Perù fai da te

Viaggio su mezzi pubblici tra città coloniali straordinarie e patrimonio culturale immenso. Vedere il sorgere del sole in silenzio a Machu Picchu non ha prezzo
Scritto da: kipling
Partenza il: 08/08/2013
Ritorno il: 09/09/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Cambio: La valuta del Perù è il Nuevo Sol (PEN)

1 Eu = 3.68 PEN

1 PEN = 0.26 Eu

TRASPORTI

Voli

Iberia

Costo 1109 Eu tasse comprese

Andata 8/8 Torino-Madrid IB 8817, Madrid-Lima IB 6651, Lima-Santa Cruz TA 925

Ritorno 8/9 Lima-Madrid IB 7758. Madrid-Torino IB8822

Acquistato tramite it.lastminute.com perché costava 300 Eu in meno rispetto al sito web della compagnia aerea.

Non so se sia peggio Iberia, che mi ha cambiato due volte i voli di andata, e sempre all’andata mi ha perso i bagagli, costringendomi a rimanere 2 notti a Santa Cruz o Lastminute, i cui addetti sono completamente storditi, e mi hanno fatto attendere una settimana per una riprotezione, che soltanto per pietà, nel frattempo, mentre loro dormivano, mi ha fatto un’impiegata della Iberia, nonostante non fosse tenuta.

Sedili stretti, per fortuna per il volo lungo all’andata sono riuscita a prenotarmi il posto accanto all’uscita di sicurezza. Nessuna lamentela sul cibo, e sulla puntualità

Avianca

Costo 138 USD

Andata 6/9 Cuzco-Lima TA 836 orario 9.40-11.05

Acquistato on line un paio di giorni prima della partenza. Acquistando con molto anticipo avrei risparmiato almeno 50 USD, ma non ero sicura sino all’ultimo di ciò che avrei fatto, e quindi pazienza.

Spostamenti interni

Treno

Inca Rail

2/9 Ollantaytambo – Aguascalientes 16.36 – costo 50 USD

3/9 Aguascalientes – Ollantaytambo 19.00 – costo 53 USD

La ferrovia più cara del mondo, 1 dollaro a km.

Bus

Cruz del Sur è carissima, ci sono compagnie altrettanto comode, ad esempio Civa, Julsa, che costano molto meno.

L’importante, se si vuole viaggiare in modo confortevole, è scegliere i posti denominati “cama”, in pratica una poltroncina che si reclina quasi completamente.

I “semi-cama” sono sedili normali dei nostri extraurbani

I viaggi notturni fanno risparmiare soldi e soprattutto tempo, ma, se ci si sposta in luglio ed agosto, è meglio informarsi sulle condizioni meteo, per evitare di rimanere bloccati dal ghiaccio durante la notte, nel mezzo del nulla, al freddo, a 4000 mt di altezza, come è successo a me (vedere sezione Arequipa)

Prendere con le molle ogni informazione che riguardi la durata dei trasferimenti che provenga dal personale delle varie compagnie, i bus sono sempre in ritardo! Per quanto possibile, servirsi di quelli che fanno meno fermate.

La Perùbus, del gruppo Soyuz, che segue la tratta Lima-Paracas, a contrario di quanto viene detto nei forum non è affatto male. Il terminal Soyuz di Lima è frequentato da gente perbene, ci sono stata di notte. Certo che di delinquenti ce ne sono ovunque, ma da come si legge in internet pare che questi bus siano infestati da lestofanti, cosa che non è. Ovvio che un po’ di accortezza ci vuole, ma niente paranoie! 🙂

Tutti i bus a lunga distanza che ho preso avevano sempre due autisti, non mi è parso che fossero spericolati alla guida.

Clima

Agosto è poco piovoso, ma è freddo. Servono scarponi, giacca a vento, cappello di lana. Io avevo anche il sacco a pelo (più che altro me l’ero portato appresso per il Salar de Uyuni), ma l’ho usato anche in Perù, in quanto alcuni alberghi erano davvero freddi.

Attenzione, può nevicare! A me è successo a Juliaca, nei pressi, e poi ancora a Chivay

Alberghi

A Lima ho fatto fatica a trovare, ed idem a Cuzco arrivando di sera. Si può contrattare. Ho avuto la conferma che prenotando in anticipo si paga di più. La Posada Misti di Arequipa via email mi ha chiesto un prezzo più alto di quello che mi è stato proposto quando mi sono presentata alla loro porta.

Comunicazioni

Ho preso una Sim Movistar, 15 PEN, poi ricaricata un paio di volte (20 PEN a botta) ma non funzionava bene

Cibo

Niente di che, i ristoranti economici frequentati da peruviani, ed anche i menu turistici, offrono sempre la solita roba. E’ possibile pranzare ai mercati, (in genere alle 17 chiudono). E’ economico, ma l’igiene è davvero poca e di certo non bisogna essere schizzinosi.

Vista l’altitudine, è bene non appesantirsi troppo. Io ho mangiato tante zuppe di origine inca a base di tuberi e cereali. A volte qualche pezzo animale galleggia in superficie, più ossa o grasso che carne vera e propria.

Ottima e nutriente la zuppa di quinoa, un cereale molto proteico.

Si dice che la cucina moderna peruviana sia una delle migliori al mondo, e che ci siano ristoranti di ottimo livello in parecchie città da me visitate, tuttavia, pur essendo meno cari di quelli europei io non ho voluto comunque spenderci soldi, è una mia scelta personale.

Shopping

Un paradiso.

Per chi visita anche la Bolivia, è meglio acquistare lì, tanto ci sono le stesse cose, e costa meno.

Ad esempio, il classico maglione di lana con motivi geometrici andini a Lima l’ho pagato 45 PEN (11.45 Eu), a Potosì in Bolivia costava 70 BOB (7.2 Eu), a Sucre 100 BOB (10.28 Eu)

Per non appesantirmi troppo, ho fatto tutti gli acquisti a Lima, a fine viaggio, nei mercati della Avenida Petit Thouars. Non c’è solo il Mercado Indio, conosciuto da tutti, ma molti altri.

La cosa che più mi ha colpito sono stati magnifici gioielli di fattura inca, in oro, esposti nelle gioiellierie di Plaza de Armas a Cuzco, e delle maschere d’oro. Non sono neanche entrata a chiedere il prezzo 🙂

Vale la pena andarci?

Claro que sì!

Fregature/ Criminalità

Sono partita molto prevenuta. Le guide sono sicuramente molto allarmistiche, ma perfino alcuni peruviani che vivono qui si erano premurati di informarmi che assolutamente dovevo fare molta attenzione e non prendere sottogamba la faccenda. Di fatto, sono andata in giro vestita come una barbona, pantaloni e piumino di moda negli anni 90, marche sconosciute a livello internazionale, con soldi nella pancera ed in alcuni casi (il famigerato terminal Soyuz ed i taxi di notte a Lima) addirittura arrotolati attorno ai polpacci nei calzini e… non mi è successo nulla.

Mai sentita lontanamente in pericolo. Ho conosciuto un ragazzo coreano che è stato scippato della borsa a tracolla che conteneva più di 2000 USD.. io non li avrei tenuti in una borsa a tracolla..

In due parole, credo convenga non mostrare ricchezza, ed essere accorti, seguendo le normali regole dettate dal buon senso.

Fotografie si possono vedere qui: http://randagianelmondo.altervista.org/

Diario di viaggio

Puno E’ una città piuttosto deludente ed insignificante. La parte boliviana del Titicaca è molto meglio, per cui consiglio di privilegiarla, e poi, valicato il confine, fermarsi quel tanto che basta per vedere Sillustani e le isole galleggianti, che mancano dall’altro lato della frontiera, o meglio, ci sono, ma sono usate soltanto per allevamento ittico e non sono abitate. Come struttura la città è molto simile a La Paz, una colata di edifici grezzi color mattone che inonda a cascata le rive del lago, lontana anni luce dalle atmosfere bucoliche di Copacabana e Isla del Sol, in Bolivia.

Arrivo a Puno appunto da Copacabana. Parto alle 9 del mattino con bus della Titicaca Tours (30 BOB). Il passaggio alla frontiera scorre liscio come l’olio, nessun problema, basta fare attenzione alle targhe e salire sul medesimo bus da cui si è scesi. Sono seduta accanto ad uno spagnolo che bazzica spesso da queste parti, mi intrattiene con una conferenza sui danni del colonialismo perpetrato dai suoi connazionali nell’era post colombiana. 9 milioni di vittime fra Messico, Perù e Bolivia, 6 milioni in questi ultimi, un olocausto su cui nessuno ha mai pensato di produrre film, forse è passato troppo tempo?

Giunti al bus terminal, con 5 PEN in taxi si raggiunge la Plaza de Armas. Una guida turistica che dice di lavorare per Avventure nel mondo mi si incolla cercando di vendermi l’impossibile, gentilmente declino le sue offerte spiegando che sono benissimo in grado di arrangiarmi anche da sola. Perlustro il centro alla ricerca di una pensione economica, che non trovo. Nella via pedonale piena di agenzie, negozi e ristoranti visito un ostello che vuole 20 PEN per una camera allucinante, e senza bagno. Per il resto, sono alberghi con prezzi in dollari. Ovunque, nelle reception, a disposizione di chi ne senta il bisogno ci sono foglie di coca e termos di acqua calda. Dall’ufficio turistico mi indirizzano in Calle Cajamarca, dove finalmente trovo il Tumi Inn II 30 PEN. Poso i bagagli e mi fiondo in strada, sono le 13, devo mangiare e trovare qualcuno che mi porti a Sillustani, non raggiungibile coi mezzi. Le proposte delle agenzie sono una clone dell’altra, stessi prezzi, 35 PEN, stessa ora di partenza, 14.00. Scelgo a caso.

Il tempo non è granchè, vento freddo e nuvoloni color grigio Islanda.

Appena arrivati a Sillustani inizia anche a piovere. Indosso piumino e sopra una mantellina tipo cerata da pescatore. Molti hanno freddo. Il sito in sé è molto interessante, affacciato sul lago Umayo. Avevo visto riprese splendide in tv, riflessi di cirri candidi sulle acque increspate, oggi purtroppo è tutto incolore.

Si tratta di un luogo cimiteriale preincaico, le tombe, a forma di torre, alcune incomplete altre depredate, custodiscono resti dell’élite locale dei Qolla, una popolazione aymarà.

Al rientro ci fermiamo presso una famiglia, che ci illustra usi e costumi quotidiani, ed in cambio vende qualche manufatto.

Un microcosmo recintato da un muretto, camelidi locali pascolano legati ad un mattone. Molto simpatico, e morbidissimo, il guanaco. La sua lana è la più pregiata e costosa fra quelle prodotte sulle Ande. La consistenza è simile al miglior cashmere, il prezzo pure. Mi sembrava che fossero molto difficili da addomesticare, invece questo è mansueto, e non sputa neanche! 🙂

Altri animali all’interno, caviette (cuy) scorazzano in una gabbia da conigli, e proprio come i conigli da noi in questa parte di mondo forniscono proteine. Non le ho assaggiate, non perché impressionata, ma perché nei ristoranti economici non la propongono. Ho letto che le loro interiora vengono scrutate dagli indovini per predire il futuro, mah…

Cena al Restaurante Hacienda, menù turistico fra i meno cari, 18 PEN, allietata da un’orchestrina che si cimenta in canzoni tipiche.

La Cattedrale è chiusa.

Il giorno seguente, visito le isole galleggianti. Non è assolutamente necessario appoggiarsi ad una agenzia. Basta prendere in discesa una delle vie centrali ed arrivare al porto. Si attraversa anche un interessantissimo mercato di frutta e verdura, frequentato da gente del posto. Giornata tetra anche oggi, dopo il sole accecante della Bolivia tutto sembra strano, monocorda. I Peruviani di questa zona prendono in giro i loro dirimpettai perché sono più poveri, e meno organizzati. Criticano tanto, ma poi chi può la spesa la va a fare a Copacabana per risparmiare. A parte questi dettagli, da quando sono qui il tempo fa schifo, mentre abbiamo avuto due settimane di sole in Bolivia, qui le rive del lago sono sporche e l’acqua melmosa, mentre di là la situazione era molto migliore..

Il traghetto per Uros Chulluni costa 10 PEN, più altri 8 all’approdo, come tassa. Durante la navigazione le nubi si diradano un po’, il lago è solcato da lance, bambini che vanno a scuola, e poi chi si muove per le incombenze quotidiane. Ci sono anche curiose imbarcazioni simili a gondole, costruite con la totora, utilizzata anche per le case e pavimentazioni. Queste comunità riescono a mantenere le loro tradizioni soltanto grazie al turismo, unica alternativa smontare tutto e trasferirsi a Puno. Camminare su questi fascioni di canne produce un curioso scricchiolio. Le popolazioni locali vendono manufatti, mi sento in dovere di comprare qualcosa senza neanche contrattare soltanto per volontà di permettere loro di resistere alla modernità, tramandare le loro usanze, vivere nella maniera in cui vogliono, penso sia un loro diritto. In nome della civiltà e del progresso si sta smantellando ogni cosa. L’atmosfera è serena, visi sorridenti, denti candidi, gote rosse dal freddo, costumi vivaci, colori accesi. I bambini mi sembrano ben tenuti, sono contenta di dare il mio contributo, accetto persino di fare un giro in gondola, 7 PEN, che traghetta me e parte del gruppo su un’altra isola, più grande ed incasinata, dove hanno eretto persino un bar. All’ora di pranzo rientro sulla terraferma, e mi concedo l’almuerzo meno costoso del Perù, 3.5 PEN, minestrone di riso, puré di patate, carne al sugo e ancora riso, in una specie di comedor molto semplice, il Restaurante Los Salarios, sulla Avenida Titicaca. Arriva addirittura una comitiva che festeggia un matrimonio, solo i parenti stretti e gli sposi, si vede che sono poveri, eppure sfoggiano una grande eleganza, le loro giacche e cravatte stonano un po’ con l’ambiente. Sarei curiosa, ma non parlano spagnolo. Acquisto in centro una SIM Movistar per parlare a casa con Lorenzo, e poi 3 PEN in un bar elegante del centro spesi per un thè, stesso prezzo quasi del pranzo. Due parole sulla Tumi Inn II : tanto carina era la signora che ci ha accolto ieri all’arrivo, quanto antipatico il tizio che invece è di turno oggi.

Stamattina a colazione voleva rifilarmi gli avanzi di un altro, ed all’ora della partenza pretende dei soldi per la custodia bagagli, al mio rifiuto mi dice di arrangiarmi a chiamare un taxi, che non è compito suo.

Le stanze sono semplici, ma almeno non fredde, l’acqua calda ci mette una vita ad arrivare, per 30 PEN non credo si possa pretendere l’Hilton..

Nessun problema a reperire un taxi in strada, e raggiungere il terminal terrestre. Il bus Julsa (40 PEN per un posto cama, biglietto comprato ieri al banco) per Arequipa parte in orario alle 18, ed arriva con 15 ore di ritardo, ma questa è un’altra storia, che racconto dopo.. tanto per incuriosire .. bloccati tutta la notte al freddo per via del ghiaccio, a più di 4000 mt di altezza… 🙁

Arequipa Arequipa è una città bellissima ed accogliente. Bellissima credo sia un dato di fatto, il colpo d’occhio sulla elegante piazza bordata da bianchi edifici coloniali, l’imponente cattedrale, e i coni dei vulcani in lontananza è suggestivo. Accogliente è una mia opinione, prima di tutto nel senso che facilita molto a noi forestieri l’arte del muoversi. Soprattutto per chi arriva da Puno e la Bolivia. Siamo qui a 2500 mt, senza fiatone, senza vestiti pesanti, c’è perfino un supermercato pieno di ogni ben di Dio (vende anche piatti pronti che sono comodissimi per le escursioni) nella Plaza de Armas.

Il centro si gira comodamente a piedi. Con i microbus pubblici si va ovunque. 1.80 Sol costa la tratta andata/ritorno da Plaza de Armas al terminal dei bus.

Secondariamente, è accogliente per via dello straordinario fascino dei suoi monumenti, e di alcune sue strade acciottolate, per i suoi numerosi bar, per la musica e le luci. La permanenza qui è stata più breve del previsto, per colpa del maltempo. Sarei dovuta arrivare a mezzanotte, ed invece ho ritardato sino alle 15 del giorno successivo, causa ondata di freddo polare. Credo che sia utile aprire una parentesi in merito al fine di avvisare tutti coloro che intendano viaggiare da queste parti ad agosto affinchè prendano particolari precauzioni nella pianificazione del viaggio. Il collegamento per Arequipa, sia in direzione Cuzco che in direzione Puno passa attraverso lo snodo di Juliaca, che può essere, a luglio ed agosto, colpito dal maltempo, il che implica nevicate e gelate. Guardate dunque le previsioni del tempo, ed evitate di mettervi in viaggio la sera, o purtroppo sarete oggetto della stessa disavventura che è capitata a me.

Partita da Puno con un bus cama (poltrone larghe tipo salotto che si reclinano a 180 gradi diventando difatto quasi come un letto) della compagnia Julsa giungo a Juliaca al terminal. Dopo una sosta più lunga del solito, una signorina sale a bordo dicendo che, per colpa di neve e ghiaccio (guardo fuori e non nevica) è pericoloso percorrere la strada con un bus così grosso, e così saremo tutti trasbordati su un bus “normale”, che è meno rischioso. Quest’ultimo non è un sostitutivo pronto per l’occasione, bensì un normale bus di linea che è stato fatto attendere apposta, per cui saliamo incontrando le occhiate inferocite degli altri passeggeri, e ci sistemiamo alla bell’e meglio dove possibile. Appena usciti dalla città mi accorgo che il fondo stradale è ghiacciato. Tento di dormire, ma mi accorgo che ogni tanto si slitta. Ad un certo punto ci fermiamo. Rimaniamo lì almeno 6 ore.

Non c’è verso di proseguire, la strada è bloccata da un camion che si è ribaltato. L’autista per lunghi tratti spegne il motore, per risparmiare carburante, e quindi non c’è riscaldamento. Non c’è neppure il bagno, e quindi tutti si arrangiano come possono. Siamo fermi ad oltre 4mila mt, e fuori fa un freddo becco, idem sul bus, visto che siamo immobilizzati sui nostri sedili. Io sono imbacuccata come un esquimese, e quindi più di tanto non soffro, anche se rimpiango di aver lasciato nel bagagliaio da stiva il sacco a pelo da alta montagna in piuma d’oca.

All’arrivo del sole, fare pipì diventa un problema perché non c’è nessun riparo, e la fila di auto ferme è impressionante. Nessuno è venuto a rimuovere il camion. Così funziona qui.

L’autista ha intenzione dapprima di attendere che il sole scaldi abbastanza da sciogliere un po’ di ghiaccio, ma poi per fortuna, forse anche influenzato dall’esasperazione della gente, fa scendere tutti, ci fa camminare oltre il camion, e poi, pattinando, lo supera inclinandosi dal bordo della strada. Questa è un lastrone di ghiaccio, già camminarci con gli scarponi da montagna è una impresa, figuriamoci con le gomme che hanno loro. Ripartiamo, ma le difficoltà non sono terminate! Dapprima, nonostante l’enorme ritardo, l’autista si ferma per oltre mezz’ora in una trattoria per colazione, in un paesino disperso nel nulla, dopodichè rimaniamo bloccati in un enorme ingorgo sulla statale. Non ci sono altri camion ribaltati, è solo che i mezzi pesanti procedono lentamente, e non si riesce a superarli, soprattutto noi col bus, perché anche nell’altro senso c’è la medesima coda!

Insomma, un incubo! Scendendo, vorrei baciare la terra come Colombo 🙂

In taxi andiamo dal terminal del bus alla Plaza de Armas. Si sta comodamente in maniche corte, non mi sembra vero. Scendo ad un angolo e mi incammino in lato contrario alla piazza, senza smettere di girarmi per guardare i tre coni dei vulcani che svettano dietro la cattedrale, nella luce calda e bassa del pomeriggio d’inverno, che un po’ mi acceca.

Inizia la fase di ricerca pensione. Sono sulla Calle Alvarez. Scartatane una alla prima quadra, troppo topaia per il prezzo che chiede, arrivo alla Misti House, il cui proprietario, interpellato due giorni prima via internet, pretenderebbe una caparra tramite bonifico!? Ma quando mai? A parte che sono di corsissima, col cavolo che in vacanza vado a perdere tempo in una banca, con le file che ci sono e la lentezza degli impiegati. Vado comunque a curiosare, ed il prezzo che mi chiedono è di 10 PEN inferiore a quello richiesto via emai, la conferma ulteriore, se mai ancora ce ne fosse bisogno, che non conviene MAI prenotare prima, almeno in questi posti. Materializzarsi all’improvviso, e contrattare, questo è il mio motto. Nel frattempo, noto un ristorante tipico, di quelli a menu fisso, prezzi bassi, e frequentato da abitanti del luogo, la Casona del Sabor, che frequenterò nei prossimi giorni.

Quasi davanti c’è un hotel che sembra troppo bello per il mio budget, l’Hotel Arequipa Center, ed invece mi offrono una singola a 55 PEN, carina e piena di luce, e me la aggiudico dopo aver mercanteggiato un po’. Credo che il prezzo sia 60 PEN.

Dalla terrazza si gode di una vista magnifica.

Cena al Ristorante Inkari, 20 PEN, nella bellissima via pedonale proprio dietro la Cattedrale. Menù turistico non malvagio.

L’indomani mattina, sotto un sole splendente visito il Monastero di Santa Catalina, ingresso 35 PEN. Alcune guide propongono i loro servigi, ma poiché ci sono cartelli esplicativi sparsi nei luoghi principali, alcuni pure in italiano, non mi sembrano indispensabili. I muri sono imbiancati di colori vivacissimi, e vivacissimo è l’azzurro del cielo.

Credo sia il più bel monastero mai visitato. Dai torrioni si gode una magnifica vista sui tetti della città e sulle catene montuose circostanti. Pranzo con vaschette da asporto acquistate al supermercato della Plaza de Armas (12 PEN).

Dopo pranzo passeggiata nel quartiere Yanahuara, meno turistico (più che altro devo far controllare la SIM che fa le bizze), all’andata la faccio a piedi, al ritorno prendo al volo un bus. In seguito, passeggio a caso per le vie della città, ammirando chiese e monumenti, prendo informazioni sulle escursioni al Canyon del Colca, e sulle linee di bus in partenza per Cuzco. Le previsioni per i prossimi giorni ancora non sono fra le migliori, racconto la mia disavventura notturna e mi sento dire che quanto a me occorso non è poi così inusuale in questa stagione. Purtroppo però loro vendono prevalentemente tratte notturne e diurne delle compagnie più costose, tipo Cruz del Sur, Ormeno, ecc. e le altre non le conoscono.

Decido quindi di andare alla stazione dei bus, micro. Qui scopro che le compagnie che servono Cuzco sono innumerevoli. Scelgo CIVA, 40 PEN per un servizio cama, ottimo prezzo. Notare che Cruz del Sur di PEN per la stessa tratta ne vuole 135 (!), ed una compagnia minore, la San Martin, con sedili normali, 40/50. Con Julsa sarebbero 60 PEN ma visti i precedenti la scarto a priori. Che poi, tutto sommato, non è nemmeno colpa loro se siamo rimasti bloccati una notte al gelo, ma l’attitudine dell’autista che nonostante i ritardi si è fermato più di mezz’ora a rimpinzarsi a colazione mi sembra imperdonabile.

Cena a La Casona del Sabor, 6 PEN, una bella sala con volta a botte rivestita di lose, televisione a schermo piatto che trasmette programmi ebeti, vallette seminude ed ammiccanti proprio come da noi, comida tipica locale, quella povera, qui non fanno cheviche e cucina fusion.

Ristoranti alla moda pullulano in questa città, ed alcuni di essi hanno chef di grido, ma mi sembra uno spreco spendere per mangiare più di ciò che spendo per dormire.

Dopo una parentesi di 2 giorni/ 1 notte al Colca, rientro ad Arequipa verso le 17 del 28/8, cena nuovamente alla Cason del Sabor, sempre 6 PEN, e questa volta, dopo la zuppa, è la volta di un bistek alla chorilla.

Mattina dopo, 7 PEN in taxi per la stazione bus. Parto alle 8, in orario, il bus CIVA è comodissimo.

Canyon del Colca

A parte i condor, non mi ha fatto impazzire. Avrei potuto andare alla Cruz del Condor direttamente in giornata, ma è un po’ una tirata, si parte da Arequipa alle 3 del mattino e si rientra la sera stessa.

Ci sono vari tipi di escursione, io ho scelto quella “comoda”, in pulmino, perché l’alternativa è quella dove invece si deve fare trekking per ore. I prezzi sono più o meno gli stessi in tutte le agenzie attorno alla Plaza de Armas, dipende però dall’albergo che si sceglie.

Io ho detto che volevo spendere il meno possibile, e quindi mi hanno sistemato nella fascia più “basic”. Attenzione: a Chivay molti alberghi non hanno il riscaldamento, quindi, piuttosto che chiedere all’agenzia, che potrebbe anche raccontare balle, è meglio verificare le recensioni on line.

Io ho scelto, direi a caso, Wayra Travel Expedition, costo 75 PEN. La cifra menzionata non comprende il boleto turistico (70 PENl), l’ingresso ai bagni termali nei dintorni di Chivay, ed i pasti. Non mi hanno applicato nessun supplemento singola.

Oltre al freddo, altro aspetto potenzialmente negativo con cui bisognerà forse fare i conti è l’altura. Si parte da Arequipa a 2500 mt, e si raggiunge Chivay che è a quota 3600, passando per un punto panoramico che sfiora i 4900. Io arrivando da Puno e dalla Bolivia non ho avuto problemi. Già poco dopo Arequipa la guida consiglia a tutti di comprare foglie di coca, ma devo rilevare che comunque alcuni sono stati male lo stesso (mal di testa, vomito, sangue dal naso, addirittura un ragazzo è rimasto bloccato in albergo e non è rientrato con noi).

La nostra guida, Patricia, si rivela essere competente, e molto disponibile a soddisfare le nostre curiosità.

Poco dopo essere partiti, ci fermiamo in un negozietto, di proprietà di suoi amici, immagino, dove chi vuole acquista coca. Chi non lo fa, ne è comunque gentilmente omaggiato da Patricia che dà fondo alla sua dose personale, spiegando a tutti quanto se ne usa (5 foglie), come si arrotolano (inserendo una pietruzza che dà un sapore leggermente addolcente), e come si tengono in bocca (senza masticarle, e semplicemente deglutendo il succo). Alcuni comunque, come dicevo, sono stati molto male lo stesso. Ripresa la nostra via, tutti sono invitati ad usare la coca, in modo da poterne sentire gli effetti al raggiungimento dei 4900 mt. Prima di ciò, tuttavia, effettuiamo altre due tappe, una alla Riserva di Aguada Blanca dove incrociamo delle vigogne, e poi ad un ristorantino sperso nel nulla dove si beve mate (di coca, ovviamente), e trimate (coca, muña e chachacoma), costo 4 PEN. Provo il trimate, più per curiosità che per necessità. A dire il vero ero anche assetata…

Anche la muña fa bene per il soroche, ma più di tutto ne sono ghiotta perché ha un profumo ed un sapore buonissimi, a metà fra menta, origano, e timo. La coca invece non saprei descrivere, comunque sa di poco, tipo fieno, e infusa nell’acqua calda non mi ha procurato mai nessun effetto strano…

La terza sosta è ad un mirador da dove si possono vedere diversi vulcani (Ampata 6288 mt, Sabancaya 5976 mt, Hualca Hualca 6025 mt). Siamo a 4900 mt, e fa un freddo becco.

La discesa verso Chivay è spettacolare. Il Canyon del Colca è il secondo al mondo per profondità. Purtroppo il bus non fa soste, e la strada è molto dissestata, per cui è difficile fotografare.

Arriviamo a Chivay, non seguo il gruppo che fa un pranzo a buffet, e divoro una zuppa di formaggio e quinoa in un comedor nei paraggi, ma mi fa pagare 18 PEN ed è un furto. Colpa mia che non mi sono informata prima di ordinare.. La mia camera si trova nello stesso hotel che ha organizzato il buffet. E’ fredda, e non molto pulita. Per fortuna ci devo stare poco perché dopo poco il pulmino passa di nuovo a prendermi per andare alle sorgenti termali di Tambo. Perdiamo un sacco di tempo a raccogliere tutti i partecipanti ai vari hotel, e raggiungiamo i bagni che sono già le 16.

Zero voglia di spogliarmi e mettermi nell’acqua. Tira vento e l’aria è pungente. Pago comunque l’ingresso (5 PEN) e vago nei dintorni, mentre alcuni dei miei compagni si immergono nelle pozze calde. La cosa più divertente è stata attraversare, rigorosamente uno alla volta, un traballante ponte di corda, a metà strada inizia a dondolare e provoca una sensazione di vertigine.

I sentieri sono interrotti da piccoli rigagnoli di acqua fumante, il paesaggio è piuttosto ameno, rischiarato anche, finalmente, da alcuni raggi di sole ormai prossimo al tramonto. La parte medio bassa della vallata è ricoperta di terrazzamenti coltivati, bordati da montagne dai rilievi aspri. Scavalco alcuni cartelli di divieto e capito nel curatissimo giardino di un hotel extra lusso, il Colca Lodge Spa & Hot Springs. Hanno delle vasche naturali private, e non c’è nessuno.

Rientriamo in hotel e per fortuna l’acqua della doccia è molto calda, per cui riesco a lavarmi, ma spogliarsi e rivestirsi è una impresa tragica! Aspetto l’ora di cena avvolta nel mio sacco a pelo da alta montagna. Il pasto serale non è compreso, ma, memore dell’esperienza del mezzogiorno, mi accodo di buon grado al gruppo, che ha prenotato presso “El Horno”, un locale dove si organizzano le cosiddette peñas, ossia spettacoli di canti e balli tipici, tra cui il Wititi, eseguiti da ballerini vestiti tradizionalmente. Si possono scegliere vari tipi di menù, il mio costa 20 PEN, con bevande a parte. Credo che quasi tutti i gruppi organizzati siano radunati qui, stasera.

Alcuni miei compagni di viaggio sono provati dal soroche, e mangiano pochissimo. Una signora americana ed il figlio adolescente, colpito da vomito ed emorragie al naso, sono rimasti in albergo.

La serata è divertente. Rientriamo verso le 23. Per l’ennesima volta sono grata a me stessa per essermi fatta prestare un sacco a pelo come Dio comanda.

Il mattino dopo la sveglia è fissata molto presto. Nevischia. La guida non è sicura che riusciremo a vedere i condor, per via del tempo. Arriviamo verso le 7.30 a Yanque, il paese che già ieri avevamo attraversato per arrivare ai bagni termali. Ha una graziosa piazza centrale, ed una imponente chiesa, che visitiamo.

La successiva sosta è un altro villaggio, Maca, il tempo sta migliorando e incrociamo le dita.

Dopo alcuni belvedere, giungiamo alla Cruz del Condor, già affollatissima.

Un pallido sole fa capolino. I condor si fanno vedere, per fortuna, facendosi sollevare dalle correnti d’aria calda si librano sulle nostre teste e poi planano maestosamente.

Uno di essi si libra poco sopra la mia testa togliendomi luce, e spaventandomi un po’, la sensazione è quella di avere un aliante a pochi palmi dalla testa. E’ impossibile trattenere un “oohh” . Stupore, ammirazione, sensazione di piccolezza ed inadeguatezza a cospetto di questo fiero abitante dei cieli, adorato dagli Inca e considerato messaggero degli dei.

Il rientro ad Arequipa è una scommessa: riuscirà il nostro pulmino a sfidare la fitta neve, ed anticipare il congelamento del manto stradale? Molti dei turisti sudamericani sono entusiasti, ed al passo di 4900 mt impongono una sosta per scendere, fotografarsi, e toccarla. Anche la guida si lascia contagiare dall’atmosfera. Evidentemente, non hanno mai passato una notte in un bus bloccato dal ghiaccio, come è successo a me qualche giorno fa sulla strada Puno-Arequipa, senza bagno, senza riscaldamento, senza dormire e senza cibo!!

Fortunatamente riusciamo a raggiungere Arequipa all’orario convenuto. La ciudad blanca, con il suo clima mite, gli edifici bianchi e la splendida piazza piena di gente mi abbraccia, mi dà il bentornato. Come avrei voluto andare direttamente dai condor, e passare qui un giorno in più….

Valle Sacra

Tutte le escursioni sono state effettuate con Ayni Tours a Cusco, porta 177 Plaza de Armas, lato frontale alla Cattedrale.

I prezzi e i servizi offerti sono simili in tutte le agenzie

City tour

Sacsayhuaman Qenqo Pukapukara Tambomachay

Pomeriggio dalle 14.00 alle 19.30

Costo 20 PEN

Valle Sacra

Pisac (rovine e mercato in alcuni giorni)

Ollantaytambo

Chinchero

Costo 13 USD, dalle 9.00 alle 19.30

Saline di Maras e Moray

Costo 30 Sol – Dalle 9.00 alle 14.30

7 PEN ingresso a Maras

Tutte le tariffe di ingresso ai luoghi indicati, eccetto Maras, sono comprese nel boleto turistico

Il lato negativo di queste escursioni è che si va tutti intruppati come pecore, e ci sono notevoli limitazioni temporali nelle permanenze ai vari siti, mentre invece nessuna fretta durante le soste all’esposizione artigianale di turno.

Il lato positivo è che, seppur velocemente, si riesce a vedere tutto. Se si dovesse andare coi mezzi propri, a meno che non sia un costoso taxi, si perderebbe un sacco di tempo coi colectivos, senza contare che essi, ad esempio, non portano sino alla rovine a Pisac, ma tocca scarpinare per parecchi km.

Il pranzo non è compreso, ci si ferma in un luogo convenzionato, dove si mangia a buffet con un costo sui 20/25 PEN. Il tempo disposizione è sempre molto ristretto e quindi, andando in altri ristoranti, si rischia di ritardare, per cui se non ci si vuole uniformare al gruppo è meglio portarsi dietro le proprie cibarie.

31 agosto

Maras e Moray

Il pulmino si ferma dapprima a Chinchero, in un centro tessile, dove ci vengono offerti mate di coca ed una dimostrazione su come si fabbricano tappeti usando un telaio tradizionale. Le donne indossano i vestiti tipici, con il curioso cappellino tondo e piatto. Penso che, seppur suggestivi e colorati, quelli visti in Oriente mi sembrano molto più eleganti, se non altro perché queste gonne di stoffa pesante ed arricciata ingoffano molto e di certo non slanciano le figure.

Si procede, e si arriva a Moray.

Compro qui il mio boleto turistico, mentre altri che già lo posseggono se lo fanno soltanto timbrare.

Moray è un sito inca a forma di anfiteatro, costruito tuttavia per scopi agricoli, e non per l’intrattenimento.

La particolare composizione del terreno ha permesso la coltivazione di piante che altrimenti patirebbero il freddo a queste altezze. Fra il primo e l’ultimo cerchio, inoltre, si registra una differenza di ben 15 gradi!

Tenendoci tutti per mano, recitiamo una formula propiziatoria affinché Pachamama, la dea terra madre, ci protegga. All’uscita del sito, camminando lungo i bordi superiori del catino, si ammira un bellissimo paesaggio montuoso.

Ultima tappa sono le saline di Maras, raggiunte zigzagando fra i tornanti di una stradina spettacolare che costeggia uno strapiombo pauroso, all’interno di una specie di gola. I contrasti fra colori sono stupefacenti, tuttavia ci vengono lasciati soltanto 10 minuti di libertà per foto e passeggiare.

Trascorsi questi, ubbidiente, seppur a malincuore, ritorno docile al pulman, seguendo il richiamo della guida che si sta sgolando per radunare tutti.

Inizio a sperimentare che la fama di ritardatario di cui gode il popolo sudamericano, di cui sinora avevo soltanto sentito parlare fra battute e libri di Sepulveda, è proprio un dato di fatto.

Nelle varie escursioni ho notato che gli italiani sono sempre raggruppati con spagnoli e sudamericani, principalmente cileni, argentini, e brasiliani. Penso per un problema di lingua. Gli argentini girano con thermos e coppa tradizionale di legno e peltro per sorseggiare ovunque il loro mate. E’ molto difficile trovare sudamericani in Asia, dove bazzico di solito, e quindi non mi era quasi mai capitato prima di parlarci. Mi piacciono tantissimo, sono estroversi ed affettuosi, ma perennemente in ritardo! Infatti, mentre sto già lì da un pezzo, ed ho avuto tempo di mangiare e andare in bagno, questi tranquilli come pasque se ne arrivano, e la guida non li cazzia nemmeno. Ah sì?? Bene, allora prossimamente farò come loro. A dire il vero mi era già venuto in mente di disubbidire, ma temevo di essere abbandonata a me stessa. Visto che questo non succede, allora mi accoderò a loro per farmi gli affari miei.

1/9

Valle Sacra

Partenza teorica alle 9.00 ma non rispettata perché ci sono ritardatari. Di che nazionalità? Indovinate un po’!!

Dapprima ci fermiamo in una specie di mercato in mezzo al nulla, non si tratta di un mercato tradizionale, come pensavo, bensì di un’accozzaglia di bancarelle di souvenirs , separate da pareti di lamiera. I prezzi comunque sono più convenienti che a Cusco.

Giungiamo quindi a Pisac, dove veniamo dapprima trattenuti in un laboratorio dove si lavora l’argento. Vorrei squagliarmi già da subito, visto che ho capito dove si trova il mercato per cui la città va famosa, ma rimango, un po’ per educazione ed un po’ perché incuriosita dalla spiegazione su come fare a distinguere l’argento vero da quello falso.

Per esplorare questo mercato ci viene lasciata mezz’ora, il pulman non aspetterà i ritardatari, che recupererà al ritorno dalle rovine. Anche qui ci sono molti souvenirs, ma quelli neanche li guardo, e subito mi fiondo nella zona dove fa acquisti la gente del luogo.

La giornata è limpida, ed una luce eccezionale illumina i coloratissimi cumuli di frutta e verdura, ed i contenitori di pigmenti usati per tingere le stoffe.

Molte donne indossano il caratteristico copricapo, una specie di fazzoletto adagiato sulla testa.

La visita alle rovine, che si trovano sulla sommità di una collina divise in vari settori, è un tour de force.

Dopo la spiegazione che la guida ci dà all’ingresso raccontando dettagli sulle origini del sito, ci viene generosamente concessa una mezz’ora per salire in cima, al tempio del sole, guardando nel frattempo anche tutto il resto.

E’ ovvio che uno potrebbe anche non andarci, e starsene beato al sole, però io come la maggior parte della gente voglio vedere il più possibile, ed insomma…. considerando anche il percorso un po’ labirintico è un po’ una corsa…

Anche qui i fianchi della collina sono lavorati a terrazze, come a Moray.

Il cielo è meraviglioso.

Si pranza a Urubamba. Io mi sono portata dei panini.

Ollantaytambo è il luogo di maggior richiamo, le sue attrattive giustificano un pernottamento, ed infatti vi sono parecchi bed and breakfast. Visitiamo di corsa le rovine, arrancando dietro alla nostra guida sui terrazzamenti sino al tempio del sole, una serie di monoliti disposti in verticale.

Scorgo sulla montagna di fronte delle costruzioni particolari, sono depositi di granaglie.

Accanto ad essi, uno spuntone di roccia prende sembianze umane.

http://www.ollantaytambo.org/en/

Rientro a malincuore, ma non troppo, visto che domani ho in programma di ritornare qui.

La visita a Chinchero si svolge che è già notte. La piazza è illuminata, e ci dedichiamo soprattutto agli interni della chiesa, ma sono un po’ dispiaciuta di tutta questa fretta.

2/9

Ritorno a Ollantaytambo in minivan (45 Sol andata/ritorno), oggi pomeriggio alle 16.39 ho il treno per Aguascalientes.

http://incarail.com/

Il minivan mi lascia alle biglietterie ferroviarie. Perù Rail la fa da padrone, ha una biglietteria degna di questo nome, rimessa per i bagagli, panche per l’attesa. Inca Rail è soltanto un gabbiotto, e nessuno dentro. Dopo un po’ se ne arriva l’impiegato, che era a pranzo, e mi permette di lasciare il bagaglio nell’ufficio sino alla partenza del treno. Sono così libera di girare senza pesi (il grosso l’ho già comunque lasciato in albergo a Cusco). La strada accanto al fiume è costeggiata da aiuole con bellissimi fiori

Consiglio di visitare le rovine verso l’ora di pranzo, perché c’è pochissima gente. Io non posso più rientrare, perché ormai il mio boleto è stato timbrato, quindi mi accontento di sbirciare e fare qualche foto.

Mi faccio poi un giro per le viuzze dove non c’è nessuno, a parte bimbi che giocano, e mi fermo a pranzo al Ristorante Sumac Mijuna Wasi, 7 PEN. Piena come un uovo, sotto un sole cocente, chiedo informazioni su dove sia il sentiero per salire ai granai di Pinkujlluna, che sono quelle costruzioni che avevo adocchiato ieri.

Un cartello all’imbocco avvisa che si tratta di una salita pericolosa.

E’ gratis, ma dopo qualche gradino incontro un tizio che si spaccia per guida, mi chiede soldi, e visto il mio rifiuto, mi mette in guardia avvisandomi di stare attenta a dove metto i piedi. In effetti, mi rendo conto che il cartello non esagerava.

Arrivo al primo gruppo di costruzioni, indicato nella foto dalla freccia nera, vedo che la via più diretta è stretta, ripidissima, senza argini o altro cui appigliarsi.

Tenendo conto che sono sola, penso che sia meglio non strafare. Decido quindi di raggiungere altre costruzioni dalla parte opposta (freccia rossa). Sono sola, che bello! Queste meraviglie sono tutte per me!

Mentre mi riposo, scorgo alcune donne che scendono dai granai seguendo una via più lunga e più agevole da un altro versante, che dove ero prima non si vedeva (freccia verde)

Credo che però sia troppo tardi, e non voglio perdere il treno. Scendo quindi in paese, faccio un giro nella piazza.

Poi con calma vado a recuperare i bagagli, e mi accomodo in stazione in attesa del treno. Credo proprio che valga la pena pernottare ad Ollataytambo, e lo consiglio caldamente!

La stazione ha due bar e due ampi bagni, che sono i più belli e puliti che abbia mai visto in una stazione ferroviaria. Il treno arriva e parte puntuale, e ci mancherebbe, con quello che costa. A bordo vengono offerte bevande calde. C’è gente che si porta dietro di tutto, quindi le rastrelliere poste ad inizio vagone non sono sufficienti, e l’eccedente viene sistemato come si può sotto i sedili. Anche le sedute sono abbastanza ristrette.

Per Aguascalientes e Machu Picchu vedere la seziona apposita

5/9

Sacsayhuaman Tambomachay Pukapukara Qenqo

Il tour comprenderebbe anche il Corichanka, ma poiché già l’ho visitato per conto mio il giorno prima (ingresso 10 PEN, andateci ne vale veramente la pena, come già ho detto nella sezione dedicata a Cusco), lo salto e mi unisco dopo al resto del gruppo. Guida e turisti sono i più allegri e simpatici che sinora siano capitati.

L’assistente di Ayni Tours aspetta con me il bus per assicurarsi che mi raccolga, e nel frattempo parliamo del più e del meno, lei è molto interessata alla crisi che sta attanagliando la UE. Mi deprimo un po’ tuttavia non appena salgo a bordo del pulman il morale si risolleva. Peccato solo per il tempo, uno splendido primo pomeriggio soleggiato a poco a poco si annuvola, e quando giungiamo a Sacsayhuaman, che è poco fuori città, sono grata a me stessa per aver pensato di portarmi dietro il piumino. Il sito è molto esteso, ma la nostra visita è veloce come un lampo.

Sacsayhuaman era principalmente un centro cerimoniale, anche se i conquistadores pensarono che fosse una fortezza per via delle imponenti mura.

I massi che le costituiscono sono giganteschi, e perfettamente combacianti uno con l’altro, tanto che neppure una lamina di coltello potrebbe infilarsi.

Proseguiamo per Tambomachay, una serie di fonti e canali d’acqua che scorrono da un terrazzamento all’altro.

Puka Pukara è una specie di fortezza da dove vedo un bel tramonto, ed infine Qenqo, che era un luogo dedicato alle mummificazioni. Camminiamo in passaggi angusti in mezzo ad alti monoliti e ci infiliamo in una grotta, il percorso è breve e non riesco a vedere nulla perché c’è buio ed una calca enorme.

Solita sosta ad un centro artigianale dove, anziché fare compere, mi intrattengo con un simpaticissimo ragazzo coreano che sta facendo il giro dell’America del sud, e che mi racconta di essere stato derubato di tutto in Bolivia, paese in cui invece io non mi sono mai sentita neanche lontanamente in pericolo..

Rientriamo a Cusco verso le 19.30. Il coreano, prima di scendere, mi regala una spilletta con la bandiera del suo paese. Vado a cena con alcune persone conosciute nell’escursione.

Domani purtroppo ho l’aereo per Lima

Cuzco

La cosa che più mi ha colpito di Cusco è la magnifica luce, l’aria tersa, il cielo azzurro, per causa dell’altitudine cui la città si trova, 3360 metri sul livello del mare.

All’arrivo il soroche non rappresenta più un problema per me, perché sono praticamente tre settimane che giro a queste altitudini, e anche peggio. Il fiatone tuttavia è una costante, con tutte quelle scale e salite, e di notte ogni tanto ancora mi manca l’ossigeno. Sensazione difficile da spiegare, a chi non l’abbia provata. Immaginatevi mentre state mangiando, con il naso chiuso per il raffreddore. Reso l’idea?

Questa è una delle sensazioni regalate dal mal di altura, una di quelle leggere, perché poi capita di peggio, mal di testa (a me) e se si è sfortunati anche nausea e vomito.

La differenza di pressione, ad alcuni particolarmente sfigati, può causare anche la rottura di alcuni capillari nel naso.

Quasi tutti gli ostelli ed alberghi anche qui come a Puno mettono a disposizione acqua calda e foglie di coca. Serve? Io l’ho provato nella salita da Arequipa a Chivay (si passa da 2000 mt a 3600, transitando per un passo a 4900 mt) dopo aver già trascorso due settimane in Bolivia, e non mi ha fatto nessun effetto, neppure di euforia. Neanche altri che arrivavano da Lima hanno sentito effetti, neppure di euforia, e sono stati malissimo.

Tutti gli altri effetti collaterali legati alla permanenza in questa città sono invece molto piacevoli.

Trascorro qui 8 giorni, dal 29/8 sera al 6/9 mattina, compresa una notte a Aguascalientes.

Partecipo ad escursioni comprate nelle agenzie della Plaza de Armas per visitare i dintorni, visito i musei, le chiese, gli edifici più importanti, e mi perdo a volte per le sue viuzze, col naso all’insù a guardare il cielo infinitamente azzurro, le soffici nuvole, i balconi di legno dello stesso colore del cielo, i muri bianchi delle case dello stesso colore delle nuvole. I colori vivaci di alcune donne vestite in modo tradizionale mi riportano di tanto in tanto lo sguardo a livello orizzontale. L’idea originale era di trascorrere molto meno tempo a Cuzco per dormire anche a Ollantaytambo e altre località della Valle Sacra. Una volta giunta in loco ritengo molto più comodo tenere Cuzco come base. La capitale dell’impero Inca è ben consapevole del proprio fascino e fa pagare a caro prezzo le sue attrattive. Segnalo comunque un paio di posticini che è possibile visitare gratuitamente. Uno è l’edificio Scotiabank, in Calle Maruri, che ha acquistato e restaurato un palazzo inca, e ne ha fatto la sua sede principale. Tuttavia sono presenti anche un museo Puca Marca, ed una esposizione fotografica di Martin Chambi, famoso fotografo cusqueno.

http://martinchambi.org/

L’altro è la Direccion Regional de Cultura Cusco, in calle Arequipa angolo Calle Maruri, dove è possibile vedere delle rovine ed alcuni reperti.

Per tutto il resto c’è il boleto turistico, 130 PEN, validità 9 giorni, 16 siti, oppure 70 PEN, validità due giorni, 8 siti. Vale la pena spendere 130 PEN? Forse alcuni dei musei non sono imperdibili, ed alcuni presentano la stessa tipologia di reperti, ma penso che, dal momento che si è arrivati sin qui, non sia il caso di fare i tirchi inutilmente, al limite si può cercare di risparmiare su altro (l’albergo). I musei comunque sono interessanti perchè espongono manufatti delle epoche pre ed incaiche, ed i cartelli danno un minimo di nozioni sui popoli che hanno abitato queste terre. Al museo del sitio di Corikancha ci sono interessanti pannelli che spiegano la differenza tra la visione religiosa e filosofica del mondo fra gli inca ed i cristiani.

Esiste anche un boleto religioso, per le chiese, tuttavia decido di pagarmi di volta in volta quelle che mi interessano, a dire il vero per i nostri standard dentro non sono nulla di eccezionale. La cosa buffa è che è assolutamente proibito fare fotografie agli interni, e non è permesso nemmeno pagando una sovratassa. Gli arredi sono molto barocchi, e la scuola cusquena di pittura è famosa. Scorgo un gatto che dorme beatamente acciambellato sull’altare della chiesa della Compagnia di Gesù (ingresso 10 PEN). Che carino! La vista che si gode dalle torri campanarie sulla Plaza de Armas è notevole (e qui faccio le foto). Ecco, questa è l’unica chiesa in cui sono entrata a Cusco dietro pagamento. L’unica chiesa invece dove sono riuscita a entrare senza pagare è stata quella accanto al Museo di Santa Catalina ma anche qui, nonostante l’assenza di cartelli, mi è stato vietato di fare fotografie. Poi mi sono intrufolata nella Cattedrale durante una funzione dando una sbirciatina.

Tutto il centro storico è meraviglioso, segnalo le cose che mi hanno colpito di più.

La salita a San Blas, le botteghe degli artisti, La Plaza de Armas, ovviamente, alcune vie che si diramano da essa, la Plazoleta Nazarena e le vie pedonali che portano alla Plaza de Armas, il Corikancha, un tempio inca (traboccante oro, all’arrivo degli spagnoli) sui cui resti è stato costruito il convento di Santo Domingo.

Mangiare a Cusco

Il mercato centrale di San Pedro offre commestibili vari, souvenirs e pasti economici, anche se l’igiene a volte lascia a desiderare, e si sentono strani odorini.

Qui un thè costa 1 PEN, una zuppa di patate e cereali di ricetta inca 2.5 PEN, un frullato di frutta fresco 3 PEN, 2 PEN una golosissima torta alla bancarella di Yoni, molto frequentata. A fianco, il mercato Cascaparo.

I ristoranti sono abbastanza costosi, tuttavia molto di giorno propongono il cosiddetto “almuerzo” a 8/9 PEN. Io ho provato Ego’s, vicino a Santa Catalina (9 PEN), frequentato solo da peruviani

Per quanto riguarda la sera è un po’ più difficile risparmiare, ad ogni modo Haylly, in calle Plateros fa il menù turistico a 12 PEN, Pachamama in Calle Maruri 15 PEN ed è meglio, poi c’è un buffet self service al Ristorante Indiano Maykana in Avenida del Sol (15 PEN)

Segnalo inoltre un locale, vicinissimo alla Plaza de Armas, dove un un thè costa solo 1.8 PEN, è il Cafè Extra, credo sia nella pittoresca Calle Espaderos.

Dormire a Cusco

E’ stato problematico trovare un posto dove dormire la prima sera a Cusco, in quanto sono arrivata verso le 20.30, ho girato un sacco, ed alla fine mi sono accontentata di una stanza all’Andean Dream Hotel, fredda e brutta, per 70 PEN dopo un po’ di contrattazione. Nell’albergo ce ne sono di migliori, infatti le recensioni in rete sono positive, forse sono stata sfortunata. Ottima la colazione, con succhi di frutta freschi. Mi sono quindi spostata, dopo aver girato un po’, all’Hotel Casona Real, veramente ad uno sputo da Plaza de Armas, con un ottimo rapporto qualità prezzo (vedere la mia recensione su tripadvisor).

Me l’hanno offerta per 80 PEN, e dopo essermi accertata di aver capito bene di che valuta stavamo parlando (temevo infatti fossero dollari), mi sono aggiudicata la splendida stanza nr. 102 per 60 PEN.

Per chi viaggia in economia, segnalo come sia difficile trovare stanze riscaldate, ed acqua calda nelle docce nelle sistemazioni più modeste.

Arrivare e partire

Ho raggiunto Cusco da Arequipa con un bus diurno della Civa, 40 PEN, un cama comodissimo. Ha la stessa qualità di Cruz del Sur, e costa molto meno. Non lo vendono le agenzie, l’ho prenotato direttamente alla stazione dei bus di Arequipa. Partita alle 8 e arrivata alle 20, dicono che ci impiega 10 ore, ce ne ha messe 12, ma in Perù è normale.

Perché ho viaggiato di giorno, sprecando di fatto un’intera giornata da dedicare a Arequipa? Perché nello spostamento precedente, da Puno a Arequipa, nei pressi di Juliaca sono rimasta ferma un’intera notte su un bus per via della strada bloccata da un camion, rovesciatosi per colpa del ghiaccio. Nessuno è venuto a sgombrare la strada, infatti. Poiché un pezzo di strada è lo stesso, ho ritenuto saggio evitare di viaggiare di notte. La mia prudenza è stata premiata, in quanto ho saputo in seguito che anche i bus notturni da Arequipa a Cusco erano stati bloccati di notte. Il volo aereo Arequipa Cusco, troppo caro, non l’ho neppure considerato

Ho dovuto invece sganciare 140 USD per il volo da Cuzco a Lima, (TACA Aviance, comprato on line) perché sinceramente non avevo voglia di sciropparmi 24 ore di bus, non per la sfacchinata in sé, quanto piuttosto per evitare perdite di tempo, ed eventuali altri blocchi per il maltempo. Se avessi prenotato il volo in anticipo sarei, forse, riuscita a spuntare 80 USD più tasse, quindi sui 115 in totale.

Avevo però paura che mi spostassero l’intercontinentale (all’andata è successo un paio di volte) e quindi non volevo rischiare di perdere i soldi.

Le varie agenzie di Cuzco reclamizzano voli a costi strabilianti, quando poi entri dentro e chiedi info per le date che interessano a te, questi prezzi lievitano paurosamente. Il check in on line lo può fare l’agenzia ufficiale che si trova in Avenida del Sol.

Taxi da terminal dei bus a Plaza de Armas 7 PEN – Taxi da Plaza de Armas a aeroporto 8 PEN

Machu Picchu

Se ancora non ci si è stati probabilmente non si può capire cosa intendo… ho avuto una sensazione analoga quando ho visitato i templi di Angkor in Cambogia, ma probabilmente a mio parere MP è migliore.

L’escursione nel suo complesso è molto costosa, ma vale ogni centesimo speso. E’ qualcosa che non può mancare nella vita di un viaggiatore.

Alcune informazioni pratiche

Mi sono auto-organizzata al 100%. A Cuzco ci sono un sacco di agenzie che reclamizzano MP a prezzi strabassi. 100 USD in auto, 130 USD il pacchetto completo con treno. In realtà non riesco a capire come si possa raggiungere MP in auto dal momento che con vi è nessuna strada, probabilmente significa che lasciano da qualche parte e poi si cammina seguendo i binari della ferrovia. 130 USD è certamente un buon affare. Secondo la mia esperienza, però, (ho comprato escursioni giornaliere a Cuzco per andare alla Valle Sacra, Moray, Maras, Sacsayhuaman, ecc ecc) in questi tour ci si precipita da un posto all’altro con pochissimi minuti per contemplare la bellezze di fronte a voi. Esempio, 10 minuti a Maras, mezz’ora al mercato di Pisac. Certamente, seguendo questo andazzo, non avrei gradito trascorrere solo 3 ore in MP!!

C’è anche da dire che a Cuzco è pieno di agenzie che reclamizzano in vetrina il volo su Lima a 40 USD, e poi quando vai dentro a chiedere preventivi dando date precise la cifra lievita a 120 USD…. Quindi chissà se si riesce davvero a comprare il pacchetto a 130 USD.. Ho comprato i biglietti del treno da Inca Rail su internet (50 + 52 dollari andata/ritorno da Ollantaytambo). http://incarail.com/

Una volta a Cuzco, bisogna cambiare il voucher con un biglietto nell’ufficio che si trova in Plaza de Armas (oppure in uno degli altri luoghi indicati sul voucher)

Il bus da Cuzco a Ollantaytambo mi è costato 45 PEN a/r. E’ un minivan per turisti, ma c’è anche un Cruz del Sur di linea (28 PEN solo andata, idem per il ritorno). Attende i passeggeri nel parcheggio vicino all’ingresso della stazione di Ollanta, dove vi sono le biglietterie di Perù Rail e Inca Rail.

Ho comprato il biglietto d’ingresso per MP sul sito web http://www.machupicchu.gob.pe/, (seguire le indicazioni del sito versione spagnola, in quello inglese dopo un pò si inceppa) e ho prenotato senza versare nulla in anticipo una notte all’Hostal Los Caminantes in Aguascalientes (40 PEN una dignitosissima camera singola). Il bus da Aguascalientes a MP costa 18,50 USD (andata e ritorno), è meglio acquistare il biglietto la sera prima di partire, specialmente se si desidera partire alle 5.30 per andare a vedere l’alba. L’addetta alla biglietteria è particolarmente pignola sull’aspetto dei dollari, credo che in pratica vorrebbe soltanto banconote nuove di pacca. Mi ha rifiutato un paio di 20 in perfette condizioni, ha smesso di intestardirsi soltanto quando mi sono chiaramente seccata e le ho detto che non avevo altro.

Ci sono lunghe code già a quell’ora, in ogni caso, contando anche l’attesa all’ingresso del sito, si riesce comunque ad arrivare in tempo.

Sul biglietto di ingresso per MP è chiaramente indicato che non è possibile introdurre cibi e bottiglie nel sito. Solo le borracce sono permesse. Tuttavia, nessuno controlla, ed ho visto nelle tasche degli zaini bottiglie di tutte le dimensioni. Io ho la mia borraccia, (1 litro, peraltro insufficiente). Basta stare attenti a non lasciare cartacce e rifiuti in giro. Io mi sono portata anche un panino e degli snack, per non rimanere digiuna (il ristorante all’ingresso fa parte di un hotel di lusso, ed i prezzi sono inaccessibili). Vi sono bagni soltanto all’ingresso, in caso di bisogno bisogna quindi tornare indietro. Io mi sono prenotata la salita alla Montaña, perché la Lonely Planet affermava che la vista da lassù è migliore che dal Wayna Picchu.

Fino a qualche tempo fa la salita era gratuita, adesso invece non più. La Montaña si trova ad una altezza decisamente superiore al Wayna Picchu (3082 mt vs. 2700 circa).

La salita è tutta a gradini, molto irregolari, è faticosa, ma nulla di particolarmente pericoloso o difficile. Ne vale assolutamente la pena.

Secondo me è opportuno trascorrere il giorno intero a Machu Picchu. D’altro canto, arrivando alle 6.45, visitando El Puente del Inca, poi la Montaña o Wayna Picchu, e poi tutta la parte centrale con calma assolutamente ci si impiega l’intera giornata! Sperando che sia soleggiata!

Nei giorni di pioggia in ogni caso non si sale al Wayna Picchu perché 1 è pericoloso, 2 non c’è nessun panorama da vedere. La salita alla Montaña invece sfuma per il solo punto 2.

In realtà pensavo di trovare molta più ressa. Certo è quasi impossibile riuscire a scattare foto senza avere altri fra i piedi, tuttavia dopo 15,30 il flusso cala drasticamente, è possibile sentire silenzio, interrotto dal canto dei grilli e delle cicale, ed è meraviglioso. Davvero, non avevo voglia di uscire.

Pensando alla lista delle 7 nuove meraviglie del mondo, avendone viste 5, sicuramente MP è meglio di Colosseo, Chichen Itza, Taj Mahal. Petra un pelino sotto, la Grande Muraglia non credo lo insidi, Cristo Redentore in sé neppure, ma certo il contesto naturale in cui è inserito è eccezionale e dovrei verificare di persona non essendoci mai stata….

Due parole su Aguascalientes, ovvero Machu Picchu Pueblo. Non avrebbe ragione di essere, turisticamente parlando, al di fuori della fiumana di visitatori che ci transita per il breve tempo necessario a scendere dal treno, prendere un bus, mangiare qualcosa e magari comprare qualche souvenir in attesa di rientrare.

Prevale quindi la logica dello “spremere come un limone” finchè si può.

Per quelli che decidono di pernottarvi vale la stesso concetto.

I prezzi sono quindi decisamente più alti della media. L’hostal Los Caminantes, 40 PEN, non molto ben recensito, l’ho scelto in ogni caso perché era molto meno caro della media degli hotel che riscuotono consensi su Tripadvisor.

La reception è tetra, e c’è odore di muffa, tuttavia le camere non sono male, spartane ma pulite. Il punto “contro” più rilevante è la posizione, davanti alle rotaie, dove gruppi di uomini non smettono di caricare/scaricare merce se non nel pieno della notte. Dovendo però alzarsi alle 5, questo non rappresenta un grosso problema. Più complesso risulta invece riuscire a chiudere occhio alle 8 se uno volesse andare a letto con le galline. Fortunatamente, c’è pieno di bar (alcuni anche molto belli) per tirare a più tardi.

E’ buona norma avvisare la reception se uno dovesse lasciare l’albergo molto presto la mattina. Nonostante io mi sia premurata di farlo, alle 5.15 mi trovo bloccata dentro nel buio più pesto, e mi tocca cercare a tentoni la stanza dove dormono i gestori.

I ristoranti sono stra-cari. Procedendo nella Avenida Pachacutec in salita i prezzi diminuiscono a poco a poco, ma è meglio verificare prima che non ci siano costi nascosti tipo la percentuale relativa al servizio (che normalmente in Perù nessuno applica, per lo meno nei ristoranti economici che ho frequentato io)

Nulla in particolare da segnalare su Inca Rail, il treno parte ed arriva puntuale, e ci mancherebbe, con quello che costa! Spazio bagagli insufficiente.

Rientro a Aguascalientes affaticata, indolenzita, impolverata, assetata, affamata, ustionata. Di sicuro non mi sono risparmiata. Felice.

Paracas e Isole Ballestas

Non chiamatele “Galapagos dei poveri”, non lo meritano assolutamente! “sorelle minori” può andare meglio.

Per chi, come me, viaggia in fai da te, alcuni consigli per raggiungerle da Lima, premettendo che è molto più comodo dormire a Paracas.

Prima il dettaglio costi:

10 PEN per taxi da Av. Larco Miraflores al terminal dei bus Soyuz

74 PEN andata e ritorno bus Vip Perùbus

20 PEN taxi da Pisco Cruz (sulla Panamericana) a Paracas

50 PEN escursione alle Isole Ballestas e visita alla penisola di Paracas

10 PEN taxi da Pisco Centro a Pisco Cruz

10 PEN taxi da terminal bus Soyuz a Miraflores Av. Larco

Totale: 174 PEN, ossia 45 Euro

Il pernotto a Paracas è semplicissimo organizzarlo per chi, ad inizio viaggio, atterra a Lima, ed è diretto verso sud, ma per me che arrivo dall’opposta direzione, dopo aver visitato Bolivia e Perù, non ci sono alternative a quanto scelto, se non saltare Lima, perdere un giorno e muovermi con tutti i bagagli appresso, cosa che non ho voglia di fare (nell’ultimo giorno di permanenza a Lima devo concentrare lo shopping di un mese sempre rimandato per non appesantire il bagaglio).

I luoghi turistici peruviani, siti naturali ed archeologici, sono facilissimi da raggiungere con escursioni guidate, molto economiche, organizzate dalle agenzie locali. Pulmini e minibus raccolgono e raggruppano turisti dai vari alberghi portandoli quasi ovunque, è sufficiente prenotare la sera prima.

Arrivata a Lima e dopo aver consultato un paio di agenzie in zona Miraflores, subito mi rendo conto che le Ballestas sono una eccezione. Nessuna gita organizzata, solo macchine private e botte da più di 250 dollari.

L’unica alternativa offerta dalle agenzie è la prenotazione della corsa delle 3.15 delle compagnie Cruz del Sur e Ormeño.

Se Cruz del Sur ed Ormeño non hanno più posti, e volete partire il giorno dopo, beh, è un casino. Ma non impossibile!!

Il primo intoppo è che io non ho una guida tipo Lonely Planet, cosa comunque non gravissima visto che ho appurato che spesso anche l’ultimissima versione che ho acquistato a capitoli pdf per altre città peruviane non riporta informazioni aggiornate.

Il secondo è che ogni compagnia di bus ha il proprio terminal, e quindi si tratta di capire a priori quali raggiungano Paracas. Il terzo è che in agenzia putroppo mi danno anche informazioni sbagliate sulle compagnie che effettivamente seguano questa tratta.

Il pomeriggio del giorno 6 settembre, l’unico che potrei dedicare alla visita della capitale, è impegnato alla ricerca di un qualcosa che riesca a trasportarmi a Paracas in tempo utile (8 di mattina) per riuscire ad aggregarmi alle lance in partenza. Le escursioni sono limitate alla prima mattinata, più tardi il vento si leva ed il mare si ingrossa, ostacolando e rendendo pericolose le uscite.

Con un taxi raggiungo dapprima Civa, ma desolata scopro che non fanno servizio diretto a Paracas. Qui mi dicono che l’unica compagnia che effettua questo trasporto è Soyuz, e la sua consociata Perùbus, quindi raggiungo il loro terminal che per fortuna non è distante. Attenzione, conviene comprare i biglietti il giorno prima.

Io non lo faccio, e seriamente rischio di restare a piedi. Non so se sia sempre così, ma quando arrivo al terminal alla 1.30 di notte c’è una piccola folla in attesa. La partita Perù – Uruguay valida per la qualificazione ai Mondiali è terminata, ed un sacco di tifosi, con bandiere, trombette, ecc stanno cercando di rientrare a casa, bivaccando ovunque. La coda agli sportelli è lunga.

Non è vero, almeno per quanto riguarda la notte, che ci siano partenze ogni 5 minuti, come affermano gli striscioni pubblicitari. Appena arriva il mio turno scopro che riuscirei a comprare un biglietto per la corsa delle 4, il che significa arrivare troppo tardi. Miracolosamente, allo sportello Perùbus saltano fuori biglietti invenduti sulla corsa delle 3.30. Perùbus ha i bus della linea vip, del tipo semi-cama, molto comodi e reclinabili, ed impiega un’ora in meno rispetto a Soyuz per arrivare a Paracas.

C’è la toilette a bordo, la televisione, e danno perfino da mangiare. Il bus parte ed arriva in orario perfetto, cosa quasi mai successa in questo viaggio. La fermata è sulla Panamericana, in prossimità della città di Pisco denominata Cruzero.

Un taxista conduce me e la mia compagna di viaggio al molo di Paracas

Il taxista si propone subito di accompagnarci alla scoperta del Parco Nazionale, insistendo anche, ma viene ignorato.

I prezzi per l’escursione sono i medesimi in tutte le agenzie. Per quello che ho modo di vedere, anche le barche sono più o meno le stesse.

Purtroppo la giornata è grigia, ma per il momento non piove. La cittadina, casette bianche col tetto piatto, molte pensioni, un lungomare animato da turisti e pellicani, sembra un po’ triste.

Nonostante l’atmosfera cupa, i colori delle scogliere che costeggiamo una volta preso il largo sono straordinariamente vividi, e variegati.

Io non ho problemi, ma per fortuna oggi il mare è calmo (mi infastidisce vedere gli altri vomitare). Giungiamo al Candelabro, una grande struttura geroglifica che ricorda le linee di Nazca.

Sopra di noi migliaia di uccelli in volo, sule, gabbiani, cormorani, pellicani di varie specie. Altrettanti a riva.

Dopo un breve tratto di mare, arriviamo alle Ballestas. Qui troviamo anche pinguini di Humboldt, e leoni marini.

Transitare sotto una la folla di pennuti in volo è molto rischioso, non c’è alcun membro della spedizione che sia riuscito ad evitare i loro ricordini, quando capita a me sono così presa ad osservare la fauna che neppure me ne accorgo.

Le barche si avvicinano molto agli scogli, ed è possibile vedere la fauna, soprattutto i leoni marini da molto vicino.

Da quale lato sedersi? In teoria imparzialmente il pilota si accosta alternativamente in modo da favorire sia destra che sinistra, ma io, seduta a sinistra ho notato che molto più spesso degli altri mi sono trovata faccia a faccia con i simpatici otaridi, non so se è la regola oppure è stato un caso…

Di rientro a Paracas (l’escursione non credo duri più di un’ora e mezza) viene lasciato circa 45 minuti di tempo per fare colazione nei vari ristoranti del lungomare che nel frattempo hanno aperto i battenti, ed intorno alle 11 si parte in pulmino (devo dire che il mio è piuttosto scassato, in ogni caso non mi ha lasciato a piedi) alla volta del Parco Nazionale di Paracas.

La nostra guida ci trascina al ritmo di “Adelante! Adelante! Rapido! Rapido” in un interessante e piccolo museo dove ci sono informazioni sugli animali che popolano la zona e la formazione geologica.

Non riesco assolutamente a fermarmi tutto il tempo che vorrei!

Dopo è la volta della Catedral, che ricorda vagamente i 12 apostoli australiani, il posto è bellissimo.

Infine alcune spiagge, fra cui la Playa Roja.

Consumiamo il pasto alle Lagunillas, ove vi sono ristoranti tipici che propongono pesce fresco.

Considerando che per rientrare a Lima ci vogliono 4 ore, ho fissato la corsa di Perùbus delle 16.30. Dato che i tour finiscono verso le 15.30, come orario mi pare perfetto.

Ritengo questa escursione assolutamente impedibile, visto anche l’ottimo rapporto qualità/prezzo.

Conclusioni

Vale la pena di andarci? Claro que sì! Non è esattamente un viaggio economico, in quanto non è possibile risparmiare più di tanto a Cuzco, Aguascalientes, e Machu Picchu dove lo straniero viene stangato senza pietà. Vedere l’alba a Machu Picchu tuttavia non ha prezzo 🙂 ed i 36 Eu del biglietto li vale tutti.. Quello che trovo un po’ scandaloso è il trenino, l’assoluta mancanza di concorrenza fra Inca Rail e Perù Rail, e di sistemi di trasporto alternativi, se non fare un giro allucinante in micro e percorrere dei km a piedi lungo una rotaia.. Non so se siano solo leggende metropolitane, eppure in rete voci imprecisate sussurrano che la strada per arrivare ad Aguascalientes c’è…

Un posto che mi ha sorpreso, di gran lunga meglio di cosa mi aspettassi, è la riserva di Paracas e le Isole Ballestas, davvero meravigliosi.

Tenuto conto delle asperità atmosferiche, a me è capitata la neve, immagino che a febbraio si tratti di frane, è comunque un paese dove è facile muoversi, collegamenti facili. Il resto del paese è relativamente economico.

Le città coloniali sono straordinarie, il patrimonio culturale è immenso, i paesaggi mi hanno un po’ deluso, soprattutto il Titicaca, molto meglio la Bolivia dal lato naturale.



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