutto il bagno, ma grande fascino e, soprattutto, in pieno centro dove si gira senza problemi, anche la sera; e poi, per il tour città, è molto più comodo, visto il traffico infernale, svegliarsi ed essere già in centro …), e il Casonaplaza a Puno. Ad Arequipa, La Plaza Arequipa Boutique hotel ha le camere un po’ piccole, ma la posizione è strepitosa (con colazione all’aperto, sotto il porticato della piazza principale). A Camanà, l’unico decente è quello dove vanno tutti, il Des Turistas. A Barranco, il 3B Barranco è un ottimo bed and breakfast, in buona posizione (in questo quartiere di Lima, quello ritenuto “trendy”, tipo Montmartre, per capirci, si gira tranquillamente).

Il volo: ovviamente, nessun volo diretto, obbligatorio lo scalo (grazie Alitalia…). Noi abbiamo optato per scalo a Madrid, volando Iberia e Air Europa: prenotando con 4 mesi in anticipo, il costo è sui 660 euro; aerei e servizi non male, ma non certo all’altezza dei vettori del golfo (io vado spesso nel sud-est asiatico e viaggio Emirates).

Per l’abbigliamento, considerate che da Lima ad Arequipa fa caldo: basta una felpa per la sera, visto che di giorno si gira in maglietta e scarpe da tennis. Da Arequipa in poi, si è oltre i 3000 metri, per cui è necessario un piumino leggero e il vestirsi a strati: per chi soffre particolarmente il freddo, può essere pratica una giacca da sci, soprattutto per il vento; necessarie scarpe da trekking (per alcuni siti) e un cappellino per il sole. Non so se siamo stati noi a essere fortunati, ma durante il nostro viaggio non ha praticamente mai piovuto: credo, in totale, nemmeno un’ora.

Per il cambio, nessun problema con gli euro: li cambiate facilmente a Lima, in una delle case di cambio del centro, a un buon tasso. I dollari non servono, se non all’arrivo in aeroporto (se non avete il transfer già previsto) per pagare il taxi: è più conveniente farlo in dollari che non cambiare qualcosa in soles all’aeroporto; e, curiosamente, anche il bus da Aguas Calientes a Machu Picchu, è più conveniente in dollari che in soles. Per il resto, meglio i soles.

Adattamento all’altura: nessun problema di rilievo, a eccezione di una digestione un po’ “lenta”. Abbiamo utilizzato i seguenti accorgimenti: adattamento graduale (vedi tour), molti liquidi, spesso bevuto l’infuso di muna o coca (disponibili gratis in tutti gli alberghi), e assunto diamox 24 ore prima di arrivare a Chivay, a una dose minima (le compresse sono da 250 mg, abbiamo fatto mezza compressa 2 volte al giorno per 3-4 giorni). Evitati gli alcolici, solo qualche birra.

Visto che abbiamo citato la digestione, parliamo di cibo. In altura abbiamo mangiato leggero, tanto non viene fame più di tanto; in genere 1 portata per cena, e a mezzogiorno, se riuscivamo a trovarli, panini con pollo alla griglia, pomodoro e cipolla (eccezionale quella rossa, peruviana): fantastici quelli del Mirador delle Ande, tappa obbligata sulla via di Chivay. Ci si ferma per vedere i vulcani (a proposito, non è raro vedere qualche colonna di cenere dalla bocca dei vulcani lungo il tragitto…), ma sono un must, come da consiglio della guida, l’infuso di erbe miste e il panino. Tornando alla cucina, in Perù si mangia benissimo, e questo vale anche per noi italiani che siamo notoriamente un po’ così… Infatti, in pianura, abbiamo esagerato, e, tra i vari ristoranti provati, e scelti sulla base delle recensioni di trip advisor (recensioni di italiani), quelli assolutamente consigliati sono:

A Lima centro, il Plaza San Martin (ceviche e riso ai frutti di mare); a Lima Barranco il Muya (tris di ceviche). Ad Arequipa il Dimas (filetto di alpaca), a Cusco La Osteria. Buoni l’Inka grill a Cusco, La Table del Inca a Puno, e il Mapacho ad Aguas Calientes. In ogni caso, meglio prenotare. Infine, da Paracas a Camanà si passa per Juaca, famosa per olio e olive; ne abbiamo comprato qualche barattolo (sono buonissime e si trovano facilmente nelle bancarelle ai bordi della panamerica sur) che, con qualche pacchetto di “multipatatine” peruviane o di barrette di quinoa, si è rivelato utilissimo come aperitivo/snack durante gli spostamenti…

Acquisti: ovviamente ognuno sceglie in base alle proprie preferenze, ma non tornerei dal Perù senza alcune cose “basilari”:

La chakana, o croce andina, rigorosamente in pietra (quella originale è bianca e nera), e si trova ovunque;

Il cappello tipo panama, con la banda con i colori andini, da acquistare al mercato di Pisac, sulla via di Ollantaytambo, nella Valle Sacra (questo mercato è assolutamente da non perdere, molto meglio di quelli di Cusco o di Arequipa);

Il torito a Pukarà: è una piccola, caratteristica statuetta porta fortuna, della quale va scelto del colore più adatto ad ognuno (ogni colore ha un preciso significato);

Un piccolo presepe andino, e magari anche una scacchiera (Incas contro spagnoli, con i lama, ecc);

E poi qualcosa in alpaca: meglio, perché di qualità assolutamente superiore, se acquistato nei negozi sparsi ovunque nel centro delle città (tipo Sol Alpaca, dove, se siete fortunati, per esempio nel periodo della festa della mamma, trovate sconti del 50%), oppure nell’outlet a Arequipa. Senza i saldi sono davvero cari, molto più di quelli che trovate nelle bancarelle dei mercatini che, però, sono di qualità nettamente inferiore e non valgono la differenza rispetto all’alpaca che trovate da noi.

Alcuni must da non perdere assolutamente, oltre quelli già citati qua e là:

I petroglifi di Toro Muerto;

Andare a Cruz del condor di pomeriggio, verso sera: i condor si vedono lo stesso e si è da soli, non tipo Piazza del Popolo come la mattina;

Il museo andino ad Arequipa con la mummia Juanita (fa freddissimo all’interno, per problemi di conservazione dei reperti: tenete una felpa a portata di mano);

Il mercato comunale ad Arequipa, per l’infinità varietà di patate, erbe e frutta;

Wilca Uta, lo stargate peruviano, sulla sponda sud del Titikaka;

Passeggiare la sera nel centro di Arequipa e Cusco;

Il lungomare di Lima a Miraflores/Barranco, peraltro ancora in fase di sviluppo (vogliono farlo tipo Santa Monica/Malibù)

Qualche riflessione su Machu Picchu

Salire presto, tipo le 6.00 la mattina, permette di visitare le rovine con meno gente, ma la levataccia è dura e si fanno comunque 30-40 minuti di coda per i pulmini.

A metà mattina, niente o poca coda, ma più gente nel sito, anche se si disperde abbastanza;

Il ponte Inca non vale la camminata;

L’inizio dell’Inca trial, almeno fino al mirador, sì;

Non siamo andati a Huayna Picchu, perchè andava prenotato e noi avevamo qualche timore per l’altura: in realtà si è attorno ai 2400 m che, dopo gli oltre 3000 dei giorni precedenti, si tollerano benissimo;

Basta muoversi piano perché, comunque, le salite sono ripide;

A Machu Picchu fa caldo e si torna belli sudati: portatevi un cambio integrale o, meglio, dopo la visita, fermatevi un giorno in più ad Aguas Calientes e godetevi un idromassaggio all’Hatun Inti Boutique Hotel, con sfondo Urubamba (il fiume), al tramonto, alla luce delle candele.

Un’altra cosa: sul treno verso Aguas Calientes è ammesso, dicono, solo uno zaino, niente valigia (che si lascia a Cusco); però si vede di tutto, mah…

Infine, gli Inca: in realtà per Inca si intende un gruppo non numeroso, circa 40.000, di persone, tutte parenti, che diedero vita ad un grande impero comprendente parte del Cile, dell’Argentina e della Colombia, e tutto il Perù, l’Ecuador e la Bolivia.

Per saperne di più, consiglio di leggere “L’impero Inca” di Moseley (più impegnativo, molto scientifico), e “Gli Inca” di Mario Polia (più divulgativo). Credo si possa dire che il fascino degli Inca non derivi tanto dalle loro conoscenze “tecnico-artistiche” (in fondo, pur avendo costruito città e palazzi, non conoscevano l’uso della ruota e, in Europa, eravamo al Rinascimento, altro che petroglifi o monili in oro), quanto dal loro “sentire”: la terra (pachamama, madre terra), il cielo, il sole, la luna, le stelle. Soprattutto sorprendente è il rapporto con gli astri e la volta celeste. E poi, le loro città, viste dal cielo, ricordano i 3 sacri simboli Inca: il puma (Cusco, la capitale dell’impero), il condor (Machu Picchu), e il serpente (la mitica El Dorado?).



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