IN PERU’ CON IL PULMINO RESPONSABILE – parte 1^

Ho iniziato a scrivere il “mio” itinerario in Perù nell’anno 2002, dopo il mio primo viaggio nel paese dove il cielo ti cammina accanto: il Perù. All’inizio, l’idea era di “regalarlo” ad una agenzia di viaggi che oramai qualche tempo mi tartassava per avere, assolutamente, il resoconto di uno dei miei (improbabili) peregrinaggi da...
Scritto da: Gabriele
in peru' con il pulmino responsabile - parte 1^
Partenza il: 12/07/2006
Ritorno il: 26/08/2006
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
Ho iniziato a scrivere il “mio” itinerario in Perù nell’anno 2002, dopo il mio primo viaggio nel paese dove il cielo ti cammina accanto: il Perù. All’inizio, l’idea era di “regalarlo” ad una agenzia di viaggi che oramai qualche tempo mi tartassava per avere, assolutamente, il resoconto di uno dei miei (improbabili) peregrinaggi da girovago negli angoli più sperduti del globo. Si pensava di vedere se fosse possibile, partendo dal racconto che avrei dovuto scrivere, organizzare gruppetti di viaggiatori giovani e forti e con l’attitudine verso esperienze un pochino fuori dall’ordinario. Poi, naufragata l’idea per problemi organizzativi, ne è nata un’altra: provare, io da solo, ad inventare un gruppo di viaggio e condurlo a calpestare il terreno Peruviano, ripercorrendo la migliore esperienza della mia vita. Come tutte le cose che mi metto in testa… con un po’ di fatica…l’ho fatto….e la mia vita è cambiata, ovviamente in meglio ?… così, nel 2004, non pago del piacere che mi aveva dato l’esplorare in solitaria questo paese, e forte delle esperienze accumulate in diversi anni insieme a tanti amici viaggiatori nonchè insieme a cittadini peruviani di forza, sensibilità ed umanità difficilmente descrivibili con la tastiera del mio “apple”, ho deciso, con alcuni ragazzi pazzi quanto me, di fondare l’Associazione Peruresponsabile.it, che oggi muove i primi passi nel campo del turismo solidale e si impegna prevalentemente nel diffondere una corretta informazione ai viaggiatori che vogliono conoscere “diversamente” questo paese e nel condurre quelli che amano girovagare in gruppo, con alcuni viaggi all’anno, su itinerari alternativi, densi di esperienze e di fascino, in totale sintonia e contatto con le migliori realtà di turismo responsabile che si trovano in Perù…almeno, questa e’ la nostra aspirazione Con questo spirito, il 2004 ed il 2005 hanno visto ancora il “nostro” ritorno in Perù e, quello che state per leggere, se vorrete, è il sunto di quasi 4 anni di lunghe avventure, rimbalzando su e giù per questo angolo di mondo…a volte da solo, altre volte accompagnato ed ancora altre volte accompagnando chi vuole fidarsi di me; e’ il riassunto di circa 30.000 km di passione e di mal di montagna, di terra e fango, risate, pianti, mattine di sole e di gelo, notti calde di pisco e di fuoco, di amazzonia, di sierra, di lago color diamante e di sole perfido, di sabbia fredda del deserto, di onde bianche e schiumose dell’oceano, di aquile, alligatori e delfini, di donne e uomini che hanno mille anni, di bambini mai nati o in attesa di nascere, di città cattive e splendide, di violenza ed amore per la storia e per la natura. E’ il riassunto del paese più bello e strano del mondo visto dai miei occhi, e da quelli delle persone che mi hanno aiutato ed ospitato. Ve lo regalo. Con tutto il cuore e l’allegria che il Perù ha regalato me… Allora: Genericamente, a meno che voi non facciate parte della schiera degli eletti, ovvero di quelli che possono permettersi un bel volo Iberia Madrid-Lima-Madrid, pianeta 1.500 Euro chiama terra, oppure non siate possessori della fantasmagorica macchina del teletrasporto del capitano Kirk, viaggiare dagli Appennini alle Ande è un gradevole massacro che oscilla fra le 18 e le 25 ore che a volte si snoda, come e’ capitato a me nel febbraio di quest’anno, passando da paesi mai sentiti nominare prima (Bonnaire – Antille Olandesi??? Bha?). Ma in fin dei conti, lo ripeto sempre, il Perù è un posto assai strano…e, quindi, perché dovrebbe essere facile, per chiunque, arrivarci? Perciò, qualora riusciste a rimanere sotto le 18 ore di viaggio, sarete stati bravi (o più semplicemente siete ricchi); se invece sarete riusciti a rimanere sulla “via di mezzo” volando per una ventina di ore, siete sulla buona strada (oppure avete una buona agenzia); se invece state sopra le 25, allora vuol dire che siete “pirla” quanto o più di me, che il primo anno ho viaggiato con Alitalia via Caracas, la più problematica opzione che voi possiate scegliere, ma spesso quella che garantisce la maggiore disponibilità di posti (a costi di circa 1.100 €) Molto meglio, per questa destinazione, volare con Continental Airlines via NY o con Delta Airlines, via Atlanta (1.000 €)…Entrambe volano prima negli Usa e poi scendono in paradiso, facendo solo un paio al massimo tre ore di scalo. Buona anche la KLM, anche per il servizio, che vola piu’ o meno con gli stessi tempi di percorrenza del’Alitalia, ma con un servizo migliore (quest’anno ho pagato in febbraio (1.080 €). Ci sono poi le low cost…ma che sono tali solo se avete la forza d’animo di prenotare il vostro volo a febbraio per agosto…e allora potete risparmiare sino a 400 € volando a circa 750 + tasse, con scalo in Spagna e poi con volo diretto a Lima (Comet e Air Madrid). Una sola cosa…attenzione ai bagagli! Con le compagnie low cost, infatti, potrete risparmiare, ma rischiate di non vedere arrivare in tempo i vostri zaini (e non è bello, ve lo assicuro!) in realtà non mi è mai capitato (tranne una volta) di veder “perdere” dei bagagli…ma ogni anno ne arrivano la metà di quelli che dovrebbero, ed il resto arriva con qualche giorno (nel 30/40 % dei casi anche 4 o 5 giorni) di ritardo Almeno, però, per onesta devo dire che poi i bagagli raggiungono sempre, con autobus o altri voli interni, il turista ovunque esso sia…basta dar l’ardello alla compagnia e chiamare ogni ora per sapere dove s trovano “las mallettas”… Alcune compagnie low cost, infatti, volano solo due volte alla settimana, e se il bagaglio non viene correttamente imbarcato per qualsiasi motivo, allora bisogna attendere il prossimo…ed il gioco e’ fatto…Il problema non sarebbe neanche grandissimo se si ha molto tempo per viaggiare… ma quando si deve concentrare l’itinerario in tre o peggio due settimane, allora l’inconveniente si fa sentire… quindi la morale è questa: in alta stagione (in bassa il problema non esiste) vale la pena prendere un volo low cost se, una volta arrivati a Lima, non si ha problema ad aspettare qualche giorno che arrivino i bagagli magari rimasti a Madrid! Diversamente, forse, il mio consiglio è quello di spendere qualche centinaio di euro in più ma volare con una compagnia un pochino “più affidabile” riguardo ai servizi di handling. In sostanza i prezzi, belli miei, non scendono quasi mai sotto le mille cucuzzette, e quindi, già soltanto per arrivare, spenderete quanto quel vostro amico truzzone che se ne va con la ragazza per tre settimane in Croazia, nella pensione della Signora Irina in una bella stanzetta con il letti di ferro arrugginiti a mangiare del buon burek!!! Comunque, amici viaggiatori, nonostante i costi di questo viaggio, anche a voler rimanere nello stile “budget”, siano sicuramente più alti di molti altri…ne rimarrete contenti, garantito. In fin dei conti, il Perù non è mica la Croazia!!! Cacchio! Questo, per quanto riguarda i costi dei voli. Ma anche se si riuscisse a volare a così basso costo…bhè, le difficoltà non sono certo tutte superate! Il viaggio è denso di prove e scoperte, fitto d’incontri e piacevoli imprevisti….ricco di fatiche, sudore e mal di pancia! ma non temete, sarà il viaggio più emozionante della vostra vita, e tutto quello che vivrete e scoprirete nel mezzo di questo cammino non sarà mai possibile ricordare e raccontare senza emozione… PARTIAMO… 1° GIORNO – LIMA 50 mt. Sul livello del Mare Dove Dormire – Dove Mangiare – City Tour, alla scoperta del centro storico e delle catacombe dei poveri nella Iglesia di S.Francisco Il primo giorno, ovviamente, arrivo a Lima! Questo, purtroppo, è un posto difficile, e che inoltre da il “peggio di se” proprio nei periodi in cui per noi viaggiatori è più facile raggiungerla, cioè in luglio, agosto e settembre, o comunque da maggio alla fine dell’estate. La capitale del Perù, a meno di non volerla conoscere a fondo – e quindi solo dopo averci speso almeno un mesetto di gira e rigira…(come ho fatto io quest’anno …anche se non per mia volontà!!!) – appare senza dubbio, al viaggiatore giornaliero, come una delle città più grigie del mondo. Tuttavia, dedicandole del tempo, essendo a volte comprensivi con Lei, si riescono a scovare dei luoghi accoglienti e simpatici, soprattutto fra le vie di Barranco, il quartiere più giovanile dove si riesce anche a ballare sino a notte fonda con le vene inondate dal tipico Pisco Sour…liquore a base di grappa leggera di uva, lime, chiara di uovo e “amargo de angostura” o cannella! Buonissimo..ma bisogna entrare prima nello spirito…e non lasciarsi abbattere dal grigio che ti assale già dai primi giorni, ore, anzi minuti in cui si arriva nella capitale degli Incas. Avrete capito che arrivare a Lima un pochino disorienta, sembra quasi di aver sbagliato paese, o di aver mal interpretato qualche lettura un po’ troppo generosa. Ma è sorprendente come la spiegazione del perché questo accade sia meravigliosa, pur nella sua semplice crudeltà. Mi ha raccontato un ragazzo di Pisac, una delle “guide familiari” che spesso usiamo durante gli itinerari realizzati da peruresponsabile.it (o nelle quali, diciamo, “inciampiamo” a causa della nostra genetica tendenza ad infilarci nelle situazioni più impossibili), dicevo…mi ha raccontato questo ragazzo che il motivo per il quale Lima ha un clima triste, uggioso e menzognero per quasi dieci mesi all’anno, è “storico”… io direi quasi epico, prima che geografico (ovviamente questa digressione prendetela per quella che è…una storiella)! Il grigio-lima è il frutto della caparbia e legittima difesa che tutti i peruviani, e gli antichi Incas, hanno messo in campo contro i satanici “conquistadores” spagnoli. Vi racconto brevemente: un giorno, Pizarro, tronfio delle sue conquiste e delle sue scorribande sanguinarie, dopo aver sciaguratamente soggiogato tutto il paese, e dopo aver seminato morte e disperazione nella sierra e nella selva (che simpaticone ‘sto spagnolo hè!?!) domandò ad un giovane Inca: “Qualé il posto migliore dove poter costruire la mia città? La capitale dei conquistatori! degli spagnoli !!!”. Il ragazzo, senza pensarci due volte, indico la piana vicino l’oceano dove adesso, da oltre 500 anni, vive tristemente la città di Lima. Una fascia desertica e, al tempo stesso, umida. Pertanto, il prode Pizarro, che in quella occasione dimostrò di non essere poi tanto arguto, dietro consiglio del furbo ragazzo Inca diede inizio alla costruzione della “sua” capitale…hi hi hi, e lo fece in un luogo dove, dal 1532 ed ancora per tutto il tempo dei tempi avvenire, regnerà sulla città la “garua”, ovvero quella sottile, strisciante ed infida nebbiolina che rapisce i colori facendoli scomparire dal mondo portandoli lontano almeno cento chilometri dalla città, via, verso la penisola di Paracas o verso Trujllo. Tutto questo, almeno da febbraio/marzo a ottobre, circa. Gli spagnoli furono quindi condannati a rimanere imprigionati in un grigiore assoluto, che toglie il respiro e nasconde i colori dell’erba, della terra, del sole e del mare; nasconde i colori del Perù che, invece, sono fra i più veri e struggenti che io abbia mai visto. In una certa maniera, per farla breve, gli europei conquistarono la terra del Perù, ma non catturarono mai il suo tesoro più grande, la cosa più bella…i suoi colori. Evviva il ragazzo inca…quindi! Rapidamente vi dico pure che Lima fu fondata all’incirca il 18 di Gennaio del 1535, dal povero Pizarro che, in quel periodo aveva già scoperto la Valle del Rimac (il fiume che attraversa Lima). Alcuni miei amici peruviani mi hanno anche detto che, probabilmente, il nome della città di Lima discende proprio dalla radice etimologica “Rimac”; in sostanza, dicono, a seguito della modifica della pronuncia del nome del fiume che rigava la valle, che appunto si chiamava “rimac”la città che vi crebbe attorno prese il nome di Lima, poiché la iniziale “L” sarebbe oggi il frutto della trasformazione fonetica della pronuncia del nome del fiume…bla bla bla…così me l’hanno detta e così io ve la dico, senza pretese di sorta. Tuttavia, un suo fascino “scientifico” la storia ce l’ha! Importante pure è il fatto che Lima, grazie all’architettura coloniale e repubblicana del suo centro storico, è stata dichiarata dall’Unesco, NELL’ANNO… 1983, con la risoluzione adottata il giorno patrimonio dell’umanità. Una riflessione…se la città unanimemente definita la “meno bella” del Perù, (e della via lattea ?), ha degli angoli e dei quartieri che hanno meritato di essere dichiarati patrimonio dell’umanità….figuratevi com’è il resto di questo paese!!! Lo scoprirete piano piano, e lo stupore che vi pervaderà strada facendo, quando scoprirete i tesori del Perù…avrà il sapore di una dolce e serena vendetta rispetto alla iniziale delusione di trovarsi di fronte, a Lima, una bella fetta di grigiore e umidità! Ma noi la taglieremo con il coltello dell’entusiasmo di un viaggio che rimarrà per sempre nelle vostre corde! Comunque, bando alle ciance; visto e considerato che, purtroppo, il carrozzone turistico peruviano è congegnato in maniera tale da far arrivare a Lima il 95% degli aerei intercontinentali tutti concentrati nella fascia che va dal pomeriggio in avanti…mettetevi l’anima in pace, perché almeno 1 o 2 notti, nell’ipotesi che non si riesca a trovare una soluzione alternativa che vi consenta una fuga rapida (ma parliamo sempre di qualche mezzo simile a quello che usava il capitano Kirk), si deve cercare di rendere il soggiorno nella capitale il più gradevole possibile, anche se questa impresa non è semplice!

Dove Dormire a Lima – Il CEPROF e alcuni piccoli Ostelli a Lima Ogni anno, durante il mio soggiorno, mi affanno nel cercare un motivo per poter poi, al mio ritorno, poter dire ai tanti viaggiatori che mi chiedono consiglio… “ma noooo, dai, in fin dei conti vale la pena fermarsi a Lima almeno qualche giorno per…(!?!)”. E lo cerco davvero, credetemi! Lo cerco fra i palazzi coloniali (pochi per la verità), fra i vecchi cafè (caratteristico il Cafè Cordano+++++++) o fra le vecchie chiese di Lima centro, nei mercatini artigianali (il “mercato indio” o quello di “polvos azules” in lima centro proprio attaccato alla via expresa che conduce al centro) che spesso offrono occasioni migliori di quelli che si incontrano durante la lunga traversata del sud. In passato, non sono mai riuscito in questa impresa di convincimento in maniera davvero convincente!!!…Almeno fino a un paio di anni fa! E infatti, un motivo serio e valido per fermarsi in questo cono d’ombra, c’é. Vale la pena fermarsi a Lima per andare a conoscere il progetto di due donne meravigliose, ed essere da loro gradevolmente ospitati per qualche notte, anche una solamente; vale la pena rimanere a Lima per incontrare Daniela e Maruja. Una Italianissima e l’altra Peruvianissima! Le mie amiche Daniela e Maruja sono semplicemente due monumenti all’umanità e gestiscono una casa famiglia in un “pueblo juven” alla periferia sud – il cosiddetto “cono sur” – di Lima: il pueblo di Lurin. Quella che io chiamo casa, in realtà, si chiama CEPROF, che significa Centro di Promozione Familiare; dentro questo sigla, apparentemente fredda, c’é un universo d’amore e passione. Daniela e Maruja aiutano e recuperano bambini e bambine in difficoltà, e lo fanno in luogo dove “difficoltà” non significa non avere la cartella abbinata all’astuccio per andare a scuola, ma significa, nella maggior parte dei casi, un vissuto di violenza e desolazione, anche in tenerissima età. E sapete qual’è la cosa che mi ha colpito di più in questo spicchio di Lima? È il fatto che varcato il cancello della, entrati nel loro bel giardino, non c’è dipinto sul volto di nessuno il segno della tristezza o del rancore verso un mondo che, invece, è stato decisamente ingrato. Qui, non c’è neanche l’odore, o l’ombra, di quella desolazione che, invece, copre come un mantello invisibile ma pesantissimo tutto quello che vive fuori dalle mura del CEPROF e che, per la mezz’oretta di macchina che è necessaria per raggiungerlo, avvolge anche l’anima di chiunque capisca l’importanza ed il senso di venire fin quaggiù. Al CEPROF regnano i gridolini e le risate dei bambini, l’odore del caffè, i libri di scuola scarabocchiati e i versi del pappagallo che saluta tutti non appena varcata la soglia. La casa ospita viaggiatori e turisti responsabili, in maniera eccellente e comodissima, all’interno di camere pulite ricavate in un edificio spazioso disposto su due piani, (la casa del turista la chiamo io). Le stanze hanno tutte il bagno e l’acqua calda. Alcune, per la verità, hanno un bagno in comune, ma la soluzione che è stata adottata per preservare la “privacy” che a ognuno piace in “certi momenti” è davvero originale: il bagno comune (ripeto solo nelle camere che non ne hanno di privato) si trova collocato fra due stanze ed ha due porte che si aprono su di esse; così, quando si entra in bagno dalla propria camera, basta chiudere dall’interno quella dell’altra abitazione… et voilà, la vostra pipì non sopporterà brusche ed estranee interruzioni!!! Essere ospiti qui è possibile ad un costo inferiore a quello di un buon ostello di Lima, ovvero circa 18 dollari a persona compresa la colazione, e i pasti; ma questo posto offre ben di più di un ostello o di un albergo. Anzi, offre di più anche rispetto al migliore degli alberghi! Al CEPROF, infatti, ognuno è nella propria casa, insieme a due amiche ospitali, (che fra l’altro cucinano come angeli) ed a viaggiatori che diventeranno amici (o anche di più!) dopo qualche minuto. Al CEPROF è normale, magari dopo una chiacchierata, trovarsi ad avere la voglia di aiutare in cucina a pelare patate o a fare il caffé. Funziona così, è un posto “vero” che rende tutti un pochino più veri. Le stanze sono singole, doppie, triple e quadruple e perfino per sei o sette persone. Insomma, che voi siate viaggiatori indipendenti o facciate parte di un gruppo, Daniela e Maruja vi ospiteranno nel migliore dei modi. Arrivare non è semplicissimo, ma il centro dispone di un servizio di ricezione all’aeroporto che costa solo qualche dollaretto. In sostanza, basta chiederlo e una macchina, o un pullmino a seconda delle esigenze, vi verrà a prendere all’aeroporto e vi porterà fino alla Tablada de Lurin. Inoltre, con Nolberto, il fido choffer della casa, sarà possibile effettuare delle interessantissime visite al pueblo, in sicurezza e comodità, l’originalissimo cimitero di +++++++, dove tutti i turisti rimangono a bocca aperta per il modo assolutamente intimo e umano con il quale la gente comune saluta i propri cari oramai non più presenti. Il CEPROF si trova a Sud di Lima e, quindi, se avete intenzione, come ce l’hanno in molti, di proseguire per Pisco e le Islas Ballestas, sarete già sulla buona rotta. Basta attraversare 5 minuti di partite a pallone per le strade polverose delle vie del pueblo, e ci si trova già sulla Panamericana sud, che vi condurrà, dritti dritti, verso le vostre foche e verso i vostri pinguini della penisola di Paracs. Inoltre, come già detto, questa sistemazione si trova vicinissimo al sito archeologico di PACHACAMAC. Questo è un grande complesso cerimoniale che al momento della conquista era il più grande del paese. Oggi non è ben conservato ed na parte è chiusa al turismo. Risale, pare, al Secolo IV. Questo sito lo potrete visitare sempre partendo dal Ceprof, sempre insieme a Nolberto, che sarà felicissimo di accompagnarvi, ad un prezzo assolutamente inferiore a qualsiasi guida turistica. Credetemi, se siete viaggiatori, e non vacanzieri, questa è una delle poche soluzioni che mi sento di consigliarvi senza riserve…e con il sorriso nel cuore. Ricordate, pernottando qui appoggerete il lavoro di chi si impegna ogni giorno nella lotta contro la mortificazione degli uomini, dei bambini, delle donne e di tutti noi…potrete sostenere il progetto dalla casa della cultura, dove i responsabili del Ceprof offrono sostegno scolastico ed alimentare ai bambini del quartiere, dando loro una “opportunità” che diversamente non avrebbero. In fin dei conti, poi, visto che mi sto sbattendo così tanto per voi, dovete pure starmi a sentire, cavolo!!! Un’altra buona scelta, ma dal profumo diverso, è sicuramente l’HOSTAL PORTA. Il Porta si trova in calle Porta, a 5 quadras (15 min a piedi) dalla piazza del Municipio di Miraflores, ed ha un ambiente informale, allegro e sicuramente prepara al Perù meglio di qualsiasi altro albergone a 4 stelle che i mercanti del turismo sono soliti propinare ai viaggiatori che scendono a Lima. E’ un posto sicuro, le stanze sono accoglienti e pulite, è disposto su più piani che si sviluppano attorno ad una zona centrale aperta sulla quale danno le finestre luminose. Molte stanze hanno l’arredamento diverso dalle altre e lo stile è prevalentemente spagnoleggiante e coloniale. Parquet rustico (madera lo chiamano da queste parti) per terra, mura bianche e mobili antichi con specchiere affascinanti; e poi acqua calda, tv a colori via cavo, telefono e bagno privato. Il Prezzo è di circa 30 usd (colazione compresa) per camera doppia. La colazione è inclusa, ma se si vuole si può anche non prenderla e, ovviamente, non pagarla. Considerando che si è a Lima li vale tutti. La mia scelta, fatta eccezione per il CEPROF, ricadrebbe anche su quest’ultimo. Inoltre, il Porta si trova a 10 minuti a piedi dal nuovissimo malecon di Lima, dove ‘ stato costruito da qualche anno il centro Larco Mar, un grande complesso commerciale dove poter fare qualche spesa, mangiare un gelato ammirando l’oceano, guardare un fiilm, o la sera andare in discoteca…per chi ama queste cose! Poi c’è l’HOTEL DE VILLE, (il “mio” hotel, scendo sempre li per l’amicizia che mi lega allo staff e il clima di amicizia, e se andate a nome mio avrete quasi certamente uno sconto e un trattamento un pochino più attento ?)) che si trova in Jr Chiclayo 533 (quando davanti ad un indirizzo trovate scritto “jr”, questo significa “Jiron”, che vuol dire qualche cosa tipo strada o via, ed è l’equivalente di Calle, su per giù. In realtà una fra Jiron, Calle, ed Avenida una differenza c’è, ma credo che non ve ne freghi nulla di starla a sentire e a me adesso non va di spiegarla) Qui c’é una conduzione semplice e tranquilla. L’hotel ha una sistemazione su tre piani con pochissime stanze, 10 o 12, fra doppie, triple e quadruple a richiesta. Si pagano 23 USD per dormire da soli, 30 in due e 39 in tre. Siamo a Lima, quindi animo e portafoglio. La colazione però è compresa. Se siete bravi riuscite pure ad usare internet……“aggratis”. A me non hanno mai chiesto soldi per controllare la posta. E fra l’altro mi sembra una cosa sensata visto che in genere, in qualsiasi internet cafè si paga un Sol all’ora….a questo punto è meglio dare il servizio gratis!!! Se poi avete il vostro portatile, chiedete una habitacion con punto de red..ed avrete la vostra adsl in camera! Comodo no? Al consto di 2 o 3 dollari per tutto il giorno! La configurazione è automatica, e se avrete problemi walter o Cathy vi aiuteranno con piacere. Se invece siete dediti al sollazzo, (vergognatevi) una scelta comoda, ma costosa, è sicuramente il POSADA DE L’INCA, hotel dall’atmosfera internazionale ma che non vale i 100 usd x camera doppia che ho pagato. Il posto è tranquillo, l’hotel è situato in un palazzone di nove piani con camere molto grandi e riscaldate (il che in agosto in Perù fa sempre comodo!). Il Posada si trova nel quartiere di Miraflores, a 50 Km dall’aeroporto, nella zona migliore di Lima; scendendo in quest’albergo si hanno davvero pochi problemi per quanto riguarda il da farsi. Si trova vicino ad una buona zona commerciale con mercatini di artesanias e centri commerciali. In più c’è una gran zona di locali e ristoranti, carissimi rispetto alla media del Perù, ma se si rimane al centro purtroppo si paga dazio. Ultimo…ma non ultimo (solo perché io non vi ho mai pernottato ma l’ho comunque visitato per poterne parlare con un po’ di cognizione di causa) è l’Hostal el Patio, in Alcanfores, al centro di Miraflores, proprio vicino alla piazza centrale ed alla via Larco, che taglia sino al mare. Il luogo è davvero caratteristico, ma è un po’ p iù caro rispetto alla media…e non facile ottenere degli sconti. Decidete voi. La mia classfica è questa: Ceprof, De Ville, Porta, e infine El Patio. Tuttavia, ricordate che è possibile pernottare al Ceprof la prima notte o le prime due, per poi ritornare al centro di Lima, oppure pernottare la prima notte a Lima, e poi iniziare il giro verso sud dopo aver pernottato al Ceprof. Nolberto vi aiuterà, se siete viaggiatori solitari, a raggiungere il Terminal dei bus che vanno verso Pisco e Paracas. Se poi salirete sul nostro pulmino peruresponsabile.it …allora la vsita al Ceprof è”d’obbligo” e vivrete questo Hogar in maniera particolare e coinvolgente…potete vedere qualche foto delle nostre incursioni pacifiche su wwww.peruresponsabile.it . MUSEI e CHIESE a Lima. Il Museo de Oro, Il Museo De la Nacion, Il Museo Antropologico, La Iglesia di S.Francisco e le sue misteriose Catacombe. I Palazzi Storici. Se si è arrivati in città di mattina, dopo un breve riposo, si può andare a visitare il MUSEO DE ORO DEL PERU Y ARMAS DEL MUNDO (Alonso de Molina 1100, Moterrico, aperto dalle 11.35 am alle 5 pm…se ci andate prima che apre trovate uno spigolo bello acuminato e iniziate a dare belle testate allo stesso perché tutto intorno non c’è proprio un bellissimo niente) Alcune parole su questa singolare esposizione. Da circa tre anni in Perù si discute se per oltre venti anni, il Signor Miguel Mujica Gallo, proprietario dell’esposizione privata, abbia preso per il culo, o meno, almeno la metà di tutti i turisti che sono scesi a Lima, visto che per molti anni il Museo privato di proprietà della sua famiglia è stato uno dei più visitati del Perù. In sostanza, alla fine del 2002 è iniziato un processo in cui il museo era accusato di aver esposto per anni riproduzioni e patacconi, ben fatti ma comunque patacconi! Dopo circa due anni, e quindi quest’anno, la “singolare” giustizia Perùviana ha deciso che è impossibile decidere se i pezzi sono veri o falsi (!). Resta il fatto che il Museo è sempre pieno e che io, pure quest’anno, ci sono stato e fa davvero il suo porco effetto anche se il suo patrimonio (oggetti d’oro, di metallo, utensili di tutti i giorni ed abbigliamento di tutte le civiltà preincaiche ed incaiche) è sistemato orrendamente!!! Il Museo dell’Oro possiede infatti la maggior ed importante collezione privata di oggetti (piú di 15,000) e gioielli d’arte precolombiana. Prevalgono gli oggetti d’oro, argento e pietre preziose, riuniti durante molti anni dal suo proprietario. Soprattutto, è utile per capire e vedere che in Perù, non sono esistiti solamente gli Incas, ma che la storia di questo paese è costellata di esperienze e civiltà che hanno un significato profondo ed interessante almeno quanto quella degli Incas (anzi, per me molto superiore). Attualmente,forse ci saranno dai prossimi mesi, non ci sono guide che parlano Italiano, ma con circa 6 usd si riesce a prenderne una che si sforza di parlare un castillanno comprensibile per tutti. Il giro dura un ora e comprende anche la visita al padiglione del Museo de Armas, la più grande raccolta privata di armi di tutto il Perù, e di tutto il mondo, anch’essa di proprietà del cacciatore folle. Vale la pena prendere la guida, al contrario, si vede solo un grande, sbrilluccicante e disorientante ammasso di oggetti. Ascoltatemi, spendete sti sei dollari in più e godetevi un bel giro guidato. L’ingresso per i due musei è di 8 usd e, a mio parere li vale; il posto è affascinante, si trova dentro la villa privata della famiglia proprietaria della collezione. Quest’anno è stata aperta anche un’altra ala della casa (il museo è in una bellissima villa con giardino) dove sono esposti i trofei di caccia del Padrone…questa, invece, fa un effetto porco, visto che a meno di non essere maniaci sparauccelli non c’è davvero niente di bello, solo teste di, quasi, tutte le specie terrestri e qualche bizarro oggetto ricavato dalle parti più disparate degli animali. Ecco, forse se siete curiosi di vedere come si fa a ricavare uno sgabello da una zampa di elefante o una sedia da una testa di un cervo, troverete gradevole una esposizione che io; invece, ho trovato di un Kitch al limite dell’imbarazzo. Tuttavia, al Museo de Oro Ci si arriva in tassì con meno di 4 dollari, si trova, infatti, un po’ fuori dal centro. Una dritta…appena usciti dal museo de Oro, fate una capatina da Don Mamino…una panetteria che sta a 5 minuti a piedi dall’ingresso della villa museo, e precisamente in via (avenida) Los Conquistadores 790 – S.Isidro (che è il quartiere dove vi trovate se siete andati al museo. C’è davvero da divertirsi in questa “panettepasticcepizzerialimentari”…e poi se è ora di pranzo!!! È una catena, in realtà, credo ce ne siano altre, almeno due, a Lima, e questa è frequentata da personale delle ambasciate che stanno tutte attorno al museo, nel quartiere. Altro museo da vedere è il MUSEO DE ARTE ITALIANO (da non confondere con il vicino Museo de Arte, paseo colon 125, da giovedì a martedi), che si trova al Paseo de La Repubblica 250, anch’esso abbastanza interessante ma non come i primi due. Da non perdere assolutamente, invece, è il MUSEO DE LA NACION che si trova Javier Prado Este 2466. Qui, apprezzerete senza spendere molto, circa 2€, una delle maggiori esposizioni dei repeti di quasi tutte le civiltà che hanno abitato il Perù. E’ una visita che prepara bene alla comprensione di quanto si vedrà nei giorni a seguire. Se poi siete un pochino macabri e amanti della storia come me, allora non perdete il Museo de La Inquisicion, in Jiron Junin 548, ad ingresso libero. Almeno a me non hanno chiesto danaro! Poi ste cose non si capiscono mai fino in fondo. Le visite sono guidate ed in Spagnolo…suerte! Meraviglioso nella sua completezza è il semplice Museo Antropologico, che si trova in ——-, e dall’esterno non appare tanto inteeressante quanto invece è nel suo interno…fidatevi, andate, non rimarrete delusi, e capirete meglio tutto quello che vedrete durante il vostro viaggio… Mi hanno colpito molto anche i racconti di viaggiatori che hanno visitato il MUSEO DE LA CULTURA PERÙANA, piccolino ma interessante, raccoglie esempi di artigianato popolare e quotidiano. Si trova a Lima Centro, in Av. Ugarte 630. Una visita sicuramente alternativa, come piacciono a me! Vale la pena, poi, di visitare almeno due chiese di Lima Centro. Ve lo dico, perché si trovano proprio vicino alla Plaza de Armas e possono facilmente incluse in una sorta di City Tour fai da te, che sicuramente non sarebbe molto diverso da quello che vi farebbe fare una qualsiasi agenzia limena. Si tratta della IGLESIA DI S.FRANCISCO E DELLA IGLESIA DI. S.DOMINGO La prima, ovviamente costruita dai francescani, attorno agli inizi del XVII secolo e poi distrutta da qualche terremoto qual e là, si trova proprio dietro, qualche minuto a piedi, alla Plaza de Armas, precisamente all’angolo fra Lampa e Ancash (3^ quadra), ed è interessante soprattutto per le sue impressionanti catacombe dove riposano, magri magri, oltre settantamila poveri, in tutti i sensi, scheletri fra uomini, donne e bambini. Si tratta di cunicoli bui, freddi ed umidi (che novità! sono cunicoli!) e come se non bastasse pieni pieni di ossa, teschi, e scheletri di decine di migliaia di persone del popolo di Lima, sepolte in questo luogo da centinaia di anni. In alcuni pozzi, si possono osservare anche delle strane disposizioni quasi ornamentali fatte con le ossa…è un pochino macabro, ma sicuramente paricolare e un oretta ce la potete spendere. C’è anche uan biblioteca che viene definita la più ricca e preziosa di tutto il sud america in quanto a libri antichi……non sono un esperto, ma probabilmente, mandando in giro ‘sta storia, qualcuno ha esagerato! Poi c’è la Iglesia di S.Domingo, ( che si trova in Camanà, 170) meno interessante della prima, ma è bello il suo patio, il suo giardino e i colori delle belle volte dei corridoi. Fu edificata dal Dominicano Vincente Valverde, su un pezzo di terra che gli venne regalato da quel simpaticone di Pizarro (almeno faceva qualche regalo a qualcuno). Invece, mi ha stupito positivamente la Cattedrale di Lima, che si trova ovviamente in Plaza de Armas. Nonstante sia stata recentemente distrutta da un fortissimo terremoto, e quindi si presenta interamente ricostruita, ha davvero degli aspetti assolutamente particolari. Avvicinatevi, per esempio, ad una delle enormi colonne centrali…bussateci sopra con le nocche…toc toc!….scoprirete con grande stupore che sono di legno….esatto! sono proprio di legno….la trovata è dovuta ai terremoti, purtroppo frequenti in questa zona. In questa maniera, infatti, le forze sismiche causerebbero meno danni e con molta probabilità, vista la loro leggerezza e vista l’elasticità di questo tipo di costruzioni, non crollerebbero. La cosa sicuramente più interessante, all’interno della Catedral, è la tomba del conquistatore Francisco Pizarro…si può vedere la cassa che contiene il suo corpo…e la cassetta che contiene la sua testa!…che infatti venne trovata staccata dal corpo. Insomma, non è che ve la devo raccontare io la Cattedrale, andatevela a vedere e rimarrete piacevolmente sorpresi…sempre che la troviate aperta, visto che siamo in Perù, non lo dimenticate! Si paga una sciocchezza per entrare e poi si lascia una mancia ad uno degli studenti universtari che, con passione e piglio ammirabile, elargiscono accurate ed esaustive spiegazioni. Le Casonas di Lima Come vi dicevo prima, vi sono alcuni gioiellini architettonici sparsi disordinatamente dentro il cuore di Lima, costruzioni che potrebbero essere paragonate, nel contesto della desolazione limena, a fiori di campo ostinati e caparbi sopravvissuti ad un incendio culturale e sociale. Vale la pena visitarne alcune. Rapidamente ve le indico per non sentirmi dire poi che sono un anti-lima…allora: C’è il Palacio de Osambleo, del 1807, che si trova in Conde de Superunda 261, e che era di un riccastro commerciante, tale Martin de Osamblea, ed è una bella rappresentazione dello stile neoclassico…(almeno così dicono le guide spagnole!!!)…poi c’è la Casa Museo Miguel Grau, Huncavelica 172, che fu abitata, guarda un po’, da tale Miguel Grau, eroe della guerra del Pacifico (contro il Cile…non si stanno simpatici ‘sti due popoli qua..) e che ora è un museo dedicato all’eroe nazionale. Seguendo c’è la Casa de Allaga in Jr. De La Union 224, che era l’abitazione del Conquistador Jeronimo de Allaga, che come tanti palazzi della conquista fu costruita sopra il cosiddetto “adoratorio de la curaca Taulichusco” (il Taulichusco era la autorità principale del valle del Rímac, quindi ricorre la deprecabile usanza dei simpatici conquistadores di voler annientare, anche fisicamente, le radici culturali del popolo peruano)…La casa è davvero bellissima, e merita, se avete qualche giorno, un tentativo di visita. Dico tentativo perché non è sempre aperta, ci sono degli orari e la necessità delle prenotazioni…ma camminare da soli fra i corridoi e le scalone di legno che cigolano e gracchiano quasi infastidite da piedi sconosciuti ed inattesi…è una bella esperienza. Poi ancora c’è il Palacio de Torre Agle, del secolo XVI, che vanta i migliori balconi di tutta la città e si trova in Ucayali alla 3^ quadra, e infine posso segnalarvi la Casa de Pilatos, in Ancash 290, che una delle più antiche della città, ed ha delle belle colonne di pietra ed una grande scalera monumentale di fronte alla porta. Il Caffè Italiano Mentre siete da quelle parti, andate a prendervi un caffè al CAFFE’ CORDANO che dicono sia il più antico caffè Italiano a Lima….mah! Si trova proprio dietro al palazzo del governo (che è in Plaza de Armas), di fronte alla stazione de Los Desamparados, una vecchia struttura (rinnovata e bella da fotografare) delle ferrovie peruane che adesso ospita mostre interessanti di vario tipo. Ad ogni modo, posso assicurare che il locale è davvero interessante, di un decadente affascinante e vividamente sudamericano, di una bellezza lenta e rilassata, sottotono, fatto di legno scuro e specchi grandi, con una interessantissima macchina Italiana per il caffe che, ovviamente, non funziona! Ci si può pure fare il pranzo qui, esperienza che, non avendolo io provato, posso solo sperare che sia migliore del Caffè Pasado che mi sono cibbato durante la mia visita. Tuttavia, uno sguardo alle cucine, quest’anno, mi ha reso moderatamente perplesso!!!. Però è un posto carino, andateci e magari portatevi un libricino da leggere. Se siete arrivati al Cordano, proseguite con il Palazzo del Governo alle spalle ed arriverete alla Iglesia de S.Francisco…giallona che non vi sfugge e con migliaia di colombi e piccioni arrampicati sui campanili. Inoltre, ricordatevi che alle 12.00, davanti al palazzo del Governo si assiste ad uno degli spettacoli più insoliti di Lima…il simil-cambio della guardia della gendarmeria del presidente…tutta da vadere…non ce n’è uno che vada a tempo con la musica della fanfara…e tutto si risolve negli sguardi sbigottiti dei turisti fermi a guardare!!! La passeggiata al Cerro S. Cristobal Se volete gettare un occhiata a Lima dall’alto, fatevi accompagnare da un tassista sulla collina il CERRO di S.CRISTOBAL. Qui, in cima al “cerro”, la terra è trafitta da una grandissima croce bianca che troneggia sacra ed impastabile da molti (ma non moltissimi) anni…e che si vede da tutta Lima. La salita sino in cima è davvero interessante e passa attraverso un quartiere arrampicato ed avvinghiato con pervicacia alle pareti della montagna resistendo a delle pendenze imbarazzanti. In cima, se il cielo è sufficientemente terso (in pratica quasi mai) si può vedere la infinita distesa di case della città che si allontanano fino a settanta chilometri di distanza, in ogni direzione, a perdita d’occhio. E’ impressionante. Lima è davvero sconfinata, una sorta di grigio perpetuo. Andateci, magari, al tramonto, quando si accendono le luci…ma se c’è foschia, evitate di andare, oltre a non vedere niente rischiate di frullare giù per la strada, che non è bello. Inoltre, quest’anno, ho fatto una bella cosetta…attendendo la salita sull’autobus (turistico) che porta gli avventori dal retro del Palacio del governo sino alla sommità del monte (5 soles) ho acquistato, per me e per la mia compagna, un sacchetto di anticuchos y papas (spiedini di cuore e carne di manzo con qualche grassa patatona) cotti alla piastra in una piccolissima tavola calda proprio di fronte alla fermata del minibus…poi, giunti in cima…seduti sui muretti del mirador..ce li siamo trangugiati…carino, un po’ freddino ma carino…è un buono modo di iniziare…fatta eccezione per le spezie e le cipolle che si digeriscono dopo qualche settimana…e per le patacche di grasso che mi sono fatto sui jeans… ?. MANGIARE A LIMA E questo è il secondo motivo per il quale vale la pena di spendere una mezza giornata in questa città; ed il posto assolutamente da non perdere per mangiare a Lima, è il ristorante “LA TRATTORIA” ( si trova in: Manuel Bonilla 106 – Miraflores – Lima 18) del simpaticissimo Ugo Plevisani e della sua splendida moglie Sandra. Vedete, io non sono uno di quelli che in qualsiasi parte del mondo si aggira mendicante alla ricerca del “ristorante italiano” perché altrimenti va in crisi d’astinenza da spaghetto al dente, anzi; di solito fuggo dai ristoranti italiani all’estero…nella maggior parte dei casi, infatti, alla porta trovi uno che si chiama Heinz o Akmed o Carlos, proprietario dello sciagurato locale, e che aveva un nonno che durante la prima guerra mondiale vide il confine italiano da un treno o da una mongolfiera sgonfia e che poi, sul treno o sulla mongolfiera, ha detto a qualche donna sventurata (poi rimasta incinta) di essere italiano e…come spesso accade, se l’è portata a letto! allora questo comincia e ti dice di provare i suoi “spagetti carbonari” o “lasagni melinzani” che sono propi bbuoni… tristezza! La Trattoria di Ugo Plevisani, invece, è la dimostrazione del fatto che anche a tredicimila km da casa, in Perù, si può mangiare una cucina italiana impeccabile e sognante senza spendere l’equivalente della somma necessaria per la costruzione della basilica di S.Pietro! Soprattutto “La Trattoria” dimostra che in un settore dove spesso regnano i pataccari esiste, invece, un vero ristorante italiano, gestito da un trasteverino simpatico che c’ha ancora l’accento romano e che va pure in cucina a controllare se la pasta è al dente o meno…sennò: cazziatone al cuoco!!!…forse non ci crederete ma, dopo due pranzi fatti insieme ad alcuni amici, abbiamo ufficialmente decretato che il ristorante dove abbiamo mangiato la migliore carbonara, la migliore amatriciana, i migliori spaghetti cacio e pepe e dei tagliolini ai funghi che dimostrano in maniera inconfutabile l’esistenza di Dio, si trova (purtroppo, visto che non è proprio a cinque minuti da casa) a Lima; ed è “La Trattoria” di Ugo Plevisani. Il motivo è semplice, il padrone di questo posto sa evidentemente fare il suo mestiere. C’è stata, in giro, gente che ha saputo fare, e sa fare, il suo mestiere; ad esempio, Curchill sapeva fare lo statista, Chaplin sapeva fare l’attore, Berlusconi è un ottimo clown… e Ugo Plevisani sa fare divinamente il ristoratore!!! Il risultato è un locale gradevolmente ed elegantemente informale, che profuma di buono, dove vedersi servita, appena seduti, una focaccia bianca sfornata un minuto prima con su del buon olio d’oliva vero è un piacere per gli occhi e per lo stomaco. Insomma, con 10/12 dollari vi alzate dal tavolo moderatamente soddisfatti da un buon primo contorno e caffè (vero, Illy!) e con 20/25 dollari sarete commossi di piacere cercherete il padrone del ristorante per stringergli la mano. Se poi proverete i dolci della moglie Sandra, allora aspetterete che il padrone del ristorante esca per provare a rubargliela, la moglie. Detto questo, spero che la prossima volta, con tutta questa sviolinata, un bel pranzo me lo sono meritato aggratis!!! Un grazie a Ugo che ha tirato su il morale della mia improbabile truppa di viaggio. Ah, un ultima cosa, la pasta la fanno loro, a mano. Non è uno scherzo. Provare per credere! Nell’anno domini 2005 abbiamo anche scoperto altri due buoni ristoranti dove mangiare pesce e ottimi cibi peruviani e internazionali. Il primo, si chiama “Puntarenas”, e si trova in……. Dove abbiamo mangiato dell’ottimo cheviche e delle conchas negras (grandi conchiglione a volte servite con parmigiano fuso al forno…). È un pochino sperso per le vie di lima…ma vale la pena…prezzi modici…adesso l’angolo dei consigli per chi ha un po’ di danaro in più: chi vuole coccolarsi con una cucina raffinata ed un ambiente rilassante provi la “Brujas de Cachiche” ristorante di livello dove si possono spendere anceh più di 30 dollari a persona per mangiare però della autentica cucina Inca (si trova in Miraflores nella piazzetta in ++++++++++) o il mitico “Pescados Capitales” (intrigante gioco di parole!)…uno dei ristoranti più in voga dal punto di vista culinario ma non altezzoso ne esclusivo…nonostante sia unanimemente riconosciuto come il miglior luogo dove mangiare il buon pesce dell’oceano pacifico. Prenotate. E preparatevi sempre un foglio da 50 dollari in tasca…non lo spenderete tutto…ma sarete davvero soddisfatti della vostra scelta. Garantito. A Lima, comunque, ci sono ristoranti di livello internazionale a buon prezzo. Si mangia del pesce ottimo, dovete assolutamente provare il famoso cheviche mixto o comunque un qualsiasi tipo di ceviche (de langostinos, de conchas negras, un tipo di conchiglie che si trovano fatte anceh alla parmigiana, quelle del Puntarenas le ho provate e sono modiali)….si tratta sempre di pesce freschissimo, crudo e macerato nel lime, quel fortissimo limoncino giallo verde che dovrete imparare ad apprezzare in Perù, perché insieme al famigerato “culantro” (il nostro coriandolo) lo infilano dappertutto!!! Il ceviche è splendido. Se poi vi piacciono le salsitas e non amate troppo la cipolla…chiedete “tiradito” invece di cheviche…e sarete ugualmente in ottime mani! Se poi siete degli stoici dell’esperimento ed il vostro stomaco vi sorregge nelle scoribande…e vi trovate a Lima il sabato o il venerdì…verso le sei e mezza o le sette del pomeriggio, fatevi portare alla feria della comida regional che si tiene in Barranco. Tutti la conoscono. Potrete provare specialità del sud e del nord, in modo semplice economico….e soprattutto all’aperto, che è bello! In mezzo ad una zona pedonale dove vi sono anche bancarelle e perline a volontà! Dai, vi dico pure qualche cosa sulla cucina regionale Limena…allora, diciamo che dovreste provare almeno uno di questi piatti: gli anticuchos: dei meravigliosi spiedini di (brochetas) tradizionalmente fatti di pezzi di cuore e carne di manzo che poi, spesso, si trovano misti a pezzi di patate alla brace o pezzi di “choclo” cioè del buonissimo mais peruviano, lesso. Poi c’è ovviamente il ceviche, di cui vi parlavo prima, piatto prelibato di pesce semicotto nel lime e condito con pezzi di mais, o camoti (eccezionale…mi sta venendo la bavetta e sto periodo sto pure a dieta…mannaggia!) Poi a me piace da pazzi il “lomo saltado”, che è una sorta di straccetti di carne di manzo saltati con cipolla e pomodoro (pesantissimissimo…ma chissenefreghissima!). Il Carapulcra (che nome strano) fatto di patate secche e carne…e poi l’Aji de Gallina, che è un pollo alla salsa cremosa fatto con carne di gallina, latte, aji, che è un peperoncino piccante (issimo) e noci…oddio…svengo! Come dolce provate assolutamente la Mazamorra Morada, i Picarones, e i Suspiri a la Limena. Il primo è un budino di mais nero, fatto con la cannella, il clavo, zucchero e poi mischiato a altre robe strane, i picarones sono invece una specie di ciambellone di farina di camote (un tubero) fritte e coperte di miele di cachaca (sto sbavando…aiuto)…e i suspiri che sono dei dolcetti fatti di latte, uova, zucchero e porto. Oddio, non ce la faccio più…voglio ripartire! Ci sono poi le varie torte di frutta (di tutti i tipi si trovano alla feria di barranco di cui dicevo prima)…mango, maracuja, pina…un orgasmo del palato…ve lo garantisco! Infine…se volete, magari la prima mattina a Lima, provare qualche cosa di buono (e grasso), fatevi portare da un tassista da “Manolo” una sorta di bar caffetteria che si trova in Avenida Larco, dove mangerete i famosi Churros inzuppati nella cioccolata…roba d’altri tempi! Trattasi di pastella fritta zuccherata e poi “pucciata” o “da pucciare” in cioccolata (non la nostra! Quella sud americana!!!) in tazza…aaaarrrrgggghhhhh! Dio fulmini chi ha inventato le calorie! 2° giorno LIMA-PISCO L’oceano, le Islas Ballestas, la penisola di Paracas…in Perù ci sono foche e pinguini!!!! Altitudine: 0 mt slm Percorrenza – 235 KM di strada asfaltata – circa 3 ore con i mezzi pubblici. Compagnie di trasporto consigliate: “Ormeno” terminal in Lima in Javier Prado “Cruz del Sur”, terminal in Lima in Javier Prado. Vi giuro che se si venuti in Perù con l’idea di trovare sole, mare, natura montagna e civiltà antiche, dopo una giornata, figuriamoci due, a Lima viene o il cagotto (scusate la licenza poetica) oppure l’angoscia e, quindi, si rende necessario cercar di fuggire a tutti i costi. Siamo alle solite, Spok e Kirk non hanno diffuso il brevetto del teletrasporto e, quindi (sempre che voi non stiate viaggiando con me, che invece scorazzo su e giù per la mezza luna peruviana con un bel pulmino verde speranza, mi levo gli scarponi, mi sbrago, mangio e bevo a volontà e poi vomito per il mal di montagna, mi addormento e mi fermo e riparto quando mi pare, e con me lo fanno tutti i miei amici viaggiatori……che bastardo che sono, he!?) il mezzo migliore, e più comodo, per darsela a gambe è un bel bus della compagnia Ormeno o della Cruz de Sur (le più grandi ed organizzate del Perù, anche se ne stanno nascendo altre molto buone, come ad esempio la “Movil”…ottima per il nord…ancora non so per il Sud); a meno di non voler finire insieme a qualche lama o alpaca a pascolare giù per un dirupo, cercate di non sceglierne altre, o almeno informatevi bene prima sul tipo di compagnia alla quale state per affidare la vostra vita, il problema degli incidenti stradali in Perù non va assolutamente sottovalutato! La Ormeno parte da Lima con direzione Pisco alle 7.30 am, poi le corse sono ogni due ore circa e, in un ora e mezza (forse due ed a volte tre … se siete sfigati quattro, ( tanto ma in Perù le categorie spazio temporali sono assolutamente prive di significato e rilevanza!) vi porta a Pisco per ******* soles ovvero meno di tre euro…forse! Pisco è un “grazioso” (secondo l’ottica peruviana) paesino a 230 Km da Lima, si affaccia sull’oceano Atlantico e vive di turismo e pesca. Era un antico porto di cui c’è traccia, nei testi storico archoelogici, già nel XVII° secolo. La cittadina non offre molto ma è la base per le escursioni alle ISOLE BALLESTAS ed alla penisola di PARACAS. La zona è felicemente surreale! chi viene in Perù, molto spesso, non è informato su tutte le sue bellezze, visto che la comunicazione turistica di massa (ovviamente sbagliando) veicola verso l’esterno il messaggio del Perù limitandolo a Machu Picchu che, dico io, sarà sicuramente bella, ma che è anche, dal mio modesto ma approfondito e “sufficientemente” faticato punto di vista, un ostacolo allo sviluppo serio – e soprattutto sensato e razionale – di tutto il patrimonio turistico del Perù che, credetemi, è davvero sconfinato e ben più interessante della cittadella sacra (ovviamente con rispetto parlando). Si tratta solo di uscire dalla massa e di volerlo scoprire, responsabilmente, come spero voi vogliate fare tutti voi che mi state leggendo. E state a sentire uno che lo ha fatto e che cerca di farlo sempre….difficilmente si rimane delusi! Tornando a Pisco…la maggior parte della gente non si aspetta di trovare a questa latitudine pinguini, cormorani ed albatri a migliaia, uccelli di tutte le specie, foche, leoni marini che nuotano attorno alla barca e che fanno un frastuono incredibile non a torto, le Ballestas sono chiamate e conosciute come le Galapagos del Perù…io non sono stato alle Galapagos, ma se ci vado (e prima o poi gli tocca) poi vi dirò la differenza! L’escursione per questa meraviglia parte dal porto di Paracas; un piccolo embarcadero dove, se si è fortunati, al ritorno dall’escursione si possono osservare le operazioni di sbarco dei pescatori che tornano a terra con le loro improbabili e numerose catture (e chi se lo immaginava che nel mare vivessero specie di pesci tanto strane e soprattutto tanto buone) sullo stesso pontile dal quale si è partiti. Io ci ho fatto delle bellissime foto, anche perchè i peruviani sono estremamente socievoli e fotogenici. Comunque, l’escursione dura circa due ore in tutto, e in relazione alle condizioni del tempo può essere movimentata e bagnata, nel senso che le lance sulle quali si viaggia non sono coperte, vanno veloci e il mare (l’oceano! Mica lo scalo di Milano Marittima) non è proprio un laghetto di montagna con le anatre che fanno qua qua. Comunque, a parte un po’ di nausea e qualche colazione già digerita finita in mare a far da cibo ai pesci, (io non l’ho fatta colazione e vi consiglio vivamente di fare lo stesso) non ci sono particolari problemi. Durante il tragitto ci si ferma, rimanendo sempre sulla barca, ad ammirare la famosa “candelabra”, ovvero un geoglifico (si dice proprio così, non sono io che mi sono rincoglionito, significa “disegno sulla terra”) realizzato non si sa quando, perché e da chi….però è bello! In realtà sembra che servisse come segnale di riconoscimento per i pescatori o marinai che arrivavano da lontano, o almeno questa è la spiegazione ricorrente in tutte le visite guidate che mi sono trovato ad avere la fortuna di fare. Poi ci sono gli “ipotologi” o gli “improbabologi” che, nello spirito del “dagli giù al turista fralloccone con i pantaloni corti e i calzettoni di spugna”, dicono che il candelabro sia stato disegnato …dai marziani, o dai mostri con tre teste…o ancora dagli immancabili abitanti di Atlantide (quelli non mancano mai!).….di fronte a tali dimostrazioni di deficienza turistica ci rimane solo da dire……. Mah! Comunque, questo è un piccolo esempio di quanto il Perù sia da scoprire; Ci sono così tanti siti ancora misteriosi. Ma quello che mi fa incavolare è che, spesso, la gente del luogo (ovviamente solo quella poco seria) dinnanzi all’evidente e meravigliosa “incertezza” della storia, invece di fare la cosa più sensata (e cioè dirti che non ne sanno un cacchio di ‘sta roba e che proprio per questo il Perù in molti suoi aspetti è bellissimo …) deve per forza prendere in giro il prossimo e propinare una balla qualsiasi come se noi fossimo tutti american-deficient pronti a berci qualsiasi cosa, scattando due foto con la bocca semiaperta ed esclamando…WOW…O MAI GOD DE ALIENS DID THE PERÙ TUUUUU!!!! Che ci tocca sopportare. Pure qui. I Bushemidi stanno pure qui!!! Dopo 5 minuti si riparte e si arriva alle prime isole dove si osservano dapprima le colonie di uccelli (migliaia vi giuro, forse decine di migliaia) le formazioni rocciose sul mare che virano splendidamente ed inaspettatamente dal colore rosso ruggine al grigio antracite, e poi, quasi improvvisamente, si passa ad osservare le foche, i leoni ed i pinguini. Poi si arriva alle cosiddette isole del guano (ovvero le isole della cacca di uccello!!!) che, fino a non molti anni fa, erano una vera e propria miniera d’oro (o di cacca, dipende dai punti di vista!). Il guano, infatti, veniva raccolto ed esportato in oriente, dove i giapponesi, o altri popoli egualmente inclini alla “probabologia”, lo usavano per fare un sacco di cose (mi pare che la principale fosse qualcosa tipo il combustibile per le lampade a gas, ma non è escluso che, sotto forma di cacca miracolosa, il guano in questione sia stato venduto a qualche decina di migliaia di polli speranzosi di ringalluzzire, ed inturgidire, con ansia delle mogli galline, qualcosa rimasto da molti anni oramai vittima delle ineluttabili regole della forza di gravità!). Comunque, è interessante vedere lo stabilimento dove avveniva questa infelice raccolta e, soprattutto, è curioso e tragicomicamente triste l’omino (l’unico che abita sull’isola) che vive facendo come professione il guardiano del faro… e della cacca!!! Esce ogni volta che vede una barca, saluta e torna dentro …. E’ proprio uno “sporco” lavoro ma qualcuno deve pur farlo…..Ha Ha Ha Ha…scusate, mi è scappata! Non si scende mai dalla barca perchè tutta la zona è riserva nazionale, ma tanto, oltre agli animali marini, che comunque sono bellissimi, non c’è niente da vedere sopra l’isola o sopra le isole, a parte la solita cacca. Al ritorno, a terra, si schivano centinaia di venditori ambulanti che cercano di venderti l’impossibile e di più e, poi, si può ritornare a Pisco, oppure, se non si è troppo stanchi, ci si può dirigere verso le spiagge del parco della penisola di Paracas, dove si possono fare delle passeggiate di ore sulla costa battuta impetuosamente dall’oceano. Si cammina sulla spiaggia sotto dei costoni di roccia sedimentata e striata dalle mille tonalità dei colori della terra che, poi, si scoprirà in seguito, sono proprio i colori del Perù. Sembra la spiaggia del pianeta delle scimmie, ci sono delle ottime foto sul nostro sito www.peruresponsabile.it, scattate durante uno dei viaggi del nostro pulmino…in cui ci siamo ferati un pomeriggio inter a caminare sulla spiaggia senza l’assillo della solita guida che ci richiama per partire…se avessimo avuto un pallone sarebbe scattata una partita di pallone mitica, da immortalare senza dubbio alcuno, e che sarebbe rimasta negli annali di ogni amco che era con noi, nello scorso meraviglioso agosto. Ovviamente, ci si può dedicare a raccogliere i fantasmagorici frutti dell’oceano, quelli che l’impetuoso dio celeste lascia aritmicamente sulla spiaggia incontaminata…conschiglie di dimensioni inusitate, gusci di granchio che se fossero pieni di “granchio vivo” metterebbero in fuga un portuale di 100 Kg…e poi foto, foto, foto e foto …non pensavo, ma poi l’ho imparato con piacere, che il Perù fosse così bello anche sul mare! E questo non è ancora niente…perché se sarete tanto fortunati da effettuare il tragitto Nazca-Arequipa di giorno, e non di notte come la maggior parte dei turisti poco accorti, o di chi ha poco tempo, allora vedrete, nel tratto di panamericana sur che serpeggia strisciando accanto all’oceano fra Chala e Camanà, dei paesaggi di tale ampiezza, bellezza e forza, che vi stupirete del perché nessuno sappia o parli di queste zone. Qui, semplicemente, la forza della natura si traduce in immagini talmente vivide e vicine ai vostri occhi che viene voglia solo di fermarsi, mettersi seduti sulla sabbia o su un costone di roccia, e aspettare di diventare parte dell’immenso, eterno e potente quadro che madre natura sta dipingendo da migliaia di anni. Tutto qui…ma non mi sembra poco! L’ escursione costa non più di 12/15 dollari (quadro escluso) e i prezzi sono gli stessi con tutte le agenzie visto che, tutte ma proprio tutte e quindi non fatevi fregare, hanno fatto un consorzio (sono circa otto) e si sono accordate sui prezzi e sui servizi che, quindi, sono proprio gli stessi. Il tutto si può fare in giornata, cioè partendo per le escursioni da Pisco non appena arrivati da Lima – prima di mezzo giorno – (questo va bene per chi ha poco tempo) oppure spezzando le due escursioni in due giorni, passando la serata a Pisco dove si può cenare nei localini tipici e pensare bene di sbronzarsi di Pisco Sour, il liquore delizioso di cui dicevo un prima, tipico della zona (e del Perù’) a base di una grappa leggera di uva, lime, cannella (o amargo di angostura) e zucchero. Se si sceglie questa soluzione si può visitare nel pomeriggio la cittadina di CHINCHA, a 30 km da Pisco, dove si arriva con divertenti piccoli bus collettivi di 14/15 posti e si sta tutti pigiati vicini vicini, e che costano davvero poco – in media 50 cent di Euro o 1 Euro se vi va male. Sulla strada per ci sono dei siti archeologici che comunque, almeno per noi profani, non sono molto affascinanti. Tuttavia la cittadina è interessante in quanto esiste una comunità afro-peruana (è vero… non ridete) che la sera offre in alcuni locali canti e balli davvero strani ma interessantissimi. Ci sono dei ristoranti e se si vuole vi si può passare la serata. HOTEL a Pisco La scelta migliore è indubbiamente la POSADA HISPANA, a 3 minuti a piedi dal terminal bus Ormeno di Pisco. Il pernottamento con prima colazione costa attorno ai 15 usd a cui si devono aggiungere 2 usd se si vuole fare colazione. Quest’anno due ragazzi che viaggiavano con questo itinerario mi hanno detto che, visto che negli anni scorsi, nelle altre versioni di questo racconto, avevo indicato il costo di 8/10 dollari (quello vecchio), loro, al momento dell’arrivo hanno fatto vedere le pagine tirate giù da internet e, sventolando i miei portentosi scritti, hanno insistito per ottenere quel prezzo che, poi, ma molto poi, gli è stato accordato!!! Sono forte è! Alcuni viaggiatori mi hanno detto che da quest’anno i prezzi sono cambiati (io non mi sono fermato nel 2005 alla Posada quindi nulla so, ma credo appunto che si tratti di almeno 15 USD)…ma voi andate lo stesso e provate a contrattare, in Perù funziona così. L’ambiente è veramente bellino, tutto in legno, compreso l’arredamento delle camere che sono piccoline ma calde ed hanno il bagno privato, tutto è estremamente pulito, con la sala per la colazione piena di stoffe colorate che finalmente ti fanno sentire e provare quello per cui sei partito, un terrazzino dove si può fare colazione, un lavatoio per i panni, servizio di lavanderia, internet e servizio taxi. La Posada è in stile coloniale e spicca fra le costruzioni circostanti perché è di un bellissimo ed azzeccatissimo colore giallo ocra. Tutto è molto curato ed il rapporto qualità/prezzo e, secondo me (anche dopo l’aumento) terribilmente sproporzionato a favore della qualità. Insomma è stata, per quanto riguarda gli alberghi, una delle prime e belle sorprese che mi hanno accolto in uno dei miei primi viaggi nel mitico Perù. Poi c’è l’alternativo, in tutti i sensi, HOSTAL PISCO. Due dollari a notte. Ambiente hippie, camere povere senza o con bagno privato, ma comunque con acqua calda, ed un grazioso localino interno dove si passano serate tranquille. Decisamente più in e da fighetti è l’Hotel PARACAS, direttamente sull’embarcadero da dove partono le escursioni per le isole. Ambiente internazionale e prezzi pure, circa 50 usd a notte per le camere che sono quasi tutte indipendenti, con un piccolo giardinetto e sdraio private per prendere il sole (quando c’e’). Una scelta che non consiglio, a meno di non avere un budget sostanzioso, per non far salire il prezzo del viaggio già dai primi giorni. 3° giorno PISCO – ICA I primi paesaggi desertici della costa peruviana – il sandsurf – Altitudine – 0 mt slm Percorrenza – 80 Km – ½ o due ore circa con i mezzi pubblici Si parte di mattina per ICA (se venite con me vi porto al “Catador”, vicino ad Ica (Km 269 panamericana Sur) a bere il Pisco appena fatto, a vedere come si fa, e poi comperiamo la marmellata di banane e di fragole fatte in casa, oddio che buona… aspettate che vado a prenderla di la in cucina….mhhhhhhh!!! (rumore di passi famelici verso la mia bella cucina…) Ok, auesso aniamo auanti, cacchio….le briciole sul computer….nooo!!!) con il solito bus della Ormeno che parte presto presto per poi ripartire ogni 2 ore circa. Ica dista da Pisco circa 80 Km (mi sembra, ma da diversi anni mi sono reso conto che in Perù le distanze, ed i modi variabili in cui le stesse si coprono, gettano l’ignaro viaggiatore in una inquietante confusione spazio-temporale) e ci si impiega più di un ora. A Ica è giusto visitare il Museo regionale, circa 3 euro più il costo della guida parlante spagnolo. Qui si impara a conoscere quelle che sono le culture della costa peruviana – PARACAS, ICA, NAZCA… Infatti, belli miei, in questa zona le città prendono il nome delle culture che le hanno abitate; qui si ammirano alcune ricostruzioni di villaggi in miniatura e molte ed interessantissime mummie. Insomma, come dicevo prima, si comincia ad assaporare l’atmosfera peruviana come tutti la immaginano. Il museo è piccolo ma è il più importante della regione. C’è pure una piccola ricostruzione in scala delle linee di Nazca che si incontreranno nei giorni seguenti. Interessantissima da fare in zona è la visita all’azienda vinicola del TACAMA, (mi sa che mi state scoprendo, he!?!?!) un ottimo vino rosso, bianco e rosè, – che si può pure assaggiare, yhum!!! – prodotto in una azienda del tipo fazendas. La prima volta che l’ho visitata, all’arrivo, ovviamente non annunciato da buon viaggiatore fai da te, ci hanno accolto dei gentili uomini armati di mitra dietro un portone (tipo fortino cow boy circondato dagli indiani!!!). La visita, non ho capito bene il perché, è gratuita, e ovviamente io non ho insistito per pagare; si paga solo il tassì per arrivare perchè l’ambaradam si trova un pochino fuori. Noi abbiamo pagato circa 45 soles, ovvero 12 euro in due, ma noi abbiamo pagato troppissimoo perchè il tassista era simpatico e poi ci ha fatto pure un po’ da guida….e chi se ne frega! Per arrivare si attraversano delle vere e proprie favelas che, tuttavia, hanno il loro fascino. La sera si può mangiare un po’ fuori Ica ad un ristorante molto bello che si chiama Il Ficus o qualcosa di simile, lo conoscono tutti. E’ molto caratteristico e divertente. HOTEL a Ica A Ica si può scegliere una soluzione scomoda ma molto suggestiva. In sostanza si tratta di dormire in uno “sgarruppatissimo” Hostal (il SAN ISIDRO) in mezzo al deserto vicino ad una oasi che si chiama HUACACHINA. L’oasi è frequentata da hippies fuori tempo e fuori moda che, tutte le sere, fanno un mercatino per i turisti attorno al laghetto dell’oasi, sulle rive della quale ci sono anche localini molto tranquilli e rilassanti dove si può passare una piacevole serata alla luce dorata e soffusa delle candele che bruciano sui tavoli, dentro a vecchie bottiglie di birra ricoperte da secoli di cera. E’ un posto fuori dal mondo ed ha l’aria molto decadente. L’impressione che ho avuto io arrivandoci è stata quella dell’avamposto turistico un tempo rigoglioso e poi abbandonato, con delle bellissime strutture alberghiere lasciate andare in rovina (magari gli incas navigavano nell’oro, mai peruvianos moderni no di certo!!!) e poi parzialmente recuperate. Il SAN ISIDRO, almeno quando l’ho visitato io, era veramente estremo nelle sue condizioni: le stanze essenzialissime ma pulite (a volte) hanno il loro fascino! Ci sono ampi spazi con giardinetti e una zona comune per la colazione. Costa(va) 2/3 dollari (ce la fate si? non sarà troppo?) a notte ed è frequentatissimo da giovani di tutto il mondo. Accanto al SAN ISIDRO c’e’ il MOSSONE, elegante, internazionale e sfigato, con un ristorante sul laghetto, riscaldato con camere accoglienti che costano una botta tipo circa 50 USD per notte. I due alberghi sono l’uno di fronte all’altro, ed è curioso vedere che le clientele dei due alberghi convivono allo stesso tempo così vicine ma così diverse; infatti, se si sceglie di passare la serata nella piccola oasi, si finisce per incontrarsi tutti quanti a bere vino o birra a lume di candela o sotto le luci fioche dei lampioni sulle panchine di pietra attorno alla laguna. Questa è un’altra delle mille contraddizioni del Perù, che mi piace chiamare un paese dalla bellezza interrotta o, se si vuole, imperfetta. Alcuni amici mi hanno detto di essersi trovati bene alla MAISON SUISSE, sempre sulla lagunetta, ma io non ci sono stato nemmeno a vedere come possa essere. La mattina, se ci si alza di buona ora, circa le 7.00, si può fare una faticosissima passeggiata sulle dune del deserto alte fino a 100 mt, e buttarsi giù con dei SURF da sabbia affittati per pochi dollari direttamente negli hotel o nei bar di Huacachina. E’ divertente ma un po’ pericoloso, qualcuno ci ha lasciato le penne e poi, alla fine, ti ritrovi la sabbia nei posti più impensati, dove non sapevi neanche di avere spazi da riempire! Fatto tutto ciò, se non vi siete rotti uno degli arti necessari alla corretta mobilità, si può affittare una dune baggy e correre come dei forsennati sulle altissime dune del deserto. Se anche così non vi siete procurati ferite significative, si riparte per le famose (prometto di non essere troppo cattivo) linee di Nazca. 4° giorno – ICA-NAZCA Volo sulle linee !??! e partenza per AREQUIPA “La Ciudad Blanca”… Altitudine: 10 mt slm Percorrenza: 140 KM di strada asfaltata – due ore e mezzo con i mezzi pubblici Nazca è una delle destinazioni più frequentate dai turisti, ma, a mio modesto, anzi modestissimo, umile e umiliato parere (non è vero che è un parere modesto…io penso proprio che per come sono gestite sarebbe una buona cosa non portarci i turisti), al di la dell’interesse archeologico ed antropologico assolutamente indiscutibile, sono un po’ da criticare (Ok, sto mentendo, non è che sono un po’ da criticare, bisognerebbe proprio cancellarle con la gomma, una grande, morbida e vittoriosa gomma di quelle verdi con la striscia bianca in mezzo, quella delle elementari, ve le ricordate? quelle che servivano per cancellare le penne Replay). Anche quest’anno le linee mi hanno deluso. Lo so, mi sembra quasi di aver detto una bestemmia ma questa è la mia idea, che ci devo fare! Non mi va di fare l’ipocrita e dire che sono belle, non lo sono. Anzi, per come vengono gestite a mio parere sono uno dei più grandi bluff del Perù. I servizi turistici che vengono offerti in loco non sono all’altezza dei prezzi praticati e la cosa che più mi fa imbestialire è che a nessuno gliene frega niente, perché tanto “tutti ci vengono comunque”, e poi, pagare fino a 60 usd per un volo di 30 minuti dopo che si è mangiato e dormito a poco più di 4/5 dollari è quasi un trauma!!! Insomma, è uno di quei posti dove il business del turismo mostra il suo peggior aspetto. La solfa è quella del “o questo o niente, tanto ci sono migliaia di persone dopo di te che sono disposte ad essere turlupinate…”. Comunque, se volete farvi fregare pure voi, è consigliabile arrivare in mattinata, per poter volare prima dell’ora di pranzo quando si alza vento e non si può più e, quindi, si partirà da ICA molto presto, non più tardi delle 8.00. Si viaggia per quasi due ore in mezzo ad un deserto meraviglioso dove si cominciano a vedere le prime “montagnette”. Si può viaggiare con dei piccoli minibus da 15/20 posti, scomodi ma divertenti, e soprattutto molto economici. Io ho pagato per l’intero tragitto di oltre 100 KM 3 euro (quest’anno ho dormito, invece, tanto guidava Leo, che è bravo… sempre il nostro bellissimo pullmino verde). Si arriva a NAZCA e si cerca subito un volo. Si vola, si fanno delle orrende foto, visto che da un po’ di tempo a questa parte il ministero dell’archeologia o roba simile ha impedito agli aerei di passare troppo bassi per non emanare vibrazioni sui geoglifici. Risultato, le linee si vedono piccole piccole e male, e poi si atterra ringraziando iddio di essere riusciti (chi ce l’ha fatta…ma non c’è mai un volo in cui tutti ce la fanno) a non aver vomitato. Per cercare di far vedere tutti i piloti fanno manovre assurde come se si trattasse della battaglia di Pearl Arbour, solo che al posto degli Zero Giapponesi qui si devono schivare gli altri aeroplanetti carichi di altri poveri pseudoturisti che si aggrappano ai finestrini ed alla vana speranza di non rigettare tutto il Lomo Saltado, che hanno mangiato la sera prima, sulla testa del tipo che hanno davanti. E’ divertente fermarsi sulla pista a vedere i volti ed ad ascoltare i commenti dei sopravvissuti: si impara come si dice “grazie a Dio” in quasi tutte le lingue del mondo!!! L’escursione ai laboratori delle mine de oro – l’Artigiano “Tobi”…il Mago della ceramica Sempre a Nazca, interessantissima è invece la visita ai laboratori dei minatori di oro, dove si possono vedere all’opera dei veri cercatori d’oro che estraggono il metallo prezioso dalle rocce scavate a molti di metri di altitudine e che poi, sempre loro, poverini, si sono portati sulle spalle fino a Nazca. E’ veramente bello, e poi i laboratori si visitano quasi da soli e senza turisti; si fa un’offerta per la visita e si possono acquistare dei piccoli oggetti di artigianato fatti con le pietre del luogo che costano veramente poco. Poi ci si sposta subito da un altro artigiano del posto che si chiama “Tobi”, un nomignolo, e da suo fratello Pepe. Questi due simpatici personaggi realizzano delle riproduzioni di ceramiche Nazca stupefacenti. Lui è simpaticissimo, sembra Sancho Panza, quello di Zorro. Se volete, Sancho Panza fa all’impronta uno spettacolino pseudo artigianale, mostrandovi tutto il procedimento di manifattura e sfoderando le ciotole con i colori naturali necessari per pitturare i vasetti ricavati dalle rocce del deserto. Meraviglioso!!! davvero…magari adesso Tobi è più uno showman piuttosto che un artigiano, ma il risultato della visita è davvero gradevole!!! Pensate che io ho visto come fanno a fissare i colori dei vasi: lo fanno con il grasso della pelle della faccia. Davvero, non vi sto prendendo in giro….sentite che schifo: prima lo pitturano (il vaso), poi con una pietra arrotondata si strofinano la guancia immediatamente sotto la narice, o nel punto in cui la narice incontra la guancia, per trasferire il grasso (madonna che schifo) dalla pelle sulla pietra e, poi, con la pietra ingrassata lucidano il vaso che, in effetti, diventa brillante!!! Anche qui si lascia una offerta e poi si possono acquistare degli oggettini, basta non pensare di avere fra le mani il grasso del naso ciccione di Sancho Panza. La oficina di Tobi si trova in Pasaje torrico n° 240. C’è anche da visitare anche il cimitero di Chauchilla, il cimitero delle mummie Nazca. Il sito è molto interessante e vi si possono osservare uomini e donne nella loro posizione originale di sepoltura, ovvero rannicchiate in posizione fetale (che i molti sbagliano nella definizione e chiamano fecale! hi hi!). Queste tre escursioni in più aggiungono mediamente circa 10 usd al costo del volo. Si può scegliere di pernottare a Nazca, cosa che io non consiglio, oppure aspettare che arrivino le dieci e mezza di sera in uno dei graziosi locali sulla piazza centrale dove si può bere un Pisco sour fantastico ed ascoltare dei gruppetti locali che suonano la musica andina e, alla fine, belli storditi, si può partire con il bus Ormeno delle 23.00 per arrivare, alle otto di mattina, ad AREQUIPA, la “Ciudad Blanca”, sicuramente una delle più belle e vere città del Perù. Anche se molto stancante io, ai viaggiatori budget, consiglio questa soluzione, cioè viaggiare di notte, per vari motivi. Innanzitutto perchè si risparmia un giorno viaggiando al modico prezzo di 7 massimo 10/11 euro, e poi perchè dopo aver speso quasi 70/75 dollari nella giornata precedente, risparmiare altri 10 o 20 dollari di albergo non è male! Ovviamente, poi, ma io ve lo dico così per dire, se venite con me, oltre a riposarvi di più, si può fare tutto il tragitto fra Nazca ed Arequipa (circa 10 ore di passione) sempre col nostro bellissimo pullmino che è sempre verde, sempre speranza, fermarsi a fare le foto all’oceano, fare gli spruzzi, passeggiare su spiagge lunghe quasi 100.000 km, poi ci si potrebbe fermare a Yauca a mangiare almeno 100 olive a testa, a Palpa a prendere gli aranci più dolci che io abbia mai mangiato, poi potreste scattare delle foto meravigliose tanto sono belli i paesaggi in cui nessun mezzo pubblico vi farebbe fermare, poi potremmo vedere Puerto Inka e i suoi pescatori e infine, prima di andare a dormire a Camanà, all’Hotel Turistas carino, pulito e comodo, potremmo andare a mangiare pesce a scatafascio al Rinconcito Trujllano (Jr. Pizarro 304)…… ma a voi sicuramente tutto questo non interessa! siete donne e uomini duri, voi, e preferite di gran lunga dormire di notte sull’autobus, morire di freddo, vomitare pure gli occhi e arrivare ad Arequipa in stato semicomatoso, affamati, puzzolenti e pure brutti. Quindi….potete anche non venire con me! 5° giorno ICA – AREQUIPA Arrivo alla ciudad blanca – siamo davvero sulle Ande – La Mummia Juanita. Altitudine: 2350 slm Percorrenza 573 km di strada asfaltata – circa 8 ore con i mezzi pubblici. Arequipa è bellissima, totalmente, o quasi, coloniale, con molta vita peruviana ed internazionale è una tappa obbligata del Sud del Perù. Fu fondata all’incirca nel 1540, ed è circondata da tre vulcani, il Misti (una moNtagnetta di 5.822 mt, che a vederlo da lontano sembra un cono rivoltato) poi c’è il Chachcani (collinetta di 6.075 mt) e infine il nanetto dei tre, il Pichu pichu. Negli ultimi secoli ha subito le carezze di cinque terremoti devastanti…ma sta ancora in piedi, per fortuna…purtroppo nel 2001, l’ultimo di questi “terremotos” ha devastato la Cattedrale che adesso, pur bellissima, si presenta ristrutturata. Io ho visto l’inaugurazione, nel ferragosto del 2002. Molti dicono che si chiami la città bianca perchè la sua architettura coloniale è molto spesso di questo colore e, dunque, sembra un delicato velo candido steso sui declivi delle Ande. In realtà, una spiegazione che, con tutta onestà, mi sembra più credibile dice che venne chiamata così perché, all’epoca del dopo conquista, vi si insediarono gli spagnoli con la loro pelle chiara e, quindi, da allora nacque in buon numero una popolazione meticcia con la pelle molto più slavata rispetto a quella indio, ovvero quella degli autoctoni. Tale spiegazione sembra avvalorata dal fatto che in lingua Qechua “Ary quipay” significasse “si, potete rimanere”, e sembra che questa fosse la frase pronunciata da un Capo Inca verso degli uomini di pelle bianca, spagnoli, che chiesero a lui il permesso di rimanere e che, poi, li si insediarono e proliferarono. Da li la palla di carne ed “il mischio”. Le guide della zona usano questa storia, che non so se è vera, per ripetere all’infinito quanto sia radicato nella popolazione di Arequipa il senso dell’ospitalità, che quindi bisogna andare ad Arequipa e starci parecchio tempo bla bla bla…Ora, io capisco che lo fanno per motivi diciamo “commerciali”, però la storia è suggestiva e poi ad Arequipa si stà davvero bene, la gente è allegra e cordiale e non manca niente. Secondo me è, da una parte, lo specchio del Perù attuale, dall’altro, è una sorta di porta del tempo verso luoghi meravigliosi come Chivay, Coporaque ed il mitico Colca Canion, una delle valli più belle che io abbia mai visto (anche perché ancora non sono riuscito a vedere il Canon de Cothauasi…porca miseria!, ma conto di farlo al più presto). Quando ci entri, nella zona del canon intendo, ti viene da pensare: “ma chi me lo fa fare a vivere nel mio paese, dove sono costretto ad arrovellarmi il cervello tutto il giorno per rispettare, ed onorare, gli standards occidentali nel lavoro, nelle relazioni e nella vita in generale, quando invece c’è un posto come questo dove la cosa più importante è stare in silenzio per ascoltare il rumore delle ali dei condores che ti passano sulla capoccetta?” Insomma è una esperienza da provare. Comunque ad Arequipa si può fare di tutto e di più. Per me la migliore opzione è questa: HOTEL La scelta più consueta, se si viaggia in solitaria o in due, ed anche quella che fanno nella maggior parte i turisti che arrivano dal Nord, è la CASA DE MI ABUELA (letteralmente significa “la casa di mia nonna”). E’ un Hotel tre stelle (parlo sempre di “stelle peruviane”) dall’atmosfera eclettico-alternativa, con giardino, piscina, camere da 2/3/4/5/6 letti e graziose camere a soppalco e con finestra sul giardino fiorito, televisione bagno e telefono. Ha un piacevolissimo bar con pianoforte, tavolo da Ping Pong e giochi da tavola, una libreria dove si possono scambiare libri con gli altri viaggiatori (poi il difficile è leggere in svedese o norvegese visto che: A) gli italiani non leggono molto e quindi non hanno spesso libri da lasciare! B) pure se ce lo avessero un libro non lo lascerebbero! ed una splendida vista sul Vulcano MISTI, simbolo di Arequipa, alto 6.000 mt con la neve perenne in cima. Il costo è di 22/25 dollari per notte in alta e di 18/20 in bassa, ma se ci si ferma di più di una notte lo sconto è sicuro e per i gruppi lo è ancor di più. Inoltre, la Casa de mi abuela ha una ottima agenzia di viaggio interna (Agenzia Jardin) che ha dei buoni prezzi per l’escursione al Colca Canion e possiede pure uno splendido Cottage sulle montagne del Colca, dove si pernotta se si acquista l’escursione relativa (io comunque ci sono stato due volte e la seconda ci sono andato da solo). Il cottage si chiama Casa de Mamayacchi e quando ci sono arrivato non potevo credere ai miei occhi per il prezzo che avevo pagato, forse perchè l’hanno costruito proprio nell’anno in cui io arrivai la prima volta e lo stavano ancora pubblicizzando. Insomma l’escursione al Colca costava in tutto 42 usd, durava due giorni ed una notte e comprende: Il viaggio in pulmann privato, l’ingresso al sito naturalistico dove si osservano los Condores che “pasano” – uno spettacolo incredibile come dicevo prima – una notte al Mamayacchi, che dopo vi descrivo, una prima colazione e la guida in spagnolo o inglese, se si considera che il viaggio dura 5 ore e si sale a 5000 mt con un pulmann 4×4……il prezzo non è male! Ora, quest’anno sono andato da solo con il bel pullmino verde, e quindi non so quanto sia il costo del pacchetto che vi ho appena descritto, e al Mamayacchi non me lo hanno saputo (o voluto) dire, ma i prezzi credo siano un pochino aumentati…ho visto che la doppia da sola sta oggi a 32 dollari…quindi, secondo me adesso ci vuole qualche cosa in più di 42 bigliettoni verdi. E già. Poi c’è l’hotel degli amici della Famiglia Guevara (bel nome, no?) l’Hotel Elena de Santa Maria…un po’ fuori, ma ottimo per gli ampi spazi, se si viaggi in gruppi maggiori di sei persone, non si rischia quasi mai di non trovare posto, e nonostante l’hotel sia nuovo, non è impersonale come spesso capita con le neo-costruzioni qui in Perù. La gestione è familiare ed accogliente…io ve lo consiglio. Ancora, in Calle Melgar, la deliziosa Casa Del Melgar, una vecchia casona dai colori avvolgenti e gradevolmente disordinata…ma solo nella sistemazione nelle stanze, che sembrano poggiate senza il solito ordine alberghiero, fra un giardino, un grande corpo centrale ricco di anfratti, nicchie, saloni e saloncini, gradinate, balconi e patii. Anche qui il costo si aggira attorno ai 18/20 dollari a notte a persona…ma la vicinanza a Plaza de Armas e l’attenzione nell’arredamento autentico e affascinante delle camere, vale almeno il doppio… In Città – MONASTERO DI S.CATALINA – MUSEO ANDINO Dopo essere arrivati di mattina, si dovrebbe concedersi qualche ora di riposo in Hotel e poi, verso le 10/11 del mattino, visita al monastero di S. Catalina (la nostra S. Caterina) che è un posto incredibile dove si mescolano in un’atmosfera assolutamente singolare, all’interno d’ambienti affascinanti ed evocativi, l’inevitabile cattolicesimo spagnolo del ’500 con il paganesimo antico degli indios e con la variegata e sempre divertente, e giustificabilissima, tendenza dell’uomo (in questo caso delle donne!) a fregarsene del proprio ruolo quando per quello si dovrebbe rinunciare al piacere!!! Tutta la struttura è un dedalo di architettura coloniale e cortili, patii e chiostri ornati con i colori accesissimi del Perù’; il risultato è un monastero prevalentemente color porpora, ocra con inserti di un intensissimo azzurro lapislazzulo. Insomma un caleidoscopio di arte, colore e misticismo. La visita dura circa due ore con guida in italiano e costa molto, circa 12 Euro a persona più l’offerta per la guida, che in realtà è libera, ma in pratica se non la dai, ti lanciano l’anatema (sempre delle suore parlo eh, per intenderci). Per questa cifra si possono visitare le antiche casette delle monachelle birbantelle, tutte in pietra e tufo (la zona è vulcanica come tutto il Perù) ma soprattutto, se avete la fortuna di trovare una guida un pochino sbarazzina che ve la dice proprio tutta, si ascoltano le storie di vita delle monachine birichine!!! Infatti, la struttura era in realtà, anche un rifugio per le “giovani bene” della alta società coloniale spagnola che, diciamocelo, andavano lì per divertirsi, in tutti i sensi; queste monache avevano come domestica una ragazza indio (o una monachella spagnola povera ma ciò avveniva di rado) e, poi, la sera facevano festini tutti sesso (lo giuro!) allucinogeni (lo rigiuro) e rock & roll. La pacchia, comunque, è durata poco o almeno fino a quando il Papa non le ha scoperte e ha mandato una madre superiora tanto cattiva quanto brutta (c’e’il quadro appeso su un muro della sua casa, che si visita) che ha rimesso tutte le cose a posto, purtroppo! Ubi maior, minor cessat!!! Comunque all’ora di pranzo si può rimanere a mangiare dentro il monastero, presso la caffetteria interna gestita, udite udite, dalle monachelle birbantelle, che non si presentano al pubblico, perchè sono di semi/clausura, ma che cucinano delle empanadas al formaggio fenomenali ed altri dolcetti alle castagne ed alle mele. Chissà quello che fanno in cucina fra di loro!!!….(scusate, mi è sfuggita pure questa). Al pomeriggio si fa una visita al MUSEO ANDINO (fino all’anno scorso il museo era proprio di fronte al monastero, in S. Catalina 210, a causa del fatto che l’università di Arequipa, la proprietaria, stava ristrutturando i nuovi locali. Oggi, invece, si trova in Merced 110, in sostanza a non più di un KM verso Plaza de Armas rispetto a dove era prima, sulla stessa strada). Al MUSEO ANDINO, si trova Juanita “la SuperMummia”, la più antica e meglio conservata del Sud America, pure meglio delle mummie del deserto Cileno! (dicono loro, che col Cile non vanno molto d’accordo, anzi per niente). Comunque la mummia è veramente impressionante. E vale la pena spenderci qualche riga. Giovannina, fu ritrovata l’8 settembre 1995 sul Nevado Ampato, uno dei vulcani che si trovano nelle vicinanze di Arequipa. Fu vittima di un sacrificio umano all’età di 14 anni. In realtà, se si sta un pochino attenti a tutta la spiegazione che viene data su questa mummia, ci si rende conto di quanto la povera bambina sia stata sfigata! Non è che voglio essere il solito dissacratore, però sentite qua: allora, innanzitutto, l’hanno scelta (pensa che culo!) per il sacrificio umano. All’epoca, infatti, si pensava che sacrificando un bambino qua e un bambino la, si potessero fermare i terremoti e il mais crescesse meglio (sto semplificando…alla Piero Angela…non mi prendete per pirla). Poi, dopo averla scelta, la poverina ha dovuto camminare con il suo corteo di morte sino ad Arequipa…partendo dal Cusco…capito? Dal Cusco! Insomma più di 500 km a piedi, sulle montagne, per poi, finalmente, essere uccisa!!! Proseguendo, l’hanno fatta arrampicare fino in cima al vulcano, 6380 mt, dico, mica una collinetta…,l’hanno stordita bene bene con qualche droga allucinogena e poi, dopo che si era fatta un culo come un secchio….zacchete!!! qualche sacerdote sbronzo e drogato più di lei, l’ha mazzolata ben bene sulla testa e lei è rotolata giù nella bocca del vulcano, oppure ce l’hanno portata direttamente i suoi sacrificatori; fatto sta che, almeno nel cratere del vulcano, la miserella aveva trovato sufficiente riposo dopo tanta sfiga; invece, a oltre 400 anni dal suo pomeriggio di gloria, il vulcano Sabancaya, che sta proprio di fronte all’Ampato, si mette ad eruttare, il simpaticone, i fumoni di calore arrivano fino all’Ampato e sciolgono una parte del ghiacciaio dove era rimasta intrappolata da centinaia di anni di gelo la povera Giovannina…e lei che fa? riputupumpete, rotola di nuovo per qualche centinaio di metri (pare pure che sia rotta qualche osso nel volo) giù in fondo, dove, un ricercatore che passava li per caso (non è vero, diciamo che la stavano cercando ma non si immaginavano che ci fosse stata la coincidenza) la trova! Così…in un momento! Inoltre, pare che, se fosse passato qualche settimana più tardi, neanche l’ avrebbe potuta vedere perché il ghiaccio l’avrebbe ricoperta di nuovo nella sua nuova posizione. Da allora, Giovannina si trova sotto l’occhio vigile degli scienziati di tutto il mondo. Insomma, è proprio sfigata secondo me…e se proprio ce la vogliamo dire tutta, i sacrifici andavano fatti su ragazze vergini…e a digiuno…, il massimo della jella cavolo, manco i piaceri maggiori della vita si è potuta portare dietro!!! Almeno adesso è famosa! Giovannina vi aspetta in una saletta semibuia e si guarda attraverso una bacheca surgelatore che la mantiene sotto zero e senza umidità;…si vede ancora la “tortorata” che gli hanno dato in testa per ucciderla, da rabbrividire, e infatti c’è sempre chi rabbrividisce di fronte alla bacheca! Ce n’è pure un’altra di mummia, ma non se la fila nessuno perchè la vera star è Juanita! Il costo del biglietto è di 6 dollari, ma io ho litigato perché mi volevano far pagare per forza la guida in spagnolo che loro dicevano essere obbligatoria per tutti. Ora, non per fare il solito rompiscatole, ma io lo spagnolo lo capisco, ma se non lo capivo???? alla fine l’ho pagata, e per dispetto gli ho fatto circa un migliaio di domande in Italiano alle quali non sapeva rispondere ed io, ogni volta, mi lamentavo perché gli dicevo che l’avevo pagata e che non era buona a niente! Alla fine abbiamo fatto amicizia. Credo che abbiano detto che metteranno una guida in italiano! Una cosa importante: credo che fino al dicembre del 2004 Juanita sarà a Lima per dei controlli e quindi, se andate ad Arequipa, prima informatevi sulla sua presenza al Museo Andino, perché andare per vederla e poi trovare solo la sua copia sarebbe una delusione. Appena usciti dal Museo Andino, andate a prendere un caffè al caffè Valenzuela, vicinissimo alla Iglesia de La Mercede, anch’essa bella e da visitare. Il valenzuela è l’unico dove in città valga la pena di provare a bere caffè…che a volte esce cristiano. Poi il locale è carino, stretto stretto e su due piani, fanno pure le colazioni e le merende. Vale la pena di farci un salto. Si ritorna in hotel e ci si prepara per il secondo giorno ad Arequipa, ovvero l’escursione al Colca Canion. Per mangiare ad Arequipa, è rinomato il ristorante Aryquipay, ristorante situato nella strada (credo si chiami calle Belen) della Casa de Mi Abuela, più “a sud” verso la Pòaza De Armas. E’ tipico e accurato nella cucina…ma forse ultimamente sta un po’ accusando la deriva turistica che da qualche anno sta, purtroppo, aggredendo questo paese. Rimane sicuramente più “autentica” una delle picanterie che si trovano nella zona “campestre” di Arequipa…dove si mangiano grigliate pantagrueliche in locali frequentati da turisti numero “0”. Esempio…”Tia Lucila” e “Tia Cecilia”…il cui indirizzo mi ero segnato sulla mia bella agendina…vittima del mio sonno (insieme al mio bellissimo cellulare nokia!!!) su un tassì di Puno. Bhè, almeno adesso il padrone del tassì potrà fare il fighetto ricevendo le chiamate invece che dal dìfinestrino da mio bel…telefonino! Aaaaaaaaaaaargh! Vabbuò…in sei anni non mi ero mai perso nulla…era pure ora! CONTINUA A SCARICARE LA PARTE SECONDA…



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