Gringo tour in economy

Ven. 28-10 Abbiamo viaggiato con AIR COMET PLUS e il volo andata-ritorno MILANO-LIMA più il volo interno LIMA-AREQUIPA ci è costato 650,00 Euro a testa, con le tasse incluse… un vero affare. L’unico inconveniente è stato la lunga attesa all’aeroporto di Madrid (una decina di ore prima di prendere il volo internazionale). Per il resto...
Scritto da: francescacava
Partenza il: 28/10/2005
Ritorno il: 11/11/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Ven. 28-10 Abbiamo viaggiato con AIR COMET PLUS e il volo andata-ritorno MILANO-LIMA più il volo interno LIMA-AREQUIPA ci è costato 650,00 Euro a testa, con le tasse incluse… un vero affare. L’unico inconveniente è stato la lunga attesa all’aeroporto di Madrid (una decina di ore prima di prendere il volo internazionale). Per il resto non un minuto di ritardo!!! Sab. 29-10 Siamo arrivati a Lima nel cuore della notte (ore 03.30) e dopo una veloce toeletta nei bagni alle 06.00 volo aereo interno per Arequipa. Immediato impatto con le Ande… sembrava di essere sul lago di Como!!! Una marea di nuvole da dove spuntavano qua e là le cime di queste gigantesche montagne. Alle 08.30 eravamo già ad Arequipa, vestiti come se avessimo dovuto fare la spedizione al Polo Sud e invece… un caldo tremendo. Dall’Italia avevamo prenotato la camera alla “Casa de mi abuela”… che dire? Le camere sono normali ma il giardino è un vero paradiso! Colibrì, mille fiori, cielo terso, El misti spunta dalle fronde, amache, tavolini per la colazione. Dopo una piccola ma meritatissima sosta siamo subito partiti alla scoperta della città bianca. Il centro è vicinissimo e noi adoriamo girovagare. Prima meta il monastero (siamo arrivati al Monastero e avevamo già comprato tutti i regali perché Arequipa è il posto dove conviene di più!!!), poi il Museo Andino e la Juanita. Siamo andati a mangiare al Cameroncito (da non perdere el lomo saltado alla criolla… il più buono di tutto il Peru’) e dopo abbiamo fatto quello che fanno gli abitanti di sabato pomeriggio. Ci siamo parcheggiati sulle panchine di Plaza de Armas e abbiamo iniziato a dare da mangiare ai piccioni e a parlare delle elezioni di aprile e dell’ex presidente fujimori che non era ancora sbarcato in Cile. E di calcio! Abbiamo poi proseguito il nostro girovagare nella città e alle 19.00, dopo non so quante ore ed emozioni, siamo crollati addormentati. Pernottamento alla “Casa de mi abuela” in Via Jerusalen n. 606 – la casa@terra.com.pe. Sempre tramite l’albergo abbiamo prenotato la gita di due giorni nel Canon de la Colca, riservandola anticipatamente dall’Italia via e-mail e pagando in loco. Dom. 30-10 Alle 10.00 siamo partiti con un gruppo misto (noi, 2 canadesi, 2 olandesi, 2 cileni) alla volta del Canon de la Colca attraverso la Reserva Nacional Salinas y Aqua Blanca. Ero terrorizzata per il mal d’altura e ho mangiato non so quanti pacchetti di caramelle di coca. Quello o non quello non ho avuto il minimo dolorino e dopo non so quanti avvistamenti di vigogne, siamo arrivati al punto più alto della nostra gita: 4.900 s.l.m. Fermata con classica foto con le maggiori vette della zona come sfondo. Il sole era fantastico ma l’aria gelida. Ho fatto la classica foto con sfondo MIRADOR DOS ANDES e gli interminabili mucchietti di pietra. Il viaggio è poi proseguito fino a Chivay e al nostro hotel per la notte a Cabanaconde. Il paesino è bellissimo, nonostante non ci sia nulla. Infatti l’albergo è alla fine della strada principale del paese che culmina con una piazza dove i giovani giocano a pallavolo e le poche macchine dei paesani si fermano riportando a casa i contadini. Il paese è prettamente contadino, immerso in una valle con i famosi terrazzamenti e nonostante l’altitudine verde e feconda. Abbiamo assistito all’arature di un campo, sembrava di essere dentro un quadro di duecento anni fa. Tutti con i loro vestiti tipici, con i ruoli ben distribuiti e un aratro spinto dai buoi, tutto di legno. Emozionante. Prima di cena la gita prevedeva una capatina alle terme. Confesso che ho cercato inutilmente di boicottare le terme per andare direttamente a cena (la mattina dopo la sveglia era per le 5) ma mio marito non ha voluto sentire ragioni e così con i nostri scarponi accessoriati di piedi puzzolenti e un asciugamano datoci dall’hotel ci siamo recati alle terme. Sensazione stranissima. L’acqua è sui 39-40 gradi. Il contrasto è con l’aria gelida serale andina. Consiglio di andarci perché quando ricapita di trovarsi in bikini di notte sulle Ande con un cielo stellato da capogiro immersi nel caldo? Lun. 31-10 Sveglia all’alba e partenza per arrivare verso le 08.30 alla Cruz del Condor. Ho odiato la nostra guida che non ha fatto altro che dirci che non avremmo visto mai un condor, insomma la cruz è una specie di leggenda metropolitana turistica. Il luogo effettivamente è turistico perché si tratta di un burrone con valangate di turisti scaricati da pulmann con tanto di mega piazza adibita a parcheggio per questi ultimi. I condor però ci sono eccome. Non solo ne abbiamo visti 3 in volo ma un cucciolo (cucciolo per modo di dire) si è messo in posa per noi turisti proprio a 2 metri. Sul posto ci sono gli immancabili venditori di poncho e quant’altro. Molti per avere lo sconto su magliette da 2 euro si sono persi i condor. Comunque si tende ad urlare quando ne passa uno e quindi salvo sfortuna il condor alla cruz del condor c’è e si vede! Sulla tarda mattinata ci hanno portato a vedere la chiesa di Yanque, di un altro paesino e il mercato di Chivay. Chivay è bellissima e il mercato non è per niente turistico. Anzi, ti senti veramente un muso bianco con degli stupidi abiti in mezzo ad un altro mondo. Il mercato di frutta e verdura è spettacolare ed era reso ancora più suggestivo dai mille banchetti colorati per la festa dei morti dell’indomani. Sventolavano, infatti, queste corone di fiori di carta coloratissime. Rientro ad Arequipa con piccolo imprevisto che ha confermato quanto indicato da tutte le guide: i mezzi di trasporto si rompono sempre ma nonostante ciò ti fanno arrivare a destinazione sempre e comunque. In piena discesa e burroni si sono rotti i freni del pulmann. Ci hanno caricato sui vari mezzi che rientravano. Noi siamo finiti su un pulmann di italiani “Viaggi dell’elefante” che aveva fatto il nostro stesso tour ma all’inverso e, ovviamente, ad un altro prezzo. Pernottamento alla “Casa de mi Abuela”. Mart. 01-11 Partenza in prima mattinata in pulmann per Puno (circa 6 h). Il biglietto l’avevamo comperato all’agenzia dell’albergo. Siamo partiti con un po’ di ritardo perché il bus aveva l’acceleratore rotto. Piccola sommossa di un gruppo di spagnoli che per 2.50 euro di differenza voleva comunque partire con un bus di categoria superiore. Siamo arrivati a Puno in serata dopo avere attraversato lande desolate e scenari lunari. In mezzo a questo nulla casette isolate e donne in abiti tipici con qualche alpaca. Insomma, il Peru’ che ognuno di noi almeno una volta si è immaginato. Anche qui ci sono venuti a prendere e dopo un fumante mate di coca ci hanno indicato che cosa vedere. Ci siamo incamminati e abbiamo mangiato lungo la via principale con tanto di musica folcloristica dal vivo solo per noi. Sempre in albergo abbiamo acquistato il pacchetto per 2 giorni sul lago. Pernottamento a Totorani Hostal (364535) in Av. La Torre n. 463 – totoranihostal@hotmail.com – non molto centrale ma pulitissimo e con i gestori di una gentilezza immensa. Merc. 02-11 Alle 07.00 un mini-bus ci è venuto a prelevare per portarci al porto. Il lago Titicaca visto da Puno è effettivamente bruttino ma dopo pochi minuti è un mare immenso blu. Il sole picchia da fare paura e mi sono bruciata, nonostante la crema protettiva. Prima tappa: Isole Uros. Eravamo 6 turisti, praticamente erano solo locali. Appena scesi dalla barca si ha l’impressione di camminare su un materasso. Noi abbiamo anche mangiato la canna, che si sbuccia come una banana. La usano per fare l’isola, le case e la mangiano pure! Abbiamo fatto un giro sulle loro imbarcazione e abbiamo visitato 3-4 isole aperte a noi musi bianchi. I bimbi si avvicinavano incuriositi e regalavano dei disegnini. La bellezza del posto era resa ancora più suggestiva dal fatto che novembre è veramente un periodo con pochissimi turisti. Dopo le Uros abbiamo continuato per Amantani. Che dire di Amantani? Vale assolutamente la pena passare il tempo presso la famiglia locale. Appena sbarcati (sempre i famosi sei) in base alla lingua parlata (spagnolo o inglese) siamo stati affidati ad una famiglia. La nostra “mamma”, una piccola peruviana con un sorriso indimenticabile, ci ha fatto strada verso la casa camminando come un maratoneta tra campi divisi da dei muretti… dopo 35 minuti siamo arrivati stremati alla casetta, tipo casa nella prateria. 4 assi di legno assemblati alla meglio, un buco in terra a 10 min. Dalla casa quale toilette. Siamo subito stati accolti da Dina la loro bimba di 4 anni piena di pidocchi e che ha passato il resto del tempo in braccio a me a toccare le spalline del mio reggiseno e a chiedermi a che cosa serviva. Avevo un piccolo peluche attaccato allo zaino e l’ho lasciato sul letto pensando che le piacesse. L’ha preso, guardato e poi mi ha chiesto a che cosa serviva, sono tornata a giocare con lei con i suoi giochi: pietre, semi e una fotografia. La mamacita intanto ci ha preparato il pranzo, anche perché dopo la scarpinata a quell’altezza la fame era tanta. Pranzo tipico della loro economia di sopravvivenza ovvero brodo con grano, 2 patate lesse e un uovo bollito. Dopo il pranzo camminata per arrivare alle rovine sulla cima dell’isola e ammirare il tramonto. Sceso il sole è arrivato il gelo. Un freddo da paura e noi avevamo lasciato la giacca e la torcia elettrica in casa. Nel buio più totale, arrivati alla piazza centrale, abbiamo diligentemente aspettato mamacita per la cena. Ammetto che ho avuto un po’ di timore. Eravamo svestiti, stanchi, in mezzo al nero, senza la presenza di un albergo quale alternativa in caso di emergenza e con il problema della lingua. Sull’isola infatti si parla quecha! All’improvviso ecco sbucare una torcia con la nostra mamacita che ci ha riportati a casa per la cena. Stavamo finendo il nostro brodino a lume di candela (sull’isola non c’è né acqua né luce) quando la famiglia è piombata nella nostra stanzetta e ci ha messo addosso gli abiti locali. La sera viene da sempre organizzata una festa per i turisti con i balli tipici. Scarponi, gonna a ruota rosso fuoco e velo nero… e saltelli all’infinito perché il ballo consiste nel saltellare. Non avevo più un filo di energia in corpo. La notte è stata fredda e lunga. E con pulci. Ma soprattutto fredda. Giov. 03-11 Sveglia, colazione. Finalmente ci scaldiamo al sole. Si parte per l’isola di Taquile. Anche qui scarpinata al paesino ma il panorama vale la fatica. La particolarità sono i cappellini che testimoniano lo stato sociale delle persone. Rientro a Puno verso le ore 16.00 dove troviamo la festa per la Semana de Puno… quanta gente! Ci immergiamo nel clima festivo con bande e carri di carnevale. Andiamo a fare una siesta nel bar tipico. Ven. 04-11 Ore 08.00 (pulmann locale diretto) partenza per Cuzco (circa 6 h). Unici stranieri. A metà viaggio sale una donna con alle spella qualcosa di fumante. Era il servizio restaurant con pollo, manzo e patate. No comment. Arriviamo a Cuzco al “Torredorada” (24.1698) in Calle Los Cipreses n. 5 – peggyk@terra.com.pe – (poco centrale ma nel prezzo è compreso il servizio di trasporto e recupero). Visita di Cuzco by night… città bellissima ma molto poco peruviana e infatti ci sono i ristoranti con le bisteccone e le patatine fritte tipo l’Inka grill, deludente. Sab 05-11 Visita di Cuzco e nel pomeriggio ci facciamo portare da un taxi a Sexi Woman. Abbiamo comperato i biglietti per il Machu Pichu presso la Piccola Locanda, una sorta di agenzia di viaggi italiana che con parte dei proventi finanzia un progetto scolastico per i bimbi. Peruetico – info@peruetico.com Dom. 06-11 Sempre con il taxista del giorno prima ci facciamo portare al mercato domenicale di Pisaq (a 32 km da Cuzco) e processione del sindaco dopo la messa delle 11.00. Bellissimo. Dopo pranzo torniamo a Cuzco dove ci aspetta il tranfer privato per la stazione di Ollantaytambo e il treno per Aqua Calientes. Panico perché la strada è chiusa per una gara di moto… la prendiamo con filosofia perché sappiamo che in un modo o nell’altro ti portano a destinazione. Dietro di noi pulmann di turisti in crisi di nervi che fanno la Parigi-Dakar nelle stradine sterrate. Ovviamente siamo arrivati a destinazione e siamo saliti sul trenino. Da subito l’impatto. Dopo paesaggi brulli ecco la foresta pluviale. Orchidee, fiori dai mille colori. Arriviamo ad Aqua Calientes, un mercato in mezzo al nulla e in mezzo alla stazione. Ci addormentiamo cullati dal frastuono del fiume Ollantaytambo che fa da colonna sonora a questo paesino. Lun. 07-11 alle cinque siamo già in piedi per prendere il primo bus della giornataa per Machu Pichu (circa 20 min.). Siamo i primi a varcare la capanna del custode (quelli dell’Inka trail arriveranno un oretta dopo), non ci sono nemmeno le guide locali per la visita guidata. Girovaghiamo per la cittadella, insieme ai lama. Purtroppo piove ma è comunque suggestivo. Ad un tratto ecco le famose nuvolette bianche sempre presenti in cartolina. Facciamo una corsa dal punto delle fotografie per immortalare. E dopo pioggia. E dopo cielo terso. Sole. Pioggia. A Machu Pichusiamo stati spettatori. Ci siamo seduti e abbiamo guardato. Null’altro. Rientriamo in serata a Cuzco al “Torredorada”. Mart. 08-11 Gita di un giorno nella Valle Sagrada e rovine di Pisaq, Ollantaytambo (meravigliose, piene di simbolismo) e Chinchero. Ultima serata a Cuzco. Merc. 09-11 Volo aereo in prima mattinata per Lima (circa 60 min.). Dopo giorni e giorni di sole cocente il brutto tempo è arrivato proprio a ridosso del nostro volo con conseguente paura dei voli cancellati. La guida Lonely Planet ha ragionissimo… se vedete delle nuvolette grigie in cielo andate in aeroporto alle 05.30 così da salire sul primo volo. Il cambio di volo non costa nulla e non si rischia inutilmente di perdere il costoso volo internazionale. I voli di metà mattinata vengono inspiegabilmente cancellati. A Lima abbiamo trovato il taxi dell’hotel ad attenderci. Jolanda è stata carinissima e ci ha detto dove poter andare: praticamente una via pedonale e la Plaza de Armas. Lima è veramente una città pericolosa. Per spostarci abbiamo usato i taxi. Appena saliti il taxista tirava fuori un bastone e chiudeva la porta dietro dove c’eravamo noi. Ed è successo su tutti i taxi presi. Lima è la classica megalopoli con le case munite di inferriate, il centro in ordine e baraccopoli intorno. Noi ci siamo seduti sulle panchine di Plaza de Armas ed abbiamo conosciuto qualche locale. Dei ragazzini dopo avermi puntato per un po’ hanno trovato il coraggio di farmi un’intervista per la scuola che dopo varie domande sui miei gusti finiva con una sonora risata sul “sei sposata”. Poi abbiamo parlato un po’ con qualche anziano del luogo (andava via uno e si sedeva un altro) ed erano incuriositi sull’Italia e sul viaggio fatto. Abbiamo notato che è il luogo di attacca-bottone visto che delle peruviane sedute sole in due orette hanno conosciuto 2-3 ragazzi… una sorta di locale all’aperto. In questo clima surreale e grigiastro (grigio il cielo, la piazza e la cattedrale) una nota di colore: la piazza è invasa dai piccioni grigi ed uno di questi è stato dipinto da qualche buontempone di rosa shocking… ho fatto una fotografia da fotografo di grido. Pernottamento a Lima presso Casa Yolanda in Calle Oviedo 251 Urb. Javier 5ta etapa San Luis (tel 0051.01.3461272) – uangelo@email.it – Yolanda è di una dolcezza infinita, la casa è un appartamento con tanto di cucina. Attenzione a non confonderla con un hostal analogo indicato sulla Lonely Planet- Giov. 10-11 Partenza per l’Italia. Ven. 11-11 Arrivo in Italia.


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